Ciao, ho scritto questa shot,
perché ogni tanto, la coppia Aoi Kazuki mi piomba addosso dal nulla XD
Non ci sono particolari note da fare, chi mi
segue ormai lo sa che la maggior parte delle mie fic
sono basate su relazioni omosessuali, quindi non mi spreco a ripeterlo XD
Ho usato delle coppie inusuali, a parte l’AoixKazu-Chan, la UruhaxAki(SID)
lo so, lasciatemi fare e ignoratemi XD
Buona lettura, e grazie a chiunque leggerà :3
Waiting for Love
«Sono
contento per te» l’ennesima menzogna.
«Grazie
Yuu» un sorriso sincero, ignaro di ciò che quella dichiarazione, in realtà gli
scateni dentro.
Un
sorriso tirato, di circostanza, assunto per celare i suoi veri sentimenti,
vorrebbe prendere a schiaffi entrambi. Coloro che hanno deciso, di sistemare un
masso enorme sul coperchio della sua bara, mentre lui dall’interno, scalcia e
graffia con le unghie il legno in cerca di aria e salvezza. Non ha più via di
scampo ormai, nessuna fuga gli è permessa, nessun appiglio a cui aggrapparsi
con tutto sé stesso; costretto in quel luogo che non gli appartiene, tra
persone che al momento, non crede di conoscere. Tutto gli appare distorto e
confuso, anche se tutta quella situazione l’aveva immaginata, ha sbagliato a negare
tutto, ricoprendo la realtà da uno spesso strato di polvere costituita da
bugie. Quella polvere si è levata in aria, mettendo in bella mostra, la pura e
semplice realtà, realtà che non gli appartiene.
Tutto
intorno a lui gli grida che è finta, non una sola speranza è rimasta in piedi,
è tutto crollato come un palazzo dalle fondamenta fragili e marce dal tempo.
Non ha più forza per combattere, inutile sarebbe anche solo cercare di
ritrovarne un poco, non ha più speranza. Quella lunga lotta lo vede sconfitto,
dalla parte dei perdenti, quelli che vengono dimenticati nel tempo, si chiede
se riuscirà a rialzarsi in piedi questa volta. Non lo sa nemmeno lui, che
continua a sorridere, falsamente e con poca voglia, reggendo in mano il calice
riempito di vino.
Ed
ecco, che l’attenzione di tutti viene richiamata da Aki, lui sì che è
raggiante, con tutte le ragioni al mondo per esserlo. Lui sposta il proprio
sguardo da Kouyou che gli è ancora vicino, al ragazzo che continuando a
sorridere richiama il proprio ragazzo al suo fianco. È così che vede Kouyou
scivolare via, lasciandolo in una bolla d’aria, fredda e solitaria.
«Grazie
per essere qui, siete le persone più care che abbiamo al mondo. Per questo
siamo felicissimi che siate venuti questa sera, a festeggiare il nostro
fidanzamento» le parole di Aki, riempiendo la stanza decretano la sua fine.
Ha
perso Kouyou, questa volta per sempre.
Tutte
le persone presenti, i component dei Sid e quelli del
gruppo a cui appartiene, alzano i bicchieri in aria tra risa e fischi
d’approvazione. Lui resta in un angolo, in disparte, spettatore impotente della
scena che si snoda davanti ai suoi occhi. Beve il liquido contenuto nel
bicchiere, lo beve tutto d’un fiato, mentre sente il suo calore riscaldargli lo
stomaco e arrossargli leggermente le gote. Vorrebbe andare via, lasciare quella
casa che fino al giorno prima apparteneva a Kouyou soltanto, ma che invece da
quel momento in poi, dividerà con il suo compagno; la persona che ama e con
cui, ha scelto di vivere il resto dei suoi giorni. Non crede all’amore eterno,
anzi, in quel momento non crede proprio nell’amore in generale; un sentimento
così ambiguo del quale non avrebbe mai voluto assaporarne il succo.
