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Autore: Nymeria90    04/03/2015    1 recensioni
Tutti conosciamo la storia del comandante Shepard, ma della persona che era prima di diventare il paladino della galassia e dell’umanità sappiamo ben poco. La mia storia si propone di ricostruire le origini di Shepard prima che diventasse comandante, dalla nascita fino al suo arrivo sulla Normandy SR1.
“ La notte calò sul pianeta Akuze. Una notte senza stelle, illuminata solo dalla flebile luce di una piccola luna, lontana e stanca. Nel silenzio assoluto di un pianeta senza vita giacevano i corpi di chi, quella vita, aveva tentato di portarcela.
Cinquanta uomini e donne erano arrivati sul pianeta alla ricerca di gloria e conquista, di loro non rimanevano che i corpi spezzati sparsi per il deserto.
[...]. Erano morti tutti. Tranne uno.”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stand Strong, Stand Together


Non c’era stato tempo per pensare alla morte di Jake, per piangerlo o chiedersi se si sarebbe potuto fare di può per salvarlo; non c’era tempo nemmeno per respirare: o fuggivano o morivano.
Si ritrovarono in piedi, a correre per la loro vita, senza nemmeno sapere come fossero riusciti ad evitare il destino di Jake. L’unica cosa certa erano le gambe che si muovevano da sole, i polmoni che esplodevano nel petto, i muscoli che bruciavano, la mente svuotata da qualsiasi altro pensiero che non fosse l’imperativo ordine di sopravvivere, a qualunque costo, in qualunque modo. Dietro di loro il cratere che aveva inghiottito Jake diventava sempre più ampio mentre il mostro che vi abitava s’innalzava nell’alto dei cieli, così grottesco e surreale da sembrare un brutto effetto speciale di un film di quart’ordine. Ma non c’era nulla di finto nella sua furia assassina.
Sasha e Shepard correvano, per andare dove non lo sapevano: non c’era luogo su quel pianeta in cui rifugiarsi, nessuna arma da poter usare contro quegli esseri, nessuna speranza di sopravvivere.
Forse la cosa più giusta da fare era fermarsi, girarsi e affrontare la bestia faccia a faccia, le braccia spalancate ad accogliere una morte inevitabile.
Forse dovevano solo arrendersi.
Nessuno dei due lo fece.
Sarebbe stato troppo facile morire in quel modo.
Shepard doveva vivere per salvare i pochi amici ancora in vita … Sasha, invece: “che tu possa vivere per sempre” era stato l’augurio di un vecchio Turian all’uomo che aveva assassinato l’intera sua famiglia, ed era l’augurio che si faceva lei ora, per aver portato al massacro la sua di famiglia.
L’ombra del mostro oscurò il sole lontano di quel pianeta maledetto; Sasha sentì la presenza dell’essere sopra di loro, non osò alzare lo sguardo, sapeva che se l’avesse fatto sarebbe morta.
- Più veloce, Sasha! Più veloce.-
Alex era accanto a lei, il viso imperlato di sudore, lo sguardo segnato dalle morti che non aveva potuto evitare: persino nella disperazione di quegli attimo ebbe la certezza che lui l’avrebbe protetta. Che sarebbe rimasto al suo fianco a scapito di tutto il resto.
Uno spruzzo di terra e sabbia si sollevò davanti ai loro piedi, mentre un fiotto di veleno li mancava per un soffio; cambiarono bruscamente direzione, ma l’ombra della bestia continuò a sovrastarli mentre una ragnatela di crepe compariva sotto i loro piedi. Si chiese perché quell’essere non li aveva ancora uccisi, si rispose che non lo faceva perché stava giocando con loro: erano il criceto che corre sulla ruota e lui il gatto che si fa beffe dei loro sforzi per sfuggirgli.
Entrambi sapevano che il mostro non aspettava altro che si fermassero: per qualche ignota ragione, prima di ucciderli, voleva che si arrendessero.
O forse era lei che, nella follia di quegli attimi, attribuiva a quell’essere una coscienza che probabilmente non esisteva. Era solo una questione di vita o di morte.
Erano giunti entrambi allo stremo delle forze quando nell’aria immobile di Akuze risuonò uno sparo, cui ne seguirono altri due, in rapida successione; uno stridio agghiacciante li assordò, seguito dal boato sordo di un palazzo di dieci piani che si sfracellava al suolo.
Le spire del verme si abbatterono una cinquantina di metri alla loro sinistra, alzando una nuvola di polvere e detriti che minacciò di sopraffarli; solo i riflessi di Shepard, che usò le poche forze rimastegli per erigere una barriera biotica, impedirono che finissero sepolti vivi sotto l’onda di sabbia che il crollo del loro inseguitore aveva sollevato.
Quando la polvere si diradò, Shepard abbassò la barriera: davanti a loro uno dei guardiani di Akuze giaceva morto.
Come gli eroi delle antiche leggende, dalla devastazione che li circondava, emersero quattro figure, illuminate dagli ultimi raggi di un sole morente.
Nadine si fermò davanti a loro, il fucile di precisione appoggiato contro la gamba: una dea della guerra giunta a salvarli.
Habib e C.J. li aiutarono a rialzarsi, medicandogli le poche ferite superficiali che avevano riportato; Tiger si accasciò al suolo con una smorfia di dolore, una mano stretta sulla coscia che aveva ripreso a sanguinare.
- Come hai fatto ad abbatterlo?- domandò Shepard, sbalordito, mentre Nadine rinfoderava la sua arma.
