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Autore: vasc0s    06/03/2015    1 recensioni
One Shot dove un ragazzo di nome Emanuele incontra Mattia, che ha gli occhi del colore di tutte le cose belle del mondo.
NON è una fanfiction.
1759 parole.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Empatia

 


Alto nel cielo il sole splendeva, gli uccellini volavano e le farfalle si rincorrevano. Era tutto molto romantico e... poetico.
Seduto su una panchina affacciata al mare, nel bel mezzo del nulla più totale, in un paese di cui non sto neanche qui a dirvi il nome, c'era Emanuele che questo niente lo contemplava in religioso silenzio. Vedeva il sole splendere, gli uccellini volare e le farfalle rincorrersi. Era tutto così giusto e al proprio posto eppure lui si sentiva vuoto e, non fuori-posto, lui sentiva che un posto non ce l'aveva proprio. Tutti si sentivano a casa in un determinato luogo o con una determinata persona, lui invece si sentiva solo perso. Nient'altro. Egli si definiva una persona triste, seppur sorridesse tanto con quelli che definiva amici. Era strano, capite? Era come essere felice e triste allo stesso tempo. Sentirsi inutili e insostituibili nello stesso istante, sempre. Erano vent'anni ormai che sentiva questo buco nel corpo, come se un giorno qualcuno fosse venuto e gli avesse tolto tutto, fatta eccezione per i contorni. Era solo una sagoma, una bella, alta, forte e atletica sagoma. A questo pensiero sbuffò, spostandosi qualche ciocca bionda che gli era caduta sul viso.
Come mai.
Questa era l'espressione che più gli rimbombava nella mente, ancora e ancora.
Come mai sono qui?
Come mai sono così?
Come mai il mondo è così piccolo?
Come mai i bei giochi finiscono in fretta?
Come mai esiste la fame nel mondo?
Come mai i cani sono più amorevoli dei gatti?
Come mai il principe azzurro dev'essere biondo?
Come mai non c'è mai nes-
E non ebbe il tempo di finire la sua domanda mentale, domanda che si era posto centinaia di migliaia di volte in passato, che il suono di un'armonica che veniva suonata gli arrivò alle orecchie. Era una melodia struggente e dolce, ma anche aspra. Sono questa melodia, pensò, sono come lei.
Emanuele fece guizzare i suoi occhioni azzurri in giro, in cerca di qualcuno, e quando lo trovò il mondo si illuminò magicamente, come se fin'ora fosse sempre stato spento.
Un ragazzo magro, tutto boccoli cioccolato e guance gonfie, stava muovendo con gesti esperti e fluidi l'armonica sulle sue labbra. Emanuele, seppur un po' riluttante, chiuse gli occhi e si godette quella musica. Forse l'aveva già sentita da qualche parte, in qualche vecchio CD blues di suo padre, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Quando riaprì gli occhi azzurri, ne incontrò un paio del colore di tutte le cose belle che esistono al mondo. Il ragazzo smise di suonare e le guance erano tinteggiate di rosa scuro, e non solo un rosa scuro da ho-suonato-troppo, ma uno da o-mio-dio-si-è-accorto-che-lo-sto-fissando ma Emanuele non se ne accorse, era un po' tardo in certe cose, così gli sorrise senza mostrare i denti e assottigliando gli occhi.
A quel punto Mattia non sapeva cosa fare, dove guardare. Se ne stava seduto con l'armonica ancora appiccata alle labbra, in preda al panico. Sorrise, ma poi si ricordò dello strumento e che quindi a causa sua l'altro ragazzo non avrebbe potuto vedere il suo gesto, così l'abbassò di corsa e ritentò un sorriso.
“Sei bravo” disse ad alta voce il ragazzo seduto sulla panchina.
