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Autore: _nihonjin_    07/03/2015    3 recensioni
Nope. Una ragazzina di circa diciassette anni, con i capelli castani più arruffati di Rubeus Hagrid, che neanche una piastra li avrebbe mantenuti normali; occhi piccoli e marroni, nascosti da un folto bosco di sopracciglia che si univano al centro, proprio sopra il naso; le labbra sottili e perennemente screpolate, quasi a sangue, e sopra di essere dei baffi osceni e a dir poco disgustosi, che assomigliavano a quelli di Rocco Papaleo. [...]
Il punto è che Nope era davvero una povera disgraziata e voi vi chiederete perché vi sto raccontando di una ragazzina così noiosa e pelosa. E avete ragione.
Ma pensateci bene, cosa potrebbe fare nella vita questa fanciulla? Suicidarsi? Buttarsi sotto un camion? Nessuno scopo, nessun sogno. Un fallimento. Cosa può fare qualcuno che è un fallimento ma che vuole vivere lo stesso? Ecco la risposta: si fissa. Non nel senso che si guarda allo specchio, ma coltiva una morbosa, anomala, assillante ossessione. E purtroppo Nope aveva una chiodo fisso che le tormentava l’animo dal mattino quando si svegliava, fino a sera quando andava a dormire: Liam James Payne.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologue - Nope was a girl.



