Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: RoseRiver    06/03/2015    7 recensioni
“Vold è mort, con le ossa tutte rotte”, intonava il buon, vecchio, Pix: e Lord Voldemort, è davvero morto stecchito.
Tuttavia, nella prima notte del loro settimo anno ad Hogwarts, Draco Malfoy ed Hermione Granger si troveranno a dover fare i conti con i loro nuovi e sconcertanti problemi.
Come reagiresti tu, babbano, se in una notte di tempesta, un piccolo elfo burbero ti si parasse davanti? Cosa faresti, se, miracolosamente e sfortunatamente, quell'incontro ti portasse all'unica via di fuga possible? Cosa faresti, se quella via di fuga si rivelasse una vera e propria fregatura? Cosa faresti se quel maledettissimo elfo ti avesse spedito indietro nel tempo, in una Hogwarts dominata dai Malandrini, in compagnia del tuo acerrimo nemico?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, I Malandrini | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James/Lily, Lucius/Narcissa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

LA PULCE, IL CEREBROLESO E IL FASCINOSO.



Blaise aveva rimuginato per molto tempo sul quel primo – fatidico – giorno di scuola. Draco lo aveva, brutalmente e scorrettamente, “convinto” a partecipare nuovamente al settimo anno.

Woa! Evvai! Gaudio e tripudio!

Già, era davvero al settimo cielo: oramai, alla veneranda età di diciotto anni, Blaise Zabini si poteva definire un uomo fatto e finito, che aveva avuto le sue esperienze – esperienze davvero interessanti e formative, a parer suo – e che era più che pronto a buttarsi nell'oceano delle donne mature. Era certo che uno tsunami di femmine lo avrebbe investito, non appena rilevata l'ingente somma di denaro che gli spettava di diritto, e che avrebbe ottenuto in poco tempo un ruolo di prestigio all'interno del Ministero.

Sì, probabilmente starete pensando che sia un illuso, un ragazzo pieno di aspettative campate per aria, tuttavia, Blaise Zabini era tutto, fuorché questo.

Il giovane, da buon Serpeverde, era acuto e piuttosto sveglio: era conscio del fatto che avrebbe raggiunto le vette del successo in poco tempo.

Perché, vi state chiedendo? Perché Blaise Zabini possedeva quella bellezza nobile, fiera e delicata, quella bellezza che non sciupava con il tempo. Lui aveva il viso di un cammeo, levigato e diafano, perfetto in ogni suo punto. Lui, un Purosangue come lui, poteva avere tutto ciò che voleva.

Il binomio “fondo fiduciario-bellezza sconvolgente” era stato da tempo testato e ritenuto altamente efficace: chi, se non lui, era più adatto ad apparire sulla Gazzetta del Profeta, al fianco di quei vecchi rugosi e rinsecchiti? Chi, se non lui, avrebbe potuto aumentare la visibilità della politica interna?

Il buon Lucius Malfoy lo aveva fatto a suo tempo, con il suo viso affilato e ben fatto, non aveva avuto rivali. Draco, tuttavia, non avrebbe avuto una fortuna simile: era stato, irreparabilmente, macchiato dalla spiacevole presenza dell'Oscuro Signore.

Poco importava che non avesse mai ucciso nessuno, poco importava che non avesse mai fatto nulla, se non preservare la sua pellaccia: non si era comportato da eroe, dunque era stato semplicemente messo da parte.

Blaise aveva avuto la fortuna di starne fuori, di preservare il suo bellissimo fisico.

Tuttavia aveva preso un abbaglio, quell'estate, quando Malfoy lo aveva ospitato nella sua enorme villa. Il suo “Migliore Amico” lo aveva “gentilmente” “spronato” a seguirlo “con gioia e felicità” per il loro ultimo anno ad Hogwarts.

Sarebbe stato bello se avesse provato a convincerlo con un'arringa degna di un film strappalacrime babbano, appellandosi alla loro amicizia sana e duratura, ricordandogli i bei tempi passati e le loro scappatelle notturne. Tuttavia, Blaise non era sicuro che Draco fosse quel tipo di persona: lui non chiedeva, ricattava al fine di ottenere ciò che voleva. E su Zabini, dopo sette lunghi anni di convivenza, aveva materiale a sufficienza per costringerlo a vestirsi da donna e proclamare il suo amore a quello stupido semplicciotto di Weasley.

Nonostante fosse convinto di poter risultare sexy e “arrapante” anche in vesti femminili, non era il caso di tirare troppo la corda, se si trattava di Draco Malfoy. Così, aveva semplicemente “deciso” di “sua” “spontanea volontà” di supportare il suo “migliore” amico.

E il tutto, sarebbe anche potuto risultargli sopportabile, se Draco non avesse deciso di mettere il muso. Per tutto il tempo.

Aveva trascorso intere ore a far finta di ascoltare i discorsi sconclusionati di Pansy su lei e Malfoy, nonostante quest'ultimo non le avesse nemmeno rivolto un'occhiata, su come si sarebbero divertiti e fatti compagnia in quell'ultimo anno! E sarebbero anche potuti uscire assieme dopo la fine della scuola, continuando a passare del tempo assieme, no?

Blaise, in definitiva, aveva trascorso tutto il viaggio a fissare le tette di Pansy, invocando Santo Salazar affinché la mettesse a tacere definitivamente.

Non capiva perché si doveva comportare in quel modo davanti a Draco: le piaceva da sempre, questo era chiaro, così come era lampante il fatto che non fosse ricambiata, ma solo sfruttata per una “cosa veloce”.

Pansy aveva delle qualità, nel profondo... forse molto, molto, in profondità. Ma erano pur sempre delle qualità, no? Per esempio... con lei non esistevano silenzi imbarazzanti, anche se, tecnicamente, in sua presenza il “silenzio” in generale era pura utopia. Forse... uhm... Okay, aveva delle gran belle tette. Quella era una qualità fondamentale, dopo tutto, no?

Così, a poche ore dalla loro partenza da Londra, Blaise si era chiesto il perché della sua presenza lì, se Draco non gli aveva minimamente rivolto la parola. Aveva quasi deciso di perdonare questa sua grave mancanza, quando si era reso conto che il suo presunto amico non era salito sulla sua stessa carrozza.

A quel punto, aveva incrociato le braccia sul petto, fumando come una ciminiera per la rabbia. Blaise era un ragazzo così perfetto, così splendido, così amorevole...! Non meritava, nella maniera più assoluta, quel trattamento scortese e, per di più, indifferente.

Negli anni si era abituato all'indifferenza di Draco nei confronti di chiunque, eccetto sé stesso e la cricchia di Potter, tuttavia Blaise non era mai stato una palese vittima di questo suo comportamento.

Indifferenza.

La sola idea gli metteva i brividi.

Per Salazar, nessuno poteva essere indifferente davanti a lui, la perfezione fatta persona, il sogno proibito di tutte le ragazzine di Hogwarts e di una buona parte delle loro madri.

Indifferenza.

Sì, ci era rimasto male e, da ragazzo maturo quale era, gli avrebbe tenuto il broncio – il suo sensuale e magnifico broncio, causa di molti attacchi di cuore fulminanti – per tutto il resto della settimana.

Almeno, aveva deciso che sarebbe stata solo una settimana, prima di vederlo arrivare al castello in carrozza, con la Granger.

Il broncio, che rischiava di mutarsi in un ringhio risentito, si era fatto improvvisamente più pronunciato.

C'era qualcosa di totalmente sbagliato, nel vedere Draco addosso alla Granger: un Malfoy, Purosangue fino alla punta dei suoi purissimi capelli argentati, che posava le sue delicate e sofisticate mani, sul sudicio corpo della Mezzosangue capostipite dei Grifonscemi. Assurdo.

Dovette lanciare un'occhiata alle tette di Pansy, per essere sicuro di non star sognando: impossibile, un seno del genere non poteva essere una mera illusione.

Nemmeno il vecchio trucco dello “stropicciarsi gli occhi” aveva funzionato granché e Draco, con tutta l'indifferenza di cui era capace, gli aveva solo detto di aver fame.

Stava giusto prendendo la mano con la tattica del “broncio settimanale”, quando aveva visto il suddetto biondino fare l'occhiolino alla Granger.

In tutto quello, c'era davvero qualcosa di strano e sbagliato, nella maniera più assoluta.

