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Autore: Venice93    04/03/2015    0 recensioni
Nastae sale al trono dopo la morte del padre con il cuore a pezzi per il lutto, ma sicura di poter essere una brava Regina. Domik è una terra che si contendono bene e male ed è divisa tra le regioni libere sotto il controllo di Nastae e le terre di Meghenir del malvagio Re Lhun.
La neo Regina scoprirà che la pace è difficile da far durare e dovrà combattere contro l'oscurità per liberare il suo popolo.
Un racconto di guerra, amore e passione che vi travolgerà!
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cronache di Dokim



La morte è soltanto un'altra via.

Dovremo prenderla tutti.”

-Il Signore degli anelli: il ritorno del Re.-



-La morte del Re-


Le sue mani erano intrise di sangue e un lieve vapore usciva dalle sue labbra data la fredda temperatura che la circondava. Le lacrime che scendevano dai suoi occhi si mescolavano con gli schizzi di sangue che le avevano inquietantemente colorato la pelle.
Qualche fine ciocca dei suoi capelli le si era appiccicata sul viso e le provocava prurito, ma non diede sollievo a quella fastidiosa reazione, bensì continuò a fissare il cadavere sotto di se e a respirare affannata.
L'armatura d'acciaio era rigata in più punti e la cotta di maglia aveva perso qualche anello sui bordi rendendoli frastagliati. La nera chioma era intrisa di sangue e sgocciolava sulla candida neve che aumentava di volume a causa della violenta tempesta, la stessa che aveva causato troppe sviste in quella maledetta battaglia.
Aveva liberato il suo popolo dal male, ma aveva pagato un caro prezzo.


Molti anni prima...


La stanza del Re di Ftharok era intrisa dall'odore del disinfettante e di quello di diverse pozioni che continuavano a somministrare al Sovrano da due giorni ormai.
Nastae aveva passato giorno e notte chiusa nel Tempio degli Dei a pregare perchè suo padre guarisse, ma i Divini non sembravano volerle dare ascolto.

-Vi prego Signori del giorno e della notte, del sole e della luna, del cielo e della terra, vi scongiuro di salvare mio padre, poiché il popolo ha bisogno del proprio Re tanto quanto ha bisogno di voi.- continuava a ripetere in ginocchio davanti all'altare ricolmo di cibo e spezie.

La città di Demerok era silenziosa, nessun bambino giocava per strada, nessun mercante allestiva le proprie bancarelle per vendere la merce, nessuno si recava in locanda a bere, ridere e scherzare con i propri amici. Neppure il cielo era sereno.
Le guardie parevano statue, immobili davanti all'ingresso facevano la guardia al Palazzo del Re, nella speranza che ci fosse ancora un Re da difendere.

-Signori della pace e della guerra, della fauna e della flora, della gioia e del dolore, io vi scongiuro, vi prego di salvare mio padre.- sussurrava trattenendo le lacrime.

Non si voltò nemmeno quando sentì la porta del tempio aprirsi e qualcuno avvicinarsi a passo lento.

-Mia Signora, vostro padre vuole parlarvi.- disse il soldato.

Ella alzò il volto per guardare quello del Dio Akòn, il creatore del sole, della luna e delle stelle, colui che lei amava di più, poi si alzò lentamente dalla posizione inginocchiata che aveva mantenuto per ore e traballante si girò verso il soldato che schiuse le labbra stupito di vedere la Principessa riversare in quello stato.
L'acconciatura di fini treccioline si era in parte sciolta, delle occhiaie violacee avevano scavato i suoi occhi e il viso aveva perso colorito lasciando il posto ad un pallore cadaverico.
Il delicato abito azzurro aveva la gonna stropicciata ed era visibilmente sporca all'altezza delle ginocchia, ma poco le importava in quel momento.
Seguì il soldato fino a Palazzo, poi una servitrice le fece strada, come se non conoscesse casa sua a memoria, fino alla camera di suo padre.
Quando entrò non vide i medici vicino a lui, nessuno lo stava visitando, nessuno controllava quella terribile ferita infetta, gli studiosi di erbe mediche e chirurgia rimanevano d'un lato ad osservare il loro Re coricato sopra il suo sudore.
Nastae si avvicinò al capezzale di suo padre e si sedette accanto a lui, poi gli accarezzò il viso e una lacrima le sfuggì dagli occhi.
Il Re non aveva più di centoventicinque anni, ed erano davvero pochi per un uomo di stirpe reale, ma i suoi giorni erano terminati e Nastae lo sapeva.
I neri capelli del padre erano adagiati sul cuscino, gli occhi cerchiati dalla malattia, le labbra secche e pallide e il volto imperlato di sudore erano protagonisti del dolore più grande che avesse mai provato la giovane Principessa.

-Nastae...- sussurrò Re Erdar.

-Sono qui padre.- rispose lei cercando di trattenere un pianto disperato.

-Non devi piangere figlia mia, devi essere forte.- continuò il Re stringendo debolmente la mano della donna.

-Cercherò di esserlo...- disse lei portandosi la mano del padre alle labbra e baciandone il dorso.

-Dovrai governare le regioni di Dokim in modo giusto e saggio.-

Le labbra di Nastae cominciarono a tremare, gli occhi non riuscirono più a trattenere le lacrime e un debole singhiozzo uscì dalla sua gola.

