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Autore: Moris_The_Monkey    08/03/2015    1 recensioni
Ok Ok Ok....questa è la prima volta che pubblico qualcosa scritto da me....o meglio, che pubblico l'unica cosa che abbia mai provato a scrivere, perciò sono molto agitata e imbarazzata...
Per quanto riguarda la storia l'ho iniziata diversi anni fa e sto cercando di portarla avanti (moooolto lentamente) e come capirete dal titolo, è basata sul videogioco Oblivion (che amo alla follia) 4°capitolo della saga The Elder Scrolls.
Non tutti i personaggi all'interno della storia sono ripresi dal videogioco, alcuni sono di mia invenzione (un pò perchè non ricordo esattamente i nomi, un pò perchè alcuni di loro mi sono indispensabili per condurre come desidero la storia). Mentre alcuni, ripresi dal videogioco hanno un ruolo completamente diverso da quello originale.
All'inizio del primo capitolo, inoltre, ho inserito un mio disegno (ancora incompleto,purtroppo) raffigurante la protagonista .
Anche nei successivi capitoli inserirò i miei disegni dei personaggi principali. Spero siano di vostro gradimento
Che dire...so che è una sciocchezza ma aspetto comunque i vostri commenti così che io possa migliorarmi.
Grazie per l'attenzione
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2-Lungo la strada


L’aria fresca della mattina fu un toccasana per Sheratan. Il confuso brusio alle sue spalle non poteva che essere la Città Imperiale. Ciò che ella vide non appena si voltò fu motivo di grande sgomento: la Città era enorme, aveva alte mura candide e circolari ed al centro di esse si ergeva una torre altissima e affusolata che scintillava sotto il sole mattutino. Era di un bianco purissimo. L’elfa era esterrefatta da tale meraviglia architettonica. Si mise subito in cammino seguendo il sentiero sterrato che la condusse alle enormi porte della città. Alla vista delle sentinelle di guardia alla città si preoccupò, ma raccolse un po’ di coraggio e tirò dritto. L’interno della città era ancora più stupefacente: la struttura formata da cerchi concentrici rendeva la città perfettamente simmetrica. Ogni cerchio era diviso in quartieri anch’essi dalla forma circolare. Le case erano degli edifici che si stendevano su entrambi i lati della città. Le facciate seguivano l’andamento circolare delle mura . Al centro vi era una piccola piazza circolare con al centro una statua di un drago con le ali ripiegate sul dorso. Dalla piazza era possibile vedere le quattro strade, poste in direzione dei punti cardinali, in fondo alle quali si vedevano dei portoni. Sheratan chiese informazione ad un passante il quale le indicò la porta ad est, oltre la quale avrebbe trovato il quartiere dei Giardini Elfici. Varcato il portone l’elfa si trovò davanti la stessa struttura della precedente piazza, l’unica differenza stava nella vegetazione. Questo quartiere era ricco di fiori e piante dai colori più svariati. Al centro della piazza si ergevano delle colonne poste circolarmente le quali contenevano un piccolo giardino fiorito. Lei si guardò attorno meravigliata fino a che il suo sguardo non si posò sulla figura di un’ uomo. Indossava dei comunissimi vestiti: una maglia di tela verde e dei pantaloni neri, al suo fianco una katana. Le bastò una frazione di secondo per capire che quello era Braus. -Eccoti! ho fatto appena in tempo a cambiarmi.- Le disse –Tieni questa è tua- Le porse un fagotto nel quale vi erano riposti gli indumenti ,l’arco e le due spade dell’elfa. -Ti ringrazio.- disse mentre controllava che ci fossero tutti i sui effetti personali - Adesso? Che farai?- - Non saprei proprio. La morte dell’imperatore è un fardello troppo grande da portare. Ho bisogno di pensare.