Ma Blaise ancora non sapeva e non poteva immaginare quello che sarebbe successo di lì a poco, al suo presunto migliore amico.

Se ne avesse avuto anche solo una minima idea, i successivi mesi sarebbero stati molto meno movimentati e affollati. Se solo avesse saputo quello che passava per la mente di Draco, poco prima che sparisse nel nulla, avrebbe risparmiato a lui, a Pansy e al trio dei Grifonscemi un bel po' di grane.

 

***

 

Draco Malfoy lanciò uno sguardo al paesaggio oltre il finestrino: la brughiera aveva lasciato il posto a dei mondi bassi e verdi, di quel verde umido e uggioso, che gli faceva tanto ricordare il paesaggio attorno a Hogwarts.

Era – o meglio, erano – vicini.

Stavano per far ritorno, per la seconda volta quel giorno, nel posto a loro più familiare e vicino.

Spostò lo sguardo sulla Granger, che, dopo averlo costretto a mangiare qualcosa, si era appisolata. Quella stupida Mezzosangue sarebbe stata solo di intralcio, se lo sentiva!

Come poteva collaborare – o almeno far finta – senza rischiare si soffocarla nel sonno? Chi lo avrebbe spiegato poi, a San Potter? Con chi avrebbe sognato di copulare poi, Lenticchia? Probabilmente Weasley sarebbe rimasto vergine a vita, che tristezza.

Si passò una mano sul viso, combattendo la stanchezza: se pensava all'astinenza a vita, gli veniva la febbre.

Già, come avrebbe fatto, lui, lì? Avrebbe potuto rischiare di mettere incinta qualcuno! O peggio, accoppiarsi con la madre di chissà chi! Sarebbe stato troppo anche per lui.

Sospirò: gli veniva quasi da ridere, al solo pensiero che la Granger era l'unico essere vivente (perché era umana, vero?) lontanamente scopabile, in quel dannato posto.

Perfetto, quello era il suo inferno personale!

Quell'elfo lo voleva morto: se lo avesse castrato direttamente, gli avrebbe fatto più piacere dell'attuale situazione. Insomma, lui aveva certe esigenze!

Sospirò ancora una volta, grattandosi la nuca: avrebbe potuto stare molto attento e scegliere solo alcune ragazze, in modo da essere sicuro...

– Sei il ragazzo nuovo? – una voce, a qualche metro di distanza, lo fece ridestare da quel suo piano malefico.

Alzò appena lo sguardo, facendo saettare in su un sopracciglio, scocciato. Possibile che non potesse stare solo un attimo?

Esaminò attentamente il proprietario della suddetta voce, schioccando la lingua in segno di approvazione: era un purosangue, poco ma sicuro. Almeno, non avrebbe dovuto intrattenersi con della putrida feccia.

Lo sconosciuto era di bell'aspetto, certamente non bello quanto lui, ma quasi: aveva dei tratti affilati, nobili e puri; occhi grandi e penetranti di un malizioso color cioccolato, perfettamente intonati ai capelli leggermente lunghi e ondulati. Sembrava la versione mora, meno raffinata e curata di Draco Malfoy.

Il biondo incrociò le braccia al petto. – Dipende. Chi lo vuole sapere? – questa volta, alzò entrambe le sopracciglia, spronandolo a parlare.

Il ragazzo, poggiato all'uscio, gettò la testa indietro, ridacchiando. – Hei, dolcezza, questo puzza di Durmstrang! – urlò, riferendosi a qualcuno in corridoio.

Si sentirono dei rumori attutiti di porte chiuse e passi felpati. – Non chiamarmi così, razza di scimunito! – sibilò una seconda voce, questa volta appartenente ad una donna.

Se non fosse stato assolutamente certo del fatto che la Mezzosangue stesse dormendo davanti a lui, avrebbe detto che quella voce era proprio la sua!

Una mano, piccola e rigida, fece capolino dalla porta dello scompartimento, finendo dritta sulla nuca del Purosangue moro. Questi, grugnì come un cavernicolo, borbottando una mezza imprecazione. – Non era riferito a te, Pulce, tranquilla – esclamò una terza voce, anch'essa maschile.

La ragazza sbuffò appena, prima di entrare nello scompartimento, seguita dal terzo misterioso ragazzo, che girò il capo per sussurrare qualcosa all'orecchio dell'amico Purosangue.

Draco, che aveva osservato distrattamente quel siparietto ridicolo, aveva nuovamente rivolto lo sguardo verso il finestrino, aspettando che quelle seccature si levassero dai piedi.

La ragazzina – Pulce – era davvero piccola e delicata, anche se appariva piuttosto agguerrita: era un miscuglio di personalità contrastanti. Poteva avere al massimo quindici anni.

Si sporse verso di lui, scacciando con una mano una ciocca di capelli ribelli. – Sei il ragazzo nuovo? – gli chiese, conciliante.

Grugnì anche lui questa volta, ma per un motivo ben diverso.

Quella, ne era certo, era una Nata Babbana.

Lasciò vagare lo sguardo fino ad incrociare gli occhi serrati della Granger. Alzò gli occhi al cielo, indispettito da tutta quella situazione: perché doveva parlare con una babbana? Gli bastava (e avanzava) la Mezzosangue.

– Un grugnito sì e due no? – scherzò il terzo ragazzo, cercando di essere divertente. Draco non si voltò nemmeno per vedere che faccia avesse, nonostante quella voce gli risultasse familiarmente irritante.

Sospirò ancora, lanciando un'occhiata incuriosita alla ragazzina che, sicuramente, era una di quelle scocciature su due piedi, sempre pronta a ficcare il naso negli affari altrui. Ad Hogwarts, di elementi simili, ce ne erano da vendere! Doveva aspettarsi la comparsa del club delle Ragazzine Allupate, diamine. Perché non aveva pensato all'eventualità che qualcuno, dal vetro della porta, scorgesse la sua bellezza angelica? Come aveva fatto ad essere così idiota da pensare che, un Dio greco come lui, potesse passare inosservato? Era capitato, in più di un'occasione, che le ragazze facessero la fila davanti al suo scompartimento, negli anni passati. Tuttavia, in seguito alla Guerra, si era quasi dimenticato di quelle fastidiose e adulanti creature. Insomma, adorava essere al centro dell'attenzione, ma detestava con tutto sé stesso essere circondato da una marea di ragazzine alte un metro e cinquanta circa. Quel tipo di “fan” le lasciava volentieri a Nott e a Blaise, che le definivano “un investimento per il futuro”: in pratica, nel giro di qualche anno, erano sicuri che gliel'avrebbero data. Draco aveva più senso pratico e preferiva concentrarsi sugli investimenti sicuri e già altamente sviluppati, come le sorelle Greengrass, Pansy e la schiera di Corvonero che gli ronzava attorno.

Esaminò attentamente la ragazzina, rendendosi conto dell'errore di valutazione: sembrava più piccola a causa della statura e del maglione largo e lungo, che copriva quasi tutto il suo busto, facendola assomigliare a una sorta di pacco postale. Draco fu sorpreso dal constatare che sì, la Pulce doveva avere un bel seno, pieno e tondo, sotto quello strato eccessivamente ampio di lana, e delle gambe, corte e secche, che non erano certamente da buttare via. Inoltre, il viso aveva da poco perso quei tratti tondeggianti, tipici dell'infanzia, rendendoli sottili e meno paffuti, con zigomi alti e delineati. Nel complesso, avrebbe anche potuto definirla “bella”, se solo si fosse curata di più.

Non riuscì a trattenersi dal voltare lo sguardo verso la Granger: perché le Nate Babbane avevano seri problemi con il guardaroba?

Riportò l'attenzione sulla suddetta Pulce, incapace di capire dove l'avesse già intravista: era probabile che avesse incontrato la sua prole o peggio, che fosse la madre di qualcuno che conosceva! Ecco, era davvero all'inferno: come poteva sapere chi fosse la genitrice di chi? Come poteva anche solo flirtare con qualcuno, sapendo di poter conoscere suo figlio?

Eppure, quella donna l'aveva già vista: la bocca, dalle linee piene e armoniose, era terribilmente familiare, così come la fossetta sulla guancia sinistra e, i suoi occhi, di un verde acceso e penetrante, lo confondevano e irritavano allo stesso tempo.

