Questa, è la storia di come mi sono rovinato la vita. O forse di come l’ho resa fantastica. In ogni caso, questa è la mia storia.
Diciamo che la mia esistenza ha iniziato ad avere un senso quando sono diventato liceale. Prima era tutto un “che bravo bimbo che sei” e “ma che bei guanciotti”. Ero un ragazzo modello e dedicavo più tempo del necessario a studiare, nonostante imparassi molto velocemente.
Le cose sono cambiate quando ho preso la rincorsa e mi sono buttato nel mondo del liceo -classico per la precisione- di testa, pronto a spaccare il mondo. Forse per i miei ricci mori, forse per il mio carattere molto solare, ho fatto subito colpo.
Quando misi piede in classe per la prima volta ero un po’ timoroso. Indossavo dei jeans grigio chiaro attillati, molto appariscenti, e una camicia rosso magenta (credo fosse bordeaux, ma a me piace chiamarlo magenta) un po’ alla campagnola, chiusa fino all’ultimo bottone, con le maniche ben piegate e tirate su, fin sopra al gomito. Lo zaino era appoggiato su una spalla sola, tenuto fermo dalla mano. Mi sentivo sicuro di me stesso davvero, per la prima volta nella mia vita forse, e mi piaceva, eccome se mi piaceva.
Mi guardai in giro e lo vidi per la prima volta. Terzo banco, ciuffo come un’ onda, vestito elegante, già seduto, che sbraitava contro due ragazze molto carine qualcosa a proposito dei diritti di indossare le scarpe come si preferisce. -E se non vi sta bene, fatevi una vita, a me sta bene!- si girò a guardarmi non appena finì la frase -Buongiorno! Ti prego fammi indovinare… Karim? Sono molto bravo ad associare i nomi alle persone. - Gli scoppiai a ridere in faccia, il suo sorriso pieno di speranza non mi fece resistere.
-Veramente sono Luca… Ma è un piacere conoscerti, “mago dei nomi”!- Fece una faccia molto buffa, a metà tra seccata e un broncio infantile, ma riprese subito a parlare come se non fosse successo nulla, ignorando le ragazze che avevano assistito alla scena e continuavano a farsi beffe di lui.
Per quel giorno mi sedetti vicino al mio primo amico, anzi, mi sedetti vicino a lui ogni giorno, fino a quando non ci separarono per “disturbo alle lezioni causati dal troppo divertimento”.