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Autore: Loveroflife    07/03/2015    1 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
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Era nella merda. Più guardava quel corpo perfetto e nudo accanto a sé e più si sentiva scivolare lentamente nella merda.Volò via da quel letto e iniziò a maledirsi in tutti i modi possibili, non prima di essersi accorta di essere in intimo e cercando in tutti i modi di proteggersi. Mentre cercava un pantalone nell'armadio, una voce profonda la fece pietrificare da capo a piede.
''Wow,che spettacolo! Che splendido risveglio!'' E lo era, per Carlo. L'averla trovata di spalle al letto, con il sedere in bella vista, coperto solo da un perizoma, lo aveva eccitato a dismisura ed era stato sicuramente un risveglio fantastico,come lo sognava da mesi.
Marika sussultò e per poco non cadde nell'armadio. Cercò di coprirsi con la prima cosa capitata a tiro, una camicia da notte nera, e sbiancò. Carlo la capì al volo e fece finta di coprirsi gli occhi, scherzandoci su.
''Va bene, non vedo. Puoi vestirti. Devo dirti però che il pizzo ti dona tantissimo.'' Sputò fuori sornione, mentre aveva le mani sugli occhi e cercava di sbirciare. Marika arrossì violentemente e sussurrò un grazie mentre si infilava la camicia che aveva in mano. Solo successivamente notò che anche la camicia da notte era di pizzo, ma almeno non era trasparente. Stupidissimi regali di Veronica. Si sentiva a disagio, non sapeva cosa dire, per questo si accese solo una sigaretta e cercò di balbettare qualcosa.
''Co-cosa è successo stanotte? Io non ricordo granchè.'' Carlo si era ormai alzato e si stava rivestendo, sorridendole come solo lui faceva da sei mesi a quella parte.
''Cosa vuoi dire? Mi stai chiedendo se abbiamo fatto sesso?'' Le chiese, guardando le guance di Marika diventare color porpora.
''Ehm, io non so.. Cioè, non so cosa dire...'' Non si sentiva più le gambe, per questo decise di sedersi sul letto, continuando a guardarsi i piedi, piuttosto che guardare Carlo.
''Secondo te avrei abusato di una ragazza ubriaca pur di soddisfare i miei istinti sessuali? Mi reputi un uomo di cosi basso livello?'' Carlo la guardò arrabbiato. Sapeva benissimo i suoi sentimenti ma sapeva anche quale tipo di uomo lui fosse e se ne risentì.
''Ecco, il fatto è che ci ho trovato in mutande e io ho pensato che..'' Non la fece finire di parlare.
''Ti ho spogliato per farti dormire comoda, a meno che tu non avresti preferito dormire con un mini vestito e un paio di collant, per il resto ho aspettato che ti addormentassi ma non ero in condizioni di guidare, per questo mi sono sdraiato accanto a te. I pantaloni e la camicia li ho tolti verso le sei del mattino, stavo sudando. Sai com'è, è sempre maggio e ci sono già trenta gradi.'' Marika si sentì mortificata e cercò di rimediare.
''Scusa se ho pensato male... Non ho più tanta fiducia negli uomini, e tu sei il primo uomo con cui ho un rapporto più confidenziale da circa...'' Di nuovo, la interruppe.
''Sei anni, da quando quel coglione... Me ne hai parlato ieri sera fino allo sfinimento.'' Finì subito il discorso con un sorriso, notando la faccia contrariata della ragazza. Carlo le si sedette vicino, di nuovo completamente vestito e le tolse una ciocca che le ricadeva sul viso.
'' Ma io non sono lui e non mi approfitterei mai di te e soprattutto non ti tradirei mai. Io la penso cosi, chi non ti vuole non ti merita. Anche perchè in pochi possono meritare uno splendore come te. Sei bella, intelligente, affascinante, seria, disponibile al dialogo e ironica; sono qualità introvabili,ormai.''
Marika si beò di quei complimenti e arrossì di nuovo, sotto la carezza delicata di Carlo.
''E' inutile che ti dica cosa io provi per te, penso che tu l'abbia capito. Ma se è lui quello che vuoi, io mi tiro indietro, anche se non so dove la troverò un'altra come te. Me ne farò una ragione.'' Carlo fece per rialzarsi ma fu fermato da Marika e dalla sua mano aggrappata all'orlo della camicia.
Sapeva di amare Victor ma la sua fu una scelta di istinto. Ed ' per questo che si avventò a baciarlo.
Un bacio lungo, delicato, intervallato da carezze di Carlo sul suo fianco e dalle dita di Marika che vagavano nei capelli di lui.
Fu Carlo a staccarsi per prima, leccandosi le labbra e sorridendo.
''Ti bacerei per ore ma ieri sera ho bevuto troppo e sono sicuro di avere un fiato paragonabile ad una fogna. '' Questa battuta sdrammatizzò la situazione che si era venuta a creare, facendo scoppiare a ridere Marika e facendo tranquillizzare lui, che ormai stava per spingersi oltre. Marika capì subito cosa stesse succedendo al dottore, notando il rigonfiamento nei suoi pantaloni. Per questo motivo, rise ancora di più, suscitando imbarazzo nel povero medico che ormai non sapeva più che pesci prendere.
''Accidenti... scu-scusami, era dal liceo che non mi capitava una cosa simile. Ehm... meglio che mi alzi dal letto e vada a preparare la colazione, tra poche ora abbiamo il turno, non dimenticarlo.'' Ma ormai Marika se la rideva a più non posso e finalmente, dopo sei anni, si sentiva serena.
''Si alziamoci, non sia mai che arriviamo tardi al lavoro.'' Adocchiò la sveglia e notò che erano solamente le dieci del mattino. Il suo turno cominciava alle due del pomeriggio. C'era tutto il tempo.

