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Autore: Sonomi    03/03/2015    8 recensioni
E Magnus si sentì quasi congelare da quegli occhi blu, seminascosti dai ciuffi di capelli neri che ricadevano disordinati sulla fronte, che lo guardavano con un cipiglio stranito. Probabilmente per l’abito che indossava. Nonostante tutto, vide le gote del giovane imporporarsi leggermente.
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L’affermazione di Alec aleggiò per qualche secondo per il salotto, come se Magnus la stesse analizzando per bene prima di rispondere. Ma, tutto ad un tratto, le labbra di quest’ultimo si tesero in un sorriso pieno di malizia e divertimento, tanto che Alec quasi si pentì delle sue parole.
-E tu vorresti scoprirli adesso, questi misteri, Alexander?-
[Malec]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sonomi's home: Buonasera a tutti, eccoci arrivati alla fine di questa minilong. Mi sento un po' triste, lo ammetto, ma ho già in cantiere un'altra FF quindi non vi libererete di me tanto facilmente. Ci tenevo a ringraziare TANTISSIMO coloro che mi hanno seguita, non mi aspettavo tanto calore per questa storia.. ne sono rimasta colpita e commosa. Quindi ve la dedico, a tutti voi. GRAZIE, di cuore. 
Oltre a questo, ci tenevo a ricordare che  in caso voleste fare due chiacchiere con me (?) nel mio profilo autore ci sono tutti i miei contatti e, privatamente, potete anche chiedermi il contatto Line in caso lo abbiate e abbiate voglia di parlare con me (?)^^ Non ho altro da dire. 
Buona lettura, e grazie! <3






 
PARTE QUARTA
 
Un mese dopo

Le dita fredde di Magnus scorrevano lentamente sulla pelle bianca di Alexander, accarezzando ogni dettaglio della schiena con la punta dei polpastrelli. Era una tortura piacevole, una tortura a cui Alec si sarebbe abbandonato completamente, se non per il fatto che fossero chiusi in uno dei due magazzini sul retro di Cart
a Profumata e dentro alla libreria ci fossero ancora dieci testate giornalistiche con cui il famosissimo scrittore Magnus Bane avrebbe dovuto parlare. La conferenza con i fan era finita da una ventina di minuti, una quantità di libri indefinita era stata firmata, perciò Magnus aveva ben pensato di prendersi quel piccolo momento per poter stare con Alec. Nei giorni precedenti alla conferenza i due avevano faticato a vedersi per attività che non fossero propriamente lavorative, c’erano state troppe cose da sistemare all’ultimo minuto, tutte logicamente ricadute sulle spalle di Alexander, e il ragazzo era stato costretto a scattare da una parte all’altra della città per incontrarsi con tutti coloro che erano coinvolti nell’evento. 
Ma forse, in un certo senso, quella sorta di distacco causato da forze maggiori era stato un bene: Alec si era chiesto spesso, in quelle settimane, cosa diamine stesse accadendo fra lui e Magnus. Era stato tutto troppo improvviso, troppo strano, troppo travolgente, e il moro si era ritrovato a pensare a quanto in effetti poteva essere profondo quello che provava (che entrambi provavano, anzi) e soprattutto se sarebbe continuato anche dopo la fine del periodo lavorativo. Sicuramente, il fatto che in quel momento si stessero baciando e sfiorando in maniere poco decenti dissipava chiaramente l’ultimo dubbio di Alec. 
-Sono quasi le sette, devi andare di là- sussurrò quest’ultimo mentre Magnus gli lasciava un leggero bacio sotto la linea della mascella. 
-Sono le 18:57. Ho ancora tre minuti di bonus- 
-Tre minuti che ti servirebbero per ricomporti..- ridacchiò Alexander posando le mani sul petto dello scrittore e allontanandolo controvoglia da sé. In effetti, l’attuale aspetto di Magnus era vagamente impresentabile: il sobrio (per modo di dire) smoking verde pastello che indossava era completamente sgualcito; la camicia bianca era per metà fuori dai pantaloni, la cravatta allentata; i capelli, prima ordinati grazie al gel, ora erano sparati in tutte le direzioni e le mani di Alec erano piene di brillantini proprio per quello. 
-Ti dovresti vedere..- scherzò il moro sotto l’espressione infastidita dello scrittore.
