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Autore: Megan204    06/03/2015    5 recensioni
C'è un'altra donna nella vita di Quattro.
Non occupa il posto di Tris, né quello di Evelyn.
Un posto tutto per lei.
Quella lei, che forse l'ha salvato, prima di Tris.
Una donna che comunque vada, gli sarà sempre accanto.
La stessa donna che manda il cervello fuori uso ad Eric.
La stessa donna, che con un po' di impegno controlla i due uomini più testardi della fazione.
La stessa donna che diventa amica di Tris, creando un duo micidiale.
La stessa donna che è sostenuta da Shauna e Zeke.
La stessa donna che fa da sorella a Marlene e da amica ad Uriah e Lynn.
La stessa donna che aiuta Tori a nascondere segreti.
Una donna, che legherà tutti con un unico filo.
Una donna, che donna non è, di nome Hayley.
Spoiler Insurgent, Allegiant. Storia riscritta partendo da Divergent, con (qualcosa) di diverso.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A warning to the people, The good and the evil, This is war.
To the soldier, the civilian, The martyr, the victim, This is war.
It's the moment of truth and the moment to lie, The moment to live and the moment to die
The moment to fight, the moment to fight.


Un avvertimento per le persone, per quelle buone e per quelle malvagie: Questa E' una Guerra.
Per il soldato, per il civile, per il "martire", per la vittima: Questa E' una Guerra.
E' il momento della Verità, il momento di mentire, il momento di vivere, il momento di morire,
il momento di combattere, il momento di combattere.



Non so quanto duri il buio, forse ore.
Rimango accovacciata sul letto, vestita, in attesa di quel segnale che probabilmente non tarderà ad arrivare.
Entro in una sorta di mondo tutto mio, perdendo la lucidità, o meglio, l’umanità.
Divento anche io una macchina, sotto però il mio completo controllo.
Non lascio la mia vita in mano a Jeanine, mi gestisco da sola.
Ecco cosa vuol dire essere Divergenti.
Voglio togliere di mezzo le emozioni, perché stanotte, tornerò a casa.
Torno dove sono cresciuta.
Torno da Marcus.
A questo pensiero mi massaggio distrattamente il polso, come ad aspettarmi il cuoio, che però stavolta non arriverà.
Torno da Marcus e lascio Eric.
Perché, nonostante tutto, non sono più disposta a giustificarlo, non voglio più cercare di dare un senso a questo.
Ho lasciato dietro un mostro per trovarmene davanti un altro, e la mia vita non voglio vada così, che duri un’ora o che duri ancora cinquant’anni.
Mi sono promessa di vivere, lasciando gli Abneganti, non di sopravvivere.
Voglio essere felice, voglio una persona che tenga a me accanto, voglio che mio fratello sia in pace, voglio che i miei amici siano al sicuro, ed è stupido pensarlo ora.
Perché fuori, ci sarà la guerra.
Questa è la guerra.
È fare mille progetti, che probabilmente non realizzeremo mai. È sperare, sperare di sopravvivere, sperare che le persone a te care si salvino. È andare incontro ad un’onda di sangue, che volente o no, ti travolgerà comunque.
E come ogni grande onda, lascerà dietro solo ferite e detriti, che solo il tempo che mai avremo a disposizione contribuirà a curare e pulire.
Un suono prima debole, poi sempre più forte mi separa dai miei pensieri.
Passi.
La simulazione è iniziata.
Mi alzo dal letto, prendendo un respiro profondo.
Calma Hayley.
Afferro la mia solita felpa, voglio avere qualcosa che sento veramente mio addosso.
Lego i capelli in una coda alta e lanciando un ultimo sguardo alla stanza.
Arrivederci, se mai ci rivedremo.
Mi riverso in corridoio, aggiungendomi alla fila di altri Intrepidi che camminano con lo sguardo vacuo e il passo lento e regolare, scandito come da un orologio interno.
I movimenti sono quasi innaturali e mi sforzo malapena di imitarli, che provino ad uccidermi.