“Chi diavolo sei, donna?” si ritrovò a pensare, mentre nello spazio angusto in cui erano costrette ben cinque persone, era calato un silenzio imbarazzante.

Il ragazzo sbuffò dal naso, palesemente irritato. – Draco, mi chiamo Draco – sibilò, continuando a osservare la rossa, cercando di capire chi fosse e cosa gli ricordasse.

La ragazza sorrise, porgendogli la mano, cordiale. Gesto, che lui ignorò tranquillamente: un conto era ammettere che fosse bella, ma stringere la mano a una babbana, era tutta un'altra storia.

La versione mora di Draco fece qualche passo avanti, continuando a sorridere: era quasi inquietante. – Allora dimmi, biondino, da quale regale famiglia provieni? – questa volta fu il turno di Draco, per sorridere: il ragazzo non era stupido e, come lui, aveva un certo occhi per i dettagli.

Draco si bloccò, proprio prima di dire “Malfoy”, con il suo classico tono di sfida e orgoglio. – Black – fu tutto ciò che disse, invece.

Il ragazzo sgranò appena gli occhi, stupefatto. – Non ci sono Black, ad Est – ribatté, socchiudendo gli occhi con fare sospettoso.

Draco alzò un sopracciglio, davvero seccato da tutta quella situazione: chi diavolo era quel tizio, per lanciare simili insinuazioni? – No, è vero, non c'è nessun Black – concordò, la voce calma e leggera. Fece un veloce calcolo mentale, ricordando di come sua madre fosse addolorata per la perdita di Alphard, uno dei suoi parenti prediletti. – Mio padre è morto l'anno scorso – concluse, sicuro di sé.

Il moro alzò le sopracciglia, decisamente sorpreso. – Zio Alphard non aveva figli – rincarò la dose di accuse, come se davvero non credesse a nulla di tutto quello che gli aveva detto.

Zio?

Questa volta fu il turno di Draco, per le sorprese inaspettate: fece un altro rapido conto, incapace di credere di non aver pensato a quell'eventualità.

Prese un respiro profondo, cercando di non pensare a chi altro potesse incontrare, cercando di non pensare a chi avesse davanti. – Tu devi essere Sirius, mh? – la sua voce risultò ferma e annoiata, quasi stesse constatando l'ovvio. Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere, facendo un vago gesto della mano. – Sì, sì, siamo cugini, è un piacere conoscerti e bla bla bla – gli sorrise amabile.

Sirius – Sirius Black, padrino di Harry Potter, ucciso da zia Bellatrix – ricambiò il sorriso con aria interessata. – Quanto odi i tuoi parenti, da uno a dieci? – lo stava per caso testando?

Draco alzò gli occhi al cielo, non riuscendo a credere a quanto fosse infantile quel ragazzo.

Valutò il modo in cui rispondergli: tecnicamente, lui non sopportava Sirius Black, né sua madre, né suo padre. Dunque non era una menzogna, ammettere che il suo odio nei confronti dei Black e dei Malfoy si aggirasse attorno al... – Nove e mezzo – Salvava solo Andromeda, di quella sciagurata famiglia.

Sirius fu alquanto soddisfatto della risposta. – Con chi sarebbe accasato, zio Alphard? Era l'unico con un po' di sale in zucca, effettivamente... forse è scappato in Russia per non sopportare mia madre. La cosa avrebbe perfettamente senso – lo informò, aggrottando appena le sopracciglia.

Se i suoi calcoli non erano errati, Sirius Black era fuggito di casa poco dopo la morte di Alphard Black, che gli aveva lasciato una somma di denaro non indifferente, per andare a vivere con i Potter.

Dunque doveva supporre che facesse domande riguardo a lui, dato che lo zio aveva donato tutto al nipote.

– Cecilia Malfoy, entrambi erano stati cancellati dai rispettivi alberi genealogici – lo informò, prima che potesse fare domande anche su di loro.

Draco sapeva perfettamente che, se Sirius Black era davanti a lui... no, non doveva pensarci: ne andava della sua salute mentale e fisica!

Black parve assimilare l'informazione come se nulla fosse, stringendosi nelle spalle, segno che non aveva idea di chi fosse Cecilia Malfoy. – Che bello, il cuginetto biondo di Blacky – esclamò la ragazza dai capelli rossi, senza nemmeno provare a nascondere il disgusto.

Sirius la fulminò con lo sguardo, aprendo la bocca per risponderle a modo, quando il terzo ragazzo, intervenne, facendo morire la discussione sul nascere. – Calma, ragazzi, non fatevi riconoscere, come sempre! – la sua voce, calda e provocatoria, era terribilmente familiare. Quella voce gli era nota, anche se sapeva benissimo che era impossibile che lui fosse lì.

Draco, sapeva che esisteva un'unica spiegazione per quella fottuta presenza: non poteva ignorare la cosa, non poteva semplicemente far finta che quell'essere non fosse a pochi metri da lui.

Poco prima, aveva pensato che l'astinenza dal sesso fosse la cosa peggiore che gli potesse capitare: quanto si era sbagliato!

Puntò ostinatamente lo sguardo sulla Mezzosangue, del tutto ignara di quanto la situazione fosse critica. Se Draco avesse fatto finta di nulla, se solo si fosse limitato a fissare la ragazza, quelle seccature se ne sarebbero andate e lui avrebbe vissuto felice e in astinenza da sesso.

Bastava ignorare del tutto quella voce, no? E, soprattutto, non doveva guardare in faccia quella terza figura. No, non poteva. Nel modo più assoluto!

Se non l'avesse guardato in faccia, lui semplicemente non sarebbe stato .

La rossa, di cui ormai aveva intuito il nome, sbuffò sprezzante. – Certo, certo: ora ti improvvisi una persona matura? Per Diana, Silente ha attentato alla mia vita, dandoti quella stupida spilla da Prefetto! Sei una piaga dell'umanità! E smettila di passarti quella cavolo di mano tra i capelli: non è un gesto sexy, ma irritante! Sembra che hai le pulci! – strillò, aumentando, almeno agli occhi di Draco, la somiglianza che aveva con la Granger. – Volevo solo evitare di farti dare di matto, Evans – la rimbeccò, ironicamente, l'essere in questione. – Ma, a quanto pare, la mia sola presenza ti da' alla testa. Lo so che sei pazza di me, Pulce – disse, il tono di voce basso e suadente.

Si udì una risata sprezzante, molto simile alla risata standard di Draco Malfoy: lui sapeva, se lo sentiva. Sapeva cosa avrebbe detto Pulce all'essere, perché era semplicemente quello che lui, per anni, ormai, ripeteva a loro figlio.

Così, con fare teatrale e stizzoso, Lily Evans alzò il mento in aria, limitandosi a die: – Ti piacerebbe, Potter – .

 

***

 

Blaise era sicuro di star per morire.

Lo aveva capito nel momento stesso in cui Potter, Harry Potter, Eroe del Mondo Magico, lo aveva inchiodato con lo sguardo, davanti a tutta la scuola.

Se lui, San Potty, aveva ucciso l'Oscuro Signore con un banalissimo Expelliarmus, non osava immaginare cosa avrebbe fatto con le sue bellissime ed eleganti membra.

Non solo aveva trascorso la notte in bianco, aspettando che Draco rientrasse dal suo incontro romantico, giusto per tenergli il muso e non rivolgergli la parola, ma doveva anche immolarsi per la causa. Il suo migliore amico aveva deflorato, con ogni probabilità, quella feccia della Granger e, dato che aveva avuto la brillante idea di sparire nel nulla, San Potty e Fido Weasley lo avrebbero ucciso, lasciando il suo cadavere come avvertimento per le Serpi future.

Oh, che atroce destino lo attendeva!

Chiuse un occhio, piegando il capo di lato, come a sottrarsi dalla furia del Grifonscemo, quando sentì la presa ferrea delle dita del Prescelto, attorno al suo delicato collo di Purosangue.

Blaise avrebbe voluto urlare qualcosa di tragico ed eroico, guadagnandosi una fine meritevole, agli occhi degli altri studenti. Avrebbe dovuto urlare a squarciagola qualcosa tipo “Fuggite, sciocchi! Verrano a prendere anche voi, Purosangue! Scappate e ricordate il mio nome, come vostro salvatore!”.

Non ebbe nemmeno il tempo materiale di aprire gli occhi e urlare, che la presa di Potter sparì, sostituita da un altro atroce dolore, questa volta situato nella zona dell'orecchio.