Diciamocelo, Mattia non è mai stato un ragazzo timido, troppo affezionato ai suoi pensieri e alle sue idee per non farli parlare. Lui era quello con la risposta pronta, nonché quello che aveva l'ultima parola, ma ora, seduto sull'erba, di fronte ad un bellissimo biondo, con l'armonica appoggiata sulla coscia destra non seppe che dire, eppure era così semplice.
Emanuele ritentò
“Io sono negato con gli strumenti, sai, ma tu... ecco, sei molto bravo”
Adesso Mattia non era più rosa scuro, ora era proprio rosso, e dopo essersi insultato mentalmente, aprì bocca e parlò
“Grazie, io... ehm, sono Mattia?- e si insultò ancora una volta nella sua testa, perché lui si chiamava davvero Mattia e non doveva uscire come una domanda- Sì, sono Mattia”
“Piacere Mattia, non è che ti dispiace venire qui? Mi sento stupido a parlare così forte”
Credete a me se vi dico che Emanuele non fa mai complimenti, non li fa a sua mamma quando prepara la torta con le pesche che lui ama, o a sua sorella quando arriva Prima ad una gara di nuoto, né al suo migliore amico quando riesce a far pubblicare una delle sue foto in uno dei giornali della città, figuriamoci a sconosciuti a caso in un posto come quello. Tanto meno invita le persone ad avvicinarsi a lui, anzi, molto spesso fa il contrario, ma con Mattia era diverso, perché era davvero bravo a suonare, non per altro.
Tia si alzò in fretta e incespicò fino alla panchina dove si trovava Emanuele, da vicino era ancora più bello, se possibile
“Ciao”
“Ciao” silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Sil-
“Hai intenzione di sederti o..?”
“Oh, certo...” si sedette sulla panchina azzurra, poi alzò lo sguardo e incontrò quello di Emanuele “...ciao” il biondo rise leggermente, Mattia era buffo.
[…]
“Quindi mangi i cereali senza il latte? Ma non è che poi diventano pastosi? E' come mangiare catrame!”. Erano ore che parlavano, dopo essersi presentati brevemente avevano subito attaccato a discutere di cose idiote
“Hai mai mangiato del catrame?”
“In realtà no, ma me lo immagino così se dovesse essere un cibo” affermò Mattia, gesticolando, alterando la voce poi disse “Cosa desidera? Una ciotola di catrame- batté le mani e continuò- e poi ti porta una ciotola di cereali senza latte!” Emanuele rise così forte per quel pensiero così stupido. Il cuore di Mattia si gonfiò e sorrise sghembo, guardando come gli occhi di Emanuele erano serrati e le sue guance erano rosse e la sua bocca era spalancata.
“Sei... esilarante” disse poi, una volta ripreso
“Ci provo” sollevò le spalle e fece l'occhiolino al ragazzo al suo fianco, menomale che Emanuele era ancora rosso a causa del troppo ridere, così poté mascherare meglio il rossore dovuto a Mattia.
“Come mai sei qui? Non sei di queste parti...” affermò Emanuele, voltandosi verso Mattia e incontrando i suoi occhi del colore di tutte le cose belle
“No, sono qui in vacanza. Sai, vivo a Torino, mia mamma e il suo ragazzo hanno questa mania di andare al mare a tutte le festività, quindi quest'estate ho deciso di venire con loro. Anche perché...”
“Perché?” Mattia guardo il voltò di Emanuele, o meglio, lo studiò in cerca di qualche indizio. Doveva fidarsi? Doveva raccontare a uno sconosciuto cose personali, che malapena diceva a se stesso. Voleva aprirsi con lui? Sentimentalmente parlando ovvio, in altre circostanze la risposta era abbastanza ovvia “Vedila così, non ci vedremo mai più” affermò il biondo, perché lui voleva disperatamente e ardentemente sapere tutto di Mattia, ogni cosa, ogni paura, ogni sfaccettatura del suo carattere e se ciò avesse portato via tutto il suo pomeriggio e la sera e il giorno dopo, a lui non importava. Poteva anche prendere tutta la sua vita, diamine.