Lei scrollò le spalle – Era il mostro che Dario ha colpito con lanciarazzi: ho solo finito il suo lavoro. È stato sufficiente mirare alla ferita.- si guardò intorno, accigliata – Jin e Jake?-
Il viso di Shepard si contrasse – Non ce l’hanno fatta.- gli altri accusarono il colpo; prima di quel giorno non avevano mai perso compagni di squadra in battaglia: in poche ore quattro di loro erano morti. Eppure stavano cominciando a farci l’abitudine. Ognuno di loro, segretamente, stava pensando la stessa cosa: chi sarà il prossimo? E, altrettanto segretamente, speravano di non estrarre la pagliuzza corta.
- Dovresti mettere del medi-gel su quella ferita, Tiger.- mormorò Sasha vedendo il compagno che non riusciva a reggersi in piedi.
Tiger scosse il capo – Non ne è rimasto abbastanza per rimettermi in sesto. Inutile sprecarlo.-
- Questi sono discorsi da uomo morto, Tiger.- controbatté Sasha prima che gli altri potessero intervenire – Tu non sei ancora morto.-
Per la prima volta da quando lo conosceva il viso di Tiger tradì un’emozione: rassegnazione.
- Guardati introno, Sasha: noi siamo già morti.-
- No.- intervenne Shepard duramente – Finché respireremo saremo vivi e finché non ci arrenderemo noi respireremo. – prese l’ultima fiala di medi-gel e gliela porse – Usalo.- intimò – Non potrai partecipare ad una maratona, ma almeno camminerai.-
Tiger non mosse un muscolo – Potrebbe servire a qualcun altro; usarlo per me è uno spreco: io sono andato.-
- Tiger!-
- Risparmiami le sceneggiate, Nadine, sai che ho ragione.- l’uomo assottigliò gli occhi e fissò il suo superiore – E se tu fossi davvero un comandante, Shepard, sapresti che il tuo compito è lasciarmi indietro.-
Tiger era sempre stato il più duro della compagnia, il più cinico, quello che non si faceva problemi a dare voce alle verità più scomode; ma quello che stava chiedendo ora era più di quanto i suoi compagni fossero disposti ad accettare.
Sasha guardò Shepard trattenendo il fiato, chiedendosi quale sarebbe stata la sua scelta; aveva abbandonato Jake perché non c’era più speranza ma adesso era diverso. Tiger non era spacciato. Non ancora.
- Non so cosa farebbe un vero comandante.- rispose Shepard – Ma so cosa farebbe un amico.-
- E cosa farebbe?-
- Ti direbbe di non rompere le palle e usare quel cazzo di medi-gel.-
L’ombra di un sorriso passò sul viso di Tiger che prese la fiala dalle mani del suo comandante senza ulteriori proteste; Nadine riprese a respirare e si precipitò ad aiutare il suo uomo.
- Le radio funzionano?- domandò Shepard scrutando la desolazione che li circondava. Sembrava che l’uccisione di uno di loro avesse spinto le altre bestie a ritirarsi, ma tutti sapevano che si trattava di una tregua momentanea.
Quei mostri non li volevano sul loro pianeta e non avrebbero avuto pace finché non li avessero cacciati tutti o uccisi.
- Sì. – rispose Tiger con un gemito, mentre Nadine gli applicava la medicazione; dopo la morte dei due ingegneri era l’unico tecnico rimasto – Ma si sentono solo fruscii. Jin aveva ragione: dobbiamo salire.-
Sasha lanciò un’occhiata rassegnata alle pareti impervie che li circondavano; i declivi di Akuze erano bassi, tra i due e i trecento metri al massimo, ma estremamente scoscesi.
C.J. si avvicinò, porgendo il binocolo a Shepard – Abbiamo individuato due vie che ci sembrano percorribili: una, la più vicina, è trecento metri più avanti lungo la parete dietro di noi.-
Il comandante guardò nella direzione indicata e fece una smorfia – È parecchio esposta.- constatò – E i primi metri sono praticamente in verticale.- abbassò il binocolo e scosse il capo – Anche con la gamba rattoppata Tiger non potrebbe mai farcela.- sussurrò a denti stretti, per non farsi sentire dagli altri.
Sasha si morse il labbro, guardando C.J. in cerca d’aiuto – E l’altra strada?-
Il ragazzo sospirò, spostandosi i capelli che gli erano ricaduti sugli occhi – La parete di fronte a noi è meno scoscesa, ci sono più appigli ed è meno alta, ma prima di raggiungerla bisogna attraversare mezzo chilometro di deserto, senza nessun riparo.-
Non disse quello che pensavano tutti e tre: quale che fosse la loro scelta difficilmente Tiger ce l’avrebbe fatta.
Sasha spostò il peso da un piede all’altro, gli occhi fissi sull’enorme carcassa distesa davanti a loro – Potremmo usarlo come copertura.- propose mentre un’idea si affacciava nella sua mente.
Shepard fissò il cadavere, perplesso – Non ti seguo.-
- Per quello che ne sappiamo sono rimasti in due: se puntiamo tutti nella stessa direzione ci si scateneranno contro come hanno fatto con le altre squadre. Ma se ci sparpagliamo forse qualcuno di noi potrebbe farcela.-
C.J. annuì – Abbiamo due radio e due strade. Potrebbe essere un’idea. Basta una sola persona per chiedere aiuto.-
Shepard si passò una mano sulla fronte – Due con le radio e gli altri a fare da diversivo: due mostri e tre bersagli.-  sospirò – Se seguiamo questo piano qualcuno morirà.-
Sasha sospirò – Non è detto: se non facciamo rumore, se siamo silenziosi, forse non si accorgeranno di noi. Ora che non spara più nessuno si sono ritirati. Se non compariranno non sarà necessario alcun diversivo e nessuno morirà.- si era mostrata più ottimista di quanto lei stessa non fosse.