Anche davanti a questa tortura inaspettata, Blaise tentò di ribellarsi con coraggio, alzandosi in piedi, pronto a fronteggiare la nuova minaccia, che aveva messo a terra sia Potter l'Eroe, sia Blaise il Magnifico. Tuttavia, non appena si alzò in piedi, il dolore all'orecchio aumentò e venne brutalmente trascinato verso l'entrata della Sala Grande.

Lui e Potter, anch'esso prigioniero di tale atrocità, si scambiarono uno sguardo confuso, per poi rivolgere un'occhiataccia al loro carnefice.

Inizialmente Blaise si era aspettato di vedere quello scimunito di Hagrid, tuttavia si trovò a una spanna dal viso di Lunatica. La ragazza, che possedeva la forza di un Troll di montagna, aveva un'espressione serena sul viso e l'aria trasognata.

Li trascinò, trotterellando tutta allegra, fino ad un'aula vuota e buia, che puzzava un po' di muffa e umidità.

Quando finalmente li lasciò andare, Potter fece un passo verso di lui, ringhiando qualcosa che, con ogni probabilità, doveva essere “Dimmi dov'è Malfoy!” o almeno, quello fu il significato che gli attribuì Blaise.

Zabini si affrettò ad alzare le mani, in segno di resa, facendogli capire che era addirittura disposto a perdere il suo tempo con lui, piuttosto che essere torturato dal Prescelto e dalla Donna-dai-pollici-di-ferro. – Sfre.. em, Potter, calmati! – si affrettò a dire, notando che ormai erano a una spanna l'uno dall'altro.

Nel frattempo, Lunatica aveva preso a canticchiare un motivetto allegro, che assomigliava molto di più a una marcia funebre.

Fido Weasley e Piattola fecero irruzione nella stanza, ansimanti e grondanti di sudore, subito seguiti a ruota da Pansy, che sembrava sempre più preoccupata per i suo Dacucciolo.

Lenticchia si affrettò a lanciare un'occhiata confusa a Lunatica, tutta presa dalla canzoncina, che il quel momento fissava ammirata una piuma che svolazzava tra i granelli di polvere.

Quello era, in assoluto, un giorno da cancellare.

Fido Weasley si grattò la nuca, acquistando un po' del colore che aveva perso a causa della preoccupazione per la Mezzosangue. – Luna, perché lo hai fatto?! – esclamò.

Blaise aggrottò appena la fronte. Luna? Si guardò attorno, cercando di capire a chi si stesse riferendo. Lunatica, per l'appunto, si ridestò dal suo stato più o meno comatoso, stampandosi un sorriso smagliante sul volto. – Oh, beh... Harry aveva la testa piena di Borbottili*, non volevo certo che facesse del male a Blaise a causa loro! – spiegò, tutta convinta. *[Sono creature inventate da me, non sono mai stata né citate né accennate da JKR].

Zabini si mordicchiò appena il labbro, decisamente confuso: dunque il vero nome di Lunatica era... Luna? Che strano, era convinto che si chiamasse proprio così. Si guardò attorno, conscio del fatto che non conosceva i veri nomi di nessuno, là dentro, ad eccezione di Pansy e San Potty.

Potter, per l'appunto, scosse appena il capo, decidendo di non dar peso alle parole della biondina. – Zabini, parla! – ringhiò, questa volta scandendo bene le sillabe.

Blaise deglutì, sperando di non essere vittima del suo micidiale Expelliarmus. – Non so dove sia finto Draco! A stento mi ha rivolto la parola, da quando siamo saliti sul treno! – spiegò, gesticolando frettolosamente.

Potter aggrottò le sopracciglia, passandosi una mano tra i capelli. – Mi stai dicendo che è da ieri sera, quando si è allontanato dalla Sala Grande, che non lo vedi? – chiese, scettico.

Blaise si limitò ad annuire, per poi fare un verso sprezzante. – Certo, che non l'ho più visto! Si sarà appartato con la Mez... con la Granger da qualche parte! – insinuò, godendosi la faccia sconvolta di Lenticchia: sembrava aver appena ingoiato uno Schipodo. Intero.

Lo Sfregiato assottigliò lo sguardo, facendo un altro mezzo passo in avanti. – Hermione non avrebbe mai fatto una cosa simile! – sbraitò, subito appoggiato da Fido Weasley, che aveva preso ad annuire vigorosamente, più per convincere sé stesso che per spalleggiare l'amico.

Blaise, ritrovato il coraggio perduto, e sicuro che Potter non lo avrebbe disarmato, sorrise con aria falsamente docile. – Davvero? Perché, guarda caso, Draco non è volutamente salito sulla nostra carrozza, ieri. Ma è arrivato al castello con la Granger spalmata addosso. Poi, a cena, le si è avvicinato con una scusa e lei lo ha seguito. Non ti sembra un po' sospetto, Potter? – elencò con eleganza Blaise, indicando ogni “prova inconfutabile” con un lungo dito della mano.

San Potty sembrò sbiancare e poi imporporarsi nel giro di un secondo ma, proprio quando stava per estrarre la bacchetta – sicuramente per disarmarlo e ucciderlo – la Preside fece irruzione all'interno dell'aula, spalleggiata da Lumacorno e Hagrid.

Perfetto.

Minerva McGrannitt alzò entrambe le sopracciglia, chiaro segno di disappunto. – Cosa diamine sta succedendo, qui? – chiese, la voce ingannevolmente dolce e premurosa.

Blaise, che aveva rischiato di morire non meno di quattro volte, quella mattina, rischiò seriamente un colpo apoplettico. Luna, che nel frattempo si era avvicinata con passo felpato, gli pizzicò una ciocca di capelli, usando i suoi pollici micidiali. Blaise fece un salto alto tre metri, lanciandole un'occhiataccia piena di risentimento. – Avevi un Nargillo attaccato alla nuca. Sono molto pericolosi, sai – gli sussurrò, come se gli stesse rivelando un segreto scottante.

Blaise, per tutta risposta, si allontanò di un passo da quella strana ragazza. – Tu sei tutta matta – sibilò, lanciandole l'ennesima occhiataccia.

Lunatica si limitò a sorridergli, raggiante.

Potter, che oramai era divenuto la mascotte ufficiale dei Grifonscemi, fece un passo verso la Preside. – Hermione è sparita. – disse semplicemente, scambiando una lunga occhiata con la donna.

Blaise fece una smorfia: nessuno aveva pensato a Malfoy? Sì, insomma, doveva ancora tenergli il muso, ma meritava una sepoltura decorosa, nel caso in cui la Granger lo avesse fatto fuori e fosse scappata in Brasile. – Anche Draco è sparito. – aggiunse Pansy, addolorata.

Blasie, notando lo sguardo lampeggiante della Preside, si affrettò a chiarire. – Sono spariti assieme – quella piccola modifica, fece digrignare i denti di San Potty, che si voltò, pronto a fronteggiarlo per l'ennesima volta.

Gli puntò un dito contro, minaccioso. – Chiudi quella fogna, Zabini! Malfoy ed Hermione non si sono appartati da nessuna parte, okay! – sicuramente, l'ultima frase doveva essere una domanda retorica, ma suonò terribilmente come una minaccia.

Blaise, che aveva iniziato a provare un certo gusto nel guardare in faccia la morte, alzò un sopracciglio scuro, assumendo una posa da perfetto stronzo. – Cosa vorresti dire esattamente, Zabini? – chiese la Preside, richiamandoli all'ordine con uno schiocco di lingua.

Blaise si sedette pigramente su un banco, iniziando a stufarsi di tutta quella situazione noiosa: per lui la “cosa” era talmente chiara, che non sentiva nemmeno il bisogno di parlarne. – Vede, Preside, ieri sera Malfoy si è categoricamente rifiutato di salire in carrozza con me, cosa alquanto strana, dato che, dati i tempi che corrono, non ha amici al di fuori di me, Pansy e Nott – spiegò, la voce limpida e pimpante. – Tuttavia, è arrivato al castello con la Granger. Da soli, sull'ultima carrozza disponibile, come se avessero un appuntamento. Capisce? Si potrebbe anche pensare a una sfortunata coincidenza, se non fosse che, durante il banchetto, Draco si è avvicinato al tavolo dei Grifonsc... Grifondoro e ha detto qualcosa alla Granger, come se le stesse chiedendo di vedersi. E, quando se n'è andato, lei lo ha seguito in tutta fretta! – sciabolò le sopracciglia con fare eloquente, destando una risatina da parte di Lumacorno, prontamente zittita da un'occhiataccia della Preside.

