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Autore: Ami For a Dream    07/03/2015    4 recensioni
C’è un tempo in cui devi lasciare i vestiti, quelli che hanno già la forma abituale del tuo corpo e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi luoghi. È l’ora del passaggio: e se poi non osiamo farlo, resteremo sempre lontano da noi stessi.
Aoix Kazuki - UruhaxAki (SID)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Ciao, ho scritto questa shot, perché ogni tanto, la coppia Aoi Kazuki mi piomba addosso dal nulla XD

Non ci sono particolari note da fare, chi mi segue ormai lo sa che la maggior parte delle mie fic sono basate su relazioni omosessuali, quindi non mi spreco a ripeterlo XD

Ho usato delle coppie inusuali, a parte l’AoixKazu-Chan, la UruhaxAki(SID) lo so, lasciatemi fare e ignoratemi XD

Buona lettura, e grazie a chiunque leggerà :3

 

Waiting for Love

 

 

«Sono contento per te» l’ennesima menzogna.

«Grazie Yuu» un sorriso sincero, ignaro di ciò che quella dichiarazione, in realtà gli scateni dentro.

Un sorriso tirato, di circostanza, assunto per celare i suoi veri sentimenti, vorrebbe prendere a schiaffi entrambi. Coloro che hanno deciso, di sistemare un masso enorme sul coperchio della sua bara, mentre lui dall’interno, scalcia e graffia con le unghie il legno in cerca di aria e salvezza. Non ha più via di scampo ormai, nessuna fuga gli è permessa, nessun appiglio a cui aggrapparsi con tutto sé stesso; costretto in quel luogo che non gli appartiene, tra persone che al momento, non crede di conoscere. Tutto gli appare distorto e confuso, anche se tutta quella situazione l’aveva immaginata, ha sbagliato a negare tutto, ricoprendo la realtà da uno spesso strato di polvere costituita da bugie. Quella polvere si è levata in aria, mettendo in bella mostra, la pura e semplice realtà, realtà che non gli appartiene.

Tutto intorno a lui gli grida che è finta, non una sola speranza è rimasta in piedi, è tutto crollato come un palazzo dalle fondamenta fragili e marce dal tempo. Non ha più forza per combattere, inutile sarebbe anche solo cercare di ritrovarne un poco, non ha più speranza. Quella lunga lotta lo vede sconfitto, dalla parte dei perdenti, quelli che vengono dimenticati nel tempo, si chiede se riuscirà a rialzarsi in piedi questa volta. Non lo sa nemmeno lui, che continua a sorridere, falsamente e con poca voglia, reggendo in mano il calice riempito di vino.

Ed ecco, che l’attenzione di tutti viene richiamata da Aki, lui sì che è raggiante, con tutte le ragioni al mondo per esserlo. Lui sposta il proprio sguardo da Kouyou che gli è ancora vicino, al ragazzo che continuando a sorridere richiama il proprio ragazzo al suo fianco. È così che vede Kouyou scivolare via, lasciandolo in una bolla d’aria, fredda e solitaria.

«Grazie per essere qui, siete le persone più care che abbiamo al mondo. Per questo siamo felicissimi che siate venuti questa sera, a festeggiare il nostro fidanzamento» le parole di Aki, riempiendo la stanza decretano la sua fine.

Ha perso Kouyou, questa volta per sempre.

Tutte le persone presenti, i component dei Sid e quelli del gruppo a cui appartiene, alzano i bicchieri in aria tra risa e fischi d’approvazione. Lui resta in un angolo, in disparte, spettatore impotente della scena che si snoda davanti ai suoi occhi. Beve il liquido contenuto nel bicchiere, lo beve tutto d’un fiato, mentre sente il suo calore riscaldargli lo stomaco e arrossargli leggermente le gote. Vorrebbe andare via, lasciare quella casa che fino al giorno prima apparteneva a Kouyou soltanto, ma che invece da quel momento in poi, dividerà con il suo compagno; la persona che ama e con cui, ha scelto di vivere il resto dei suoi giorni. Non crede all’amore eterno, anzi, in quel momento non crede proprio nell’amore in generale; un sentimento così ambiguo del quale non avrebbe mai voluto assaporarne il succo.

Tuttavia, sa che lasciare quell’appartamento sarebbe scortese da parte sua, non può farsi riconoscere anche in quel frangente. Finge felicità dunque, come tutti si aspettano, così che tutti possano essere allegri e spensierati, senza rovinare la festa ai due innamorati e i loro amici.

