Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: Moris_The_Monkey    06/03/2015    2 recensioni
Ok Ok Ok....questa è la prima volta che pubblico qualcosa scritto da me....o meglio, che pubblico l'unica cosa che abbia mai provato a scrivere, perciò sono molto agitata e imbarazzata...
Per quanto riguarda la storia l'ho iniziata diversi anni fa e sto cercando di portarla avanti (moooolto lentamente) e come capirete dal titolo, è basata sul videogioco Oblivion (che amo alla follia) 4°capitolo della saga The Elder Scrolls.
Non tutti i personaggi all'interno della storia sono ripresi dal videogioco, alcuni sono di mia invenzione (un pò perchè non ricordo esattamente i nomi, un pò perchè alcuni di loro mi sono indispensabili per condurre come desidero la storia). Mentre alcuni, ripresi dal videogioco hanno un ruolo completamente diverso da quello originale.
All'inizio del primo capitolo, inoltre, ho inserito un mio disegno (ancora incompleto,purtroppo) raffigurante la protagonista .
Anche nei successivi capitoli inserirò i miei disegni dei personaggi principali. Spero siano di vostro gradimento
Che dire...so che è una sciocchezza ma aspetto comunque i vostri commenti così che io possa migliorarmi.
Grazie per l'attenzione
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sheratan (incomplete)

1
-Dove ebbe inizio la fine


La luce filtrava tra le chiome verdi degli alberi mentre correva veloce sul fresco muschio della foresta. I lunghi capelli argentati si muovevano come onde. Stava cacciando. Nella sua mano destra impugnava ungrande arco di legno bianco con fregi argentati, nell’altra mano una freccia, pronta per essere scoccata. I suoi grandi occhi rossi color del rubino tenevano sotto controllo la preda: un cervo;correva agile tra gli alberi evitando e saltando i cespugli. Lei era veloce, riusciva a stargli dietro senza troppa fatica. Un rumore la distrasse cosi ché perse di vista la sua preda. Dei passi alle sue spalle l’avvertirono che qualcuno o qualcosa la seguiva. Le sue lunghe orecchie da elfo percepirono delle voci, basse, di uomini. La stavano braccando. Perché?Cosa volevano da lei?Lei che non aveva mai avuto problemi con gli umani. Si guardò rapidamente attorno, per cercare un luogo dove ripararsi e fu in quel momento che si rese conto che quello non era il suo bosco, non era casa sua. Si era spinta troppo oltre; si era spinta in un territorio a lei vietato. Cercò riparo ma la sua mente era confusa, non riusciva a credere di essere stata così stupida , così distratta da non rendersi conto che aveva superato i confini delle foreste del Valenwood Occidentale. Persa in tali pensieri permise agli uomini alle sue spalle di raggiungerla,
-Non muoverti, Bosmer- ordinò il più grosso tra i quattro uomini.
Erano delle guardie del bosco imperiali. L’elfa era immobilizzata, non odiava, come alcuni elfi, gli uomini e non voleva conflitti con loro. Decise di riprendere la fuga, ma qualcosa la colpì violentemente alla testa. Mentre cadeva riuscì ad intravedere la guardia che  l’aveva colpita, era un giovane uomo di colore.
 
Delle voci provenivano da dietro le sbarre dell’umida cella in cui Sheratan era stata rinchiusa. Il confuso vocio la fece destare. Con la testa ancora dolente per la botta cercò nella sua mente un vago ricordo, un qualsiasi indizio che l’aiutasse a capire dove esattamente era stata portata. Si mise in piedi e tentò di sbirciare oltre la piccola finestrella ma era troppo in alto per lei. Nel frattempo le voci nel corridoio si facevano sempre più forti e nitide. Si avvicinò alle sbarre e cominciò ad ascoltare. Riconobbe in tutto sei voci di cui una di donna e l’altra le era, stranamente molto familiare. Udì la voce di un altro componente, chiaramente più anziano rispetto agli altri uomini lì presenti, era in ansia e molto preoccupato, lei lo percepiva. Tuttavia quella voce aveva qualcosa di particolare; era profonda e le trasmetteva un senso di sicurezza. Mentre gli  uomini si facevano sempre più vicini, l’ansia dell’elfa aumentava: si dirigevano chiaramente nella sua direzione, cosa volevano  esattamente da lei?
Sheratan si scostò dalle sbarre e si fermò al centro della stanza. Intanto gli uomini si erano fermati di fronte alla sua cella. Una delle guardie la fissò per un secondo
–Allontanati, fino al muro, veloce!-
Lei non se lo fece ripetere, e mentre si allontanava la guardia aprì la porta della cella ed entrarono tutti.
