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Autore: Faith Grace    06/03/2015    15 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
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I corridoi erano vuoti davanti a me.
Un innaturale candore latteo si stagliava fino all'infinito orizzonte che mi circondava, e compresi allora di trovarmi tra le corsie di un ospedale deserto. Non c'erano medici che giravano affaccendati, né le infermiere sedute alla scrivania e neanche i malati nelle proprie stanze. Ero solo assieme a due bambini che giocavano nel playground del reparto. Uno aveva i capelli rossi e uno aveva i capelli biondi. E io li guardavo da lontano, con uno strano senso di vuoto che cresceva sempre di più nel mio petto ogni secondo che passava.

Non sembrano molto felici” mormorai con voce rauca senza voltarmi al mio lato, dove sapevo che il vestito bianco della donna senza nome fluttuava aggraziatamente.
La vita è dura” la sua voce era bassa ma estremamente calda, come me anche lei guardava le due figure che giocavano con le costruzioni. Quello più grande sembrava più vivace dell'altro “Loro sono i miei bambini”
Quanti anni hanno?”
Sono più grandi di quanto mostrano in realtà”
Oggi parto assieme a mio padre, vado al mare dai miei nonni” la voce del bambino dai capelli rossi mi distrasse. Egli aveva messo da parte le sue costruzioni e si era avvicinato al piccolo biondo “Anche tu sei venuto a salutare la tua mamma?”
Contrassi la fronte e distolsi subito lo sguardo.
Mi sembrano familiari” mormorai cercando un contatto visivo con la donna accanto a me e scoprii che lei mi stava scrutando con affetto, le sue mani erano incrociate in grembo e i lunghi capelli dorati le ricadevano sulle spalle “Madre... sono confuso”
Lei sorrise. Allungò un braccio e mi strinse forte a sé.
Non fa niente, è normale”
Ci sono tante cose che non riesco a capire, vorrei sapere la verità”
Adesso non è il momento, Roxas, non sei pronto. È ancora troppo presto per te”
Mi staccai dal suo abbraccio e mi allontanai di scatto, il suo sguardo sembrava apprensivo ma non me ne curai “Perché non vuoi spiegarmi mai niente? Perché... devo essere sempre all'oscuro di tutto?”
La voce mi morì presto in gola, mi portai una mano alla fronte che aveva iniziato a bruciarmi e repressi un gemito strozzato. Ero stanco e mi faceva male tutto, sentivo un fuoco improvviso ardermi dall'interno. Non capivo cosa stava succedendo ma mi distrassi ancora una volta quando sentii la voce del bambino che aveva parlato prima riecheggiare nuovamente nell'ambiente.
Non essere triste, bimbo. Sei carino, sai?”
Quando mi voltai, però, non c'era più nessuno nell'area giochi: la donna e i due bambini erano svaniti nel nulla.
Un senso di ansia mi assalì quando realizzai di essere rimasto di nuovo solo. Il mondo era diventato desolato attorno a me e in tutto quel silenzio riuscivo quasi a sentire le urla di dolore degli innocenti. Quel luogo mi faceva stare male, volevo qualcuno che mi stesse accanto e mi dicesse che andava tutto bene. Non volevo stare più lì, allora corsi. Corsi più veloce che potei e raggiunsi la prima porta in vista perché volevo con tutto me stesso uscire il prima possibile da quell'ospedale, ma una volta che aprii la porta le tenebre mi circondarono.
Ero in una stanza buia, le uniche fonti di luce erano quella lunare che entrava dalla finestra e una televisione accesa ma impostata su muto. E improvvisamente mi rividi più piccolo, bloccato in un angolo da una figura imponente, le cui fattezze erano occultate dal buio, fatta eccezione di due occhi felini dell'acquamarina più pura.
Quella strana figura voleva qualcosa da me, lo sapevo, per questo le sue mani si insinuavano sul mio petto con una veracità che non pensavo potesse mai esistere. Quelle attenzioni non mi piacevano, quelle carezze mi innervosivano, volevo che tutto finisse, volevo-
Piantala di agitarti o sveglierai il piccolo Sora” mi intimò quella voce bloccandomi con una mano al muro.
Mi sentii in trappola.
L'aria si fece immediatamente bollente, incendiando le mie vie respiratorie, e mentre le mie mani tremavano e la mia voce non voleva uscire, il cuore prese a battere incessantemente, minacciando di implodere da un momento all'altro.


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Con un gemito strozzato, Roxas spalancò violentemente le palpebre e si mise a sedere nel centro del letto con una foga tale da essere quasi preso da un capogiro.
Il respiro era affannoso e velocizzato così come il ritmo del suo cuore, e si ritrovò quasi a ringraziare mentalmente il suo bipap per la razione di aria che stava provvedendo a procurargli, altrimenti si sentiva che sarebbe morto in quell'esatto momento per fame d'aria. Con gesto meccanico, ma leggermente tremante, afferrò le sue medicine dal comodino e buttò giù un paio di pillole per regolarizzare l'attività cardiaca.
Le immagini del suo sogno erano sfocate ma ricordava con estrema evidenza tutta la paura e l'ansia che lo avevano investito. Forse era un bene il non riuscire a rammentare cosa avesse vissuto durante il sonno, d'altra parte stava diventando un'afflizione per lui, a volte infatti aveva quasi paura di addormentarsi per non incappare ancora in quegli strani incubi.
Il biondo rimase immobile nella sua posizione seduta, per lunghi minuti finché il suo cuore non riprese la sua normale attività, e solo in quel momento decise di lanciare uno sguardo all'orario.
Le 05.27.
In un certo senso era irritato al solo sapere di essersi svegliato così presto ma d'altra parte non aveva nessuna intenzione di tornare a dormire. Non dopo quel risveglio così burrascoso. Così mise da parte la sua frustrazione e decise di alzarsi, indossò una felpa sul pigiama e andò a reperire la sua bombola dell'ossigeno. Ormai non aveva senso rimanere a letto, tanto valeva scendere in cucina a prendere qualcosa che potesse tranquillizzarlo un po'.
Mai scelta fu più azzardata, si disse però quando, arrivato neanche a metà della rampa di scale, fu costretto a sedersi a causa delle vertigini e della mancanza d'aria. L'inquietudine era ancora forte dentro di lui ma sapeva che la sua non era stata una scelta saggia decidere di andarsene in giro così presto quando tutti dormivano ancora, specialmente con quel leggero malore che gli aveva appena risucchiato le forze, le scale ultimamente erano diventate un vero ostacolo da affrontare. A quel punto si portò le mani alla fronte, chiuse gli occhi e cercò di reprimere quello strano senso di nausea che lo stava assalendo mentre si dava mentalmente dello stupido per essere stato tanto avventato. Roxas si stava seriamente arrendendo all'idea che avrebbe passato la prossima oretta sulle scale nell’attesa di qualcuno che si fosse svegliato e l’avrebbe aiutato a scendere, ma ben presto una luce si accese al piano inferiore e una voce lo fece sussultare.
Roxas sei tu?”
Il ragazzo si ridestò e vide suo padre che lo stava raggiungendo sulla scala però non se la sentì ancora di rispondere: aveva appoggiato la tempia al corrimano e scrutava suo padre che lo aveva affiancato con velocità. Quest'ultimo, senza proferir parola, prese in spalla la bombola, gli mise un braccio sotto le gambe e un altro dietro la schiena e lo sollevò fino a trasportarlo sul divano dove si sedette accanto a lui.
Stai bene?” domandò poi una volta che l'altro sembrò essersi ripreso, il più piccolo però non rispose ma si limitò solo ad annuire con un cenno del capo.
Che ci fai sveglio a quest'ora?”
Non avevo sonno”
Dovresti tornare a letto, fa freddo”
Roxas abbassò lo sguardo. Il solo pensiero di tornare di nuovo tra quelle quattro mura lo avrebbe fatto uscire fuori di testa, così si limitò a scuotere debolmente il capo si strinse nella felpa.
Le scale sono una brutta cosa vero?” tentò il padre e questa volta, con un po' di esitazione, l'altro annuì. Cloud lo studiò intensamente per qualche momento prima di parlare di nuovo “Facciamo così, mi fai un po’ di compagnia qui mentre finisco di controllare delle carte e poi ti aiuto a tornare in camera, che te ne pare?”
Roxas però rimase ancora in silenzio con lo sguardo fisso sul pavimento. Era scosso, ormai era chiaro, probabilmente aveva fatto qualche altro brutto sogno e questo era il suo tacito modo di chiedere un po' di compagnia: a voce non lo avrebbe mai fatto, dopotutto Roxas era la copia di Cloud in versione ridotta.
Ti va del moon milk?” tentò di nuovo Cloud dopo un momento di riflessione.
A questo punto il più piccolo alzò finalmente lo sguardo e annuì, suo padre era già scattato in piedi ed era andato in cucina così, dopo qualche altro secondo di preparazione mentale, Roxas decise di raggiungerlo e confidò nelle sue gambe che avrebbero avuto l'arduo compito di non fare schifo quanto il suo cuore e di avere la decenza di farlo arrivare almeno fino all'isola, dove si sedette a una sedia e iniziò a scrutare suo padre, che gli dava le spalle ed era intento a cercare tutti gli ingredienti: latte, vaniglia, miele, noce moscata e zucchero. Faceva sempre una strana impressione intercettare Cloud Strife ai fornelli, in procinto di preparare qualcosa che poi inevitabilmente sarebbe diventato carbone, o nel peggiore dei casi avrebbe preso fuoco.
Suo padre era un vero disastro in cucina, proprio per questo era una presenza quasi del tutto assente in quella parte di casa – per non dire del tutto assente nell'intera casa. Erano di più le volte che mancava rispetto a quelle in cui era presente, e se c'era era sempre rinchiuso nel suo studio.
L'attenzione di Roxas fu catturata da vari fogli sparpagliati sul piano.
E perché sei sveglio anche tu a quest'ora?” domandò con un fil di voce per spezzare il silenzio, senza staccare il suo sguardo dai fogli, gli era parso di leggere il suo nome ma non ne era del tutto certo.
Cloud si voltò e si appoggiò al piano cottura “Non avevo sonno” ripeté le parole del figlio. Andò poi alla ricerca di due tazze dalla credenza e vi versò il latte ormai caldo, ne passò una a Roxas e l'altra la poggiò sul piano dove doveva essere seduto prima.
Hai finito tutto il miele di nespolo della mamma” commentò il biondino con un leggero sorriso e con la tazza alla bocca.
Quello che le aveva portato Rinoa dal suo ultimo viaggio in Giappone?” Cloud scrollò le spalle e accennò una risata beffarda “Speriamo non si arrabbi”
Ci teneva perché non si trova ovunque, ti consiglio di prenotare il primo volo disponibile e andare a comprare un nuovo barattolo!”
Oppure potrei farle piantare un albero di nespolo in giardino così avrà la sua riserva di miele personale” gli diede corda Cloud, mentre beveva e finiva di passare in rassegna i suoi fogli “Così oltre al giardiniere potrà tartassare anche qualche apicoltore... oppure potrei regalarle direttamente un fascio di fiori”
L'altro giorno ho visto che stava acquistando dei bulbi di tulipani su un mercato online olandese. Penso abbia provveduto da sé” Roxas scrollò le spalle e prese un altro sorso del suo moon milk.
Cloud sospirò e si portò una mano alla fronte “Ho paura che presto invaderà anche la casa con tutti quei fiori”
Dei gigli le faranno sempre piacere” Roxas sorrise e calò di nuovo il silenzio. Il biondo prese a giocherellare con la tazza tra le sue mani e ogni tanto spiava di sottecchi suo padre applicato nella lettura. Con un dito avvolse il tubicino della cannula dell'ossigeno mentre con i piedi si dondolava dallo sgabello “Che stai facendo?” domandò di punto in bianco, sentendo il nervosismo che lo prendeva in quei momenti ma niente, suo padre non batté ciglio e lasciò cadere la conversazione lì.
Quei silenzi che scendevano spesso tra lui e suo padre lo snervavano non poco. Il loro rapporto era... strano, non aveva altre parole per definirlo. C'erano stati frequenti screzi tra di loro in passato, in quel periodo in cui aveva frequentato Xion, e sebbene ci avessero messo una pietra sopra e non ne avessero più parlato, Roxas non poteva fare a meno di sentirsi una schifezza per il modo in cui aveva trattato i suoi genitori, e soprattutto suo padre. Per non citare il fatto che ormai, da quando si era ammalato, quest'ultimo era diventato super apprensivo e passava un sacco di tempo con i suoi medici per trovare una cura per tutti i suoi infiniti problemi.
Roxas sapeva che suo padre non era il massimo della compagnia, soprattutto quando aveva da lavorare, però era cosciente del fatto che era sempre stato presente in tutte le occasioni importanti della vita sua e di Sora. Non si era mai perso niente. Quindi non disse nulla e, dal momento che non aveva proprio voglia di ritornare in camera sua, spostò lo sguardo fuori la finestra e si accorse che il cortile era completamente bianco.
Aveva nevicato davvero tanto. E improvvisamente, senza esserne cosciente, si ritrovò a vagare con la mente verso quel periodo in cui qualche anno prima c'era stata una nevicata fuori stagione, e lui e Xion avevano scorto di nascosto Vanitas accucciato tra le braccia di suo cugino Ventus che aveva preso ad accarezzargli teneramente i capelli. Era raro vedere il ragazzo dai capelli color ebano vestire un'espressione così rilassata, poiché neanche quando era strafatto sembrava così in pace col mondo.
Vorrei che restasse tutto così, con la neve e questo barlume di felicità”
Una vocina femminile trillò alle sue spalle e Roxas si voltò di colpo, quello che vide però non era la persona che si aspettava ma suo padre che lo guardava.
Cosa?”
Sei sicuro di stare bene? Non rispondevi quando ti chiamavo”
Si... sì scusa, ero distratto” il più piccolo accennò un assenso col capo e si grattò la nuca con fare imbarazzato “Cosa avevi detto?”
Cloud a quel punto sospirò e mise da parte tutti i fogli “Senti Rox... in questi giorni dovremo fare altri accertamenti”
Roxas carpì all'istante il cambiamento in suo padre: gli occhi, il tono, l'espressione, tutto lo fece subito preoccupare “O-okay... che tipo di accertamenti? Niente di che vero?”
Cloud era serio ma il suo volto era contratto dal dolore “Rox...”
Dimmi che non devono più aprirmi in due o ficcarmi un sacco di tubi nel petto, ti prego...” lo interruppe Roxas con fare preoccupato. Stava cominciando ad agitarsi e suo padre se ne accorse subito, infatti si sporse verso di lui e poggiò le sue mani su quelle tremanti del figlio.
No, non è niente di tutto ciò” gli assicurò.
Allora...allora sarà una risonanza magnetica? Una radioscopia?”
Neanche” Cloud esitò un momento e guardò le mani del figlio prima di alzare di nuovo lo sguardo “Una biopsia polmonare. Non è una cosa complicata” aggiunse subito intercettando la preoccupazione negli occhi dell'altro “Però è necessaria...ci serve per guardare più a fondo”
Cloud si fermò quando vide delle lacrime silenziose rigare il volto distrutto di Roxas. Il ragazzo guardava fisso davanti a sé e non diceva nulla, era immobile è silenzioso, solo la sua cannula ogni tanto sfrigolava a causa di qualche singulto.
Rox...”
Cosa c'è di preciso?” disse lapidario “Una biopsia ai polmoni non ha niente a che vedere con il cuore. È...è per questo che non riesco a respirare come prima? Mi stai forse dicendo che adesso oltre al cuore anche i miei polmoni fanno schifo?” Roxas si portò le mani alla fronte e respirò pesantemente dal naso “Cazzo...quello non era già abbastanza?”
No!” Cloud azzardò senza neanche pensarci. Aveva mentito un'altra volta e la cosa lo fece stare ancora più male, ma sapeva che tutto ciò lo faceva per il bene di Roxas, per non farlo preoccupare ulteriormente. Lui era troppo giovane per conoscere la verità, non lo meritava. “Non sto dicendo questo. Sono certo che i tuoi polmoni stanno bene, però sarebbe consigliabile fare qualche altro esame più approfondito giusto per sicurezza. Il tuo cuore è debole Rox, devi sottoporti a controlli regolari se vuoi evitare che si possano creare altri problemi”
Roxas rimase immobile per un lungo momento, poi si asciugò le lacrime sulle guance con la manica della felpa e posò lo sguardo arrossato sul padre “Il qt dovrebbe essere solo un disturbo elettrico del cuore... perché sono finito così?”
Questa volta fu però Cloud a evitare il suo sguardo, semplicemente non ce la faceva.
Può accadere a volte che in presenza di varie cause, disturbi, il cuore possa indebolirsi e perdere la sua capacità di pompare il sangue come dovrebbe, il tuo spesso batte troppo velocemente e a causa di ciò non ha abbastanza tempo per riempirsi e svuotarsi... il cuore ne risente se questo è prolungato e... e anche i polmoni potrebbero indebolirsi” l'uomo abbassò il capo e richiuse tutti i fogli in una cartellina poggiata lì vicino. Reno aveva ragione quando gli aveva detto che non poteva continuare a riempire i suoi familiari di menzogne, lui non era altro che un vigliacco.... ma non poteva farne a meno. Non poteva dire a Roxas che in realtà il geostigma lo stava lentamente consumando da dentro. Si era preso il suo cuore e lentamente aveva raggiunto anche un polmone.
Se avessi avuto ancora il defibrillatore non sarei arrivato a questo punto” interloquì il più piccolo con testardaggine e Cloud aggrottò la fronte.
Saresti morto, Rox. Lo sai che stava facendo infezione, avevi sempre la febbre, non avevi forze, stavi male. Non ti ricordi?”
Forse era il progredire di qualche altra cosa...”
Che cosa?”
Non lo so ma ho sempre avuto il presentimento di avere qualcos'altro...” Roxas abbassò lo sguardo ed esitò prima di riprendere a parlare “Papà?” Cloud lo guardò in attesa e l'altro continuò “Hai detto che non devono aprirmi in due né intubarmi vero?”
Già”
È un agobiopsia allora. Devono ficcarmi un ago gigante tra le costole” sospirò arreso e le sue labbra si stirarono in un sorriso malinconico “Si va ad esclusione”
Cloud rimase in silenzio e lo studiò con compassione, il dolore della realtà era la condanna della persona acuta e scaltra. Aveva sempre sperato che crescendo Roxas fosse rimasto ingenuo come Sora, ma niente era andato come aveva sperato ed era cosciente dei dubbi che il biondo nutriva verso il suo stato di salute.
Esatto Rox, sai proprio tutto” mormorò sentendo gli occhi farsi sempre più lucidi nel vedere le lacrime che non finivano mai di scendere da quelli del figlio.
Roxas da parte sua non ne poteva più, voleva urlare, voleva mollare tutto, voleva che fosse tutto finito. A volte si era anche chiesto perché non era ancora morto. Voleva morire. Ma non disse niente di tutto ciò. Rimase composto, volto basso, tazza tra le mani e tono fermo.
Posso... Posso andare a scuola oggi?”
A scuola?”
Roxas annuì.
Cloud boccheggiò insicuro “Mi dispiace ma non penso che sia possibile, dovresti riposare”
Ti prego, concedimi solo questo. Solo oggi”