Shepard esitò qualche secondo poi dovette rassegnarsi all’evidenza: non avevano altre alternative – Andiamo a dire agli altri che abbiamo un piano.-
 

War


Avevano appena finito di esporre la loro strategia quando la situazione degenerò nuovamente.
Dopo quello che aveva visto dal Mako, Shepard si era convinto che lui e i suoi uomini fossero i soli sopravvissuti della spedizione. Ma con il suo folle intervento Jake aveva raggiunto il suo scopo: alcuni degli uomini che avevano visto assediati dai mostri erano riusciti a sopravvivere. Ed ora, di nuovo, stavano tentando di mettersi in salvo.
Shepard non aveva idea di quale fosse il loro piano di fuga ma, ancora una volta, fallirono, attirando l’attenzione di una di quelle creature. Si chiese quanto tempo sarebbe trascorso prima che l’altro mostro si unisse alla festa.
- Non abbiamo più tempo. Bisogna salire su quelle stramaledette colline!-
- Ci hanno già provato, Alex!- intervenne Tiger con veemenza - Quelli della 16 e della 124 … hai visto che fine hanno fatto! Se quella cosa si accorge di noi, siamo fottuti.-
- Rispettiamo il piano: due salgono con le radio e, se sarà necessario, gli altri faranno da esca. -
C.J. fece una smorfia - Per le esche non mi preoccuperei, capo. Quei coglioni lo stanno già facendo senza che nessuno glielo chieda.-
In altri tempi si sarebbe limitato a pensare quello che quel giorno disse ad alta voce: – Bisogna solo sperare che sopravvivano abbastanza a lungo.-
- Stai diventando orribilmente cinico, capo.-
Preferì non rispondere, cercando di non pensare a nulla che non fosse la semplice valutazione tecnica delle loro capacità. Chi era il più veloce? Il meno stanco? Il più resistente? A chi poteva affidare la vita di tutta la sua squadra?
- Habib … te la senti di occuparti di una delle radio?-
Il soldato iraniano aveva tutte le carte in regola: veloce, instancabile, furbo abbastanza da sopravvivere anche nelle situazioni più estreme e sufficientemente coraggioso da non tirarsi indietro.
- Agli ordini capo. –
- Chi prende l’altra radio?- domandò Tiger.
In condizioni normali la scelta più ovvia sarebbe stato lui, l’unico in grado di far fronte ad un eventuale problema tecnico; ma la gamba ferita lo escludeva automaticamente dai giochi.
C.J. non era un’opzione: riusciva ad incasinare i tasti anche di un walkie talkie. Rimanevano Nadine, Sasha e lui stesso.
Prima che potesse dire qualcosa Nadine si fece avanti.
- Andrò io.-
- Sei impazzita?- esclamò Tiger.
- Sono la scelta più ovvia, Tiger.- scattò Nadine – Tu sei ferito, C.J. farebbe esplodere la radio, senza offesa, e corro più veloce di Sasha.-
- Sono io la scelta più ovvia, Nadine.- s’intromise Shepard – Tocca a me.-
Sasha gli afferrò il braccio – Alex rifletti: sei il nostro comandante, non possiamo rischiare di …-
- Dovrei nascondermi mentre altri rischiano la vita per me?-
- Sasha ha ragione: se noi dovessimo fallire, comandante, ci sarà bisogno di un altro piano. Ci sarà bisogno di te. Il tuo posto è con il gruppo e i tuoi poteri biotici saranno più utili qui che lassù.- Nadine gli prese il viso tra le mani, obbligandolo a guardarla – È una mia scelta, Alex.-
- È una follia, Shepard.- ringhiò Tiger alle sue spalle – Non darle retta …-
Nadine aveva ragione: non poteva scappare sulle colline e abbandonare i suoi uomini. Comunque andassero le cose sarebbe stato l’ultimo a lasciare il pianeta o non l’avrebbe lasciato affatto. Era il loro comandante.
- Va bene, ma state attenti. Non guardatevi indietro: qualunque cosa accada, qualunque cosa sentiate continuate a salire.-
Sentì Tiger imprecare, ma Nadine gli sorrise: - Oui, chef.- poi si voltò verso Tiger, baciandolo così appassionatamente che tutti si sentirono in dovere di distogliere lo sguardo.
Infine lei e Habib si agganciarono la radio sulla schiena e, dopo aver salutato tutti, scattarono ognuno in una direzione diversa, portandosi appresso tutte le loro speranze.
Shepard li osservò correre verso le strade che avevano individuato, sperando che la fortuna si decidesse, finalmente, ad assisterli.
- Come sono messi gli altri?- domandò a Sasha che aveva continuato a tenere d’occhio lo scontro tra i rimanenti superstiti e i padroni del pianeta.
- Non dureranno a lungo.- constatò senza tradire alcuna emozione- Credo siano rimasti in quattro.-
Un tempo avrebbe tentato di salvare quegli uomini; un tempo avrebbe agito come Jake. Ma l’epoca del bianco e del nero era finita anche per lui.
Gli occhi di Sasha incontrarono brevemente i suoi e un sorriso triste, sconfitto, affiorò sulle labbra della ragazza – Riconosco quell’espressione.-
- Davvero?-
- L’ho vista spesso, allo specchio. Non avrei mai voluta vederla sul tuo viso. - i suoi occhi tornarono a posarsi sull’agonia degli ultimi soldati dell’Alleanza ancora in vita – Tu eri … puro, ora non lo sei più.-
- Che cosa sono ora?-
Lei fece una smorfia – Sei un morto che cammina, come me, con l’unica differenza che io lo ero già prima di venire qui.- si appoggiò alla carcassa del mostro come se volesse scomparirvi dentro – Un’altra colpa con cui dovrò fare i conti, se mai riusciremo a fuggire.-
Voleva dirle che non aveva importanza, che nulla l’aveva mai avuta davvero. Non i ciechi ideali dietro cui si era nascosto, non la “purezza” che aveva così arrogantemente ostentato; tutto ciò che era stato prima di arrivare su quel pianeta era un inganno. L’intera sua vita si condensava in quella giornata trascorsa all’inferno e l’unica cosa di cui finalmente si rendeva conto era la sua incapacità di salvare le persone che amava. E la colpa di questo non era né di Sasha né dell’Alleanza: era solamente sua.
