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Autore: 365feelings    07/03/2015    0 recensioni
Raccolta di vario genere e vari personaggi; molte percabeth e jasiper perché canon is the way. E anche tante solangelo. Headcanons come se non ci fosse un domani, non posso assicurare che siano sempre fluff. Qualche AU (ok, tante AU) e future!fic.
30. Non c'è fama più grande (Ares/Afrodite)
«Era una semidea» la corregge «Ha dimostrato la sua aretè e ora la sua timè è salva, è scesa nell’Ade serena. Ci saranno altri eroi e conosceranno la sua storia, non c’è fama più grande».
La dea svuota il suo calice. Sa che Ares ha ragione e sa anche di essere una madre distratta e poco presente, ma per Silena (per tutte le sue figlie) ha sempre desiderato di meglio che la morte in battaglia. Una vita lunga, per quanto lunga possa essere quella di un mortale, e felice, sicura. Non è quello che vogliono tutte le madri, che voleva anche Teti?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason/Piper, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Will Solace
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Non c’è fama più grande
Coppia: Ares/Afrodite
Rating: verde
Genere: generale, sentimentale, malinconico
Avvertimenti: flashfic (695w), het
Note: sorry not sorry, avevo un po’ di feelings irrisolti su questa coppia. Ora va un po’ meglio, anche se ricordare Silena è sempre molto angst.
  • La castilleja è un fiore che si trova nel Wyoming.
  • Headcanon 1: con Mr. D a dirigere il Campo non c’è più nessuno che fa il vino > tragedia.
  • Headcanon 2: Margaret Fuller è una figlia di Afrodite. Ringrazio Cecilia (Alexiel Mihawk) per avermi suggerito il nome.
  • Aretè e timè sono valori che caratterizzavano la Grecia antica e significano virtù e onore. L’aretè di una donna doveva essere la bellezza e la fedeltà, però Silena è una semidea, quindi mi sono presa la libertà di fare riferimento alla virtù guerriera.
  • Questa storia è il seguito di Endless Road (da cui è tratto il pezzo iniziale) ed è ambientata subito dopo la battaglia di Manhattan. Sebbene Riordan abbia descritto gli dei come poco interessati alla loro progenie, mi piace pensare che ci siano delle eccezioni, inoltre in Heroes of Olympus aiutano i loro figli. Quindi Afrodite ha sofferto per la morte di Silena, ma resta pur sempre una dea e concepisce il tempo e il dolore in modo diverso. Infine per “Forse ora le sue bambine non saranno più derise” mi riferisco a ciò che dice in The lost hero a Piper.
 
 
 
 
 
«La prossima volta potremmo tornare in quel capanno da caccia» gli propone, pensando a loro due in mezzo ai boschi con un po' di botti di Dioniso «Potremmo restarci qualche mese».
Il volto di Ares si apre in un sorriso ferino; dietro le lenti gli occhi ardono di desiderio.
«Avremmo tutto il tempo e l'intimità per parlare delle nostre bambine, pensa se diventassero amiche. Sarebbe bellissimo, non trovi?» lo provoca, non resistendo alla tentazione.
 
 


Inspira l’odore del legno e della castilleja lasciata a seccare sulla soglia. È un buon profumo, nostalgico, a cui si unisce quello del vino.
Alle sue spalle Ares ha stappato una delle botti che Arianna le regalato («Certo, prendile tu, senza Dioniso non so cosa farmene») e sta riempiendo due calici con attenzione, perché perfino lui ha imparato a maneggiare con cura una cosa così preziosa. Sono lontani i tempi in cui, dopo aver sbudellato un nemico, poteva tracannare quel vino fino ad ubriacarsi.
«Non so come sei riuscita a procurartelo» le dice e ne beve un lungo sorso «Ma ne devo avere ancora, facciamo almeno cinque botti, no dieci».
«Non sono un fattorino» replica e si volta, un sorriso fin troppo sereno sul volto immortale.
«Certo che no» borbotta lui, mentre le allunga l’altro calice.
Basta un lieve movimento della mano e il vino si accende di mille riflessi: nella mente della dea prende forma un’idea. Da quando Dioniso è al Campo Mezzosangue non c’è più nessuno ad occuparsi dei tini e della fermentazione e le scorte di molti dei si stanno esaurendo se non lo hanno già fatto, ma c’è Arianna. Arianna che è sola e triste e ride molto meno senza suo marito, Arianna che sa come trattare il mosto e ha imparato dal migliore.
«Ti costerà» gli concede alla fine «Non so ancora quanto, ma ti costerà».
Al dio va bene, perché ghigna e si scola ciò che rimane nel suo calice, fino all’ultima goccia, e poi si lascia cadere tra le pellicce ammucchiate davanti al camino.
Una mano, bruscamente appoggiata al suo fianco, la trascina verso il basso e il vino rischia di macchiarle i vestiti, ma non si arrabbia perché ora è esattamente dove voleva essere – tra le braccia di Ares.
Sono passati anni da quando ha proposto di tornare in quel capanno da caccia, allora Clarisse era solo una bambina e adesso è un eroe, ma gli anni non sono che istanti per lei. In mezzo ci sono stati altri incontri, sempre più pericolosi; una volta hanno rischiato di essere scoperti da Efesto. In mezzo c’è stata anche una guerra.
Ma ora solo lì, tra i boschi del Wyoming (lo Snake River rumoreggia nel suo alveo da qualche parte tra i larici e il cuore immortale del dio batte forte contro il suo orecchio), e assentarsi è stato più semplice del previsto, è bastato dire a suo marito che aveva bisogno di tempo per elaborare il lutto.
«È da Margaret Fuller che non sei così triste per la morte di una delle tue figlie».
«Era solo una bambina» sospira Afrodite, stringendosi tra le braccia dell’amante «Una bambina bellissima».
«Era una semidea» la corregge «Ha dimostrato la sua aretè e ora la sua timè è salva, è scesa nell’Ade serena. Ci saranno altri eroi e conosceranno la sua storia, non c’è fama più grande».
La dea svuota il suo calice. Sa che Ares ha ragione e sa anche di essere una madre distratta e poco presente, ma per Silena (per tutte le sue figlie) ha sempre desiderato di meglio che la morte in battaglia. Una vita lunga, per quanto lunga possa essere quella di un mortale, e felice, sicura. Non è quello che vogliono tutte le madri, che voleva anche Teti?
«La nostra prole ci ha portato gloria» le dice con il suo solito torno burbero «Devi esserne orgogliosa».
E lo è. Non può essere più triste e più orgogliosa per il sacrificio di Silena. Forse ora le sue bambine non saranno più derise.
«Adesso sorridi» lo sente aggiungere, mentre le mani scivolano sui suoi fianchi «Abbiamo tre botti di Dioniso e nessuno sa dove siamo» e continua «Potrei perfino battermi con un grizzly e regalarti una nuova pelliccia».
«Che barbarie!» commenta, mentre le labbra si arricciano verso l’alto e gli leva gli occhiali, non ne ha bisogno con lei.
«Non mi sembrava la pensassi allo stesso modo quando qualche secolo fa mi hai fatto lottare con un orso bianco» le ricorda.
«Oh beh, quelli erano altri tempi» si giustifica ad un soffio dalle sue labbra prima di baciarlo «Però se vuoi puoi sempre prendermi un John Galliano».
   
 
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