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Autore: Bumbix    04/03/2015    5 recensioni
Non ho potuto evitarlo. Ho dovuto farlo. A poco sono valse le sue urla, i suoi lamenti, il gorgheggiare del suo sangue quando per l'ultima volta la colpii...
Ho dovuto farlo... e non me ne pentirò mai.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La notte scorse rapida. Il sangue sulle mie mani si seccò ed il suo corpo divenne freddo.

Era stanco, perso, privo di energia.

Avevo fatto quello che dovevo, quello che credevo necessario, ma non provavo alcuna gioia in questo. Lei era morta, lei era spenta ed io ero vuoto.

I primi raggi del sole mi illuminarono il viso, il calore inizió ad irradiarmi, richiamando quel poco che restava della mia coscienza.

Più volte battei le palpebre confuso, lentamente razionalizzai il seguito della mia storia e mi scoprì incapace di lottare. Sorrisi sereno mentre mi avvicinavo al focolare spento, raccogliendo una manciata di polvere verde da un barattolo sul camino.

Le fiamme eruppero, ed il mondo iniziò a vorticare non appena iniziai la chiamata al modo dei maghi.

Le forze Auror arrivarono dopo pochi minuti. La porta di casa mia fu divelta da un incantesimo urto, ed io fui trovato su di lei ad accarezzarle i capelli.

Quei bellissimi capelli arancioni, così simili, ma anche così diversi dal sangue che le imbrattava il corpo.

“Ginny!”

Fui spinto da parte mentre qualcuno della forza Auror si gettava su di lei. Le controllò il battito cardiaco, le carezzo il viso, vidi perfino cadere alcune lacrime sul suo volto pallido ed esanime.

Ron mi si scagliò contro prima che qualcuno potesse fermarlo, ed anche volendo non l’avrei evitato. Il primo pugno mi spaccò il naso, il secondo mi mando lungo disteso e poi mi prese a calci.

Contai almeno tre costole rompersi sotto il suo assalto spietato. Ogni picco di dolore seguito dalla stessa fragile domanda.

“Perché? Perché!? PERCHÉ!?”

Ci volle ancora qualche secondo prima che i suoi colleghi riuscissero a trattenerlo, ad impedirgli di ridurre in carne macinata quanto di me era ancora intatto. Ma anche così non sentì nulla smuoversi, ero ancora vuoto e sterile come un campo invernale.

Sputai sangue, mi rimisi a sedere, ma sorrisi. Sorrisi a Ron che ora cercava di recuperare la bacchetta per scagliare qualche maledizione mortale, ed agli altri Auror che mi guardavano sbigottiti.

Sorrisi e scossi il capo.

“Dovevo farlo Ron. Dovevo farlo. Voleva chiamarlo Albus Severus… Ti rendi conto? Albus Severus…”

Una risata monotona e priva di vita proruppe dalle mie labbra prima di vedere un bagliore rosso.

E poi fu il buio e la tregua dal dolore.

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N.D.A. Avevo bisogno di scrivere qualcosa. Pace
   
 
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