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Autore: Elettra_Black    11/12/2008    5 recensioni
Una ff scritta ripercorrendo tutti i libri, seguendo la caratterizzazione di Severus Snape (Piton in Italia), cercando di essere il più fedele possibile al personaggio originale. Ho creato per lui Elyon, goffa, stupidina e piagnona che gli scioglierà il cuore. Come andrà a finire? Spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Severus Piton si trovava nella Sala Insegnanti quando Silente rivelò il nome della nuova insegnante di Arte Illusoria. Una materia piuttosto inutile, specie per il professore di pozioni, il quale poco tollerava gli sventolii di bacchetta e le stupide immagini prive di senso che andavano a disegnarsi sulla tela. I babbani l’avrebbero chiamata Educazione Artistica, e gli studenti avrebbero visto la materia come un momento di svago.

<< Preside, chiedo scusa…>> Piton si avvicinò al preside parlandogli con voce bassa, e l’anziano mago non gli negò un sorriso nel vederlo così perplesso.

<< …si tratta di…>>

<< Sì Severus, dovresti ricordarti di Elyon Rosier >>.

E detto questo tornò a conversare allegramente con Minerva McGranitt che sembrava piuttosto lieta dell’assunzione della nuova insegnante.

L’unico turbato restava il professore di pozioni, che insieme agli altri colleghi si apprestava a prendere posto al tavolo degli insegnanti. Davvero si trattava della stessa persona? Severus Piton stentava a crederci mentre prendeva posto vicino l’insegnante di difesa contro le arti oscure di turno, maledicendolo con le sue solite occhiatacce. Jason Verlon era un uomo amabile di circa quarant’anni, e secondo gli studenti la professoressa Vector aveva un debole per lui. E dire che il professore si era appena trasferito ad Hogwarts!

 Forse i suoi occhi chiari erano una calamita per le donne, ma comunque sia restava una persona tremendamente odiosa per Piton. Ma adesso aveva diversi pensieri per la testa, e nessuno di questi riguardava la morte di Verlon.

Una timida ragazzina che lo osserva da dietro un albero, un regalo di Natale inaspettato, due occhi verdi che lo salutano, due occhi verdi identici a quelli di un’altra donna, due occhi verdi che lo tormentano da anni ormai.

Sì che il professore ricordava: ricordava ogni cosa di quella Elyon. Ricordava quando era uno studente del settimo e si era trovato quella bambinetta del primo a dargli un regalo di Natale, ad arrossire quando veniva sorpresa ad osservarlo. Si ricordava anche del suo primo anno d’insegnamento, di come tutti gli studenti apparivano uguali fatta eccezione per quella tassorosso vittima degli scherzi a causa della sua timidezza. Era piuttosto impacciata, buona, credulona e per niente brillante nello studio. Eppure se c’era forza in lei la si trovava nei sorrisi ingenui, nel suo modo pacato di rivolgersi a chi le stava intorno e nei suoi ‘buongiorno’ che, dì per dì, regalava all’uomo. Ovviamente lei era trattata come e peggio degli altri studenti, Severus Piton non è mai stato un uomo che si lascia travolgere da simili atteggiamenti stucchevoli.

Comunque sia, adesso si domandava che tipo di ingresso avrebbe fatto quella ragazzina. E, soprattutto, si chiese a più riprese se si fosse degnata di arrivare prima dell’inizio della cena. La puntualità non era mai stata il suo forte, e anche questa volta dimostrò la sua carenza.

Lo smistamento era finito insieme agli antipasti, quando ecco che la porta posta dietro il tavolo degli insegnanti si aprì e fece la sua comparsa il grosso e peloso guardiacaccia seguito da una figura esile dal mantello zuppo di pioggia.

<< Silente, signore, la poveretta è in ritardo perché ha trovato un cucciolo alla stazione e me l’ha portato>> Hagrid chiuse la porta alle sue spalle e prese a parlare attirando l’attenzione su di sé << Si chiama Thor, vedesse che pelo bello nero che c’ha. Ah, sì scusi…>>vedendo il sorriso di Silente rivolto alla giovane alle sue spalle si zittì, per far passare la nuova arrivata che lo ringraziò timidamente.

<< Chiedo scusa per il ritardo zio. Eh…volevo dire preside>> arrossì violentemente. Sì. Era proprio la stessa ragazza pensò Piton arreso. Ci sarebbe stato da ridere con lei insegnante: una vera barzelletta!

<< Suvvia, suvvia>>tagliò corto Silente indicandole l’unico posto vuoto proprio tra Verlon e Piton << …pensa a mangiare, a dopo scuse e convenevoli>>

La giovane sorrise, e individuato il posto si sedette sfilandosi il mantello. Emanava lo stesso profumo di glicine di sempre, lo stesso di quando era una ragazzina dalle guance paffute.

