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Autore: SpreadYourWings98    07/03/2015    4 recensioni
«Cos'hai da fissare?»
Gli occhi dorati della ragazza percorsero veloci la figura del ragazzo di fianco a sè.
«Io... Non ti sto fissando.» rispose titubante.
Sul viso del moro nacque un sorriso ironico.
«Lo facevi eccome.»
Alle orecchie di Molly Price era parsa tanto una risposta divertita e infastidita. L'incoerenza di quelle due emozioni sovrapposte l'affascinò in un modo inaspettato.
«Come fai a dirlo comunque? Non mi hai guardata neanche per un secondo.»
«Lo sento.»
«E' impossibile.» fù la sua constatazione risoluta. 
[...] «Io posso,» affermò deciso, «perchè sono un fottuto cieco, okay?»
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Fanfiction ambientata in un contesto romantico, nel quale non mancheranno situazioni bizzarre e magiche.
Un'intreccio tra la storia romantica di Ezra e Molly e le fiabe più amate dal popolo - cito quelle di Cappuccetto Rosso e quella di Biancaneve - rivisitate decisamente in chiave moderna, che creano un racconto fiabesco e realista al contempo nella nebulosa e immaginaria cittadina di Grayspot.
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STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Prologo




 
Tik-tok, tik-tok.
L'orologio segnava le 18 in punto.
Grayspot attraversava la più bufera dell'anno. Quella piccola città era stata crudelmente buttata su uno sfondo nebuloso, a dirla breve pioveva a dirotto e ininterrottamente dalle 6:03 della mattina, e il cielo - invece di presentarsi a sfumature rossiccie, solito nei crepuscoli invernali di febbraio - era decorato
da striature di grigio e bianco sporco.
«Accidenti!»
Le scarpe da ginnastica stridettero, veloci sul marciapiede in pietra.
La proprietaria cercò inutilmente di non trovarsi spalmata al suolo, sotto la pioggia scrosciante.
Così, dopo essersi alzata alla veloce e alla buona, con i capelli appiccicati alla fronte e i vestiti fracidi,
disse qualcosa a denti stretti. Non udibile, più o meno.
Sicuramente qualcosa di poco piacevole riguardasse il suo stato, un ringraziamento sarcastico verso qualcuno di potenzialmente inesistente lassù, nel punto vivo della tempesta, che - sempre secondo lei - le aveva affibbiato una sfortuna inesauribile.

I turisti l'avrebbero soprannominata la città vecchia, piuttosto che la macchia grigia - come lo stesso nome faceva intendere -, perchè le strutture abbandonate, i vialetti in pietra e le tante piante che spuntavano da quest'ultimi erano più evidenti delle nuove abitazioni in costruzione.
Grayspot vantava il primato in campo meteorologico - ovviamente , del brutto tempo - e per la conservazione della città stessa; difatti, la maggior parte delle strade e delle case abbandonate non erano state pù toccate dai lontani anni 80', e questo affascinava i visitatori. Se, però, ci si sforzava di guardare meglio,
si notavano svariati graziosi negozi sparsi per la cittadella e le villette brillanti degli abitanti.
Che, sempre per intenderci, erano poco più di 6.000.