Tuttavia,
sa che lasciare quell’appartamento sarebbe scortese da parte sua, non può farsi
riconoscere anche in quel frangente. Finge felicità dunque, come tutti si
aspettano, così che tutti possano essere allegri e spensierati, senza rovinare
la festa ai due innamorati e i loro amici.
Ci
penserà poi a stare da solo, con il dolore nel petto e la malinconia dei giorni
passati a divorargli la mente.
Se
ne sta immobile, con il corpo stancamente adagiato sul divanetto di pelle
marrone, un po’ consunto dall’usura ma molto comodo. Le gambe divaricate
fasciate da un paio di jeans neri aderenti, essi gli fanno da seconda pelle, la
camicia del medesimo colore è aperta fino a metà busto. Le mani lasciate
stancamente adagiate tra le cosce, non ha nemmeno più la forza per riempire i
polmoni con il caro ossigeno che gli premette di vivere, figuriamoci per
muovere un solo muscolo. Si è lasciato avvolgere dall’atmosfera del locale,
tranquilla e pacata. La luce soffusa gli dona la gusta privacy, come se stesse
da solo, che poi a quell’ora tarda della notte, non è poi così lontano dalla
realtà. La musica tradizionale Giapponese invece, tenuta ad un volume delicato,
gli carezza le orecchie.
Ha
lasciato la casa del suo primo chitarrista da parecchie ore ormai, ma quelle
scene vissute, le parole ascoltate, i rumori provocati in quella casa,
continuano ad assillarlo, senza dargli un attimo di tregua.
Non
sa più neppure che ora sia, ha perso la cognizione del tempo trascorso, dopo la
settima birra ingerita, è cosciente solo del fatto che ne sia passato molto anche
da allora, o almeno così crede. Il progetto di restarsene lì immobile non gli
appare molto brutto, continuando a bere fino ad essere cacciato dal locale a
calci. Un leggero sorriso gli piega le labbra corpose, l’immagine di Morimoto che lo prende a calci per cacciarlo dal locale, lo
diverte non poco. Quel ragazzo è forte pensa, padrone di quel locale e oramai
anche suo amico, ha un carattere forte. Mentre pensa a questo, distraendosi per
la prima volta da ore, dall’immagine di Kouyou che bacia Aki, prende il boccale
di birra posato sul tavolo in legno di noce, esso ha lasciato un cerchio di
acqua sulla sua superficie, per via della condensa. Ne beve il contenuto,
tutto, nonostante il bicchiere sia vuoto a metà. Con un sorriso che non sa
nemmeno lui da dove proviene, ma forse donato solo per via dell’alcol che
circola ora nelle sue vene, posa di nuovo il boccale sulla superficie di legno
di fronte a sé, senza provocare il minimo rumore.
Per
sua fortuna, il giorno dopo è libero da impegni, non deve lavorare né tantomeno
recarsi alla casa discografica, è contento di poter smaltire la sbronza in
santa pace. Forse si sarebbe dato comunque malato pensa, non ha voglia di
vedere nessuno e il proprio appartamento è la giusta tana in cui rintanarsi,
leccando le proprie ferite e cercando di rimarginarle.
Un
sospiro proviene dal suo fianco, è sicuro che si tratta di Morimoto,
quella sarebbe la terza volta che gli va a chiedere come sta e se vuole che gli
chiami un taxi. No, non vuole nessun dannato taxi per tornare a casa, l’unica
cosa che desidera è essere lasciato in pace. Quando volta lo sguardo verso
sinistra però, non è la figura del padrone del locale ad attenderlo; lui si
trova dietro il grande bancone, intento a lucidare i bicchieri e sicuramente
attendendo che gli ultimi clienti ritardatari e sbronzi, se ne tornino a casa
concedendogli la possibilità di chiudere il bar. Prende di nuovo il bicchiere
in mano, non ricordandosi che l’ha già svuotato.