So già cosa mi contraddistingue da questa massa di burattini nelle loro mani, gli occhi.
Sarò stanca, avrò le occhiaie peggiori che si possano desiderare, ma non ho perso quella luce, che mi fa combattere ancora.
Salverò chi devo salvare, ucciderò chi devo uccidere.
Non ho paura a diventare un’assassina, se necessario.
Sfiliamo davanti ad un Capofazione, che muove la testa da destra a sinistra, osservandoci uno ad uno.
Allora il bastardo è sveglio, voi non fate la simulazione, vero?
Non sembra accorgersi dello sguardo che gli riservo, lasciando proseguire regolarmente la fila.
Giungiamo in una sala, dove c’è un tavolino, con ammassate sopra cose nere.
Pistole.
Finalmente si inizia a ragionare.
Mi avvicino al tavolo, afferrando un’arma.
Il freddo del ferro viene a contatto con la pelle trasmettendomi la solita sicurezza.
Con questa sono potente.
Infilo il caricatore con un colpo secco, facendolo scattare, a differenza degli altri che sembrano usare un’innata delicatezza.
Prima ci infilano in una simulazione e poi ci fanno muovere come bamboline?
Patetici.
Jeanine allora non è così avanzata come pensavo.
Ci ha dato il potere, ma ci ha tolto la forza che ci contraddistingue, un po’ come togliere agli Eruditi la loro intelligenza.
Avrebbero solo i libri, nulla di più.
E ora noi siamo così, con una pistola in mano e nessun potere di controllo della forza.
Cerco con gli occhi Tobias, magari mi sarebbe utile.
Cerco anche Tris, perché sembra che dove c’è lei, trovo anche lui, ma niente.
Non vedo né una testa bionda, né i capelli corti di mio fratello.
Infilo la pistola nella fondina e seguo la massa, sperando che mi dicano dove andare.
Io non ho un maledetto trasmettitore che mi dice cosa fare, anche se ammetto sarebbe utile anticipare le loro mosse.
Camminiamo, risalendo il Pozzo per qualche centinaio di metri.
Dove diavolo è Eric? Così posso saltargli al collo e ucciderlo subito, voglio togliermi il pensiero.
Cerco di non far prendere il sopravvento alla rabbia conficcandomi le unghie nella coscia, sopra i pantaloni.
Ma come faccio?
Sto tornando dal padre che mi ha picchiato per sedici anni con la mia fazione, sottomessa agli Eruditi che sono aiutati dal ragazzo di cui dovrei essere innamorata che a sua volta cerca di trovare e uccidere quelli come me, i Divergenti.
In tutto ciò, mio fratello non so che fine abbia fatto insieme alla sua fidanzata e non c’è traccia dei miei amici, tra cui un Divergente che non sa di esserlo.
Che situazione fantastica.
Devo spegnere quest’odiosa parte di me, che tende a ragionare a macchinetta sui disastri che questa cosa potrebbe provocare, devo essere lucida, se voglio avere un maledetto futuro che non comprenda lo stare sotto tre metri di terra.
L’aria fredda della notte mi punge il viso e noto che siamo arrivati ai binari.
Almeno non ci fanno andare a piedi, devo ricordarmi di ringraziarli.
Seguo l’Intrepida davanti a me, che si accoda ad un altro gruppo in fila per salire.
Sono aiutati da soldati, sotto simulazione anche loro.
Vedo che intorno non ci sono Capi, così decido di dare un’occhiata in giro, muovendo leggermente la testa.
Ed ecco che due vagoni prima c’è Quattro che aiuta Tris a salire su questo maledettissimo aggeggio.
Io l’ho detto, dove c’è uno, c’è l’altro.
Afferro distrattamente la mano del soldato che aiuta ad issarmi e vedo una faccia conosciuta.
Lauren.
Non mi sta particolarmente simpatica, lo ammetto, ma vederla in questo stato mi fa pena.
Perché, riprendendo ad analizzare la situazione, lei cosa ha fatto di male?