Erano molte le cose che avrebbe voluto dirle, ma in quel momento la fortuna decise che era stata dalla loro parte fin troppo a lungo.
In un ultimo, disperato, tentativo di fuga, i tre soldati dell’Alleanza sopravvissuti schizzarono fuori dai loro ripari correndo verso le colline, esattamente nella loro direzione. Le strida del mostro richiamarono il suo compagno, che eruppe dal deserto sorprendendo Nadine a un passo dalla parete di roccia.
E mentre la mole della prima creatura si abbatteva sui tre piccoli soldati che avevano osato resistergli, l’altro si accorse della donna che era quasi riuscita a sfuggirgli.
Nadine evitò d’un soffio le spire squamose che frantumarono il suolo alle sue spalle; ma, prima ancora che loro imbracciassero i fucili per attirare l’attenzione, la creatura colpì nuovamente. Per un attimo parve che Nadine avesse imparato a volare, poi il suo corpo inerme andò a sbattere contro quella parete che aveva così disperatamente cercato di raggiungere.
- NADINE!- Tiger spianò il fucile per fare fuoco; Shepard gli si avventò contro, strappandogli l’arma dalle mani – È troppo tardi, Tiger, nessun diversivo la riporterà in vita! Se spari siamo morti tutti.-
Gli occhi di Tiger, di solito calmi ed impenetrabili, roteavano folli nelle orbite; gli sarebbe saltato alla gola se la voce eccitata di C.J. non li avesse interrotti.
- Habib è quasi in cima!-
L’agile iraniano aveva raggiunto il suo obiettivo molto prima di Nadine ma, anche se più breve, la strada che aveva scelto di percorrere era decisamente più impervia; nessuno scommettitore sano di mente avrebbe puntato su di lui quando, con Nadine, era partito per quella missione suicida; eppure, a dispetto di ogni previsione, era l’unico dei due ancora in vita ed ogni loro speranza era affidata alla forza delle sue braccia.
Dal loro riparo osservarono Habib scalare lentamente la parete, appiglio dopo appiglio, appena visibile negli ultimi riverberi di un tramonto alieno. I mostri vigilavano ancora sulla loro distesa di sabbia, apparentemente ignari della preda che stava loro sfuggendo e dei quattro piccoli umani rannicchiati tra le spire del loro fratello caduto.
Ma ogni movimento di quei corpi enormi aveva l’effetto di un terremoto devastante; al loro passaggio la terra tremava e ad ogni tremito nuove ferite si aprivano sui fianchi delle colline. Habib era in bilico su una sporgenza quando una di quelle ferite si aprì proprio nella roccia sotto di lui.
Si udì un suono secco, come di un ramo che si spezza, seguito dal rombo sordo di un tuono lontano. Fu rapido come un battito di ciglia: un attimo prima Habib era aggrappato alla parete, a pochi metri dalla salvezza, l’attimo dopo non c’era più nulla, solo una profonda cicatrice slabbrata lungo tutta la parete rocciosa e un nuvola di polvere a sovrastare un ammasso di detriti accatastato alla base della collina.
Le due bestie non si accorsero del dramma appena consumatosi a pochi passi da loro, continuarono a vagare lungo la distesa di sabbia come se nulla fosse accaduto; ma i loro prigionieri, quegli umani incapaci di evadere da quell’incubo kafkiano, si rattrappirono su se stessi, colpiti a morte.
Shepard scoprì di non essere più in grado di respirare, reduce di un pestaggio emotivo che non era certo di poter sopportare.
Erano bastati pochi secondi, lunghi come l’intera vita di un uomo, a trasformare una speranza di vita in una certezza di morte.
Era un gioco, si disse, un gioco il cui unico scopo era fargli assistere alla morte di tutte le persone a lui care. Si chiese se era prevista anche la sua di morte o se ci sarebbe stata la beffa finale dove tutti morivano tranne lui.
Il primo a scrollarsi di dosso l’immobilismo dello sconcerto fu Tiger che iniziò a colpirlo con pugni piacevolmente dolorosi, in grado di cancellare, per un istante, lo strazio dell’anima.
Eppure nemmeno le nocche che gli cozzarono contro lo zigomo riuscirono a frastornarlo abbastanza da impedirgli di sentire la voce stravolta di Tiger - Tu, maledetto figlio di puttana! È morta per colpa tua, dovevi esserci tu al posto suo!-
Non tentò alcuna resistenza, si lasciò andare contro le spire inerti del mostro abbattuto, augurandosi vigliaccamente che i pugni di Tiger ponessero fine a quell’incubo.
- Non c’era alternativa, Tiger! Lo sai anche tu, Nadine era la scelta migliore.- vide quella pazza testa rossa frapporsi fra loro due e il pugno destinato a lui abbattersi su Sasha. Attraverso gli occhi appannati la vide barcollare, ma non un suono uscì dalle sue labbra; Tiger la spinse di lato - Non t’immischiare, Sasha!-
L’apatia di qualche istante prima si trasformò in rabbia e a sua volta sollevò un pugno avvolto di energia biotica. Shepard colpì il suo aggressore in pieno viso, scaraventandolo all’indietro. Si raddrizzò faticosamente, alzando la guardia per evitare altri colpi, ma col chiaro intento di non proseguire la lotta-  Tiger ascolta …-
- Stai zitto, bastardo! – ringhiò l’altro tamponandosi il naso sanguinante - Ci hai trascinato tu in questo casino … il tuo primo comando: complimenti Shepard, hai perso quasi tutti.-
Tiger scattò per colpirlo nuovamente ma C.J. gli fu addosso, serrandogli le braccia in una morsa.