Ci penserà poi a stare da solo, con il dolore nel petto e la malinconia dei giorni passati a divorargli la mente.

 

 

Se ne sta immobile, con il corpo stancamente adagiato sul divanetto di pelle marrone, un po’ consunto dall’usura ma molto comodo. Le gambe divaricate fasciate da un paio di jeans neri aderenti, essi gli fanno da seconda pelle, la camicia del medesimo colore è aperta fino a metà busto. Le mani lasciate stancamente adagiate tra le cosce, non ha nemmeno più la forza per riempire i polmoni con il caro ossigeno che gli premette di vivere, figuriamoci per muovere un solo muscolo. Si è lasciato avvolgere dall’atmosfera del locale, tranquilla e pacata. La luce soffusa gli dona la gusta privacy, come se stesse da solo, che poi a quell’ora tarda della notte, non è poi così lontano dalla realtà. La musica tradizionale Giapponese invece, tenuta ad un volume delicato, gli carezza le orecchie.

Ha lasciato la casa del suo primo chitarrista da parecchie ore ormai, ma quelle scene vissute, le parole ascoltate, i rumori provocati in quella casa, continuano ad assillarlo, senza dargli un attimo di tregua.

Non sa più neppure che ora sia, ha perso la cognizione del tempo trascorso, dopo la settima birra ingerita, è cosciente solo del fatto che ne sia passato molto anche da allora, o almeno così crede. Il progetto di restarsene lì immobile non gli appare molto brutto, continuando a bere fino ad essere cacciato dal locale a calci. Un leggero sorriso gli piega le labbra corpose, l’immagine di Morimoto che lo prende a calci per cacciarlo dal locale, lo diverte non poco. Quel ragazzo è forte pensa, padrone di quel locale e oramai anche suo amico, ha un carattere forte. Mentre pensa a questo, distraendosi per la prima volta da ore, dall’immagine di Kouyou che bacia Aki, prende il boccale di birra posato sul tavolo in legno di noce, esso ha lasciato un cerchio di acqua sulla sua superficie, per via della condensa. Ne beve il contenuto, tutto, nonostante il bicchiere sia vuoto a metà. Con un sorriso che non sa nemmeno lui da dove proviene, ma forse donato solo per via dell’alcol che circola ora nelle sue vene, posa di nuovo il boccale sulla superficie di legno di fronte a sé, senza provocare il minimo rumore.

Per sua fortuna, il giorno dopo è libero da impegni, non deve lavorare né tantomeno recarsi alla casa discografica, è contento di poter smaltire la sbronza in santa pace. Forse si sarebbe dato comunque malato pensa, non ha voglia di vedere nessuno e il proprio appartamento è la giusta tana in cui rintanarsi, leccando le proprie ferite e cercando di rimarginarle.

Un sospiro proviene dal suo fianco, è sicuro che si tratta di Morimoto, quella sarebbe la terza volta che gli va a chiedere come sta e se vuole che gli chiami un taxi. No, non vuole nessun dannato taxi per tornare a casa, l’unica cosa che desidera è essere lasciato in pace. Quando volta lo sguardo verso sinistra però, non è la figura del padrone del locale ad attenderlo; lui si trova dietro il grande bancone, intento a lucidare i bicchieri e sicuramente attendendo che gli ultimi clienti ritardatari e sbronzi, se ne tornino a casa concedendogli la possibilità di chiudere il bar. Prende di nuovo il bicchiere in mano, non ricordandosi che l’ha già svuotato.

«Credo che sia finita la birra» quella voce che conosce bene, lo canzona.

Facile prendersi gioco di un ragazzo ubriaco pensa, ma è lui ad essersi messo in quella situazione ed è sicuro che mettendosi in piedi, le gambe non gli reggerebbero come dovrebbero.

«Che ore sono?» percepisce la propria voce impastata dall’alcol, forse ha esagerato.

Il ragazzo dai jeans strappati, e un giubbotto nero con il cappuccio adornato da una pelliccia sintetica sospira, è stanco e vorrebbe andare a casa. Quello che lo irrita di più, è sapere l’esatta motivazione per la quale Yuu si trova in quello stato. Dopo aver guardato l’orologio da polso, torna a lui, trovandolo nella stessa posizione, quel corpo è stato svuotato da ogni volontà.

