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Autore: Barks    06/03/2015    1 recensioni
Alice came to a fork in the road.
'Which road do I take?' she asked.
'Where do you want to go?' responded the Cheshire Cat.
'I don't know,' Alice answered.
'Then,' said the Cat, 'it doesn't matter'
Genere: Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Alice
III

once upon a time there was a boy and then no more





““guardie prendetela”? Siamo nell’ottocento?” esclamò irata Alice cercando di forzare la porta della piccola stanza nella quale il ragazzo aveva voluto rinchiuderla, per sicurezza. E per qualche strana ragione aveva espresso il desiderio di rimanere con lei, e ciò lasciò attonite le guardie della sicurezza.
“Tu ti metti a rubare argenteria, io chiamo le “guardie”” ribatté diverto ponendo molta enfasi sull’ultima parola.
“Quando capirai che io non l’ho rubato? Era semplicemente in parte a me, non significa che io l’abbia rubato!” sbottò esasperata.
Si voltò dando la schiena alla porta, e s’inginocchio appoggiata al muro dalla troppa stanchezza. Il ragazzo, divertito, si sedette sul divanetto barocco contemplando Alice, una ragazza così strana e così, in un certo senso, divertente ai suoi occhi, tanto da sembrare appena uscita da una favola. Lo stereotipo di ragazzina carina, non troppo intelligent e irascibile che riusciva a far impazzire chiunque incontrasse. Monotona, per certi versi. 
“Sai che ti dico?” esordì lui continuando a fissarla “sei libera. Libera come l’aria e dimentichiamoci questo furto e gli altri che hai compiuto!”
Alice aprì d’impeto la bocca per opporsi all’ennesima accusa quando si accorse di ciò appena detto. Era libera. Si espresse in un sorriso soddisfatto come un bimbo davanti ad una torta, sentendo però nell’aria l’odore di un sotterfugio.
“Nessuno darebbe qualcosa in cambio di nulla” rispose lei cercando lo sguardo del ragazzo “tu cosa otterresti?”
“Sei la ragazza più strana che io abbia mai incontrato. Ti imbuchi ad una festa e cerchi di rubare dell’argenteria di poco valore e quando devi scappare anziché cercare una via d’uscita ti perdi per i corridoi. Mi colpisca un fulmine se non sei strana”
La ragazza si alzò tenendo lo sguardo chino e prese parlare mentre si sistemava i vestiti sgualciti.
“Quindi penso di poter andare, no?”
“Vai pure”
Alice salutò con sufficienza il ragazzo sforzandosi di non mostrarsi divertita da quella situazione — che dopotutto le era sembrata bizzarra e piuttosto leggera — e s’inoltrò nel corridoio.
Portò la mano alla tasca dei pantaloni frugandovi nella speranza di cercare una tesserina e con suo grande sollievo vi trovò la schedina che aveva precedentemente usato. Ciò le riportò alla memoria il mistero delle due tesserine scomparse ma non ci diede molto peso, l’importante era fuggire da quella situazione.
Una volta tornata a casa avrebbe cercato un’altra scappatoia, ma le sarebbe bastato Scappare e scappare senza una meta? Era una domanda alla quale non voleva rispondere.
La ragazza si sedette su una sedia e strinse forte la schedina tra le mani e poco dopo una luce la avvolse. Quel fascio, caldo ed accogliente, durò solo qualche secondo, il tempo di chiudere ed aprire gli occhi che Alice si ritrovò in un’ampia sala in fiamme.