 

''Victor, non so più che fare, il medico di Christian non risponde e il bambino sta male.'' Roberta, la sorella di Victor, era disperata. Il suo bimbo aveva la febbre da giorni e il pediatra non rispondeva al cellulare. Nonostante la cura antibiotica, il bambino non reagiva.
''Robi stai calma, non ti agitare. Adesso troviamo una soluzione.'' Victor si sedette accanto al bambino, toccandogli la fronte e sentendola bollente.
Era agitato anche lui, insieme alla sorella e ai suoi genitori, ormai stanchi di vedere il nipotino soffrire cosi da giorni. Dopo un momento di angoscia, un'idea lo illuminò.
''Portiamolo in ospedale, Marika potrà fare qualcosa. Lei è una pediatra.''
''Victor, non lascio mio figlio ad una novellina che si è laureata da poco.'' Roberta lo fulminò con lo sguardo, lasciandolo pietrificato.
''Non fare la cretina, Marika è pur sempre un medico e sa come fare il suo lavoro. Settimane fa scoprì la sesta malattia in un attimo, ricordi?'' Roberta non rispose, ma vestì il suo bambino e lo diede a Victor.
''Portiamolo in ospedale. Mettilo in macchina, io intanto prendo le sue cose.'' Victor volò per strada, aprendo la macchina come una furia e mettendo il bambino al caldo. Aspettò paziente sua sorella, divorandosi due sigarette intere per il nervoso.
''Non fumare vicino al piccolo, cretino. E corri, andiamo in ospedale.''
''Non stavo fumando vicino a lui, ero fuori dalla macchina, mentre lui era dentro.'' Borbottò Victor, che odiava essere ripreso.

 

 

Arrivarono in fretta all'ospedale e corsero letteralmente dentro il Pronto Soccorso.
''Salve, mio nipote sta male, ho bisogno di un pediatra, subito.'' Intimò Victor all'infermiera caposala, la quale controllò i dottori presenti.
''E' presente solo il dottor Salvemini, che smonta dal turno tra un quarto d'ora.'' In quel momento, le porte del Pronto Soccorso si aprirono, lasciando entrare una Marika e un Carlo sorridenti, mentre si scambiavano due chiacchiere. Lo sguardo di Marika fu attratto come una calamita da Victor e dal bambino in braccio a lui.
''Victor, ma cosa è successo? '' Toccò la fronte al bambino, sentendola scottare e sussultò.
''Ha la febbre alta, il vomito e non mangia niente da ieri, il suo pediatra non risponde. Sono venuto in ospedale affinchè tu potessi aiutarmi. Ti prego, visitalo tu.'' Un Victor disperato stava quasi per scoppiare a piangere, dopo giorni di preoccupazione e ansia.
''Tranquillo, seguitemi.'' Entrarono nella sala delle visite e Marika lo visitò in un attimo.