- Sembrava parlare a se stesso piuttosto che a Sheratan - Mi raccomando, non si deve sapere della morte dell’imperatore. Non parlarne con nessuno, Sheratan. Non oso immaginare lo scompiglio che tale avvenimento possa scatenare nel regno…- -Certo, non preoccuparti, puoi fidarti di me.- -Guarda, qui ti ho preparato una mappa….vedi? Questa è Chorrol mentre il luogo che devi raggiungere si trova leggermente a sud- est delle mura cittadine, non puoi sbagliarti, è proprio sulla strada che porta all’entrata della città. Non è molto difficile da raggiungere, ti basterà seguire le indicazioni.- Dicendo questo mostrò la mappa all’elfa la quale annuì seguoendo il dito dell’uomo che percorreva la strada disegnata dalla Città Imperiale fino al Priorato di Weynon. -Buona fortuna, Bosmer. Che il tuo cammino sia sempre sicuro.- Rientrata in possesso dei suoi indumenti, Sheratan cercò un luogo in cui cambiarsi: trovò un cespuglio di rose vicino alle mura. Indossò per primo una camicia candida ,subito dopo il suo farsetto di cuoio verde scuro molto robusto con delle decorazioni sulle spalle che ricordavano delle foglie, sopra allacciò un elegante ma robusto pettorale di un verde più scuro con le stesse decorazioni, fissò i due piccoli spallacci con una decorazione che ricordava le ali di un’aquila . Si infilò i pantaloni di cuoio marrone scuro legati sui fianchi da dei lacci neri, si sistemò le maniche larghe della camicia all’interno dei bracciali di cuoio elegantemente decorati, calzò i suoi alti stivali di cuoio intrecciati sui lati esterni. Si legò la faretra con le frecce dietro la schiena. Sistemò anche l’arco, allacciò la cintura con le due spade argentate alla vita e fu pronta. Decise dunque di dare un’occhiata a quella splendida città. Attraversò il quartiere dei Giardini Elfici e si ritrovò in una piazza molto simile alla precedente: ricca di vegetazione, ma le case erano molto meno numerose e il giardino posto al centro della piazza circolare era molto più grande. A decorare la piazza oltre che alle piante c’erano delle statue poste circolarmente . Esse raffiguravano svariati individui: da un monaco ad un guerriero, da una maga ad arciere. L’elfa attraversò la piazza osservando le fattezze incredibilmente realistiche delle statue. Si diresse alla porta nord. Giunse al centro della città. La torre Bianca si ergeva maestosa e possente ed intorno ad essa si stendeva circolarmente la passeggiata, lastricata in pietra. Essa era posta tra la torre e il Giardino dei Re, il quale anch’esso seguiva la forma circolare di tutto il resto della città. Sheratan percorse lentamente la passeggiata fissando la torre. Era davvero bellissima, ricca di particolari decorativi provenienti dalle diverse culture che facevano parte di Cyrodiil. Giunta nella piazza del mercato, notò subito che essa aveva delle caratteristiche differenti da quelle precedenti. Essa infatti non presentava al centro una piazzetta circolare ma le strade continuavano formando un incrocio. Era una zona molto caotica. Acquistò lcune cose necessarie per il viaggioe si mise in marcia ripercorrendo a ritroso il percorso. Varcato il portone principale, si affrettò verso il maestoso ponte. Inizialmente l’elfa pensò che si trattasse di un fiume, ma più proseguiva il cammino e più si rendeva conto di cosa fosse realmente. La Città imperiale era situata su una vasta isoletta al centro di un lago ed era messa in comunicazione con la terra ferma solamente dal Grande Ponte. Era molto eccitata: Le terre degli Imperiali sembravano ricche di sorprese e meraviglie. Oltrepassato il ponte Sheratan si trovò davanti ad un bivio, un cartello attirò la sua attenzione. Un’indicazione segnava la strada per Chorrol, dunqu era sulla via giusta, perciò imboccò la strada e si incamminò sicura. Calò presto la notte e Sheratan dovette accamparsi. Trovò un luogo adatto, era una vecchia torretta franata