 
* * *

“Co—
“Abbassati!” 
Una presa forte la spinse sul muro facendola venir meno per qualche secondo. Con gli occhi socchiusi vide una sagoma destreggiarsi nel fuoco e quando mise bene a fuoco l’immagine notò i capelli scuri e corti del ragazzo che vide pochi minuti prima lì, davanti ai suoi occhi, a cercare di salvarla.
“Questi ladri sono proprio strani al giorno d’oggi!” urlò dando un calcio ad una trave in fiamme che sbarrava l’uscita dalla sala “neanche scappare sanno!”
“Io non— 
Alice elaborò brevemente la situazione e si accorse che era troppo stupido stare a discutere sulla sua innocenza o meno e decise di aiutare il corvino.
“Posso cercare un’altra via d’uscita?!” urlò dall’altra parte della sala “qua moriamo se non usciamo in tempo!”
L’altro non le rispose, tanto occupato era a riparare il suo viso dalle fiamme e dal fumo che mano a mano riempiva l’aria e la saturava di gas nocivi. Alice riuscì a farsi strada, quasi sull’atto di svenire, sino ad una massiccia porta che le sembrava l’unica via d’uscita. Alzò lo sguardo cercando un’immagine o qualcos’altro che le permettesse di capire dove potesse condurre quella porta quando notò inciso il simbolo di un anello. La sala dei gioielli.
“Da quando in qua i battelli a vapore hanno una sala dei gioielli?!” urlò cercando di aprire la massiccia porta “l’inutilità!”
Il ragazzo, una volta scansata la trave che ostruiva il passaggio, s’avvio alla porta opposta della sala accorgendosi solo dopo che la ragazza s’era fatta strada di suo. Ma era tardi.
“Cosa fai lì?!” urlò lui vendendole in contro, cosa che fece di riflesso anche la ragazza senza però alcun risultato. La trave precedentemente spostata aveva ostruito la loro connessione e si trovavano separati dalle fiamme, mentre tutt’attorno le mura invase dal fuoco continuavano ad inghiottire ciò che incontravano ed a produrre fumo. Non sarebbero durati di più.
“Seguimi! Ho trovato la porta della biblioteca, da lì potremmo essere in salvo!” fece lui indicando la porta che aveva raggiunto prima.
“No! Non posso! Di là… di là c’è la sala dei gioielli! Forse riesco ad uscire anche per di là!” urlò lei di rimando improvvisando in una gesticolazione delle mani piuttosto confusa. 
Alice non riusciva a mettere in fila due pensieri ordinati quando le ritornò in mente una cosa.
Il libro e l’anello.
La biblioteca e la sala dei gioielli. 