- Piantala, coglione. Almeno noi siamo ancora vivi, hai visto che fine hanno fatto gli altri? Tu cos’avresti fatto?-
Tiger sputò insulti dolorosi come pallottole, finché tutta la rabbia che aveva in corpo non spurgò come pus da una ferita infetta: le minacce diventarono singhiozzi e l’odio si tramutò in lacrime.
- Lascialo andare C.J.- ordinò Shepard; privo del suo sostegno Tiger cadde in ginocchio, il viso nascosto tra le mani.
Alex gli andò vicino, l’aura bluastra nuovamente scomparsa, il petto serrato dallo stesso dolore che squassava quello del suo amico. Gli si inginocchiò di fronte e gli posò una mano sul capo - Hai ragione, amico mio: non ho fatto abbastanza. Ma giuro sulla mia vita che vi porterò fuori da qui. -
Una risata isterica scaturì dalle labbra del suo compagno - E come pensi di fare? Quei figli di puttana sono ovunque.-
Il suo sguardo incrociò quello di Sasha e C.J., erano entrambi smarriti e la loro espressione gli ricordò che avevano bisogno di un comandante, ora più che mai. E quel comandante era lui.
Non poteva crollare. Non ancora.
Dopotutto non era per quello che Nadine si era immolata al posto suo?
Nadine sapeva che se le cose fossero andate com’erano andate, avrebbero avuto bisogno di un piano. Avrebbero avuto bisogno di lui.
Si alzò, studiando rapidamente i dintorni per capire il da farsi – Ogni volta che cessano gli spari si ritirano. – constatò - Non credo che siano intelligenti, reagiscono al rumore. Nadine ce l’avrebbe fatta se non fosse stato per quei tre idioti. Siamo rimasti solo noi adesso … se siamo cauti, se non facciamo rumore forse non si accorgeranno di noi.- era l’unica strategia possibile ma errori e sfortuna l’avevano fatta fallire due volte. Tentare un terzo tentativo era una palese follia, ma che altre alternative avevano? - Dobbiamo raggiungere quelle colline e farci venire a prendere dalle navette; è la nostra unica possibilità di salvarci.-
- Alex, le radio sono andate.-
Scosse il capo, indicando un flebile puntino verde che lampeggiava in lontananza - Quella di Nadine lampeggia ancora: è intatta.-
Nessuno protestò e non furono necessari discorsi per motivarli. Ognuno di loro era consapevole di ciò che li aspettava: nell’immediato futuro c’era solo la vita o la morte. Nient’altro.
C.J. distribuì gli ultimi stimolanti rimasti, poi si accucciò sul terreno, come un atleta pronto a disputare la gara della vita - Al tuo segnale, capo.-
Ebbe una fugace visione degli occhi verdi di Sasha e della sua testa rossa che si protendeva a dargli un bacio lieve sulle labbra – Ci rivediamo dall’altra parte.-
Annuì, anche se non era certo di voler sapere cosa intendesse per “altra parte”.
- Ce la fai, Tiger?-
L’altro non disse niente, inghiottì lo stimolante e andò ad accucciarsi accanto a C.J.: il tempo degli addii era ormai lontano.
Shepard si preparò allo scatto, i muscoli tesi allo spasmo, la mente già proiettata verso la meta – Qualunque cosa accada voi continuate a correre. Ora!-
Come un sol uomo si slanciarono attraverso il deserto, i piedi che si sollevavano e ricadevano sul suolo secco e compatto, le braccia che si alzavano e si abbassavano, il sangue che pompava nelle vene, alimentato dall’ultima ondata di energia che gli stimolanti avevano iniettato nel loro corpo.
La prima a raggiungere Nadine fu Sasha, quasi senza fermarsi si chinò sul corpo spezzato dell’amica e con mani decise afferrò la radio. La freddezza di quel gesto in altri tempi lo avrebbe spiazzato, ora non poté fare altro che ammirare la sua capacità di blindare ogni emozione.
Vita o morte. Vittoria o sconfitta.
Finalmente lo capiva anche lui.
Davanti al corpo straziato di Nadine, C.J. parve volersi fermare, ma con una spinta Shepard lo obbligò ad andare avanti, imitando la risolutezza di Sasha – Continua a correre.- gli soffiò nelle orecchie e C.J. obbedì.
Ma Alex sapeva che con Tiger non sarebbe stato altrettanto facile e quando si voltò per vedere dove fosse il compagno ferito, ebbe conferma dei suoi peggiori timori.
Rallentato dalla ferita Tiger era rimasto indietro, ma i sui passi claudicanti lo avevano portato fino al corpo senza vita della donna di cui era innamorato.
Indifferente all’avvertimento di Shepard si fermò, inginocchiandosi accanto a lei.
Ha fatto la sua scelta, gli urlò una voce dentro la sua testa, Ha fatto la sua scelta e non lo puoi salvare.
La cosa più logica era continuare a correre. In un istante prese la sua decisione: si fermò e tornò indietro.
Nadine giaceva in terra, il corpo slanciato accasciato in una posizione innaturale, spezzata, i capelli biondi striati di sangue e i grandi occhi spalancati sul cielo vuoto di Akuze; Tiger non piangeva, non urlava la sua disperazione, si limitava a rimanerle seduto accanto, spostandole i capelli che erano ricaduti sul viso perfetto. La caduta non aveva intaccato la bellezza dei suoi lineamenti e l’immobilità della morte le donava la grazia di un’opera d’arte.