Nope era una ragazza. E su questo non ci piove.
Moltissimi studiosi in passato avevano cercato di attribuire un sesso a codesta fanciulla. Alcuni credevano che fosse un organismo non ancora identificato, altri pensavano che appartenesse ad una specie aliena proveniente da un’altra galassia. Fatto sta che tutti erano d’accordo sul fatto che Nope fosse composta da numerosissime cellule e che riuscisse persino a respirare l’aria sulla Terra. Un giorno però, uno scienziato particolarmente intelligente, dopo aver analizzato per bene tutti i dati di cui disponeva, giunse alla conclusione che la nostra povera bambina altro non era che un pupo in fasce. Una dolce femminuccia.
Ma non era questa la cosa più brutta che Nope dovette affrontare da piccola. Assolutamente no. Caso vuole che suo padre, un uomo alquanto bizzarro a causa della sua strana pronuncia delle lettere, le mettesse lo strano nome di “Nope”. Voi direte, ma che cazzo di nome è? E infatti, si hanno strani dubbi anche su questo. Il capofamiglia in questione aveva un orribile difetto: non proferiva la acca come un suono muto, ma come una enne. E così, la sfortuna vuole che ahimè!  la neonata fu chiamata Nope anziché Hope.
Sembrava quasi che la cattiva sorte si fosse attaccata a quella disgraziata già da quando ella uscì dal grembo materno. E Dio solo sa, quanto Nope ci soffriva!
Ma purtroppo, la malasorte volle farle un altro regalo, ancor più bello dei precedenti, se così si può definire. La donzella crescendo, aveva addirittura ricevuto una bruttezza fuori dal comune, elevata al quadrato. Basti immaginare la cosa più brutta che voi, cari lettori, avete mai visto. Ci avete pensato? Ora figuratevela ancora più brutta. Ecco il risultato. Nope. Una ragazzina di circa diciassette anni, con i capelli castani più arruffati di Rubeus Hagrid, che neanche una piastra li avrebbe mantenuti normali; occhi piccoli e marroni, nascosti da un folto bosco di sopracciglia che si univano al centro, proprio sopra il naso; le labbra sottili e perennemente screpolate, quasi a sangue, e sopra di essere dei baffi osceni e a dir poco disgustosi, che assomigliavano a quelli di Rocco Papaleo. A completare il quadretto del viso vi erano i brufoli, sparsi su ogni centimetro di pelle, grandi e piccoli.
Fisicamente, aveva il corpo a pera: cosce e fianchi così enormi che quando osava sedersi diventavano più larghi dell’intero continente. Sembrava tipo che il centro della terra attirasse a sé tutto il grasso. Però la parte superiore era quasi magra, tranne qualche rotolo di ciccia qua e là, soprattutto sulla pancia. Per quanto riguarda il seno, quello sì che era enorme. Brutto ed ingombrante. Stonava terribilmente col resto del suo corpo. Per l’altezza, Nope era un metro e sessanta, quindi non era né bassa, né alta.
Diciamo che la fanciulla non era esattamente miss bellezza. Anzi, tutto il contrario. Era un cesso a pedali, e questo ormai l’hanno capito tutti. Faceva cagare gli stitici, e non era una cosa bella. Una persona che non riusciva ad andare in bagno, guardava per un po’ una sua foto e dopo defecava tranquillamente, senza troppi problemi. Povera fanciulla, voi penserete. Ed era così.
Nope infatti, a causa del suo aspetto fisico, non aveva molti amici. Nessuno desiderava aver dei rapporti con la “monocigliona pelosa”. Tutti ormai a scuola la chiamavano così, da quando aveva compiuto dodici anni ed era diventata, come si suol dire, una ‘signorina’. In poche parole da quando era stata sommersa dal Mar Rosso nelle mutande. Chi vuole intendere, intenda.
Nope stava riflettendo proprio su questo, quel noioso pomeriggio, nella sua mini cameretta in cui a stento ci entrava il letto. Pensava a quando tutte le prese in giro ebbero inizio e sorrise compiaciuta quando si accorse che aveva sempre superato tutti gli insulti a testa alta e col il sorriso giallognolo dipinto sul volto orrendo. Lei ‘sorrideva sempre, ciao’.
Guardò per lunghissimi, interminabili istanti il soffitto bianco.
“Se ti stai chiedendo se sei davvero così brutta come sembra, beh…è vero, tesoro.” Disse sua madre, Clare, entrando improvvisamente nella stanza con un grosso cesto di panni sporchi tra le braccia. Prese alcuni abiti sparsi per terra e li gettò senza cura nel cesto. “Ma, ehi. Capita.” Commentò poi. Si avvicinò alla porta velocemente, con chissà quali pensieri che le giravano per la testa. Per rincuorare la figliuola, prima di uscire completamente, si girò verso di lei, e col tono più gentile del mondo disse: “Non preoccuparti, cara. Tanto un giorno non importerà a nessuno. Moriremo tutti!” Dopo ciò sparì dietro la parete bianca, senza neanche chiudere la porta.
Ma Nope, invece di sentirsi meglio, provò una strana fitta allo stomaco per niente piacevole. Ipotizzò fosse fame, ma escluse subito questo dubbio. Aveva appena finito di mangiare quattro Big Mac, e anche se di solito ne prendeva sei, si sentiva sazia e piena come un uovo. Scrollò le spalle, come se la cosa non avesse molta importanza e prese a ripassare la figura di sua madre nella testa. Clare era una donna piccola ed energica, con i capelli biondi sempre raccolti in una pratica coda di cavallo e gli occhi verde prato inglese. Nonostante avesse affrontato ben cinque gravidanze, era una persona molto forte e decisa, ma a volte stranamente macabra. Amava la morte e qualsiasi occasione era buona per indossare un po’ di nero. I funerali erano i suoi eventi preferiti. Le figlie poi avevano preso l’abitudine di chiamarla Lana, come Lana del Rey, che era la sua cantante preferita.
Nope si chiedeva come avesse fatto la madre a partorire un gabinetto ambulante come lei. Ogni volta che ci pensava, arrivava alla conclusione che lei era la primogenita e per questo, dato che era il primo tentativo di figlia, era uscita sbagliata. Completamente sbagliata. Quando Clare l’aveva data alla luce, la luce non l’aveva voluta.
Nonostante ciò la pulzella era piena di ‘si tanto talento, che non poteva non farsi beffe del prossimo, sbattendo in faccia a chiunque gli capitasse dinanzi le sue innumerevoli abilità. Infatti ella era molto capace nel ballo e nel canto. No, sto scherzando. La sua voce era inquietante. Sua sorella Marge era brava in quello. Ma sicuramente Nope era brava a scuola, era la prima della classe. Okay, mi sto confondendo con l’altra sorella Tessie. Però è certo che fosse abilissima nella gastronomia, infatti faceva certi dolcetti che…in realtà era Rain quella brava a cucinare. Eppure la poverella disegnava molto bene proprio come suo fratello minore, Dan. Oh, ma vaffanculo.
Insomma, ma chi voglio prendere in giro? Nope non riusciva neanche a camminare come una persona normale, figurarsi avere un talento. Un fottutissimo Big Foot era molto più aggraziato di lei. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. A caval donato non si guarda in bocca. Cielo a pecorelle pioggia a catinelle. L’erba del vicino è sempre più verde e…Va bene, la smetto.
Il punto è che Nope era davvero una povera disgraziata e voi vi chiederete perché vi sto raccontando di una ragazzina così noiosa e pelosa. E avete ragione.
Ma pensateci bene, cosa potrebbe fare nella vita questa fanciulla? Suicidarsi? Buttarsi sotto un camion? Nessuno scopo, nessun sogno. Un fallimento. Cosa può fare qualcuno che è un fallimento ma che vuole vivere lo stesso? Ecco la risposta: si fissa. Non nel senso che si guarda allo specchio, ma coltiva una morbosa, anomala, assillante ossessione. E purtroppo Nope aveva una chiodo fisso che le tormentava l’animo dal mattino quando si svegliava, fino a sera quando andava a dormire: Liam James Payne. Proprio così, il tipo che sta negli One Direction. Ma non era una fissazione sana ed equilibrata. Era pura pazzia. Ogni singola parete della camera di Nope era tappezzata con un poster, una foto o un’immagine di Liam. La coperta che ricopriva il letto aveva la faccia di Liam. Le palline sull’albero di Natale rappresentavano Liam. E ogni dvd accuratamente conservato sulla mensola del salotto era la testimonianza di ogni parola pronunciata da Liam. Nope sapeva tutto di lui, anche quando andava in bagno. Aveva preso persino l’abitudine di non mangiare coi cucchiai. Quella era proprio fuori di testa. L’unica cosa che non conosceva era il suo numero di telefono, ma su quello ci stava lavorando. Ed è proprio per questa sua mania che sto raccontando codesta storia. Le avventure di Nope McKenzie.




