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Autore: Rachel_Daae    05/03/2015    1 recensioni
Nella mia mente, Teresa non è stata l'unica ragazza ad entrare a far parte dei Radurai. Poco prima di lei, Pearl ha inseguito il suo passato ed i suoi ricordi, correndo nell'intricato Labirinto nel quale si è trovata prigioniera. Divisa tra la voglia di libertà e ricordi confusi e spaventosi che la legano ad un raduraio, Pearl cercherà la sua via di fuga. | Ispirata molto liberamente al primo romanzo della saga di Dashner.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Our time apart, like knives in my heart.'
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Chiedo scusa per il grossissimo ritardo. Mea culpa.
In realtà, come vi avevo anticipato, la fic è già conclusa ed aspetta solo di essere pubblicata, ma sulla pubblicazione di questo penultimo capitolo ho avuto un po' di dubbi che mi hanno fatto pensare di rivedere il testo e così ho rimandato finché non mi sono sentita in colpa, cioè fino ad oggi.
Spero vi piaccia.
Come al solito vi abbraccio e vi ringrazio.
Rachel

Parte 4
 
La prima cosa che vidi fu la Radura completamente deserta. Non solo non c’era traccia dei ragazzi, ma non c’erano nemmeno i campi, gli orti e le costruzioni. Non c’era nulla a parte il bosco, l’immenso prato e i muri del Labirinto.
Fluttuavo e osservavo la Radura con occhi non miei. Il fatto che fosse disabitata non mi disturbava affatto, non mi provocava nessun tipo di disagio.
Eppure una parte di me sapeva che lì dentro avrei dovuto scorgere i miei amici.
Poi sentii una voce di donna parlarmi da un punto a me ignoto. – Fra poco toccherà a te, Pearl.-
A quelle parole percepii una strana sensazione di panico, di urgenza, mista ad un senso di dovere spiazzante.
- E’ proprio necessario?- domandai preoccupata.
- Non preoccuparti, non ricorderai nulla. Non ti faremo entrare lì con i tuoi vecchi ricordi. Lui non ci sarà più, non devi temere.-
Non me lo spiegai, ma la mia mente sapeva esattamente di chi stava parlando la donna.
- Sì invece…- constatai tristemente. – Sarà là dentro con me. Solo che io non mi ricorderò di lui.-
- Pearl, prima ch’io ti mandi laggiù, voglio che tu comprenda quanto sei fondamentale ai fini del nostro esperimento. Hai un ruolo da giocare in quel posto ed è ben diverso da quello che dovranno giocare gli altri.-
Il suo tono suonava più minaccioso che conciliatorio.
Il flusso di quei pensieri si interruppe e, di colpo, non vidi più la Radura.

Ero in uno strano laboratorio. Attorno a me uno scenario fatto di macchinari, luci soffuse e computer iper tecnologici. Persone in camice si aggiravano a passo sicuro fra i tavoloni da lavoro in vetro.
Stavo seduta ad una postazione di quel laboratorio, fissavo concentrata lo schermo davanti a me.
Quando realizzai che quelli che abitavano la stanza insieme a me erano i Creatori, mi ritrovai a gridare assalita dal panico.

Il laboratorio si dissolse davanti ai miei occhi ed al suo posto apparve un grosso stanzone dall’aspetto crudo. Rigidi tavoloni di metallo, sgabelli consunti, luci al neon e una sola, piccola finestra con sbarre.
I Creatori non c’erano più, così smisi di gridare. O almeno lo feci nella mi mente. Davanti ai miei occhi, seduti con le schiene piegate e i visi concentrati su quello che doveva essere un pasto, c’erano i miei compagni. I Radurai che conoscevo e molti altri che non avevo mai visto.
Mi avvicinai a loro. Newt, Ben, Zart, Alby, Frypan, Chuck, Thomas e con  lui c’era persino la ragazza bellissima che era entrata nella Radura dopo di me. Un istante dopo averla vista, nel mio cervello si materializzarono le lettere che formavano il suo nome: Teresa.