''Cosa sta prendendo in questi giorni?'' Una Marika attenta visitava il bambino, toccando il torace e osservandolo con attenzione. Carlo era sparito, lui era un ginecologo e non poteva fare niente. Roberta e Victor erano nello studio, pietrificati dalla paura.
''Amoxicillina in supposte. Una dopo pranzo e una dopo cena.'' Sospirò Roberta, ormai distrutta da quei giorni frenetici.
''E i sintomi non sono passati?'' Marika continuava a girarsi il bambino tra le mani, sempre più pensierosa.
''Macchè, anzi. Ha iniziato a vomitare tre giorni fa a intervalli regolari di due ore. E non ha più smesso.'' Borbottò Victor, rispondendo al posto della sorella.
Marika chiamò immediatamente la sala chirurgica e successivamente il reparto di terapia intensiva, chiedendo un letto per il bambino.'' Due infermieri entrarono di corsa e portarono via il bambino, sotto gli occhi sconvolti dei due fratelli.
''Marika, che cazzo sta succedendo?'' Victor la guardò sconvolto, rendendo per un braccio Roberta che rischiava lo svenimento.
''Temo che sia un attacco di meningite. Dovremmo fargli una puntura lombare per prelevare il liquido spinale e subito dopo dovremmo fare una Tac.'' All'Università, le avevano insegnato a tenere duro durante i casi peggiori e ad essere fredda, a non lasciarsi travolgere dalle emozioni. Perciò, quando Roberta scoppiò in lacrime, non si fece travolgere. Certo, le tremava lo stomaco e le mani erano fredde, ma doveva tenere duro.
''Roberta, non preoccuparti, farò di tutto per rimettere in forze Christian. Non uscirà di qui fino a quando non sarà guarito completamente, te lo giuro.'' Le fece una carezza e , indossato il camice, entrò in sala operatoria.

 

Le ore d'attesa furono insopportabili. La famiglia si era riunita in ospedale: Il padre e la madre di Victor cercavano di dare forza alla figlia, ridotta ormai come un fantasma; Victor non sapeva più cosa fare o pensare. Le ore d'attesa aumentavano e la preoccupazione riempiva l'aria, rendendola pesante. Gli amici di Victor arrivarono in ospedale, dopo un breve messaggio del chitarrista. C'erano tutti, persino Angelo con cui non parlava da anni. Appena lo vide, le lacrime lo scossero, e l'abbraccio che seguì tra i due amici suscitò commozione negli occhi di Michele e Franco, che assistettero alla scena.
''Cos'ha detto Marika del bambino?'' Chiese piano Michele, notando la sorella di Victor stringere le mani del fratello compulsivamente.
''Marika è dentro da circa tre ore, ancora non è uscito nessuno.'' Sussurrò lieve, sentendo la mano della sorella fredda e tremante.
''Sono sicuro che tutto andrà bene, Roberta, stai tranquilla. Christian è un bambino forte.'' Sussurrò Franco, che aveva cresciuto Roberta proprio come una sorellina minore. La risposta della ragazza fu un lieve cenno con la bocca, dopo il quale calò un silenzio glaciale.