È nata Intrepida, ha vissuto sedici anni nella fazione, preparandosi all’iniziazione, ha fatto cadere il suo sangue sui carboni ardenti ed è entrata ufficialmente nel sistema.
Sono quattro anni che lavora con gli iniziati e al centro di controllo, è piena di piercing, i suoi capelli sono strani, chiama gli Abneganti Rigidi, insomma l’Intrepida esemplare.
Eppure, tra qualche ora si risveglierà, scoprendo probabilmente di avere ucciso qualche persona, si sentirà in colpa e subito dopo arrabbiata, perché si sono appropriati del suo cervello.
Non potrà farci nulla e vivrà sempre col tarlo di essere stata sottomessa agli Eruditi ed aver ucciso qualcuno di innocente senza motivo.
Che gran bella vita si prospetta per tutta questa adorabile fazione.
Perché i Candidi saranno anche troppo sinceri, gli Abneganti troppo altruisti, i Pacifici troppo tranquilli e gli Eruditi troppo smaniosi di potere, ma noi siamo molto peggio.
Siamo quelli che sono pronti alla guerra, che distruggono qualsiasi cosa si trovino davanti.
Siamo la fazione fuori controllo, quella che basta un siero e tante promesse per piegarci.
Il treno frena, stridendo sulle rotaie nel silenzio della notte.
Scendo il più autonomamente possibile e mi guardo intorno.
Sono a casa.
Sento lo stomaco stringersi ancora di più in una morsa dolorosa.
Sono qua, di nuovo.
E devo assolutamente trovare mio fratello.
Scenderà prima o poi da questo maledettissimo treno?
E poi finalmente, lo vedo.
O meglio, vedo Tris e di rimando mio fratello.
Mi stacco lentamente dal cordone per raggiungere senza farmi notare Tobias, mentre il cuore inizia a martellarmi nel petto.
Ah, allora ci sei ancora.
Le strade sono dolorosamente familiari, la parola mamma sembra galleggiare nel vuoto.
Mi affianco a Tris borbottando a mezza voce:
-Non è il momento adatto per la passeggiatina romantica nel quartiere natale.-
Quattro non si degna nemmeno di darmi una risposta mentre Tris è tesa come una corda di violino.
La ferita è ancora aperta, ha lasciato questo luogo da troppo poco.
E le tue ferite Hayley, sono ancora aperte?
Avverto il lontananza degli scoppiettii, e so già a cosa corrispondono.
Spari.
Quattro cerca il mio sguardo, lanciandomi un avviso tra le righe, fare la brava.
Ma se Marcus, finirà per sbaglio sulla mia strada, morirà all’istante, al diavolo le simulazioni.
Quel proiettile brucerà come la cintura.
Vedo in lontananza Tori che fa inginocchiare un membro del consiglio, sparandogli a sangue freddo.
Tris sembra inciamparsi ma la afferro saldamente per il gomito, tenendola in piedi mentre gli occhi le si riempiono di lacrime.
Arriccio appena le labbra scavalcando il corpo inerme.
Se succede qualcosa a Marlene, Shauna o agli altri, non muoio soltanto per poter fare una strage.
Tris incomincia a tremare visibilmente, così le stringo appena una mano. Deve mostrare l’Intrepida che è in lei.
Vedo i vari Intrepidi sparpagliarsi per eseguire gli ordini.
Noi, non ricevendone, dovremmo adeguarci.
Punteremo verso casa di Marcus, obbiettivo sicuro.
Sto per voltarmi verso Quattro quando sento una voce gelida.
Eric.
Mi irrigidisco mentre infila un dito nella guancia di Tris, non degnandomi di uno sguardo.
Ha paura.
Spiega ad una ragazza accanto a lui come funziona la simulazione, idiota.
Io lo ammazzo qua, davanti a tutti.
Sono l’unica che si merita di farlo.
L’unica che può farlo.
Le sue attenzioni si spostano da Tris a Quattro, puntandogli la pistola alla tempia.
No, mio fratello no.