Tutti mangiavano e conversavano animatamente.
- Scusami…?- una voce mi sorprese alle spalle. Mi voltai e mi trovai a contemplare un Gally più giovane di quello che avevo conosciuto, meno consumato e... diverso.
Era sereno, sorrideva cordialmente. Era persino vestito bene ed era pulito. Non era il Gally scontroso e musone al quale ero abituata.
La cosa mi lasciò impietrita e mi fece pensare che probabilmente nemmeno io in quell’istante fossi la persona che pensavo di essere. La Pearl della Radura, l’unica che conoscevo. Non ero lei.
Avevo sentito la voce di una donna, presumibilmente una Creatrice, avevo visto un laboratorio e ora vedevo i miei compagni e li accettavo per come mi si presentavano.
- Ehi…ehm…- la voce di Gally mi riportò a lui. – Scusa, approfitto del fatto che ti sei piantata davanti alla porta costringendomi a chiederti di farmi passare per presentarmi, visto che ormai conosco quasi tutti qui dentro eccetto te.-
Allungò una mano nella mia direzione ed io, ancora una volta, mi ritrovai a notare che non era la mano del Gally che conoscevo. Questa non era callosa, sporca o piena di graffi.
- Mi chiamo Gally. Sai, da Galileo Galilei.- strinsi la sua mano e la trovai confortevole.
- Io sono Pearl. Sai, da Pearl Buck.- lo imitai.
Lui sorrise e mi provocò un’improvvisa vampata di calore sul viso. Ero arrossita.
- Oh, abbiamo una letterata fra noi!- esclamò con divertita sorpresa.
Fu solo in quel momento che, con una punta di panico, capii che la presenza di Gally non mi stava procurando quell’odiosa smania di rompergli il naso che conoscevo fin troppo bene.  Al contrario, mi stava causando strane palpitazioni ed imbarazzo.
- Beh, Pearl, ti va di pranzare con me? Vado a prendere qualcosa per entrambi e poi ti presento gli altri.-
Gally era gentile con me. Gally sorrideva. Gally era sano, stabile,… felice, persino. 
E, cosa non meno importante, Gally mi piaceva.


Buio e caldo. Ero nel mio letto.
Non nella Radura, ma nel luogo in cui la mia testa era approdata qualche pensiero più indietro. Il luogo in cui c’erano il laboratorio e quella immensa mensa.
Questo era il mio letto, nella mia stanza, ed io giacevo su di esso, avvolta dalle mie coperte, la testa appoggiata sul mio cuscino caldo.
Mi ci volle un po’ per realizzare che tutto quel calore non poteva provenire dalle coperte e dal mio corpo e che il cuscino sul quale ero assopita era un corpo umano. Era il petto di Gally che saliva e scendeva cullandomi al ritmo del suo respiro.
Come ogni volta in cui ero stata catapultata nella me di cui non ricordavo nulla, mi misi a parlare con una tranquillità che disarmava e spaventava la me della Radura e che allo stesso tempo la confortava e la faceva sentire meglio.
- Gally, sei sveglio?- lo chiamai.
Lo sentii muoversi appena. Era steso sulla schiena, mentre io stavo appoggiata a lui ed il suo braccio era posizionato sulla mia spalla e la carezzò delicatamente, facendomi sentire i brividi nonostante il pigiama, le coperte ed il calore del suo corpo.
- Sono qui. Non riesci a dormire?-
Scossi lievemente la testa, sfregando il mio viso sul tessuto morbido del suo pigiama nel tentativo di coccolarmi.
- Stavo pensando…- iniziai. Lui mi strinse un po’ di più a sé e mi diede un bacio sulla testa. Ancora una volta me ne sorpresi, ma sentii che era stata un’azione più che lecita e maledettamente bella.
