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Autore: Ali_Nott    07/03/2015    6 recensioni
Dal primo capitolo:
"Un rumore secco e sonoro mi provocò quasi un infarto. Saltai indietro mentre avevo messo una mano sul petto, andando perfino a sbattere contro una ragazza che stava passando di lì. Posai gli occhi sulla mano appoggiata sul mio armadietto ormai chiuso, risalendo con lo sguardo fino ad incrociare due occhi chiari che, ormai, conoscevo fin troppo bene.
«Ehi, Moran, ben tornata a scuola» E il solito strafottente ghigno fece capolinea sul suo volto."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo XIX

Il giorno dopo, ovviamente, quasi tutta la scuola era venuta a conoscenza del fatto che io e Adrian non avessimo incontrato il preside e che era stata tutta una montatura.
Tra i “quasi tutti” vi era anche la mia insegnante di storia che, pensando bene di meritarmi una punizione, mi assegnò un intero capitolo da studiare entro due giorni e la cosa mi infastidiva parecchio, non tanto per la punizione in sé ma perché Carter, al contrario, ne era uscito con le mani pulite, come se non fosse stato lui l’artefice del nostro incontro.
Capitolo o meno, per qualche assurdo motivo, non riuscivo comunque a sentirmi arrabbiata nei suoi confronti.
Forse perché si era offerto volontario per aiutarmi nell’impresa storica, impresa che gli era costata la rinuncia agli allenamenti di basket, altro motivo per apprezzare maggiormente il suo sforzo.
James continuava a fare avanti e indietro, dalla cucina alla sala, con un intervallo di tempo fisso di cinque minuti, come se cronometrasse un controllo e l’altro. Quando aveva visto me e Carter in cucina per la prima volta, aveva accennato solo ad un cambio di compagno di studi e a me venne immediatamente in mente che, nemmeno troppo tempo fa, c’era Matt al posto di Adrian e, allo sguardo interrogativo di lui, avevo liquidato la faccenda con un’ alzata di spalle.
Io leggevo ad alta voce, Adrian ricordava passo passo l’argomento che anche lui, un anno prima, aveva studiato e io ripetevo, un po’ sbirciando sul libro un po’ fissando la parete davanti a me.
«Quanto? Tre giorni che siamo insieme e guarda cosa mi sei già costato!»
«Ah, perché stiamo insieme?»
Ignorai il suo sorriso e gli lanciai addosso la gomma, che lui afferrò al volo senza troppe difficoltà. «Idiota.»
«Muoviti dai, siamo quasi arrivati a metà capitolo, così domani riuscirai a finire e non ti ritroverai con una F da recuperare.»
«Oppure posso fermarmi qui e finire tutto domani.»
«Oppure possiamo continuare fino a stanotte e finire tutto oggi, mhn?»
Se James non avesse fatto il suo ingresso nella stanza per la centesima volta, probabilmente avrei palesato il mio orrore nella proposta di Adrian. «Per l’amor del cielo, James! Finiscila! Stiamo solo studiando, smettila di essere così… così!»
Adrian osservò trattenendo a stento un sorriso divertito mentre James usciva – si sperava per l’ultima volta – dalla cucina, stringendo un po’ troppo la presa intorno alla lattina di Coca Cola che teneva in mano.
Dopo qualche secondo, Adrian poggiò entrambi gli avambracci sul tavolo, sporgendosi verso di me, stavolta senza far nulla per evitare di sorridere come un ragazzino. «Ora che ci penso potremmo anche lasciar stare per un po’ la tua punizione e fare altro.»
«Proponi…»
«Potremmo andare in camera tua, anche se temo che tuo fratello si metterebbe a spiarci attraverso il buco della serratura.»
«Oppure potremmo restare qui…»
«Piccola Alinuccia, non ti facevo così audace!»
«…a studiare.»
A quel punto Adrian si tirò indietro, il sorriso che aveva occupato le sue labbra sembrò sparito per andarsi ad aprire sulle mie, mentre lui incrociava le braccia al petto tenendo la schiena poggiata contro lo schienale della sedia. Non aggiunse altro e io feci altrettanto, riprendendo a leggere dal punto in cui mi ero interrotta.
 