-E’ colpa tua. Sei troppo accattivante con quel completo nero. Dovresti vestirti così più spesso- 
Alec arrossì vagamente, sistemandosi a sua volta la camicia pur di non incrociare gli occhi verdi di Magnus. Odiava quando gli faceva quei complimenti così diretti, lo mettevano troppo in imbarazzo e quello l’altro lo sapeva bene. 
-Io vado di là. Sciacquati il viso, prima di tornare in sala.. Ne hai bisogno- gli sussurrò il ragazzo posandogli un leggero bacio sulla fronte, prima di sparire oltre la porta del magazzino. 


Se la situazione di prima, chiuso dentro al magazzino, ad Alec sembrava assurda, quella che stava vivendo in quel momento lo era ancora di più. Non sapeva come fosse arrivato a quel punto della serata, seduto ad un tavolo di un ristorante con Jia, Magnus, il suo editore, i due colleghi Simon e Clarissa (compreso il fidanzato di lei, il tipo mezzo dark che aveva scoperto chiamarsi Jace), e alcuni produttori del meet. Non sapeva perché avesse accettato di partecipare a quella cena, e nemmeno voleva capirlo. L’unica cosa di cui si voleva preoccupare, era arrivare incolume alla fine della serata. 
Una cameriera vestita di tutto punto e dai capelli perfettamente ordinati si era avvicinata al loro tavolo, aveva preso i primi ordini e si era volatilizzata via come in una nuvola di fumo, facendo scintillare la targhetta con il nome “Maia” sul petto, mente intorno ad Alec una strana conversazione prendeva piede. Si era ritrovato inspiegabilmente seduto fra Magnus e quel Jace, che proprio in quel momento stava guardando ancora il menù con aria quasi oltraggiata. Quella sera il biondo aveva abbandonato il suo lato dark per lasciare spazio a quello di un classico ragazzo ventenne, maglioncino e jeans, e Alec si ritrovò a pensare che quello stile gli donasse parecchio. Conciato così sembrava anche molto più simpatico.
-Anatra al vapore. Ma davvero?- sussurrò, probabilmente pensando di non essere sentito.
-Qualche problema con le anatre?- 
Jace si voltò come se Alexander gli avesse detto di aver scoperto il suo più orribile segreto, e a giudicare dalla faccia ancor più sconvolta che aveva il moro ebbe quasi la sensazione che fosse proprio così. 
-Non.. Non proprio-
Alec alzò un sopracciglio.
-Beh, un po’ si. Mi hanno sempre inquietato- confessò il biondo guardando Clarissa al suo fianco come per accertarsi che non si fosse accorta della conversazione in atto. Quando la vide parlare fitto fitto con Simon si tranquillizzò. 
-Non c’è niente di male.. Sono animali effettivamente spaventosi se istigati- affermò Alec con un sorriso, cercando di celare il palese divertimento. Non c’era motivo di far sentire quel ragazzo a disagio, però. 
-Di cosa stiamo parlando qui?-
Magnus si sporse verso Alec, guardando i due giovani con cipiglio curioso. Jace si schiarì la voce, grattandosi la nuca, e lo scrittore rimase ancor più perplesso. 
-Stavamo discutendo sul tuo romanzo, Magnus- esclamò Alexander con un sorriso. -Jace sostiene che la tua scrittura sia molto fluente, non è vero?-
-Oh, si. Si- balbettò quest’ultimo. -Molto bello, si- 
Bane guardò Alec per qualche secondo, analizzando la sua espressione palesemente finta, e decise che avrebbe lasciato perdere per il momento. Avrebbe trovato il modo di far parlare il ragazzo dopo, e sapeva anche benissimo come fare. Anche se avesse voluto rispondere, comunque, non ne avrebbe avuto il tempo considerando la grande insistenza con cui il suo editore lo voleva gettare in una conversazione sulle piante che crescevano in Tibet e il cielo solo sa cos’altro. Jace fece un chiaro sospiro sollevato quando Magnus si voltò per parlare con gli altri, e lanciò un’occhiata piena di riconoscenza ad Alec. Quest’ultimo stava per aprire bocca, deciso a dire qualcosa al biondino, quando l’esclamazione di Clarissa troncò la sua decisione sul nascere.