Pochi minuti dopo, fu proprio Marika ad uscire dalla sala operatoria, togliendosi la mascherina e gettando i guanti. Tutto il gruppo di persone le volò addosso, interrogandola sulla salute del piccolo.
''Mi dispiace ragazzi, ma devo parlare solo con la madre, me lo impone la legge sulla privacy.'' Cerco di allontanare i ragazzi della band, ormai preoccupatissimi anche loro.
''Andiamo Marika, ci conosciamo da anni, abbiamo cresciuto Christian, non abbiamo bisogno di queste inutili formalità.'' Fu Michele a parlare, raccogliendo consensi negli altri ragazzi del gruppo.
''Non fa niente Marika, possono sentire. Sono di famiglia per noi.'' Fu Roberta stessa a dare il permesso che tutti potessero sentire.
''Bene. Il bambino non ha la meningite. Abbiamo fatto tutti gli esami di rito e abbiamo scongiurato questa ipotesi.'' Un sospiro di sollievo arrivò da tutti gli ascoltatori, che attendevano il però.
''Però avrà pur qualcosa mio nipote, vero?'' Fu il padre di Roberta, Claudio, a parlare.
''Ha avuto un forte attacco di gastroenterite che ha indebolito il suo sistema immunitario. Ecco spiegato il vomito da giorni. A livello infantile, può portare anche convulsioni e febbre elevata. Il problema non passava semplicemente perchè non si cura con l'amoxicillina, l'antibiotico in pratica. Bastava un antiemetico, per fermare il vomito e soprattutto evitare di dargli alimenti che il vomito lo aumentano, come il latte o alimenti che contengono farine e zuccheri. E' stata una diagnosi errata del medico a peggiorare le cose, diciamo.'' Ascoltavano tutti in silenzio, facendo parlare solo la madre del piccolo.
''E quindi, adesso, cosa possiamo fare?'' Roberta aveva tirato un sospiro di sollievo ma era ancora molto preoccupata, come giusto che fosse.
''Il bambino è leggermente disidratato, dopo giorni di vomito. Ho intenzione di ricoverarlo per un paio di giorni, per inserirgli un sondino nasogastrico affinchè possa riacquistare i sali minerali e i liquidi andati persi e per somministrargli della tachipirina via flebo, che è più forte e può fargli passare la febbre in poche ore. Vorrei avere il tuo permesso scritto per ricoverarlo.'' Roberta annuì e la abbracciò, scoppiando a piangere.
''Ti prometto che in tre giorni tuo figlio sarà sano come un pesce.'' La rincuorò Marika, abbracciandola forte.
''Bene, andiamo a firmare i consensi, in modo che possa già dare la stanza al piccolo.'' Continuò la dottoressa, facendole strada verso il suo studio.