Viva la Vida

20. I Would Die



Onore. Famiglia. Fedeltà assoluta per i superiori”
Un uomo sulla soglia dell'anzianità, con postura ricurva e mani incrociate dietro la schiena camminava con passo cadenzato, parlando con la sua voce rauca ma profonda. Egli era completamente calvo, fatta eccezione per un folto pizzetto grigio, ma quello che lo inquietava di più erano gli occhi di un profondo giallo, così simili ai suoi, e allo stesso tempo così freddi e calcolatori “Queste sono le regole fondamentali che dovrai tenere sempre a mente” e a quel punto si voltò verso il ragazzo che era rimasto immobile proprio nel punto in cui lo aveva lasciato.
Xemnas non aveva alzato lo sguardo dal terriccio scosceso sotto i suoi piedi, aveva ascoltato quella storia fin da quando era nato e sebbene non riuscisse ancora a capire fino in fondo, sebbene non si fosse mai riconosciuto in tutte quelle parole, non c'era niente da fare, non poteva tirarsi indietro: quello era il suo destino e avrebbe dovuto conviverci fino alla tomba.
Dodici anni è un'età importante. Ormai non sei più un bambino, devi prendere il tuo posto nella società e dimostrare chi sei e quanto vali”
Ecco fatto, Xemnas, ora sei pronto” mormorò Loz con tono confidente dandogli una pacca sul giubbotto antiproiettile che gli aveva appena allacciato in petto. Questi si rimise in piedi, si spolverò le ginocchia e fece un cenno all'uomo prima di raggiungere gli altri fratelli che erano appostati più indietro per non intralciarli. Il capannone in cui si trovavano era isolato dal resto del mondo, quindi nessuno sarebbe venuto a conoscenza dell'importante rito che si stava svolgendo al suo interno.
Il vecchio rivolse un cenno del capo agli altri tre e poi si allineò perfettamente di fronte a Xemnas, ed estrasse una pistola a salve. Il ragazzino ormai aveva alzato il volto e lo guardava negli occhi.
Tu sei coraggioso, vero?” domandò l'uomo.
Essere sempre determinati.
Sì”
E hai paura?”
Mai mostrare debolezze.
Xemnas esitò per una frazione di secondo. Scrutò il giubbotto che aveva in petto e poi lanciò un'occhiata ai fratelli che lo stavano guardando con estrema attenzione; tutti confidavano in lui, Xemnas aveva sempre saputo che lui sarebbe stato un tassello fondamentale nella famiglia e per questo non avrebbe mai potuto deluderli, anche se questo significava mettere da parte la sua volontà e i suoi desideri.
Chissà se in futuro avrebbe potuto aspirare ad una vita normale.
No, master Xehanort” rispose risoluto, mantenendo sempre il contatto visivo con l'uomo.
Il volto del vecchio fu deformato da un sorriso storto “Così mi piaci”
E sparò.
I suoi amici avevano detto che sarebbero andati tutti in gelateria per festeggiare l'ultimo giorno di scuola, evidentemente quel pomeriggio avrebbero dovuto fare a meno della sua presenza.
Il corpo di Xemnas era riverso a terra a causa della forza del proiettile che gli era rimbalzato addosso ed era ancora troppo rintronato per rimettersi in piedi. Xehanort però non ci badò, gli andò incontro e gli offrì una mano per rialzarsi.
Ora sei un vero uomo” dichiarò, poi afferrò una mano dell'altro e gli piazzò la pistola nel centro del palmo “La vita è una lotta perciò impara a combattere. Non permettere ad altri di metterti i piedi in testa o di darti ordini, tu sei il più forte di tutti e puoi fare ciò che vuoi” il vecchio si soffermò a scrutarlo negli occhi un momento più del dovuto e poi guidò la mano con la pistola sul petto del ragazzo “E ricorda che i traditori vanno sempre puniti”

Xemnas fissò la macchia cremisi che si stava estendendo sul pavimento e il terrore si impossessò del suo essere. Occultò la canna ancora fumante nella tasca della sua felpa e i suoi piedi si mossero da soli, in quel mare di gente che ora correva caoticamente.
Nella sua testa riecheggiavano incessantemente le parole che gli avevano ripetuto da sempre.
I deboli devono essere eliminati a sangue freddo... ma non provare pietà, anche loro hanno un orgoglio”