-Stai dicendo sul serio? E com’è questa ragazza? Come si chiama? La serata è andata bene?!- 
La suddetta ragazza stava urlando in faccia a Simon, che aveva sulla faccia l’espressione più imbarazzata e nervosa che gli avesse mai visto. Lewis ne usciva da un appuntamento?
-Beh, è andata bene. E’ stata una serata molto carina, anche se ammetto che lei è talmente carismatica che qualche volta mi sono sentito a disagio. Per di più è molto bella e questo non fa che aumentare il mio sentirmi fuori posto quando sono con lei-
-Hai agganciato, Lewis?- scherzò Jace allungando il braccio sullo schienale della sedia di Clarissa. Quello lo fulminò. 
-Che termine volgare. Quella ragazza mi piace, non è un semplice ‘aver agganciato’- sbottò Simon risentito.
-Vi siete baciati, almeno?- domandò la rossa, la curiosità che trapelava dagli occhi. Anche Alec, senza volersi far notare, allungò un orecchio. 
-Si, quello si- 
Clarissa saltellò sulla sedia, battendo le mani come solo una foca ammaestrata saprebbe fare, e lanciò una sonora pacca sulla spalla dell’amico. 
-Beh, ma come si chiama?-
E tutto a un tratto i presenti videro Simon irrigidirsi e guardarsi le mani con troppo interesse. Palesemente non voleva dire il nome di questa fantomatica ragazza, lo si poteva notare da come le sue guance fossero diventate rosate e da come gli occhi scivolassero nervosamente sui volti dei suoi colleghi. Soprattutto su quello di Alec, notò quest’ultimo con sgomento.
-Allora?- sbottò Jace, ricevendo una forte gomitata nelle costole da Clarissa subito dopo. 
-Isabelle..Lightwood- 
Ah. Ah.
Alec fece istintivamente un sorrisetto sbieco.
-Sentiamo Lewis, che cosa avresti fatto con mia sorella?-


Due ore e ventitré minuti dopo Alec e Magnus stavano salendo le scale che portavano al loft di quest’ultimo, mentre il moro ancora rideva per la conversazione avuta con Simon quella sera. Sapere che usciva con sua sorella lo aveva sorpreso non poco, ma alla fin fine doveva aspettarselo: lei veniva spesso a trovarlo, anche solo per cinque minuti, e Simon era indubbiamente un ragazzo molto carino. E soprattutto bravo. Alec non poteva negare di sentirsi più tranquillo nel sapere che sua sorella si vedeva con una cara persona come lui. 
-A cosa stai pensando?- domandò Magnus mentre infilava la chiave nella toppa. 
-Nulla di che, cose dette questa sera a cena-
-Come la bugia che tu e quel Trace mi avete rifilato?-
-Si chiama Jace, Magnus- rise Alec, e Magnus si perse per un attimo nella luminosità di quel blu che erano i suoi occhi. 
-E’ lo stesso. Di cosa parlavate tu e quel biondino?- chiese lo scrittore lasciando entrare Alec in casa e chiudendosi la porta alle spalle. Il moro sorrise.
-Niente, davvero-
-Dall’espressione di Trace non direi. Sembrava piuttosto terrorizzato- affermò secco, mentre l’altro alzava gli occhi al cielo al suono di ‘Trace’. Inutile dire che Magnus lo avesse sbagliato di proposito quella volta. Con uno sbuffo si avvicinò lentamente ad Alexander, facendo scivolare le mani sui fianchi del giovane con lentezza. Sapeva benissimo quanto quel punto fosse abbastanza sensibile, e sorrise quando Alec, infatti, socchiuse gli occhi. 
-Me lo dici?- gli soffiò Magnus nell’orecchio, ma il moro scosse la testa con un leggero sorriso sulle labbra. 
-Sei terribile Lightwood- si lamentò lo scrittore posando il capo sulla spalla dell’altro. 
-Smettila di fare il bambino. E attento, mi macchi la giacca di gel brillantinato. Sai quanto ci ho messo a farlo andar via dalle mani, oggi?-
Magnus sollevò il capo, un sorrisetto malizioso a illuminare il volto divertito, e Alec desiderò sotterrarsi in cinque secondi. Quella faccia non prometteva niente di buono. O, per lo meno, niente che non portasse a momenti di puro imbarazzo. E infatti la mano dello scrittore scivolò dalla vita lungo tutto il petto del ragazzo, fino a depositarsi sulla guancia già rovente.
