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Autore: A_Typing_Heart    06/03/2015    2 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Yamamoto aveva sentito la notizia della scomparsa di Iemitsu Sawada al telegiornale del mattino e la tristezza che provò fu intensa. Non molto per l'uomo che Iemitsu era, poichè i suoi rapporti diretti con lui erano stati trascurabili saluti rivolti in qualche incontro fortuito e nulla più; oltretutto era l'uomo che guidava l'Haido e non poteva dire che fosse un lavoro di suo gradimento... però era pur sempre il padre di Tsuna e nessuno meglio di Yamamoto sapeva che cosa si provava a perdere quella figura. E poi, subito dopo la morte di sua madre e l'esecuzione di Mukuro. Che cosa poteva aver fatto di male quel suo caro, gentile amico per attirare su di sè tali e tante disgrazie? A suo parere nulla e soffriva molto per tutti i fulmini che si abbattevano sulla sua vita. Non si stupì quando a metà mattina il suo telefono squillò e dall'altra parte udì la voce strascicata e nasale tipica di qualcuno che aveva pianto di tristezza.
-Yamamoto...-
-Tsuna... ho sentito la notizia al telegiornale...- disse lui, prima di sospirare. -Senti... sai che ho perso mio padre anch'io e so come ti senti... vorrei... poter dire qualcosa per alleviare la tua sofferenza, ma non penso che esistano parole adatte allo scopo... mi dispiace davvero tanto che tu debba soffrire così.-
-So che mi capisci, però... io... d-dovevo parlare con qualcuno, e tu... tu puoi capire meglio di chiunque...-
Tsuna singhiozzò e per un attimo il telefono venne coperto, soffocando ogni rumore. Quando Yamamoto udì di nuovo qualcosa la sua voce era più ferma e meno nasale, il che gli fece pensare che si fosse soffiato il naso in quei pochi attimi di silenzio.
-Yamamoto... mio padre n-non è morto di arresto cardiaco.-
Gli occhi color nocciola di Yamamoto si spalancarono e la mano si bloccò in aria nell'atto di chiudere la finestra del dojo. Una valanga di oscuri presagi lo investì in una frazione di secondo: se il telegiornale parlava di arresto cardiaco ma Tsuna lo negava, qualcosa non andava e forse il regime aveva qualcosa di losco da insabbiare.
-Cos'è successo, Tsuna?-
-Qualcuno gli ha sparato nel suo ufficio, stanotte... io... l'ho visto quando sono entrato, e...- si interruppe lui con un singulto. -Ya... Yamamoto, era orribile... i-io non avevo mai visto un...-
-Non ci pensare... vuoi che venga da te? Ci incontriamo e ne parliamo di persona?-
-N-no, no... cioè, vorrei... ma non posso... stanno facendo indagini a tutto campo, non mi posso muovere e nessuno può entrare per ora... mi hanno dato il permesso di telefonare ed è già tanto... a proposito, non si deve sapere che papà è stato... ucciso... okay? Non dirlo a nessuno...-
-Puoi fidarti di me, lo sai.-
-Sì... lo so... però... però, la cosa peggiore... N-non so cosa pensare...-
-Che cosa? Che c'è di peggio?-
-Hanno... hanno trovato un braccialetto... lo teneva mio padre tra le dita... te lo posso giurare, è il braccialetto che ho fatto io ad Hayato con la corda... con il mio nome dentro... è strappato, come se... se papà glielo avesse preso e tirato via...-
-Ma... ma Gokudera è in prigione...-
-Non più... è evaso stanotte...-
Era sicuramente l'ultima cosa che Yamamoto si aspettava di sentirgli dire. Il suo corpo si fece particolarmente teso e rigido a quella rivelazione e il suo cervello cominciò a elaborare a mille tutto quello che aveva sentito. Gokudera era evaso dalla prigione... da solo? Eppure sapeva che si stava facendo in quattro per ottenere la sua scarcerazione e ormai c'era quasi, era questione di qualche giorno per ottenere un'ultima firma di controllo ed era fatta, perchè correre tanto rischio? Soprattutto ora che sapeva che Mukuro non c'era più, perchè aveva tanta fretta? Pensò che forse i complici di Mukuro avevano avuto modo di liberarlo, ma se così era, perchè si sarebbe preso la briga di uccidere Iemitsu? In qualsiasi modo girasse la questione c'era sempre qualcosa di impossibile o di improbabile, come anche il fatto che Gokudera avesse un'arma da fuoco. Era già difficile procurarsela prima dell'avvento dell'Haido, figurarsi di quei tempi... conoscendo Hayato come lo conosceva, se avesse voluto uccidere Iemitsu avrebbe usato esplosivo a basso potenziale in un punto strategico, o qualche miscela chimica, qualcosa che conosceva molto meglio e che poteva procurarsi in qualsiasi momento. Ma siccome lui non aveva segreti per Yamamoto e tantomeno per Tsuna, entrambi non potevano credere che avrebbe potuto pensare di uccidere a sangue freddo il padre del suo fidanzato, soprattutto quando era l'unico membro rimasto della sua famiglia.