La mano si avvicina alla cintura, impugnando il calcio della pistola.
Ma Tris, anticipa i miei movimenti, puntando la pistola contro la fronte di Eric, che assume un’espressione smarrita.
«Togligli la pistola dalla testa» Dice Tris, scandendo duramente le parole.
Io sono come immobile, cercando di capire se agire o rimanere nell’ombra in caso di necessità.
«Tu non mi sparerai» Risponde Eric come un serpente.
Oh, lei no.
«
Ma io invece potrei.»  Esordisco estraendo la pistola e puntandogliela in faccia.
E lui sembra finalmente accorgersi di me, come se l’avessi schiaffeggiato.
Gli ho soltanto fatto capire che sono Divergente.
«
Tu sei l’ultima persona che può spararmi, Hayley.»  No, non mi indebolirà così.
«
E invece me lo merito. Non chiamarmi Hayley, non sei nessuno per farlo.»  Stringendo gli occhi, sento Tris sparare e colpire Eric al piede, facendolo accasciare gridando.
Punto il grilletto contro la sua amichetta, colpendola ad un ginocchio.
Mi ammiro da sola per la precisione.
Lancio un’ultima rapida occhiata ad Eric e mi metto a correre, lasciandomelo alle spalle.
Sento dei passi dietro di noi e due colpi secchi, che fanno centro.
Uno nella spalla di Tris, uno nel mio braccio.
Sento un dolore lancinante ed il calore del sangue iniziare a scorrere, maledetti.
Continuo a correre quando Tris si accascia a terra.
Mi accuccio accanto a lei tirandola su per un braccio, mentre lei rimane a peso morto urlando a me e Tobias di scappare, ma so che non la lasceremo qua.
Andremo incontro al destino che ci spetta.
Insieme.
In pochi secondi siamo circondati e mentre Tobias tira su Tris, io incrocio le braccia al petto sfidando con lo sguardo i soldati, soprattutto uno in particolare.
Eric, che zoppica. Bel lavoro Tris.
«Ribelli Divergenti. Gettate le armi.» Tuona in tono fermo.
«
Eric, vaffanculo.»  Rispondo acida.
Un soldato mi punta la pistola alla gola, ma Eric lo blocca con un eloquente gesto della mano.
«
La bambina è incazzata?»  Chiede con la voce melliflua
«
Sono stata una bambina ieri pomeriggio, ora sto facendo la donna. Dovresti imparare, idiota.»  Rispondo sorridendo.
Conosco ogni sua minima sfumatura, dal colore chiaro dei suoi occhi, al colore rosso che assume le poche volte che perde il controllo, al nero che indossa sempre al grigio dei suoi piercing. Conosco il lato cattivo ed il lato buono, perché so che c’è, questo maledettissimo lato.
Mi avvicino all’orecchio di Eric sussurrando appena:
«
Spera solo che Marlene e gli altri sopravvivano o giuro su dio che torno in vita solo per ammazzare te e la tua amichetta. E se sopravvivo e loro no, Quattro compreso, sei morto. Ti cercherò ovunque per farti saltare la testa a suon di spari. È una promessa Eric. Ti sto imitando, ho messo da parte il lato umano e sentimentale.» 
La faccia del Capofazione perde per un attimo quel cipiglio impassibile, lasciando spazio allo stupore.
Sono la macchina che volevate.
Eric fa cenno agli altri soldati che prendono Tris e Tobias, puntandoli la pistola tra le scapole.
«
A lei ci penso io, non siete in grado di gestirla. Vi scapperebbe sotto il naso.»  Tuona guardandoli con astio.
Fa male toccare i nervi scoperti, vero?
Cammino senza neanche ribellarmi alla sua presa ferrea sul braccio.
Entriamo in un edificio spoglio, dove c’è una donna bionda che parla al telefono.
Jeanine.
I suoi burattini ci etichettano come ribelli Divergenti, al diavolo.