Notò subito che quelle non erano normali guardie. Al fianco portavano una katana. Il sesto uomo indossava un’ ampio vestito di velluto rosso decorato d’oro con i bordi del collo e delle maniche orlati  di una fine pelliccia bianca. Al collo portava un grande medaglione romboide con al centro una pietra rossa. L’uomo trasmetteva austerità così come i suoi profondi occhi azzurri. Subito la donna si avvicinò alla parete di selce della cella e iniziò a indagare con la mano fino a che non trovò quel che cercava: spinse una pietra e si aprì una porta nella parete.
 – Presto Mio Signore, dobbiamo muoverci.- 
Mentre l’uomo si avvicinava alla porta nella parete si fermò ad osservare l’elfa. Il suo viso divenne teso e i suoi occhi si spalancarono e rimase fermo per qualche secondo ad osservare la prigioniera. Lei era molto bella e giovane sembrava avere a fatica vent’anni. I suoi lineamenti erano delicati ma trasmettevano fierezza e coraggio. I suoi occhi rossi erano profondi e saggi. Aveva un corpo agile e allenato, degno di un elfo.
–Voi…chi siete? Qual è il vostro nome?-
-Io Signore? Il mio nome è Sheratan, vengo da occidente, dalle foreste di  Valenwood…- 
-Sua maestà, non abbiamo tempo per le parole! dobbiamo muoverci …-  intervenne preoccupato l’uomo dalla voce familiare.
 Sheratan non riusciva a capire chi fosse e la luce non filtrava a sufficienza per illuminare il volto di tutti i presenti .
–Silenzio!- ordinò l’uomo più anziano – il mio destino è ormai segnato, non mi resta comunque molto tempo da vivere …. Costei … mi è apparsa in sogno … in un certo modo è un segno di speranza per me, per il mio regno..-
Nella mente dell’elfa si fece largo un pensiero ‘’ Vuoi vedere che quest’uomo è…no non è possibile, che diavolo ci farebbe l’Imperatore nelle segrete,non è certo qui per far visita ai prigionieri!’’. L’uomo si rivolse sempre verso l’elfa,
- Il regno di Cyrodiil sta per essere abbracciato dall’ombra della notte, il male sta risorgendo dalla terra. È in momenti come questo che serve trovare un appiglio anche nelle più vane delle speranze.-
Sembrava fidarsi della prigioniera. Detto ciò si rivolse ad una guardia
– Portate a questa donna delle vesti! Presto! Verrà con noi!-
-Ma!...mio Signore, è un prigioniero!-
- Per carità Braus! Non discutere! non in un momento come questo!-
-Chiedo perdono…- E detto ciò la guardia dalla voce familiare tornò sui suoi passi per rispuntare subito dopo con in mano dei fagotti di stoffa che porse a Sheratan
 –Indossali, presto! Ti staranno grandi! ma non c’è altro tempo da perdere!-. Sheratan obbedì e si infilò subito i pantaloni di pelle nera fermati con dei lacci incrociati sui fianchi: erano gradi,sicuramente erano indumenti di riserva delle guardie. Si infilò velocemente anche la maglia di tela e fermò il tutto in vita con una lunga cintura nera.
–Possiamo andare mio Signore! Presto seguitemi!- e la donna attraversò la porta. Una delle guardie subito la seguì e l’uomo anziano si pose tra loro e il resto delle guardie. Sheratan fu fatta passare per ultima.
Attraversarono un buio passaggio illuminato solo dalle torce delle guardie,fino ad una breccia ,oltrepassata la quale sbucarono in una stanza piuttosto ampia con delle colonne  poste ordinatamente. Si apprestarono a discendere delle scalette per raggiungere una grande porta di legno posta in fondo alla stanza quando improvvisamente la donna urlò
Sono qui! è una trappola! PROTEGGIAMO L’IMPERATORE-
Tutte le guardie sguainarono le loro katane e si lanciarono all’attacco. Gli avversari,  quattro in tutto, indossavano delle tuniche rosso sangue, i volti erano coperti da dei cappucci e come arma brandivano un’elegante pugnale d’argento con il manico dalla forma sinuosa che rappresentava una donna per metà serpente che sorreggeva una pietra a forma d’ occhio . Anche Sheratan si lanciò nella mischia, sfoderando le sue abilità nel combattimento corpo a corpo. Evitò con un’ abile mossa il pugnale dell’avversario facendogli cadere ogni difesa dopo di che sferrò una palmata sul volto del nemico, disorientandolo. Dopodiché si spostò lateralmente all’avversario e con rapido movimento della gamba fece perdere l’equilibrio all’uomo, finendolo con un calcio sulla faccia. L’uomo cadde di schiena svenuto sul pavimento. L’elfa vide una striscia di luce sfiorarle la faccia: era la katana di Braus che andò a conficcarsi nel petto dell’uomo vestito di rosso.