Shepard strinse la spalla del compagno – Non puoi rimanere qui.-
Tiger alzò gli occhi su di lui; era di nuovo lo sguardo dell’amico che conosceva, calmo e compassato, privi della follia di pochi istanti prima.
- Perché?- gli chiese con tutta la tranquillità di chi sa già che la sua domanda non riceverà risposta, perché non esiste risposta.
Non c’erano motivi perché Tiger abbandonasse quel pianeta. Tiger era morto quando il corpo di Nadine si era schiantato contro nera roccia del pianeta.
- Come posso lasciarti qui?- sussurrò.
- Non puoi: devi.-
E di nuovo, come per sottolineare le parole appena pronunciate, la terra ricominciò a tremare.
Possibile che fossero riusciti ad udire persino i loro passi?
In tutta risposta i mostri emersero dagli abissi.
- SHEPARD!-
Sasha e C.J. avevano raggiunto la parete ma alla vista dei loro compagni rimasti indietro si erano fermati.
- Andate!- urlò – Non vi fermate, maledizione!-
Tiger scattò in piedi, spingendolo nella direzione della salvezza – Devi andare anche tu, adesso. Non puoi salvare qualcuno che non vuole essere salvato.- con una mano imbracciò il fucile, con l’altra impugnò una granata – Ti copro le spalle, comandante.-
Per l’ennesima volta quel giorno, lasciò uno dei suoi uomini a morire.
Corse più veloce di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita, mentre Tiger vendeva cara la pelle, svuotando l’intero caricatore della sua arma contro la pelle di diamante dei suoi assalitori.
Shepard non si fermò né si voltò indietro, fin quando le sue mani non si appoggiarono sulla parete di roccia. Solo allora azzardò un’occhiata alle sue spalle. Vide uno dei mostri abbattersi a fauci spalancate su Tiger, lo vide inghiottire il suo amico e poi lo vide esplodere.
Le strida di agonia della bestia gli lacerarono le orecchie mentre l’enorme corpo dilaniato crollava, trascinando nella caduta anche il suo compagno. I due enormi vermi si abbatterono al suolo, due corpi attorcigliati e frementi, l’uno morto, l’altro intrappolato.
Non osando sperare che il sacrificio di Tiger fosse valso la loro definitiva salvezza, Shepard iniziò la salita aggrappandosi con decisione, imponendo alle sue braccia di muoversi più veloci del pensiero, più veloci di quella speranza che faceva capolino nella sua mente sussurrandogli che era tutto finito. In pochi minuti superò la parte più impervia della salita e, suo malgrado, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando vide Sasha e C.J. procedere affiancati, una decina di metri più alto, lungo un sentiero naturale scavato nel fianco della collina. Ce l’avevano fatta, si disse, almeno loro ce l’avevano fatta!
Un grido strozzato interruppe i suoi pensieri; sopra di lui, nell’ultimo chiarore che precedeva l’oscurità della notte, intravide il masso su cui si era appoggiato C.J. scivolare di lato, facendo perdere l’equilibrio all’incauto soldato. Come al rallentatore vide C.J. accasciarsi su un fianco, sbattere contro la parete e scivolare giù accompagnato da una nuvola di terra e detriti. Shepard non poté fare altro che assistere impotente mentre il suo amico impattava contro le rocce, pregando che il falsopiano su si trovava lui rallentasse la caduta di C.J. tanto da arrestarla prima che precipitasse nel baratro.
Così avvenne, ma i recenti avvenimenti avevano privato Alex di qualunque fede nella fortuna.
- C.J.!- poteva vedere solo l’ombra di Sasha, immobile qualche metro più in alto. Faticò a riconoscere quella voce incrinata dalla paura; persino lei che aveva combattuto le peggiori infamie non riusciva a spiegarsi l’accanimento implacabile di quel pianeta che li voleva morti.
- Ci penso io a lui, Sasha!- si affrettò verso il punto in cui aveva visto il corpo di C.J. fermarsi, senza sperare, questa volta, in alcun lieto fine – Tu stai bene?-
- Sì … sì, sto bene.-
- Allora continua a salire, non ti fermare.-
- Alex …-
- Dannazione, Sasha, devi chiamare l’Alleanza o saremo morti comunque!-
Lei non rispose ma la sua ombra riprese a muoversi.
- Capo …- la voce di C.J. lo guidò fino al luogo in cui era caduto; lo trovò disteso su un fianco, l’armatura spaccata in più punti, immaginò che senza quella addosso quel destino sarebbe toccato alle sue ossa.
S’inginocchiò accanto all’amico, aiutandolo a girarsi verso di lui - Sono qui C.J., non vado da nessuna parte senza di te.-
 Le labbra di C.J. si contrassero in una smorfia - La gamba capo, credo che sia rotta …-
Shepard si affrettò a controllare e non riuscì a trattenere un’imprecazione quando gli sfilò lo stivale e vide quello che c’era sotto.
La tibia di C.J. era effettivamente fratturata e l’osso, spezzandosi, aveva bucato la pelle.
- Non ti preoccupare, caporale, andrà tutto bene.- avevano finito tutte le scorte mediche e anche se fosse rimasto qualcosa, il medi-gel avrebbe potuto ben poco contro una ferita del genere. C.J. aveva bisogno di un medico e lui non lo era. Cercò di farlo alzare - Devi solo stringere i denti, manca poco.- lo avrebbe portato in spalla, se necessario.