che probabilmente in antichità era utilizzata come posto di blocco per i viaggiatori. Si arrampicò e cercò il punto più stabile, dunque si improvvisò un giaciglio con dell’erba e utilizzò la sua borsa come cuscino. La mattina seguente si levò assieme al sole e dopo essersi ristorata con ciò che aveva acquistato la mercato si rimise in viaggio. Dopo non molte ore avvistò ad un piccolo villaggio posto proprio sulla strada. Saranno state una decina di case in tutto ma il silenzio in cui esso era celato era molto strano. In giro non vi era anima viva, ne una gallina o un cane da guardia, assolutamente niente. Insospettita da questa strana atmosfera, l’elfa decise di dare un’occhiata in giro. Nulla, non trovò niente all’esterno. Sbirciò nelle case: tutto era in perfetto ordine così come l’esterno, quindi escluse un attacco da parte dei briganti di strada. Entrò in una delle case. Sembrava in piccolo ostello. -È permesso? Scusate? C’è nessuno?- Vuoto. non sembrava esserci anima viva in quel posto. Tuttavia l’ordine che vi trovò era sospetto. La notte stava calando, ormai, e decise di trascorrere la notte in quel luogo, per quanto la potesse inquietare. Come avrebbe potuto rifiutare un letto ed un riparo dal freddo della notte? Si liberò dal peso delle armi e le posizionò di fianco al letto in fondo alla stanza quadrata, vicino alla finestra. Decise poi di darsi un’occhiata attorno. Tutto era in perfetto ordine dai vestiti ripiegati con cura nelle grossolane cassettiere alle vettovaglie nel piccolo cucinotto. I letti nelle stanze al piano superiore erano anch’essi in ordine. Era come se qualcuno avesse ripulito quel posto prima di svanire nel nulla. Quando finì di perlustrare il piano superiore tornò nel piccolo ingresso e mentre si dirigeva verso le bisacce con le provviste notò qualcosa che la lasciò di stucco. Nel camino, di fianco al letto, stava scoppiettando un piccolo fuocherello, evidentemente appena acceso. Sheratan si guardò attorno preoccupata. -C’è qualcuno?- Chiese nuovamente tendendo le orecchie per percepire anche il minimo rumore. E per la seconda volta non ebbe risposta. – Un fuoco non può accendersi da solo, andiamo…..- Pensò a voce alta mentre osservava la piccola fiammella che lentamente divorava la legna. Consumò una frugale cena seduta sul letto, con gli occhi fissi sulla stanza. Dopo di chè estrasse dal tascapane la mappa di Cyrodiil e osservò la strada che avrebbe dovuto percorrere. Mancava ancora un giorno o poco più, ipotizò. Non era troppo stanca, tuttavia doveva riposare se voleva proseguire il viaggio; sfoderò il pugnale dall’elaborata impugnatura nera e la lama d’argento e lo mise su cuscino vicino a lei. -Meglio prevenire.- si disse tra sé e sé. Non trovò difficoltà ad addormentarsi così come non trovò difficile destarsi dal sonno. Un rumore l’aveva attirata e le sembrò una risata da bambino. Afferrò d’istinto il pugnale e rimase immobile a fissare il soffitto concentrandosi: forse era semplicemente il vento che passava attraverso le fessure della porta. Mentre cercava di convincersi di essersi sbagliata dei passi la fecero scattare a sedere e osservò le scale. Qualcuno stava salendo al primo piano. Sfruttò l’ agilità e discrezione degna di un predatore e scivolò lentamente verso le scale, il pugnale pronto. Sbirciò in cima alle scale ma non vide nessuno. Salì con cautela, attenta a non far scricchiolare le scale di legno e si infilò nel corridoio. Rimase qualche momento nell’ombra,in ascolto. Dei sussurrii le fecero venire la pelle d’oca: forse il villaggio era infestato? Si affidò al suo fine udito e seguì quelle strane voci fino alla seconda camera nel corridoio. Una delle due voci sembrava quella di un bambino mentre l’altra era di un uomo. ‘’Anche gli spettri adesso!’’Pensò infastidita . Decise di uscire allo scoperto e si piazzò sulla soglia della piccola camera. -Ditemi chi siete!