–Sei abile, Bosmer!-
-Diciamo che me la cavo- rispose Sheratan.
 Un lampo di luce catturò l’attenzione dei due e la donna cadde a terra.
 –Maledetti voi e i vostri incantesimi!!- Braus si lanciò sull’ avversario che aveva scagliato l’incantesimo ma Sheratan fu più veloce: allungò un braccio e pronunciò delle parole in elfico e l’uomo in rosso si pietrificò all’istante, l’altra guardia, più vicina, lo infilzò all’istante e cadde a terra con un tonfo sordo. Piombò il silenzio.
 La guardia più robusta si avvicinò alla donna, le ascoltò il battito cardiaco sul collo ma scosse la testa.
Era morta.
 –Era un’ottima Spadaccina.- affermò l’uomo.
 L’imperatore, triste per la perdita della sua guardia si rivolse ai presenti
 –Loro sanno che stiamo cercando la fuga nelle segrete, ci stavano aspettando.- ci fu una breve pausa
 –non sappiamo cosa ci aspetterà oltre quella porta…-
-Signore! –intervenne una delle guardie- Guardate , c’è un foro nella parete!-
Ed effettivamente c’era una breccia nel muro. –Devono aver scavato dall’esterno per entrare. Temevano una fuga dell’ Imperatore e devono aver piazzato delle ‘sentinelle’ in questo punto…. potremmo anche non trovarne oltre la porta…-
-Sei ingenuo Sabith- Lo interruppe Braus –Non è gente stolta, sanno quello che fanno , sanno come muoversi, dovresti saperlo anche tu!-
-Sheratan- continuò Braus –Prendi la spada di Kabirya, avrai bisogno di un’arma, Te la cavi molto bene. Potresti essere d’aiuto.-
 Detto ciò Sheratan  si legò al fianco la katana di Kabirya, Ma era curiosa e volle dare un’occhiata ai tascapane dei nemici. Mentre le guardie erano occupate a forzare la serratura della vecchia porta, l’elfa frugò velocemente trovando solo delle piccole fiale contenente del liquido viola.  Prese un tascapane,se lo mise a tracolla e vi infilò qualche fialetta, poteva tornare utile. Prese poi anche uno dei pugnali. 
–Muoviti Sheratan!- la intimò Braus.
Oltrepassarono la porta e percorsero a gran velocità il passaggio salendo e scendendo gradini che sembravano non finire. Giunsero ad una sala molto più grande della precedente , le torce bastavano ad illuminare solo una piccola parte di essa
 –Laggiù! è laggiù l’uscita! Andiamo , manca poco –
Pronunciate quelle parole , dall’ombra uscirono delle figure incappucciate: erano loro, gli uomini rossi! Questa volta erano il doppio dei precedenti , otto in tutto. Le guardie si lanciarono senza esitazione, anche Sheratan stava per scattare, quando si sentì tirare per un braccio
 –Sheratan no! di qua!-
 Braus la stava conducendo assieme all’imperatore in una nicchia
 –Devi proteggere l’imperatore! Segui questo piccolo passaggio! Esso aggira la stanza e conduce all’uscita! presto! Quando abbiamo finito qui ti raggiungeremo!-
-Ma..! sono troppi..-
-Ho detto và!- detto ciò si gettò nella mischia
Quel passaggio angusto era talmente buio  che fu costretta a creare una fiammella blu con la mano.
-Da questa parte, attenzione a dove mettete i piedi- guidava Sheratan.
-Mi rendo conto che non è il momento più adatto, però vorrei capire cosa sta succedendo-
-Capisco, il tempo che ci rimane non è molto, ma posso dirti ameno che il mio nome è Uriel Septim VII imperatore di Cyrodiil. Gli assassini che abbiamo incontrato fino ad ora fanno parte di un’organizzazione chiamata ‘Mitica Alba’, non sono altro che una massa di fanatici dediti agli omicidi per onorare il loro dio. Hanno sterminato la mia stirpe, hanno ucciso i miei tre figli- seguì una breve pausa –Io, sono rimasto io, e non si fanno scrupoli, non si fermeranno finchè non mi avranno eliminato.-
-Per quale motivo? Qual è il loro scopo?-
-Il dominio, Bosmer, il dominio…. Eccoci! ci siamo- davanti a loro si intravide una debole luce. Giunsero in una piccola stanza quadrata. Di fronte a loro un cancello e più avanti una porta, l’uscita. Ce l’aveva fatta, aveva condotto l’imperatore all’uscita. Mentre si apprestava ad aprire il cancello, un lieve fruscio catturò la sua attenzione, si voltò e vide spuntare dal cunicolo uno di quegli assassini: li aveva seguiti. Il gesto di lui fu fulmineo: pugnalò L’imperatore alle spalle. Sheratan  gridò  e si lanciò sull’uomo sfoderando la katana. La fece roteare mentre l’uomo in rosso indietreggiava sogghignando.