-Non ti ha lasciato nessun messaggio, Tsuna?-
-Messaggio?- ripetè lui perplesso. -No... non credo, no... nulla che io abbia trovato...-
-Mh... potrebbe non averne avuto il tempo, o il modo... ma onestamente io non credo che Gokudera avrebbe ucciso qualcuno così... tuo padre soprattutto... lui ti vuole bene, non ti avrebbe mai ferito.-
-Lo ha già fatto, Yamamoto, diverse volte.- rispose Tsuna con una voce stranamente pacata ma fredda, somigliava all'altoparlante del coprifuoco. -Tu lo sai.-
Yamamoto ebbe l'angosciante sensazione che Tsuna non stesse parlando dell'improvviso abbandono di Gokudera o di qualche litigio trascorso. Aveva la netta impressione che lui sapesse che cosa era successo tra loro qualche anno prima, che sapesse della loro relazione clandestina e solo adesso si decidesse a parlarne. Non seppe che cosa dire e prima che pensasse a cosa rispondere lui parlò di nuovo.
-Però... lui non avrebbe fatto qualcosa di così vigliacco... io... non voglio crederci...-
-Tsuna... qualsiasi cosa Gokudera abbia fatto per ferirti... giace nel passato.- disse Yamamoto, più che mai consapevole di stare ammettendo una colpa nascosta a lungo. -Le sue colpe sono morte e sepolte... credo che il tuo amore e la tua fiducia in lui anche in questo frangente siano la prova che lo sai bene.-
-...Sì... sì, lo so... ma Yamamoto, io non ho mai incolpato te. Vorrei che lo sapessi.-
Era la conferma che non si era sbagliato, Tsuna lo sapeva come lo sapevano tutti gli altri nella loro cerchia di amici. Non era poi così sorpreso per questo, ricordava quanto fosse stato difficile in quel periodo non posare gli occhi su Hayato in qualsiasi momento, quanto artificiale fosse la loro conversazione in pubblico nel tentativo di mascherare la nuova intimità... quello che lo sorprendeva era scoprire che Tsuna non gli attribuiva alcuna colpa. Per fare certe cose, come diceva Gokudera, bisogna essere in due.
-Lui aveva il dovere di rispettarmi... tu... sei mio amico, sì, ma questo non basta a cancellare quello che hai sempre provato per Hayato e io lo so... per questo penso che la colpa non sia tua... la colpa è sua, e mia, perchè non ho mai voluto chiedergli... che cosa gli facessi mancare... che cosa pensava... e adesso lo so.-
-Sai... cosa?-
-So che cosa pensa di me.- disse Tsuna con un tono depresso. -Pensa che io sia come mio padre, un arrogante e un egoista, un ipocrita dispotico... me l'ha detto quando sono andato a trovarlo in cella, dopo il processo, e io... ero così arrabbiato per quello che mi diceva... che... non ho capito che lo diceva perchè era arrabbiato, era angosciato e spaventato e... l'ho... lasciato lì dentro... forse... forse è davvero stato lui, e l'ha fatto per vendicarsi di come l'ho trattato...-
-Tsuna... Gokudera non si vendicherebbe mai in un modo simile... non devo certo dirtelo io che se ha dei problemi con qualcuno lo prende a pugni di persona, no? A meno che non sia uno studente...-
Seguì un lungo silenzio che Yamamoto non cercò di rompere. Sentiva Tsuna al di là del telefono respirare a fondo, tirare su col naso e forse asciugarsi gli occhi. Sentì in sottofondo un miagolio familiare e pensò che con lui ci fosse Uri, poi sentì la voce di una ragazza chiamare la gatta per nome.
