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Autore: Smaugslayer    07/03/2015    5 recensioni
[seguito di Quidditch con delitto, http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2540840&i=1]
I (doppi)giochi sono aperti, e questa volta condurranno Sherlock Holmes e John Watson dal 221B di Baker Street al numero 12 di Grimmauld Place, Londra.
Se a Hogwarts i due eroi erano al centro delle vicende, ora saranno trasportati dalla storia del Ragazzo Sopravvissuto fino al cuore della Seconda Guerra Magica. E per tenere fede alle proprie convinzioni dovranno tradirle...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
 
 
 
 
 
 
Mary si era riavuta, aveva recuperato la bacchetta, e ora la stava puntando contro la schiena di John. Il suo braccio era scosso da tremiti, ma lo sguardo era fermo e risoluto.
 
 
 
 
Avevo avuto, , una sorta di… di presentimento, quando l’avevo incontrata, ma non lo avevo associato alla profezia. Credevo solo che si riferisse a Sherlock e John, e a quell’abbraccio che avevo sognato… Se solo… se solo non fossi stata così cieca, proprio io, che dovrei possedere la Vista…
 

 
 
 
Mary Watson era realmente morta. Quella donna, Anne Grace Reyna, ne aveva acquisito l’aspetto e forse parte della personalità, ma ciò che c’era stato di buono in Mary era scomparso, oppure era stato schiacciato in un angolino della sua anima come qualcosa di vergognoso da tenere ben nascosto.
 
 
 
 
Mary, la donna che aveva sposato John, non c’era più. Anne Grace Reyna era sempre esistita, era stata la parte più meschina e maligna di lei, ed era emersa quando Mary era diventata una Mangiamorte.
 

 
 
 
La bacchetta di John giaceva a pochi centimetri dalla mano destra di Sherlock.
 
Anne Grace Reyna iniziò a pronunciare la Maledizione Senza perdono con voce pacata, come se stesse comperando del pane o un biglietto della metropolitana. Come se quelle due parole, quell’Avada Kedavra, non fossero state destinate a spegnere la vita di una persona che un tempo le era stata cara. Come se si fosse trattato semplicemente di mettere un coppino sopra una candela per estinguerne la fiammella.
 
 
 
 
Avrebbero potuto salvarsi tutti, avrebbero potuto sistemare le cose! Se solo qualcuno li avesse avvertiti, avesse dato loro più tempo per riflettere su ciò che stavano facendo! Se solo io fossi stata quella persona!
 
 
 
 
Sherlock agì d’istinto, ricorrendo alle sue ultime energie. Non aveva mai avuto bisogno di pronunciare gli incantesimi ad alta voce, come tutti i grandi maghi.
 
 
 
 
Oh, Sherlock.
 
 
 
 
Un lampo verde scaturì dalla bacchetta di John.
 
L’orologio con il cammeo scoccò la mezzanotte.
 
Anne Grace crollò a terra come un sacco vuoto.
 
Il Mangiamorte che duellava con Lestrade si distrasse, e lui ne approfittò per colpirlo. Molly stava ancora duellando, ma Greg lanciò una fattura contro il suo Mangiamorte e lo scaraventò contro la parete. L’altro, quello che era stato abbattuto all’inizio, giaceva ancora in fondo alla sala.
 
Poi entrambi corsero da Sherlock e John, e li aiutarono a rialzarsi. Le gambe di Sherlock cedettero due volte, ma alla fine riuscì a reggersi in piedi, pur continuando a traballare.
 
Si divincolò da John, e si avvicinò al corpo della donna che aveva ucciso per proteggerlo.
 
“Sherlock…”
 
Anne Grace sembrava addormentata. C’era del sangue dietro la sua nuca, nel punto in cui aveva sbattuto la testa cadendo. I suoi occhi verdi e trasparenti erano spalancati e vuoti. La sua bocca, dipinta con del rossetto rosa, era ancora semiaperta.
 
“Avevi ragione. Mary Morstan era morta, e io l’ho vendicata” sussurrò Sherlock. Dopodiché, svenne.
 
 
 
 
“E poi cosa è successo?” domanda mio marito. Si sporge sull’orlo della poltrona, avido di scoprire com’è andata a finire; l’ho sempre visto assumere quell’espressione estatica solo quando guarda i suoi film di fantascienza. Gli scocco un’occhiata di rimprovero dall’altro del bracciolo su cui sono seduta, ma lui è troppo preso dal racconto di John Watson per notarmi.
 
“Io, Greg e Molly abbiamo trasportato Sherlock a casa di Mycroft, suo fratello” narra John, voltandosi verso Sherlock e rivolgendogli un sorrisetto, forse condividendo con lui un ricordo di quella notte.
 