-Vediamo quanto ne rimane adesso, di gel?- sussurrò Magnus, prima di avventarsi sulle labbra socchiuse di Alec. E quest’ultimo quasi si sciolse, peggio di un gelato lasciato sotto il sole, vicino alla finestra, in piena estate. In quel mese si era reso conto dell’effetto che ogni carezza aveva su di lui, ogni bacio, ed era giunto alla conclusione che Magnus, con il suo incredibile ed eccentrico aspetto e il suo carattere imprevedibile, aveva fatto breccia nel suo cuore. Poteva sembrare un romantico sentimentalista, ma quella era la verità. 
Alec si distrasse dal quel pensiero quando sentì le mani di Magnus scivolare sotto la giacca del suo smoking, fino ad arrivare alla camicia, che venne sollevata fino a farla uscire dai pantaloni. Le dita dello scrittore erano fredde sulla sua pelle, ma incredibilmente piacevoli, tanto che non riuscì a trattenere un sospiro d’approvazione. E Magnus sorrise a quel suono.
-Siamo sensibili, Lightwood?- sussurrò suadente, e il moro assunse una ventina di sfumature di rosso diverse senza dare nessuna risposta. Le labbra tornarono una sull’altra, le dita di Alec si persero fra i capelli dell’altro e in qualche inspiegabile modo caddero sul divano con un tonfo leggero. Nessuno dei due perse tempo a distrarsi per sistemarsi meglio: Alec si ritrovò senza sapere come sotto il corpo di Magnus, ancora avvolto in quel completo dall’inguardabile colore (ricordava ancora bene quanto avesse provato a convincerlo di non metterlo, ma non era servito a niente), e le labbra di questo scivolarono con estenuante lentezza lungo il suo collo, fermandosi di tanto in tanto su alcuni punti che lo scrittore sapeva benissimo essere ancor più sensibili dei fianchi. E infatti Alec gemette piano, stringendo involontariamente una ciocca di capelli neri del’altro. 
-Sei davvero illegale con questo smoking- bofonchiò Magnus, andando ad allentare i bottoni della camicia del moro, lasciando un leggero bacio su ogni centimetro di pelle scoperta. Alec tremava come non aveva mai fatto in vita sua. 
-E tu con il tuo sei inguardabile..- sussurrò, mentre l’altro ridacchiava. 
-Meglio toglierlo allora- 
La giacca verdina volò via in un secondo, così come la cravatta e la camicia. Lo scrittore rimase davanti ad Alec a torso nudo, fermo per qualche istante, come se avesse voluto essere guardato di proposito. 
-Anche i pantaloni non ti piacciono Lightwood?- lo provocò alla fine, lasciando spazio al proprio ghigno malizioso. Quello avvampò, e si portò istintivamente le mani sul volto per coprirsi da quello sguardo verde. E si sentì la faccia improvvisamente.. Appiccicosa. 
-Bleah, ma che schifo!- esclamò, mettendosi a sedere di colpo e guardandosi le dita con espressione disgustata: erano coperte di gel e brillantini, ora completamente spalmati anche sul volto. Lanciò un’occhiata furiosa ai capelli di Magnus, ma quello teneva le labbra serrate fra di loro, come a volersi trattenere dal ridere. 
Fu inutile. Lo scrittore scoppiò in una risata fragorosa, cadendo sul divano come un salame e cominciando a dondolarsi tenendosi la pancia, mentre Alec afferrava la manica della giacca verde di Magnus per pulirsi la faccia. I brillantini rimasero comunque, anche sulle mani, e il moro imprecò mentre l’altro continuava a ridere. Probabilmente non si era nemmeno accorto dove Alec si fosse appena pulito. 
-Vado a lavarmi- sbottò, lasciando Magnus al suo divertimento. 
Quando guardò il suo riflesso nello specchio del bagno, Alec si rese conto di avere un aspetto tremendo. Tremendo in senso buono. Gli occhi luccicavano, le labbra erano leggermente gonfie e si, era pieno di brillantini. Ma non aveva mai avuto un’espressione così serena e felice. Guardò la sua bocca tendersi in un sorriso e la consapevolezza di star vivendo una sorta di favola, in cui probabilmente lui aveva il ruolo di principesso, lo colpì in pieno. E ne era contento. 
-Alexander! Ti sei pulito sulla mia giacca di Gucci?!-
Già. Era proprio contento.
  
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