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Autore: Ciajka    08/03/2015    1 recensioni
AU dove i personaggi di Sherlock sono uniti alla mitologia nordica.
John è un umano. Sherlock è un Dio.
Sono entrambi uniti da un patto infrangibile. La vita di John ora è completamente nelle mani della spietata divinità.
O, almeno, questo era il piano iniziale di Sherlock.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il knarr avanzava lentamente, ondeggiando seguendo il dolce ritmo dato dalle onde del mare.

“Gli Dei sono stati clementi oggi.” sorrise un giovane marinaio, appoggiando di fianco a sé un pesante sacco. Si stava rivolgendo a John, che si trovava appoggiato sul bordo della barca, intento a perdere lo sguardo in quell'immenso orizzonte.

L'allegro marinaio continuò: “Certo, un po' di vento in più non sarebbe d'intralcio, ma almeno non c'è pericolo di tempesta.”

John annuì, sovrappensiero.

Sussultò, quando sentì una roca risata provenire da poco più in alto del suo capo.

“Gabbiani.” rise il marinaio, quando vide l'espressione del biondo. “Quei pennuti si divertono ad essere inquietanti.”

“Mi hanno fatto prendere un colpo!” esclamò John.

Dopo qualche secondo di silenzio, continuò: “Non sono abituato a cose di questo genere. Navi. Mare. Gabbiani. Sono più un tipo da terraferma.”

“L'avevo capito.” ridacchiò il giovane. Si scostò alcuni ciuffi rossicci che gli avevano nascosto gli occhi color nocciola.

“John Watson.” allungò la mano il biondo.

L'altro la strinse con una stretta vigorosa.

“Luke Oldgrape. E il tuo amico?” con un cenno della testa indicò l'altro individuo appoggiato all'albero centrale.

“Ah. Lui è Sher- Shezza.” si corresse all'ultimo.

Luke abbassò il tono di voce: “Mi sta guardando malissimo.”

John sospirò: “Non ti preoccupare. È normale.”

Sherlock decise in quel momento di avvicinarsi ai due, con movenze feline e scuro in volto.

“Sono Luke O-” iniziò il rosso, ma venne interrotto bruscamente dall'acido commento di Sherlock: “Non dovresti ritornare al lavoro? Non ti pagano per chiacchierare.”

Luke rimase a bocca asciutta, interdetto.

Il denso silenzio che si era creato si spense immediatamente grazie all'improvvisa apparizione di Lestrade, proprio dietro di loro.

“Non so cosa sta succedendo qui, ma vorrei mostrarvi la stiva e le vostre brande.”

John ringraziò mentalmente l'interruzione di Gregory. Aveva un vago presentimento che Sherlock non avrebbe pensato due volte prima di scaraventare in mare il povero marinaio senza una reale ragione. Ma si sa, gli Dei sono proprio strani.

 

 

 

 

Lo spazio all'interno della minuscola stiva era praticamente inesistente. Le brande erano appiccicate le une con le altre e l'odore di stantio e muffa era così forte da far pungere il naso.

Il già flebile colorito di Sherlock si spense dal tutto. Il suo sguardo gridava: “Io non ci dormirò mai qui dentro.” anche se le sue labbra rimanevano serrate.

“Carino.” sussurrò John, non sapendo cosa dire.

Sherlock lo guardò come se avesse detto di amare una sirena, che l'avrebbe sposata in fondo al mare saltellando contemporaneamente su un piede.

“Lo so che non è il massimo, ma la vita dei marinai è dura, ragazzi miei!” rise imbarazzato Lestrade.

“Penso che ritornerò in superficie a respirare.” proclamò Sherlock, con atteggiamento da superiore.

“Credo che ti seguirò anche io.” disse John.

Mentre il trio saliva le brevi scale che portavano dal sotto poppa all'aria aperta, un'ombra scura e immateriale si mosse dal fondo della stanza e, silenziosamente, li seguì.

 

 

 

 

Appena furono di nuovo sul ponte dell'imbarcazione, un nervoso capitano Gregson tuonò in direzione di Gregory Lestrade: “Oi! Dove ti eri cacciato? Ti sei dimenticato che dobbiamo valutare la nuova rotta?!” poi aggiunse in modo sarcastico, spostando lo sguardo verso Sherlock e John “Non vorrei mai abbandonare questi due eroi nel posto sbagliato.”

John gli lanciò un'occhiataccia. Non riusciva a sopportare il tono di quell'uomo.

Gregory si schiarì la voce, per poi dire ai due: “Se volete, potete continuare la visita della nave.” poi aggiunse, vedendo il giovane marinaio Luke Oldgrape intento a coprire delle botti con un telone “Potete chiedere a lui di farvi compagnia.”