La McGrannitt, irrigidendo le labbra, guardò tutti i presenti, inserendoli nell'interrogatorio. – Dunque le cose si sono svolte in questo modo? – chiese, verificando la tesi di Blaise.

Lunatica annuì con fervore, attirando su di sé l'attenzione. – Oh, sì, assolutamente! Anche Hermione ha insistito perché Harry salisse al suo posto sulla carrozza, restando da sola nel piazzale. E, quando è tornata al castello, era piuttosto vicina a Draco. E poi, beh... lui le ha fatto l'occhiolino a cena... – disse tutto mantenendo un tono canzonatorio, quasi stesse raccontando una storiella divertente. – Se ci pensate, sono davvero una bella coppia – aggiunse, dondolandosi sul posto. Questa sua ultima uscita, venne accompagnata da vari “blah” e risate di scherno.

La McGrannitt serrò la mascella, stentando a credere a una simile unione. – Qualcuno di voi ha sentito cosa ha detto Malfoy alla Granger, a cena? Poteva trattarsi di una presa in giro e lei ha reagito rincorrendolo – dedusse l'insegnante, ormai esasperata dalla situazione sconveniente in cui si era trovata.

La Piattola arrossì all'improvviso, mordicchiandosi il labbro inferiore. – Signorina Weasley? – la incitò Lumacorno.

Hagrid, nel frattempo, aveva preso a battere ripetutamente la sua grossa mano sulla spalla di Lenticchia, borbottando parole di conforto.

Piattola prese a fissare un punto indefinito del pavimento, prendendo coraggio – Beh, io ero lì vicino e... beh, sì, insomma... non sono sicura che sia esattamente quello che le ha detto... bisbigliava talmente piano! – balbettò, arrossendo di più ad ogni parola sconnessa che pronunciava.

San Potty alzò di scatto il capo, furibondo. – Cosa le ha detto? – esclamò con veemenza, assomigliando sempre più a un fratello super-protettivo.

La rossa, per tutta risposta, fissò con ostinazione le sue mani intrecciate, sperando di essere schiantata da un fantasma. – Le ha detto che... – deglutì rumorosamente, prendendo coraggio. – che, beh... il suo profumo era ancora più buono di quanto ricordasse – balbettò.

Ciò che successe in seguito, sconvolse a dir poco Blaise, che da Draco, non si sarebbe aspettato una frase meno melensa e futile. Potty ringhiò qualcosa di incoerente (molto probabilmente: “Io lo uccido!”); Weasley divenne di un viola brillante, smettendo totalmente di respirare; Hagrid provò a rianimare Lenticchia, che era sul punto di svenire; Pansy era caduta a terra, in ginocchio, prendendosi la testa tra le mani e borbottando maledizioni al vento; Piattola aveva assunto una sfumatura tendente al giallognolo; la McGrannitt sembrava aver appena ingurgitato un verme; Lumacorno sembrava incapace di capire la tragicità della cosa, in quanto riteneva Draco ed Hermione una coppia perfetta, e Lunatica batté le mani in segno di apprezzamento, esclamando un “Oh, che dolce!” a proposito di Draco.

Blaise rimase lì a fissare la scena, grattandosi la nuca.

Quella era davvero una mattinata da cancellare.

 

***

 

Hermione si era ridestata all'improvviso, sentendo Harry e Ginny bisticciare.

Quei due avrebbero davvero dovuto mettersi assieme e basta, ponendo fine alle sofferenze di chiunque ronzasse loro attorno. Alternavano momenti di amicizia platonica e idilliaca, ad altri di guerra all'ultimo sangue.

Sì, insomma, tra loro vi era la cosiddetta “tensione sessuale”, totalmente repressa per sette lunghi anni nel caso di Ginny, e negata per altrettanto tempo da Harry.

Dunque non si scompose più di tanto, sistemandosi meglio sullo scomodo sedile del treno, pronta a sonnecchiare un altro po'.

Aveva la netta sensazione di aver fatto un sogno alquanto strano, che prevedeva la presenza di... – Merlino, fa che non si vero... – una voce, un sussurro, giunse alle orecchie mezze addormentate di Hermione, facendola scattare in piedi.

Estrasse con prontezza la bacchetta, una brutta abitudine che aveva preso durante la latitanza assieme a Harry e Ron.

La scena che le si parava davanti agli occhi non era delle migliori, ma sicuramente delle più strane: Ginny stava giusto maledicendo Harry con ogni epiteto sgradevole che conoscesse, mentre il moro si spettinava volutamente i capelli a intervalli regolari, dispensando sorrisetti fascinosi e inopportuni; un terzo ragazzo fissava la scena annoiato, seduto al fianco di Draco Malfoy, in cui sguardo era ostinatamente puntato su di lei.

Fu proprio su quest'ultimo che si soffermò Hermione, chiedendosi perché fosse lì ma soprattutto perché Harry non sembrava dare importanza alla cosa.

Dove erano finiti Ron, Luna e Neville?

Incrociò lo sguardo disperato di Draco Malfoy e tutto le tornò alla mente.

Il viaggio in carrozza.

L'occhiolino.

La frase sussurrata.

La Stanza delle Necessità.

L'elfo.

Il 1993.

Ricadde sul sedile de treno, la bacchetta ancora in mano, riprendendosi dallo shock. Credeva di aver sognato tutto, maledizione!

Si passò una mano sul viso, iniziando a essere infastidita dallo sguardo persistente del Furetto e dal continuo litigare di...

Merda.

Spostò lo sguardo sulle due figure, le uniche in piedi, che continuavano a bisticciare, infischiandosene di quello che accadeva attorno a loro: la ragazza dai capelli rossi le dava le spalle, ma riusciva a vedere benissimo il ragazzo.

Harry.

O meglio, aveva creduto che fosse Harry. Come darle torto? Quel ragazzo aveva gli stessi capelli corvini e indisciplinati, la stessa fronte alta e il medesimo sorriso, anche se la forma della bocca era leggermente diversa.

E gli occhi.

Il ragazzo che stava guardando aveva delle iridi di un delizioso color cioccolato, screziate d'oro. Aveva uno sguardo caldo e penetrante, familiare, ma totalmente differente da quello del suo migliore amico.

Anche il corpo era simile a quello del Prescelto: era smilzo, alto e dalle spalle larghe, forse troppo magro per la sua altezza. E sul suo naso barcollavano gli stessi occhiali trasandati del suo migliore amico.

Il ragazzo, resosi conto dello sguardo spaesato di Hermione, l'abbagliò con un sorriso meraviglioso: lei aveva sempre amato il sorriso di Harry, così limpido e aperto, così spontaneo e necessario.

In quel momento, un sorriso molto simile la stava riscaldando dentro: quella piega particolare delle labbra, leggermente storta e inclinata verso l'alto, che rendeva Harry ancora più carino, era stata copiata da quell'essere.

Ora che lo guardava bene, notava delle sottili differenze, che sicuramente avrebbe ritrovato nel volto della ragazza rossa. Sperò quasi che si voltasse, solo per rivedere quegli occhi così vividi e profondi.

Il ragazzo simile a Harry alzò un lungo dito affusolato, zittendo la ragazza che aveva continuato a borbottare per tutto quel tempo. – Evans, tesoro, credo che tu stia spaventando questa bellissima ragazza – le fece l'occhiolino, la voce volutamente suadente.

La rossa, per tutta risposta si irrigidì, drizzando le spalle e voltandosi di scatto, pronta a fronteggiare quella che credeva sarebbe stata l'ennesima oca che sarebbe caduta ai piedi del ragazzo. Lui si fece prontamente avanti, allungando una mano con gesto galante e sensuale: ci stava provando. – Ciao, dolcezza. La ragazza alla mia sinistra, che ha tentato di staccarmi la testa a morsi, è Lily Evans, Caposcuola. – mormorò, stringendole la mano, per poi sedersi accanto a lei e sussurrarle, quasi fossero complici: – Sai, credo che sia troppo focosa per avere così tanto potere: il fatto di essere così carina ha ingannato molte menti elevate, me compreso! – ridacchiò, continuando a stringerle la mano in una presa calda e delicata.