«Credo
che sia finita la birra» quella voce che conosce bene, lo canzona.
Facile
prendersi gioco di un ragazzo ubriaco pensa, ma è lui ad essersi messo in
quella situazione ed è sicuro che mettendosi in piedi, le gambe non gli
reggerebbero come dovrebbero.
«Che
ore sono?» percepisce la propria voce impastata dall’alcol, forse ha esagerato.
Il
ragazzo dai jeans strappati, e un giubbotto nero con il cappuccio adornato da
una pelliccia sintetica sospira, è stanco e vorrebbe andare a casa. Quello che
lo irrita di più, è sapere l’esatta motivazione per la quale Yuu si trova in
quello stato. Dopo aver guardato l’orologio da polso, torna a lui, trovandolo
nella stessa posizione, quel corpo è stato svuotato da ogni volontà.
«Le
tre e mezza del mattino» dice scuotendo la testa, vorrebbe prendere a schiaffi
quello stupido, ma non lo fa.
«E
perché sei qui?» quelle labbra che ha saggiato molte volte, sorridono di un
riso amaro, quella che gli si presenta di fronte, è solo l’ombra del vero
sorriso che caratterizza il secondo chitarrista dei GazettE.
«Per
portarti a casa, o vuoi che Morimoto resti tutta la
notte qui?»
Yuu
pensa che ha ragione, sta disturbando di nuovo quel povero ragazzo,
costringendolo a chiamare Kazuki per accompagnarlo a casa. Si muove dalla sua posizione
e come aveva immaginato, è costretto a reggersi saldamente al bordo del tavolo
per non cadere. Le braccia del ragazzo sono leste a sorreggerlo, si sente uno
straccio e si vergogna di farsi vedere in quello stato, perché Kazuki è al
corrente di chi possa spingerlo a comportarsi a quel modo.
«Scusa»
sussurra, mentre le forti braccia del ragazzo lo sorreggono, conducendolo verso
l’uscita del locale. Chiederà scusa anche a Morimoto,
ma ci penserà un’altra volta, perché ora non riesce a stare in piedi da solo.
«Taci
e cerca di arrivare alla macchina, pesi che diamine» la voce di Kazuki gli
arriva divertita, facendolo sorridere a sua volta; si chiede però se quella sia
solo la facciata che ha scelto di mostrargli o se invece, è davvero divertito
dalla situazione.
La
sua schiena gli viene fatta aderire alla fiancata della macchina, una mano al
centro del petto gli impedisce di scivolare verso l’asfalto bagnato
dall’umidità, mentre l’altra traffica con lo sportello per aprirlo. Sente lo
scatto della serratura e poi due forti mani afferrarlo per il cappotto; che non
ricorda nemmeno di aver indossato prima di uscire, facendolo entrare nel
veicolo. Deve ricordarsi, di ringraziare quell’angelo di ragazzo appena gli
sarà possibile.
Finalmente
è in salvo, all’interno dell’auto di Kazuki, ne riconosce il profumo, seduto
sul sedile del passeggiero si ingloba ad esso. Si lascia cullare dal movimento
di essa, mentre lentamente procede nelle varie strade sgombere dal traffico.
È
stanco, ha sonno, nonostante si trovasse già a letto quando la chiamata di Morimoto lo ha raggiunto, ha lasciato le coperte calde e si
è recato lì da lui. Perché non può lasciarlo solo, il sentimento che prova per
lui glielo impedisce. Ogni volta che Yuu soffre per il suo amore non
corrisposto, si ritrova a correre per consolarlo. Lo guarda di sottecchi, la
strada è libera quindi non deve prestare molta attenzione, il moro chitarrista
sembra dormire, con tutta la birra che ha ingerito non gli sembra poi strano.