Sherlock voleva rispondere di no, ma fu tempestivamente bloccato da John con un: “Ci farebbe molto piacere.”

 

 

 

 

“Queste botti contengono il grano che vendiamo per i paesi che si trovano a nord.” spiegò il giovane appena Sherlock e John si furono avvicinati a lui, abbandonando Gregory al suo compito di vicecapitano.

“Lo scambiamo principalmente con le loro pelli e pellicce. Sono molto rinomate tra la nostra gente, sapete? Non abbiamo animali con un pelo altrettanto soffice.”

“Interessante.” sbuffò annoiato Sherlock.

Al ragazzo non sfuggì il tono beffardo del moro, ma fece finta di nulla.

“Purtroppo non c'è altro da mostrarvi, questa imbarcazione non è molto grande...”

“Dev'essere dura per un giovane come te rimanere rinchiuso in questo spazio così angusto.” disse John, osservando gli altri sei marinai che stavano remando di fianco a loro.

“Si sbaglia, signor Watson.” lo corresse Luke con un sorriso “Non mi sento affatto rinchiuso. Anzi, non posso sentirmi più libero! Il mio sogno è scoprire nuove rotte, viaggiare, conoscere nuove terre! Anche se sono solo un manovrale, riesco comunque a sentire la voce del mare che mi chiama!”

Sherlock lo guardò sarcastico.

“Anche se non vorrei mai abbandonare dal tutto la mia famiglia che sta in terraferma.” aggiunse Luke, con un tono leggermente più basso.

“Hai qualche fratello?” chiese John.

“Una sorella minore, Jem. Ogni volta che ritorno a casa mi chiede se ho sconfitto dei mostri marini.” ridacchiò “Lei pensa che io sia un qualche tipo di eroe pirata.”

Anche John iniziò a ridacchiare, mentre Sherlock rimase impassibile come una statua.

“Comunque-”

Non fece ora di finire la frase che la nave si scosse violentemente.

“Cosa succede?” gridò un marinaio.

“Un'onda anomala?” rispose un altro.

Quando Sherlock, John e Luke alzarono gli occhi al cielo, li sgranarono dall'incredulità.

No, non si trattava affatto di una semplice onda.

 

 

 

 

Sotto la poppa, la cabina del capitano era decisamente minuscola. Se un altro uomo avesse voluto entrare in quel luogo mentre era già occupato da Gregson e Lestrade, avrebbe dovuto come minimo amputarsi qualche arto.

Il minuto tavolino che divideva i due uomini era completo di candela, mappa nautica e una strana pietra iscritta con una rotondità centrale di cristallo di quarzo, utilizzata come bussola se puntata in direzione del sole.

“Quindi in quale porto dovremo fermarci?” chiese Gregory, dubbioso.

“Stavo valutando se attraccare qui” disse, indicando un punto della mappa “forse potremo provare a stabilire un accordo con-”

Improvvisamente l'ambiente tremò, facendo cadere a terra tutto quello che si trovava sopra il tavolo, oltre ai due uomini.

Con prontezza Gregson spense la candela ancora accesa con un pestone e urlò verso il compare: “Per gli Dei! Se abbiamo colpito uno scoglio, butto in mare quell'incapace che sta alla guida!”

Un altro scossone fece sussultare i due.

“Penso che non sia uno scoglio.” sussurrò con il fiato corto Gregory.

Entrambi si precipitarono al ponte della nave e quello che videro i loro occhi fece accapponare loro la pelle.

Un gigantesco tentacolo di piovra si trovava eretto sopra le loro teste, mentre altri tre erano avvolti ai lati del knarr. I marinai che prima erano intenti a remare avevano abbandonato i loro posti e stavano correndo per il ponte, cercando di raggiungere la stiva.

Sherlock, John e Luke, invece, si trovavano ancora in mezzo al ponte, aggrappati all'albero centrale per non perdere l'equilibrio.

“Che gli Dei ci aiutino!!” sentirono gridare da più voci.

Come per risposta, l'enorme tentacolo che si trovava sopra di loro avvolse l'albero centrale, spezzandolo e facendolo cadere con un tonfo, seguito dalla vela quadrata.

Per evirare di essere colpiti, il trio si scansò buttandosi a terra, cercando di rotolare più lontano possibile.

“Cercate di raggiungere la stiva!” gridò Gregson, fuori di sé.

“Non credo sia una buona idea!” rispose Sherlock, ancora per terra “Il mostro potrebbe spezzare la nave e, con essa, anche quelli che stanno al suo interno!”