- Secondo te lo sanno? Intendo loro: i Creatori. Secondo te sanno che… sì, insomma… di noi due?-
- Non lo so…- lo sentii sospirare, mentre pensava ad una risposta da darmi. – Lo abbiamo nascosto, ma mi sembra di sottovalutarli nel credere che davvero non si siano resi conto di nulla. Ho paura che lo sappiano, Pearl. Ho paura che lo sappiano e che, in qualche modo, stiano pianificando di farci qualcosa.-
Mi sollevai facendo forza con il mio palmo sul suo petto. Lo fissai nel buio, anche se non potevo vederlo.
- Cosa possono farci ancora? Cosa può essere peggio di questo?! Il mondo che va a rotoli e quel dannatissimo esperimento! Ci separeranno comunque, Gally! Ci prenderanno e ci metteranno là dentro come hanno fatto con gli altri, e quando tu mi raggiungerai io sarò probabilmente già morta!-.
- Non se mettono dentro prima me e muoio io.- mi dice lui, in tono canzonatorio.
- Non prendermi in giro! Non voglio perderti.-
- Non ti prendo in giro. Ho parlato con un Creatore, ieri. Dovevo solo trovare il coraggio di dirtelo.-
Trattenni a stento le lacrime. Non volevo sapere quello che aveva da dirmi. Non volevo che se ne andasse.
Gally prese un grosso respiro e poi parlò con voce bassa, ma sicura. Come se la cosa non lo toccasse più di tanto. Come se si fosse già rassegnato all’idea di rinunciare a me.
- Da domani inizierò il periodo di osservazione. Dicono che sono maturato abbastanza per affrontare la prova e che sarò il prossimo ad entrare in quel luogo.-
- No, Gally…- fu tutto quello che riuscii a dirgli con voce rotta.
- Mi dispiace. Non volevo che lo sapessi. Volevo passare con te questi ultimi giorni serenamente.-
Si sollevò a sedere anche lui, poi spinse le gambe fuori dal materasso e si alzò, seguito a ruota da me, che lo abbracciai con urgenza e spinsi forte il mio viso sul suo petto.
- Ti amo, Gally.-
Mi accarezzò teneramente i capelli.
- Ti aspetterò là dentro e quando arriverai mi prenderò cura di te, lo giuro.- sussurrò dolcemente.
Mi lasciò andare. Lo persi nell’oscurità della stanza con la consapevolezza che avrei dovuto rinunciare a lui di lì a poco. Un orologio nella mia mente segnava un rapido conto alla rovescia, la testa mi doleva e persi di nuovo contatto con la realtà.

Quando tornai ad abitare i miei pensieri, sedevo nella grande sala con la testa abbassata su un piatto semi vuoto. Mi voltai e notai che Gally sedeva accanto a me.
Sospirai. Non se n’era ancora andato.
Fui pervasa da uno strano senso di tristezza, probabilmente dovuto alla prospettiva di doverlo vedere andare via e mettere a rischio la sua vita.
Incontrai il suo sguardo pochi istanti dopo e fu una pugnalata al cuore. Vidi il Gally della Radura, quello scontroso, in lotta col mondo, quello che mi odiava profondamente.
- Smetti di fissarmi, mi rendi nervoso.-
- Scusami-.
- E smetti anche di scusarti, sembri una mammoletta.- poi il suo pugno batté con forza sul tavolo. Sussultai e notai subito la rabbia crescere nei suoi occhi, mentre in me nasceva una sensazione che sentivo completamente mia e realizzai che quella Pearl già aveva avuto a che fare con quel Gally.
- Ora basta!- gridò lui contro di me.
- Gally, calmati!- cercai di convincerlo, mentre lo vedevo alzarsi con impeto e perdere le staffe. – Non sei in te!-
- Oh no. Sono in me. Non sono mai stato così tanto me stesso come lo sono adesso!-. Sembrava pazzo.
Tutti gli altri radurai si voltarono a guardarci, evidentemente attirati dalla violenza con la quale la voce atona di Gally si abbatteva su di me.
E la voce non fu l’unica cosa ad abbattersi su di me, perché dopo avermi afferrata per il colletto della camicia e avermi sollevata da terra, mi sferrò un potente montante alla bocca dello stomaco.