«Da te me l’aspettavo. Tutti quei problemi con il tuo test attitudinale me l’avevano fatto sospettare fin dall’inizio. Ma tu…Tu, Tobias – o devo
chiamarti Quattro? – sei riuscito a ingannarmi. Soddisfacevi i requisiti in tutto: risultati del test, simulazioni durante l’iniziazione… tutto. Eppure eccoti qui. Forse potresti spiegarmi come mai?»
«
Sei tu il genio, perché non me lo dici tu?»  Ribatte Quattro incrociando le braccia al petto.
«La mia teoria è che in realtà tu sei un Abnegante. La tua Divergenza è molto debole.» Risponde sorridendo come una bambina. Odiosa.
«Le tue capacità deduttive sono sorprendenti. Considerami impressionato.» Risponde con tono monocorde mio fratello.
«
E poi ci sei tu, Hayley.» Si rivolge a me sorridendo, come se parlassimo da donna a donna.
«
Ice, grazie.»  Affermo contrariata.
«
Bene, tu Divergente. Non l’avrei mai detto. Un blocco di ghiaccio intrepida fino alla fine, capace di intrigare due Capifazione alquanto testardi. Pensavo fossi solo una bambina fragile, fortificatasi solo perché cresciuta senza madre. Tu sai spiegarmelo?»  Chiede sempre con quel tono divertito.
Se le strappo i capelli smetterà di ridere?
«
Ho mangiato un unicorno.»  Rispondo incrociando le braccia al petto, increspando le labbra
Jeanine è colpita dalla mia affermazione, ma non lo mostra molto.
La mezz’ora seguente è un susseguirsi di discorsi inutili e stupidi di Jeanine e risposte ironiche mie e di Quattro.
Sì, abbiamo lo stesso dna.
Tris è collassata una volta, facendomi ricordare che ho un proiettile conficcato nel braccio.
Il braccio di Tobias saldo intorno alla sua vita mi fa capire la sostanziale differenza tra me e loro.
Io combatto per me stessa, loro per l’altro.
Salverò anche loro, se lo meritano.
Jeanine tocca il tasto Marcus, facendo scaldare Tobias.
«Tu sarai il primo a essere testato, Tobias. Hayley sei troppo testarda, la tua volontà non si piegherà mai. Beatrice, invece…Tu sei troppo ferita per essermi utile, per cui alla fine di questo incontro procederemo alla tua esecuzione e a quella di Hayley.»
Esecuzione.
Mia e di Tris.
Quattro si irrigidisce. Adesso esplode.
Tobias afferra il viso di Tris baciandola in modo piuttosto violento, per poi scavalcare il tavolo e lanciarsi su Jeanine.
Non ho tempo per preoccuparmi di lui, devo reggere Tris in piedi. Mi avvicino di corsa a lei accarezzandole il viso imperlato di sudore freddo.
«
Forza Tris, forza…»  Sussurro appena.
Appena riapre gli occhi urla, vedendo i soldati saltare addosso a Tobias armati.
Devo stare con lei, lui vorrebbe questo.
Tuttavia questa convinzione scema quando lo vedo lasciarsi cadere a peso morto dopo l’iniezione fattagli da Jeanine.
Il siero.
Riapre gli occhi di colpo, alzandosi e guardandosi intorno confuso.
«
Tobias!»  Urla Tris al mio fianco, piangendo.
Ti prego, ribellati a quel maledetto siero.
Lui si volta correndo verso di noi e chiudendo le mani intorno al collo di Tris.
Gli afferro il polso stringendo con tutta la forza possibile, staccandolo a fatica da lei e lanciandolo addosso alle guardie.
Maledetta, mi ha portato via anche mio fratello.
Gli uomini di Jeanine conducono me e lei verso la stanza di B13, indicata da lei stessa.
Tris morde la mano all’Intrepido, che la colpisce, facendola svenire.
Mi accascio accanto a lei, spostandole i capelli.
«
Prova a toccare me e ti ammazzo a mani nude, coglione.»  Dichiaro fredda, incutendogli un po’ di timore.