Nonostante sia ubriaco e l’odore di birra gli abbia inondato la vettura, è
bellissimo come sempre; si chiede come ci riesca. Continua a guidare, cercando di non pensare a
quel cuore che non gli apparterrà mai; nonostante si sia impegnato, Yuu
continua a soffrire per Kouyou. Non sa cosa sarebbe disposto a cedere, per
avere quel sentimento per sé, forse donerebbe anche l’anima al diavolo. Non gli
importa di quante volte Byo e Manabu gli ripetano che
Yuu non lo amerà mai, non sono cattivi ma vogliono evitare ulteriori ferite che
si auto procura, non fa niente continuerà a farlo comunque. Forse questa è la
volta decisiva pensa, Kouyou si è deciso a mettere fine a quella storia, senza
esserne cosciente; senza saperlo, ha tolto ogni speranza al povero Yuu. Così
lui però ne guadagna, con il primo chitarrista fuori gioco, lui può fare la sua
mossa, magari uscire dall’ombra e finalmente avere il cuore di Yuu.
Accosta
l’auto al marciapiede, facendo manovra per parcheggiarla come si deve; non ha
intenzione di lasciare quella casa prima del giorno dopo, quindi è meglio
sistemarla a dovere. Yuu continua a dormire, tra pochi secondi dovrà svegliarlo
e sa già, che non sarà un’impresa facile raggiungere il suo appartamento. Si
prefigge un primo passo, quello di arrivare al portone, poi penserà al resto.
Esce dall’auto e si reca al posto del passeggero, aprendone lo sportello, Yuu non
accenna a muoversi; gli fruga nelle tasche e afferra le chiavi di casa.
Correndo raggiunge il portone del palazzo di dieci piani, ne fa scattare la
serratura e torna sui suoi passi.
«Yuu
sveglia, siamo arrivati» si china su di lui e lo scuote per una spalla, le
pesanti palpebre del ragazzo si alzano, rivelandogli le ridi nere che tanto ama
osservare.
«Cosa...?»
sorride a quel mugugno, è certo che l’indomani mattina il ragazzo non ricorderà
nulla dell’accaduto.
Lo
afferra per il braccio e lo fa scendere dall’auto, facendolo aderire di nuovo
alla fiancata per non farlo cadere a terra. Una volta chiusa la macchina si fa
passare il braccio di Yuu intorno al collo, in quel modo può condurlo verso
casa; la temperatura è davvero rigida e non vuole stare troppo all’aperto.
Arrivare
fino alla porta dell’appartamento è stato più facile di quello che pensava, è
riuscito a tenere in piedi Yuu nel tragitto in ascensore e ora che ha superato
l’uscio e richiuso la porta alle sue spalle con l’aiuto di un piede, si sente
salvo. Per fortuna il pavimento è caldo, quel tonto di Yuu almeno ha acceso i
riscaldamenti o sono regolati ad orario, in ogni modo è grato del calore
dell’appartamento. Con qualche difficoltà arriva fino alla stanza da letto, fa in
fretta a raggiungere il letto e lascarvi cadere sopra il corpo dell’amico;
nonostante non pesi poi così tanto, sente già il braccio dolergli. Resta in
piedi ad osservare Yuu, è già crollato in un sonno profondo, si chiede quanto
abbia bevuto per ridursi in quello stato. I lunghi capelli neri sono sparsi
sulla coperta azzurra che ricopre il letto, una ciocca si è adagiata sul volto
e in fretta la toglie con due dita. È bello, dannatamente bello così come è
nato, senza tutto quel trucco a modificargli i tratti asiatici. Chissà come mai
Kouyou non si è innamorato di lui, nonostante il cuore del ragazzo addormentato
sia totalmente nelle sue mani; a lui non gli ci è voluto molto per perdersi in
quegli occhi neri e nella fievole voce. Sospirando lascia la sua posizione,
conosce quella casa a memoria ormai ed è a conoscenza anche deii
posti dove il moro tiene gli indumenti per la notte, li afferra e torna sui
suoi passi. Sorride quando trova il corpo di Yuu rannicchiato, è così tenero
che vorrebbe coccolarlo. Lo spoglia invece, ricevendo alcune proteste dal
ragazzo quasi privo di sensi; non sa nemmeno se comprende che sia lui che lo
sta spogliando per poi fargli indossare i vestiti per la notte. Più di una
volta lo fa cadere facendogli perdere l’equilibrio, quella più difficile da
fargli indossare è la maglia ma alla fine ci riesce e sorride soddisfatto
quando ha completato l’opera.