- Esclamò con energia, il pugnale rivolto ai suoi invisibili interlocutori. I sussurrii tacquero, ma uno strano mugolio si sparse nell’aria come se il bambino fosse costretto ad un pianto silenzioso. -Non vi farò del male se voi non me ne farete- azzardò -Voglio solo sapere chi siete.- Concluse dopo una piccola pausa. Una timida voce da uomo si sparse nell’aria -Perdonami, non volevo spaventarti.- -Chi sei?- -Ti prego non far del male a nessuno. Il mio nome è Kirik.- -A nessuno? quanti siete qui?- -Qui ci siamo io e mio figlio Met…- -…Ti prego, è proprio necessario che tu ci punti quell’arma addosso?- -Oh, perdonami io….-Balbettò Sheratan un po’ confusa abbassando l’arma. Sul tavolino del piccolo cucinotto furono accese delle candele che rischiararono l’atmosfera e Sheratan le trovò confortanti. La tavola fu apparecchiata con due piatti, evidentemente Kirik e il suo bambino non avevano cenato e il piccolo doveva aver fame. -Non avrei voluto svegliarti, ma mio figlio mi ha disubbidito e ha cercato di prendere qualcosa dalla dispensa …- -Perchè non avete risposto quando sono arrivata? Avremmo potuto evitare tutti questi inconvenienti …- osservò il posto in cui era seduto il bambino. La forchetta si librava a mezz’aria. –Avrei potuto far del male a qualcuno- Disse l’elfa. -Il problema e che non sappiamo come affrontare il problema… non ci fidiamo, insomma, come potremmo?- L’uomo pose uno strano accento sulla parola ‘fidiamo’. -Bè potresti fidarti di me, non sono certo una minaccia per te e il tuo bambino.- -Il problema non sono io, sono gli altri..- Il suo tono di voce si fece sempre più basso e insicuro. -Altri? Quanti siente?- –Siamo dieci famiglie. Abitiamo questa zona da molto tempo. Sembrava un’ottima idea costruire un ostello qui, proprio sulla strada, sai, i viaggiatori…- -E non avete pensato a trovare un modo per risolvere questa situazione..qualunque cosa sia successa?- -Ma noi siamo semplici uomini,dei contadini, niente di più. Non sappiamo come spezzare un’ incantesimo- -Un’ incantesimo...- Ripeté lei scavando nella sua mente alla ricerca di qualsiasi cosa in grado di rendere invisibile un’ intero abitato. - Esatto. Devi sapere che un mese fa passò di qui un personaggio piuttosto bizzarro e dalle sue vesti intuì che doveva essere un mago. Tuttavia non si fermò al mio ostello ma disse che preferiva rimanere all’aperto per i suoi studi. perciò si rimise in cammino quasi subito. Vedi, se ti affacci da quella finestra là!...ehm scusa non puoi vedermi- Sheratan sentì un rumore provenire da una finestra alla sua destra. -Esatto!- disse la voce timida –Se ti affacci vedrai delle piccole rovine, è dove quel mago è accampato.- Lei si affacciò e vide delle piccole rovine. Sullo sfondo la Città Imperiale. -Dopo poco tempo dalla sua comparsa- continuò l’uomo -L’intero villaggio è sparito, voglio dire gli abitanti. Ci siamo svegliati e nessuno riusciva più a vederci.- -Capisco, quindi pensi che quell’uomo sia ancora lì?- Chiese Sheratan. -Si, vedi? tutte le notti accende sempre un piccolo fuocherello, e durante il giorno si sentono dei rumori, degli scoppi, piccole esplosioni e subito dopo delle piccole nuvolette si alzano dalle rovine.- -Perdonami se insisto, ma come mai non avete provato a parlargli?- con un cenno del capo indicò le piccole rovine. -Bè… è un mago e la gente non si fida, lo teme, ha paura. Siamo contadini, non sappiamo né combattere e tanto meno usare la magia. Tu però sembri una che sa il fatto suo.- dopo un attimo di silenzio aggiunse con un filo di voce - Mi chiedo se tu fossi disposta a parlare con lui….- -Ho un’importante compito da svolgere, non posso perdere altro tempo!- -Te ne prego! siamo disperati!