Avere un maledetto soprannome in questo posto è sempre utile.
Nella stanza c’è una sedia ed una teca di vetro, collegata ad un tubo.
Ed all’improvviso tutto diventa un po’ più chiaro.
La paura di Tris, annegare in una teca.
Il mio odiar veder morire innocenti, la sedia.
Poi probabilmente mi spareranno, ma questa è solo la tortura iniziale.
Cerco di slegarmi dalle corde con cui, nel frattempo, mi ha bloccata alla sedia facendomi sanguinare soltanto i polsi.
Urlo, cercando di svegliar Tris, messa nell’angolo appoggiata alla parete.
«
Tris dannazione svegliati!»  Urlo sempre più forte.
Lei apre lentamente gli occhi, fissandomi e guardandosi intorno realizza tutto.
I minuti che si susseguono fatico a ricordarli tutti con precisione,dato un misto di paura e ansia, interrotte dall’ennesimo colpo di proiettile.
La porta è spalancata e la madre di Tris fissa la vasca con la pistola nella mano tremante.
Solleva Tris dall’ammasso di acqua e vetri, avvicinandosi a me, tagliando con un coltello la corda.
«
Grazie signora Prior.»  Bisbiglio rapida.
«
Chiamami Natalie. Sei Hayley, la figlia di Evelyn.»  Afferma Natalie scrutando i tratti del mio volto, come a cercare un barlume che indichi il fatto che Evelyn Eaton mi ha tenuta in grembo nove mesi.
«
Dobbiamo andare, forza Tris.»  La esorto, allungandole la mano mentre Natalie ci porge due armi cariche.
Natalie è una trasfazione, un’Abnegante non avrebbe mai fatto tutto ciò, compreso uccidere la quantità di guardie riversate a terra fuori dalla porta.
«
Mamma cosa vuol dire Divergente? E come lo sai?»  Chiede Tris.
«
Perché lo sono anche io, mi sono salvata grazie a tua nonna. Essere Divergente vuol dire che…» 
«Non puoi essere controllata. Da nessun ideale di nessuna fazione.»  Concludo stringendo gli occhi.
Tris mi lancia uno sguardo indagatore, so a cosa sta pensando.
Io sono il perfetto esempio di Divergente, fuori controllo.
«
Eccoli, stanno arrivando.- Sussurra Natalie distogliendo l’attenzione.
«
Ascoltatemi, raggiungete tuo padre e tuo fratello. Il vicolo sulla destra, poi giù nel seminterrato. Bussa due volte, poi tre, poi sei. Hayley, abbi cura di lei.» Riprende rivolgendosi prima a sua figlia e poi a me.
Abbi cura di lei.
Vuole sacrificarsi per sua figlia, per la bambina che ha messo al mondo, per probabilmente la sua ragione di vivere, che nonostante abbia scelto un’altra fazione resta la cosa più importante.
Non ho nemmeno tempo di ribattere che si butta in strada iniziando a sparare, lasciando spazio alla fuga mia e di Tris.
Mentre corro vedo la schiena di Natalie inarcarsi e macchiare il vestito di rosso.
Uno sparo l’ha centrata in pieno stomaco, probabilmente infierendole il colpo mortale.
Tris chiude istintivamente gli occhi e inizia ad urlare quando il corpo si accascia a terra.
Cade sulle ginocchia piangendo, lasciandosi andare, come attratta da quel sangue che tuttavia le scorre ancora nelle vene.
Mi accascio accanto a lei prendendole il viso tra le mani fredde, sentendo sul palmo le lacrime.
Quant’era che non sentivo questa sensazione sulla pelle.
«
Tris, devi essere coraggiosa.- Sussurro appena, perché so che Quattro farebbe così.
Sono diventata la madre ed il fidanzato di una ragazza che conosco appena.
E considerando che non ho avuto una madre e non ho mai giocato a fare la fidanzatina non so da dove iniziare.
Ma sembra funzionare dato che Tris, mossa da qualcosa di più profondo che una semplice mia frase, si alza e riprende a correre afferrandomi la mano.
