Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Octoberlalal    05/03/2015    1 recensioni
"Non c'era molto da dire, io ero io, e lui era lui.
Lui era l'opposto di me, distrutto dentro, con un orribile passato alle spalle.
E io, beh, io ero semplicemente io. Io volevo essere Lei.
Volevo essere la persona che l'avrebbe salvato.
Non avevo intenzione di lasciarlo sprofondare nell'oscurità.
Semplicemente lo amavo."
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nick



«Nick, accidenti, ma che cazzo c'hai? E' da questa mattina che sei strano.» Chiese Francesco, in tono non molto delicato.
Francesco era il mio migliore amico.
Eyebrown, Septum e capelli azzurri completavano il suo look. Era un ragazzo molto bello, come me, in fondo, ma sinceramente lo preferivo con i capelli castani.
Modestia a parte, sospirai e finalmente risposi.
«Sto bene.»
«Ne sei sicuro?»
Alzai volutamente gli occhi al cielo, sbuffando.
«Lascia perdere, France'»
«E' per la tipa?» Portò la mano sotto il mento, come per riflettere. «Come si chiamava, cazzo..»
«Grace.» Risposi con tono neutro.
Era facile ricordarsi il suo nome, non ci voleva un genio.
Ma in fondo, nessuno aveva detto che Francesco era intelligente.
«Quindi è per lei o no?»
Lo ignorai, andando a sedermi al mio posto.
La prof era entrata già da un bel po', ma ci aveva lasciato parlare. Doveva sistemare fogli e cazzate varie.
«Buongiorno, ragazzi.» Ci salutò infine, con la solita voce stridula.
Ignorando la professoressa, mi preparai mentalmente a passare le solite noiosissime ore di scuola.

Portai lo sguardo alla finestra, puntandolo su un albero. Cominciai a studiarlo, catturando ogni singolo dettaglio, come mio solito.
Una cosa che non tutti sapevano era che io adoravo disegnare.
Quando ero piccolo ci passavo le ore.
Ma ora avevo smesso.
Non trovavo la forza, non ci riuscivo.
Anche mio padre amava esprimersi con il disegno.
Le sue opere erano sempre tetre però, incutevano timore.
L'ultima mi lasciò molto perplesso.
Un uomo. In un bosco.
Impiccato, morto.
Dopo di quello smise di disegnare.
Per sempre
«Matthews? Vuole degnarci della sua attenzione, o no?» Mi richiamò la professoressa, svegliandomi dai miei pensieri.
«Scusi.» Risposi, io, assente. Non era mio rispondere bene, o comunque senza un tono scherzoso.
Guardai Francesco, che con la bocca mi mimò 'dopo dobbiamo parlare'.
Molto probabilmente in quel momento potevo solo sembrare uno zombie agli occhi degli altri, ma non mi importava.

Arrivata la ricreazione mi alzai e quasi corsi verso la porta.
Volevo vedere Grace, ma il motivo non lo sapevo. Neanche mi interessava.
Nick Matthews voleva qualcosa? Nick Matthews lo aveva.
Semplice.
Quando la vidi il mio cuore, come al solito, ricominciò la sua corsa.
Perchè?
Quando la vedevo, quando stavo insieme a lei e quando la pensavo il cervello si scollegava, non capivo più niente.
Volevo solo e semplicemente tuffarmi nei suoi capelli, riempirla di baci e farla sentira importante, la donna più bella al mondo.
Mi avvicinai e la bloccai in modo brusco dal braccio.
Stava correndo, forse verso il bagno.
«Hey Ellis, dove corri?» Le lanciai uno dei miei sorrisi, uno dei più falsi, dato che nel suo sguardo c'era ansia.
Cosa era successo?
«Nick, vado di fretta.. Devi dirmi qualcosa in particolare?» Dal suo tono svelto intuii che andava proprio di fretta.
Tagliai il discorso, mordendomi il labbro più volte.
«Ci vediamo alle 4 davanti al cinema qui vicino, okay?» Domandai, incerto.
Per scansare i miei veri sentimenti ammiccai.
Tutte le ragazze cadevano ai miei piedi, tranne lei.
Dai suoi occhi e dalla sua espressione capii che invece lei lo odiava, le dava fastidio. Questa ragazza era proprio strana, accidenti.
«D'accordo, a dopo.» Sussurrò solo, correndo via.
Via da me.
A passo svelto mi avviai nella direzione opposta.