Il 21 non era particolarmente pieno di gente, quella sera. Almeno, non di ubriaconi.
La ragazza si spostò dal punto dal quale esitava impalata, vicino all'entrata,
evitando di creare l'ennesima pozzanghera d'acqua piovana.
Quando si decise a muoversi verso il solito tavolo all'angolo tra i bagni pubblici e l'acquario del bar,
venne accolta dalla voce rumorosa di Janine Spencer.
«Molly! Si può sapere che ti è successo?» chiese con tono preoccupato quest'ultima.
«Ovviamente, mi si è rotto l'ombrello dieci minuti dopo che sono scesa di casa.»
La mora di fece scivolare giù per le braccia il cappotto zuppo e si accinse a seguire l'amica fino al tavolo dove c'erano tutti; la testa scura che le dava le spalle era sicuramente di Luke e la ragazza che gli parlava con voce intrisa di malizia era quella di Angeline, gli occhi che le sorridevano divertiti erano quelli di una Demetria che sorseggiava gin con ghiaccio.
I suoi amici di vecchia data, così svampiti per essere tutti sull'onda dei vent'anni.
Molly era quella più piccola del gruppo; vantava 17 anni di pura adolescenza. E di iella.
«Buonasera, ragazzi!» esultò poco prima di prendere posto vicino al muretto. Il suo posto.
«Molly, sei viva! Ti davamo per dispersa!» commentò l'unico ragazzo tra loro, rivolgendole attenzione.
Lei, in tutta risposta, controllò l'ora sul telefonino. Le 18.35.
Era loro abitudine riunirsi ogni sabato al 21, in quel tavolino e alle 18 del pomeriggio ormai da tempo immemore. Forse, persino dalle medie. Non si poteva dire però con certezza.
Quindi, conoscendo da anni la mania per la puntualità di Molly, gli amici, si erano non poco preoccupati non vedendola comparire per quei successivi trentacinque minuti che avevano seguito le sei. Quella era una di quelle poche volte che ritardava  - si potevano contare sulla punta delle dita - a causa di spiacevoli imprevisti.
«Colpa sua!» si difese la mora indicando con l'indice il soffitto o meglio, in quel caso, qualcuno lassù.
Scoppiò l'ilarità generale e la nostra protagonista sorrise.
Presto cominciarono a raccontarsi gli aneddoti della giornata con la spensieratezza che si ha solo a quell'età. Angeline aveva avuto la sua prima promozione - aveva da poco cominciato a lavorare per una rivista locale - così si ritrovarono presto a festeggiare.
«Vado io! Prendete il solito?»
Dopo che i quattro risposero con un gesto affermativo , Molly si alzò per andare ad ordinare.
Si sedette su uno sgabello, conscia che avrebbe scambiato qualche parola con il barista prima di lasciare il bancone; lei era così, con chi poteva parlare, ci parlava allegramente. 
Un tipo decisamente socievole.
«Marcus!»
L'uomo di colore con la divisa del 21 le sorrise, entusiasta.
Molly ordinò due scotch, l'ennesimo gin di Demetria, un Martini e un birra, come al solito.
Nel mentre, i due si scambiavano battute squallide che avrebbero fatto ridere solo tipi come loro.
Marcus era un uomo sulla quarantina, lavorava al 21 da una decina di anni e poteva vantare di avere il primato come barista, in quel quartiere. Oltre i considerarsi come un padre per la giovane e pimpante Molly Price.
«Scusa l'attesa, ma la gente comincia ad aumentare e a spazientirsi,» disse sbrigativo, senza scomporsi. «e devo servire prima loro, questione di dieci minuti!» e detto questo, si defilò tra i bicchieri e gli alcolici, pronto ad accontentare la clientela, che effettivamente si agitava dietro al bancone.
La mora la scrutò un poco; c'erano molti volti che le parevano nuovi.
Turisti, pensò facendo spallucce.

La giovane Price si fece una coda alta, tirando per bene tutti i capelli all'indietro.
L'umidità del bar non aiutava molto, anzi, incrementava il lavoro che la pioggia aveva fatto sui suoi indumenti. Poggiò i gomiti sul bancone e si guardò un pò in giro, per ingannare il tempo.
La distrasse dai suoi pensieri una presenza, che le aveva delicatamente toccato una spalla.
«Mi scusi potrei sedermi qui?»
Sussultò di un poco, prima di voltare il volto verso la direzione di quella voce morbida.
La mano che probabilmente l'aveva sfiorata indicava lo sgabello di fianco al suo,
inaccessibile dalla posizione accomodata di lei, che aveva occupato quasi del tutto anche quello spazio.
«Oh, si... scusi lei.» rispose, leggermente in imbarazzo.
Il ragazzo, che prese posto vicino alla nostra protagonista,
tastò per un poco la superficie del bancone e dilungò il suo sguardo assente in direzioni diverse per lo stesso lasso di tempo. Poi alzò le spalle, in modo composto, e guardò dritto davanti a sè.

Molly si distrasse per poco, fissandolo, poi di sedette in modo più composto e prese a fissare le bottiglie di alcool, che Marcus aveva probabilmente sistemato quella stessa mattina sui ripiani del 21. L'alcool scorreva a fiumi in quella sottospecie di locale.
«Cos'hai da fissare?»
Gli occhi dorati della ragazza percorsero veloci la figura del ragazzo di fianco a sè.
«Io... Non ti sto fissando.» rispose titubante.
Sul viso del moro nacque un sorriso ironico.
«Lo facevi eccome.»
Alle orecchie di Molly Price era parsa tanto una risposta divertita e infastidita.
L'incoerenza di quelle due emozioni sovrapposte l'affascinò in un modo inaspettato.
«Come fai a dirlo comunque? Non mi hai guardata neanche per un secondo.»
«Lo sento.»
«E' impossibile.» fù la sua constatazione risoluta. 
La reazione di lui a ciò che ella disse la congelò sul posto.
Le iridi marine del moro si spostarono dal punto indefinito che stavano fissando con indifferenza posandosi sulla figura di Molly. Aveva ancora la sensazione che lui non la stesse guardando.
«Io posso,» affermò deciso, «perchè sono un fottuto cieco, okay?»