Gli altri intervennero tempestivamente e io caddi a terra senza più respiro.
Non era la prima volta che io e Gally ci prendevamo a cazzotti. Nella mia coscienza sapevo che ci eravamo allenati tanto insieme e che la lotta libera era la nostra attività preferita, nonché l’esperienza grazie alla quale ci eravamo avvicinati così tanto da esserci… innamorati.
Ero forte, ma non abbastanza da reggere un colpo del genere, e comunque Gally non mi aveva mai fatto davvero del male.
Seppi solo dopo che mi aveva rotto un paio di costole.


Fu di nuovo la voce della Creatrice a riportarmi coi piedi per terra.
- Lui se n’è andato. Lo abbiamo mandato alla prova.-
- Lo so.-
- Ho bisogno di te, Pearl. Ora che lui non c’è più, ho bisogno di te.-
- Per cosa?- domandai, diffidente.
- Quanto male ti ha fatto Gally?- rispose alla mia domanda con un’altra domanda.
Non risposi subito. Gally mi aveva fatto male, molto male. Non solo fisicamente, ma anche emotivamente.
- Abbastanza da farmi dubitare di questo progetto.-
- Lo immaginavo. Non devi temere. Ascoltami, ho la soluzione al tuo problema-.
Mentre piangevo in silenzio la donna mi spiegò che quello che avevo visto non era il Gally che conoscevo; che i sieri che gli avevano iniettato durante il periodo di osservazione lo avevano reso violento e che tutto era stato calcolato perché lui aggredisse proprio me.
Era una spiegazione malata. Quello che gli avevano fatto era un gesto barbarico e quello che mi sorprese fu che non intervenni mai una volta per interrompere la spiegazione della dottoressa, né trovai il coraggio di sputarle addosso il mio disprezzo per quello che aveva fatto a noi due.
I Creatori sapevano del nostro amore e lo avevano utilizzato per il loro esperimento. Io e Gally eravamo parte del progetto fin dall’inizio e questo mi portò a dubitare immediatamente anche della sincerità e della spontaneità del mio rapporto con lui.
Se il nostro amore era qualcosa di vero, di tangibile, cosa alla quale non potevo non credere, le situazioni grazie alle quali esso era nato non erano altro che artificiose fasi di un esperimento più grande di noi. E chissà se anche tutti quegli atteggiamenti e quelle simpatie che ci avevano avvicinati non fossero frutto di condizionamenti farmacologici. I Creatori avrebbero potuto in qualsiasi momento somministrarci i loro sieri e indurci all’amore reciproco. Ormai non sapevo più di cosa fossero capaci.
Ero rassegnata, arrabbiata e, soprattutto, bisognosa di pace.
- Vuoi dimenticare, non è vero?-
Annuii.
- Posso portare via ogni ricordo di lui dalla tua mente. Ma prima tu lo devi odiare. Lascia fare a me.-

 
*** 
Dormii, preda della Mutazione, per due giorni interi. Al mio risveglio, all’alba del terzo giorno, mi ritrovai nell’infermeria da sola.
La prima cosa che notai fu che Alby e Teresa (avevo appreso il suo nome durante la Mutazione) non c’erano più; dovevano essersi svegliati.
Pensai che era vero quello che mi avevano detto della Mutazione: ti cambia. Io ero cambiata. Ora sapevo ogni cosa. Sapevo cosa facevo là dentro, cosa ognuno di noi faceva là dentro, e questo mi faceva guardare con occhi diversi la Radura e tutto ciò che c’era attorno ad essa.
Sapevo quasi ogni cosa di ogni mio compagno e sapevo tutto di Gally e di me. Solo non sapevo come avrei fatto ad affrontare la situazione del Labirinto e della nostra prova, con questa prospettiva davanti agli occhi.
Avevo dimenticato ogni cosa e ora ricordavo tutto. Ero condannata.
- Ti sei svegliata, eh? Ci hai fatto prendere un bel colpo Pearl!- era Jeff, il medicale di turno, che veniva a controllare il mio stato e mi trovava sveglia.