“Ci ho impiegato un po’, ma mi sono ripreso” aggiunge lui. La sua mano destra è posata con disinvoltura sulla schiena dell’amico, e il suo atteggiamento rilassato mi scalda il cuore.
 
Sorrido e stringo la spalla di David. “Te l’avevo detto, che erano in gamba.”
 
La porta della cucina si apre, e mia figlia Clara entra di corsa in soggiorno. “Papà, il forno è pronto!” esclama con quella sua deliziosa vocina da bimba di otto anni, e lui scatta in piedi. L’ha messa a guardia del termometro venti minuti fa, per lasciarci il tempo di parlare in pace, e lei ha seguito il suo compito di controllore con dedizione assoluta.
 
“Allora faremo meglio a metterci dentro l’arrosto! Vieni a darmi una mano, lasciamo questi maghi a confabulare. E come premio per aver tenuto d’occhio il termometro…”
 
David ci fa l’occhiolino e richiude la porta scorrevole dietro di sé, e io ridacchio e scuoto la testa. Sherlock –proprio lui- mi sorride con calore.
 
Per qualche istante nessuno parla, ci limitiamo a sorriderci in silenzio con complicità e, almeno da parte mia, una vena di malinconia. Poi sospiro. “E così, è finita” dico.
 
“Quindi è proprio sicuro” cerca di chiarire John. “La profezia si è compiuta, fine.”
 
“Credo proprio di sì. I due ingannatori che giocano con la vita erano, ovviamente, Sherlock e Mary. Lo scontro impari si riferiva al fatto che Sherlock era stato brutalmente torturato fino a poco prima. Per quanto riguarda i morti che vendicheranno i morti… Sherlock ufficialmente è ancora morto, e come ha detto lui stesso ha vendicato la morte di Mary Watson. Solo l’ultimo verso, in effetti, mi lascia ancora perplessa.” Guardo verso Sherlock, attendendo una risposta.

 
 
 
“Caro Sherlock [aveva scritto Mary Elizabeth Morstan, tra tante altre cose],
Voglio raccontarti una storia. Non roteare gli occhi! Sono serissima.
È la storia di due ragazzi che diventarono amici per caso, e non si separarono più. Col senno di poi, è una cosa piuttosto ironica da dire, dato che la loro amicizia iniziò dopo che Mike Stamford li incollò con una fattura. , è stato Mike. Non lo sapevi, vero? E sì che ha continuato a vantarsi per anni di essere stato il vostro Cupido... ma tu, quando vuoi, sai essere davvero cieco.
Uno dei due era un ragazzo brillante, curioso, ed estremamente razionale… ma non era incapace di apprezzare la bellezza, quando la vedeva; semplicemente, era convinto che la bellezza non gli servisse per sopravvivere. Quando rivide l’amico dopo un lungo periodo di separazione, rimase colpito dall’affetto che egli sembrava provare verso di lui, si sentì speciale e importante; era ancora giovane, e questo eccesso di sentimenti lo tradì per la prima, ma non ultima volta.
Quando i due furono costretti a separarsi di nuovo, si convinse che restare lontani sarebbe stata l’alternativa migliore: essere amici aveva quasi condotto l’altro al suicidio, e lui non voleva che accadesse di nuovo, perché non sarebbe stato in grado di sopportarlo. Ma non riuscivi a non pensare a lui, Sherlock, e alla fine hai ceduto, e ti sei creato una nuova identità per potergli restare accanto. Sei diventato di nuovo suo amico nei panni di un’altra persona, e così sei rimasto per quattro anni, diventando ogni giorno più geloso dell’uomo che tu stesso avevi creato. E così hai commesso i tuoi stessi errori una seconda volta, e gli hai rivelato tutto. E poi cos’hai fatto? Hai finto ancora che non fosse cambiato nulla. Credevi che per lui le cose fossero rimaste esattamente com’erano prima, e ti sei rassegnato ad occupare il posto di eterno migliore amico anche quando desideravi di più. Hai sempre anteposto John a chiunque altro, e hai sempre voluto che fosse felice con chiunque si trovasse, non ti è mai importato che non ricambiasse i tuoi sentimenti. Per questo perdere il controllo è sempre stata la tua paura più grande: quando ti si avvicinava, ti abbracciava, ti guardava negli occhi… temevi che i tuoi sentimenti prendessero il sopravvento e ti spingessero a compiere azioni di cui poi ti saresti pentito, perché credevi che in questo modo lo avresti perso.
Idiota. Lui ti ama, Sherlock. John è come te: non è insensibile alla bellezza.
 