C.J. provò a rimettersi in piedi, il viso trasfigurato dal dolore; ma non appena il suo piede toccò terra impallidì mortalmente, gli occhi sbarrati dallo shock.
- No, no: fermo! Cazzo mettimi giù, Shepard! Non ce la faccio, fa troppo male.-
- Va bene, non ti preoccupare.- lo aiutò a distendersi e gli porse un po’ d’acqua - Sasha è quasi in cima, tra poco le navette saranno qui, ci porteranno via. Ti fidi di me, vero?-
C.J. annuì - Ok capo, mi fido … però voglio una cazzo di licenza quando ce ne siamo andati via da qui.-
Deglutì a vuoto cercando di apparire tranquillo e fiducioso - Promesso caporale, farò in modo che ti paghino una vacanza su Thessia. Un mese intero circondato da bellezze blu, che ne dici C.J.?-
C.J. accennò un sorriso- Sarebbe il massimo capo …- di colpo sgranò gli occhi - … capo?-
- Che c’è?-
- Credo che uno di quei maledetti cosi sia ancora vivo: qualcosa di grosso si muove laggiù. Qualcosa di molto grosso.-
Shepard si voltò di scatto nell’esatto momento in cui la creatura che aveva creduto sconfitta tornava a ergersi sulla piana di Akuze. L’esperienza gli insegnava a non confidare nel fatto che non riuscisse a trovarli. Per qualche motivo, per qualche assurdo, inspiegabile motivo, era certo che quell’essere si sarebbe scagliato un’altra volta su di loro. Poteva quasi vederlo, quel muso cieco e feroce, voltarsi nella loro direzione forse fiutandoli, forse sentendoli.
 - Figlio di puttana! – sibilò tra i denti - Andiamo C.J. devi alzarti, dobbiamo andare più in alto.-
Il secondo tentativo di rimetterlo in piedi si rivelò ancora meno fruttuoso del primo; C.J. si liberò immediatamente dalla sua presa, scuotendo la testa.
- Con questa gamba non vado da nessuna parte, capo.-
- Non dire stronzate: sei un soldato, sei stato addestrato per questo!-
- L’hai detto: sono un soldato. So benissimo che per me è finita. Ho fatto un cazzata e sono caduto, come un recluta il primo giorno di addestramento.-
Shepard strinse i pugni: aveva abbandonato Jake, aveva abbandonato Tiger … non poteva abbandonare anche C.J.
- Non voglio un fottuto eroe morto!-
Sulle sue labbra comparve il solito sorriso strafottente - Lasciami fare il figo prima di morire, capo, non rovinare tutto.- impugnò un’arma in entrambe le mani, si appoggiò con la schiena su uno dei massi contro cui si era schiantato e ammiccò – Il bastardo è messo male. Io non scommetterei su di lui se fossi in te.- il suo sguardo s’indurì - E adesso muovi il culo Shepard, ci penso io al maledetto verme. Tu devi pensare a Sasha: portala via di qui.-
Si chinò su di lui, lo afferrò per le spalle ma l’altro non si mosse.
- Non chiedermi di lasciarti qui …-
- Ogni uomo ha il suo destino: questo è il mio.- lo spinse lontano – Ora vattene maledizione, prima che cominci ad avere paura! Vattene!-
Le strida del mostro rimbombarono nella valle e tutto ciò che li circondava iniziò a tremare, annunciando l’arrivo della fine.
Ancora una volta Shepard si ritrovò senz’altra scelta che non fosse quella di abbandonare un suo compagno, un suo amico. C’era ancora Sasha da salvare, ci doveva almeno provare.
Riprese a salire mentre alle sue spalle udiva C.J. ingaggiare battaglia. Si spinse al limite delle sue forze, terrorizzato all’idea che fosse accaduto qualcosa a Sasha. L’aveva vista raggiungere la cima ma non poteva sapere se era riuscita a contattare l’Alleanza o se era caduta nell’ennesima trappola mortale che quel pianeta continuava a porre sulla loro strada: come se una divinità maligna si divertisse a giocare con le loro vite, continuando ad alzare l’asticella della salvezza, sfidandoli ad andare oltre qualunque limite mai superato da un essere umano.
Il rumore della lotta lo accompagnò quasi fin sulla cima ma quando finalmente la raggiunse, quasi a voler sottolineare il prezzo pagato per la sua salvezza, calò il silenzio.
Barcollò mentre la mente combatteva il prepotente istinto che gli ordinava di tornare indietro; quell’indecisione rischiò di essergli fatale. Com’era accaduto a C.J. anche il suo piede scivolò su una roccia traballante e l’unica cosa che gli impedì di cadere furono due braccia salde che lo afferrarono.
Sasha lo tirò a sé, allontanandolo dal precipizio; si strinse a lui, tremando e piangendo – Ha funzionato!- singhiozzò contro il suo petto – Ha funzionato. Tra pochi minuti l’Alleanza sarà qui. Quando ho sentito gli spari ho pensato di averti perso … ma sei vivo e tra poco verranno a prenderci.- rideva e piangeva ma quando alzò lo sguardo e scorse la sua espressione la sua gioia evaporò di colpo – Dov’è C.J.?-
Cosa poteva dirle, se non la verità? Ancora una volta qualcuno era morto e lui era vivo.
Sasha non perse tempo a compiangerlo o giudicarlo; prima ancora che finisse di parlare si affacciò oltre il bordo – Potrebbe avercela fatta! Ha ammazzato la bestia!- aveva ragione: quando guardò in basso vide l’enorme bestia afflosciata su un fianco; il capo grottesco posava sulla sporgenza che aveva salvato C.J. dalla caduta, mentre il corpo enorme si snodava lungo la parete verticale che così faticosamente loro avevano scalato.
