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Autore: Fra15D    06/03/2015    1 recensioni
Kurt non ha mai frequentato il McKinley, ma si trova al suo secondo anno di liceo ed è la quarta scuola che è costretto a cambiare a causa degli atti di bullismo. Solo, terrorizzato, ha quasi perso la sua personalità, e poi incontra Blaine. Solo, terrorizzato, ma fiero e apertamente gay sin dal primo anno di scuola. Cercano in tutti i modi di sopravvivere giorno dopo giorno, ma Blaine sarà davvero costretto a trasferirsi alla Dalton dopo essere stato picchiato al ballo? O l'incontro con Kurt cambierà la sua vita?
Ambientata al liceo frequentato da Blaine prima del trasferimento alla Dalton.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Burt Hummel, Cooper Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era il primo giorno di scuola e Kurt era in crisi davanti al suo armadio. Cosa avrebbe potuto indossare per non dare nell'occhio? Non riusciva nemmeno a concentrarsi sui vestiti da quanto la sua mente era occupata e confusa, non riusciva a sminuire la sua agitazione.

 

Era la quarta volta che Kurt cambiava scuola, ed avendo dovuto subire molti atti di bullismo a causa del fatto che fosse gay aveva deciso che per ora, in questo nuovo liceo, lo avrebbe tenuto nascosto. Voleva un nuovo inizio. Stava per cominciare il suo secondo anno, pur con un mese di ritardo, e sarebbe riuscito a lasciarsi tutti gli insulti alle spalle, tutti gli spintoni e gli sguardi disgustati sarebbero rimasti un ricordo sfocato nella sua mente, il dolore sarebbe diminuito, Kurt sperava.

Sarebbe stato difficile nascondere se stesso, specialmente dopo tutti i progressi che aveva fatto anche con l'aiuto di suo padre, ma era terrorizzato.

 

Suo padre, Burt. Si mise a pensare a tutto quello che avevano affrontato insieme, a quanto lo avesse aiutato e gli fosse stato sempre di supporto. I frequenti cambi di scuola erano stati difficili da mantenere economicamente, ma Burt amava suo figlio e avrebbe fatto qualsiasi cosa possibile per farlo sentire al sicuro.

 

Kurt guardò l'ora. Aveva solo una decina di minuti per prepararsi e uscire di casa, e per quanto soffrisse nel vedere i suoi capelli così scombinati e nell'indossare un semplice paio di jeans e una felpa verde scuro, scese le scale provando a non curarsene troppo. Dopotutto avrebbe fatto meglio ad abituarsi, si stava solo proteggendo ed era la scelta giusta. Ovviamente non aveva parlato con Burt della sua decisione di nascondersi, e quando questi lo vide Kurt avrebbe preferito averlo fatto.

 

“Dove è finito mio figlio Kurt?” domandò rivolgendosi al ragazzo, che provò immediatamente profondi sensi di colpa, dopo tutto quello che era successo nell'ultimo anno. Cercò comunque di rispondere nel modo più tranquillo possibile, per non mostrare al padre la sua agitazione e preoccuparlo ulteriormente.

 

“Ha solamente deciso di provare un nuovo stile.” azzardò, sedendosi al tavolo in cucina per fare colazione.

 

“Stile? Se quello è stile allora mettimi in lista per la prossima sfilata di moda perché sento finalmente la speranza di poter partecipare. Spiegami un po' che fine hanno fatto i tuoi outfit originali e appariscenti.”

 

“Appunto papà, sono appariscenti” rispose Kurt con ovvietà. “È l'ultima cosa che cerco di fare, essere il punto di fuga per gli insulti di ogni studente.” Iniziò a tremargli la voce sulle ultime parole, che gli stavano riportando alla mente alcuni scontri che aveva avuto nelle altre scuole.

 

“Ascolta figliolo. Tu sei un Hummel e nessuno può metterci con le spalle al muro, ricordalo. Non devi rinunciare a essere te stesso a causa di qualche stupido adolescente.”

Kurt abbassò la testa. Non voleva reagire e sapeva di essere nel torto, ma non ebbe la forza di salire e cambiarsi, per quanto desiderasse ardentemente farlo.