Mentre Sherlock stava proclamando queste parole, il tentacolo decise di attaccare nuovamente, questa volta centrando in pieno la mercanzia disposta sul ponte.

Sherlock e John scivolarono verso il bordo dell'imbarcazione, mentre Luke si ritrovò dalla parte opposta, ritrovandosi a schivare il colpo solo all'ultimo momento, cadendo a terra e sbucciandosi un ginocchio.

Stava per rialzarsi, quando il tentacolo si avvolse sulla sua caviglia.

“No! No, no, no!” urlò dal terrore, cercando di divincolarsi e ancorarsi inutilmente al pavimento di legno.

“Luke!” gridò John, mentre lo vide librarsi per aria, leggero come un panno di stoffa.

Tanto leggiadro sembrava per aria, tanto pesante e massiccio fu il suono che fece quando colpì la superficie del mare.

Perfino Sherlock non riuscì a rimanere inespressivo a quel rumore sordo.

John si coprì la bocca con una mano, incapace di urlare alla vista di quell'acqua che si macchiava sempre di più di rosso.

Un altro colpo di tentacolo colpì la nave, facendola quasi ribaltare.

John sentì delle mani avvolgergli le spalle, stringendolo con violenza.

Si rese conto solo dopo qualche istante chi era il proprietario di quell'abbraccio. Si sentì stranamente a disagio.

“Ora ci butteremo in mare.” gli fu detto all'orecchio.

“Cosa?!” esclamò il biondo, completamente spiazzato.

Non fece in tempo a dire o a fare resistenza che Sherlock si era già lanciato oltre il bordo, facendo tuffare entrambi in quella scura acqua salata.

Quando riemersero, Sherlock si trovava ancora avvolto saldamente attorno a John, come se fosse una specie di ancora di salvezza.

Un altro colpo di tentacolo colpì l'ormai pericolante ponte del knarr, spezzandolo completamente a metà. La consapevolezza che chiunque avesse cercato riparo nella stiva ora sarebbe certamente morto annegato, fece annaspare John. Si sentiva così impotente di fronte a tutto questo. Anche se era stato in battaglia e aveva visto un sacco di vite lasciare il mondo terreno, nulla era in confronto a questa situazione. Non aveva mai visto un mostro di tali dimensioni. Neppure un orda di barbari era capace di mietere vittime con così minimo sforzo.

Come avrebbero fatto a sopravvivere?

Si guardò intorno e vide non erano soli: anche altri marinai erano finiti in mare come loro. Con sgomento si rese conto che questi non riuscivano a rimanere a galla a lungo: sembrava quasi che qualcosa li stesse spingendo verso le profondità dell'oceano.

Dopo pochi istanti gli unici esseri umani ancora vivi erano solamente John e Sherlock.

Intorno a loro gravava un silenzio irreale. Perfino il mostro marino se n'era andato, come se, affondando la nave, il suo compito fosse terminato.

Una trave di legno proveniente dall'ormai distrutto knarr ondeggiò verso la loro direzione.

“Ora la prendo!” gridò Sherlock, rompendo il contatto fisico con il compagno e afferrando con entrambe le mani l'improvvisata scialuppa.

Dopo vari sforzi per non cadere nuovamente in acqua, riuscirono a salire entrambi in quell'angusto pezzo di legno.

“Non si meritavano di morire così. Gregory, Luke, tutti gli altri...” sospirò con voce rotta John. Perfino il capitano Gregson non si meritava una fine simile.

Sherlock non sapeva cosa fare. Sentiva in fondo al suo essere che quelle morti erano sbagliate, anche se non sapeva dire il perché. Erano solo umani, no? Morire per mano di un mostro marino, per spada o per vecchiaia era lo stesso, vero? Eppure, sentiva un fastidioso dolore al petto, soprattutto nel vedere John in quello stato. E quella sensazione non gli piaceva per niente.

Improvvisamente la trave si smosse, facendoli quasi cadere in acqua.

“Cosa?!” esclamò John, bianco in volto, aspettandosi di vedere un terrificante tentacolo fuoriuscire dalle acque.

Invece quello che vide fu il volto devastato di Gregory Lestrade che annaspava, cercando di appoggiarsi alla trave galleggiante.

“Aiuto! Affogo!” gridava.

Senza aspettare un secondo di più, lo aiutarono a salire a bordo del traballante pezzo di legno. Per fortuna era grande abbastanza per entrambi.

“Cazzo, cazzo, cazzo...” continuava a cantilenare Gregory, con il fiato corto.

“Cosa cazzo era quella cosa?!” gridò infine.

“Un Kraken.” rispose tranquillamente Sherlock.

“Per tutti gli Dei, allora quel mostro esiste sul serio!” esclamò incredulo John.