- Ci fu un minuto di pausa in cui Sheratan valutò la situazione. Doveva aiutarli? Oppure doveva lasciare che queste persone prendessero in mano le proprie responsabilità? Tuttavia rifiutare una richiesta d’aiuto non era nella sua natura. -Va bene- Disse lei- Ma solo se tu verrai con me.- -Io?...- Si percepiva l’insicurezza di lui. -Devi affrontare certe situazioni! Sei un uomo, hai un figlio! non puoi sempre aspettare che tutto si risolva per mano di altre persone.- Gli occhi dell’elfa erano persi nei pensieri. -Va bene .- La voce si arrese. – Hai ragione. Verrò con te.- -Papà…ho sonno.- Si intromise a quel punto il bambino. -Oh, perdonami ma devo portalo a letto…ehm.. non ho compreso il tuo nome…- -Sheratan.- Rispose l’elfa allungando una mano che si sentì stringere da quella magra dell’uomo. -Molto piacere. Puoi usare il mio letto se vuoi, ma vedo che ti sei già accomodata, fai come se fosse casa tua.- Appena la tenue luce dell’alba rischiarì il cielo Sheratan uscì dall’ostello seguita dall’ uomo alle sue spalle. Udiva i suoi passi. Discesero una piccola stradina sterrata nel mezzo di una distesa d’erba che arrivava fino alle sponde del lago. Nella furia di percorrere la strada per Chorrol non si era accorta che la strada si faceva sempre più ripida. Improvvisamente una piccola esplosione provenne dalle piccole rovine. -È lui!.- La voce era ansiosa. - Seguimi! E comportati da uomo. - Lo incoraggiò lei. Quando arrivarono ciò che trovarono fu soltanto una pentola, un tavolino improvvisato con delle fialette, alambicchi di vetro e dei libri aperti con un sacco di appunti scritti a mano, in modo frettoloso. -Ma che..?- l’elfa tese l’orecchio. Il piccolo tavolino sobbalzò e alcune fialette vuote caddero a terra, finendo in mille pezzi. Sheratan trasalì, ma ci mise poco a capire cosa stava succedendo. Sembrava che, anche il fantomatico stregone fosse stato colpito dal suo stesso incantesimo. Questo pensiero fece formare sul volto di lei un lieve sorriso. -Oh miseria!.- Esclamò una vecchia voce. Era lui. –Chi siete? Andate via!.- -Mi dispiace disturbarla, ma il villaggio qui sopra ha un piccolo problema e sembra proprio che la causa sia lei.-Dichiarò Sheratan indicando il villaggio alle sue spalle. -Ah! Loro hanno un problema! E io? Ti pare che sia in vacanza?-. Sembrava un tipo piuttosto bizzarro. -Non posso fare nulla per voi signori, mi dispiace.- -La prego signore! Non possiamo andare avanti così. Ci sono dei bambini. Come faremo? Siamo completamente isolati dal mondo.- -Cosa credi ragazzo?! Anche io ho i miei problemi... l’incantesimo è ricaduto anche su di me, non capisco dove ho sbagliato. Non posso annullare la formula perché sono bloccato un questo cerchio di pietre.- Infatti un cerchio di prietre bianche, lisce come il marmo circondavano le piccole rovine. -Si può sapere che sta succedendo?- Chiese l’elfa osservando l’ambiente circostante. -Sto studiando, Ragazza!...- La voce tacque un attimo. –Accidenti!Che potere! Interessante.. Si, forse potrebbe funzionare.AHAHA! Perfetto!- ‘’È pazzo’’ pensò lei. -Vieni avvicinati elfa. Prendi questo.- Disse la vecchia voce. Una piccola ampolla si librò a mezz’aria. All’interno il liquido trasparente mandava un leggero bagliore bianco. L’elfa lo prese. -Con questo- continuò la voce -sarai in grado di sciogliere l’incantesimo. Spero….- -Spera?..- ripeté timidamente la voce più giovane. - Diamine è un Bosmer! Padroneggiate in maniera notevole le arti magiche! E poi sento delle vibrazioni….- ci fu un breve momento di pausa –Aaaah si…. ‘sento’ molto potere…. Funzionerà di certo!... Ah dimenticavo. Questa è il contro incantesimo.- Un pezzetto di pergamena si fece strada verso Sheratan. -Versa il contenuto della boccetta al centro del villaggio, versa il liquido e componi la runa….. no! NO! Stupido!