 

“Voglio solo provare ad ambientarmi un po', non sopporterei di rivivere tutto da capo sin dal primo giorno. Vorrei non dover prendere questa scelta ma magari così avrò qualche possibilità di godermi la mia adolescenza.” Guardò suo padre negli occhi prima di continuare. “L'ultima cosa che voglio è deluderti ma ho bisogno di un po' di tempo.”

Burt capì quello che il figlio stava cercando di dirgli e cercò di non aumentare la sua insicurezza; si era accorto che Kurt non era più forte come prima ma cercava di aiutarlo come poteva.

 

“D'accordo Kurt. Ma non permetterò che tu ti arrenda o che qualcuno ti ferisca. Ti meriti di vivere tranquillo come tutti gli altri. Adesso mangia in fretta che è quasi ora di uscire.”

 

Non era stata una scelta di Kurt quella di chiudersi in se stesso. Il ragazzo forte, deciso e sicuro che era aveva lasciato posto a un timido adolescente che sperava solo di trovare un amico e poter vivere la sua vita degnamente.

Finì di prepararsi e uscì in fretta di casa. Prima di avere qualche tipo di ripensamento si promise che le cose presto sarebbero cambiate, avrebbe reagito, se fosse stato necessario.

 

 

I corridoi erano larghi e affollati. Kurt rimase sorpreso dalla moltitudine di persone presenti in quella scuola, poiché quello era un liceo piccolo e poco rinomato, ma pensò che forse così nessuno si sarebbe accorto troppo di lui. Si avviò subito alla ricerca dell'ufficio del preside, con cui aveva parlato la settimana precedente per l'iscrizione, e lo trovò al primo piano di fianco alla rampa principale di scale. Entrò nella sala d'attesa, nervoso ed esitante, e si sedette per scemare la troppa tensione accumulata. Fuori c'erano ragazzi che andavano da tutte le parti, si salutavano, ripassavano qualche materia, ma dentro.. Kurt si rilassò un poco. L'unico rumore era una voce femminile, che si scusava con il preside per qualcosa, anche se Kurt non ne comprese il motivo e si rese conto che la ragazza non era per niente convinta di quello che diceva. Presto la porta si aprì e si ritrovò quella voce alle sue spalle che gli intimò di entrare.

 

“Vai pure bello e prendilo a calci in culo appena puoi, anche da parte mia.” La ragazza gli batté il cinque e se ne andò. Kurt non poté fare a meno di notare il suo strano modo di vestire, sembrava si stesse preparando alla più grande apocalisse della storia da quanti strati e protezioni indossava. Il ragazzo si stupì che riuscisse addirittura a camminare.

 

“Avanti.” Si ricordò di dover entrare e non aspettò un secondo di più.

“Buongiorno signore. Spero di non disturbarla.” iniziò Kurt ma l'uomo lo interruppe.

“Ti serve una mano? Questa scuola è troppo grande per te?” domando il preside Stevens con un ghigno. Si grattò la testa pelata e puntò lo sguardo in basso, come scocciato dai continui interventi nel suo ufficio. Kurt non riuscì a nascondere la sua agitazione e balbettò qualcosa di insensato, fino a che non riuscì a fargli capire che aveva bisogno dell'orario delle lezioni e di sapere dove si trovava il suo armadietto. L'uomo alzò lo sguardo e si illuminò.

 

“Ah adesso mi ricordo di te! Sei il ragazzo nuovo.. Hummel giusto? Mi dispiace per essere stato così scortese ma questi ragazzi vengono continuamente qui a lamentarsi o a combinare danni. Agatha vieni qui!”

 

Entrò dal nulla una giovane donna con i capelli neri raccolti in una coda alta e un sorriso smagliante.

“Eccomi, che succede? Devo di nuovo dare da mangiare ai suoi pesci?” che strano modo di entrare in scena, pensò Kurt.

 

“No Agatha grazie, avrei bisogno che tu aiutassi il giovane Hummel a fare un giro della scuola, si è appena trasferito qui. Procuragli tutto ciò di cui ha bisogno.” concluse il preside, muovendo la mano come per dirle di fare in fretta.

“Certo farò del mio meglio. Vieni con me caro.” Trascinò il ragazzo fuori dalla stanza senza permettergli di dire altro.

