Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: lady dreamer    07/03/2015    1 recensioni
Prendete una giornata di sole, aggiungete un artista concettual-impegnato poco disposto a farsi intervistare - Sherlock - e un giornalista del Times - John - che deve fare un vero e proprio scoop se vuole mantenere il posto di lavoro. Aggiungete un atterraggio inaspettato all'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, una mostra da organizzare, un pazzo criminale sempre in agguato e mischiate energicamente con la promessa di grandi avventure. Salate con inseguimenti e battute sagaci e pepate con relazioni inaspettate. Riversate tutto su un file word e... ecco quello che ne esce fuori!
Genere: Comico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come artista, un uomo non ha altra patria in Europa che Parigi.
Friedrich Nietzsche
 
 
Arte contemporanea
Capitolo II
 
 
A Parigi. 
Ovviamente. 
 
Se la tua promozione non dipendesse sostanzialmente da lui, lo ammazzeresti davvero.
 
E probabilmente non ti metterebbero neanche in galera, anzi ti darebbero una medaglia per essere riuscito a zittirlo per sempre. Ma ti potresti godere la gloria e il successo che deriverebbero da ciò solo quel limitato lasso di tempo che permetterebbe a Mycroft Holmes di raggiungerti ed eliminarti dalla circolazione per sempre. 
E non vale assolutamente la pena di rischiare la pelle per quel pazzo psicopatico di Sherlock Holmes. 
Respiri profondamente mentre cerchi conforto nel sorriso della hostess che ti porge dello champagne. 
Champagne? 
 
Holmes sembra intercettare i tuoi pensieri mentre li stai ancora formulando. - In business class danno lo champagne al posto di quei succhi di frutta insapore dell' economy... - afferma con la sua saccente aria di superiorità dipinta sulla faccia pallida.
 
E gli istinti omicidi riaffiorano più impetuosi ed ingestibili di prima. 
Non riesci a trattenerti dal lanciargli un’occhiata indispettita che potrebbe gareggiare con quella di un bambino di cinque anni imbronciato. - Lo so. - ammetti, bevendo un sorso dal bicchiere.  
 
- Eppure mi è sembrato sorpreso...
 
Sospiri spazientito. Senti che è il momento di esigere una sottospecie di rivincita. - E lei che si da tante arie di capire la gente al primo sguardo non è minimamente scosso dal fatto che mi abbia scambiato per un'altra persona tanto da portarmi su un aereo per Parigi dove non sarei mai dovuto salire?
 
Sherlock Holmes ti guarda intensamente. Pensi che stia per dire qualcosa di intelligente. O che vada in escandescenza. Invece domanda con tutta la candidezza possibile:
- Lei c'è mai stato a Parigi?
 
Non capisci. - E questo che c'entra?
 
Holmes ti guarda come se fossi stupido a fare una domanda del genere. - C'entra.
 
Ti rassegni a stare al suo gioco. - No. Non ci sono mai stato. 
 
- E allora la prenda così: io non so per quale assurda motivazione l'ho scambiata per un'altra persona ma questi sono sostanzialmente problemi miei, lei non solo è in mia compagnia, onore più unico che raro, ma per giunta sta viaggiando in business class verso una delle più belle città d'Europa. E non le chiederò nemmeno di risarcirmi e ridarmi i soldi del biglietto che sarebbe dovuto toccare a Trevon. Quindi è lei che c'ha guadagnato... 
 
Sorridi. Ti aspettavi una sfuriata o una spiegazione intelligente. Invece Holmes non ha ritrattato né spiegato niente. Ha fatto un ragionamento perfettamente logico…
No. Non è affatto logico, John, te ne rendi conto?
È come uno di quei politici nei talk show televisivi. Per un attimo credi a quello che dicono. Quell’uomo non solo è un pazzo, ma addirittura un pazzo persuasivo. E l’intelligenza è affascinan… John, riprenditi.
 
- E dovrebbe essere un piacere viaggiare con lei? Suo fratello mi ha rapito, la segretaria di suo fratello mi ha trattato come una pezza vecchia…
 
Holmes ti lancia un’occhiata di freddo contrariamento. - Ma io non sono mio fratello né tantomeno la sua segretaria.
 