Ritornai in classe. C'erano solo le 'secchione'.
Mi facevano un po' pena, erano sempre sole, ma forse a loro piaceva.
Mi sedetti e poggiai la testa sul banco.
«Nick.» Mi richiamò una voce, che associai a quella del mio amico.
Sbuffai.
«Cosa vuoi?»
«Tu hai de seri problemi, amico. Sei preoccupato per quella lì.»
Notando il mio silenzio, proseguì. «Non ha niente di speciale. Potevo capire se aveva tette o culo, ma non ha un cazzo.»
Ci pensai. Cosa mi attraeva di lei? Cosa?
Il carattere? L'aspetto?
Era buffa, goffa, timida, ma fottutamente bella.
Mi ritrovai a sorridere.
«Amico, te la devi dimenticare, okay?»
Sentii per pochi secondi un vuoto dentro di me.
«Non ci devi legare.» Disse con incredibile serietà.
«E perché? Io faccio quello che mi pare, questo lo sai benissimo.» Dissi, alzando automaticamente la testa, con fare superiore.
«Fidati, non la vuoi davvero conoscere.»
Nel silenzio, si morse distrattamente il labbro svariate volte, in cerca di parole.
Perché non avrei voluto?
«Lei è.. diversa, capisci? Non so esprimermi, amico, ma tu mi hai capito, no?»
Annuii, senza la vera intenzione di farlo.
«Te la devo far dimenticare in qualche modo.» Tossì un paio di volte, poi proseguì. «Oggi diamole buca. Se non sei tu che ti vuoi allontanare da lei, allora sarà lei: semplice, no?» Abbozzò un sorriso, uno dei più falsi mai fatti.
Io invece ripetei il movimento di prima, ma questa volta con più vigore.
«Okay, perfetto. Si può fare.» Annunciai alla fine.
Il mio amico parve sorpreso sul momento, ma riprendendosi fece apparire sul suo volto un sorriso accennato.
«Grande. Senti, mi sta aspettando Alessia, hai presente?» Gli scappò una risata. «La tettona. Beh, mi aspetta. Ci sentiamo, ciao amico.» Ammiccò e senza darmi tempo di replicare scappò via.

Io invece restai in classe e aspettai in silenzio, dopo chissà quanti anni, la fine della ricreazione.
Il resto delle ore passarono velocemente, e così mi ritrovai a casa mia insieme a Francesco e Andrew, un altro mio amico.
Andrew non era il massimo di cervello, infatti faceva affidamento solo sul suo aspetto esteriore.
«No, cazzo!» Gridò Francesco, completamente preso dal gioco.
«Smettila di giocare.» Mi lamentai io.
«Perchè?» Rispose, con innocenza.
«O ti stai zitto, o ti caccio a calci in culo da questa casa.» Borbottai.
«Okay, okay.»
Da qui silenzio, ognuno preso da quello che stava facendo.
«Hey ma» Interruppe Andrew. «Non dovevamo andare al cinema con quella sfigata?» Domandò, distrattamente.
«Dovevamo, appunto.» Rispose l'altro mio amico.
Io tossii.
L'argomento mi infastidiva. Mi sentivo.. male, ma il motivo non lo sapevo.
Ultimamente non riuscivo più a capirmi, a trovare risposte. O comunque, risposte sensate e di mio gradimento.
Puntai i miei occhi fuori dalla finestra.
Il cielo si stava scurendo. Sicuramente tra poco mille gocce si sarebbero poggiate sulla mia finestra.
«Vabbè, comunque io devo andare.» Annunciò Andrew, alzandosi dal divano.
«Ciao» Salutai, seguito da Francesco.