Cercai di mettermi a sedere, ma mancavo ancora di energie e mi lasciai cadere immediatamente sul cuscino.
- Hai bisogno di riprenderti, fra un’oretta sarai in piedi. Non preoccuparti.-
- Jeff…- lo chiamai – cosa…cosa è successo mentre dormivo?-. Lui mi parve sorpreso.
- Dormivi? Quello non lo avrei chiamato “dormire”. Ti sei dimenata talmente tanto che abbiamo dovuto legarti. Non facevi che urlare. Hai urlato così tanto che gli altri sono venuti a protestare da me. Non che io potessi fare molto, comunque ad un certo punto hai smesso. E per quanto riguarda la Radura: Alby si è svegliato, ma è ancora piuttosto scosso, non parla a nessuno della Mutazione, ma non lo si può biasimare. Anche la ragazza si è svegliata…-
- Teresa…-.
- Sì, Teresa. No, aspetta un attimo…come lo sai?-
- L’ho vista nella Mutazione.- ammisi, senza troppo preamboli. – Continua, per favore.-.
Jeff fece spallucce e parlò: - Nessuno si è fatto male, ma abbiamo rischiato che il gruppo si sfasciasse di nuovo. Gally se l’è presa con Thomas; credo l’abbia fatto per quello che è successo nel Labirinto quando sei stata punta. Sai com’è Gally, quando si parla di regole e condotta… Thomas e Minho hanno comunque continuato ad uscire dalla Radura per cercare una via d’uscita, ma temiamo tutti che se la dovessero trovare dovrebbero anche affrontare Gally ed i suoi prima di convincerci tutti a scappare. Ah, a proposito: inspiegabilmente Gally è stato il raduraio che ha passato più tempo di tutti al tuo capezzale. Ti giuro che non ho idea di cosa gli prenda, certe volte è proprio…-
Ma ormai non stavo più ascoltando il continuo parlare di Jeff. Ero ferma all’informazione che avevo ritenuto più importante in quel momento: Gally era rimasto accanto a me durante la Mutazione.
Alla luce di quanto avevo appena appreso, mi ritrovai più confusa che mai. Che fosse anche lui al corrente di tutto? Dopotutto aveva detto di avermi vista nella sua Mutazione.
Fu l’arrivo di Teresa a interrompere i miei pensieri.
- Jeff, scusami, per caso non è che avresti della pomata per…- si interruppe non appena vide che ero sveglia.
- Tu sei Pearl…-
- Ciao Teresa.- dissi io, con estrema tranquillità.
Lei parve subito perplessa. – Come fai a sapere…?-
- Me l’ha detto Jeff poco fa.- mentii io. Lei sorrise e si avvicinò al letto.
Conoscere Teresa fu un toccasana per me, anche se uscivo dalla Mutazione e vivevo l’incubo del Labirinto. Una presenza femminile non poteva che giovarmi e così fu.
Parlammo per quasi tutta la mattina e quando Jeff tornò in infermeria per mandare Teresa a pranzo, mi dispiacque molto lasciarla andare.
Rimasi sola a fare i conti con i ricordi di quello che avevo appena vissuto, di quella seconda vita di cui non avrei dovuto sapere nulla e che ora premeva insistentemente nella mia testa, procurandomi una forte emicrania.
- Ehi Jeff, come sta…?-. Con mia immensa sorpresa, Gally era appena entrato di gran carriera in infermeria chiedendo palesemente al medicale della mia condizione.
Vederlo mi provocò un moto di emozioni contrastanti molto simile ad un’onda che mi avesse investita in tutto il corpo, trascinandomi con sé.
Non sapevo se volevo fargli del male o se mi faceva pena, Se volevo vederlo o se volevo soltanto che sparisse per sempre, perché il suo ricordo mi procurava un gran dolore all’altezza del petto.
- Oh, non sapevo che ti fossi svegliata. Tolgo il disturbo.- dichiarò voltandosi ed incamminandosi verso la porta.