Decidi che puoi calcare la mano, e cercare di farlo sentire in colpa. O almeno di fargli capire che il suo atteggiamento di prima ti ha dato davvero fastidio. Fai un elenco con il tono più strafottente di cui sei capace, tenendo il conto con le dita in modo così plateale da essere palesemente fatto apposta. - Infatti, lei mi ha scambiato per un'altra persona, mi ha dato dell'ignorante più e più volte, mi ha sequestrato il cellulare, mi sta portando a Parigi senza considerare che io non ho minimamente i soldi non solo per restare a Parigi ma neanche per il biglietto di ritorno a Londra e se non porto il pezzo a casa entro domani in redazione mi cacciano... 
 
Holmes non si fa infastidire né condizionare. - Ha finito?
 
- No. Lei non ha fatto altro che insultarmi e insinuare molto poco velatamente che io sia un cretino, si è dimostrato scortese, saccente, sgarbato, supponente e profondamente irritante. E mi fermo qui perché sono un gentleman.
 
- Posso dirle che cos'è lei, allora? 
 
La signora seduta su una delle poltrone davanti a voi, che già in precedenza, all’inizio di questo dannatissimo volo, aveva dato segni di insofferenza ai vostri isterismi, si volta in modo quanto mai improvviso e plateale. Vi guarda con un’occhiata colma dell’austera indignazione che si riserva ai bambini che litigano per delle idiozie. - Ma vi sembra il posto per litigare? C'è gente che va a lavoro a Parigi, non in luna di miele.
 
Ti guardi intorno, spostando gli occhi da lei e il suo aspetto da maestrina arcigna e il placido e indifferente Sherlock Holmes che non sembra minimamente interessato alla cosa, atteggiamento che non fa affatto bene ai tuoi nervi, che si scuotono più di quanto già non fossero urtati. Cerchi comunque di mantenere la calma. Ma Mr. So Tutto Io Holmes si becca lo sguardo arcigno e accusatorio e infantile che gli lanci per discolparti.
 
- Scusi, ma non è colpa mia… - ti limiti poi a dire alla signora che si volta verso la donna seduta affianco a lei scuotendo la testa.
 
Una giovane, seduta affianco alla signora di cui prima, si gira ad intervenire. Sarà al massimo sulla trentina, ma ha il gusto di infilarsi negli affari degli altri di una con il doppio dei suoi anni. Si volta verso l’amica? la sorella? la segretaria? o quello che è, e sussurra un intercettabilissimo e lapidario:- Tipico.
 
La fronte ti si corruga istintivamente. - Tipico? 
 
La ragazza si volta verso di te, lei e i suoi curatissimi capelli biondi. - È tipico in una coppia dare sempre la colpa all'altro... con il mio fidanzato...
 
Lanci un’istintiva occhiata ad Holmes, aspettandoti che lui intervenga a chiarire l’equivoco. Ma l’artista si limita a sostenere svogliatamente il tuo sguardo e poi continuare a guardare un punto non precisato del sedile davanti a sé.
 
- Noi non siamo una coppia. 
 
La ragazza sorride con malcelato divertimento. - Ah si certo...
 
- Non siamo una coppia. - ti trovi costretto a ripetere, nella completa indifferenza di Holmes. La tua interlocutrice non sembra convinta di quello che dici. E non te ne capaciti. Se c’è una di cui sei certo è che mai e poi mai ti metteresti con quel pazzo fuori di testa… - Ma per favore, se ci diamo del lei?
 
- È perché non volete dare nell'occhio, che ne so?
 
La prima signora si volta nuovamente, questa volta verso la sua vicina di poltrona. - Ma ci si mette anche lei? Questo non è un aereo, è una sala da the...
 
E allora no, non era né l’amica né la sorella né la segretaria, era una semplice estranea. Come te e il signor Holmes, in fondo. A parte che tu non dovresti essere sull’aereo e Holmes non dovrebbe insultarti, ma per il resto…
 
Il tono concitato della discussione nel frattempo ha agitato uno degli angeli in divisa da hostess che in business class più che negli altri compartimenti dell’aereo vorticano discretamente intorno agli ospiti. La giovane, capelli scuri legati in una treccia raccolta in un particolare chignon, si affretta a domandarvi se sia tutto apposto. - Qualche problema? 
 
Questa volta Holmes sembra destarsi dalla sua apatia. - No. Nessun problema. 
 
- Volete mangiare qualcosa? - e continua a sorridervi. In un altro momento l’avresti trovata attraente, ma in questo momento vorresti solo avere almeno una piccola rivincita su Holmes.
 