“Vedi, i miei genitori si sono separati qualche anno fa e io sono andato a vivere con mia madre. Non perché mi hanno affidato a lei, non so neanche se hanno parlato su dove avrei dovuto vivere a dire il vero. Semplicemente a mio padre non importava abbastanza di me, penso, no aspetta, non fraintendere. So che mi vuole bene e tutto, ma ecco, non stiamo molto insieme, poi quando ha scoperto che sono g-” Mattia si fermò di colpo come se qualcuno gli avesse tirato un cazzotto in pieno volto e non sapeva se continuare. E se Emanuele fosse stato omofobo? Se se la fosse data a gambe appena avesse finito la frase? Sinceramente, Mattia aveva superato quell'ostacolo molto tempo fa, ormai non gli importava più, se Emanuele fosse stato abbastanza intelligente e giusto, sarebbe rimasto “ay. Che sono gay, è stato tutto un po' più imbarazzante. Per lui, per lo meno e questo mi ha fatto sentire così sporco e fuori posto e ingiusto, quando quello a sbagliare non ero io, ma- non stiamo parlando di questo. Divago sempre, sc”
“Non importa, continua. Mi piace ascoltarti”. Giusto e intelligente.
“Oh, okay. Scusa, davve-”
“Non scusarti, ho detto che mi fa piacere”
“Sì, okay, ma non mettermi in imbarazzo- puntualizzò il castano arrossendo leggermente e ridacchiando. Non voleva sembrare una liceale davanti alla sua cotta, ma be'- Cosa stavo dicendo? Ah, sì. Beh, se prima passavamo del tempo insieme, dopo averglielo detto quel tempo si è dimezzato. Non mi ha ripudiato o cose simili, ha sempre sostenuto che fossimo tutti uguali, a discapito di interessi e orientamenti sessuali, ma sai com'è, quand'è tuo figlio quello finocchio diventa tutto orribile, ingiusto e sbagliato”
“Non dirlo più”
“Non dire cosa? Hai detto tu che ti faceva piacere”
“Non dire più che sei sbagliato, Mattia, non lo sei”
“Lo so, ma tu non capisci. Mio padre è stato uno stronzo con me”
“Quando io l'ho detto al mio, è praticamente scomparso. Tradiva mia madre ed essendo fascista quindi completamente contro i gay, ha usato la mia 'storia' come diversivo per la sua scappatella. Ora è da qualche parte in America con quella troietta”
“Oh, mi dispiace Ema”
“A me non più di tanto, almeno il bastardo ci manda soldi a tutti e tre!” ironizzò con tono leggero Emanuele, ma Mattia percepì qualcosa. Un rimbombo sordo, che gli mise una pietra sul cuore anche a lui.
Non fu un attimo. Prima Mattia gli mise una mano sulla coscia, poi si sporse verso di lui, erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, i nasi che si sfioravano mentre si guardavano negli occhi
“Hai degli occhi bellissimi, Mattia”
“Sì?” soffiò in risposta sulle labbra del biondo
“Sono del colore di tutte le cose belle che esistono al mondo” e dopo questa battuta finale fecero collidere le loro labbra, muovendole poi in sincrono le une sulle altre. Fu un bacio dolce e lento, pieno di sentimenti e affetto. Ma si conoscono da poco! direte voi, come fanno a provare già dei sentimenti. Ma vi ricordate che Emanuele prima si sentiva solo una sagoma perché credeva che qualcuno, in qualche momento, fosse venuto a prendere il suo contenuto? Ecco, in un'epoca passata, quando ancora né lui né Mattia avevano una forma esatta, si incontrarono e si innamorarono e decisero di fondesi in una sola luce ma quando venne il tempo per entrambi di prendere forma, forme umane e distinte, decisero di dividersi la luce in parte equa, Emanuele prese il contorno, linee sfuocate e allo stesso tempo decise e a Mattia toccò il contenuto, pieno di ideali e sogni.

 

Note dell'autrice:  Comincio col ringraziarvi per aver letto, è la prima one shot che scrivo di cui sono soddisfatta, spero vi sia piaciuta. 
La storia è completamente inventata.

Date un'occhiata anche al mio account su wattpad

   
 
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