«Le tre e mezza del mattino» dice scuotendo la testa, vorrebbe prendere a schiaffi quello stupido, ma non lo fa.

«E perché sei qui?» quelle labbra che ha saggiato molte volte, sorridono di un riso amaro, quella che gli si presenta di fronte, è solo l’ombra del vero sorriso che caratterizza il secondo chitarrista dei GazettE.

«Per portarti a casa, o vuoi che Morimoto resti tutta la notte qui?»

Yuu pensa che ha ragione, sta disturbando di nuovo quel povero ragazzo, costringendolo a chiamare Kazuki per accompagnarlo a casa. Si muove dalla sua posizione e come aveva immaginato, è costretto a reggersi saldamente al bordo del tavolo per non cadere. Le braccia del ragazzo sono leste a sorreggerlo, si sente uno straccio e si vergogna di farsi vedere in quello stato, perché Kazuki è al corrente di chi possa spingerlo a comportarsi a quel modo.

«Scusa» sussurra, mentre le forti braccia del ragazzo lo sorreggono, conducendolo verso l’uscita del locale. Chiederà scusa anche a Morimoto, ma ci penserà un’altra volta, perché ora non riesce a stare in piedi da solo.

«Taci e cerca di arrivare alla macchina, pesi che diamine» la voce di Kazuki gli arriva divertita, facendolo sorridere a sua volta; si chiede però se quella sia solo la facciata che ha scelto di mostrargli o se invece, è davvero divertito dalla situazione.

La sua schiena gli viene fatta aderire alla fiancata della macchina, una mano al centro del petto gli impedisce di scivolare verso l’asfalto bagnato dall’umidità, mentre l’altra traffica con lo sportello per aprirlo. Sente lo scatto della serratura e poi due forti mani afferrarlo per il cappotto; che non ricorda nemmeno di aver indossato prima di uscire, facendolo entrare nel veicolo. Deve ricordarsi, di ringraziare quell’angelo di ragazzo appena gli sarà possibile.

Finalmente è in salvo, all’interno dell’auto di Kazuki, ne riconosce il profumo, seduto sul sedile del passeggiero si ingloba ad esso. Si lascia cullare dal movimento di essa, mentre lentamente procede nelle varie strade sgombere dal traffico.

È stanco, ha sonno, nonostante si trovasse già a letto quando la chiamata di Morimoto lo ha raggiunto, ha lasciato le coperte calde e si è recato lì da lui. Perché non può lasciarlo solo, il sentimento che prova per lui glielo impedisce. Ogni volta che Yuu soffre per il suo amore non corrisposto, si ritrova a correre per consolarlo. Lo guarda di sottecchi, la strada è libera quindi non deve prestare molta attenzione, il moro chitarrista sembra dormire, con tutta la birra che ha ingerito non gli sembra poi strano. Nonostante sia ubriaco e l’odore di birra gli abbia inondato la vettura, è bellissimo come sempre; si chiede come ci riesca.  Continua a guidare, cercando di non pensare a quel cuore che non gli apparterrà mai; nonostante si sia impegnato, Yuu continua a soffrire per Kouyou. Non sa cosa sarebbe disposto a cedere, per avere quel sentimento per sé, forse donerebbe anche l’anima al diavolo. Non gli importa di quante volte Byo e Manabu gli ripetano che Yuu non lo amerà mai, non sono cattivi ma vogliono evitare ulteriori ferite che si auto procura, non fa niente continuerà a farlo comunque. Forse questa è la volta decisiva pensa, Kouyou si è deciso a mettere fine a quella storia, senza esserne cosciente; senza saperlo, ha tolto ogni speranza al povero Yuu. Così lui però ne guadagna, con il primo chitarrista fuori gioco, lui può fare la sua mossa, magari uscire dall’ombra e finalmente avere il cuore di Yuu.

Accosta l’auto al marciapiede, facendo manovra per parcheggiarla come si deve; non ha intenzione di lasciare quella casa prima del giorno dopo, quindi è meglio sistemarla a dovere. Yuu continua a dormire, tra pochi secondi dovrà svegliarlo e sa già, che non sarà un’impresa facile raggiungere il suo appartamento. Si prefigge un primo passo, quello di arrivare al portone, poi penserà al resto. Esce dall’auto e si reca al posto del passeggero, aprendone lo sportello, Yuu non accenna a muoversi; gli fruga nelle tasche e afferra le chiavi di casa. Correndo raggiunge il portone del palazzo di dieci piani, ne fa scattare la serratura e torna sui suoi passi.