«Ora
collabora Yuu, devi infilarti sotto le coperte» posiziona le mani sui propri
fianchi, aspettando una risposta che sa già, non arriverà.
Scuote
leggermente la testa raggiungendo il posto dov’è solito dormire l’amico, la
parte sinistra del letto, vicino al muro dove la grande finestra dà sulla
città. Piega le coperte e torna da Yuu, afferra il polso con entrambe le mani
tirando per farlo alzare; spera che in quel modo si svegli e lo aiuti almeno un
poco.
«Mmhh… Cosa c’è?» finalmente il bello addormentato si è
svegliato.
«Aiutami
baka, infilati a letto» nonostante tutto, gli viene da ridere, quella scena
doveva filmarla per poi ricattare il soggetto in questione.
Ottiene
l’aiuto che voleva, seppur è costretto a sorreggere uno Yuu che non riesce a
camminare diritto, almeno lo aiuta stando in piedi; raggirano il letto e Yuu si
lascia cadere dalla sua parte. Prende il lembo della coperta e gliele rimbocca,
gli occhi del moro si sono già richiusi e molto probabilmente starà già
dormendo.
Lascia
lì l’amico e tira per bene le tende, ha intenzione di dormire sino a tardi;
sono le quattro e mezza passate e almeno qualche ora di sonno, vuole
concedersela, se la merita dopotutto.
«Kou..you…».
Blocca
i suoi passi a metà strada, sentire quel nome sulle sue labbra gli fa ancora
male; lo sa che lo ama, che dopo tutto quel tempo lui ancora non l’ha scordato.
Ma lui sarà paziente, aspetterà ancora quel sentimento che spera si svegli nel
cuore di Yuu. Kouyou è fuori gioco ormai e lui, non deve fare altro che
aspettare un altro po’ di tempo; cosa dovrebbero essere qualche manciata di
mesi, in confronto ai tre anni che ha trascorso amandolo nell’ombra?
Raggiunge
il letto quindi, prendendosi il posto accanto a Yuu, rabbrividendo nelle
coperte fredde e si accosta al corpo del moro che non ci mette poi molto ad
accoglierlo in un abbraccio. Non è la prima volta ce accade, spesso hanno
dormito così dopo aver fatto l’amore. Per Yuu era solo sesso certo, uno sfogo
in mancanza del corpo che realmente voleva, ma per lui non era lo stesso; forse
Yuu lo sa e finge di non saperlo o forse, davvero ne è all’oscuro, non lo sa.
Allunga il braccio per spengere la luce, ci riesce e finalmente anche lui può
lasciarsi cadere in un sonno profondo, tra le braccia dell’uomo che ama.
Apre
gli occhi, non si ricorda nulla di quello che è accaduto, l’ultima cosa che
ricorda bene e di aver lasciato casa di Kouyou, per la sua festa di
fidanzamento, per recarsi al suo locale preferito. Se cerca di ricordare oltre,
una grossa nube fitta gli annebbia la mente. Gli duole la testa e lo stomaco è
sottosopra, scuramente ha bevuto troppo, ma come ci sia arrivato a casa non
riesce proprio a ricordarlo. Si alza dal letto aprendo le tende, il sole è già
alto nel cielo, a vederlo così potrebbe dire che siano le prime ore del
pomeriggio; guada l’orologio e vede che sono le due del pomeriggio. Indossa
anche il pigiama e i suoi abiti, quelli che indossava il giorno prima invece,
sono ben ripiegati sulla poltrona. Scuote la testa raggiungendo il bagno, deve
fare prima di tutto una doccia, sente il puzzo di alcol e non lo sopporta.