 
 
“Quello posso spiegartelo io. La sera in cui io e John abbiamo… la sera in cui ci siamo… chiariti, lui era venuto a dirmi che aveva intenzione di lasciare l’Inghilterra, e io… io l’ho baciato. Quando si è tirato indietro, ho creduto che non avesse… accolto positivamente la mia avance, e l’ho pregato di perdonarmi, perché avevo perso il controllo. È sempre stata questa la mia più grande paura, perdere il controllo e compiere un gesto che avrebbe potuto rovinare la nostra amicizia. Quella notte, però, mi sono lasciato andare… e lui è rimasto con me. Se non l’avessi fatto lui sarebbe partito, e non mi avrebbe salvato la vita. Credo che essere soggiogato dal tempo significhi proprio quello che avevamo ipotizzato sin dall’inizio: restare in vita.”
 
“Se è come dici… tutto è bene quel che finisce bene, allora” dico con calore, poi cambio argomento: “Avete continuato a lavorare per l’Ordine della Fenice anche dopo quella notte?”
 
“Sì, ma non a Londra. Stiamo facendo delle ricerche per capire come si è perso il diadema di Corvonero, perché nessuno ne ha più saputo nulla anche se dovrebbe essere a Hogwarts, e dove potrebbe essere nascosto. Se riuscirò ad escogitare un piano per rientrare a Hogwarts, lo cercheremo di nuovo lì. Per il momento, però, la scuola è off-limits, soprattutto per noi. Piton non ci reggerà più il gioco: non basta essere un bravo Legilmens per scampare totalmente al pericolo di essere scoperto.”
 
“Vedete di fare in modo che Harry Potter vinca questo scontro, perché ho tutte le intenzioni di mandare mia figlia a Hogwarts, quando sarà ora” ordino io, inarcando le sopracciglia.
 
“Se tornerete a Londra, avvertiteci” dice Sherlock. “Speriamo di tornare a Baker Street, una volta che la guerra sarà finita. Potrete venirci a trovare.” Povero Sherlock. Credo che la figlia che John non ha mai avuto manchi più a Sherlock che al padre. Chissà, forse gli farebbe bene trascorrere un po’ di tempo con Clara… anche se non so come crescerebbe la mia bambina, tra Sherlock Holmes e David.
 
“Certo, sarà bello incontrarci di nuovo. Suppongo che non possiate passare molto spesso a farci un saluto qui in Canada, vero?” La mia domanda è puramente retorica. È già un miracolo che siano riusciti a raggiungere l’America una volta, e so che non ci rivedremo più, almeno finché Voldemort avrà il controllo del Regno Unito.
 
Mi affretto a cacciare lo sconforto alzandomi dalla poltrona ed esclamando: “Ma ora, basta parlare di guerre. È Natale, e per oggi voglio festeggiare. Forza, venite in cucina. Questa mattina Clara e David hanno preparato dei crostini, e li ho addirittura resti commestibili.”
 
“Arriviamo subito.” Sherlock mi rivolge un mezzo sorriso, per poi incrociare lo sguardo di John, che stava già per alzarsi in piedi e ora lo scruta con curiosità.
 
Sogghigno, e li lascio soli. Non ho bisogno di origliare per sapere cosa si diranno: l’ho già sognato.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Smaug’s cave
Precisazione: la cosa del “perdere il controllo” non me la sono inventata io: Benedict Cumberbatch ha appunto detto in The Sherlock Chronicles che secondo lui “la più grande paura di Sherlock è di perdere il controllo”; io l’ho interpretata a modo mio… in modo non molto diverso da come l’ha interpretata la BBC, dato che per promuovere quel libro ha abbinato quella frase a un’immagine Sherlock con un’espressione sconvolta mentre John lo abbraccia ¯\_()_/¯
E così, dopo 11 mesi e qualche spicciolo, siamo giunti alla fine. Sono felice di aver scritto il sequel di Quidditch con delitto, perché queste due versioni di Sherlock e John avevano ancora tanto da raccontarmi, e solo ora sento di poter mettere davvero la parola “fine” a quest’avventura.
Vi ringrazio per aver seguito questa storia. Vi ringrazio tantissimissimo. Probabilmente mi sto ripetendo, ma sapere che esistono delle persone che ogni settimana leggono ciò che io ho scritto è fantastico, e non avete idea di quanto mi faccia sentire bene. Sarò davverodavverodavvero felice se vorrete lasciarmi scritto qualcosa, anche solo poche righe, per dirmi se questa storia vi è piaciuta e cosa non vi ha convinto, o anche se vi ha fatto proprio schifo ma qualcosa lo salvereste. Anything.
Ho tutte le intenzioni di continuare a tenermi impegnata, e ho già un po’ di idee che mi frullano per la testa, quindi credo che mi rivedrete sulla sezione dedicata a Sherlock molto presto.
Che dire? Buona continuazione dello hiatus, gente.
Peace out!
-Smaugslayer
  
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