«Yuu sveglia, siamo arrivati» si china su di lui e lo scuote per una spalla, le pesanti palpebre del ragazzo si alzano, rivelandogli le ridi nere che tanto ama osservare.

«Cosa...?» sorride a quel mugugno, è certo che l’indomani mattina il ragazzo non ricorderà nulla dell’accaduto.

Lo afferra per il braccio e lo fa scendere dall’auto, facendolo aderire di nuovo alla fiancata per non farlo cadere a terra. Una volta chiusa la macchina si fa passare il braccio di Yuu intorno al collo, in quel modo può condurlo verso casa; la temperatura è davvero rigida e non vuole stare troppo all’aperto.

Arrivare fino alla porta dell’appartamento è stato più facile di quello che pensava, è riuscito a tenere in piedi Yuu nel tragitto in ascensore e ora che ha superato l’uscio e richiuso la porta alle sue spalle con l’aiuto di un piede, si sente salvo. Per fortuna il pavimento è caldo, quel tonto di Yuu almeno ha acceso i riscaldamenti o sono regolati ad orario, in ogni modo è grato del calore dell’appartamento. Con qualche difficoltà arriva fino alla stanza da letto, fa in fretta a raggiungere il letto e lascarvi cadere sopra il corpo dell’amico; nonostante non pesi poi così tanto, sente già il braccio dolergli. Resta in piedi ad osservare Yuu, è già crollato in un sonno profondo, si chiede quanto abbia bevuto per ridursi in quello stato. I lunghi capelli neri sono sparsi sulla coperta azzurra che ricopre il letto, una ciocca si è adagiata sul volto e in fretta la toglie con due dita. È bello, dannatamente bello così come è nato, senza tutto quel trucco a modificargli i tratti asiatici. Chissà come mai Kouyou non si è innamorato di lui, nonostante il cuore del ragazzo addormentato sia totalmente nelle sue mani; a lui non gli ci è voluto molto per perdersi in quegli occhi neri e nella fievole voce. Sospirando lascia la sua posizione, conosce quella casa a memoria ormai ed è a conoscenza anche deii posti dove il moro tiene gli indumenti per la notte, li afferra e torna sui suoi passi. Sorride quando trova il corpo di Yuu rannicchiato, è così tenero che vorrebbe coccolarlo. Lo spoglia invece, ricevendo alcune proteste dal ragazzo quasi privo di sensi; non sa nemmeno se comprende che sia lui che lo sta spogliando per poi fargli indossare i vestiti per la notte. Più di una volta lo fa cadere facendogli perdere l’equilibrio, quella più difficile da fargli indossare è la maglia ma alla fine ci riesce e sorride soddisfatto quando ha completato l’opera.

«Ora collabora Yuu, devi infilarti sotto le coperte» posiziona le mani sui propri fianchi, aspettando una risposta che sa già, non arriverà.

Scuote leggermente la testa raggiungendo il posto dov’è solito dormire l’amico, la parte sinistra del letto, vicino al muro dove la grande finestra dà sulla città. Piega le coperte e torna da Yuu, afferra il polso con entrambe le mani tirando per farlo alzare; spera che in quel modo si svegli e lo aiuti almeno un poco.

«Mmhh… Cosa c’è?» finalmente il bello addormentato si è svegliato.

«Aiutami baka, infilati a letto» nonostante tutto, gli viene da ridere, quella scena doveva filmarla per poi ricattare il soggetto in questione.

Ottiene l’aiuto che voleva, seppur è costretto a sorreggere uno Yuu che non riesce a camminare diritto, almeno lo aiuta stando in piedi; raggirano il letto e Yuu si lascia cadere dalla sua parte. Prende il lembo della coperta e gliele rimbocca, gli occhi del moro si sono già richiusi e molto probabilmente starà già dormendo.

Lascia lì l’amico e tira per bene le tende, ha intenzione di dormire sino a tardi; sono le quattro e mezza passate e almeno qualche ora di sonno, vuole concedersela, se la merita dopotutto.

«Kou..you…».

Blocca i suoi passi a metà strada, sentire quel nome sulle sue labbra gli fa ancora male; lo sa che lo ama, che dopo tutto quel tempo lui ancora non l’ha scordato. Ma lui sarà paziente, aspetterà ancora quel sentimento che spera si svegli nel cuore di Yuu. Kouyou è fuori gioco ormai e lui, non deve fare altro che aspettare un altro po’ di tempo; cosa dovrebbero essere qualche manciata di mesi, in confronto ai tre anni che ha trascorso amandolo nell’ombra?