-Chi c'è con te, Tsuna?-
-Ah... c'è Uri, l'ho portata con me quando sono venuto qui... e anche Basil... e Haru...-
Yamamoto non aveva la più pallida idea di chi fossero queste due persone, si grattò il mento cercando di spulciare nella memoria nomi e facce dei colleghi del suo amico, senza però arrivare a una conclusione. Gli pareva di ricordare una Haru in redazione, ma gli pareva improbabile che quella signora di cinquant'anni avesse una voce così cristallina, e onestamente gli sembrava anche strano che fosse a casa di Tsuna.
-E chi sarebbero? Li conosco?- si arrese infine.
-Ah... no, non li conosci... da quando sono qui è successo il finimondo, Yamamoto... e non sono riuscito a vedere o sentire praticamente nessuno, ho incontrato Hibari per caso il giorno del processo ma ci siamo parlati a malapena e ora non so dove sia, Chrome mi ha detto che non è rientrato ieri sera...-
-Chrome?-
-Sì, mi ha risposto lei al telefono di Hibari, non so che cosa diavolo stia succedendo, mi sembra di essermi svegliato in un mondo parallelo.-
-Sono piuttosto confuso anch'io...-
-Beh, per farla breve, Basil è più o meno mio fratello, e Haru... diciamo che è... una coinquilina... ti spiegherò i dettagli un'altra volta, il capitano Byakuran sta arrivando, forse vuole dirmi qualcosa sulle indagini...- snocciolò Tsuna sbrigativo mentre qualcosa vicino a lui cadeva con un rumore metallico. -URI, porca miseria... ah, un'ultima cosa, vedi se riesci a metterti in contatto con Kyoya, sono preoccupato... ti richiamo io appena posso, d'accordo?-
Tsuna chiuse la chiamata senza aspettare una risposta, ma difficilmente Yamamoto gliel'avrebbe data. Chiuse lo sportello del cellulare senza distogliere lo sguardo dalla porta sul retro del dojo. Era stupito, ma poi pensò che avrebbe dovuto aspettarselo. Chi altro poteva aiutarlo con i rapporti con Tsuna sul punto di naufragare, Mukuro morto e Hibari irreperibile?
-Gokudera.-
Le labbra di Gokudera si mossero appena senza articolare nessun suono. Yamamoto restò a fissarlo posando il cellulare sul tavolo alla cieca. Un momento dopo il giovane ormai ex insegnante di scienze cadde sul parquet a faccia in giù.


Poco dopo Takeshi Yamamoto mise una tazza di tè bollente fra le dita gelide di Gokudera, appallottato dentro un nido di coperte. Non era un medico, ma essendo sempre stato uno sportivo, un insegnante di kendo e un volontario della protezione civile conosceva abbastanza il corpo umano da pensare che Gokudera stesse per andare ipotermia. Era stato fuori tutta la notte senza un cappotto nè un riparo prima di arrivare da lui?
-Grazie.- sussurrò Gokudera, sorseggiando il tè più rapidamente che potesse. -Me la sono vista brutta davvero.-
-Che cosa diavolo è successo, Gokudera?- domandò lui. -Il paese sta impazzendo e non ci si capisce più niente, Tsuna è uno straccio, Hibari sembra che non si trovi da nessuna parte e ora tu sbuchi fuori dal nulla mezzo congelato...-
-Sono evaso di prigione...-
-Questo lo capisco anche da solo...- osservò con una punta d'impazienza. -Ma come ci sei riuscito? Pensavo che ti fidassi di me, ormai dovevo solo avere una firma dell'ufficio di controllo per farti uscire...-
-Non l'ho deciso io, un uomo è venuto a liberarmi questa notte.-
-Un uomo? Quale uomo?-
Yamamoto, come altre volte, non si rese conto di aver scoccato un'occhiata particolarmente sospettosa e intensa. Quando gli succedeva era solitamente assorto nei suoi pensieri e non ne aveva consapevolezza, ma qualche volta Hayato e anche Tsuna gli avevano fatto notare che faceva paura, sembrava che stesse cercando di uccidere qualcuno. Capì che aveva esibito quell'espressione quando vide la reazione di Gokudera falsamente spavalda.