Stupida.
“Io non posso scegliere!” urlò scoppiando a piangere mentre le fiamme divampavano “io non posso! Basta, basta!”
“Cosa c’è? Si che puoi scegliere, non importa! Sono solo due porte!”
Alice came to a fork in the road. 
La bionda si guardò attorno disperata, senza trovare una via d’uscita a quella situazione. Le fiamme che ardevano di fronte a lei facevano da sfondo ai suoi pensieri, ai suoi ricordi, a Darkrai. Ciò che le era stato detto si era avverato e mai come si sarebbe aspettata.
'Which road do I take?' she asked. 
“Dove posso andare?!” urlò cercando lo sguardo del corvino dall’altra parte.
'Where do you want to go?' responded the Cheshire Cat. 
“Non lo so!” urlò l’altro avvicinandosi alla ragazza “senti, puoi anche uscire da quella parte! Possiamo anche separarci, dipende da te, da dove vuoi andare!”
'I don't know,' Alice answered. 
“Non lo so! Io… io… senti, è impossibile scegliere! Non conosco questo posto e quell’uscita potrebbe essere mortale, ma se fosse giusta e tu non ti salvassi non potrei permetterlo!” 
“Perché? Non mi conosci, vai pure!” fece il corvino guardandola negli occhi “vai!”
Le gambe di Alice cedettero.
Il fumo l’aveva avvolta e le stava dando non pochi problemi alla respirazione, e così le sue gambe stremate. Il suo viso ricoperto da uno spesso strato di fuliggine la faceva a mala pena vedere davanti, non avrebbe avuto la forza di alzarsi.
“Ehi! Tutto bene?” urlò il corvino sporgendosi per cercare di controllare la situazione della ragazza, ed al vederla esanime sul pavimento gli venne un tuffo al cuore. Quella ragazza stava morendo, davanti ai suoi occhi, quella stessa ragazza di cui non aveva trovato il senso. Doveva salvarla.
“Senti! Facciamo un gioco!” le urlo lui cercando il suo sguardo “ti va bene?”
“Coff… ti sembra il mo—
“Ora io cercherò di spostare quest’asse ma tu promettimi, tu promettimi che correrai verso quella porta e ne uscirai!” 
“Coff… io non—
“Hai detto che non sai dove andare, vero? E allora nessuna delle due potrebbe essere sbagliata! Il peggio che ti può capitare è aver scelto quella giusta!” e detto questo parte del muro crollò disseminando macerie ed altre fiamme lungo tutta la stanza. Era il momento di correre.
'Then,' said the Cat, 'it doesn't matter'
Alice si mise in piedi con grande sforzo, e traballando raggiunse la porta, dove si accasciò appena toccata la maniglia. Anche cercare di impugnare il pomello con forza le sembrava uno sforzo troppo grande, preferì abbandonarsi alla stanchezza.
E io cosa dovrei fare?
Scegliere.
Ma ha mai avuto scelta? 
No.
È sempre stata una mera vittima degli eventi, scappando, vivendo di paure. Non ci ha mai neanche provato. E quel giorno, in quel tempo, in quel momento esatto, quella ragazza aveva capito che c’è sempre una scelta. Doveva solo trovare quale scelta pesasse di meno, quale fosse la più semplice. 
Allontanò lo sguardo verso il corvino, che in tutti i modi stava cercando di raggiungerla. 
Voleva salvarsi?
La bionda si diede subito una risposta.
No.
Voleva renderle più leggera la scelta.
Alice provò a ricordarsi come avesse fatto a raggiungere quel luogo ma tutto ciò che si ricordava era di aver preso la schedina per tornare a casa. Qualcosa non quadrava. Provò a frugare nelle sue tasche alla ricerca della scheda ma l’esito fu negativo. L’aveva persa durante la caduta.
Corse verso il centro della sala e si buttò sul pavimento a scandagliare con munizione ogni centimetro di tappeto, o almeno ciò che non era già stato bruciato ma nulla, la ricerca era vana.
“Cosa stai facendo?! Scappa!”
“Non posso! Devo recuperare una cosa troppo preziosa!” ribatté lei in preda ad un raptus d’isteria “non la trovo! Non la trovo!”
“Non puoi rimanere qua! Devi fare una scelta!”
La ragazza per un attimo ebbe un sussulto.
Davanti a lei tutto si faceva più chiaro e finalmente l’avvertimento del Pokémon Neropesto si era fatto chiaro. 
“Ma certo!” esclamò la ragazza trovando la forza per alzarsi in piedi “ora tutto combacia!”
Il corvino si fermò per un attimo, distrutto, ad osservare senza capire come mai quella ragazza potesse essere così felice in un momento del genere.
“Cos’hai trovato?” urlò lui “una via d’uscita?”
“Oh, oh se funziona” disse lei senza rispondere alla domanda del ragazzo “di meglio!”
Alice fece una pausa per prendere fiato “ho trovato la soluzione ai nostri problemi! La scelta! Come sono stata stupida!”
Alice si fermò a contemplare tutto ciò che le stava attorno, ora gloriosa, con la consapevolezza di aver in pugno la situazione, di aver vinto. Vide la tesserina poco lontano da lei e corse subito a raccoglierla, continuando a parlare.
“Adesso ti propongo un gioco io, che ne dici?”
Il ragazzo dai capelli corvini ora le stava prestando tutta la sua attenzione, come credendo anche lui a quella strana ragazza. Alla ragazza che non aveva senso eppure ce lo aveva. Doveva essere così la sua routine, sembrare una banale bionda come ce ne sono tante per poi risvegliarsi dalle ceneri della normalità e diventare sé stessa. Magica e senza senso.
“La schedina, preziosa. Tu, ciò che non voglio perdere. Il libro e l’anello, non erano prima ma lo sono adesso! Ma se prima c’era solo una scelta da fare, qua posso farle entrambe! Posso salvarti e salvare la schedina!” nei suoi occhi un bagliore di vittoria si accese.
“E come pensi di fare?” la incalzò lui molto indeciso sulla serietà di Alice “non penso basti recuperare una schedina”
“Oh, no… Creerò il più grande paradosso che sia mai esistito tale da resettare i nostri corsi temporali! Sei con me?” allungò la sua mano verso il corvino, che la prese dall’altra parte della trave ed una luce li investì.