“Certo che esiste sul serio! Mio fratello ne possiede uno e ogni tanto- oh.”

“In che senso tuo fratello ne possiede uno?” domandò Gregory in falsetto.

“Quindi è stato Forseti a liberarlo? Dici che ha fatto apposta?” chiese John.

Forseti? Cosa?!” continuò Gregory, senza capire.

“Penso proprio di sì. Alla fine è contro a questo viaggio, no?” rispose tranquillamente Sherlock.

“Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo?!” esplose Gregory.

Il duo lo guardò interdetto, poi John cautamente iniziò: “Penso che dovremo spiegarti un paio di cose...”

 

 

 

 

Mycroft sorrise compiaciuto.

“Ora cercherò di indirizzarli verso terraferma alzando il vento. Ottimo! Finalmente non avrò più problemi con loro!”

“Mi congratulo con voi.” disse Anthea “Vorrei però sapere perché risparmiare la vita anche all'altro umano.”

“Ti riferisci a Gregory Lestrade?”

La Dea fece un segno d'assenso con la testa.

“È logico. Dovevo tenere in vita almeno un membro dell'equipaggio come testimone. Se fossero ritornati solo Sherlock e John Watson avrebbero destato come minimo qualche sospetto. Sono pur sempre degli stranieri per gli abitanti di quel villaggio. Chi dice che non siano dei sabotatori di navi o peggio?”

Fece una pausa, prima di continuare: “Inoltre mi sembra un umano affidabile. Potrebbe ritornare utile in futuro.”

Anthea non fece nessuna obiezione alle parole del Dio.

“Ora ritornerò finalmente alle mie mansioni...” sussurrò, esausto.

“Aspetti, signore!” lo fermò la donna “Qualcosa si sta avvicinando a loro!”

Mycroft fece una faccia confusa, poi spostò lo sguardo dentro al pozzo contenente l'acqua mistica.

“No... Non è possibile!”

 

 

 

 

“Quindi mi state dicendo che lui è un in realtà un Dio?!” esclamò Gregory.

“Sì, e che vogliamo andare al tempio di Uppsala perché ci è stato detto che esiste un sacerdote, conosciuto come Mörk Präst, in grado di spezzare la maledizione.”

“O almeno così speriamo.” aggiunse Sherlock quasi sottovoce.

“Per tutti gli Dei. Se non avessi visto quel Kraken con i miei occhi, vi avrei mandati tutti e due a quel paese.” constatò Gregory, passandosi una mano tra i capelli.

Improvvisamente si alzò una fitta nebbia, spessa come un muro di pietra.

“E questa?” commentò Lestrade “Neanche pochi istanti fa c'era il sole!”

“Non è normale che si alzi la nebbia in pieno mare aperto?” chiese John al più esperto marinaio.

“Non così bruscamente. Sembra quasi una stregoneria.”

“Date un'occhiata.” disse Sherlock, indicando una grande ombra nera che si stava pian piano avvicinando a loro.

Quando fu abbastanza vicina, il trio riuscì finalmente a capire di cosa si trattava: una nave.

“Non ci credo.” fu il commento di John.

Delle corde furono calate in loro direzione, con l'intento di farli salire a bordo.

Sherlock ne afferrò una, seguito dagli altri due.

Non avevano idea chi fosse il capitano dell'imbarcazione, se l'improvvisa nebbia era correlata all'arrivo della nave e se, salendo a bordo, la loro vita sarebbe stata in pericolo.

Ma che altra scelta potevano avere?

Senza proclamare nessuna parola, iniziarono ad arrampicarsi, scuri in volto.




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* riappare dalle tenebre * heilà! Ma da quanto tempo! Hahahah- ha.

Giuro che non mi ero dimenticata di questa fic, anzi... diciamo solo che ho avuto qualche problema nel continuare a scriverla. Sono successe troppe cose.

Comunque avverto già che non so quando pubblicherò il prossimo capitolo, spero di non metterci una vita come con questo...

 

Ringrazio a tutti quelli che mi hanno chiesto se continuavo la storia, ho veramente apprezzato tantissimo il vostro interesse!

 

Spero solo di non avervi annoiato con questo capitolo (o, peggio ancora, deluso). Già non è tra i più felici in assoluto... (Non preoccupatevi per Luke, ritornerà in vita come zombie hahah se avete colto il riferimento vi adoro)

Comunque ogni critica è la benvenuta! Non siate timidi XD

 

.... chi sarà il misterioso capitano della nave? Ma soprattutto, sarà un amico o un nemico?

Tutto questo... nel prossimo capitolo! 

 

 

 

 

  
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