40 minutes before
07.15

Tu lo sai che potrai sempre contare su di me però la situazione si è ribaltata da un giorno a un altro. Ognuno fa quello che gli pare senza curarsi che in questa scuola c'è una gerarchia da rispettare, forse ora che sei tornato potrai rimettere tu tutto a posto” Larxene si portò una mano tra i capelli per ravvivarseli e liberarli da tutti i fiocchi di neve che vi si erano posati.
Il freddo di prima mattina era intenso e la città era completamente imbiancata ma nonostante ciò il cortile della scuola era già affollato da tutti quegli studenti che dovevano prender parte alle attività mattutine ed extrascolastiche. Xemnas accennò un segno di assenso e mentre la ragazza continuava a parlare, passò in rassegna l'ambiente circostante. I ragazzi lo guardavano con diffidenza, nessuno sembrava più intimorito dalla sua presenza, anzi sembravano quasi seccati di rivederlo.
Te ne avevo già parlato” si intromise Saix affondando le mani nelle tasche del pesante cappotto “È come se senza il padrone, i cani siano ritornati dei randagi”
Sembra che mi abbiano totalmente rimosso, come se non fossi mai esistito” pronunciò il ragazzo con i capelli argentati continuando a guardarsi attorno. Axel era poco più avanti, in compagnia di un gruppetto di ragazzi che indossavano la tuta della squadra della scuola e parlava animatamente, con la stessa aria da socialite di sempre, ma non gli aveva rivolto neanche l’ombra di uno sguardo.
Questo comportamento lo faceva andare in bestia.
Xemnas quella mattina aveva preso la decisione di andare a scuola, dopo una lunga assenza, per portare a compimento un dovere molto importante ma quel frangente transigeva un intervento immediato. Il ragazzo era rimasto assorto così a fondo nei suoi pensieri che non si era accorto neanche che Larxene si era congedata da loro, soltanto quando qualcuno lo urtò per sbaglio si ridestò e contrasse il volto in un’espressione di pura collera.
Ma che cazzo” sbottò voltando lo sguardo e quasi si pietrificò alla vista del suo offensore. Roxas, la sua eterna nemesi dall’era dei tempi, uno degli Strife che gli avevano reso l’esistenza un inferno, uno dei pochi che a scuola si era ostinato a non portargli mai rispetto “Strife, proprio te cercavo” disse ricomponendosi e assumendo il suo solito comportamento freddo e distaccato.
Il biondo nell’udire quella voce familiare si raggelò nelle vene e interruppe la sua conversazione con Vaan - inizialmente l’altro ragazzo non aveva capito cosa gli fosse preso al biondo ma quando notò l’imponente figura anche lui si ammutolì e si avvicinò di più a lui. Roxas però non lasciò trasparire uno sguardo di terrore puro come l’amico, lui rimase impassibile e assunse un’aria irritata.
Che ci fai ancora qui?”
Il ragazzo dai capelli argentati inarcò le sopracciglia e gli fece una risata in faccia “Fattelo dire, la tua è proprio una domanda del cazzo. Ti do l'opportunità di spararne un'altra però” fece con sarcasmo.
Roxas gli riservò un'occhiata di sufficienza “Pensavo che avessi cambiato scuola o anche paese per quello che mi riguarda...” e detto questo fece per sorpassarlo.
Xemnas se avesse potuto gli avrebbe dato fuoco con lo sguardo, ma si limitò a scattare e lo afferrò saldamente per una spalla.
Lasciami stare, levami le mani di dosso!” ringhiò il biondo voltandosi di scatto senza però riuscire a togliere la mano dell'altro dalla sua spalla.
Non prima di aver scambiato quattro parole con te, Strife”
Io non ho niente da dire a uno come te”
Saix era rimasto in silenzio tutto il tempo a seguire lo scambio, e francamente non sembrava minimamente interessato ad intervenire. A un certo punto si accese persino una sigaretta e puntò lo sguardo su Vaan, anche lui era rimasto silenzioso, però la sua espressione era completamente terrificata per la sorte dell'altro biondo. La cosa lo divertiva alquanto.
Peccato, sai che c'è di nuovo?” fece Xemnas beffardo e senza alcuno sforzo sbatacchiò il più giovane come se fosse una fogliolina “Non me ne è mai fottuto della tua opinione, qui comando io e ho deciso che-” ma non riuscì a continuare perché Roxas tagliò corto con un tono impertinente.
Comandi? Ma non farmi ridere. Non ti sei accorto che qui nessuno ti vuole? Vattene via” disse con una risata sarcastica alzando la voce; si scostò malamente e lo guardò torvo com'era solito fare durante i loro occasionali incontri a scuola, ma quel giorno si stava impegnando più del solito perché la luna storta lo assisteva “E non ti azzardare mai più a toccarmi”
Detto ciò si sistemò il pesante cappotto ceruleo, afferrò Vaan per una mano e lo trascinò verso l'interno dell'edificio, incespicando nella neve alta.
Saix, che aveva assistito alla scena da neutrale, studiò con lo sguardo i due ragazzi che si allontanavano goffamente tra la folla, e poi si concentrò su Xemnas che ora aveva digrignato i denti. Quella mattina prima di recarsi a scuola era passato a casa del ragazzo per fare un mezzo rapporto sull'attività che questi gli aveva sbrigativamente delegato qualche giorno prima e il suo strano comportamento l'aveva allertato. Lo aveva trovato a bere vino e aveva iniziato a dire cose senza senso, qualcosa di grosso lo preoccupava, e poi c'erano quel pacco senza mittente di cui non aveva avuto modo di vedere il contenuto e l'improvvisa voglia di tornare a scuola. Il ragazzo dai capelli blu aveva il brutto presentimento che ci fosse qualcosa sotto e che quel qualcosa implicava grossi guai.
Andiamo anche noi, Xemnas, si sta facendo tardi” sussurrò con un sospiro, approcciandosi all'altro.

Contemporaneamente, dall'altra parte dell'atrio, Axel si dimenava tra la folla di ragazzi per cercare di avere un contatto con Roxas. Aveva scorto di sfuggita uno stralcio della sua capigliatura dorata e a quel punto aveva mollato i suoi compagni di squadra e aveva deciso di agire. Certo, non aveva il coraggio di avvicinarsi e parlargli di sua iniziativa, però avrebbe potuto simulare un incontro casuale o qualcosa del genere. La notte gli aveva portato consiglio, o meglio era stato Zexion, ma comunque era lo stesso, aveva capito che si era comportato da completo idiota e adesso stava facendo solo soffrire il suo biondo e se stesso. Tutta la sua determinazione però svanì nell'esatto secondo in cui intravide Roxas varcare la soglia dell'edificio. Se si fosse girato alla sua sinistra lo avrebbe sicuramente notato poiché gli era molto vicino, ma Roxas guardava fisso avanti a sé, con un'espressione indecifrabile in volto e con una mano strattonava di tanto in tanto Vaan che lo seguiva con il suo carrellino dell'ossigeno.
Sicuramente quel Roxas non era quello che era abituato a vedere quotidianamente, sembrava essere l'impertinente bastardo che aveva conosciuto a inizio anno; e non sapeva dire se la cosa lo impressionava o no, l'unica cosa di cui era certo è che doveva essere proprio incazzato con lui.

Fin da quando si era svegliato quella mattina, Roxas aveva capito che quella sarebbe stata una giornata no.
Prima c'era stato uno di quei sogni che l'aveva sconvolto di più delle altre volte, a questo si era aggiunta poco dopo la notizia di suo padre. Il biondo era convinto che magari ritornando a scuola il suo umore si sarebbe alleggerito un po' ma si sbagliava - ovviamente se nella sua vita una cosa andava storta tutto il resto sarebbe andato in frantumi di conseguenza.
Una volta arrivato davanti scuola, c'era Vaan ad aspettarlo con un'espressione gioviale; il ragazzo lo aveva aiutato a scendere dalla macchina, si era offerto di portargli la bombola e aveva salutato suo padre con un gesto della mano. I due ragazzi stavano per andare spediti in aula per il laboratorio di teatro ma Roxas rimase impalato al centro del giardino perché aveva intercettato Axel che si era appena incontrato con gli amici - il rosso però gli sembrava troppo vivace per essere depresso come glielo aveva descritto Demyx il giorno prima. Grazie alla conversazione avuta con Mullet-man, il biondo aveva capito che non aveva senso continuare a indugiare e lasciare che un malinteso potesse rovinare quello che loro avevano costruito con tanta fatica, però il vedere Axel sorridere e chiacchierare con tanta noncuranza assieme ad altri ragazzi gli aveva oscurato ancora di più l'umore. Probabilmente al rosso non dispiaceva poi così tanto essersi liberato di lui.
Roxas aggrottò le sopracciglia e con un cenno disse all'amico di incamminarsi, magari distraendosi non ci avrebbe pensato nonostante il motivo per cui fosse andato a scuola era proprio il rosso in questione. Poi a questo si era aggiunto anche l'inaspettato incontro con Xemnas che a quanto pare aveva voglia di attaccar briga. Decisamente la giornata non era delle migliori, si disse il biondo mentre si abbottonava nervosamente una larga camicia bianca.
Senti, proprio stamattina ho altri problemi per la testa, di Xemnas non mi importa niente. È ora che impari qual è il suo posto” borbottò in risposta alla raffica di lamentele con cui lo aveva travolto l'altro biondo nell'esatto momento in cui erano entrati nell'aula di teatro adibita a camerino. Non faceva altro che ripetere che aveva esagerato a rispondere così e che ci si poteva aspettare di tutto da uno come Xemnas. Roxas sospirò pesantemente e roteò gli occhi, come se quelle cose non le sapesse da sé.
Problemi del tipo.... Axel-problemi?” replicò Vaan con una risata mentre indossava una lunga giacca marrone.
Roxas lo guardò trovo “Dovrei risponderti?”
Certo che voi due siete diventati davvero popolari”
Essere sulla bocca di tutti perché il tuo ragazzo ti ha mollato sotto la pioggia non è essere popolari”
È romantico però...” l'altro lo fulminò e così Vaan si affrettò a continuare “Cioè beh, non in quel senso però la pioggia rende l'atmosfera più... mmm unica? Drammatica? Indimenticabile?”
Il biondo nel frattempo aveva indossato una casacca ed era intento a legarsi una fascia bianca in vita, si bloccò però per ripensare alle parole dell'amico. Abbassò il volto ed emise un sospiro malinconico “Credimi, se voleva rendere il tutto indimenticabile allora ci è riuscito alla grande” mormorò andando verso lo specchio per dargli le spalle.
Romantico e indimenticabile come il nostro primo bacio, anche quello sotto la pioggia. Pare che si scelga le occasioni, rifletté tra sé e il solo ripensarci gli faceva salire il nervosismo. Afferrò la pochette con i trucchi di scena dal piano lì accanto e contrasse il volto “Dio, quanto lo odio....quelle palle da basket vorrei lanciargliele in testa a ripetizione!”
Vaan ridacchiò e si legò in testa una bandana dalla quale uscivano le sue ciocche bionde, Roxas era davvero perso per Axel ma si vide bene dal dirglielo perché non aveva intenzione di rigirare il coltello nella piaga e poi l'altro avrebbe potuto davvero lanciargli qualcosa addosso se l'avesse irritato più di quanto non fosse. Poi lanciò un’occhiata agli altri ragazzi che già vestiti con gli abiti di scena stavano iniziando ad avviarsi in teatro per cominciare le prove, e li salutò con un cenno della mano.
Meglio sbrigarci” annunciò seguendo con lo sguardo Roxas che era andato a frugare in uno scatolone contenente accessori vari, l'altro gli rivolse un fugace assenso ma non sembrava prestargli particolare attenzione.
Ehi che stai combinando con trucco e parrucca?” ridacchiò raggiungendolo e si ritrovò ad esclamare in preda alla sorpresa quando lo vide in faccia “Fantastico, sei identico a Jack Sparrow!” disse divertito, gli prese il volto tra le mani e lo analizzò attentamente. Roxas aveva indossato una parrucca con un qualcosa di simile a dei rasta e ornamenti di perline e in fronte aveva indossato un'ampia bandana rossa che gli ricadeva quasi sugli occhi blu, appesantiti da della matita nera “Saranno pur finti, ma con baffi e pizzetto sei inquietante. Non ti riconosco quasi”
Dopo un'ultima sistematina veloce, Roxas indossò la cannula che si era tolto momentaneamente per riempirsi il viso di schifezze e la nascose sotto la camicia per non rovinarsi troppo il travestimento.
Bene, questo è il mio intento. Voglio camminare per i corridoi ed essere irriconoscibile” brontolò storcendo il naso. Con un colpo di reni si rimise di nuovo in piedi e si scrutò un'ultima volta nello specchio – Vaan aveva ragione, con quel vestito faceva un po' impressione però tutto sommato gli piaceva... perché scegliere un pirata normale quando poteva essere il Capitano Jack Sparrow?
Perché ho la vaga impressione di sapere da chi non vuoi farti riconoscere?” lo redarguì l'altro e a quella battuta le gote di Roxas si tinsero di rosa.
Il ragazzo gli rivolse un'occhiataccia e si voltò altrove per non far scorgere l'evidente rossore in volto. A volte Vaan sapeva essere più fastidioso di quel folle di Demyx, probabilmente avrebbe dovuto cominciare a frequentare altre compagnie.
Tutta colpa di quell'idiota di Demyx!” sbottò di malumore ed esortò Vaan a sbrigarsi per raggiungere gli altri “Porta tu la bombola”
Vaan sospirò e prese il carrellino, senza trattenere però un sorrisetto.
Prima di raggiungere il teatro, i due fecero un salto davanti la palestra dove si tenevano gli allenamenti mattutini di basket, o meglio Roxas non ebbe neanche bisogno di dire all'amico del piccolo dirottamento che questi scrollò le spalle e lo accompagnò fino all'entrata senza dir nulla. La palestra era grande e la eco delle scarpe che strusciavano sul parquet e le urla dei giocatori riecheggiavano fin dalla parte opposta del corridoio.
Roxas si appoggiò appena alla porta accostata e sbirciò dalla fessura, gli ci volle qualche istante prima di individuare l'oggetto del suo costante interesse ma alla fine lo intercettò. Axel era lì assieme ai suoi compagni, intento a fare qualche palleggio e chiacchierare animatamente con alcune cheerleaders che si pavoneggiavano a bordo campo con i ragazzi.
Il ragazzo vestito da pirata si ritrasse di scatto dalla porta come se ne fosse rimasto ustionato e abbassò il volto; non solo quella mattina nel cortile della scuola Axel non gli aveva rivolto neanche un cenno ma anche ora non si poneva troppi problemi nel fare il cascamorto con quelle ragazze. Quello stronzo di Demyx lo aveva fatto sentire in colpa il giorno prima quando gli aveva detto che il rosso stava passando le sue giornate a deprimersi e ora che aveva raccolto tutto il coraggio del mondo per affrontarlo e cercare di risolvere le cose, lo trovava a fare lo scemo con le ragazze. Certo era rattristato, ma quella visione non faceva altro che indisporlo ancora di più nei confronti del mondo.
Fanculo Axel.
Fanculo tutti.
Fanculo pure Namine e Sora che lo avevano costretto a rifarsi una nuova vita. Faceva bene prima a stare sempre per conto suo, ormai lo aveva capito a sue spese che se si fosse avvicinato troppo a qualcuno alla fine ne sarebbe rimasto inevitabilmente bruciato.
Tutto bene?” fu la domanda che gli rivolse Vaan, ma Roxas non gli diede ascolto. Girò sui tacchi e riprese a camminare nel corridoio.
Andiamo” gli intimò, continuando ad affondare nei suoi pensieri.
Era ovvio che il rosso lo avesse già dimenticato, dopotutto cosa aveva Roxas di più di un bel gruppetto di cheerleaders splendenti? Assolutamente nulla. Ah si, una cosa c'era: i problemi. La loro storia era stata troppo bella per essere vera e, sebbene il biondo avesse lottato contro tutti coloro che non credevano in loro, alla fine tutti i suoi sforzi non erano valsi a nulla. Forse Sora aveva davvero ragione, quando all'inizio gli aveva gridato in testa che Axel era un tipo da cui stare alla larga.
Il biondo lanciò uno sguardo alla sua sinistra. Camminando per il corridoio affollato, si era unita a lui e Vaan una ragazza vestita da coccodrillo – si chiamava Penelo o qualcosa del genere - e al momento era intenta a raccontare qualche aneddoto apparentemente molto interessante perché l'amico pendeva dalle sue labbra, Roxas invece la stava ignorando bellamente perché troppo occupato con il suo rimuginio mentale. Alla fine però scosse il capo, rassegnato, e realizzò che ormai non aveva più senso cercare di risolvere tra lui ed Axel, tanto ormai era tutto finito. E con quei pensieri in testa non si accorse di aver urtato di nuovo qualcuno e aveva fatto cadere a terra i libri di quel qualcuno. Egli si voltò subito, seguito a ruota da Vaan, pronto per scusarsi ma si irrigidì con la bocca a mezz'aria quando riconobbe di nuovo la persona in questione.
Strife questa volta hai oltrepassato il limite”
Xemnas torreggiava su di loro, affacciato dal suo armadietto, con un'espressione deformata che faceva intendere del tutto che era davvero incazzato per un motivo o per un altro “Non posso più tollerare il tuo comportamento”
Roxas lanciò una silenziosa occhiata a Vaan di non badarci troppo. Quel giorno non era proprio dell'umore e non aveva assolutamente intenzione di subire pure le angherie di Xemnas, anzi forse sfogarsi su di lui come aveva più volte fatto in passato avrebbe potuto aiutarlo a sbollire la sua arrabbiatura. E così la sua bocca si mosse senza neanche bisogno di pensarci “Menomale, pensavo di essere l'unico a non sopportare il tuo”
Il suo cuore accelerò improvvisamente, l'adrenalina entrò in circolo nel suo essere e le mani gli pizzicavano nel desiderio di prendere a pugni il suo oltraggiatore. La sentiva, quella sensazione liberatoria di quando attaccava briga con qualcuno che non gli andava a genio lo aveva fatto subito sentire meglio.
Rox piantala!” sibilò Vaan nell'orecchio dandogli uno strattone al braccio e poi posò di nuovo lo sguardo su Xemnas che, per uno strano motivo si ostinava a guardare lui piuttosto che Roxas.
Io ho cercato di metterti in guardia ma tu non sembri affatto interessato. La tua esistenza mi è d'intralcio!”
Vaan boccheggiò più volte ma non seppe cosa dire, non riusciva a capire se l'argenteo stava parlando con lui o Roxas ma a quanto pare al suo amico non importava più di tanto perché diede loro le spalle e commentò uno sdegnato “Vai all'inferno, Mansex” prima di afferrare Vaan sotto braccio e riprendere ad avvicendarsi tra i corridoi affollati.
Ma questa volta le cose andarono diversamente.
A quella frecciatina non seguì un'altra risposta pungente o un'offesa. Questa volta Xemnas con uno scatto fulmineo chiuse l'armadietto, estrasse una revolver argentata e premette il grilletto.
Questa volta non la passerai liscia. Tu verrai all'inferno con me!”
E caos fu.