Lily digrignò i denti, restando stoicamente in silenzio: probabilmente riteneva di aver già fatto una figura pessima.

Hermione avrebbe voluto ridere di tutta la situazione, ma si limitò a sgranare gli occhi, rendendosi conto di ciò che stava accadendo. – Piacere, io sono James, James Potter – la informò, continuando a sorriderle in quel modo sensuale e provocatore.

Hermione trattenne quasi il fiato, mentre il bel ragazzo moro, per lei così familiare e sconosciuto allo stesso tempo, si presentava.

“Io sono James, James Potter”.

Strafottente, sfacciato, affascinante, sfrontato.

James Potter. Potter James.

Harry James Potter.

James Potter, padre di Harry James Potter.

James Potter, padre di Harry James Potter, che ci stava provando con Hermione Granger, migliore amica di suo figlio.

Lei allontanò di scatto la mano, incrociando lo sguardo di Draco, che sembrava sul punto di impazzire. A quella vista, Hermione non poté non ridere. – Oddio, non ci credo... ci stai provando... con me! – esclamò, incapace di comprendere come fosse finita in una situazione simile.

La bocca di Draco si piegò in un sorrisetto a metà tra il divertito e il disgustato. – In effetti... io sarei un po' schifato – ammise, guardando James Potter come se fosse il suo incubo personale. – Diamine, sono identici... – sibilò, passandosi una mano sul viso, quasi stentasse a crederci.

Hermione annuì appena, allontanandosi di qualche centimetro dal corpo del padre di Harry.

James sembrava un po' sconvolto da quello scambio di battute, tanto che era arrossito. Lily era scoppiata a ridere, iniziando a guardare Hermione con occhi più benevoli.

Così si sporse oltre James, porgendole la mano. – Piacere, Lily Evans. Non so perché, ma sento che io e te andremo incredibilmente d'accordo! – scherzò, facendo sorridere la riccia.

Strinse la mano della ragazza, abbagliata dal colore intenso dei suoi grandi occhi verdi. – Hermione Granger. È così tutto il tempo? – chiese, cercando un po' di solidarietà femminile.

Ora che aveva trovato persone conosciute, aveva deciso che, per quanto potenzialmente pericoloso, sarebbe stato molto meglio appoggiarsi a loro.

Lily alzò gli occhi al cielo, comprensiva. – Figurati, oggi è un agnellino – disse, facendo un vago gesto della mano.

– Sirius Black – disse la terza voce, appartenente al bel ragazzo tenebroso che aveva assistito alla scena con distaccato interesse, quasi fosse costretto a guardare sempre la stesso film, ogni santo giorno.

Hermione sobbalzò appena, mentre lui le prendeva la mano, baciandone dolcemente le nocche. Lo sguardo scuro e familiare di Sirius la inchiodò al sedile, facendole addirittura dimenticare di respirare.

Era così diverso da come lo aveva conosciuto: i capelli, sempre lunghi e ondulati, erano leggermente più chiari, come se si fossero schiariti durante l'estate; la bocca era più piena e carnosa e gli occhi, senza alcuna ruga ad intaccarne il taglio perfetto, erano grandi e tenebrosi.

Sirius era molto, molto più bello di quanto avesse mai creduto: le foto che aveva visto non gli avevano reso per nulla giustizia. Era decisamente più affascinante e sensuale di James, che possedeva un bellezza più semplice e diretta. Sirius aveva quel tipo di fascino delicato, che ammaliava in un attimo: in quello, era quasi identico a Malfoy.

Per quanto le costasse ammetterlo, quei due si assomigliavano davvero molto, molto più di quanto si aspettasse: la somiglianza lampante che aveva il ragazzo con il padre, aveva quasi del tutto offuscato i tratti che aveva ereditato dai Black. Narcissa era infatti l'unica, delle tre sorelle, ad avere una bellezza totalmente differente: lei era più simile a Sirius.

I due ragazzi avevano la stessa linea della bocca, morbida e invitante, tutta da mordere; la stessa raffinatezza degli zigomi; la medesima mascella possente e regale e il taglio degli occhi particolare e interessante. Quelle piccolezze, così ben nascoste dalla marcata appartenenza di Draco al casato dei Malfoy, l'aveva per un attimo destabilizzata.

Sirius era, in tutto e per tutto, un versione mora di Furetto.

Il giovane sorrise, soddisfatto dell'effetto che credeva di aver avuto su di lei. James emise un verso di disappunto, facendo una smorfia in direzione del migliore amico.

Draco sbuffò sonoramente dal naso, probabilmente infastidito da tutti quei ragazzi che le ronzavano attorno: per quanto fosse drammatica la situazione, un Malfoy doveva pur sempre stare al centro dell'attenzione.

Lily tirò un buffetto sulla spalla di Sirius, facendolo allontanare. – Smettetela di fare i cascamorti, voi due! – alzò gli occhi al cielo, per poi far saettare lo sguardo da Draco a Hermione, come se avesse capito tutto.

La Granger aveva paura di sapere cosa avesse esattamente capito, o meglio, frainteso.

 

***

 

Harry continuava a ripensare alle parole che aveva sussurrato Lumacorno alla McGrannitt, poco prima che uscissero da quell'aula abbandonata.

La Preside aveva promesso che avrebbe setacciato ogni angolo del castello, alla ricerca dei due ragazzi. Tuttavia, Harry sapeva che non avrebbe trovato nulla, seguendo quella pista: la Mappa del Malandrino, al sicuro sotto la sua veste, gli aveva più volte confermato la totale assenza di Hermione e di Malfoy all'interno del castello.

Ma si era costretto a non dire nulla, a lasciare che la McGrannitt seguisse una sua pista: sapeva che, se avesse rivelato l'esistenza della Mappa, lei sarebbe stata costretta a confiscargliela e lui non avrebbe mai saputo se quei due avevano fatto ritorno al castello.

Dunque si era limitato ad annuire, iniziando a progettare un piano che prevedesse una fuga da Hogwarts per setacciare tutta Hogsemade.

E fu allora, proprio mentre Hagrid stava per chiudersi la porta alle spalle, facendogli un piccolo cenno di incoraggiamento, che Lumacorno aveva parlato.

“Minerva, si tratta sicuramente di una fuga d'amore!” aveva detto, quesi fosse la soluzione più scontata a cui si poteva giungere.

Harry sapeva, sapeva che era normale pensare che le cose fossero andate in quel modo, ma non voleva crederci. Non voleva crederci non perché, in quel caso, Hermione si sarebbe innamorata di Draco Malfoy, suo acerrimo nemico, ma perché lei non gli aveva detto nulla.

Se le cose fossero andate realmente in quel modo, Hermione Granger sarebbe fuggita da lui, il suo migliore amico, senza nemmeno salutare.

Poco importava se era scappata con Draco Malfoy, quella, lo sapeva bene, era solo una scusa per sfogare la rabbia.

Era furioso, perché lei non si era confidata. Era furioso, perché non gli aveva detto nulla. Era furioso perché credeva di valere di più.

Se tutto ciò fosse successo qualche anno prima, probabilmente Harry avrebbe capito le sue ragioni: lui si sarebbe infuriato perché, diamine, era pur sempre Draco Malfoy! Ma era successo in quel momento, dopo che avevano trascorso un'estate indimenticabile, dopo che l'aveva aiutata a ritrovare i suoi genitori e a ridarle un briciolo di normalità.

Dopo quell'estate, si era convinto che il rapporto tra lui ed Hermione fosse cambiato, credeva che si fossero avvicinati e compresi in un modo prima inconcepibile.

Erano davvero fratello e sorella.

Invece lei non lo aveva salutato, non lo aveva nemmeno guardato, prima di rincorrere Draco Malfoy.

Diamine, Malferret!

Come aveva potuto scegliere lui, un Mangiamorte? Certo, era stato troppo codardo per uccidere qualcuno, ma aveva tentato di ucciderla qualche mese prima, nella Stanza delle Necessità!

Forse si era sbagliato, forse era così arrabbiato perché non aveva scelto Ron, perché aveva nascosto a lui, Harry, una cosa così importante e... disgustosa, ecco.

La sola idea di lei e lui assieme lo disgustava.