 
* * *

I due si svegliarono in una sconfinata landa immersa nella nebbia.
Le dita della ragazza riuscivano a tastare le fredde mattonelle che componevano il terreno sul quale giacevano. Davanti ai suoi occhi un pallido candore che avvolgeva ogni cosa nel suo manto e le impediva di vedere.
“Dove siamo?” ansimò il ragazzo allungando un braccio verso la nebbia “prima… prima… prima…”
“Il paradosso. Ha resettato la nostra linea temporale e per qualche strano motivo siamo qua… Dove pensi che potre—
“1897… siamo nel 1897” asserì il corvino alzatosi “il 27 Novembre per la precisione”
“E come fai a saperlo?” lo incalzò la ragazza cercando il suo sguardo “noi—
“No”
Ci fu una breve pausa.
Alice, atterrita e scombussolata, cercava di capire la loro locazione senza dar troppo peso alle parole del ragazzo che, dal canto suo, sembrava molto sicuro e s’era già avviato verso nord. La bionda allora decise di seguirlo, trovando la testardaggine del giovane quasi rassicurante.
“Ma mi spieghi come mai—
“Hai detto che il paradosso ha resettato le nostre linee temporali, vero?” la interruppe lui rallentando quel suo incedere veloce e spedito “dove dovremmo essere supposti arrivare?”
“Io non so! Potr—
“Questo è il giorno in cui sono nato. Condizioni atmosferiche particolari, nebbia molto densa. E indovina? Questa è la via di casa mia. Il paradosso mi ha riportato a dove sono nato” concluse ricambiandole uno sguardo piuttosto tetro.
“Perché? Non ha senso! Il paradosso l’ho generato io, non dovrebbe basarsi su di te!” esclamò la bionda irritata “tutto questo non ha senso!”
Continuarono a camminare senza scambiare parola. L’accaduto era il culmine di una serie di eventi che parevano non avere senso ed entrambi non avevano voglia di stare lì a parlarne. Si era creata un’atmosfera surreale e quasi magica, permeata da una sensazione eterea e mistica, ma era destinato a non durare.
Un brivido di gelo pervase il corvino all’orribile vista: la sua casa, l’edificio in cui aveva vissuto per anni, era scomparso. Volatilizzato.
“Perché ti sei fermato?” lo riprese la bionda cercando nell’ambiente attorno a lei qualcosa di strano per il quale impaurirsi “a me sembra tutto normale”
“La mia casa” rispose l’altro “la mia casa è scomparsa”
“Sicuramente ci s—
“La mia casa è scomparsa!” le urlò contro il ragazzo “la mia casa! Dimmi che senso può avere!!”
Ma Alice non seppe darci una risposta perché, come sapeva, non c’era. Tutta la situazione era troppo surreale, anche dagli schemi di Darkrai, per essere vera. C’era qualcosa, qualcosa di molto più terribile del quale aver paura.
E ci arrivò.
“Come hai detto di chiamarti?” 
“Che domanda è? Charles!”
“Bene Charles, ora seguimi, è importante: quanti anni hai adesso?” 
“Io… io…” il ragazzo portò lo sguardo alla mano destra e si mise a gesticolare con le dite per contare “ne ho 29!”
“Gli hai dovuti contare però!” lo incalzò lei rendendosi conto della gravità della situazione.
“No! Che stupidata, so quanti anni ho!”
“Allora… allora…” Alice fece una pausa “dimmi quando compi gli anni”
“Io… che domanda è?!” ribatté il ragazzo arrabbiato “io—
“Rispondi e basta”
Il corvino le ricambiò uno sguardo irato e si mise a pensare, senza però trovarvi una risposta e lì capì. Non ricordava. Mano a mano ogni suo ricordo, ogni traccia della sua persona veniva cancellata e così lui, presto o tardi.
“Non capisci? Il paradosso! Io ho causato il paradosso scegliendo te e la tessera e adesso tu ne stai pagando le conseguenze! Il paradosso sta avvelenando la mia linea temporale! Sarei dovuta morire ed invece sono viva, ma purtroppo tu non potrai più vivere” i suoi occhi presero a brillare e la sua bocca si contrasse in una smorfia di tristezza “mi dispiace, Charles, mi dispiace”
Il corvino avrebbe voluto tanto parlare, urlare quello che provava ma le sue parole gli morirono in gola. Tutto ciò che riuscì ad emettere fu un suono gutturale e mozzato, un respiro tagliato sul nascere. Sarebbe morto, e nient’altro più importava.
Allungò una mano verso la ragazza e si strinsero in un abbraccio, il loro ultimo abbraccio.
Improvvisamente la nebbia si diradò e un varco luminoso si aprì nel nulla. Ogni oggetto nel raggio di decine di metri veniva risucchiato al suo interno e quello fu il segnale. Il tempo stava riparandosi e Charles ne avrebbe pagato le conseguenze.
“Se ho salvato una ragazza” fece lui singhiozzando “almeno mi piacerebbe sapere il suo nome”
“Alice” rispose subito la bionda sorridendogli sommessamente “mi chiamo Alice”
“Bene Alice, la ragazza che non ha senso” sorrise lui, accarezzandole una guancia con la mano “manterrò vivo il tuo ricordo nel mio cuore. E farò sì che ogni persona, nel mondo al di là di quel varco, ti conosca. Manterrò la tua immagine nel tempo, in un tempo che è stato strappato. Ma ti prego, fa che tutto questo ne sia valso la pena”
“Morirai” fece lei abbassando il capo “non ci sarà nessun mondo al di là del varco”
“Non importa” concluse lui arretrando di un passo “addio Alice” la sua figura scomparse, e con essa il varco. Ora Charles era stato cancellato dal tempo e Alice aveva ottenuto quello che voleva, la vita, come aveva fatto sempre. Egoisticamente.
Una lacrima rigò il viso della binda, e dopo il buio. Alice si ritrovò nuovamente persa.