here and now
07.55

Quando Axel uscì dagli spogliatoi della palestra ed entrò nell'edificio principale, fu avvolto da un silenzio tombale. Sembrava essere stato improvvisamente catapultato su un campo di battaglia: ovunque c'erano armadietti aperti, borse abbandonate, libri e astucci riversi a terra.
E poi intercettò delle macchie di sangue sul pavimento.
Quando alzò lo sguardo, scorse la figura riversa al suolo a cui apparteneva la chiazza di sangue che si era dilagata sul pavimento.
Tutto il suo essere si pietrificò.
Il respiro gli si bloccò nel petto e il suo cuore perse un battito.
Vaan! Vaan mi senti? Ti prego svegliati” si ritrovò a gridare inginocchiandosi accanto al corpo supino e prese a scuoterlo e chiamarlo più volte, ma l'altro ragazzo rimaneva freddo e immobile come se fosse fatto di ceramica. Il rosso esitò e si sentì un groppo in gola quando notò un minuscolo particolare: sulla sua schiena, all'altezza del cuore, era aperto un piccolo forellino che probabilmente doveva averlo trapassato da una parte all'altra del petto.
Vaan” ripeté con voce strozzata, sentendo le lacrime che gli offuscavano la vista, e senza indugiare appoggiò due dita sul collo, sperando con tutto se stesso che non fosse quello che il suo raziocinio gli urlava disperatamente. I suoi dubbi furono però presto confermati dall'assenza di battito e inconsciamente si allontanò di scatto, sentendosi improvvisamente invaso da un dolore fortissimo, come se il proiettile si fosse automaticamente conficcato nelle sue carni nel momento in cui aveva sfiorato l'amico.
Non poteva crederci.
Fino a poco prima Vaan era vivo, lo aveva visto in cortile in compagnia di Roxas e stava benissimo – perché era morto così facilmente? Era davvero bastato così poco per porre fine a un'esistenza?
Con gesto meccanico, si asciugò le lacrime con l'avambraccio nonostante quelle continuassero a scendere copiose e lasciò lo sguardo vagare attorno a sé. C'erano altre macchie di sangue sul pavimento e la vetrata della porta che dava su un altro corridoio era in frantumi, qualcun altro doveva essere stato ferito, o almeno sperava che fosse così.
Dei leggeri lamenti lo distrassero dai suoi pensieri e finalmente si ricordò il motivo per cui era lì, così si alzò subito anche se con qualche leggero tremolio e corse nella direzione da cui essi provenivano. Aveva imboccato un corridoio adiacente identico al precedente, apparentemente vuoto se non fosse per quei singhiozzi che erano diventati più distinti.
Continuò a camminare attento ad ogni minimo movimento attorno a sé e il cuore che gli batteva a mille, doveva rimanere sempre attento nell'eventualità incappasse in qualche pazzo armato. E poi individuò una figura schiacciata in un minuscolo spazietto tra gli armadietti e il muro. Essa era raggomitolata come un riccio e sebbene fosse vestita in maniera strana e il volto era nascosto, riconobbe subito che era il biondo che stava cercando.
Ro-Rox?” Axel si avvicinò preoccupato ma cauto per non farlo trasalire, quella era già una situazione critica per lui e altri spaventi lo avrebbero solo aggravato “Roxas stai bene?”
Il biondo a quel punto alzò il viso contratto dal dolore e rigato dalle lacrime, i suoi occhi erano rossi e la matita era tutta sciolta sulle sue guance ma lo stupore fu troppo per permettergli di articolare qualsiasi risposta.
Ax” pigolò guardandolo come se avesse davanti a sé un fantasma.
Sei ferito?” il rosso si inginocchiò davanti a lui e lo scrutò con apprensione, gli prese le mani nelle sue e solo in quel momento si accorse che entrambi stavano tremando “C'è qualcosa che ti fa male?
Roxas temporeggiò e abbassò il capo, tutte le sequenze di avvenimenti che aveva vissuto poco prima si ripeterono davanti ai suoi occhi con gran velocità.

C'era stato un rumore assordante e da quel momento Roxas non capì più cosa stava succedendo. Vaan si era accasciato al suolo e perdeva sangue, aveva provato a farlo rialzare ma non ci era riuscito; ci furono degli spintoni e qualcuno l'aveva afferrato di peso per un braccio, e poi si era ritrovato a correre in una direzione a caso, però il suo corpo non era riuscito a sostenere quello sforzo e si era piegato sotto il suo peso.

Il biondo chiuse di scatto gli occhi e scosse il capo per non far preoccupare l'altro.
Vaan-”
Lo so Rox, lo so” Axel gli portò una mano dietro alla nuca e poggiò la fronte contro quella dell'altro, le lacrime minacciavano di scendere di nuovo ma a lui non interessava, l'importante era sapere che Roxas era salvo “Non hai idea di quanto sono felice di vederti ancora vivo”
Roxas cercò di asciugarsi invano le lacrime con la manica della felpa e con l'altra mano strinse quella del più grande “Anche... anche io, però perché sei venuto qui?”
Axel si prese un ultimo secondo per ammirare quegli occhi blu che tanto amava e passò un'ultima volta la mano nei morbidi capelli dorati prima di rimettersi in piedi e porgere una mano all'altro “Adesso non c'è tempo, dobbiamo andare a nasconderci... ho paura che ci sia ancora qualcuno qui dentro”
Roxas guardò la mano che l'altro gli aveva teso e contrasse la fronte.

Il suo corpo era improvvisamente diventato troppo pesante anche solo per muovere un dito, l'aria diventava sempre più rarefatta e le vertigini gli impedivano anche di muovere un solo passo. Conosceva così bene quella sensazione da poter sperare solo che il suo cuore non scegliesse quel tempismo perfetto per fare qualche scherzo.
Roxas sapeva che non poteva rimanere lì e dal momento che non riusciva ad alzarsi per rifugiarsi in un'aula, si fece un po' di forza e si rintanò in un minuscolo spazietto tra gli armadietti e il muro. Lasciò cadere parrucca e ornamenti finti, si mise la bombola tra le gambe, poggiò le braccia sulle ginocchia e nascose il viso tra di esse. Tutto quello che doveva fare ora era diventare invisibile, svuotare la mente e placare i singhiozzi, così forse le palpitazioni gli avrebbero dato un po' di tregua.