Inspiegabilmente annuisce. - Solo un altro bicchiere di champagne.
 
Lei si affretta a porgergli un altro calice di champagne, premurandosi di riprendere indietro quello sporco e di riporlo separatamente nella parte inferiore del carrello.
 
Poi si volta verso di te. - E lei? 
 
Squadri con la coda nell’occhio il tuo compagno di viaggio. E decidi che non gliela vuoi dare questa soddisfazione. Non approfitterai oltre dei benefici di questo involontario, e a sue spese, volo aereo.
 
Le porgi il bicchiere vuoto. - No, grazie. 
 
Holmes beve un sorso di champagne dal suo flûte. - Guardi che può mangiare, io non la fulminerò con lo sguardo per questo. 
 
Ve ne state per qualche secondo in silenzio, guardandovi principalmente in cagnesco.
Tu sei deciso a non fiatare per ripicca, intendendo attuare quella vendetta di cui prima.
Lui non sai perché se ne stia zitto. Forse si è reso conto che discorrere con te non lo interessa davvero.
Ma dopo un tempo che ti pare interminabile Holmes ricomincia a parlarti, sembrando da un lato perfettamente inconsapevole di quello che tu hai pensato durante quest’ultimo lasso di tempo, d’altro canto, essendo verosimilmente a conoscenza di tutto.
 
- E perché la caccerebbero dalla redazione?
 
Ritrai istintivamente il capo indietro, aggrottando le sopracciglia. Non pensavi che avesse davvero prestato attenzione alle tue lamentele, pensavi che alla seconda o alla terza della lista avesse scollegato il cervello. - Non le interessa.
 
Holmes sorride impercettibilmente. - Anche a lei non interessa se ho una relazione o meno.
 
Tu fai spallucce, limitando a questo la tua indignazione. Hai avuto modo di riscontrare quanto mettere su scene madri sia inutile. Non sortiscono l’effetto desiderato. - Poteva interessare ai lettori del giornale. 
 
Holmes continua a fissarti come se volesse psicanalizzarti. Conosci quello sguardo. Anche la psicologa da cui ti hanno mandato quando sei tornato dalla guerra aveva la stessa espressione. La sua consulenza era stata peraltro inutile. - C'entra l'Afghanistan?
 
Non che tu avessi dato la benché minima possibilità alla donna di arrecarti un reale aiuto. Ti barricavi dietro un silenzio infrangibile. Pronunciavi una frase non molto diversa da quella che indirizzi adesso al signor Holmes:- Non mi va di parlarne. Non con lei. 
 
Ma lui, a differenza della tua psicologa sembra accettare il tuo silenzio. E si rintana nel suo.
Eppure ti saresti aspettato che un tipo come lui insistesse, formulasse mille e più domande e ipotesi e stratagemmi per indurti a raccontare. O forse, molto più semplicemente, non ha davvero bisogno del tuo contributo per dedurre un po’ di cose dalla tua faccia, dalla tua spalla, dal tuo modo di sederti o chissà cos’altro.
 
Questo un po’ ti scoraggia.
Sei sempre stato un tipo normalissimo, dall’aspetto ordinario, intelligenza ordinaria, vita ordinaria… Ti eri intestardito a fare il reporter di guerra per scampare a quella dannata ordinarietà, a quella quotidianità tranquilla e anonima che era la tua sicurezza e la tua condanna. Perché in fondo sei un uomo di azione, il rischio ti piaceva e l’ambizione di cambiare vita ti spingeva a rischiare sempre di più. E cosa hai ottenuto, in fondo?
 
Holmes interrompe bruscamente le tue riflessioni, salvandoti dall’autocommiserazione.
 
- Le farò pagare da mio fratello anche il biglietto aereo per il ritorno.
 
Scosti gli occhi dall’oblò. - La ringrazio. 
 
Holmes non ha abbandonato la sua saccenteria, ma un accenno di sorriso sul suo volto lo rende più sopportabile…- Ringrazi che i soldi non mi mancano, altrimenti non sarebbe andata così… - giusto un po’. Non tanto da non meritarsi un commento acidulo.
 
- Ringrazio il cielo che questa tortura non durerà ancora a lungo. 
 
L’artista ti indirizza una significativa occhiata sarcastica…- Gliel'hanno mai detto che è così affabile da diventare assillante?
 
… a cui rispondi con il medesimo tono. - Gliel'hanno mai detto che è così simpatico da diventare insopportabile? 
 