Era tornata la tranquillità. Il bambino era già in una piccola stanza, colorata di blu, al reparto pediatrico dell'ospedale. La cura era già cominciata e il bambino aveva smesso di vomitare da due ore. Gli amici di Victor erano andati via, dopo essersi tranquillizzati. I genitori di Victor erano andati a prendere i vestiti per il ricovero del piccolo e Roberta leggeva un libro, seduta accanto al figlio. Victor era molto più sereno. Guardava suo nipote dormire sereno e ripensò all'ottimo lavoro che aveva fatto Marika e decise quindi che doveva ringraziarla. Prese due caffè dal bar e bussò allo studio.
''Avanti!'' Sentì Marika urlare e, entrando, la trovò che scriveva frenetica su vari fogli.
''Un caffè per la dottoressa più brava d'Italia.'' Sentendo la voce di Victor, si tolse gli occhiali da lettura e sorrise, grata.
''Oh ma non dovevi, entra pure.'' Lo fece accomodare, mentre riponeva la penna e si stirava i muscoli per la stanchezza.
''Te lo sei meritato. Ti piace ancora il caffè macchiato, vero?'' Ricordava il suo caffè preferito. Marika lo notò e arrossì.
''Si, prendo sempre e solo quello.'' Lo ringraziò con lo sguardo, mentre lui le passava due bustine di zucchero, la quantità che metteva sempre lei. La dottoressa notò anche questo.
''Ti ricordi un bel po' di cose di me, no?!'' Si pentì subito di quella domanda, arrossendo come un peperone maturo.
''Ricordo tutto di te. Ogni singolo particolare.'' Marika arrossì ancora di più, se fosse possibile, e sentì la forza delle gambe venir meno. Attribuì tutto ciò alla stanchezza.
''Anche io ricordo tutto di te.'' Confessò, abbassando lo sguardo su i fogli di carta che aveva davanti a sé. Victor si beò di questa frase, ma decise di cambiare argomento.
''Cosa sono questi fogli? Se posso chiedertelo...'' Si finse interessato al suo lavoro, piuttosto che a lei, anche se era esattamente il contrario.
''Oh niente, dimissioni di vari pazienti, due carte del Pronto Soccorso su due bimbi che si erano rotti il polso giocando a calcio e due analisi di due bambini che sono ricoverati nel reparto pediatrico.'' Si rimise gli occhiali da lettura, scrutando i fogli che aveva davanti a sé.
''E sono buone queste analisi?'' Chiese, volendo sapere davvero la situazione dei due bambini.
''Oh si, solo uno ha il ferro un po' basso. Vorrà dire che dovrà mangiare un po' di bistecche in più.'' Sorrise, incontrando lo sguardo di Victor che la scrutava. Si affrettò a bere il suo caffè e si alzò, pulendosi i vestiti dalle briciole di zucchero.
''Devo andare a fare il giro di controllo nel reparto. Prima di sera lo faccio sempre.'' Tentò di concludere la situazione, che le stava costando già fatica.
''Oh si, io ero venuto solo a portarti un caffè, dopo la fatica di oggi. Immagino non sia stato facile.'' Si alzò anche lui, ritrovandosi ora faccia a faccia.
''Confesso che io in primis ero preoccupata per Christian. Ho creduto davvero che fosse stata la meningite a procurargli quei sintomi. Ma per fortuna le analisi mi hanno smentito. E' un lavoro duro, vedere i bambini che soffrono, ma quando sai di poter fare qualcosa per farli stare bene, è il lavoro più bello di tutti.'' Sorrise a Victor, rimettendosi il camice.
''In realtà sono venuto a ringraziarti. Hai salvato la vita a mio nipote. Te ne sarò grato a vita.'' Marika sorrise, appoggiandogli la mano sulla spalla.
''Non devi ringraziarmi, è semplicemente il mio lavoro di me...'' Non finì la frase che Victor la baciò.
Un bacio dolce, che non vide la resistenza di Marika che lo aspettava da anni. Victor la spinse contro la porta del suo studio, prendendosela in braccio con le sue gambe di lei avvolte sul suo sedere. In risposta Marika gli torturava i capelli, come aveva sempre fatto. Un turbinio di lingue che correvano e si cercavano, di morsi sulle labbra, di sorrisi soffocati, di sospiri. Fu quando Victor scese a baciarle il collo che Marika perse completamente la ragione, abbracciandolo forte e gemendo.

''Mi sei mancato tanto.'' Sospirò una Marika sconvolta dalle sensazioni, in preda alla passione.
''Anche tu, non sai quanto. Giuro che non ti ho tradita, io ho amato sempre e solo te e continuo ad amarti. '' Le sospirò un Victor eccitato all'orecchio, prima di essere interrotto da un bussare alla porta, che li fece sussultare entrambi.
''Chi è?'' Sussurrò Marika, mentre scendeva dalle gambe di Victor e si sistemava velocemente.
''Sono Carlo, piccola.'' Entrò con la testa, sorridendo. Sorriso spezzato dalla visuale di una Marika sconvolta e con i capelli spettinati e di un Victor rosso in viso e con un erezione visibile da lontano.
''E lui che cazzo ci fa qui?!'' Sbottò un irritato Carlo,entrando come un fulmine e ponendosi davanti a Victor, in segno di sfida.
''No, tu che cazzo ci fai qui! Non dovresti lavorare?!'' Lo sfidò Victor, con sguardo minaccioso.
''Sono venuto a trovare la mia donna.'' Calò il silenzio, occupato dallo sguardo di Victor confuso e arrabbiato rivolto a Marika e dallo sguardo di sfida di Carlo rivolto a Victor.
E fu allora che prese forma nella mente di Marika il pensiero di quella mattina, quando si era trovata nel letto con Carlo: era nella merda.

 

 

 

 

 

 

 

 

Purtroppo sono imperdonabile. Vi avevo promesso un capitolo dopo le vacanze di Natale, ma purtroppo gli esami e l'Università mi hanno tolto tempo senza che me ne accorgessi. Un capitolo leggermente forte, me a lieto fine, per Roberta e il figlio, ma per Marika? Lo scopriremo più in là, non vogliatemene! Scriverò al più presto e recupererò il tempo perso, promesso! Vi ringrazio come sempre per attenzione che date al mio lavoro. Grazie a tutte!
M.

  
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