Ax vai senza di me, io mi fermo qui” mormorò infine, scuotendo debolmente il capo e accennò un sorriso malinconico “Non ce la faccio ad alzarmi. Mettiti in salvo”
Axel rimase stupito da quell'affermazione che era suonata così innaturale una volta uscita dalle labbra del biondo davanti a lui. Roxas era stato sempre così fiero, audace e combattivo. Lo aveva sempre invidiato per quella forza che mostrava in tutti i momenti di maggior difficoltà e adesso non riusciva a comprendere cosa gli stesse passando per la testa. Aveva lottato tanto per poi arrendersi e farsi ammazzare da qualche povero pazzo? No, Axel proprio non riusciva ad accettarlo, certe cose lo facevano incazzare.
Stai scherzando per caso? Sono venuto a cercarti per assicurarmi che stessi bene, non credere che ti lascerò qui!” protestò ostinato ma anche l'altro non demorse.
Le mie gambe non vogliono muoversi”
Allora sarò io le tue gambe!”
Senza perdere altro tempo il più alto si mise la bombola a tracollo, prese il biondo in braccio e iniziò a camminare svelto, ignorando le proteste dell'altro che si divincolava nella sua presa – allora un po' di forza ce l'aveva, pensò.
Che cavolo Axel- mettimi giù non voglio essere un peso!”
Axel non rispose ma strinse i denti dalla rabbia, e con un po’ di fatica si chiuse nella prima porta che trovò. Era uno sgabuzzino stretto e senza finestre, ma era sempre meglio di nulla. Forse lì sarebbero stati al sicuro per tutto il tempo necessario, finché qualcuno non sarebbe arrivato a tirarli fuori.
Una volta accesa la luce, adagiò Roxas a terra e lo guardò irato “Ritira subito quello che hai detto!”
L'altro si appoggiò con la schiena alla parete e si strinse nelle spalle “No”
Sei uno stupido!” lo accusò Axel stringendo i pugni ai lati, non si era neanche accorto di aver gridato a causa del nervosismo “Te l'ho già detto un sacco di volte che tu per me non sei un peso. Non lo sarai mai, neanche quando ti rifiuti di collaborare. Pensi forse che io possa lasciarti da solo? Non credere che io sia tanto egoista da pensare solo a me stesso in un momento simile, appena ho saputo cosa era successo il mio primo pensiero sei stato tu. Dovevo accertarmi che stessi bene perché nonostante tutto io ci tengo sempre a te, e se a te non sta bene dovrò allora essere egoista e portarti fuori di qui di peso perché l'ultima cosa che voglio è saperti morto”
Roxas era rimasto in silenzio durante quella sviolinata, con la fronte aggrottata e labbra serrate. Dentro di lui le sue emozioni turbinavano vorticosamente e si scontravano ferocemente, in una sanguinosa guerra che lo stava corrodendo. Si stropicciò gli occhi e cedette alla forza delle lacrime che scesero come dei fiumi in piena. Ogni tanto la sua schiena veniva scossa da qualche singulto ma a parte quello non fuoriuscì altro suono dalla sua bocca.
Solo a quel punto Axel comprese ciò che aveva appena fatto e si sedette di nuovo: appoggiò anch'egli la schiena al muro, incrociò le gambe e nel silenzio di quel momento si accorse che l'altro respirava pesantemente.
Scusa non volevo alzare la voce”
Roxas però non rispose, aveva ancora lo sguardo basso e si era richiuso in se stesso. Axel non sapeva cosa fare in una situazione del genere in cui la tensione era palpabile, l'unica cosa che voleva era vedere Roxas parlargli di nuovo.

Nel frattempo non molto lontano da quello sgabuzzino, un gruppetto di ragazzi aveva trovato rifugio in un’aula poco lontano.
Tutti erano seduti a terra, appiattiti contro il muro e i cuori che martellavano incessanti. Nessuno aveva osato aprire bocca da quando la porta era stata chiusa e l’allarme era stato lanciato. Nessuno, finché la prima mezz’ora non passò nel più totale silenzio, dentro e fuori quelle quattro mura.
Dobbiamo uscire da qui” esordì Xaldin lanciando uno sguardo agli altri.
Riku era seduto accanto a lui e gli lanciò un’occhiata apprensiva da sopra le spalle ma invece di interloquire, ritornò a stringere tra le sue braccia Kairi. La ragazza per proteggersi durante la sparatoria si era gettata a terra, ma la porta di vetro che collegava le due aree della scuola era andata in frantumi e una miriade di schegge le erano cadute addosso, conficcandosi poi in una gamba. Quando Riku la aveva adocchiata, l’aveva subito caricata sulle spalle e si era gettato nella prima classe più vicina, dove Marluxia da lontano gli faceva cenno di sbrigarsi ad entrare.
No, dobbiamo aspettare qui che qualcuno venga a prenderci” rispose Zexion con tono neutrale, il ragazzo aveva portato le gambe al petto e si torturava nervosamente le mani. Sperava che Demyx stesse bene e che fosse riuscito a mettersi in salvo.
Se quello è ancora dentro la scuola potrebbe piombare qui all'improvviso” prese parola Marluxia, aveva piegato le ginocchia davanti a sé e aveva appoggiato le braccia su di esse. Il suo sguardo era serio e distaccato, e si disse che stava gestendo davvero bene la sua preoccupazione “Dovremmo uscire dalla finestra” propose poi.
È bloccata, se la sfondassimo ci sentirebbe”
Il tono pratico e da so-tutto-io di Zexion gli fece pulsare una tempia ma scelse di non controbattere. A quel punto si levò un debole gemito e tutti puntarono lo sguardo sulla cheerleader dai capelli rossi.
Kairi è ferita, non può rimanere qua dentro a lungo!” pronunciò a quel punto Riku, sapeva che quella era una pessima idea perché così l’avrebbe messa in pericolo ma non avrebbe potuto fare altrimenti, la ragazza stava perdendo molto sangue.
Zexion gattonò verso di loro, esaminò velocemente la ferita e cacciò un sospiro.
È troppo pericoloso, non possiamo rischiare” mormorò, dalla tasca sfilò un fazzoletto di stoffa e prese a tamponare delicatamente.
Kairi strinse i denti e ingoiò i gemiti di dolore, con una mano strinse il braccio dell’albino e lo guardò con occhi intrisi di lacrime. Non si trattenne dal piangere silenziosamente, la paura era tanta ma non voleva gravare sugli altri e mettere la loro sicurezza ulteriormente a rischio.
La gamba fa male… ma io sto bene” singhiozzò nel tentativo di mantenere un tono e mostrarsi forte, ma la sua voce era scossa da fremiti “Fa’ come dicono gli altri per piacere”
Riku si morse un labbro e diede un pugno al muro per reprimere il senso di frustrazione che si stava facendo largo in lui. La sua attenzione fu però distolta da un movimento alla sua destra e notò Xaldin che intanto si era alzato e si era avvicinato alla finestra per scrutarla per bene.
Che diavolo stai facendo?”
Una voce che non si era ancora manifestata fino ad allora proruppe dall’angolo più remoto della classe e Xemnas fece un passo avanti. Durante il caos a seguito del suo gesto, il ragazzo era stato assalito da un improvviso senso di terrore e senza rifletterci ulteriormente si era dato alla fuga ed era finito bloccato in quell’aula assieme agli altri ignari.
Xaldin lo guardò accigliato da quella domanda “Secondo te? Provo a trovare una via di uscita da qui, vuoi che quello svitato ci trovi?”
Perché lo chiami svitato?”
Una persona che si mette a sparare in una scuola non mi sembra tanto normale, ti pare?”
Il ragazzo abbozzò una risata impertinente e quello bastò a far scoccare la scintilla.
Ripetilo di nuovo” abbaiò Xemnas cacciando la pistola dalla tasca della felpa e puntandogliela contro, Xaldin immediatamente indietreggiò e alzò le mani in segno di difesa. Immediatamente seguirono razioni di puro sgomento e paura.
Xemnas?” fecero tutti attoniti dalla rivelazione e si appiattirono al muro. Marluxia fu l’unico a mantenere il sangue freddo e lo scrutò attentamente senza dir nulla.
Sì, complimenti mi avete scoperto. Adesso allontanatevi tutti dalla porta, che nessuno si muova” esclamò il ragazzo agitando la pistola verso tutti e prese a girare nevroticamente per l’aula.
Perché stai facendo tutto questo, Xemnas?” fece Xaldin con le mani ancora sulla difensiva e un rivoletto di sudore che gli scendeva dalla tempia “Ti stai rovinando con le tue mani”
E' un po’ tardi per fare la paternale”
Ti sbagli, se metti giù la pistola e ti arrendi vedrai che non succederà nulla”
No, non è così” lo bloccò prima che potesse continuare “Ormai è troppo tardi per tutto… non si può tornare più indietro” Xemnas si muoveva freneticamente su e giù per la classe in preda all’agitazione, ma poi si bloccò di scatto; assunse il suo solito atteggiamento, proprio come se fossero due persone separate e si rivolse a Marluxia con sguardo di fuoco “Cosa stai facendo?”
Niente” rispose il ragazzo dai capelli rosa forse troppo velocemente, nascondendo velocemente qualcosa, e questo non fece che urtare ancora maggiormente l’altro.
Ho detto che cazzo stai facendo, cos’hai dietro la schiena?”
Marluxia a questo punto fu costretto a cacciare il cellulare che stava nascondendo e Xemnas con un gesto della mano libera gli intimò di passarglielo alla svelta.
Cercavi di metterti in comunicazione con qualcuno, Torn?” fece quest’ultimo una volta che l’altro glielo ebbe lanciato e andò alla ricerca del registro chiamate, fu però lo stesso Marluxia a chiarificargli il piano che aveva in mente.
Lo ammetto, volevo chiamare il 911” ammise il rosa con aria colpevole alzando le mani al petto “Ma le linee sono intasate”
Sei furbo” pronunciò Xemnas e poi si guardò attorno inferocito “Consegnatemi tutti i vostri cellulari, datevi una mossa!”
Marluxia assistette alla scena in silenzio e represse un sorrisetto vittorioso, Xemnas era all’oscuro del fatto che nella tasca della sua giacca aveva in realtà un secondo cellulare con il quale era in atto una chiamata d’emergenza e tutti stavano ascoltando cosa stava accadendo all’interno dell’aula.

Il silenzio era palpabile nello sgabuzzino in cui Axel e Roxas erano rintanati e nessuno sembrava avere il coraggio di aprire bocca, in realtà il rosso voleva eccome ma non sapeva cosa dire così decise di impiegare il tempo occupandosi del biondo, che lui volesse o meno. Di punto in bianco, prese dei fazzolettini imbevuti dallo zaino della bombola e gli prese il viso tra le mani per iniziare a pulirglielo dal trucco sciolto. Roxas trasalì a quel gesto ma non disse nulla, lasciò l'altro fare tutto ciò che voleva, voleva mostrarsi fermo e impassibile ma le sue lacrime lo tradirono.
Hai paura?” sussurrò Axel concentrato nel suo lavoro, manteneva lo sguardo fisso sulla pelle che stava strofinando con gesti dolci e leggeri per non metterlo ulteriormente a disagio.
Roxas annuì senza staccare gli occhi dal pavimento.
Anche io” ammise il rosso con sincerità e gli diede un buffetto sul naso quando finì di struccarlo “Però non piangere, ci sono io con te e non lascerò che ti accada qualcosa”
Quello fu il culmine. Roxas non riuscì a trattenersi ulteriormente e si portò i dorsi delle mani agli occhi e fu scosso da un singulto. Temeva che Axel si comportasse così solo per pietà nei suoi confronti o per rimorso... o forse perché ricordava la promessa che gli sarebbe rimasto sempre vicino, qualsiasi cosa fosse successa. Però per quanto volesse ignorare le attenzioni dell'altro proprio non riusciva a voltargli le spalle, ogni tocco sulla sua pelle gli provocava brividi ed emozioni che lo facevano uscire fuori di testa. Una cosa che non era successa con nessuno prima d'ora. Anche se poco prima lo aveva odiato con tutto se stesso nel vederlo ridere e scherzare con altri, si ritrovò a mettere da parte tutto l'astio e lasciò trasparire tutte le sue debolezze.
Scusami, non volevo... perdonami”
Axel gli passò una mano tra i capelli morbidi “Non dire così”
Tu sei sempre così buono e gentile con me, anche adesso, mentre io invece...”
Sei tu che dovresti perdonarmi, mi sono comportato da vero immaturo. Le cose non si affrontano scappando”
Tu...tu avevi ragione” Roxas scosse il capo e continuò con la voce incrinata dai singhiozzi “Avrei dovuto dirti tutto prima però avevo paura. Tutte quelle cose che ho fatto....non sono poi la persona modello che tutti pensano che io sia. Ho sempre avuto paura che non fossi abbastanza per te e che avresti potuto stufarti di me per tutti i miei problemi, o che scoprendo il mio passato avresti potuto vedermi con occhi diversi. Lo so che è egoistico da parte mia però...però io volevo solo stare con te”
Axel rimase stupito da quelle parole, Roxas aveva frainteso tutto e si diede mentalmente dello stupido “Scemo, non ti avrei lasciato! Non devi assolutamente pensare queste cose. È vero, il tuo passato non è stato proprio rose e fiori e mi sono stupito non poco, però avrei capito”
Il biondo fece per protestare ma il rosso lo bloccò con un gesto della mano.
Non dire niente Rox. Devi sapere che non mi sono arrabbiato con te perché bevevi o fumavi non so neanche cosa, anzi sono rimasto a bocca aperta...almeno non mi sentirò in colpa la prossima volta che berrò una birra sapendo che non sei contrario” accennò una leggera risata e con un dito iniziò a tracciare dei motivetti sul dorso della mano dell'altro “È stato però il modo in cui l'ho scoperto che mi ha fatto incazzare. Speravo che mi dicessi tu tutto quanto”
Roxas si oscurò in volto e ritrasse le mani al petto “Avevo paura che non mi avresti accettato”
Se due persone stanno insieme e si amano, si prendono cura l’uno dell’altro… accettano tutto, pregi e difetti...e…e poi ho accettato la tua malattia, tutto il resto è niente a confronto- più o meno”
Il passato e la malattia sono due cose diverse”
Infatti...la malattia è mille volte peggio perché non sai come sarà in futuro” a quel punto Axel si avvicinò pericolosamente al volto dell'altro “Vogliamo mettere una pietra sopra a questa cosa?”
Roxas inizialmente sembrava riluttante ma alla fine si arrese e annuì debolmente, non aveva più voglia di discutere o combattere, voleva ritornare ai tempi in cui tra loro andava tutto bene.
Axel sorrise e gli posò un bacio sulla guancia.