Lascia cadere i vestiti a terra, poi si infila nel box doccia e apre l’acqua
regolandola ad una temperatura accettabile. Piano la mente gli si schiarisce,
gli sembra di ricordare che qualcuno lo sia andato a prendere al locale; ma se
dovesse dire di chi si trattasse, non ne sarebbe certo. È un incosciente pensa,
chiunque avrebbe potuto approfittarsi di lui; non dovrebbe bere fino a ridursi
in quel modo. L’unica cosa che lo consola, è che Morimoto
non lo avrebbe lasciato nelle mani di uno sconosciuto; quindi è sicuro che si è
trattato di un conoscente.
Chiude
l’acqua ed esce dal box doccia, subito infila l’accappatoio nero, sente l’aria
fredda gelargli la pelle; si asciuga i capelli con il phon ed esce poi dalla
stanza, ci penserà dopo a sistemare quella stanza. Un rumore attira la sua
attenzione, pensava di essere solo, ma dalla cucina arrivano altri rumori,
quini qualcuno deve esserci per forza. Esce dalla camera da letto e attraversa
il salone deserto, era certo che si trattasse dei pensili della cucina, quando
vi si affaccia, una figura che conosce bene si trova di fronte a fornelli.
Resta in silenzio, il ragazzo non si è accorto della sua presenza, le uwabaki dove ha infilato i piedi, hanno attutito ogni
rumore, facendolo divenire come un gatto. Sposta lo sguardo sulla suihanki in funzione, la luce verde accesa gli dice che il
riso è pronto; l’odore di pesce e verdura che gli arriva alle narici gli
stuzzica l’appetito. Ora che ci pensa, no ha cenato la sera prima, ha solo
pensato a riempirsi lo stomaco di birra.
È
bello guardare Kazuki mentre cucina, quel ragazzo riesce a quietargli l’animo
in tempesta. È un caro amico, sa che lui invece nei suoi confronti prova un
sentimento più forte dell’amicizia, gli dispiace per lui, ma ancora non riesce
a ricambiarlo. Il comportamento che lo ha portato in quella casa, lo grida a
gran voce.
«Buongiorno»
dice, cogliendo di sorpresa l’altro e facendolo sussultare «Scusa» aggiunge
sorridendo, mentre compiendo qualche passo lo raggiunge.
«Buongiorno,
non ti ho sentito arrivare. Come ti senti?» osserva il sorriso che tato gli
piace, piegare le labbra di Kazuki, sorride a sua volta.
«Meglio
dopo la doccia e quando avrò mangiato, ancora meglio» sicuramente è egoista da
parte sua, ma è felice di averlo al suo fianco. Svegliarsi da solo, sarebbe
stato penoso. Un allarme gli si scatena dentro, ha paura di aver fatto qualcosa
di sbagliato.
«Non
abbiamo fatto sesso vero?» chiede tutto d’un fiato, osserva il volto dell’altro
mutare, ma solo per un attimo troppo breve per capire cosa gli sia passato per
la testa.
«No
tranquillo, sei crollato» gli occhi d Kazuki sfuggono da lui, tornano alla
pentola dove l’acqua bollente sta cuocendo le verdure. Si odia per la sua
mancanza di tatto, sicuramente ha di nuovo ferito quel ragazzo dall’animo gentile.
«Scusa»
sussurra, posando una mano sul bracco esile del ragazzo. Lui gli sorride, ma sa
che il ragazzo è bravo a mentire.
«Smettila.
È pronto, siediti e mangia. Se dopo che avrai la pancia piena, vorrai ancora
parlare, lo faremo» Kazuki sorride ancora, gli piace vederlo sorridere come gli
piace, che lui sa al suo fianco.