Difficile che Molly Price rimanga senza parole o a disagio. Veramente difficile.
Eppure, quella fù una di quelle rare volte.
Le era parso come se il tempo si fosse fermato: le birre sbattute sui tavoli,
le frasi sconnesse dei clienti, le porte che venivano aperte, gli odori forti del locale; tutto arrivava ovattato alla mora.
I suoi occhi erano così cristallini. Erano rivestiti di una tonalità brillante di azzurro, ornati da tante striature leggermente più scure e il loro contonro era di un blu notte.
Si sentì stranamente stordita.

«Molly! Perdona l'attesa! Ecco ciò che avevi ordinato. Paghi dopo, come al solito?»
Marcus era lì, in piedi, che porgeva alla giovane Price un vassoio con cinque bicchieri stracolmi di alcool.
L'uomo si accorse dell'aria tesa che sovrastava le loro tre teste, le posteva repirare e sentirne la spigolosità.
Quando riconobbe il ragazzo di fianco a lei, sorrise entusiasta.
«Ezra! Sei tornato in città? Come stai?»
Il moro sorrise all'uomo e gli porse la mano.
«Ho dovuto, Marcus. Nonna non sta bene.»
«Ho saputo. Mi dispiace.»
«Non preoccuparti.»
Ci fù un momento di imbarazzo e di silenzio. Pesante come un macigno.
«Comunque, vedo che hai conosciuto Molly!» affermò l'uomo,
il solito sorriso bianco che possiedono gli uomini di colore.
La ragazza, sentendosi presa in causa, afferrò il vassoio, fece un cenno con il capo all'uomo in divisa, e si diresse al tavolo dei suoi amici.
«E' successo qualcosa?» chiese allora Marcus, incuriosito dalla reazione di Molly.
«Niente di importante,» sussurrò Ezra, con sarcasmo, «Un'altra stupida ragazzina turbata dalla mia cecità.»
L'uomo di colore alzò un sopracciglio, completamente sorpreso e divertito dall'accaduto. C'era elettricità.

«Molly, ce l'hai fatta?»
Molly si sedette vicino a Janine, poggiò il vassoio sul piano lucido e afferrò la sua birra.
In un sorso se ne bevve quasi metà.
«Ehy, ragazza, vacci piano!,» rise la bionda bevendo sal suo bicchiere, «Con chi parlavi al bancone?» concluse con uno sguardo languido.
«Con nessuno. Un tipo nuovo in città, penso.» sbuffò la giovane Price sorseggiando poco elegantemente la sua birra.
Molly fissò il ragazzo in questione con sguardo truce.
Quest'ultimo, sentendosi probabilmente osservato, voltò di poco il viso verso la mora e, seppur non guardandola, sorrise sicuro che lei avrebbe capito a chi fosse destinato quel movimento delle sue labbra.
Alzò il bicchiere di Martini con il ghiaccio davanti a sè, come se avesse voluto fare cin-cin.
Lei rispose alzando un angolo della bocca e alzando allo stesso modo la sua birra.



Angolo autrice:
Buonasera, ragazzi! :)
Eccomi qui con una nuova storia!
Sea's tales parla delle vicende della nostra svampita protagonista, dei suoi amici e degli abitanti della stravagante Grayspot (un paese di mia invenzione).
Molly Price ha 17 anni freschi, un gruppo di amici con cui passa quasi tutti i sabati sera al 21 e tutta una vita davanti da vivere. Socievole, svampita ma comunque, una ragazza con la testa sulle spalle.
Una sera, proprio nel locale, incontra un ragazzo affascinate e misterioso che la incuriosisce; Ezra.
Purtroppo il ragazzo è affetto da una grave cecità.

Anche se nutro qualche dubbio sul proseguimento della storia, ho volto comunque pubblicare il prologo pilota per vedere come va. Aspetto i vostri commenti, un bacio!
- Rea.

 
  
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