Ohi sono un agente dell'FBI, che significa che non posso andare oltre? Mio figlio è la dentro!”
Così come anche tanti altri ragazzi, adesso si calmi per piacere e lasci fare a chi è in servizio”
Reno ringhiò in risposta all'agente che si era messo davanti a lui e lo aveva fatto indietreggiare, non aveva senso tutta quella storia, lui aveva tutto il diritto di entrare in quella dannata scuola e andare a cercare Axel. L'uomo in divisa allora, vedendo che il rosso non demordeva, con un cenno del capo gli indicò un uomo che stava parlando nervosamente al telefono.
Quello è lo sceriffo Torn, anche suo figlio è lì dentro. Signore, non metto in dubbio la sua preoccupazione ma la sicurezza degli studenti è la prima cosa a cui pensare”
Quello non lo tranquillizzò molto ma quel tanto bastò a spingerlo ad abbandonare quei suoi pensieri irrazionali di piombare nell'edificio senza alcun piano. Con un pesante sospiro dal naso, Reno girò sui tacchi e raggiunse l'altro lato del giardino dove scorse il preside Ansem e Leon che stavano parlando insieme, una voce femminile proveniente dalle sue spalle però lo fece sussultare e quando si girò vide una donna dai lunghi capelli color cioccolato avvicinarsi di corsa verso di lui.
Aerith”
Reno, cos'è successo? Sono appena arrivata e tutti quegli uomini non vogliono dirmi nulla!”
Dov'è Cloud?”
Sta arrivando” rispose la donna una volta approcciato il rosso, evidente era il terrore nei suoi occhi così cercò di infonderle un po' di sicurezza dicendole che la polizia aveva tutto sotto controllo, purtroppo però le sue parole non la aiutarono molto.
Le linee sono intasate, neanche io riesco a mettermi in comunicazione” stava spiegando ma il loro discorso fu interrotto.
Lei è il signor Turks?”
Un altro agente si avvicinò ben presto ai due che si erano appostati vicino alla macchina del rosso, quest’ultimo si corrucciò in viso, preda dell’ansia che lo stava assalendo, e annuì timoroso.
Sì”
Mi segua, ci è stata pervenuta l’identità dell’aggressore e hanno detto di informarla immediatamente”
Reno sentì la mascella irrigidirsi e uno strano senso di inquietudine lo pervase.

Dei rumori fuori la scuola catturarono l’attenzione degli studenti rinchiusi nell’aula studio, ora sotto il controllo di Xemnas armato di pistola. Si udiva chiaramente il suono delle sirene della polizia e qualcuno parlava col megafono, ma da quella distanza non si riuscivano a distinguere le parole, e c’erano persino gli elicotteri che perlustravano la zona.
Sono arrivati i rinforzi” constatò Zexion sollevato del fatto.
Merda” sibilò Xemnas appiattito al muro accanto alla finestra e diede una sbirciata fuori, era fottuto, quella situazione era diventata più grande di lui.
Xemnas, per piacere posa quell’arma e arrenditi. Facci uscire da qui e vedrai che non succederà nulla”
Taci!” urlò in preda al panico puntando la pistola su Riku e minacciò di togliere la sicura, ma questo fu più ostinato di lui e non distolse lo sguardo.
Se non vuoi farlo per noi o per te stesso, fallo almeno per Kairi” indicò la ragazza che aveva tra le braccia che aveva perso i sensi a causa della perdita di sangue “Se è in questo stato è per colpa tua”
Xemnas sgranò gli occhi e il respiro gli si bloccò in gola. Non sapeva più che fare o a cosa pensare, tutta quella situazione era diventata ingestibile. Aveva fatto una stronzata. Tutto questo era successo solo perché voleva aiutare una persona ma quella persona lo aveva fatto imbestialire. Senza dare spiegazioni girò sui tacchi e raggiunse la porta “Non azzardatevi a muovervi da qui se non volete fare una brutta fine” intimò ai ragazzi prima di uscire.
Non appena si chiuse la porta alle spalle, Xemnas prese a correre forsennatamente nei corridoi, neanche lui sapeva bene quello che stava facendo o quello che avrebbe fatto ma in quel momento l’agitazione aveva preso il sopravvento sulla sua razionalità. La sua corsa fu presto bloccata quando si sentì afferrare da dietro e qualcuno gli mise una mano sulla bocca per evitare che potesse urlare e attirare l’attenzione.
Che stai facendo?”
Nell’udire quella voce familiare, Xemnas riuscì a riguadagnare tutte le sue facoltà mentali e si tranquillizzò in parte. Era Saix.
Quello Strife” biascicò febbrile una volta che l’altro lo aveva lasciato andare “Mi ha fatto saltare i nervi...io...io davvero non ho realizzato il mio gesto prima di averlo ucciso”
Saix piegò di lato il capo e inarcò un sopracciglio “Quello a terra non è lui...hai sparato a un'altra persona”
Co....Cosa?”
È un amico di Roxas, non so come si chiami”
Per poco le gambe non cedettero sotto al suo peso dalla tanta incredulità che colpì Xemnas in quel momento, la sua fronte era imperlata di sudore e la sua mascella si muoveva meccanicamente, alla ricerca di parole che faticavano ad uscire.
E...e adesso cosa faccio. Saix che faccio? Ho ucciso un ragazzo innocente!”
Un innocente, una persona che non aveva niente a che vedere con lui.
Si era macchiato di una colpa abissale, lui che era sempre stato contro tutti i principi della sua famiglia alla fine aveva ceduto al suo istinto barbaro e selvaggio di vendetta.
Xemnas mi meraviglio di te” enfatizzò Saix con un sorrisetto beffardo e posò il suo sguardo famelico sull’arma che l’altro continuava a stringere. Aveva un piano in mente. “Tu non dovresti porti questi problemi, ormai hai ereditato una posizione di prestigio; il capo sarebbe felice di sapere che sei riuscito a compiere una cosa del genere a sangue freddo, è per questo che ti ha lasciato quella pistola oggi? Era una prova di coraggio per dimostrargli la tua fedeltà?”
Xemnas abbassò lo sguardo, l’espressione stravolta da un dolore pulsante. Prova di coraggio, eh? Pensò tra sé e sé, sarebbe stato bello ma in realtà quel regalo gli era stato fatto solo per insegnargli la sua punizione. I traditori in quanto tali andavano castigati, certo, però come ultima rivendicazione prima della sua condanna, Xemnas aveva pensato di fare quello che gli aveva sempre detto la sua coscienza. In questo modo forse sarebbe riuscito a rimischiare le carte in tavola perché sapeva che non ci si poteva fidare degli adulti, anche se gli avevano assicurato più volte che erano dalla sua parte. Lui ci aveva provato ma la sua ira aveva prevalso su tutto, non poteva farci niente. Era stata colpa di Roxas e della sua lingua biforcuta. In quel momento l'unica cosa che aveva desiderato era vederlo morto, anche se mai avrebbe voluto arrivare a compiere quel casino.
Questo non faceva altro che confermare il fatto che lui fosse un completo fallimento.
La polizia è qui...” si limitò a commentare gettando uno sguardo alle vetrate del corridoio.
Lo so”
Che faccio?”
Un bagliore sinistro illuminò gli occhi dorati del ragazzo con la cicatrice in fronte “Porta a compimento quello che hai iniziato, non rendere vana la morte di quel ragazzo”
Xemnas si portò un braccio alla fronte e si asciugò un rivoletto di sudore che gli stava rigando la tempia. Non poteva, non voleva continuare tutto quello. Forse avrebbe dovuto arrendersi e costituirsi.
Saix, non mi sembra una scelta saggia”
Il ragazzo dai capelli blu, si avvicinò cautamente e lo prese per le spalle, i suoi occhi si specchiarono nelle pozze dorate dell’altro “Xemnas” lo scosse per farlo ritornare in sé “Mostrati il degno successore di Sephiroth. Ricorda che se non fosse per gli Strife, tu adesso avresti una famiglia, saresti felice, e invece che ti sei ritrovato? Niente, sei solo. Questa è solo colpa loro. Quel Roxas è un tipo pericoloso, così ribelle e diabolico, si è sempre frapposto tra noi e per questo dev'essere tolto di mezzo alla svelta”

Come... come è cominciato tutto questo?”
“Non ti so dire l'ora, il luogo, lo sguardo, o le parole che hanno posto le basi... è stato troppo tempo fa. Mi ci sono trovato in mezzo prima di accorgermi che fosse cominciato”
Roxas socchiuse gli occhi mentre continuava a respirare profondamente, la testa ormai aveva preso a girargli vorticosamente “All'inizio avevi resistito alla mia bellezza, e per quanto riguarda i miei modi...” fece una breve pausa e per un momento perse quasi la concentrazione, se avesse perso i sensi sarebbe stata la fine così si costrinse a riaprire gli occhi “Il mio comportamento con te era a dir poco sempre al limite della scortesia. Ora sii sincero, mi ammiravi per la mia impertinenza?”
“Rox, non hai un bel colorito...”
“...taci e rispondi alla battuta”
In quei momenti in cui non si sentiva particolarmente bene, sua madre gli aveva suggerito che per non pensarci poteva ripercorrere la storia di un libro che aveva letto così si sarebbe aiutato a tenere la mente occupata. Roxas l’aveva ritenuta sempre un’idea stupida ma in quel momento sembrava l’unica cosa da fare per tenersi sveglio e concentrato.
Recitare Orgoglio e Pregiudizio assieme a te è divertente, credimi, ma in questo frangente sono un po' preoccupato per altro” mormorò Axel “Il cellulare non prende e siamo chiusi da un'ora qua dentro con qualcuno armato che probabilmente si aggira ancora per i corridoi, e non mi sembra che tu stia troppo bene”
Le medicine le ho prese, non c’è altro che si possa fare”
Perché non mi hai detto prima che avevi dolori al petto? Anzi no non dirmelo, non è il momento per discutere” Axel si portò una mano alla fronte e si stropicciò gli occhi, con un sospiro posò il libro di Orgoglio e Pregiudizio su uno scaffale e si dedicò di nuovo al suo biondo.
È stato Xemnas” disse di punto in bianco Roxas.
A fare che?”
È stato lui a sparare a Vaan. Anche se penso che il vero obiettivo fossi io”
P-perché? E da dove è uscito Xemnas? Non lo vedo da mesi a scuola” esclamò perplesso.
Il biondo esitò impacciato “…diciamo che l'ho istigato”
Rox ma che diavolo, adesso ti ci metti pure tu? L'ho sempre detto che quello non sta bene con la testa ma da qui a portare una pistola a scuola…”
Roxas però lasciò cadere lì la conversazione. Con un gesto meccanico si portò le mani alla fronte, si accompagnò i capelli all'indietro e respirò profondamente, l'apporto di ossigeno ormai stava quasi terminando, avrebbe dovuto andare a prendere un'altra bombola in infermeria.
Axel lo guardò apprensivo e prese a massaggiargli la schiena con una mano. Ormai il tempo stava stringendo, sperava solo che qualcuno sarebbe arrivato presto ad aiutarli. Era evidente che Roxas avrebbe ceduto da un momento all’altro.
Perché sei venuto a scuola?” mormorò cambiando discorso per farlo distrarre.
Il biondo tentennò prima di rispondere ma non esitò a dirgli la verità.
Per vedere te”
Le gote del rosso assunsero una tonalità molto simile a quella dei suoi capelli e ringraziò il fatto che il biondo non lo stesse guardando altrimenti sentiva che sarebbe sprofondato a causa dell’imbarazzo. Però era felice di sapere che nonostante tutto, Roxas era comunque venuto a cercarlo.
Anche io” ammise accennando un debole sorriso anche se l’altro non lo vedeva “Per qualche giorno ho deciso di starmene da solo come un miserabile ma poi ho pensato che non serviva a niente, sono venuto a scuola per incontrarti e se non fossi venuto sarei passato a casa tua”
Chi erano quelle ragazze con cui parlavi?” lo interrogò repentino il biondo alzando di scatto il volto e sfoggiando tutto il suo scetticismo.
Roxy non dirmi che sei geloso?”
Io? Ma ti pare. Cosa avrei da invidiare a un gruppetto di cheerleader senza cervello?”
Ben detto, tu sei molto meglio” Axel gli diede una pacca sulla spalla e poi si morse il labbro prima di continuare in preda all’imbarazzo più totale, in quei momenti si sentiva proprio una ragazzina “Ehi Rox, mi….mi concederesti un appuntamento?”
Un appuntamento?” gli fece eco l’altro.
Axel annuì “A parte quella gita a New York, tutti gli altri non sono stati propriamente appuntamenti”
Roxas alzò lo guardò stupito e il rosso si lasciò prendere dall’agitazione “Sai- sai… ti offro la cena, facciamo una passeggiata e poi ti riaccompagno a casa… cose così però se non vuoi non fa niente, possiamo fare quello che facciamo sempre”
Roxas gli posò una mano sul braccio e lo zittì con un bacio a fior di labbra. Ormai erano stati insieme per mesi ma questo non aveva privato il rosso di quel buffo imbarazzo che lo pervadeva in quei momenti. Era tremendamente carino.
Ne sarei davvero felice”
Axel sorrise maldestro e lo strinse forte a sé, lasciò la sua mente vagare prima di dar voce ai suoi pensieri.
Sei freddo”
Il biondo abbassò lo sguardo e non disse niente, pregò solo di riuscire a resistere fino alla fine di tutto.
Rox, la bombola è quasi del tutto finita
Resisterò”
Axel storse in naso “No io non mi fido, non ce la faccio a rimanermene qua con le mani in mano mentre tu stai in questo stato. Faccio un salto in infermeria a prenderne una nuova e torno”
No Ax che stai dicendo, è pericoloso!”
Tranquillo, fuori è tutto silenzioso… probabilmente l’avranno già preso oppure non è neanche in quest’ala della scuola. Quando sono arrivato non c’era nessuno nei paraggi”
Axel per piacere, non andare”
Tornerò presto, tu aspettami”
Axel si mise in piedi e apri la porta, si affacciò di poco e constatato che fuori non c’era nessuno, uscì e fece per richiuderla ma Roxas era già dietro di lui.
Rox, torna dentro” gli intimò sospirando ma l’altro si era ormai incaponito.
Se tu vai io ti seguo”
Non se ne parla, torna dentro”
Stiamo perdendo tempo, o andiamo o resti”
Axel sbuffò pesantemente, cacciò la mano e strinse quella del biondo “Se succede qualcosa ti ucciderò con le mie mani”
Roxas gli sorrise “Se succede qualcosa voglio essere con te”