-Promettimi che sarai una Regina giusta e coraggiosa Nastae.- disse lui con un filo di voce e deglutendo a fatica.

Ella si portò la mano del genitore sul petto e la strinse come fosse l'unica cosa a cui aggrapparsi per poter salvarsi da un dolore che non poteva sopportare.

-Si padre... ve lo prometto.- rispose cominciando a singhiozzare sonoramente.

Sul volto del Re si dipinse un lieve sorriso e prese a fissare il soffitto, come se oltre la tenda del baldacchino potesse già vedere le aule degli Dei.

-Tua madre mi attende Nastae, siede al tavolo degli Dei e brinda alla mia salute.- disse prima di chiudere gli occhi ed esalare l'ultimo respiro.

Un medico si avvicinò al letto ed appoggiò due dita sulla giugulare del Re, abbassò lo sguardo e appoggiò una mano sulla spalla di Nastae.

-Il Re è morto.- annunciò.

Nastae appoggiò il capo sul petto di suo padre e lo strinse cominciando a piangere disperata per la perdita del genitore.


Ci fu un sontuoso funerale per il Re e tutto il popolo si riunì vestito di nero e con rose rosse in mano, a dar l'ultimo saluto ad un uomo che aveva dato la vita per proteggere la propria gente.
Dietro la carrozza che portava il cadavere del Re, vi era sua unica figlia Nastae con un velo scuro che le copriva il volto rigato di lacrime e un mazzo di rose in mano, le stesse che venivano buttate davanti al carro, come a voler stendere un tappeto per quel sovrano che tanto aveva fatto per il suo Regno.
Arrivarono alle catacombe reali e una porta venne aperta. Sei soldati sollevarono il corpo del loro Sovrano ed entrarono in quel luogo il cui odore umido investì tutti i presenti.
Solo i sacerdoti e Nastae entrarono nelle catacombe ed ella vide i soldati calare suo padre nella loggia funebre dove vi era stato inciso:


Qui giace Erdar, figlio di Damnel,

Ottavo Re di Ftharok e delle regioni libere

di Dokim.”


Chiusero la loggia con una spessa lastra di marmo, poi abbandonarono le catacombe uno ad uno con lo sguardo spento e il cuore infranto.
Nastae lasciò per ultima quel luogo, poiché voleva salutare in solitudine il genitore.
Si avvicinò alla bara di pietra l'accarezzò, poi ci appoggiò i fiori sopra sfilando una sola rosa dal mazzo per poterla appoggiare sulla loggia di sua madre.
Quando uscì dalle catacombe, il popolo, i sacerdoti, i soldati e tutti coloro che avevano servito suo padre erano li ad attenderla; s'inchinarono appena la videro ed urlarono:

-Lunga vita alla Regina!-


Il lutto venne mantenuto per due settimane nelle quali Nastae pranzò e cenò a stento nelle sue stanze e non fece entrare nessuno che non fosse la cameriera che cercava di cibarla.
La sua incoronazione avvenne nella terza settimana, quando la città di Demerok sembrava aver ripreso vita, mentre il suo cuore ancora non ne dava segno.
La vestirono di bianco e oro e le sciolsero i capelli incastrando solo qualche anello d'argento tra una ciocca e l'altra.

-Sorridete mia Signora, oggi verrete incoronata!- le disse una sarta mentre finiva di cucirle una decorazione sulla manica.

Lei sorrise debolmente, ma il suo pensiero tornò subito nelle catacombe, accanto al suo adorato padre.
Percorse la breve via verso l'altare del tempio a piedi nudi e sotto lo sguardo di tutti; i sacerdoti l'attendevano in semicerchio con in mano bastoncini d'incenso profumato che riempivano l'aria.
Il sommo sacerdote stringeva tra le mani la corona dorata delle Regine di Dokim: aveva sei punte su cui sopra vi erano incastonati dei rubini, tutt'intorno ad essa risplendevano zaffiri e smeraldi e una scritta vi era incisa sul bordo:


Con le mani spezzerò le spade. Con il cuore farò giustizia. Con la testa guiderò il mio popolo.”


Nastae s'inginocchiò davanti al sacerdote ed egli pronunciò il rito:

-Gli Dei ti hanno scelta per proteggere Dokim, sarai tu degna di questo grande dono?-

-Si, lo sarò.- ella rispose.

-Sarai giusta, saggia e coraggiosa per il tuo popolo?-

-Si, lo sarò.- rispose ancora.

-Combatterai per mantenere la pace a Ftharok e in tutte le regioni di Dokim?-

-Combatterò.- disse.

Il sacerdote appoggiò la corona sul suo capo e con un liquido argenteo le disegnò il sole e la luna sulla fronte, simbolo delle regioni libere di Dokim.
Nastae si alzò e si voltò verso tutti i presenti, poi il sacerdote concluse annunciandola:

-Ella è Nastae, figlia di Erdar, prima del suo nome e vostra Regina indiscussa!-

Un coro di approvazione si levò tra la folla, ma lei non gioì, poiché era salita al trono pagando un caro prezzo.

Angolo autore:

Questa è una storia scritta di getto che spero di riuscire a proseguire e spero che vi piaccia. Ditemi cosa ne pensate :)


  
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