 

“Allora, innanzitutto come ti chiami?” domandò lei.

“Kurt... Kurt Hummel, piacere.”

“Benvenuto Kurt, io sono Agatha.” gli disse lei. “Non fare caso al preside, è un uomo strano e ha molti sbalzi di umore ultimamente. Sai, è preoccupato perché la settimana scorsa la palestra è stata messa sottosopra e non abbiamo ancora scoperto chi è stato l'artefice di quel disastro. Sono stati persi molti documenti importanti e sono anche spariti alcuni trofei della squadra di football.”

“Oh.” sussurrò Kurt. Era stupito di quanto velocemente parlasse la donna. La interruppe solo per domandarle se sapeva di cosa si stesse scusando la ragazza che aveva incontrato prima nella sala d'attesa.

 

“Lei è la nipote del preside, è stata lei a comunicarci l'accaduto. Evidentemente si stava scusando per aver mancato di rispetto a suo zio, non mi sorprenderebbe. È una ragazza ribelle e spesso maleducata, ma io la trovo davvero simpatica e dolce.”

 

“Come mai indossava così tanti strati di vestiti?” domandò Kurt, scusandosi immediatamente per essere così curioso e invadente.

“Non preoccuparti. Vedi, Julie è convinta che questa scuola sia piena di idioti mentre lei è superiore a tutti. Si copre per 'non essere contagiata'.” Sulle ultime parole, Agatha imitò il tono di voce della ragazza.

 

“Non è un motivo molto sensato” aggiunse Kurt. “Dovrà morire di caldo là sotto.”

“Già, lascia perdere. Non penso otterrai dei risultati nel provare a capire quella ragazza.”

 

Si fermarono al terzo piano, di fronte all'armadietto numero 267. Kurt si guardò intorno per provare a memorizzare il posto in cui si trovava. Agatha gli mostrò la sua combinazione, dopodiché gli suggerì di cambiarla per essere certo che nessuno la conoscesse. La donna si assentò un attimo per andare a prendere tutti i moduli di cui il ragazzo aveva bisogno, insieme alle schede con il programma svolto che avrebbe dovuto recuperare, e lui ne approfittò per sistemare alcune delle sue cose nell'armadietto. Pensò che in fondo non stava andando poi così male. Anche se non aveva proprio fatto amicizia, Agatha gli sembrava a posto, anche se un po' strana, e questo gli faceva sperare per il meglio.

 

Stava ripensando al discorso di stamattina con suo padre e rimpianse il fatto di essersi lasciato influenzare dal pensiero degli altri, quando si girò e notò che stava succedendo qualcosa in fondo al corridoio. Controllò se Agatha stesse tornando, ma non c'era traccia della donna, perciò osservò la scena che aveva attirato la sua attenzione.

 

“Perché sei così gay Anderson? Levati quel cazzo di gel dalla testa e cerca di diventare una persona decente, cazzo!”

Un ragazzo, probabilmente dell'ultimo anno, aveva spinto contro l'armadietto un altro ragazzo più piccolo, facendogli cadere tutte le sue cose e iniziando a calpestarle. Kurt avrebbe voluto urlargli di smetterla e correre in aiuto del più basso ma gli mancò il respiro e iniziò a tremare. Sperava solo che non succedesse niente di grave. Il ragazzino sembrava terrorizzato ma non esitò a rispondere a tono.

 

“Lasciami in pace Richard.” Si chinò per raccogliere i suoi libri ma un paio di mani lo sollevarono prendendolo per la maglietta, e Richard lo minacciò di non ripetere mai più il suo nome perché non voleva sentirlo pronunciare da uno sporco frocetto. Se ne andò lasciandolo lì, mentre questi si risistemava. Ovviamente nessuno si era fermato con lui o aveva osato dire una parola, e la situazione sembrò decisamente familiare a Kurt.

 

“Tutto bene ragazzo? Stai tremando.” Agatha era di nuovo al suo fianco con una cartellina di fogli, che lo guardava preoccupata. Kurt si girò a guardarla cercando di tranquillizzarsi.

“S-sì, sì tranquilla. Grazie mille per tutto il tuo aiuto, adesso devo proprio andare a lezione se non voglio perdermi altre ore. Ci vediamo presto.”