Lui e Sasha si scambiarono un’occhiata: era una follia pensare che C.J. fosse sopravvissuto, ma avevano davvero il coraggio di darlo per morto?
I guardiani di Akuze erano morti, l’Alleanza stava arrivando, voltare le spalle a C.J. sarebbe stata la loro definitiva condanna e da superstiti si sarebbero trasformati in vigliacchi assassini.
Non dovettero parlare o chiedere l’uno l’opinione dell’altra; bastò uno sguardo e insieme abbandonarono quella salvezza che avevano a così caro prezzo raggiunto per andare in soccorso di un uomo che probabilmente era morto per loro.
Quell’ultima, folle, speranza li condusse fino al luogo in cui C.J. era caduto.
Lo trovarono nello stesso punto in cui Alex lo aveva lasciato, la schiena appoggiata al masso, la pistola e il fucile stretti tra le dita; il cranio grottesco della bastia giaceva davanti a lui, le fauci ancora spalancate che grondavano veleno e un liquido verdastro che forse era sangue. La parte sinistra del suo corpo vermiforme era completamente squarciata, lì dove il corpo agonizzante del mostro ucciso da Tiger l’aveva colpito. C.J. aveva mirato allo squarcio, sparando finché aveva avuto munizioni e, alla fine, aveva abbattuto la bestia. Un’impresa di cui non avrebbe mai potuto vantarsi.
C.J. aveva ucciso la bestia e la bestia aveva ucciso lui.
Il veleno lo aveva colpito al petto, divorando corazza e carne arrivando fino al cuore; nei suoi ultimi istanti di agonia doveva aver visto il mostro cadere e, per questo, la morte aveva fissato sul suo viso un eterno sorriso strafottente.
Sasha si avvicinò all’amico morto, pallida e stanca: una ragazza di vent’anni che portava sul viso e negli occhi le sofferenza di una vita centenaria.
Ravviò i capelli di quel soldato arruolatosi per gioco e morto per davvero; gli pulì il viso dalla polvere e, con dolcezza, chiuse quegli occhi che parlavano di eroismo. Nulla nel viso di C.J. tradiva l’orrore della morte, pareva addormentato e l’espressione soddisfatta raccontava di sogni tutt’altro che spiacevoli; ma non appena gli occhi abbandonavano il volto e si posavano su ciò che rimaneva del suo corpo … Shepard distolse lo sguardo, incapace di sostenere quella vista.
Non si avvicinò a C.J., non si unì a Sasha per dire addio al suo amico di sempre. Non ne aveva il diritto. Non aveva il diritto di piangere nessuno: perché loro erano morti e lui vivo.
Percepì il pericolo prima ancora che qualcosa si muovesse: sentì i peli drizzarsi e i muscoli irrigidirsi; l’energia biotica guizzò sulla pelle e l’adrenalina fluì nelle sue vene.
Dapprima fu un rombo sordo, appena percettibile, poi un leggero tremore, infine un guizzo serpentino: la bestia non era morta, non del tutto.
Il grosso corpo ebbe uno spasmo, la testa si sollevò e le fauci si spalancarono. Era il predatore perfetto, il killer più spietato che la natura potesse concepire: il primo istinto della bestia ferita non fu la fuga ma l’attacco e il primo palpito vitale portò con se l’odore della preda.
Sasha era esattamente di fronte alla bestia. Shepard e il mostro scattarono all’unisono; il fiotto di veleno eruttò dalle fauci dell’essere nell’istante in cui Alex spiccava un balzo verso Sasha.
La ragazza lanciò un’esclamazione di dolore e sorpresa quando la gettò a terra, schiacciandola sotto il suo peso. Il mostro stridette di rabbiosa agonia, agitò il corpo immenso nel tentativo di girarsi, facendo scricchiolare l’intera collina.
Un dolore lancinante gli attraversò il corpo e udì Sasha emettere un grido inarticolato, poi il mondo andò in frantumi.
Il fianco della collina franò sotto il peso della bestia e si accartocciò su se stesso precipitando verso il deserto.
Il verme venne spazzato via da una valanga di roccia e terra, C.J. scomparve, inghiottito dall’abisso, infine una voragine si aprì sotto i loro corpi avvinghiati.
Shepard si sentì precipitare, il corpo in balia del vuoto, cercò di tenere Sasha stretta a sé ma qualcosa gliela strappò via dalle braccia.
Un cieco terrore lo invase, poi non rimase più nulla.
Solo l’oscurità.
 
 
 
 
Nota
 
Dire che è stato epico sarebbe un eufemismo. Ho seriamente pensato di mollare tutto e darmi all’uncinetto …
Scherzi a parte: gli ultimi due capitolo sono stati un vero strazio. Non sono un asso nel descrivere scene d’azione così complicate, in cui bisogna anche abbozzare un qualche tipo di strategia, perciò mi scuso per il capitolo zoppicante. Spero che la scena che ho descritto sia in qualche modo plausibile e non troppo ripetitiva o incoerente. Ripeto è stata davvero una faticaccia e qualsiasi consiglio/critica che possa rendere il tutto più plausibile (e decente) sarà ben accetto.
È venuto un capitolo lunghissimo per i miei standard (e questo giustifica in parte l’imbarazzante ritardo) ma non mi andava di spezzare ulteriormente la battaglia contro i Divoratori. A proposito, c’è un motivo se non chiamo mai per nome quegli schifosi vermoni: secondo la storiografia di ME, prima di Akuze, l’Alleanza non sapeva dell’esistenza dei Divoratori, ecco spiegati tutti gli assurdi “sinonimi” che ho inserito nel testo.
A questo punto credo che mi ritirerò nuovamente nella mia cella imbottita ad esercitarmi con l’uncinetto.
Addio.

  
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