Un’ora dopo, fu Adrian a mettere fine allo studio, poggiando il palmo della mano sul libro così da impedirmi di leggere. Guardai l’ora, leggermente sorpresa di quanto il tempo fosse volato senza che nemmeno me ne rendessi conto.
Per la prima volta, studiare era stato quasi… piacevole.
«Ah, un po’ di silenzio.»
«Tu sei fissato con il silenzio.»
Adrian si alzò dalla sedia, alzando le braccia al cielo per stiracchiarsi lasciandomi intravedere la sua pancia appena scoperta per quel movimento, prima di passarsi una mano tra i capelli e sbuffare. «Cavolo, sono più stanco io di te.»
Rimasi seduta ad osservarlo dal basso, poggiando un gomito sul tavolo dopo aver chiuso il libro di storia. «Grazie per l’aiuto.»
A quel punto, Adrian fece un passo nella mia direzione, poggiò una mano sullo schienale della sedia e l’altra sul tavolo, per poi chinarsi leggermente in avanti e io fui costretta a sollevare maggiormente il viso per poter continuare a guardarlo. «Non c’è di che, Alinuccia. Ora però mi aspetto una ricompensa.»
Avrei dovuto aspettarmi una risposta del genere, una risposta alla Adrian Carter, per intenderci.
Lui si avvicinò maggiormente, i suoi capelli mi solleticavano la fronte e riuscivo a sentire il suo respiro infrangersi contro le mie labbra, che si schiusero. «James è di là.»
«E allora non faremo rumori.» Disse, pronunciando l’ultima parola con le labbra premute contro le mie. Senza nemmeno rendermene conto, come se fosse il gesto più naturale del mondo, le mie labbra iniziarono a muoversi in sincronia con le sue, mentre con la punta delle dita gli sfioravo delicatamente una guancia.
Poi Adrian fece uno strano verso con la bocca e si allontanò e, proprio mentre pensavo di aver fatto qualcosa di male, lui estrasse il proprio cellulare dalla tasca rimanendo ad osservarne lo schermo per qualche secondo prima di riabbassare la mano.
«È mia sorella, devo andare.» Si chinò un’ultima volta, dandomi un bacio tra i capelli prima di scappare via, letteralmente.
 

Erano passati solo pochi giorni e pensare a me e Adrian in un modo completamente diverso da come avevo sempre concepito il nostro rapporto mi faceva un po’ strano. Baciarlo mi piaceva e la cosa mi lasciava un po’ perplessa, forse perché non l’avevo mai nemmeno immaginato… mi girai sulla schiena, mettendomi il cuscino sulla faccia agitando le gambe contro il letto, per poi sbuffare.
Mi misi a sedere, prendendo il cellulare per controllare se ci fossero messaggi o chiamate perse, ma niente di niente. Così decisi di chiamare Melanie, che rispose al terzo squillo.
«Hola!»
«Ciao! Cosa stavi facendo?»
«Nulla, guardavo un DVD. Tu?»
«Sono in camera, mi sto un po’ annoiando, perciò… hai qualcosa da raccontarmi?»
«Qualcosa da-- Domani c’è la prima partita di basket, ci andiamo vero?»
Partita di basket… Adrian non me l’aveva nemmeno accennato e io proprio non potevo saltare di nuovo gli allenamenti di nuoto, cavolo. «Non lo so, domani pomeriggio devo assolutamente andare in piscina, vi raggiungerò appena avrò finito.»
«Come va con Adrian?»
«Io… mhn… bene.»
«Non dirò- anzi sì, lo dirò: io l’avevo detto!»
«I miei vestiti sono ancora tutti interi»
«Per ora…»
«Melanie!» A quel punto scoppiai a ridere, sdraiandomi nuovamente sul letto e fissando il soffitto. «Mi fa ancora un po’ strano sapere di stare con lui»
«Quindi state insieme?»
«Certo! Ci siamo baciati e più di una volta! Non l’ha detto esplicitamente ma… deve solo azzardarsi ad uscire con un’altra ed è la volta buona che lo uccido.»
«Alinee Moran cotta di Adrian Carter. Figo.»
«Cotta un cavolo!»
«Sì, sì, certo. Senti, devo andare, sono tornati i miei e devo preparare la cena quindi magari ci sentiamo più tardi, ciao!»
Non ebbi nemmeno il tempo di risponderle che Melanie aveva già riattaccato. Quando allontanai il cellulare dall’orecchio per mettere giù notai un messaggio, di Adrian.
Scommetto stai pensando al bacio che ti ho dato.
Il solito megalomane.
Idiota.

Quando non sai cosa rispondere mi insulti. Che razza di ragazza!

No, non stavo pesando a nessun bacio! Ero al telefono con Melanie, mi ha detto della partita.

Me ne ero completamente dimenticato. Verrai?

Non credo, devo assolutamente andare in piscina, sto saltando troppi pomeriggi, vi raggiungo il prima possibile.

Vorrà dire che chiederò a qualcun altro di fare il tipo per me…

Allora se farò in tempo verrò a tifare solo per James.

Prevedibile. Buona notte Alinuccia.

Rilessi un paio di volte la breve conversazione scacciando rapidamente dalla testa l’immagine di Kaila che faceva il tifo per Carter, al posto mio. L’unica cosa cui non riuscivo ad abituarmi davvero era la gelosia provata nei suoi confronti e, temevo, che probabilmente non l’avrei fatto mai.