Raggiunge il letto quindi, prendendosi il posto accanto a Yuu, rabbrividendo nelle coperte fredde e si accosta al corpo del moro che non ci mette poi molto ad accoglierlo in un abbraccio. Non è la prima volta ce accade, spesso hanno dormito così dopo aver fatto l’amore. Per Yuu era solo sesso certo, uno sfogo in mancanza del corpo che realmente voleva, ma per lui non era lo stesso; forse Yuu lo sa e finge di non saperlo o forse, davvero ne è all’oscuro, non lo sa. Allunga il braccio per spengere la luce, ci riesce e finalmente anche lui può lasciarsi cadere in un sonno profondo, tra le braccia dell’uomo che ama. 

 

Apre gli occhi, non si ricorda nulla di quello che è accaduto, l’ultima cosa che ricorda bene e di aver lasciato casa di Kouyou, per la sua festa di fidanzamento, per recarsi al suo locale preferito. Se cerca di ricordare oltre, una grossa nube fitta gli annebbia la mente. Gli duole la testa e lo stomaco è sottosopra, scuramente ha bevuto troppo, ma come ci sia arrivato a casa non riesce proprio a ricordarlo. Si alza dal letto aprendo le tende, il sole è già alto nel cielo, a vederlo così potrebbe dire che siano le prime ore del pomeriggio; guada l’orologio e vede che sono le due del pomeriggio. Indossa anche il pigiama e i suoi abiti, quelli che indossava il giorno prima invece, sono ben ripiegati sulla poltrona. Scuote la testa raggiungendo il bagno, deve fare prima di tutto una doccia, sente il puzzo di alcol e non lo sopporta. Lascia cadere i vestiti a terra, poi si infila nel box doccia e apre l’acqua regolandola ad una temperatura accettabile. Piano la mente gli si schiarisce, gli sembra di ricordare che qualcuno lo sia andato a prendere al locale; ma se dovesse dire di chi si trattasse, non ne sarebbe certo. È un incosciente pensa, chiunque avrebbe potuto approfittarsi di lui; non dovrebbe bere fino a ridursi in quel modo. L’unica cosa che lo consola, è che Morimoto non lo avrebbe lasciato nelle mani di uno sconosciuto; quindi è sicuro che si è trattato di un conoscente.

Chiude l’acqua ed esce dal box doccia, subito infila l’accappatoio nero, sente l’aria fredda gelargli la pelle; si asciuga i capelli con il phon ed esce poi dalla stanza, ci penserà dopo a sistemare quella stanza. Un rumore attira la sua attenzione, pensava di essere solo, ma dalla cucina arrivano altri rumori, quini qualcuno deve esserci per forza. Esce dalla camera da letto e attraversa il salone deserto, era certo che si trattasse dei pensili della cucina, quando vi si affaccia, una figura che conosce bene si trova di fronte a fornelli. Resta in silenzio, il ragazzo non si è accorto della sua presenza, le uwabaki dove ha infilato i piedi, hanno attutito ogni rumore, facendolo divenire come un gatto. Sposta lo sguardo sulla suihanki in funzione, la luce verde accesa gli dice che il riso è pronto; l’odore di pesce e verdura che gli arriva alle narici gli stuzzica l’appetito. Ora che ci pensa, no ha cenato la sera prima, ha solo pensato a riempirsi lo stomaco di birra.

È bello guardare Kazuki mentre cucina, quel ragazzo riesce a quietargli l’animo in tempesta. È un caro amico, sa che lui invece nei suoi confronti prova un sentimento più forte dell’amicizia, gli dispiace per lui, ma ancora non riesce a ricambiarlo. Il comportamento che lo ha portato in quella casa, lo grida a gran voce.

«Buongiorno» dice, cogliendo di sorpresa l’altro e facendolo sussultare «Scusa» aggiunge sorridendo, mentre compiendo qualche passo lo raggiunge.

«Buongiorno, non ti ho sentito arrivare. Come ti senti?» osserva il sorriso che tato gli piace, piegare le labbra di Kazuki, sorride a sua volta.