Fa
come gli è stato detto, ha fatto già troppi danni per continuare ad arrecargli
fastidio; per il momento si limiterà a mangiare. Lo osserva mentre gli porge la
ciotola con il riso, le nuribashi sono già poste
sulla tavola poggiate sul hashioki; non si era
nemmeno reso conto che la tavola era stata già apparecchiata. Le altre pietanze
vengono poste sul tavolo bianco della cucina, tra lui e il posto che occupa
Kazuki, proprio l’uno di fronte all’altro. Si perde ad osservare il pulviscolo
che la luce del sole, accentua con i suoi raggi che illuminano una porzione di
pavimento.
«Itadakimasu» la voce di Kazuki lo riposta alla tavola, lo
trova sorridente e con le bacchette in mano.
«Itadakimasu» risponde mettendo le bacchette nel riso e
portandolo alla bocca, ha una fame da lupi.
Mangiano
in silenzio, il palato ringrazia le abilità culinarie del chitarrista degli ScreW; è un bravo ragazzo, dall’animo gentile, bravo
chitarrista e anche un ottimo cuoco, cosa si potrebbe desiderare di più? Il
volto di Kouyou si affaccia per un secondo alla sua mente, si odia per questo e
lo caccia via immediatamente con un gesto del capo.
«Mi
dispiace davvero Kazu Chan, non era quello che
intendevo prima» sa che il diretto interessato, sa a cosa s riferisce;
all’uscita spiacevole che ha avuto prima di mangiare.
Lo
vede ingoiare l’ultimo boccone e posare le sue nuribashi,
al loro posto sulla ciotola; la colazione ha avuto il suo termine. Resta ad
osservarlo, mentre posa il mento sulle mani intrecciate; anche senza trucco
quel ragazzo è davvero bellissimo.
«Visto
che non ti dai pace, parliamone» sorride nonostante lo abbia ferito. Si trova
in casa sua, dopo aver passato la notte insieme a lui ubriaco a causa di
Kouyou, l’ha sempre perdonato tornando da lui, ogni volta che ha fatto sesso
con lui per sfogare le sue voglie, non potendo avere Kouyou; è pessimo e non lo
merita, ne è a conoscenza e non riesce ugualmente a dare un taglio a quella
storia.
«Non
è solo per quella frase poco piacevole, è per tutto. Da amico che ti vuole
bene, ti dico che meriti un ragazzo migliore di me. Non puoi sprecare il tuo
tempo dietro a me Kazu» è sincero, fa male anche a
lui ammetterlo, ma quello è ciò che pensa.
«Hai
finito?» Kazuki non ha mosso un solo muscolo, gli ha fatto male ascoltare
quelle parole dette da Yuu, ma non lo dà a vedere.
«Sì»
gli sente dire, finalmente anche lui potrà dire la sua.
«Non
interrompermi e fammi finire, va bene?» dice, l’altro annuisce e lui continua
«Intanto, lo decido io se merito una persona migliore di te al mio fianco e non
lo penso. Se mi fa piacere stare al tuo fianco, anche se si tratta di venirti a
prendere perché hai bevuto troppo a causa di Kouyou, non devi preoccupartene
tu. Non sono stupido, lo so che lo ami; so che ogni volta che ho fatto l’amore
con te, tu hai fatto sesso con me» Yuu prova ad aprire bocca per parlare, ma
lui gli punta un dito contro, ammonendolo dal farlo «Non fa niente, perché
sapendolo tu non hai fatto nulla di male, non mi stai illudendo Yuu. Anche
adesso, magari stai pensando a lui, a come si sia svegliato al franco di Aki,
ma diavolo non mi importa. Mi sono svegliato al tuo fianco e ti ho osservato
dormire per un po’, mi sono alzato e ti ho preparato la colazione, sono felice
di averlo fatto. Quindi, non chiedermi scusa» ha finito, si è svuotato di un
peso che si porta avanti da un bel po’ di tempo; è stato sincero e adesso Yuu
non può far finta di non sapere come stanno le cose.