***

Mancavano solo poco più di cinque minuti alla fine della partita. Continuavo a palleggiare, stando fermo sul posto a guardarmi intorno, in cerca di una via di fuga, in piccolo buco che mi permettesse di passare la palla ad uno dei miei compagni e puntare al canestro.
Sentivo goccioline di sudore scendere lungo il collo di tanto in tanto e, per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad essere completamente concentrato sul gioco.
Gli ultimi minuti erano stati i peggiori.
Continuavo a guardare verso gli spalti, in cerca di un unico volto tra tutte quelle persone, che però non riuscivo ad individuare nemmeno di sfuggita.
Una svegliata me l’ero data solo alla minaccia del coach arrabbiato che, se non mi fossi concentrato, mi avrebbe sostituito.
Al fischio finale tirai un sospiro di sollievo nel vedere che avevamo vinto, non per merito mio, anche se di pochi punti.
Nella palestra scoppiò il putiferio.
Il suono provocato dalle urla e dagli applausi continuava a crescere sempre più, mentre le persone iniziavano a lasciare gli spalti e scendere in campo.
Mia sorella fu la prima a venirmi incontro, saltandomi in braccio commentando quanto puzzassi e quanto la schifasse il sudore ma complimentandosi anche per il risultato.
Dopo di lei arrivò anche il resto del gruppo dei miei amici, Peter, Melanie, Alexander e, dietro di lui, Alinee che sorrideva timidamente.
«Vai a recuperare la mamma, ti aspetto qui.»
Lasciai andare la presa su mia sorella e mi avvicinai a loro, guardando però solo una tra i quattro.
«Complimenti per la partita! La prima ed avete vinto!»
«In realtà tu hai fatto schifo!» Alinee, dopo Peter, fu la seconda a parlare, senza smettere di sorridere.
«Ah sì? Da quanto sei arrivata?»
«Da quando hai iniziato a far schifo!» Rispose Melanie al suo posto.
«Allora ti ho portato sfiga.»
In realtà, schifo o meno, in quel momento non me ne importava nulla. Il fatto che avesse mantenuto la parola data bastava a non farmi arrabbiare con me stesso perché, aveva ragione, sul finale avevo fatto proprio schifo. Le circondai la schiena con un braccio, incurante degli sguardi dei nostri amici puntati su di noi e mi avvicinai maggiormente a lei per lasciarle un bacio tra i capelli ancora bagnati. «Potevi asciugarli, ti ammalerai.»
«Ti avevo detto sarei venuta il prima possibile…»
Quando in lontananza vidi mia madre e Arianne arrivare, lasciai scivolare il braccio lungo il fianco, spostando lo sguardo da Alinee a loro, finché non si fermarono con il piccolo gruppo e tutti gli sguardi furono puntati su di loro.
«Loro sono mia madre e mia sorella, Arianne. Questi invece sono Peter, Alexander, Melanie ed Alinee.» A quel punto guardai solo Arianne, indicando con la testa Alinee. «Ma lei hai già avuto modo di… conoscerla.»
«Ah sì, quella pazza, mi ricordo di te!» Tutti si misero a ridere eccetto la diretta interessata che, invece, serrò le labbra in una linea sottile e divenne tutta rossa in faccia, guadagnandosi un pizzicotto sul braccio da parte mia.
«E sei la sua ragazza?»
Alinee non rispose, forse non sapendo cosa dire, alzando però lo sguardo verso di me.
«Sì, direi che è la mia ragazza.» Le parole uscirono con tranquillità, senza alcuno sforzo e bastarono a farla sorridere timidamente, incurante di avere tutti gli occhi dei presenti puntati su di sé.
«E da quanto state insieme?»
«Smettila di farmi queste domande davanti alla mamma!»
E fu proprio mia madre a mettere un punto alla situazione, forse sapendo che parlarne davanti a lei mi metteva un po’ a… disagio. «Lasciamolo andare a farsi una doccia e cambiarsi, noi due ti aspettiamo a casa per cena. Ciao ragazzi.» Poi poggiò una mano sulla spalla di Arianne che, nonostante si oppose, non avrebbe potuto far altro che seguirla e andarsene a casa.















Mi spiiiiace! Davvero! Un anno è tantissimo e spero che nonostante il troppo tempo passato ci sia ancora qualcuno disposto a seguire questa storia. 
Mi sono ripromessa di aggiornare almeno un capitolo ogni dieci giorni fino a quando la storia non sarà terminata. Non so quanti altri capitoli ci saranno, d'ora in poi sarà tutto un scrivi-controlla-pubblica in modo che non ci sia ulteriore attesa. 
Chiedo ancora perdono, davvero! 
Un bacio a tutti, sono curiosa di sapere cosa ne pensate e vi dò il permesso di fucilarmi per l'attesa! 
   
 
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