 

SALVEEEEEEEEEEEEEE

Beh ehm, rieccomi qui dopo più di un anno... sinceramente non so che dire ahahah.
Quest'ultimo anno è stato tremendamente tremendo, ne sono successe di tutti i colori. Purtroppo non ho avuto proprio tempo per scrivere, ne per finire l'altra storia che avevo cominciato. Inoltre ho avuto "il blocco dello scrittore". Ebbene si, in questo periodo non ho proprio scritto nulla, se non prologhi di storie geniali che però non avevo voglia di continuare. Diciamo che questa, che tra l'altro è comica, è quella che mi soddisfa di più, anche perché è piaciuta e quindi niente.
Ho pensato di pubblicarla circa dieci minuti fa, tanto per vedere. Devo partecipare a un concorso di scrittura (sono stata obbligata, singh) e vorrei vedere se ho perso completamente il poco talento che avevo o se sono solamente indolenzita.
Beh vabbè, spero che il prologo vi piaccia. E' molto demenziale come storia, ma alla fine insegna qualcosa. Diciamo che è il genere che amo, insieme a quelle cose un po' sadiche. E niente, spero vi piaccia (mio dio quanto sono ripetitiva, ma capitemi mi piacerebbe che a qualcuno garbi quello che scrivo). Sappiate che da questa storia dipenderà il mio voto in latino e greco!
Baci a tutti,
Ross.

  
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