-Beh? È il caso di fare una scenata di gelosia?-
-No, ma che... voglio solo sapere chi era...-
-Non lo so chi era, mi ha detto che era l'informatore di Mukuro.- disse Gokudera, svuotando la tazza con un'ultima sorsata. -Mukuro mi ha parlato di una persona insospettabile che aveva tenuto d'occhio Hibari per suo conto quando era sorvegliato, ma non credevo fosse addirittura un ufficiale...-
-L'informatore di Mukuro non è un ufficiale, ti stai sbagliando.-
-Aveva l'uniforme grigio antracite, non mi sto sbagliando.- ribattè Gokudera velenoso.
-Forse il tuo salvatore aveva l'uniforme da ufficiale, ma non era l'uomo che teneva d'occhio Hibari.-
-Ma che ne vuoi sapere tu?!-
-Lo so, Gokudera, ero io l'informatore di Mukuro.- ribattè Yamamoto secco, fissando la finestra assorto. -Io ho tenuto d'occhio Hibari in ospedale per suo conto finchè non lo hanno inghiottito al punto da essere impossibile parlargli se non si era nella milizia.-
Gokudera aveva la bocca aperta come se gli si fosse slogata la mandibola, ma Yamamoto non ci fece caso. Perchè mai qualcuno avrebbe dovuto spacciarsi per l'informatore di Mukuro, se era comunque uno dei suoi uomini? La faccenda puzzava di complotto sempre di più. Quando si voltò di scatto verso di lui Hayato sussultò.
-Dimmi che cosa ha fatto quell'uomo, nei dettagli.-
-Che cazzo, sei posseduto da Hibari? Che sono queste domande?-
-Gokudera, sospetto che la tua evasione sia servita solo a scaricare su di te la colpa di un omicidio, quindi ora smettila di lagnarti e dimmi tutto quello che sai.-
-Omicidio, quale omi...?-
-HAYATO!-
Gokudera sbuffò e cercò riparo dall'imbarazzo nella tazza del tè, ma era già vuota. Guardò altrove per nascondere la vergogna, non si aspettava di essere chiamato di nuovo in quel modo dopo anni e sicuramente al suo nome erano legati ricordi che aveva cercato di dimenticare con tutto il suo essere. Per sfuggire al torrente della memoria si gettò in una cronaca dettagliata della notte precedente, ricordava quasi alla lettera le parole che l'uomo gli aveva rivolto e quando disse di essere stato portato nell'ufficio del generale per poi evadere tutti i campanelli d'allarme suonarono nel cervello di Yamamoto.
-... Non ti è parso strano essere portato di sopra per poi spiegarti una lunga strada per scendere?- osservò interrompendo il resoconto nel suo vagabondare al freddo. -Perchè non ti ha portato direttamente alla cabina della manutenzione e lì ti ha spiegato tutto?-
-Beh, l'ha detto lui che i soldati non hanno l'autorizzazione a entrare...-
-Ma che senso avrebbe avuto? Se vi avessero sentiti forse non potevano entrare senza autorizzazione, ma sareste stati in trappola come topi... avrebbe avuto più senso portarti alla scala di manutenzione e parlare mentre scendevate, e farti uscire subito... Gokudera, hai fatto proprio il suo gioco.-
-Di che cosa diavolo stai parlando?-
-Stamattina hanno trovato Iemitsu morto nel suo ufficio. Alla televisione dicono che è stato un attacco cardiaco, ma ero al telefono con Tsuna prima, e mi ha detto che gli hanno sparato.-
Senza aggiungere altri dettagli Gokudera spalancò gli occhi verde chiaro in un lampo di comprensione. Aveva capito da solo il motivo di quel largo giro fino all'ufficio, il motivo per cui erano rimasti al buio e anche che l'arma che gli aveva dato era probabilmente l'arma del delitto. Prese a darsi pugni sulla fronte con ferocia sparando una sfilza di insulti a se stesso prima di rialzare la testa.