Davi per scontato che nessuno gliel’avesse mai detto. Che nessuno avrebbe anche solo osato per pensarlo in sua presenza. I critici e la gente del giro lo considerava un profeta delle nuove tendenze in fatto di arte. E di profani, per come si è finora comportato con te, Holmes non deve vederne poi molti.
 
Per questo ti stupisce la sua risposta. - Veramente si. E non è che mi importi molto... 
 
Corrughi istintivamente la fronte. - Lei è un artista molto quotato, dubito che siano in molti a dirle queste cose, anche se le pensano... 
 
- Non me le dicono apertamente come ha fatto lei ma riescono più subdolamente a recapitare il messaggio...
 
Lo sguardo di Holmes è difficile da interpretare. Vuole ostentare indifferenza, ma c’è, sebbene ben nascosto sotto una fredda lastra di rigido controllo di sé, un germe di inquieta insofferenza, una sottile e velatissima paura di non essere accettato. Lui, l’artista saccente. Quasi te ne meravigli.
 
- Dev'essere spiacevole…
 
Ma quell’espressione che ti aveva indotto quasi ad intenerirti sparisce presto, ricacciata ancora più in fondo sotto la lastra di autocontrollo. - È abbastanza spiacevole si. Ma me ne infischio. La mia vita è l'arte. 
 
Scuoti appena la testa, volgendo lo sguardo dapprima nuovamente al finestrino e poi di nuovo ad Holmes. Avresti voluto astenerti dal commentare, ma a quanto pare è altrettanto difficile startene zitto.
 
- È abbastanza pretenzioso da dire.
 
Lui ti guarda dall’alto della sua presunta superiorità spirituale rispetto ad un comune mortale come te.
- Ma resta vero. 
 
Sbuffi vistosamente. - Ma non ha una famiglia, degli amici?
 
- Ho una famiglia e degli amici. E lei è un giornalista.
 
Considerato che Holmes sta facendo del tuo tempo e della tua pazienza quello che vuole, il suo commento non riesce neanche a farti sorridere, come forse in condizioni normali avrebbe fatto. - Un giornalista che ha promesso che concorderà cosa scrivere nell'intervista con lei.
 
Lui ti guarda con ostentata diffidenza. - E dovrei fidarmi? 
 
- Praticamente non ha fatto altro da quando ci siamo conosciuti. A parte litigare e insultarmi…
 
Un impercettibile sorriso fa piano capolino sul viso del tuo petulante interlocutore. - Ed è stato quasi divertente, non trova?
 
Alzi istintivamente un sopracciglio. Incroci le braccia. E ti barrichi in uno sguardo che vaga oltre il finestrino. - Quasi, appunto.  
 
 
Per la seguente mezz'ora restate in silenzio. 
Non vi dite nulla. 
 
Ti sforzi di capirlo, questo Sherlock Holmes. Artista stravagante, uomo introverso e misterioso, acuto osservatore dei dettagli, ma distratto nel distinguere i giornalisti dai curatori di mostre. Snervante ma maledettamente elegante, sempre. Ambizioso, strafottente, affascinante anche. Insopportabile e solitario. Solitario perché è insopportabile? Sarebbe troppo semplice. Anche se resta probabile. 
Gli indirizzi uno sguardo volutamente di sfuggita, sembra a sua volta pensieroso, assorto in chissà che meditazioni, con le mani - giunte? - sotto il mento, gli occhi chiusi, sembra una statua pallida. È distante. Lontanissimo. 
 
Come dove ha condotto i tuoi pensieri...
Invece di preoccuparti su come riuscire a trovare un accordo su quest'intervista, tornare a casa e farti promuovere - magari - da Mike, sei tutto assorto nel cercare di scandagliare la psiche del tuo intrattabile compagno di volo, su questo aereo di linea per Parigi. 
 
Parigi, poi.
Mai stato tu in famiglia quello con la fissazione di camminare sotto la pioggia nella capitale francese - quella era Harry a quattordici anni - eppure devi riconoscere che non ti dispiace quanto dovrebbe la prospettiva di respirare l'aria di Parigi, anche se solo per qualche ora, il tempo necessario a mettere tutto a posto e ripartire sereno per Londra.  
 
- Siamo in fase di atterraggio. Si invitano i signori passeggeri a restare seduti sulle proprie poltrone, allacciare le cinture e chiudere i tavolini d’appoggio. L'arrivo a Parigi è previsto tra quindici minuti. È previsto tempo variabile, con una temperatura media di 13 gradi. 
 
