Il vento soffiava sul volto di Itachi. “Allora è così che morirò”, pensò con rassegnazione. Con rammarico pensò a quella tragica notte. Che orrore! Il suo cuore indebolito si colmò di angoscia. Il suo corpo era sfinito, non aveva nemmeno la forza di piangere. Non riuscì nemmeno a girarsi a guardare il suo dolce fratellino, che in quel momento crollò a terra. Un tonfo secco, crudele. “Ti scongiuro, sopravvivi Sasuke.” Quel grido disperato rimbombò nella mente, mentre s'abbandonava alla morte, accogliendola con gioia. Era giunto il momento, per Itachi Uchiha, di rinfoderare la spada e smettere di combattere.

Il posto in cui si trovava odorava di gelsomino ed era avvolto in una penombra tiepida e dorata.
“Finalmente hai aperto gli occhi.” Disse una voce femminile.
“Mamma?” Chiese Itachi con la voce ancora impastata dal sonno.
“No, sono Eliya.”
Il ninja si mise a sedere e, ancora confuso, si guardò intorno. Per quale motivo era ancora vivo? Davanti a lui si stagliava una piccola ragazza con gli occhi malva e i capelli candidi. “Dove sono?” Le chiese.
“Qui sei al sicuro, siamo oltre le cinque grandi terre ninja. Questo è il mio pezzo di mondo, nessuno può varcare la barriere senza il mio permesso. Tieni, mangia questo.” Gli ordinò, allungandogli un intruglio che assomigliava ad una zuppa di verdure strane. “E' stato molto difficile guarirti, eri pieno di ferite mortali e covavi una brutta malattia che non sono riuscita ad estirpare del tutto, ma ne ho arrestato il corso.”
“Come hai fatto a curarmi e a portarmi qua?” Quella ragazza era troppo esile per trasportare un ragazzo della sua taglia per così tanti chilometri.
Eliya sospirò.”Sono una strega, non è ovvio? Conosco la magia medica e incantata. Per trasportarti ho usato questo!” Frugò qualcosa da terra poi gli mostrò un barattolo di vetro.
“Cosa?” Chiese Itachi disorientato. Strega, magia, barattoli, di cosa stava parlando la ragazza, era forse pazza?
“Col tempo capirai.” Tagliò corto la ragazza. “Come ti senti? Hai dormito per quasi un mese, pensavo che non avresti più riaperto gli occhi.” Sorrise. “Sono così belli.” Sussurrò fra sé.
“Mi sento debole. Per quale motivo mi hai salvato e curato?”
“Sai, non ho molte cose da fare, volevo provare una nuova pozione...” Scrollò la testa. “La verità è che sono sola, ho sentito il bisogno di prendermi cura di qualcuno, di essere utile, ma non preoccuparti, quando sarai ristabilito potrai tornare nel tuo paese.” Detto questo si alzò e lo salutò frettolosamente, promettendogli che sarebbe passata più tardi.
Lui annuì e la guardò intensamente. Provò una fitta al basso ventre. Sembrava fatta di porcellana e quel suo vestitino rosa pallido la rendeva ancor più graziosa. Quella ragazza pareva risplendere di luce, mentre lui era sempre più inghiottito dall'oscurità. Con questi pensieri si riaddormentò.