Allungai, per quanto me lo concessero le forze, una mano nella sua direzione. – Gally…- lo chiamai.
Lui si fermò, mosse appena la testa, ma non si voltò, né mi rispose. Aveva letto nei miei occhi che sapevo tutto e non voleva parlarmi o affrontare di nuovo la sua Mutazione sul mio volto sconvolto. Perché era evidente che lui, almeno in parte, aveva visto quello che avevo visto io.
Supplicai Jeff con lo sguardo e lui subito si alzò e corse da Gally, prendendolo per un braccio e portandolo appena fuori la portata del mio occhio per parlargli.
Potei comunque sentire il loro discorso e vedere Gally muovere la testa ripetutamente in segno di diniego.
- Avanti, sei stato qui tutto il tempo… si può sapere che ti prende adesso? Giuro che non ti capisco. Falle un saluto, almeno.-
- Gally, per favore…- alzai la voce in modo da attirare l’attenzione di entrambi. Gally incontrò i miei occhi e nei suoi vidi la disperazione che gli causava la mia vicinanza in questo momento. Fece un cenno a Jeff, il quale uscì dall’infermeria lasciandoci soli.
Era giunto il momento di affrontare la verità. Di scoprire le carte e fare luce su una parte fondamentale del mistero della nostra presenza in questo casino di Labirinto.
Gally si avvicinò cautamente al letto, mentre io mi mettevo a sedere, raccogliendo le energie che a poco a poco si facevano risentire. Mi sorpresi nel notare che forse influenzata dalle visioni, iniziavo a vederlo meno minaccioso.
- Come stai?- mi chiese pacatamente.
Mi sfuggi una piccola risata di sarcasmo. Non per lui, quanto per il fatto che il mio essermi ripresa dalla Mutazione non comportava affatto che stessi meglio.
- Mi dispiace. Non volevo che accadesse anche a te, non volevo che andassi nel Labirinto…-
- Grazie, ora lo so. Ora ti credo.- lo rassicurai.
Lui parve sorpreso e mise da parte l’atteggiamento difensivo che aveva fino a pochi istanti fa.
- Cosa hai…cosa hai visto durante la Mutazione?- tentennò.
- Credo di aver visto le stesse cose che hai visto tu.- tagliai corto.
Lui annuì e per qualche minuto restammo in completo silenzio.
Fu lui a romperlo:
- Siamo una parte del loro esperimento.- disse – Con noi hanno messo alla prova la parte del cervello umano dedicata alle emozioni e ai sentimenti e probabilmente ci stanno ancora studiando. Quando hanno visto che le cose tra noi avevano assunto quelle proporzioni mi hanno mandato qui. All’inizio non ricordavo nulla, esattamente come te quando sei arrivata. Poi sono stato punto (e non credo che sia successo per caso), ho subìto la Mutazione e ti ho vista. Ci ho visti insieme ed ho pensato che in fondo il veleno del Dolente mi stesse facendo un favore, regalandomi ricordi di momenti felici. Non volevo svegliarmi, avevo trovato un po’ di respiro e di pace. Le visioni sono cambiate presto ed ho visto come ti avevo trattata, l’effetto che avevano avuto gli esperimenti su di me, la mia violenza, tutto… e quando mi sono svegliato ho capito che avrei dovuto vivere con questo rimorso temendo al contempo il momento in cui i Creatori avessero deciso di darmi il colpo di grazia mandandoti qui. E quando sei arrivata e mi hai aggredito ho creduto che stessi davvero cercando vendetta in qualche modo; non sapevo cosa ti avessero fatto i Creatori dopo che si erano disfati di me; potevano averti addestrata per uccidermi, potevano averti sottoposta a qualsiasi tipo di tortura sperimentale. Solo dopo ho capito che non mi avevi riconosciuto, che la Pearl che era uscita dalla scatola non era quella che avevo lasciato. Ho pensato che se ti fossi stato lontano, cosa che non sono riuscito a fare, ti avrei protetta. Ma non potevo fare i conti con tutti i Radurai e spiegar loro come stavano le cose. Non potevo impedirti di andare nel Labirinto.- soffiò dalle labbra una specie di risata.- è buffo. I Creatori hanno permesso che ci innamorassimo a beneficio dei loro progetti, poi hanno cambiato me, hanno fatto in modo che il nostro amore si rovinasse, ci hanno separati, messi qui ed infine ci hanno restituito i ricordi masticati e corrotti. Tutto quello che ci resta non è altro che un mucchio di sentimenti dei quali non sappiamo che fare.-
Mi erano finalmente chiari tutti gli strani comportamenti di Gally da quando ero entrata a far parte della sua seconda vita. Mi era chiaro il suo rifiuto di combattere con me, il suo bacio, il suo soccorrermi quando mi slogai la caviglia, il suo tentare di tenermi lontana a suon di minacce e il suo categorico divieto di entrare nel Labirinto.