- si sentì un piccolo rumore sordo, come se si fosse colpito da solo, probabilmente alla testa – Scusami, mi sono confuso…ehehe ehe eh… Prima componi la runa POI versi il liquido al suo interno. Ecco, adesso si!- Non c’era da sorprendersi che quell’uomo fosse finito in una tale situazione. Un mago così sbadato è un enorme pericolo per le persone innocenti che lo circondano e gli abitanti del villaggio ne erano una prova più che evidente. Sheratan osservò il pezzo di carta. Il simbolo non era complicato, si limitava ad un quadrato inscritto in un pentacolo. -E’ davvero convinto che funzionera?- La sua voce era scettica, così come l’espressione del suo viso. -Per tutti i numi, ragazza! Certo che ne sono sicuro! Ho studiato giorno e notte questo incantesimo, nonché il controincantesimo. Difatti non riesco a spiegarmi cosa sia andato storto….mmh, forse ho aggiunto troppe uova di chaurus…si…forse…. no no! ma che dico! AH! Forse erano troppe le goccie di essenza di giacinto d’acqua?Neanche! La dose era perfetta! SI, PERFETTA!- Si era di nuovo perso nei suoi pensieri . Sembrava impossibile che quell’individuo potesse essere un mago. Insomma, chi permetterebbe a un tale idiota di scorrazzare in giro? E per di più sembrava essere anche molto potente. Mentre ancora fissava gli strumenti magici alzarsi e spostarsi sul tavolino improvvisato, Sheratan si sentì tirare per la camicia –Credi davvero che potremmo fidarci di un’ individuo così? Insomma, non mi sembra molto sicuro. E se quella roba che ti ha dato causasse altri problemi?- -Altri problemi?- sussurrò lei – Non credo possiate averne più grossi di così- -Oh, beh…- rispose lui con un filo di voce – spero solo che tu sappia cosa stai facendo ‘’Lo spero anch’io’’ disse l’elfa tra sé e sé. Tornarono al piccolo villaggio ripercorrendo a ritroso la piccola stradina che portava dritta la cuore del villaggio. Durante il tragitto Sheratan osservò la piccola boccetta contente lo strano liquido trasparente che continuava a brillare di luce propria. Si stava chiedendo come avesse fatto quel fantomatico mango a lanciare un tale incantesimo d’invisibilità tanto potente da rendere invisibile qualsiasi creatura nel raggio di duecento metri. Probabilmente insieme alle uova di chaurus aveva aggiunto anche un pizzico di polvere di vampiro. Forse più di un pizzico. -Che idiota…- disse l’elfa persa nei suo pensieri -Prego?- le chiese Kirik, credendo che l’offesa fosse rivolta a lui. -No, nulla. Scusami, stavo pensando a questo incantesimo- così dicendo fece un gesto col mento indicando in direzione della voce dell’uomo -credi che funzionerà? Quella fialetta, intendo. Credi potrà sciogliere l’incantesimo?- -Sarò onesta.- si fermò – Dovrei conoscere gli ingredienti all’interno e l’esatta dose.- ribattè lei sollevando la boccetta che teneva tra il pollice e l’indice. –Non possiamo sapere se funzionerà o meno se non proviamo. e date le circostanze credo sia il caso di provare. Oppure potrete rimanere così per sempre, se credi sia un’ opzione migliore. A te la scelta- sentenziò. Non ebbe alcuna risposta perciò pensò che Kirk fosse d’accordo con lei, quindi ripresero a camminare. Quando giunsero al centro del villaggio Sheratan si preparò a procedere con il contro incantesimo. Si inginocchiò, afferrò un rametto e iniziò a disegnare la runa con un’abilità e una velocità degne di un mago esperto .Quando ebbe finito gettò il ramoscello, chiuse gli occhi e allungò lentamente le mani fin sopra il centro esatto della runa, stappo la piccola boccetta dalla quale fuoriuscì il lieve sbuffo di fumo bianco e rovesciò lentamente il contenuto. A contatto con la terra il liquido fu assorbito e velocemente si diramò nel terreno tracciando degli eleganti ghirigori bianchi e lucenti, dopodiché respirò profondamente e iniziò a pronunciare parole in una lingua arcana. Man mano che procedeva con la formula il tono dell’elfa aumentava gradualmente. La sua voce di udiva forte, chiara. Aprì gli occhi e interruppe la litania e una sfera di luce si venne a creare tra i suoi palmi e l’anello. Essa implose e un anello d’energia si espanse per tutto il villaggio. -Che diamine era quella cosa?!