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Autore: OcchidiNiall    07/03/2015    13 recensioni
"Vorrei aiutarti a smetterla, tutto questo non ti porterà a nulla di buono" disse lui, avvicinandosi a lei con fare protettivo.
Lexy vide nei suoi occhi paura e pura preoccupazione, non ne era ancora convinta ma forse, per la prima volta, qualcuno si stava interessando a lei.
"Nessuno mi ha mai aiutata..." constatò, "e per la cronaca, non voglio essere aiutata da te, poi..." disse puntigliosa, facendo ricredere il ragazzo sul suo conto.
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Coppia: Het
Entrate, non ve ne pentirete! :)
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Chapter one >>


Appena arrivata a scuola tutte le persone presenti la ignorarono, ormai ci aveva fatto l'abitudine, perciò per lei non era poi una gran tragedia. Veniva reputata da tutti la ragazza "pericolosa", quella ragazza a cui non potevi avvicinarti per il solo fatto che poi, saresti finito nei guai e diventato come la diretta interessata. Che stronzate, pensò Lexy. Lei non era affatto pericolosa, anzi, una farfalla al suo confronto sarebbe stata più cattiva della povera ragazza che ormai, da un paio di anni a questa parte, veniva additata in questo modo. Era sempre sola, a pranzo, in classe. Tutti la fissavano allibiti e spaventati non appena passava nei corridoi per andarsene in classe, nessuno l'aveva mai sfidata o ancora, nessuno era mai stato capace di farla sorridere.
"E' lei, shh" sussurrò una mora vicino ad un ragazzo con occhi verdognoli, che appena la vide vicino, si spostò di qualche centimetro, giusto per non toccarla.
Diamine, non aveva ammazzato nessuno, perchè trattarla in questo modo? Semplice, a nessuno piaceva avere guai in quel quartiere, tutti erano propensi a guardare i propri interessi, senza mettere il naso in quelli degli altri. E d'altrocanto, era una cosa buona, se non solo per il fatto che a Lexy non piaceva rimanere sola. Solo che... ora ne era abituata. Non ne aveva fatto parola con nessuno, neanche con sua nonna Elizabeth, la persona a cui teneva di più. Lei la riteneva come un piccolo angelo custode capace di proteggerti sotto la sua ala, era come un tesoro sua nonna. Un piccolo, splendido, affascinante... tesoro.




Alla fine delle lezioni riprese l'autobus, scendendo però davanti ad un negozio di chitarre. Ogni volta che poteva si fermava per contemplare quella meravigliosa vetrina, addobbata con mille luci e con numerose chitarre che, sfortunatamente, voleva comprare. Già, purtroppo non possedeva la cifra necessaria per comprare quella blu e nera, quella con il teschio piccolo e bianco che era riposta accanto ad un'altra, questa però rosso sgargiante. Appoggiò la sua mano infreddolita sulla vetrina, intenta a tracciare il contorno della chitarra che desiderava da ormai un sacco di tempo, aveva deciso che doveva iniziare a lavorare, non poteva chiedere a sua nonna una cosa del genere, anche perchè sinceramente, non ne aveva il benchè minimo coraggio.
"Bella, eh?" le chiese una voce maschile dietro di lei, che appena si girò, constatò fosse un ragazzo piu' o meno della sua età che le sorrideva armoniosamente.
"Intendo... la chitarra, sai..." aggiunse amichevolmente, "un giorno sarà mia"
Lei sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi abbassare lo sguardo. Era la prima volta che un ragazzo o meglio, una persona, che non fosse sua nonna, le si rivolgesse così amichevolmente e così cordialmente. Era sempre stata trattata male per via dei suoi problemi, ed ora le sembrava strano che questo ragazzo iniziasse a parlare proprio con lei.
"Non dici niente?" continuò un pò imbarazzato, "forse... ti ho spaventata?"
Lei scosse il capo ormai rossa in viso, quel ragazzo l'aveva colpita tantissimo: si era preoccupato per lei.
"Oh... no, no... è..." continuò deglutendo un pò di saliva, "hai ragione, è molto bella" finì, alludendo alla chitarra contemplata fino a pochi attimi fa.
"Come ti chiami?" chiese molto semplicemente, avvicinandosi di poco a lei rispetto a prima e allungando la mano in segno di saluto, "io sono Ashton"
Lei sorrise, ricambiando "Lexy"