-Tsuna pensa che sia stato io?-
-Ha paura di sì... hanno messo il tuo braccialetto in mano a Iemitsu.-
Hayato si guardò il polso e si rese conto solo in quel momento di non avere più il bracciale. Sembrava scioccato oltre la possibilità di esprimersi a parole.
-Pensa che potresti averlo ucciso per... vendicarti del fatto che ti ha lasciato in cella.-
-... Che... idiota...- sibilò Gokudera, massaggiandosi la tempia come era solito fare sotto stress. -Come se potessi fargliene una colpa... l'ho trattato come spazzatura e ho anche cercato di rompergli un braccio... mi sono cercato tutto quello che ho avuto...-
-Credo che sia solo la paura a fargli pensare cose del genere... si calmerà... è sconvolto, dopo la morte di Nana e di Mukuro, lui...-
-Mukuro!- esclamò Gokudera scattando in piedi. -Yamamoto, quell'uomo mi ha detto che Mukuro è vivo!-
-...Questo non è possibile... ero presente all'esecuzione, l'hanno...-
Eppure qualcosa non quadrava ancora, pensò Yamamoto smettendo di parlare. Sì, era stato presente il giorno di Natale, ma effettivamente che cosa avevano visto quelli che erano lì? Avevano sentito le frustate, avevano visto il sangue e Mukuro immobile... e un lenzuolo steso sopra di lui quando lo portavano via, ma un lenzuolo non significava niente. Poteva essere stata solo una scena fatta per il pubblico, Mukuro poteva essere soltanto svenuto. Se non si sbagliava la legge prevedeva che i condannati non venissero curati, ma se invece era stato fatto in segreto Mukuro poteva essere ancora vivo... era una possibilità.
-Lui ha detto che un cavillo l'ha salvato e che ora è rinchiuso nel carcere per oppositori politici di Sekko, ma potrebbe morire in quel posto!- insistette Gokudera. -Yamamoto, io posso farcela, posso tirarlo fuori da lì! Prima che ci prendessero lui stava lavorando a un'evasione totale dei prigionieri, mi ha fatto vedere tutti i suoi piani, posso riuscire a completarli e a tirarlo fuori!-
-... Potrebbe essere una trappola, ne sei consapevole?-
-Era comunque un piano che aveva in mente e anche se fosse morto vorrebbe che io lo completassi... è una cosa che va fatta... per favore, aiutami, Yamamoto.-
Yamamoto poteva essere abbastanza forte da combattere una vita di tentazioni e dire "no" a ogni singolo capitano dell'Haido incurante di qualsiasi ordine, supplica e lusinga, ma non avrebbe mai potuto dire di no agli occhi verdi di Gokudera, nel suo cuore l'unico signore e padrone che riconosceva. Se qualcuno gli avesse chiesto quale potesse essere una buona ragione per rischiare la vita ogni giorno, ne avrebbe saputo dire nome e cognome.
-Che cosa ti serve?-
-Andiamo a Kokuyo... troveremo lì tutto il supporto di cui abbiamo bisogno.-
-Bene... faccio un bagaglio veloce e andiamo.-
Yamamoto stava già facendo mente locale per capire cosa poteva servire quando sentì che una mano gli stava trattenendo il braccio. Fu con un attimo di smarrimento che guardò Gokudera. Era così vicino da fargli salire il cuore in gola, da fargli pensare che intendesse baciarlo. Il momento passò e la tensione crollò, ma fu sicuro di non essersi sbagliato quando vide il forzato sorriso di Gokudera farsi strada nel senso di colpa per il pensiero che aveva avuto. Sembrava che fosse davvero difficile restare soli qualche minuto senza essere catturati dal campo magnetico.
-Grazie.-
   
 
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