- La voce di Kirk trasmetteva angoscia e preoccupazione. ‘E come dargli torto?’ pensò lei ‘potrei averli trasformati tutti in degli orribili, giganti granchi del fango o chissà quale altra terribile creatura’. Ma proprio mentre la sua mente stava iniziando ad elencare le più svariate creature demoniache protagoniste dei peggiori incubi si voltò e vide Kirk. Lo vide lì, in piedi, dietro di lei in carne ed ossa. Era un giovane uomo piuttosto gracile il quale non superava i venticinque anni d’età. I capelli rossi e in disordine incorniciavano un visino tondo con qualche lentiggine. Lui la fissava con i suoi occhi verdi -Cos’è stato?- Le chiese dinuovo -Il contro incantesimo, che altro?- ribattè lei sorridendogli A quel punto Kirk si guardò le mani e si tastò il torace. –Mi vedi? Ci sei riuscita? Ha funzionato davvero?- La sua voce tremava per la felicità -Quante domande stupide che fai- sbuffò lei. Le porte delle case del villaggio si spalancarono e il resto degli abitanti si diresse nel punto in cui erano Sheratan e Kirk. - Ti siamo debitori. Per qualsiasi cosa sai dove siamo adesso.- Disse Kirk sorridendo. -Mi basta che abbiate cura di voi.- Si strinsero la mano per salutarsi Detto ciò Sheratan riprese il viaggio mentre ancora gli abitanti la salutavano e la ringraziavano. Prima di allontanarsi tuttavia guardò nella direzione delle rovine, dove poco prima aveva incontrato il mago pazzo ma non vide nulla, anche il piccolo fuoco era spento e sembrava non esserci più neanche l’ attrezzatura alchemica. Era già scomparso Sheratan camminò molto e a lungo. Il paesaggio era davvero idilliaco. Man mano che saliva il bosco alla sua destra si faceva sempre più fitto e sempre più ricco di vegetazione, mentre alle sue spalle si apriva sempre di più la meravigliosa vallata del Cyrodiil. Oltrepassò un ponte di legno sospeso e per poco non precipitava per colpa di una trave marcia. A pomeriggio inoltrato era ancora in viaggio, si guardò attorno per individuare un luogo in cui accamparsi per la notte, ma niente. Camminò ancora. Al calar della sera vide in lontananza, un forte posto a passaggio sulla strada . Si avvicinò ed oltrepassò l’arco. A destra e a sinistra c’erano delle scale che conducevano ai piani superiori in cui era possibile osservare la strada da tutte le angolazioni. Osservò la cartina per vedere quanto ancora distava la città. La cartina riportava il nome del Forte Ash ed era il punto in cui si trovava Sheratan. -Forte Ash…molto bene!- esclamò non appena si rese conto che mancavano ancora poche ore di viaggio. Fece una breve previsione e concluse che sarebbe giunta a Chorrol il giorno seguente a mattina inoltrata. Nel frattempo era sceso il buio e doveva accamparsi. Ripose la cartina e fece per dirigersi verso le scale quando un tintinnio attirò la sua attenzione. Restò in ascolto. Dall’arco opposto al quale era entrata spuntò un uomo. Sembrava un Nord. Era alto e molto robusto. Indossava una corazza di pelliccia, al fianco portava un’ascia a due mani. Il suo volto era incorniciato da sudici capelli biondicci. Il naso grande,la sua bocca fine storpiata in un ghigno, la fronte larga e gli occhi piccoli e neri lo facevano somigliare più ad un cinghiale che ad un uomo. -Ohoh! Ma che meraviglia che abbiamo qui. Lo sai che è pericoloso uscire la sera, mamma non te lo ha insegnato?.- Disse l’uomo ispezionando con gli occhi ogni centimetro di Sheratan. Lei rimase immobile, osservandolo. -Mmh hai proprio delle belle armi piccola, che ne dici se ti aiuto a portarle?.