Ti volti verso il tuo compagno di viaggio, il tuo forzato compagno di viaggio, stufo di startene zitto, approfittando il riemergere del signor Holmes dal suo stato catatonico.
 
- Lei è già stato a Parigi?
 
Holmes riprende a guardarti. - Si. Ci torno spesso. È una continua fonte d'ispirazione... 
 
È una delle prime cose stereotipate che dice. Te ne meravigli un po’. - Perché? Cos'ha di speciale?
 
Lui alza appena le spalle. - Niente. E tutto.
 
Non ha difficoltà ad intercettare il tuo sguardo sbigottito. Potresti giurare che l’abbia fatto apposta.
 
- Parigi è un'amante che, per quanto tu possa pensare di conoscere, non smette mai di stupirti. 
Accenni un sorriso. Che un tipo del genere possa sbilanciarsi così tanto non dev’essere una cosa da poco. - E tende a stupire solo le menti superiori come la sua oppure anche un semplice umano come me?
 
Anche Holmes accenna un sorriso. Ti indirizza un’occhiata di ilare comprensione. - Parigi parla un linguaggio universale. Bisogna essere proprio ottusi per non capirla. E lei non mi sembra così ottuso.
Rimani impietrito sulla poltrona. - È un complimento?
 
- Una semplice constatazione. 
 
Sorridi. - No, perché stava già partendo l'infarto.
 
Holmes ritorna alla carica con il suo sguardo indagatore da psicologo mancato. - Ricevere complimenti le fa rischiare un infarto? La sua autostima dev'essere più bassa di quanto avessi supposto.
 
Se per un attimo eri stato quasi lusingato dalle sue parole, adesso sei davvero sconcertato. Anche se non poi cos’ tanto. In fondo, questo Holmes ha dimostrato abbondantemente di divertirsi ad elaborare supposizioni e diagnosi non richieste sulla tua persona, il tuo passato e quant’altro gli pare. - Perché fa supposizioni sul mio grado di autostima?
 
- Mi annoiavo... - ammette, come se fosse la cosa più ovvia sulla faccia della terra.
 
Trattieni un sorriso. - Lei si annoia spesso a quanto pare 
 
- Perché?
 
- Perché ha sprecato gran parte del viaggio a litigare con me. Quindi deve soffrire molto l'inattività. E ha sviluppato una grande abilità nello studiare le persone, quindi le osserva spesso, ma mi ha scambiato per Victor Trevon, quindi usa questo suo talento solo quando non ha di meglio da fare.  
 
Vedi una sfumatura di stupore negli occhi di Holmes. - Meraviglioso. 
 
E sei stupito a tua volta. Devi aver necessariamente capito male. - Cosa?
 
- Perfetta analisi. Non me lo sarei aspettato.
 
Un moto di orgoglio ti fa sorridere. Come se sentire una cosa gentile - che poi è gentile fino ad un certo punto, perché sottintende che sembravi uno scemo - da questo artista fuori di testa possa avere qualche valore. 
È una sensazione irrazionale, non ha alcun senso, ma nel momento in cui ha detto "meraviglioso" la cosa ti ha galvanizzato parecchio.
E poi, diciamocela tutta, l'idea di questa trasferta gratis a Parigi non ti dispiace tanto quanto avevi stimato inizialmente. 
 
- Mi scusi, ma non potremo concordare adesso cosa omettere dall'intervista che le ho fatto a Londra, così poi sono libero di ripartire quando mi è più congeniale?
 
- Lei pensa davvero che io possa ricordarmi tutte le cazzate che le ho detto prima? 
 
Alzi le spalle, le palme delle mani rivolte verso l’alto. - No... Ma...
 
- E allora, santo cielo, mi dia il tempo di atterrare e sistemarmi in albergo e poi ne riparliamo.
 
- Io devo consegnare l'intervista entro domani!
 
- Entro domani, appunto! Non tra tre secondi. La smetta di preoccuparsi.  
 
E ti rendi conto che forse da quel pazzo esaltato che siede tuo malgrado affianco a te non potevi aspettarti poi niente di diverso...
 