Prese un respiro profondo e guardò tutti i presenti. Forse fu il suo sguardo determinato, ad attirare l'attenzione di tutti. – Sentite, lo so che credete che Malfoy e... Hermione stiano assieme, ma io no. Lei lo avrebbe detto a qualcuno, non è il tipo di persona capace di tenere un segreto simile! È successo qualcosa, ieri sera, qualcosa che li ha costretti ad allontanarsi dal castello. Magari hanno duellato e sono feriti, magari sono stati attaccati... – la sua voce scemò per un momento, prima di posare lo sguardo su Ginny e riprendere vigore. – So che la conclusione più scontata è proprio una fuga d'amore, ma sono sicuro al cento per cento che le cose non sono andate così. Non ho intenzione di lasciare Hermione da sola, chissà dove. Quindi ho intenzione di cercarla ovunque. Chi è con me? – concluse, passando in rassegna i volti di tutti i presenti.

Ginny e Ron annuirono nello stesso istante, Luna gli sorrise, Pansy bisbigliò un “sì” incerto e Blaise rimase semplicemente imbambolato a fissarsi le unghie.

Harry non si sapeva spiegare perché, ma credeva che, per trovare entrambi, Blaise fosse necessario: conosceva Draco tanto quanto lui lo odiava.

Il Serpeverde sorrise appena. – Draco non l'ha rapita né uccisa, se te lo stai chiedendo. Aveva la chiara intenzione di starvi alla larga per tutto l'anno. Per questo ritengo che abbia una storia con la Granger: sembrava desideroso di parlarle, a tutti i costi. Ma sì, ti aiuterò: perché credo che tu sappia che non sono nel castello, altrimenti ti saresti offerto volontario per setacciarne ogni angolo. E voglio trovare Malfoy, in ogni caso. Questo posto è terribilmente noioso, senza una spalla – fece un vago gesto con la mano, quasi fosse troppo stancante per lui continuare a discutere.

Harry pensò che fosse davvero un ragazzo strano, ma nemmeno troppo malvagio: era solo terribilmente indifferente. – Bene, allora inizieremo le ricerche settimana prossima, per non destare i sospetti dei professori – spiegò, notando lo sguardo perplesso di Ron.

A quanto pareva, i problemi trovavano sempre il modo di seguire Harry James Potter.

 

***

 

Draco aveva trascorso i venti minuti più brutti di tutta la sua vita, dividendo lo scompartimento con tutta quella feccia di Grifondoro, imparentata in ogni modo possibile e immaginabile con San Potty.

Aveva bisogno di aria e di sfogarsi.

Lanciò uno sguardo alla Granger, che trascinava il suo baule in maniera del tutto scoordinata, assomigliando a un Troll di montagna appena sveglio.

Dopo aver scoperto – con sua somma gioia – di essersi trascinati dietro i loro bauli del presente (almeno avrebbe migliorato le sue giornate con i vestiti di alta sartoria), avevano indossato le rispettive divise quando il treno era quasi arrivato a destinazione.

Quelle tre seccature su due piedi lo avevano finalmente lasciato in pace, promettendo loro che li avrebbero aspettati nel piazzale per accompagnarli al castello.

Così ora la Granger li stava cercando con o sguardo tra la folla di studenti. – Se ti azzardi a salire con loro sulla carrozza, giuro che ti schianto – sibilò lui, facendo sobbalzare la Mezzosangue.

Lei fece una smorfia, lanciandogli un'occhiataccia. – Malferret, è necessario trovare degli amici su cui fare affidamento. Se ci emarginiamo attireremmo solo l'attenzione di tutta la scuola! – protestò, una volta individuata Lily Evans.

La Mezzosangue si sbracciò per attirare l'attenzione del Fan Club di Potty, facendolo quasi ringhiare per il disappunto.

– Bene, tu fai amicizia con tutto l'albero genealogico dello Sfregiato, io di certo non starò con loro, Mezzosangue. Inoltre, quando sapranno che sono un Serpeverde, non mi vorranno tra i piedi – sorrise, falsamente affabile, mentre si avvicinavano sempre più al gruppetto di Grifondoro. Malfoy si poté ritenere soddisfatto di sé stesso, vedendo la Granger arrancare visibilmente: aveva vinto!

Lily sorrise in modo affettuoso a entrambi, suscitando un lieve senso di nausea in Draco. Perché i babbani erano così socievoli? Insomma, non potevano semplicemente vivere le loro stupide esistenze senza finirgli sempre tra i piedi?

Si disse di tenere duro: di lì a poco sarebbe tornato tra la sua gente, tra gli studenti acidi e restii a dispensare sorrisetti affettuosi. Sentiva la mancanza dell'indifferenza dei Serpeverde, delle loro battute aspre e dei loro modi eleganti e da Purosangue.

Era stato circondato dal nemico e aveva stoicamente resistito ma, in quel momento, non ne poteva più. Voleva solo sfuggire alle loro grinfie di “bravi ragazzi” e rintanarsi nell'umida Sala Comune di Serpeverde.

Ah, non credeva che avrebbe mai sentito la mancanza di quel freddo persistente, dell'umidità intollerabile e della luce verdastra che rendeva impossibile studiare.

Aveva del tutto ignorato le battute che avevano scambiato le due ragazze, quando d'un tratto, la Mezzosangue arrossì, balbettando qualcosa che non udì. Lily Evans sorrise, maliziosa e comprensiva, squadrando Draco dalla testa ai piedi. – Credete di riuscire a prendere una carrozza e arrivare al castello incolumi? – chiese a entrambi. Ma per chi l'aveva preso, per un deficiente al pari di suo figlio? Draco fece scattare in su le sopracciglia, pronto a risponderle per le rime, quando fu bloccato.

Sì, esatto. La Granger lo aveva brutalmente interrotto, afferrandolo per una manica e trascinando, con non poca fatica, sia lui che il suo baule. – Non ti preoccupare, Lily – la rassicurò, sorridendole in maniera piuttosto tirata.

La rossa sciabolò le sopracciglia, divertita. – Bene, allora vi lascio da soli – calcò le ultime parole con eloquenza.

Cosa voleva insinuare, quella lurida babbana? Stava per caso pensando che ci fosse qualcosa tra lui e la Mezzosangue? Che schifo!

Draco strattonò la sua manica, ancora imprigionata nella presa salda della Granger. – Mollami! – sibilò, ritrovandosela, a causa del suo strattone, a una spanna di distanza. – Perché cavolo hai fatto credere che io sia attratto da una feccia come te, lurida Mezzosangue?! – sibilò, digrignando i denti e costringendosi a non urlare.

La Granger inarcò un sopracciglio, schioccando la lingua: era furiosa. – Ascoltami bene, Furetto, non ho intenzione di stare dietro ad ogni tua singola pretesa del cazzo, okay? – i suoi occhi lampeggiavano d'ira e sembrava piuttosto minacciosa e sconvolta, tanto da dire una parolaccia. Una parolaccia babbana. – Non volevi salire sulla carrozza con loro? Ecco che il principino è stato accontentato! Io non ho fatto credere proprio nulla a nessuno! Sarebbe il massimo dell'indecenza credere che tra me e te ci sia qualcosa di più dell'odio e del disgusto! Sei una stupida e lurida serpe, sei solo un ragazzino viziato che non pensa ad altro se non a sé stesso. Credi che mi piaccia che le persone credano che io stia con un simile elemento, eh? – sibilò, picchiettando con veemenza un indice contro al suo petto.

Lo stava toccando, ancora.

Le afferrò una mano con forza, allontanandola da sé. Serrò ancora di più la presa, conscio del fatto che le stava facendo male. – Devi smetterla di toccarmi, Mezzosangue. – l'avvertì, facendo un passo avanti, fino a quando i loro nasi quasi non si sfiorarono. – Devi smetterla di dare fiato alla bocca ogni volta che ti senti sessualmente frustrata, siamo intesi? Io non sono un orsacchiotto come Potty o Lenticchia, con me non puoi parlare a vanvera, sperando di rabbonirmi con il compito di Pozioni. Tieni ben sigillata quella fogna e vedrai che la qualità media della vita di entrambi migliorerà drasticamente – la sua voce, seppur calma e misurata, risultò ancora più minacciosa e tenebrosa di quanto potesse mai essere quella di Hermione.

Draco la osservò attentamente, mentre quella minaccia non così velata non la ammansiva, bensì la aizzava ancor di più.