<< Professore…>>trovandosi Piton al suo fianco gli rivolse un sorriso impacciato, e arrossendo lievemente salutò l’uomo sperando di essere riconosciuta.

<< Si ricorda di me? Ero al settimo anno quando lei…>>

<< Vagamente>>la interruppe annoiato l’arcigno professore cominciando a servirsi di purè << …non posso certo ricordarmi tutti gli studenti, cosa credi?>>

E il volto della giovane si oscurò. L’unica ragione che l’aveva spinta ad accettare la cattedra era lui, la persona che ormai da anni è al centro dei suoi pensieri e adesso era seduto al suo fianco. Freddo e indifferente come mai, l’uomo riusciva a illuminare o oscurare le sue giornate senza che lui sospettasse nulla. Per altri sarebbe stato palese quel continuo rossore da parte di lei, eppure non per lui, non per quell’uomo oscuro dalla mente ottenebrata da teschi, serpenti e formule. Una mente che aveva spazio solamente per un volto, e non era il suo.

<< Mi scusi professor Piton…>> mormorò la giovane portandosi un riccio dietro l’orecchio. I suoi capelli, strano a dirsi, erano riusciti a catturare l’attenzione dell’uomo già quando era un ragazzo e si isolava dai compagni. I capelli di Elyon Rosier erano rossi, ma di un rosso diverso da quello di Lily Evans, nome marchiato a fuoco nell’animo di Severus Piton. Il suo rosso era più un pel di carota acceso dalle sfumature dorate, come se il tramonto venisse tagliato dai raggi del sole di mezzodì. E la morbidezza dei boccoli ricordava le acconciature delle bambole di porcellana. Le ciocche incorniciavano un viso bianco e gentile, un viso da bambina timida e raramente infelice. E in quel momento, pensò Piton osservandola di sottecchi, le sue parole l’avevano ferita. Eppure quel suo modo di parlare era lo stesso di sempre, non l’aveva trattata diversamente da come aveva sempre trattato tutti.

<< Dammi del tu, non sono più un tuo insegnante>> le disse in tono secco, eppure quello era un modo impacciato per tirarla su. Atteggiamento che lo turbò, ma mai quanto la sensazione piacevole del volto della collega che si illuminava di colpo. Radiosa, allegra come se non fosse successo nulla.

Ma chi era Elyon? Di lei si sapeva poco, eppure la notizia che fosse la nipote di Silente fece il giro della Sala Grande in meno di venti minuti.

Il professor Verlon riuscì ad instaurare subito un dialogo con lei, e si trovarono a parlare amichevolmente per tutta la durata della cena.

Qualunque donna, rifletté Piton, sarebbe caduta ai piedi del professore di difesa: non atletico, non giovanissimo, ma carismatico e disponibile, amabile e…odioso. Era fin troppo perbene.

 

Per tutto il resto della serata l’uomo preferì ignorare ogni tentativo della ragazza di instaurare un dialogo con lui, cosa che la deprimeva enormemente. Ma lei non poteva sapere cosa voleva evitare l’uomo in realtà. Piton ricordò il suo primo anno di insegnamento, ricordò come la giovane aveva riconosciuto quel vecchio compagno più grande e di come sorrideva tutta contenta quando lo vedeva entrare in aula. Per Severus Piton un simile atteggiamento era inaccettabile, anche perché lo associava ad un tentativo di ottenere voti decenti con l’aiuto di moine. Nulla di più sbagliato…

 

Dopo cena fece in modo di sgattaiolare il più velocemente possibile nelle proprie stanze, ma a causa di una convocazione da parte di Silente dovette tardare nel suo ufficio. Essere trattenuto dall’anziano preside voleva dire solo una cosa: discutere del Signore Oscuro. Congetture, ipotesi, vecchi compagni e misteri irrisolti. Inutile dire che per lui significava rivivere quegli attimi della sua vita oscura che avrebbe preferito seppellire da qualche parte della sua nera anima, un’anima fin troppo pressata dal rimorso.

Una volta lasciata alle spalle la statua del gargoyle di pietra l’uomo si trovò per i corridoi della scuola deserta. Era in quei momenti che preferiva camminare per il castello: da solo, senza nessuno intorno e con l’eco dei suoi passi come unica compagnia. Accadeva che la sua mente lo riportava a momenti che avrebbe preferito dimenticare, come la sua vita da mangiamorte, o andando più indietro al suo periodo di studente. Già…c’erano troppi ricordi legati ai giorni in cui indossava la divisa di serpeverde e la sua attenzione era tutta dedicata ai libri e a quella persona.