L’elfa era furiosa. Affondava e parava in perfetta sincronia col nemico. Si stufò presto di questo balletto mortale; fece due passi indietro, portò un palmo al volto, pronunciò delle parole incomprensibili e lanciò l’incantesimo contro l’uomo che si paralizzò all’istante dopodiché lo infilzò dritto nel cuore. L’uomo cadde a terra senza un lamento.
Sherantan si gettò al fianco del vecchio imperatore in fin di vita.
–Sire!...-
–Prendi questo..- le prese la mano e gli fece scivolare dentro qualcosa di freddo: era il medaglione con la pietra rossa.
–Questo è l’Amuleto del Drago, esso può essere indossato solo dai miei diretti discendenti. Esso è la chiave per mantenere la pace nel regno e impedire che le forze del male vaghino sulla terra .-
-Quindi mio signore non… -
 -No, Sheratan. C’è qualcosa che nessuno sa: Martin il mio ultimo figlio.-
 Sheratan era incredula.
 –Lui non sa di essere mio figlio lo affidai a dei monaci, nel priorato di Weynon …Va da loro cerca il monaco! lui saprà cosa fare…-
-Qual è il suo nome, Sire?-
Sheratan non ebbe risposta. L’imperatore esalò il suo ultimo respiro e morì tra le sue braccia.
Dopo poco tempo si sentirono dei passi, veloci,affannati, e Braus entrò nella piccola stanza. Quando si rese conto di ciò che era successo cadde sulle ginocchia.
-Sire….-
Sheratan gli rivolse uno sguardo disperato.
La guardia più robusta poggiò una mano sulla spalla di Braus
 –Andiamo, dobbiamo portarlo fuori..-
-Fuori…. e dove avresti intenzione di andare?! è morto! abbiamo fallito!Gli Spadaccini hanno fallito!..-
Brasu era fuori di se.
-Non è ancora finita… lui mi ha dato questo..- L’elfa mostrò il medaglione –Mi ha chiesto di cercare suo figlio..- 
L’aria si fece più pesante
-Figlio? Quale figlio? Sono stati uccisi tutti…-
-No, non lui… Martin.- Gli occhi di Sheratan fissavano il volto senza vita dell’imperatore.
Restarono tutti in silenzio per alcuni minuti, fino a quando non fu una delle guardie a rompere il silenzio
- Rimanere qui non servirà a niente. Portiamo l’imperatore a palazzo.-
-Hai ragione Allhan… forza ,muoviamoci-
Detto questo, ciò che  rimaneva degli Spadaccini  sollevarono il corpo privo di vita dell’imperatore e si diressero verso l’uscita.
-Sheratan.- La fermò Braus-Cosa ti ha detto l’imperatore?-
-Quello che ho detto poco fa. C’è ancora speranza per salvare il suo regno. Mi ha affidato questo medaglione e mi ha chiesto di cercare suo figlio, l’ultimo rimasto.-
-Non riesco a capire come possa fidarsi di te... Ma se ti ha affiato una tale incarico non posso discutere e non mi resta altro che fidarmi di te. Dove andrai adesso?-
-Ha detto di recarmi al priorato diWeynon, dove troverò un monaco che saprà cosa fare… Tuttavia non conosco il suo nome, non ne ha avuto il tempo- Sheratan abbassò lo sguardo.
-Chiedi di Jauffre. È l’unico lì che possa aiutarti.-
L’elfa era veramente confusa. –Ma come fai a saperlo per certo?Chi è questo Jauffre?-
-Non c’è tempo per altre spiegazioni, Sheratan! devi andare. Tieni- Braus le porse un sacchettino di cuoio
-Non puoi partire senza del cibo e dell’acqua. Chorrol dista due giorni di viaggio da qui se vai a piedi.-
Sheratan prese il sacchetto
-Quasi dimenticavo! Dirigiti ai giardini elfici a est della Città Imperiale. Non appena uscirai da qui la troverai alle tue spalle. Non poi viaggiare con questi indumenti.Ti restituirò le tue cose.-
Sheratan ringraziò Braus e nel momento in cui gli strinse la mano si rese conto che quell’uomo era colui che l’aveva colpita alla testa.
 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: Moris_The_Monkey