“D'accordo, vieni pure da me quando hai bisogno.”

 

Kurt scappò via e si infilò nel primo bagno che trovò, fortunatamente vuoto. Si chiuse in una delle cabine e si mise a piangere silenziosamente, cercando di non agitarsi troppo e di non tremare. Non riusciva a capire perché nessuno fosse intervenuto, nonostante ci fossero persone disponibili, come Agatha... Nemmeno lei aveva fatto nulla, anzi non si era nemmeno accorta di quello che era successo, come se fosse qualcosa di assolutamente normale.

 

La porta si aprì e Kurt trattenne il respiro, cercando di non farsi sentire. Sperava che non fosse entrato Richard o qualche suo amico, perché non avrebbe avuto il coraggio di uscire da lì. Sentì improvvisamente dei singhiozzi e sbirciò dalla porta. Chinato sul lavandino c'era il ragazzo bassino che prima era stato spinto in corridoio. Quella visione distrusse il cuore di Kurt, che si sentiva così impotente e codardo per non essere intervenuto, ma allo stesso tempo terrorizzato di potersi trovare nella sua stessa situazione per l'ennesima volta. Decise che in quel momento avrebbe dovuto mettere da parte i suoi fantasmi del passato perché sentiva che c'era qualcuno che aveva bisogno di lui, perciò facendosi coraggio aprì la porta e camminò lentamente verso quel ragazzo dai capelli scurissimi, che pur avendo sussultato per la presenza di qualcuno non aveva nemmeno alzato lo sguardo.

 

“Ehi hai mica bisogno di..”

“No!” lo interruppe subito il moro alzando una mano, mantenendo lo sguardo puntato verso il basso per non mostrare il suo viso rigato di lacrime. Kurt capì che non aveva scelto un buon momento e si arrese al primo tentativo, lasciando quello sconosciuto tutto solo ed uscendo definitivamente dal bagno. Restò lì fuori indeciso su cosa fare e sentì dall'altro lato della porta che il ragazzo stava parlando, probabilmente al telefono, chiedendo alla madre di venirlo a prendere, promettendo che non avrebbe saltato altri giorni di scuola. Fu doloroso sentire la sua voce spezzata dal pianto, ma Kurt cercò di farsi forza e affrontare quello che lo aspettava quel giorno.

 

Per tutto il resto della giornata non prestò molta attenzione alle lezioni o a chi gli stava intorno, perché la sua mente era fissa sugli avvenimenti di quella mattina. Kurt cercò di comportarsi nel modo più naturale possibile, sembrava che nessuno si fosse accorto del 'nuovo studente' e fu grato di ciò. Durante la pausa pranzo uscì in cortile a mangiare e ne approfittò per fare un giro lì intorno, scoprire dove si trovavano i campi sportivi e le altre strutture. Non ebbe più bisogno dell'aiuto di Agatha e riuscì ad orientarsi quanto bastava. Sapeva comunque che il mattino successivo avrebbe dovuto chiederle ulteriori informazioni, ad esempio sui corsi pomeridiani che teneva la scuola e magari anche su qualche studente.

 

Nel pomeriggio tornò a casa abbastanza presto per iniziare a portarsi avanti con lo studio da recuperare. Suo padre lavorava in officina e sarebbe tornato verso le sei. Kurt era abbastanza soddisfatto di come erano andate le cose quella mattina, nessun insulto e niente prese di mira.. eppure non riusciva a togliersi dalla testa quell'Anderson, e l'irrefrenabile voglia di poter aiutarlo in qualche modo. Sotto al terrore che provava, c'era ancora un'immensa sicurezza che doveva solo capire come far tornare in superficie.









Note.
Ooookay è la prima storia che pubblico su EFP, e ho già pronto il secondo capitolo. Non sono molto sicura di dove andrà a finire ma ho più o meno gran parte della trama in testa. Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete che continui o che smetta :) al massimo posso provare con qualcos'altro! E soprattutto, ogni consiglio o modifica è ben accetta. Ah spero che questo Kurt così poco "Kurt" e un po' più spento non vi faccia troppo schifo.. prometto che prima o poi tornerà un combattente! Bye
-FRA

  
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