I due ragazzi mentre camminavano però commisero il fatale errore di abbassare quasi del tutto le loro difese, vicini all’infermeria e senza alcun rumore nelle vicinanze ipotizzarono di essere ormai fuori pericolo. Ma proprio appena svoltarono in un corridoio laterale i due furono accolti dalla voce di Saix che esclamava qualcosa e ad essa seguì un altro sparo.
Roxas!
La vista di Roxas si oscurò per una frazione di secondo, tutto diventò nero e sordo attorno a lui; il tempo aveva cessato di scorrere e, quando la sua schiena toccò terra, si accorse che qualcosa stava accadendo e comprese di essere stato scaraventato a terra e un peso gli gravava sullo sterno.
Stai- stai bene?
La voce di Axel lo riportò alla realtà. Quella però non era la solita voce allegra e piena di sé, no, quella voce era rotta dal dolore, era sofferente e anche… sollevata?
Quando aprì gli occhi si ritrovò il viso di Axel a pochi millimetri dal suo, ansimava e aveva lo sguardo velato dalla sofferenza, e una spia di allarme si accese nel suo cervello quando si accorse che sulla sua mano c’era qualcosa di liquido e caldo. Non ebbe bisogno di guardare per comprendere.
Ax-“
Scappa” soffiò il rosso prendendolo per un braccio e spintonandolo affinché si alzasse velocemente “Vai!”
La mente del biondo in quel momento era completamente vuota, una volta che riuscì a registrare l’ambiente circostante nella sua visuale entrarono due figure in lontananza. Affilò lo sguardo e trattenne a stento un’esclamazione di timore, quelli erano chiaramente Saix e Xemnas. Quest’ultimo sembrava essere diventato una statua di marmo, la pistola era ancora puntata su di loro e l’espressione era stravolta; Saix invece era in subbuglio, non capiva se fosse furioso o se la sua anima stesse ululando di dolore. Lo aveva visto gettarsi addosso al ragazzo armato e gridare disperato “Perché Axel?”.
Quello bastò al biondo per riguadagnare la forza necessaria a mettersi il piedi, senza pensarci ulteriormente si sfilò la cannula e si liberò del peso ingombrante della bombola, si passò un braccio del suo ragazzo sulle spalle e cercò di ripercorrere al contrario la strada che stavano facendo prima.
Stupido, lasciami” ansimò il più grande ma Roxas non lo ascoltò, nella sua mente c’era solo l’urgenza di trovare alla svelta una via di uscita da lì. Lo sguardo era fisso avanti a sé, non si azzardava a guardare nient’altro, neanche Axel. Non sapeva quanto era grave la sua ferita e se aveva colpito qualche organo vitale, non voleva sapere nulla. Il petto gli faceva male, il cuore batteva incontrollato, i suoi polmoni bramavano ossigeno, le sue gambe bruciavano a causa dello sforzo e le lacrime incontrollate gli offuscavano la vista. Ma neanche quello gli interessava: tirò su col naso e con uno scatto iniziò a correre, almeno per quello che poteva. Poteva anche morire lì ma l’unica cosa che contava era salvare Axel.

Se due persone stanno insieme e si amano, si prendono cura l’uno dell’altro”

Si dice che esiste una forza superiore a qualsiasi altra - quella meccanica, nucleare o elettrica sono niente a confronto. La forza di volontà, unita a quella della disperazione, permette di compiere sforzi che in normali circostanze sarebbero impossibili da concepire, come prendere in spalla una persona più grande di te o iniziare a correre nonostante il tuo corpo ti chieda pietà. Eppure se una minuscola componente viene meno a quel vacillante equilibrio, la torre inevitabilmente crolla su se stessa.
E così Roxas si era ritrovato di nuovo a terra, schiacciato da quel corpo che tanto amava. Gli era bastato solo una frazione di secondo di deconcentrazione e le sue gambe avevano ceduto. Con gesti frastornati e incurante del suo critico stato di salute, si alzò sui gomiti e si mise a sedere.
Axel… Axel, tesoro apri gli occhi” singhiozzò accarezzandolo con una mano e con l’altra vagava nevroticamente sul suo corpo alla ricerca della ferita. Quando la trovò lanciò una fugace occhiata ma dissimulò il tutto in maniera quasi perfetta: c’era una lesione abbastanza profonda nella parte destra dell’addome e il proiettile era ancora dentro ma non sembrava aver colpito organi vitali, il problema principale era l’enorme quantità di sangue che stava perdendo. Roxas cercò di mantenere un tono e ignorò le lacrime e i tremolii mentre tentava di mantenere l’altro sveglio.
Ro-Rox?” l’altro aprì gli occhi e anche se il dolore lancinante, da una parte fu sollevato di vedere Roxas ancora accanto a lui.
Sì, sono io” il biondo sorrise e portò una mano dell’altro alla sua guancia “Va tutto bene, ci penso io a te”
Dov’è la tua bombola?”
Roxas rimase basito da quella domanda, non pensava che in un certo momento, l’altro potesse notare pure i particolari.
Non… non è necessaria adesso”
Rox, salvati tu che puoi... non perdere altro tempo, io non sono messo tanto bene, no?”
Axel lo guardava con sofferenza ma nei suoi occhi verdi non c’era alcun bagliore di dolore o rimpianto, sembrava felicità. Il biondo socchiuse gli occhi e fu scosso da un singulto.

Allora cosa faresti se io dovessi morire?”
“Ti seguirei” il rosso rispose senza neanche pensarci.
“Così è sbagliato” gli occhi grandi azzurri si piantarono di nuovo sul corpo accanto al suo, il suo tono sembrava quasi dispiaciuto “Così andremo via tutti e due”
“Io non posso sopportare di perdere altre persone care...non posso perdere anche te” al silenzio dell'altro, Axel si prese la libertà di continuare "E tu cosa faresti se fossi io a morire prima di te?"

Roxas era sempre stato convinto che sarebbe morto prematuramente, ma non aveva messo in preventivo l'idea che avrebbe potuto essere Axel ad andarsene per sempre prima di lui.
Te l’ho detto prima” dichiarò con voce rotta dalle troppe emozioni “Noi usciremo insieme da qui…”
Il rosso addolcì l’espressione e con un dito andò ad asciugare una lacrima sulla guancia dell’amato “Mi sento proprio un perdente in questo momento...tu passi le giornate con il terrore di poter incontrare la morte in qualsiasi momento ma non lo dai a vedere… sei… sei sempre il ragazzino un po' stronzo che vuole dimostrare di essere più forte di tutti. Mentre ora che… invece mi ritrovo io in questa situazione me la sto facendo sotto dalla paura"
Il più piccolo tirò su col naso e represse un singhiozzo "Io-io non ho paura della morte, Axel"
"Vedi? Anche in questo momento vuoi dimostrarti forte”
Axel gli sorrise debolmente e gli diede un buffetto sul naso ma Roxas scosse il capo.
Il punto non è avere paura della morte” sussurrò stringendosi all’altro e prese a passargli una mano nei capelli “Per me la morte è come quando dormiamo la notte e abbiamo l'impressione di non sognare nulla… noi non siamo coscienti del fatto che stiamo dormendo no? Oppure... se ci pensi prima di essere nati noi non eravamo vivi. Il problema non è la morte in sé ma la paura dello sconosciuto…” si fermò un attimo e si asciugò le lacrime con la manica della camicia “Noi tutti siamo terrorizzati da ciò di cui non abbiamo certezze. Penso che quello che debba far più paura è l'essere dimenticato da tutti, rimanere solo, non avere più nessuno vicino… Finché una persona che muore è ricordata vivrà per sempre, ma una persona sola rimarrà nell'oblio e quello sì che è spaventoso” terminò abbozzando poi un sorrisetto tirato.
Tu mi ricorderesti se io dovessi morire?”
La domanda dell’altro lo spiazzò, aveva chiuso gli occhi e pensava che ormai non lo stesse più ascoltando.
Tu non morirai, usciremo entrambi da questo posto. Insieme… vivi o morti non avrà importanza, dovremo stare sempre insieme… sempre e comunque” gli disse con voce strozzata.
Roxy?” lo chiamò l’altro, dischiudendo finalmente gli occhi “C-come… com’è la morte secondo te?”
La morte….” mormorò Roxas ripensandoci su “La morte non è brutta… è come un lungo tappeto rosso che percorre un corridoio, ai due lati ci sono tutte le persone che conosci e che ti hanno voluto bene… e mentre lo attraversi senti We Are The Champions in sottofondo”
I Queen eh? Sei troppo prevedibile” Axel ridacchiò e represse un gemito di dolore, alzò gli occhi al cielo e riprese di nuovo “Non è una marcia troppo altisonante per un morto?”
Roxas scosse il capo “Non importa se tu sia vivo o morto, i veri vincitori sono quelli che hanno lottato con tutte le loro forze”