Siamo appena atterrati all'aeroporto Charles De Galle di Parigi. Il tempo è sereno e la temperatura media è di 13 gradi. Vi ringraziamo di aver scelto la nostra compagnia e vi auguriamo di passare un felice soggiorno a Parigi se è questa la vostra destinazione finale, se invece siete solo di scalo, vi auguriamo di trascorrere serenamente la restante parte del vostro viaggio. Arrivederci.
-comunica l'hostess in inglese, prima di ripeterlo ancora in francese e spagnolo. 
 
- È ora di scendere.
 
Ti volti verso Sherlock Holmes. Per abbassarsi a constatare l’ovvio in questa maniera deve essere ritornato alla scarsa considerazione che aveva di te all’inizio della vostra conversazione in quel taxi.
 
- Me ne sono accorto - sussurri, più a te stesso per l’irritazione, che a lui.
 
Ti alzi. Holmes si incammina per il corridoio dell’aereo.
 
- E il suo quadro?
 
Si volta appena. Ti guarda come se avessi appena detto un’idiozia. - Davo per scontato che lo prendesse lei.
 
- Io non sono il suo maggiordomo 
 
- Al suo posto dovrebbe esserci il mio segretario personale di cui lei ha impunemente preso il posto, quindi mi aspetto che almeno si renda utile.
 
Alzi appena le spalle. - Gentile 
 
Lui non si scompone davanti alle tue proteste. - Logico.
 
Ti affaccendi a recuperare il suo quadro avvolto nella busta gialla dal vano portaoggetti. E ti affretti a seguire Holmes che lasciandoti impunemente indietro, se ne stava andando senza di te.
 
 
 
Usciti dal gate, passando davanti al rullo circolare davanti a cui gli altri passeggeri del volo si stanno predisponendo ad aspettare le proprie valigie, ti rendi conto che Holmes non ha altri bagagli che il quadro. Aveva detto che erano già in aeroporto quando si era trattato di partire da Londra, ma almeno adesso dovrebbe fermarsi ad aspettarli comparire sul rullo, come tutti gli altri.
 
 
- E i suoi bagagli?
 
- Li vengono a ritirare quelli dell'albergo.
 
Continui a seguirlo, senza capacitarti. Ci sta che qualcuno venisse a recuperare le sue valigie in effetti, ma possibile che un artista del genere non riceva quanto meno un servizio di favore anche per la sua persona? Possibile che nessuno lo, vi, venga a prendere? Possibile che Holmes si abbassi a salire sulla metro?
 
- Ma non l'aspetta nessuno?
 
- No. 
 
Corrughi la fronte. - Come mai?
 
Lui non si scompone a spiegarti:- Sono arrivato con il volo precedente rispetto a quello che avevamo comunicato, quindi... 
 
- E allora perché quell'autista ci sta facendo cenno? 
 
Holmes sembra disposto a farti passare per visionario. - Avrà visto male...
 
Ma non sei impazzito. E ci vedi benissimo. - Guardi lei stesso.
 
Holmes si volta nella direzione che gli indichi.
Una macchina nera, una limousine. Con tanto di autista.
Il passeggero abbassa il vetro del finestrino del sedile posteriore guida.
Appare un volto di donna. Una donna molto bella, a quanto sembra.
 
Holmes sembra leggerti nel pensiero. E correggerti l’articolo. - La Donna. - sussurra, più a se stesso che a te, incamminandosi a passi veloci nella direzione del veicolo. Lo segui. Evidentemente deve conoscerla.
 
- Irene? È un piacere vederti.
Lei gli porge la mano con un gesto studiatamente mellifluo. Holmes ne sfiora a malapena il dorso con le labbra.
 
Sgrani gli occhi. Era l’ultima cosa che ti aspettavi.
 
- Anche per me, come sempre. - e le sue labbra colorate di un rosso deciso si addolciscono in un sorriso appena dischiuso.
 
Ti scruta con i suoi occhi chiarissimi. - Lei dev'essere... Victor Trevon, giusto? - ma non ti dà tempo di controbattere - Ma lei non é Victor Trevon...
 
- No. Infatti. John Watson. - le porgi la mano.
 
Lei la stringe. - Irene Adler.
 
Ad un suo cenno l’autista della limousine esce dalla macchina e apre lo sportello a te ed Holmes.
Lo segui dentro la limousine. Holmes si siede affianco alla Adler. Tu prendi posto di fronte a loro, impacciato come se fossi un intruso. Un ladro degli sguardi che si scambiano.
E mentre pensi che Irene Adler potrebbe essere la fidanzata che Sherlock Holmes ha tenuto lontano dai riflettori per tutto questo tempo, allo scoop che potresti farne, lei si prodiga a smentire con ben altre insinuazioni lo stato sentimentale dell’artista.
 