E tutto quello che diceva era vero. Non sapevo più se amare Gally o desiderare che morisse. L’unica cosa che sapevo era che non volevo i ricordi che avevo ottenuto. Li avevo rincorsi per mesi e ora non li volevo più.
- Fa male, Gally.- gli dissi. – Hanno fatto esperimenti anche su di me, dopo che te ne sei andato.- ammisi poi.
Lui si allarmò all’istante, ma continuò a fissarmi senza dir nulla, così continuai a parlargli.
- Dopo che…insomma, dopo la tua partenza, la Creatrice mi fece partecipare alla stessa serie di esperimenti che toccarono te. Solo che tu non eri lì ed io non potevo tentare di farti del male. Mi assicurarono che erano utili per la preparazione alla Prova, ma non mi dissero che, una volta tolti tutti i miei ricordi, mi sarebbe rimasto quell’istinto di farti del male e di vendicarmi. Mi dispiace di averti procurato tanti fastidi dal mio arrivo alla Radura…-.
- Pearl! – lui alzò la voce. – Io ti ho ferita! Sono stato violento! Ho lasciato che ti facessero del male… che lo facessero attraverso me!-.
- Non eri tu quello! Li ho visti anche io, i bei ricordi. Stavo fra le tue braccia e mi sentivo bene; sentivo che la mia esistenza aveva uno scopo, oltre a quello di servire i Creatori. Ti amavo e stavo bene. Non posso obbligarti a cambiare idea, ma posso assicurarti che in me non c’è più alcuna traccia di quell’odio, adesso che ho aperto gli occhi. Quindi, ti prego, non in nome di quello che c’è stato fra noi, ma in nome della libertà e delle risposte che stiamo cercando: non tormentarti più.-
Gally abbassò lo sguardo e andò a fissarsi le grandi mani appoggiate alle ginocchia.
- Non è così semplice. Io ti amo ancora Pearl.-
Mi dispiacque che me lo avesse detto così, ma non avevo alcun potere né su quello che provavo io, né tantomeno su quello che sentiva lui.
- Gally…- lo chiamai. Lui sollevò di nuovo la testa e questa volta incontrai il suo sguardo pieno di rammarico ed i suoi occhi rossi dal pianto trattenuto. – Io credo in questa cosa. So che ci siamo amati. So che ti ho amato tanto da rinunciare a te.- allungai la mia mano e lui la prese un po’ esitante. Era tremante e spaventato. – Promettimi che usciremo di qui insieme e che sistemeremo questo casino.-
- Non posso. Fuori di qui non c’è niente, solo morte. Non saremo liberi.-
- Io non rimarrò qui, Gally. È importante che tu lo capisca. Ora che conosco almeno in parte il mio passato, sono più che convinta della necessità di uscire di qui.-
- Non pensarci adesso.- si chinò su di me e mi concesse pochi attimi per perdermi nei suoi occhi, mentre le nostre mani si intrecciavano e lui appoggiava la sua fronte alla mia, sussurrando dolcemente “Mi dispiace”. Le mie labbra toccarono le sue prima che potesse ripeterlo. Quello fu il primo bacio che diedi con sentimento e, anche se era dettato dall’urgenza di fargli capire che lo volevo con me, seppi che glielo stavo dedicando con la stessa passione con la quale lo avevo amato in un passato non tanto distante. Non sapevo se gli volevo bene, non sapevo se davvero desideravo tornare ad amarlo. Quello era un bacio dalla vecchia Pearl al vecchio Gally, trasportato attraverso questi due corpi che ormai non si conoscevano più, se non nel dolore.