Tre soldati Intrepidi ci inseguono, e io ne uccido due sparando…due colpi.
Osservando bene il rimasto Tris si pianta sul posto osservandolo.
Io lo conosco…. È Will, il ragazzo di Christina.
È un amico di Tris sotto simulazione.
Sto per fermarla quando lei chiude gli occhi e spara, centrandolo in testa.
Riprende poi a camminare alla cieca, per poi fermarsi in un portone, crollare in ginocchio, piangere e urlare.
Sotto certi aspetti la invidio, perché lei riesce a buttare fuori tutto, io no, creo un blocco.
Un blocco di cemento che dopo anni incomincia a pesare nel petto.
Mi accuccio accanto a lei, accarezzandole i capelli.
«
Tris, tuo padre è qua vicino, devi essere forte. Will e tua madre ti saranno sempre accanto. Dobbiamo salvare Tobias adesso. Non devi lasciarti andare adesso piccola, ce la dobbiamo fare anche per loro.»  Sussurro lentamente, stringendole la mano.
«
S..siamo arrivate.»  Sussurra in risposta lei, alzando gli occhi verso il portone.
Osservo la porta di ferro e mi guardo intorno, capendo che, effettivamente, siamo arrivate dove voleva Natalie.
Con uno sforzo enorme tiro su Tris con il braccio buono, trascinandola quasi di peso nel seminterrato.
Tris bussa alla porta il numero di volte indicato da sua madre, porta che si spalanca rivelando un ragazzo, vagamente simile alla bionda, ma vestito da Erudito. Storco il naso a questa visione ma poi comprendo che è il fratello di Tris.
Tris mi fa cenno di entrare nello scantinato mal illuminato, pieno di altre persone.
Alcuni tratti dei più anziani, mi sono familiari. Sono le facce che hanno colorato la mia infanzia e la prima parte dell’adolescenza.
Spero vivamente non mi riconoscano quando sento una voce che mi mette i brividi.
«
Hayley.»  Marcus spunta dall’ombra, lasciandomi pietrificata sul posto.
Lo vedo avvicinarsi a me con le braccia aperte, quasi a volermi abbracciare.
Senza pensare afferro la pistola e gliela punto in fronte, dimenticandomi di essere circondata da una buona fetta di Abneganti, che arretrano spaventati.
«
Stammi lontano Marcus. Non tutto quello che dicono gli Eruditi è falso. Non fare un altro passo o giuro che ascolto tutti i motivi che ho per ammazzarti.» Sussurro appena, in preda al nervoso.
Marcus mi guarda con quegli occhi carichi di odio, ma sa che ormai non sono più una stupida bambina a cui può fare cosa diamine vuole.
Sono una donna.
Sono un’Intrepida.
Sento la piccola mano di Tris afferrarmi il gomito, per abbassare lentamente l’arma.
«
Ice, fatti cucire la ferita da mio fratello. Sta tranquilla.» 
Dice ancora visibilmente scossa, perché lei aveva un rapporto coi genitori, io preferirei fosse morto.
Marcus non è più mio padre da così tanto tempo che ormai ci ho fatto l’abitudine.
Ora mi resta una sola cosa da fare.
Andare a salvare mio fratello.


Salve salve! Sono tornata dopo mesi di silenzio dove io e lo scrivere andavamo in due posizioni opposte. Parto con promettere che almeno ogni DUE settimane aggiornerò. Arrivando al capitolo, questo è molto di passaggio. 
La reazione di Hayley nei confronti di Marcus arriveranno nel prossimo capitolo che sarà il finale di Divergent! *festa messicana*
Hayley  ed Eric in versione nemici non ci piacciono vero?
Mi scuso per il mio ritardo e vi ringrazio per l'attesa.
Nel prossimo capitolo:
-Scena Tris, Marcus Hayley
-Scena Tobias Marcus Hayley (quanto mi piaaace)
-Hayley e le sue amabili riflessioni

Un bacio Megan
  
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