Il ragazzo guardò l'orologio che aveva al polso, che segnava appunto le quattro di pomeriggio: per lui era ormai tardi, aveva le prove con il resto della band e sinceramente, non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Salutò la ragazza conosciuta pochi secondi fa e si avviò verso la fermata del bus per recarsi nel locale in cui aveva trovato impiego. Fortunatamente lavorava insieme ad altri e tre ragazzi in un negozio di dischi, la paga lì era buona anche se, per svagarsi suonava in un locale con poche persone. Più che altro lui e Michael, uno dei suoi migliori amici, speravano di diventare famosi come una di quelle band che seguivano, come ad esempio i Green Day o ancora, i Nirvana. Ashton era un ragazzo che sognava parecchio, ogni sera si sistemava le cuffiette nelle orecchie, prendeva in mano le sue due bacchette per la batteria e faceva finta di suonare per delle persone che non erano lì. Il suo più grande sogno era quello di diventare un famoso batterista come John Henry Bonham e si era ripromesso di riuscirci, nonostante tutti gli ostacoli che avrebbe incontrato durante il suo meraviglioso cammino. Dopo un pò di strada - fatta anche a piedi e di corsa - arrivò in tempo, salutando i suoi tre migliori amici: Calum, Michael - detto anche Mike o Mikey - e Luke. Quei tre ragazzi erano la sua famiglia, non si erano mai separati e questo era una cosa che gli faceva onore. Ogni volta per lui c'erano sempre a cominciare dalle cose belle e finire alle cose brutte. Secondo Ashton il loro era come una sorta di matrimonio, il quale recitava la seguente frase: Insieme nella buona e nella cattiva sorte. E d'altrocanto Luke, era d'accordo con il suo amico.
"Hai l'affanno" constatò il biondino, sorridendogli e sistemando il microfono alla sua altezza.
"Oh, sì... ho corso un pò" ammise, sperando che i suoi amici si fermassero lì con le domande.
"Come mai?" chiese Michael, il ragazzo dai capelli ora blu. Ashton era convinto che un giorno, avrebbe perso tutti i capelli, in quanto ogni settimana o meglio - se il colore dei capelli gli piaceva davvero tanto -, un mese cambiava tinta. Ashton era quasi arrivato ad odiare questo suo comportamento poichè non riusciva mai ad abituarsi ai suoi continui cambiamenti: prima era giallo, poi era biondo, poi rosso e così via. D'altrocanto però, Ashton gli voleva bene così com'era, anche se alcune volte era davvero insopportabile. Michael era il più lunatico del gruppo, prima rideva e poi, dopo neanche cinque minuti, era nervoso o, a detta sua, stressato. Il riccio si sistemò la bandana e tentò di risponderlo, cercando di non entrare nei particolari, "Niente di che" rispose semplice, "iniziamo?" domandò, vedendo poi il moro annuire e prendere il suo basso in mano.


 

Angolo autrice

Buonpomeriggio! Allora, innanzitutto vi ringrazio per le recensioni nello scorso capitolo, mi sono servite tantissimo! Inizio scrivendo che molte di voi mi hanno detto che si aspettano grandi cose da questa storia ed io ovviamente, non le deluderò. Per quanto riguarda invece, questo capitolo ho cercato di incentrarlo un pò su entrambi i protagonisti: Lexy e Ashton. Che ve ne pare?
Ovviamente apprezzo molto la vostra sincerità ed è per questo che continuerò con il mio scopo in questa storia: renderla così come l'ho immaginata.
Certo, so che per adesso forse la storia è ancora troppo... come dire... comune, ma non è così, questa non sarà la storiella dove il ragazzo salverà la ragazza, anzi! *Chiara ha spoilerato*

Spero che questo capitolo vi piaccia e che non ci siano errori! (:
Che altro? La lunghezza... secondo voi, va bene o devo farlo più corto?



Ora vado, fatemi capire cosa ne pensate in una recensione!


Baci, Chiara x
  
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