 
* * *

“Penso che potremmo evitare i convenevoli per questa volta” fece una voce profonda e tetra “benvenuta Alice”
“Ti diverte!” esclamò lei asciugandosi le lacrime con la mano “ti diverte rovinare la vita delle persone?!”
“Io non rovino nessuno. Semplicemente è il mio ciclo vitale, sono le persone che spontaneamente entrano nella mia Locanda e purtroppo sono destinate a morire. Il resto lo fanno loro, o in questo caso tu. Se non fossi stata così avida e non avessi recuperato anche la tessera forse adesso entrambi sareste vivi. Mi correggo, entrambi sareste morti . Però è stato divertente presentarti su un piatto d’argento il tuo futuro con l’enigma dei due oggetti, no?”
“Io non volevo!” urlò lei guardando il basso “lui… Charles non meritava di morire…”
“Ha anche un nome quel povero ragazzo! Ti sei degnata di chiderglelo, allora”
“Arriva al punto” lo interruppe lei evitando il suo sguardo.
“Come penso tu sappia già questo è il capolinea, dove tu caddi nell’incubo eterno ed io aspetto una nuova vittima, no?” fece una pausa “bene. Adesso preparati a morire”
fa che tutto questo ne sia valso la pena
Il leggendario si sarebbe aspettato in risposta un comportamento arrendevole e sommesso ma fu sorpreso nel notare come la bionda fosse ancora sulle sue convinzioni. 
“No”
“Non rendere quelle le cose più difficili, forza, vieni qua”
“Ho detto no” lo interruppe lei stringendo i pugni “Charles non è morto per nulla. Ti sei mai chiesto quale fosse il tuo ultimo ricordo, Darkrai?”
“La festa a bordo del battello, c’eri anche tu stupida mortale”
“Esatto. Ma cosa ti ricordi, di preciso?” continuò Alice sicura di aver intrapreso la giusta strada. E se quello che aveva intuito si fosse rivelato esatto avrebbe finalmente potuto averla vinta sul  Pokémon Neropesto.
“Ero nella men—
Il leggendario si fermò.
Capì che il suo ultimo ricordo era il ricordo legato ad Alice, cosa impossibile dato che la ragazza era giunta alla sua locanda solo dopo quel momento nel tempo.
“Ci sarà una—
“Te lo spiego io. Questo è successo perché io, adesso, tornerò indietro nel tempo grazie al tesserino che ho egoisticamente scelto e scapperò nuovamente alla morte!” esclamò lei stringendo in mano il tesserino “e vincerò finalmente contro di te” detto ciò la ragazza scomparse in un alone luminoso lasciando il Pokémon Neropesto in un fragoroso urlo. 
  
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