- Non mi avevi detto che avessi trovato qualcuno, Sherlock.
 
Lui non sembra granché scandalizzato dalla sua ipotesi. - Perché non ho trovato nessuno. È lui che è piombato a casa mia senza preavviso.
 
Se ti aveva dato fastidio trovarti in mezzo a quei due mentre credevi che fossero amanti, non ti tranquillizza poi molto che l’argomento della disquisizione sia una presunta relazione tra te e Sherlock Holmes. Ti affretti a chiarire:- Per intervistarlo, solo per intervistarlo. Sono del Times e se a qualcuno importa non sono gay. 
 
La Adler accenna un sorriso tutt’altro che ingenuo. - Oh certo. 
 
- Certo che è certo. È vero.
 
Lei sembra non crederci. Si volta verso Holmes. - Non state insieme?
 
- Ma che vai a pensare? A me basta la tua amicizia. Non ho bisogno di altri rapporti umani. Sei stata l'unica a capire che sarei arrivato prima...
 
- Non è stato difficile: tu arrivi sempre in anticipo per studiare il territorio per poter avere ulteriore vantaggio sui tuoi avversari. Ed odi viaggiare sugli aerei sovraffollati dell'ora di punta...non potevi che prendere questo volo.
 
- Tu si che mi capisci.
 
Ritorni alla tua ipotesi primaria. - Se sono di troppo me ne posso anche andare.
 
La Donna, ma perché l’ha chiamata poi così se non è la sua amante?, si volta a risponderti:- Non scaricherei così in mezzo al niente neanche un seccatore insopportabile.
 
- Io potrei in realtà. Ma devo mantenere la mia reputazione. 
 
Irene Adler gli rivolge uno sguardo interrogativo con aria divertita. - Da quando ti importa della tua reputazione?
 
Holmes accenna un sorriso. - Da quando Mycroft vuole che rilasci interviste.
 
- Alloggerete al Savoy?
 
Holmes fa un cenno affermativo col capo mentre armeggia con il blackberry.   
 
Ti affretti a correggerlo. Già l’atteggiamento della Adler è irritante, non vuoi dare adito neanche al minimo fraintendimento. - Alloggerà al Savoy. Io riparto tra poche ore.
 
- Oh si certo. 
 
Il cellulare di Sherlock Holmes vibra appena.
E lui risponde alla chiamata.
Noti la totale assenza di convenevoli. Se hai capito qualcosa di quei due, dev'essere suo fratello. 
- Si. Lo so. È qui con me. - ma parla di te o della Adler? - Non mi interessa. Pagherai tu. - se parla del tuo volo, lo speri caldamente - Beh mi auguro. - e chiude la chiamata. Un’espressione di manifesta irritazione sul volto.
 
- Preferisco i messaggi. - spiega.
 
- Io preferirei riavere il mio telefono. 
 
Lui ti liquida con un’occhiata seccata. - Ogni cosa a suo tempo. 
 
La Adler ti rivolge la parola, con uno dei suoi soliti sorrisi insinuanti. - È un vecchio trucco. 
 
- Che cosa? 
 
Si volta leggermente verso Holmes, guardando al contempo verso di te. - Il nostro Sherlock mostra interesse per le persone rubando loro il telefono. Chissà poi cosa pensa di trovarci... 
 
- Non rubo niente che non voglia essere rubato. - si rivolge verso di te - ma non si faccia un'idea sbagliata... Non intendo corteggiarla.
 
- Dice sempre così... - si diverte ad aggiungere la Adler. 
 
Alzi gli occhi al cielo. Non intendi sprecare ancora le tue energie a litigare. E pare proprio che mettere a tacere queste supposizioni senza fondamento butti ulteriore legna sul fuoco. Ti costringi a startene zitto. E poi è così ovvio che tu e Holmes non avete niente in comune. Lui, altero e brillante, sfacciato e misterioso. Tu, un giornalista frustrato, trascurato e dal futuro precario. Anche se fossi gay, e non lo sei, e se lui fosse interessato ad una relazione, e non lo è, non ci sarebbero possibilità.
 
- Quando avrà la compiacenza di ridarmi il telefono e concordare l'intervista io me ne torno felicemente a Londra e lei sarà libero di corteggiare chi le pare... 
 