Che cazzo hai fatto!” esclamò Saix in preda ad un impeto di furore, si portò le mani tremanti al volto e cercò di mantenere un barlume di lucidità “Perché Axel… perché proprio lui? Eh? L’hai fatto apposta vero? Io lo so che non lo sopporti proprio come stronzetto biondo!” gridò nella direzione dell’altro che aveva ancora la pistola tra le mani ma la presa questa volta era meno salda, il suo volto era dilaniato da sentimenti che non riusciva a comprendere.
Aveva sempre odiato quel lato debole di Xemnas e aveva sempre cercato di sfruttarlo a suo favore, il ragazzo era stato sempre così facilmente manipolabile, però quel giorno l’aveva combinata davvero grossa.
Dovevi uccidere Strife! Cos’è che non ti è chiaro in questa semplicissima frase?” sbraitò ancora una volta stizzito e questa volta l’altro lo guardò.
Si è messo davanti a lui… io non potevo immaginare… io non volevo colpirlo” farneticò e gettò un’occhiata alla pistola che aveva in mano, le sirene e il caos che veniva da fuori era ormai dimenticato “Io non volevo ucciderlo!”
Fino ad ora non hai fatto altro che creare casini su casini. Che cazzo ti sta prendendo oggi Xemnas? Sei sempre stato il capo assoluto della scuola, ti sei occupato dei lavori che necessitavano esser fatti e sei sempre stato il più impeccabile tra i tuoi fratelli e adesso a stento ti riconosco”
Il capo mi odia”
Ci credo che ti odierà, dopotutto quello che hai fatto oggi!”
Ho tradito la sua fiducia”
Dovevi solo levare di mezzo una persona e non sei riuscito neanche a fare quello. Ora posso comprendere perché possa avercela con te. Sei un buono a nulla, sei la vergogna della famiglia… persino l’avarizia di Yazoo era niente a confronto della tua debolezza”
Taci, tu non hai il diritto di intrometterti in questi affari”
Saix inarcò le sopracciglia e rimase per un momento stupito ma poi scoppiò a ridere, una risata sarcastica e velenosa “Xemnas, tu mi hai sempre coinvolto nelle tue questioni private, sarebbe da ipocrita ripudiarmi proprio adesso… io ti ho parato il culo un’infinità di volte” ringhiò poi alla fine e lo guardò con occhi ricolmi d’ira “E tu invece cosa fai? Te la fai sotto quando uno ti mette in mano una pistola. Fai l’uomo, hai già fatto fuori due persone a causa delle tue insulse debolezze, se riprovi magari al terzo tentativo fai centro! Sei un codardo”
Xemnas digrignò i denti e strinse i pugni ai lati.
Chiamami debole. Chiamami buono a nulla. Chiamami come ti pare” scandì con estrema lentezza “Ma non osare mai più darmi del codardo” e detto questo iniziò ad avanzare nel corridoio. I suoi passi riecheggiavano in quel silenzio abissale che si contrapponeva al caos che c’era in giardino, il suo sguardo era alto e fiero e si muoveva nella direzione in cui aveva visto Axel e Roxas precedentemente fuggire.
Quella situazione non poteva andare ancora per le lunghe, a breve gli sbirri avrebbero fatto irruzione nella scuola, quindi doveva sbrigarsi, ormai tanto valeva regolare i conti.
Svoltato l’angolo alla sua destra, ritrovò i due ragazzi riversi a terra, Roxas che stringeva tra le braccia un apparentemente dormiente Axel, dall’addome di quest’ultimo si era estesa un’ampia chiazza color cremisi. Quella visione gli provocò una fitta all’altezza dello stomaco, come se esso fosse stretto da un filo spinato. Quando il biondo alzò lo sguardo e notò la sua presenza, i suoi occhi erano ancora densi di lacrime ma ormai non ne scendevano più. Non c’era né ira, ne agitazione, né tantomeno paura, solo pura rassegnazione. Che avesse smesso di lottare?
Roxas strinse il corpo del rosso al petto e contrasse l’espressione “Perché?” domandò in un flebile sussurro. La sua carnagione, a causa del progredire del malessere, era diventata bianca come quella di un coccio d’avorio.
Xemnas si avvicinò e abbassò lo sguardo al suolo.
Perché hai fatto tutto questo?” domandò di nuovo tra gli ansimi pesanti.
Io…” provò ad articolare ma di tutto quel subbuglio di pensieri che aveva in testa, Xemnas non riuscì a produrre nient’altro.
Axel mi sta lasciando” pronunciò il biondo guardando con tenerezza il proprio ragazzo “Ma io andrò con lui, altrimenti si sentirebbe solo
Il ragazzo dai capelli argentei non rispose subito, rimase chiuso nei suoi pensieri ma quando udì i passi di Saix avvicinarsi alle sue spalle, alzò di nuovo il volto e posò lo sguardo sul biondo.
Tu e Sephiroth siete uguali” affermò “Quel bagliore di follia e irrazionalità che illumina i vostri sguardi… tu saresti capace persino di uccidere pur di vendicare la morte di qualcuno a te caro, non è così Strife? Non ho dimenticato la tua amica, so delle intenzioni che avevi”
Roxas sussultò a quelle parole ma non ebbe il tempo di ribattere perché l’altro continuò.
Eppure adesso sei diverso. Adesso saresti disposto anche a morire pur di non separarti da Axel”
Quando ami una persona faresti di tutto per rimanere con essa”
Non ha senso quello che stai dicendo” intervenne Saix, rimanendo però sempre in disparte “Ma stai tranquillo perché lo raggiungerai molto presto. Xemnas sarà tanto misericordioso da farvi ricongiungere nell’aldilà”
Saix non transigeva sul fatto che Xemnas avesse colpito Axel perché anche se non nutrisse sentimenti per il ragazzo lo vedeva come un giocattolo di sua possessione che era stato rotto. Axel era suo e non sopportava l’idea che si fosse ribellato a lui e che avesse trovato un’altra persona con cui era felice.
Quasi quasi avrebbe lasciato in vita Roxas solo per il gusto di vederlo soffrire per la perdita, ma era evidente che presto o tardi anche lui avrebbe fatto una brutta fine, quindi tanto valeva chiudere quella questione alla svelta. Roxas ormai sapeva troppe cose, lui era un tipo sveglio e fin troppo perspicace per i suoi gusti.
Accetto il mio destino” annunciò il biondo con fierezza, senza la più piccola traccia di timore “Però prima di ciò vorrei sapere una cosa da te, Xemnas. Perché in tutti questi anni ti sei comportato così? Che senso ha distruggersi l’esistenza in questo modo”
Xemnas lo scrutò a fondo, e si morse un labbro per evitare che questo prendesse a tremare.
Credi che sia bello ricoprire il ruolo del cattivo?” disse sottovoce ma questa volta non si sforzò di reprimere tutti i suoi sentimenti “Credi che io mi diverta? Vedila invece sotto quest’altro punto di vista: tu con la tua bella famigliola felice, e io da solo e senza nessuno, in cerca di un po’ di affetto da qualcuno. Secondo te chi è il cattivo adesso, io o chi ha sterminato la mia famiglia? Eh, Strife?”
Xemnas fece una breve pausa giusto per far assimilare le parole all’altro “Tuo padre è una brava persona… però è stato ingiusto con Sephiroth, l’ha abbandonato nel momento del bisogno. Il genere umano è ingiusto. L’umanità fa schifo. Per questo quella parte marcia dovrebbe essere cancellata dalla faccia della terra”

Credi che il comportamento della società sia giusto? Gli uomini distruggono tutto ciò che toccano, compiono delle atrocità inaudite. L'uomo è l'essere più meschino che esista ed è capace di fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, pur di portare avanti i propri studi, per estendere la propria conoscenza, per essere più forte, per essere avvantaggiato sugli altri eserciti e paesi... perché dopotutto l'uomo ha paura dello sconosciuto e degli imprevisti. I potenti vogliono padroneggiare sugli altri in modo da non avere più problemi e rivali. Tutto ciò ti pare giusto? È ora che la parte lesa si prenda la propria rivincita... cosa sarà qualche migliaio di persone sacrificate in confronto alle miliardi di vite spezzate per cause ignobili?”

Avanti Xemnas, non perdere più tempo e sii uomo” intervenne Saix affiancandolo a quel punto, il suo sguardo si spostò dai ragazzi davanti a loro alla pistola nella mano dell’altro.
Non lo ascoltare!” esclamò di nuovo Roxas “Xemnas, tu non hai niente da dimostrare a nessuno. Tu sei tu, non lasciare che altri manovrino la tua esistenza. Io lo so che molte cose le hai fatte solo perché dovevi eseguire degli ordini… io l’ho notato il tuo sguardo intriso di malinconia quella volta di più di tre anni fa quando ho incontrato per la prima volta i tuoi fratelli. Però non capisco perché ricopri la parte del ‘cattivo’, ti diverte vedere gli altri che ti temono? Non sai come gestire i rapporti sociali e quindi sottometti chiunque?... e soprattutto, il tuo odio per me era così forte che volevi vedermi morto al costo di fare una strage?”
Xemnas esitò ma non si fece prendere in contropiede.
Vuoi che ti parli di me, Strife? Non ho niente da dirti, e anche se l'avessi non dovresti fidarti. Mai credere a quello che dicono gli altri, procedi sempre dritto sulla tua strada, seguendo le tue credenze e fai solo quello che pensi sia giusto da fare. Fin da quando ero piccolo mi hanno insegnato a combattere perché vince solo il più forte. Sempre. In qualsiasi occasione. E io ci ho creduto, questa era la mia filosofia di vita” affermò battendo una mano sul suo petto, all’altezza del cuore e calde perle di disperazione presero a scendere dai suoi occhi “Ma ora mentre cado a terra, mentre ogni parte del mio corpo urla di dolore, mentre la mia anima implora pietà… mi chiedo solo cosa ho ottenuto da tutto ciò? Mai nessuna ricompensa, mai nessuna vittoria” Xemnas alzò gli occhi al cielo e l'espressione si ammorbidì, come se si stesse rivolgendo a qualcuno in particolare, qualcuno che non era in quel corridoio di disperazione assieme a loro “Io ormai non cerco più niente, ho investito ogni briciola del mio onore per perseguire i miei ideali e sebbene io sappia di non essere altro che un misero traditore, desidero solo raggiungerti, in quel luogo lontano dove non posso seguirti... se non quando le mie palpebre si abbasseranno, i miei respiri si faranno sempre più lievi e il mio cuore cesserà di battere”
Xemnas... co-cosa stai dicendo?” fece il biondo assumendo una maschera di preoccupazione, la vista gli si stava offuscando, sintomo che presto sarebbe crollato anche lui, ma si impose di resistere ancora un po’.
Ormai è arrivata l'ora, non posso più perdere tempo”
Un pesante rumore di passi improvvisamente squarciò il silenzio e tutti i presenti si voltarono verso la direzione dell’uscita.
Gli sbirri stanno arrivando” si intromise Saix con urgenza e con un veloce scatto afferrò la spalla dell’amico “Xemnas!”
Con estrema lentezza Xemnas alzò la pistola, la sua anima bruciava e si dimenava.
La verità è che io ho cercato di salvarti, Roxas. Il tuo carattere mi ha sempre fatto andare fuori di testa e ho commesso tanti errori… sono umano dopotutto… non volevo arrivare a questo, però ho tentato in tutti i modi di salvarti”
Queste furono le sue ultime parole, ma ormai fu troppo tardi.
La visione di Roxas ormai sfocata divenne tutta nera e i suoni ovattati, il suo corpo lo aveva abbandonato e si ritrovò a collassare al suolo, accanto al suo amato. Prima di lasciarsi andare però l'ultima cosa che riuscì a vedere fu la donna bionda che correva disperata verso di lui, ma ella non fu in grado di raggiungerlo in tempo.
Nello stesso momento ci fu uno sparo.
Un forte dolore si irradiò per tutto il suo corpo, seguito poi da una strana sensazione di calore.
E poi fu il buio.

Mi avevi detto che non si può evitare il proprio destino, che lo avrei incontrato sulla mia strada.
Certo che tu mi conosci proprio bene, forse è un po' tardi chiederti perché hai fatto tutto ciò ma non importa, perché dopotutto nell'esatto momento in cui sono venuto al mondo, ho promesso alla Morte che sarei stato suo.



I've taken my bows
And my curtain calls
You brought me fame and fortune
and everything that goes with it
I thank you all

But it's been no bed of roses
No pleasure cruise
I consider it a challenge before the whole human race
And I ain't gonna lose

We are the champions - my friends
And we'll keep on fighting - till the end
{Queen - We are the Champions}



***


Roxas si ritrovò ai piedi di una grande chiesa, la città tutta attorno a sé era distrutta e desolata. C’era un parco abbandonato poco lontano e i fantasmi di bambini giocavano indisturbati, lasciando che le loro gioiose risate si mescolassero nell’aria appesantita da quel senso di morte.
Con esitazione poggiò entrambe le mani sulla superficie legnosa del portone e le spinse in avanti le due porte, sembravano molto pesanti ma il suo corpo non percepì alcuno sforzo; e nel momento in cui entrò nella chiesa fu completamente avvolto da una grande luce.
Ehi prep... avevo paura che ti fossi dimenticato di me”




At birth, I promised Death I would die
{End of the Act 3}



·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•


La canzone citata è We are the Champions - Queen


Ringrazio anche Kyarameru per lo splendido e fluffosissimo disegn di Roxas tratto dal capitolo 2 (quando si incontra con Axel e bevono entrambi una cherry coke per intenderci).




   
 
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