Alle 5:00 mi ritrovai solo e abbandonato sul letto di camera mia a fissare il soffitto.
Alla fine anche Francesco era andato via. 
'non andare da lei' disse soltanto, prima di lasciarmi.
Io non ci sarei andato comunque.
Era troppo lontana casa sua, e poi pioveva.
Non ero un'amante di quest'ultima. La detestavo.
Ogni volta che uscivo di casa con la pioggia i miei capelli, che la mattina erano perfetti, si trasformavano in un futuro nido per uccelli.
Aggiustai il cuscino e cambiai posizione, poggiandomi sul fianco destro. Scollegai la mente e mi concentrai solo e solamente sul ticchettio delle gocce.
La calma regnava, tanto che un leggero torpore mi investii, invitandomi ad addormentarmi lì seduta stante.
E così feci.
Chiusi gli occhi e mi abbandonai.
 

Grace


Era da chissà quanto che camminavo.
Molte volte ho pensato di tornare indietro, di rinunciare, o almeno prendere l'autobus, ma ogni volta mi rifiutavo.
'Tornare indietro? Dopo tutto questo tragitto? No, no.'
'L'autobus? Stiamo scherzando? Stare lì ad aspettare mentre lui se la ride? No, no.'
E quindi eccomi qui.
Tenevo i pugni talmente stretti che le nocche erano completamente diventate bianche.
Pensai alla mia amica Thea.
In primis avrebbe spalancato la bocca, e forse poi avrebbe sparato una delle sue battutine, per sdrammatizzare.
'Grace alla riscossa' o cose del genere.
Anche in un momento come quello riusciva a farmi sorridere.
E pensare che non era neanche qui accanto a me.
L'amicizia ti salva, è vero cavolo.
Mi scappò una risata.
Il telefono mi interruppe, facendo partire in quarta la sua straziante musichetta.
Lo sfilai dalla tasca, e ne aprofittai per leggere l'orario.
Sgranai gli occhi: erano le sette di sera.
Alzai gli occhi al cielo, e constatai che in effetti si era fatto buio.
Sospirai, e alla fine risposi, senza neanche guardare chi era.
«Pronto?»
«Dove sei?»
Mi accolse una voce roca all'altro capo della linea, che subito riconobbi.
«No, dove sei tu!» Dissi con rabbia. «Ti ho aspettato..»
Non mi diede il tempo di finire, che le sue mille parole mi travolsero.
«Mi dispiace, Grace, cazzo se mi dispiace. Sei stata lì ad aspettarmi molto, vero?»
Non mi diede il tempo di replicare, che continuò.
«Sono stato uno stronzo. Io volevo venire, ma Francesco.. E poi, non so, ma quello che sento mi spaventa. Tu mi spaventi.»
Un brivido mi attraversò la schiena.
«No, cioè, non tu. Quello che mi fai provare. Dio..» Rise con amarezza. «Sono un coglione.»
Tirai su col naso.
«Scusami.» 
Mi morsi il labbro per trattenere le lacrime.
«Dove sei?» Richiese.
Deglutii prima di rispondere. «Non lo so. Stavo venendo da te.»
Volevo apparire sicura, ma il risultato era completamente il contrario.
Mi guardai attorno. «Sono vicino a un parco.»
«Resta lì.» Ed attaccò.
Rinfilai lentamente il telefono in tasca, e mi avviai verso un albero, dove pesantemente mi appoggiai.
Mi presi delle ciocche di capelli  e le tirai, compiendo il solito e noiosissimo movimento.
Chissà come apparivo in quel momento.
Sicuramente non risultavo carina come qualche ora fa.
Sbuffai e tirai i capelli indietro.
Che odiosissima giornata.


Angolo autrice
..Mi sento così in colpa, ugh.
Per un mese non ho aggiornato, non ho dato segni di vita.
Aah, scusate. :c
Ho provato a farlo più lungo, per farmi perdonare, ma - ovviamente - non ci sono riuscita.
Ho quindi pensato di, ehm, pubblicare il prossimo capitolo non Venerdì, ma prima.
Forse Domenica, forse Lunedì, non lo so, hahah.
Comunque, scusate eventuali errori d'ortografia, non ho riletto.
Ah, e pubblico il capitolo oggi perchè domani non potrò collegarmi,
Quindi, boh.
A Domenica/Lunedì.
Ceu lalal.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Octoberlalal