Lei sorrise appena, alzando il mento con sguardo fiero. – Voglio essere del tutto sincera con te, Malferret, perché non voglio che tu fraintenda. – gli afferrò il mento con la mano libera, costringendolo a guardarla negli occhi. – Io non eseguo gli ordini di nessuno, non mi faccio zittire da nessuno e certamente non ho intenzione di compiacerti in alcun modo – lui le afferrò anche l'altra mano, stringendola fino a farle male. Lei non si lamentò, anzi non mostrò nemmeno uno spasmo di dolore.

Draco sorrise, perfido. – Compiacermi, Granger? – sussurrò, portandole entrambe le mani dietro la schiena. – Credevo che volessi fare proprio questo, nella Stanza delle Necessità, o sbaglio? Ti sei fatta zittire dal sottoscritto, proprio ieri notte. Ti sei abbandonata al sottoscritto, proprio tu, la zitella che smania per Lenticchia. Come ti fa sentire, eh? Cosa provi nel sapere che muori dalla voglia di compiacermi? – sussurrò, la voce volutamente dolce e suadente.

Lei non perse, tuttavia, il suo spirito combattivo: sembrava una leonessa in catene, costretta a non mostrare nemmeno un segno di cedimento. Draco adorava vederla in quello stato, sapere che la sua lingua scattava, svelta e malevola, pronta a ferirlo e ricoprirlo di insulti.

Lo faceva quasi star bene, sapere che lei non era così buona, non con tutti, non con lui.

La Granger sorrise ancora una volta, divertita. – Come ti fa sentire sapere che proprio tu, il principino delle Serpi, muori dalla voglia di toccarmi, mh? – insinuò, piegando appena il capo di lato. Draco sgranò appena gli occhi, sorpreso da quell'improvviso scambio di posizioni. – Ieri notte sei stato tu a provocarmi, eri tu che volevi me, o sbaglio? Ti sei auto-convinto che fossi io a volerti, quando sei stato tu a lanciare il sasso. – sorrise ancora, compiaciuta dell'effetto che aveva ottenuto.

Draco increspò le labbra in un sorrisetto di scherno. – Granger, non riesco a sopportare nemmeno l'idea del tuo tocco, figuriamoci se ti desidero. Ieri notte volevo solo umiliarti: se ti fossi concessa a me, avresti per sempre rovinato il futuro con Lenticchia. L'idea di te mi fa ribrezzo – mentì con disinvoltura, conscio di quanto fossero cattive quelle ultime parole, tanto quanto erano state quelle di lei poco prima.

In verità, non sapeva spiegarsi perché, la sera prima, avesse cercato quel contatto. Forse, l'aver scoperto che la Granger possedeva un seno degno di nota, aveva sconvolto i suoi equilibri mentali.

Era conscio di quello che aveva fatto, di come aveva chiuso ogni possibilità di collaborazione con una manciata di frasi. Se ne rese conto nel momento esatto in cui lei si liberò dalla sua presa ferrea, salendo sull'ultima carrozza vuota.

Draco si guardò attorno: il piazzale era deserto, proprio come la sera prima, ventidue anni dopo.

Salì anche lui sul mezzo, guardando per la seconda volta, in vita sua, il cavallo inquietante che lo trainava. Sapeva bene perché gli si era finalmente palesato: aveva visto morire un essere umano. Quel pensiero lo fece rabbuiare per un momento, trasportandolo indietro nel tempo, quando aveva visto per la prima volta quegli strani cavalli.

Non ricordava nemmeno il nome della specie, sapeva solo che erano invisibili alla maggior parte delle persone. Invece ora lui li vedeva.

Quella semplice constatazione lo aveva fatto arretrare e aveva detto a Blaise che preferiva fare il viaggio da solo. Se solo avesse preso quella carrozza, non si sarebbe trovato in una situazione simile. Sorrise, pensando a quanto fosse portato per le scelte sbagliate.

La Granger probabilmente intercettò il suo sorriso, interpretandolo male. – Non ti conviene cantar vittoria, Malferret – sibilò, la voce colma di risentimento. – Nel tuo geniale piano, non avevi inserito alcuni effetti collaterali – lo informò, criptica e compiaciuta, inchiodandolo con lo sguardo.

Draco alzò un sopracciglio, scettico. – Illuminami, allora –.

Lei sorrise, falsamente gentile e accondiscendente: era lei, per il momento, a guidare il gioco. – Se i genitori di Harry e Sirius sono qui, non ci saranno solo Remus e Codaliscia, ma anche tuo padre e tua madre, Malferret – iniziò, sorridendo con aria sempre più compiaciuta. Tuttavia, Draco era già arrivato a quella conclusione: si limitò a stare in silenzio, aspettando che continuasse quelle stupide insinuazioni. – Ci sarà anche Piton, assieme a uno squadrone di Mangiamorte in erba, pronti a prestare servizio per Voldemort. Ora, credo che ti siano tutti familiari e che dunque potresti anche sentirti a casa – mormorò, dolce e crudele allo stesso tempo. Lei sapeva, sapeva che lui aveva il Marchio. – Tuttavia, se Voldemort sospettasse della nostra presenza, ci torturerebbe e ucciderebbe non appena scoperto il suo futuro. Tutto ciò che abbiamo vissuto verrebbe semplicemente cancellato e Harry, probabilmente, non verrebbe mai alla luce. – concluse, amabile.

Draco deglutì a vuoto, iniziando a intuire dove volesse andare a parare con quel discorso ambiguo. Tuttavia, scelse di non credere a quello che stava pensando, perché sarebbe stato... troppo. – Dove vuoi arrivare, Granger? – incalzò lui, passandosi una mano tra i capelli.

Ormai il castello era vicino e avrebbero avuto poco tempo a disposizione, prima di essere travolti dalla schiera di Grifondoro.

Hermione Granger si inumidì le labbra, quasi pregustando quel momento. – Quando ci smisteranno, il Cappello Parlante non dovrà indirizzarti verso Serpeverde. Se non mi ascoltassi e ti scoprissero, saresti morto. Dovrai scegliere una Casa che ti permetta di non entrare a contatto con i Serpeverde, in modo da limitare i contatti al minimo. Non devono veder il Marchio, per nessuno motivo, chiaro? – ribadì, ritornando, per un attimo, la solita Mezzosangue.

Draco deglutì nuovamente, sicuro di aver capito quale fosse il succo del discorso. – Stai per caso dicendo che... – la voce gli si strozzò in gola, conscio di non avere alcuna via di fuga. Era in trappola. Era all'Inferno.

Hermione incrociò le braccia sul petto, assumendo una posa seria e distaccata. – Sì, Malfoy, sto dicendo che devi chiedere al Cappello Parlante di smistarti in Grifondoro – .

 

 

Buongiorno, cari lettori!

Come promesso, ecco un aggiornamento postato in un lasso di tempo decente! Il quinto capitolo è quasi pronto: vi avverto, sarà molto particolare e divertente.

Anche questa piccola parte di storia serviva più che altro a far partire i due filoni che comporranno la ff: da una parte, Blaise e Harry, cercheranno di riportare a casa i loro migliori amici; dall'altra, Draco ed Hermione che proveranno a non uccidersi e a tornare al “presente”.

Cosa pensate di questo capitolo? Spero che l'entrata in scena di tutti questi “nuovi” personaggi sia stata abbastanza pertinente e ben accetta: il quarto capitolo è quello delle “presentazioni”. Blaise, come avrete ormai notato, sarà uno dei pochi di cui analizzerò il punto di vista: mi ha sempre affascinata, come personaggio, perché ho sempre immaginato che fosse un “Draco Malfoy” all'ennesima potenza, solo meno stronzo e impulsivo.

Come sempre, fatemi sapere OGNI cosa, in una recensione! Sono avida di pareri, si!

Per qualsiasi dubbio o quesito sulla storia, i tempi di aggiornamento etc... non esitate a contattarmi via messaggio privato, oppure contattandomi via Facebook (nikname: Rose Riva).

Infine, vorrei ringraziare e dare un caldo, caldissimo abbraccio a tutte le meravigliose persone che continuano a recensire la storia, a coloro che la seguono, a chiunque l'abbia inserita tra i preferiti e anche a chi legge in silenzio!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Un bacio

-Rose x

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: RoseRiver