Ma il suono dei suoi passi non era l’unico che lo accompagnava: qualcun altro non era a letto, non stava nei propri letti. Non poteva essere Gazza, anche perché questo era troppo leggero, come se stesse accarezzando il pavimento antico. Affrettò l’andatura per beccare in flagrante lo sventurato studente sperando che fosse un Grifondoro. Voltò un angolo, poi un altro e…

<< AAH!!>>

Un urlo di giovane donna, l’urlo della nuova professoressa che, trovandosi di colpo l’uomo davanti, gettò in aria la sua borsa e la bacchetta volò via di mano.

<< Cos…Elyon!>>ringhiò l’uomo contrariato. Contrariato sia per aver creduto di stare per infliggere una qualche punizione, sia perché stare da solo con lei era ciò che si era ripromesso di evitare il più possibile.

<>ripresa dallo spavento la giovane si portò una mano al petto sospirando sollevata <>

“Imbranata come sempre” pensò l’uomo sbuffando stizzito. Era mai possibile che non ne combinasse mai una giusta?! Da piccola inciampava continuamente, portava segni di bruciature a causa delle pozioni esplose davanti al viso e aveva cerotti sulle dita un giorno sì e l’altro pure. Eppure nonostante le cadute, nonostante le umiliazioni o le prese in giro dei compagni lei si rialzava sorridendo imbarazzata come se nulla fosse. Forse lei non era affatto debole e fragile come appariva, perché in quei sorrisi sinceri, in quello sguardo distratto, in quei gesti pacati c’era sempre una forza che pochi possiedono. La forza di rialzarsi dopo una caduta.

<< Non trovi le tue stanze?>>chiese lui bruscamente. L’odore di glicine di lei era più intenso che mai.

<< No, Pix mi ha rubato la cartina che mi ha disegnato il professor Vitious>>rispose la giovane con fare abbattuto. Sembrava una bambina impaurita, e Piton sapeva cosa la spaventava: il buio, le stanze grandi e vuote. Come faceva a saperlo? Bastava tornare indietro di qualche anno, quando lei era una studentessa e la minaccia di Voldemort già stata debellata. A quanto pare erano circolate le voci secondo cui la piccola Elyon fosse in realtà imparentata con il noto mangiamorte Evan Rosier, che nel duello contro Alastor Moody si era portato via un pezzo di naso. Duello concluso con la morte del mangiamorte stesso, che aveva lasciato però orfana la sua unica figlia ed erede. Una sera, proprio durante la ronda notturna, l’uomo si era trovato davanti quella creatura singhiozzante e disperata che aveva cercato rifugio nella solitudine degli angoli bui del castello. Non l’aveva mai vista piangere in pubblico con tanto dolore, con tanto straziante desiderio di affetto. L’aveva vista sorridere in sala grande, l’aveva vista rispondere timidamente alle domande dei compagni, ma mai singhiozzare con così tanto dolore e struggimento. Cosa che fece pensare a Piton che avesse l’abitudine di piangere di nascosto per non pesare a chi le stava intorno. Ma non fu quello che lo sconvolse, fu…

<< Ricordi almeno il ritratto che farà da guardiano all’ingresso delle stanze?>>interruppe quel fiume di ricordi con una domanda diretta. Non ne voleva sapere di ricordare.

<< Ah, sì! E’una ragazza celtica che suona un flauto se non erro…>>

Perfetto, pensò con evidente fastidio: non si trovava che a pochi corridoi dai sotterranei. L’avrebbe incrociata fin troppo spesso. Sospirando le fece cenno di seguirlo fino al ritratto descritto, ed Elyon sembrò decisamente rincuorata.
<< La ringrazio infinitamente, sono proprio una frana>> ammise lei sorridendo ancora. I suoi occhi puntati su di lui, sul suo viso. Si incrociarono gli sguardi, e l’immagine di Lily Evans tornò a sovrapporsi a quella della nuova collega. Come descrivere ciò che scatenò l’animo di quell’uomo provato dal dolore?

<< Non…non fa niente, tanto dovevo passare di qua>> la sua voce uscì più stanca, come se il parlare lo addolorasse << Bè, buonanotte allora>> e senza dire altro si voltò per incamminarsi verso i suoi sotterranei il più velocemente possibile. Sentì solamente il ‘buonanotte’ di Elyon ancora ferma sulla soglia, che lo osservò finché l’oscurità del castello non lo inghiottì.

<< Sì…buonanotte…>> aggiunse lei stringendosi nelle spalle. Si chiese se accettare la cattedra di Illusione fosse stata una buona idea, specie se il motivo che l’aveva spinta a farlo era lo stesso che aveva appena salutato. E lo era. Oh, sì…lo era.

Nel frattempo Severus Piton era appena entrato nelle proprie stanze, e chiusa la porta di scatto si sfogò ferocemente con una pila di vecchi libri adagiati su una mensola: li colpì facendoli cadere sul pavimento, colpendo delle provette e poi accasciandosi sul bordo di un mobile.

<< Dannazione…>> sibilò stringendo gli occhi che faticarono a trattenere le lacrime << Lily…>>

  
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