La Adler ti squadra con affettata incredulità sapientemente dipinta sul volto.
 
- Ma fino ad allora dovrà badare solo a lei? È molto egoista da parte sua...
 
- Non voglio essere corteggiato. È abbastanza chiaro?
 
- Lei ha flirtato con me in aereo, se non ricordo male... E io non ricordo mai male. E si è imbarazzato quando gliel'ho fatto notare. È diventato rosso, il battito le si è accelerato, ha farfugliato dapprima e poi ha dovuto soffocare un grido isterico. Per la mia sanità mentale ho messo da parte l'argomento. Non potevo di certo sopportare ancora per molto i suoi discorsi in difesa della sua eterosessualità, che, me lo faccia dire, sono del tutto inutili. Anche se...
 
- Se c'è qualcuno che ha dei problemi con la sessualità quello è lei, signor Holmes! Se è capace di scambiare le domande di un giornalista che suo malgrado se vuole vendere deve fare un po' di gossip per una dichiarazione d'amore, allora è lei quello frustrato in cerca di attenzioni. Che di certo non avrà da me. 
 
- Ci mancherebbe altro. Non mi voglio nemmeno farmi intervistare da lei, figuriamoci...
 
La Adler continua a lanciare frecciatine. - In quei casi non si parla molto, Sherlock, non sarebbe così irritante...
 
Chiudi gli occhi e ti massaggi la pelle alla base del naso. La tua capacità di sopportazione sta sprofondando, anzi, è già sprofondata, sotto terra. Non ce n’è più. Ma ti imponi ancora un po’ di autocontrollo. - Voi due non siete normali.
 
Holmes ti guarda per una volta con un po’ di sincera comprensione. O almeno, così ti sembra, quando riapri gli occhi.
 
- La signorina Adler gestisce una galleria d'arte contemporanea messa su con i soldi che guadagnava a Pigalle, è normale che sia un po'... Stravagante.
 
- Intrigante, suona meglio. 
 
- Intrigante, come preferisci. - risponde, rivolto verso di lei - E quanto a me, sto spesso da solo, non ho l'abitudine a censurare quello che dico, faccio del sarcasmo anche pesante e a volte mi diverto, anche se inconsapevolmente, a far arrabbiare la gente. Sa, per sfuggire alla noia... Quindi a volte parlo troppo. Fa parte dei difetti insieme al violino. Non si offenda. Niente di personale. 
 
Alzi un sopracciglio con evidente incredulità. - Sono delle scuse?
 
Holmes si guarda le mani, forse con una puntina di imbarazzo. - Se vuole ridurre all'osso quello che ho detto... forse si.  
 
Sospiri visibilmente. - Ok. Ma comunque voi due non siete normali. - ti affretti ad aggiungere. E ti riproponi di scriverlo nell’articolo. O magari no. Non vorresti davvero argomentare e spiattellare sul Times della conversazione appena avvenuta. No. Decisamente no.
 
Irene Adler ti rivolge un altro dei suoi sguardi colmi di ottriata lungimiranza.
 
- Neanche lei, John, se no non starebbe qui a parlare con noi... E poi la normalità è così noiosa, non trova?
  
 
 
 
Angolo autrice:
Capitolo di passaggio, me ne rendo conto. Spero che non sia stato così terribile, però. Che ne dite?
È la prima volta che mi trovo a “maneggiare” il personaggio di Irene Adler, spero che vi sia piaciuta la mia umile interpretazione. Prometto che sin dal prossimo capitolo ci sarà più azione, altri personaggi fondamentali verranno presentati e un mistero da risolvere inizierà ad affacciarsi prepotentemente sulla scena. E poi John e Sherlock inizieranno ad andare in giro per il centro di Parigi, come forse qualcuno sperava potesse succedere sin da questo capitolo. Ma non temete, anche questo non tarderà ad arrivare.
Nel frattempo, una precisazione riguardante il capitolo che avete letto: per chi non lo sapesse, Pigalle è il quartiere a luci rosse di Parigi, e per questo Sherlock dice che Irene si è guadagnata la sua ricchezza lì, ho cercato così di mantenere lo spirito del personaggio presentato nella serie tv.
 
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Approfitto per ringraziare chi ha messo la storia tra i seguiti e/o l’ha recensita. :)
Ci vediamo alla prossima! Ovvero, se tutto va bene, tra un mesetto.
 
A presto :)
 
lady dreamer
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: lady dreamer