- -Preferirei che tu ti togliessi dalla mia strada, cortesemente.- Disse lei con sguardo sicuro. Quando l’uomo iniziò a ridere il sangue nelle vene di Sheratan si gelò. -Ma come siamo educate.- Si avvicinò Lei fece scorrere lentamente la mano dietro la schiena dove aveva fermato il pugnale alla cintura. -Credi che sia un’idiota?- Chiese lui – Prima che un moscerino come te mi possa infilzare passeranno anni!- I suoi occhi erano avidi. Si fermò a pochi passi dall’elfa. La fissava in maniera irritante. Improvvisamente lui caricò il possente braccio, voleva colpirla al volto. L’istinto dell’elfa la fece scattare velocemente. Si avvicinò all’uomo colpendolo alla trachea con tutta la forza. L’uomo gemé e si piegò sulle ginocchia tossendo. Sheratan non perse tempo e lo colpì con un calcio alle costole. Lui rotolò a terra. L’elfa fece qualche passo indietro. L’uomo tossì ma riuscì a rimettersi in piedi e le lanciò un’occhiata furiosa. -Lurido elfo!- Era fuori di se. Si sentiva umiliato. Ancora incurvato per il dolore si diresse verso la ragazza e portò la mano all’arma staccandola dalla grossa cintura. Sheratan non fu da meno afferrò l’elsa di una delle due spade d’argento che portava al fianco e la estrasse. Due armi meravigliose, degne di un elfo. Le lame erano leggermente incurvate e sopra erano incise delle rune. prive di guardia, le due else erano ricche di decorazioni e antiche rune elfiche, sulla sua punta era incastona una pietra blu come il celo dopo il crepuscolo. Mentre l’uomo si fiondava con l’arma sull’elfa, quest’ultima ne approfittò per abbattere le difese del nemico. Aspettò la giusta distanza, si abbassò per evitare il fendente e con la sua spada e gli ferì la gamba. Lui emise un gemito e si rimise di fronte alla ragazza. Gettò l’arma e si lanciò su di lei. Sheratan rimase sorpresa dal gesto e non fece in tempo a realizzare la situazione. L’uomo le fu addosso. Le immobilizzò le braccia e avvicinò il volto al collo di lei con fare avido. Sheratan provò a divincolarsi ma la presa di lui era troppo forte. Quindi decise di sfruttarla. Rilassò i muscoli. Portò velocemente la mano destra sul polso sinistro dell’uomo, facendo pressione in modo da poter liberare l’altro suo braccio. Quando questo fu liberato , con tutta l’energia che aveva in corpo gli assestò un sinistro dritto sul naso. Il brigante lanciò un urlo di dolore ma tenne ben salda la presa . Con un ultimo sforzo, quindi, portò il ginocchio al petto, distese la gamba e tirò un potente calcio dritto alla gola dell’ uomo. Questo cadde sulla schiena con un lamento soffocato. Rimase lì, steso ad ansimare. Ogni respiro per lui era incredibilmente doloroso e provocava un sinistro rantolio. Sheratan rimase qualche secondo ad osservare quell’uomo. -Chissà, magari tra poco morirai soffocato…o nel peggiore dei casi divorato da un troll o da un orso. Quel che è certo è che non me ne importa assolutamente nulla.- Detto questo ripose le spade nel fodero girò sui tacchi e decise che avrebbe proseguito per Chorrol senza fermarsi per la notte. Camminò tutta la notte e alla prima luce dell’alba intravide le mura possenti della città. La strada era tranquilla. Arrivò alle porte che il sole già brillava alto nel celo. Era una cittadella tranquilla ed ordinata. Nella grande piazza circolare al centro si ergeva maestosa una quercia secolare dalla vivida chioma verde. Chiese informazioni ad una sentinella che stava effettuando la ronda mattutina. Per raggiungere il Priorato di Wayne doveva tornare indietro, uscire dalla città e imboccare una stradina secondaria che si inoltrava nel bosco. Esausta, l’elfa raccolse le sue ultima forze e tornò sui suoi passi.
 
 

 
 
   
 
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