- Gally!- Newt corse dentro l’infermeria, cogliendoci nel bel mezzo del bacio. Ci affrettammo a separarci, ma fu subito evidente che ci aveva visti. – Ma vuoi due non vi detestavate?- ci indicò sospettoso.
- Lascia stare, Newt!- esclamò Gally, tornato serio e scuro come sempre. – Che c’è?-.
- Minho e Thomas sono tornati.- annunciò il ragazzo. - Thomas si è punto di proposito.-

 
 
***
 
Thomas era alla ricerca di risposte ed aveva pensato che l’unico modo per ottenerle era provare quello che avevamo provato io, Gally, Alby, Ben ed altri compagni. Passò un giorno e una notte a lottare contro gli spasmi della Mutazione, mentre io mi ero ripresa del tutto e mi preparavo al peggio. Se Thomas avesse trovato una soluzione al Labirinto, lo avrei seguito e avrei dovuto con ogni probabilità dire di nuovo addio a Gally.
Dopo il nostro incontro in infermeria, entrambi abbiamo evitato di affrontare l’argomento e, come legati da un tacito accordo, abbiamo fatto in modo di passare del tempo insieme, pur senza alcuna pretesa di tipo sentimentale.
Gally si rese conto che ero ancora piuttosto confusa circa ciò che ci legava e probabilmente in cuor suo sapeva di non poter riavere indietro la Pearl di quel tempo felice.
Mi faceva male vederlo sorridermi malinconicamente e mi faceva ancor più male il pensiero che di lì a poco sarei stata costretta ad abbandonarlo di nuovo.
Quando Thomas si svegliò i Creatori decisero di giocarci il tiro peggiore e le porte non si chiusero al tramontare del sole.
Fummo attaccati per tutta la notte dai Dolenti, i quali presero molti di noi, compreso Alby, la nostra guida. Ci fu subito chiaro che i Creatori avevano intenzione di farci fuori tutti e che l’unica soluzione era quella di seguire Thomas nel Labirinto e tentare la fuga attraverso la Tana.
Lui e Minho trovarono che il Labirinto nascondeva un codice in lettere. Passarono una notte intera nella sala delle mappe e lo decifrarono, dopo di che decisero che l’indomani saremmo partiti.
Gally si oppose, ci fu una rissa. Thomas fu accusato con ogni tipo di ingiuria, ma il succo della polemica era sempre lo stesso: non era sicuro per noi allontanarci dalla Radura ed avventurarci una missione suicida.
Tentò di convincere anche me ed io tentai di convincere lui, ma quando la mattina seguente ci preparammo per la fuga, Gally ed un piccolo gruppo di radurai rimasero a guardarci sparire fra i corridoi del Labirinto.
- Non te lo chiederò più, Pearl: rimani con me! È un suicidio, quello che state facendo.-
Ma io non potevo rimanere. Volevo uscire e lo volevo con tutte le mie forze, esattamente come lo volevano Minho, Thomas, Newt, Chuck, Frypan, Teresa e molti altri.
Tra l’amore che forse provavo per Gally e l’idea di essere finalmente liberata da questo incubo, scelsi la libertà, come avevo previsto.
- Mi dispiace, Gally. Forse l’idea della mia morte ti aiuterà a fare pace con i ricordi. Ma sappi comunque che uscirò di qui e che ti aspetterò alla fine del Labirinto.-
Lo baciai senza nemmeno avere paura o vergogna, sotto gli occhi degli altri che ancora non sapevano nulla di noi due, entrai nel Labirinto e andai incontro alla fine della Prova.

 
 
  
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