«Meglio dopo la doccia e quando avrò mangiato, ancora meglio» sicuramente è egoista da parte sua, ma è felice di averlo al suo fianco. Svegliarsi da solo, sarebbe stato penoso. Un allarme gli si scatena dentro, ha paura di aver fatto qualcosa di sbagliato.

«Non abbiamo fatto sesso vero?» chiede tutto d’un fiato, osserva il volto dell’altro mutare, ma solo per un attimo troppo breve per capire cosa gli sia passato per la testa.

«No tranquillo, sei crollato» gli occhi d Kazuki sfuggono da lui, tornano alla pentola dove l’acqua bollente sta cuocendo le verdure. Si odia per la sua mancanza di tatto, sicuramente ha di nuovo ferito quel ragazzo dall’animo gentile.

«Scusa» sussurra, posando una mano sul bracco esile del ragazzo. Lui gli sorride, ma sa che il ragazzo è bravo a mentire.

«Smettila. È pronto, siediti e mangia. Se dopo che avrai la pancia piena, vorrai ancora parlare, lo faremo» Kazuki sorride ancora, gli piace vederlo sorridere come gli piace, che lui sa al suo fianco.

Fa come gli è stato detto, ha fatto già troppi danni per continuare ad arrecargli fastidio; per il momento si limiterà a mangiare. Lo osserva mentre gli porge la ciotola con il riso, le nuribashi sono già poste sulla tavola poggiate sul hashioki; non si era nemmeno reso conto che la tavola era stata già apparecchiata. Le altre pietanze vengono poste sul tavolo bianco della cucina, tra lui e il posto che occupa Kazuki, proprio l’uno di fronte all’altro. Si perde ad osservare il pulviscolo che la luce del sole, accentua con i suoi raggi che illuminano una porzione di pavimento.

«Itadakimasu» la voce di Kazuki lo riposta alla tavola, lo trova sorridente e con le bacchette in mano.

«Itadakimasu» risponde mettendo le bacchette nel riso e portandolo alla bocca, ha una fame da lupi.

Mangiano in silenzio, il palato ringrazia le abilità culinarie del chitarrista degli ScreW; è un bravo ragazzo, dall’animo gentile, bravo chitarrista e anche un ottimo cuoco, cosa si potrebbe desiderare di più? Il volto di Kouyou si affaccia per un secondo alla sua mente, si odia per questo e lo caccia via immediatamente con un gesto del capo.

«Mi dispiace davvero Kazu Chan, non era quello che intendevo prima» sa che il diretto interessato, sa a cosa s riferisce; all’uscita spiacevole che ha avuto prima di mangiare.

Lo vede ingoiare l’ultimo boccone e posare le sue nuribashi, al loro posto sulla ciotola; la colazione ha avuto il suo termine. Resta ad osservarlo, mentre posa il mento sulle mani intrecciate; anche senza trucco quel ragazzo è davvero bellissimo.

«Visto che non ti dai pace, parliamone» sorride nonostante lo abbia ferito. Si trova in casa sua, dopo aver passato la notte insieme a lui ubriaco a causa di Kouyou, l’ha sempre perdonato tornando da lui, ogni volta che ha fatto sesso con lui per sfogare le sue voglie, non potendo avere Kouyou; è pessimo e non lo merita, ne è a conoscenza e non riesce ugualmente a dare un taglio a quella storia.

«Non è solo per quella frase poco piacevole, è per tutto. Da amico che ti vuole bene, ti dico che meriti un ragazzo migliore di me. Non puoi sprecare il tuo tempo dietro a me Kazu» è sincero, fa male anche a lui ammetterlo, ma quello è ciò che pensa.

«Hai finito?» Kazuki non ha mosso un solo muscolo, gli ha fatto male ascoltare quelle parole dette da Yuu, ma non lo dà a vedere.

«Sì» gli sente dire, finalmente anche lui potrà dire la sua.

«Non interrompermi e fammi finire, va bene?» dice, l’altro annuisce e lui continua «Intanto, lo decido io se merito una persona migliore di te al mio fianco e non lo penso. Se mi fa piacere stare al tuo fianco, anche se si tratta di venirti a prendere perché hai bevuto troppo a causa di Kouyou, non devi preoccupartene tu. Non sono stupido, lo so che lo ami; so che ogni volta che ho fatto l’amore con te, tu hai fatto sesso con me» Yuu prova ad aprire bocca per parlare, ma lui gli punta un dito contro, ammonendolo dal farlo «Non fa niente, perché sapendolo tu non hai fatto nulla di male, non mi stai illudendo Yuu. Anche adesso, magari stai pensando a lui, a come si sia svegliato al franco di Aki, ma diavolo non mi importa. Mi sono svegliato al tuo fianco e ti ho osservato dormire per un po’, mi sono alzato e ti ho preparato la colazione, sono felice di averlo fatto. Quindi, non chiedermi scusa» ha finito, si è svuotato di un peso che si porta avanti da un bel po’ di tempo; è stato sincero e adesso Yuu non può far finta di non sapere come stanno le cose.