«Cosa
dovrei fare io?» Yuu è esausto, vuole bene a quel ragazzo, così tato che sapere
di averlo messo in quelle condizione, gli fa venire voglia di picchiarsi da
solo.
«Niente.
Ora Kouyou è fuori gioco lo sai, ha deciso da quale parte stare, nonostante
abbiate fatto sesso ma credo che Aki questo non lo sappia no?» sorride, di
quella storia Yuu non ne parla molto volentieri con lui, non sa se lo faccia
per non ferirlo o se perché gli faccia male a sua volta.
«No,
non lo sa» Yuu gioca con le bacchette, lui continua a sorridere.
«Ma
ora è finita, cedo che messaggio migliore non poteva dartelo. Io aspetterò
ancora Yuu, aspetterò che tu ti svegli e capisci cosa ti stai perdendo» scoppia
a ridere, facendo ridere anche il moro.
«Il
tuo piccolo ego ha parlato» gli sente dire, mentre lui si limita a sorridere e
a lasciare quella sedia che sa di casa.
Gli
si avvicina, sotto lo sguardo attento del moro, si china appena per donargli un
baco sulla fronte «è ora che vada adesso» dice sorpassandolo, per lasciarlo da
solo a pensare.
Si
arresta prima di uscire dalla cucina, delle parole che gli sono capitate di
leggere il giorno prima per caso gli sono tornate alla mente, calzano a
pennello in quel frangente.
«C’è
un tempo in cui devi lasciare i vestiti, quelli che hanno già la forma abituale
del tuo corpo e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi
luoghi. È l’ora del passaggio: e se poi non osiamo farlo, resteremo sempre
lontano da noi stessi» parla osservando gli occhi di Yuu, si è voltato quando
ha iniziato a parlare. Restano per alcuni secondi, entrambi in silenzio, magari
pensando entrambi alle proprie vite e alle scelte che hanno fatto e a quelle
che dovranno affrontare in futuro.
Yuu
resta a guardarlo, resta in quella posizione anche quando la figura di Kazuki
sparisce dalla sua vista, perpetua nonostante la porta d’ingresso si sia aperta
e poi richiusa. Continua a pensare alle parole dette dal ragazzo, quanta verità
si nasconde in quelle parole; non sa bene cosa gli accadrà da quel giorno in
poi, se davvero Kazuki sarà il suo futuro oppure no. Dimenticare Kouyou non
sarà facile, troppi anni passati ad amarlo, non si cancelleranno con una
passata di spugna. Deve iniziare con un passo, poi un altro, così da arrivare
lontano. Si alza dalla sedia e prende le posate per lavarle, sicuramente Kazuki
resterà al suo fianco in quel cammino, perché ha la testa come il marmo,
talmente dura da non ascoltare i suoi consigli. Deve ammettere che non gli
dispiace però, quella testardaggine, in quel frangente, gli fa molto piacere.
Sorride
al suo pensiero, quello sì che è un buon inizio, per dimenticare le sue pene
d’amore.
Angolo
Giapponese/Italiano:
Uwabaki: sono un tipo di pantofole
giapponesi usate all'interno di edifici. Vengono indossate a casa, a scuola e
in ditte o edifici pubblici nei quali è proibito l'uso delle scarpe.
Suihanki: la macchina per cuocere il
riso, tutti i giapponesi ne possiedono una, vista la gran quantità di riso che
mangiano.
Nuribashi: sono le
"classiche" bacchette che si usano per i pasti quotidiani.
Hashioki: un porta-bacchette, dove
vengono poggiate di punta quando non
utilizzate.
Citazione: “C’è un tempo in
cui devi lasciare i vestiti, quelli che hanno già la forma abituale del tuo
corpo e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi luoghi.
È l’ora del passaggio: e se poi non osiamo farlo, resteremo sempre lontano da
noi stessi.” Fernando Pessoa.