«Cosa dovrei fare io?» Yuu è esausto, vuole bene a quel ragazzo, così tato che sapere di averlo messo in quelle condizione, gli fa venire voglia di picchiarsi da solo.

«Niente. Ora Kouyou è fuori gioco lo sai, ha deciso da quale parte stare, nonostante abbiate fatto sesso ma credo che Aki questo non lo sappia no?» sorride, di quella storia Yuu non ne parla molto volentieri con lui, non sa se lo faccia per non ferirlo o se perché gli faccia male a sua volta.

«No, non lo sa» Yuu gioca con le bacchette, lui continua a sorridere.

«Ma ora è finita, cedo che messaggio migliore non poteva dartelo. Io aspetterò ancora Yuu, aspetterò che tu ti svegli e capisci cosa ti stai perdendo» scoppia a ridere, facendo ridere anche il moro.

«Il tuo piccolo ego ha parlato» gli sente dire, mentre lui si limita a sorridere e a lasciare quella sedia che sa di casa.

Gli si avvicina, sotto lo sguardo attento del moro, si china appena per donargli un baco sulla fronte «è ora che vada adesso» dice sorpassandolo, per lasciarlo da solo a pensare.

Si arresta prima di uscire dalla cucina, delle parole che gli sono capitate di leggere il giorno prima per caso gli sono tornate alla mente, calzano a pennello in quel frangente.

«C’è un tempo in cui devi lasciare i vestiti, quelli che hanno già la forma abituale del tuo corpo e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi luoghi. È l’ora del passaggio: e se poi non osiamo farlo, resteremo sempre lontano da noi stessi» parla osservando gli occhi di Yuu, si è voltato quando ha iniziato a parlare. Restano per alcuni secondi, entrambi in silenzio, magari pensando entrambi alle proprie vite e alle scelte che hanno fatto e a quelle che dovranno affrontare in futuro.

Yuu resta a guardarlo, resta in quella posizione anche quando la figura di Kazuki sparisce dalla sua vista, perpetua nonostante la porta d’ingresso si sia aperta e poi richiusa. Continua a pensare alle parole dette dal ragazzo, quanta verità si nasconde in quelle parole; non sa bene cosa gli accadrà da quel giorno in poi, se davvero Kazuki sarà il suo futuro oppure no. Dimenticare Kouyou non sarà facile, troppi anni passati ad amarlo, non si cancelleranno con una passata di spugna. Deve iniziare con un passo, poi un altro, così da arrivare lontano. Si alza dalla sedia e prende le posate per lavarle, sicuramente Kazuki resterà al suo fianco in quel cammino, perché ha la testa come il marmo, talmente dura da non ascoltare i suoi consigli. Deve ammettere che non gli dispiace però, quella testardaggine, in quel frangente, gli fa molto piacere.

Sorride al suo pensiero, quello sì che è un buon inizio, per dimenticare le sue pene d’amore.

 

 

 

 

 

Angolo Giapponese/Italiano:
Uwabaki: sono un tipo di pantofole giapponesi usate all'interno di edifici. Vengono indossate a casa, a scuola e in ditte o edifici pubblici nei quali è proibito l'uso delle scarpe.

Suihanki: la macchina per cuocere il riso, tutti i giapponesi ne possiedono una, vista la gran quantità di riso che mangiano.

Nuribashi: sono le "classiche" bacchette che si usano per i pasti quotidiani.

Hashioki: un porta-bacchette, dove vengono   poggiate di punta quando non utilizzate.

 

Citazione: “C’è un tempo in cui devi lasciare i vestiti, quelli che hanno già la forma abituale del tuo corpo e dimenticare il solito cammino, che sempre ci porta negli stessi luoghi. È l’ora del passaggio: e se poi non osiamo farlo, resteremo sempre lontano da noi stessi.” Fernando Pessoa.

 

 

 

 

 

 

   
 
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