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Autore: LadyDenebola    08/03/2015    0 recensioni
Dopo anni di pace, la terra di Valdmurt è minacciata da Tenugh, che vuole impossessarsi dei cristalli divini Afior e Deri per tornare al potere. Denebola, novizia in procinto di entrare fra i protettori di Valdmurt, nonché detentrice di Deri, parte con cinque compagni alla ricerca del secondo cristallo. In una corsa contro il tempo, i sei compagni non dovranno solo affrontare le insidie di Tenugh ma si troveranno a fare i conti con un passato da dimenticare e un futuro da garantire.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I compagni alloggiavano in due stanze al sesto piano del palazzo reale. La stanchezza delle ultime ventiquattr’ore iniziava a pesare come macigni sui loro muscoli, così che decisero di dare ascolto al re e riposarsi fino al banchetto.
Mailo aveva iniziato già a dare segni di impazienza per l’assenza di Tinhos quando questo raggiunse lui, Rio e Alexander nella loro camera.
<< Cosa voleva il re? >>domandò subito Mailo.
Tinhos, che nel frattempo si era cambiato come tutti loro, gli rivolse uno sguardo indecifrabile e andò a sedersi su una soffice poltrona.
<< Hai scoperto qualcosa? >>aggiunse Rio.
Tinhos sussultò e lo guardò accigliato, come domandandosi se gli amici già non sapessero… Scosse la testa per snebbiarsi la mente: sentiva di dover essere lui a dare la notizia agli altri. Così, cercando di suonare naturale, riportò loro le parole di Sorhio. Le reazioni che vide furono esattamente come se le era aspettate: Mailo scoppiò in una risata incredula, mentre Rio e Alexander sembravano aver ricevuto una bastonata in testa.
<< La state prendendo meglio di me, a quanto pare >>
<< Sei un principe? >>balbettò Rio.
<< Te l’ho appena detto >>
<< E come diavolo hai fatto a non saperlo per tutti questi anni? >>esclamò Alexander.<< Come hanno potuto tenerti nascosta una notizia così… grande? >>
<< Era per tenermi al sicuro >>spiegò Tinhos.<< Di sicuro ai miei genitori adottivi dev’essere costato un bello sforzo >>. Era buffo, ma vedere le reazioni dei compagni lo stava aiutando a metabolizzare meglio la notizia.
Aiska e Denebola entrarono in quell’istante, con l’aria di chi si è finalmente fatto un bagno degno di questo nome.
<< Cosa sono quelle facce? >>esclamò subito Denebola, allarmata.
Ancora spiazzati, gli altri guardarono Tinhos. Con l’umore che iniziava a migliorare, ma anche non senza un certo imbarazzo, l’elfo le informò. Le due ragazze lo ascoltarono a bocca aperta e, alla fine, guardarono compassionevoli Rio, Mailo e Alexander, che aspettavano la loro reazione.
<< Un po’ ce l’aspettavamo >>disse Aiska.<< Avevamo avuto l’impressione che somigliassi troppo a Sorhio per non essere un suo parente. Ma che fossi addirittura suo figlio…! >>
<< Avevate avuto l’impressione? >>ripeté Mailo come se avesse capito male.<< Ma se gli elfi si assomigliano tutti! Per quel che ne sapevamo, Tinhos poteva essere figlio di uno degli elfi che abbiamo incrociato per strada >>
<< Sei offensivo, lo sai? >>ribatté freddamente l’elfo.
<< Be’, noi ce ne eravamo accorte >>tagliò corto Aiska per evitare la lite. Guardò Tinhos, ora più seria.<< Come ti senti? >>
L’elfo alzò le spalle.
<< Mentre ero con Sorhio non riuscivo a ragionare, ma ora che ne ho parlato con voi è come se mi fossi liberato di un peso. Spero solo di non dovermi mettere a fare il principe, adesso. Non ho la minima idea di come ci si comporti a corte >>
 
Il banchetto fu allestito in un nuovo giardino, affacciato sul laghetto a sud di Aquos, alle spalle del palazzo reale. Tre lunghi tavoli erano stati disposti a ferro di cavallo, in modo che i commensali fronteggiassero il lago.
Re Sorhio si era accomodato su una poltrona d’oro finemente lavorata, al tavolo centrale. Accanto a lui erano rimaste vuote sei sedie: i consiglieri del re avrebbero ceduto i propri posti agli ospiti.
Rio, Tinhos e gli altri fecero la loro comparsa quando la popolazione di Aquos già si era accomodata. Lo stupore fu reciproco da entrambe le parti. A parte Tinhos, i compagni non avevano visto molti elfi e ritrovarsi adesso in mezzo a loro li spaesò: volti esili e circondati da cascate di capelli simili a oro fuso o di ogni sfumatura della foresta erano puntati su di loro.
Quando anche i compagni ebbero preso posto, Sorhio si alzò e allargò le braccia.
<< Fratelli e figli miei, oggi accogliamo ospiti della Torre di Aldebaran. Confido che li tratterete come vostri amici finché resteranno ad Aquos >>annunciò a gran voce. Abbassò un attimo il capo in direzione di Tinhos, alla sua sinistra. Il giovane elfo fece un rigido cenno d’assenso con la testa, pregando in cuor suo che sarebbe durata poco. << E adesso >>continuò Sorhio alzando di poco la voce,<< vi chiedo di riaccogliere il nostro principe. Tinhos ha fatto ritorno alla terra dei nostri padri!>>
La folla mormorò, stupefatta, voltandosi a guardare Tinhos, che si costrinse a rimanere impassibile. Poi, come un sol uomo, gli elfi balzarono in piedi ed esultarono, battendo le mani; alcuni si alzarono sulle punte dei piedi per osservare meglio Tinhos. Altri erano semplicemente sbalorditi.
Anche i compagni batterono le mani. Gli sguardi di Rio e Tinhos si incrociarono e Rio chinò appena la testa in una goffa riverenza che finalmente fece sciogliere l’elfo in un sorriso più rilassato.
 
Il banchetto proseguì nel migliore dei modi, dominato da un allegro chiacchiericcio e da una dolce musica. Molti elfi avvicinarono Tinhos per porgergli personalmente il proprio bentornato.
<< Chi l’avrebbe mai detto? >>esclamò Tinhos a Rio mentre un giovane elfo si allontanava. << Fino a ieri non avrei mai pensato che potesse accadere tutto questo >>
<< Hai ritrovato le tue origini e ti scopri principe degli elfi! Dovresti esserne contento >>rise Rio.
<< Lo sono>>Tinhos bevve un sorso di vino, << ma ancora non ci credo. È successo tutto così in fretta. Fino a ieri abbiamo combattuto contro gli uomini di Tenugh >>
<< Ci vorrà del tempo prima che ci abituiamo tutti >>lo rassicurò Rio.
Bevve un lungo sorso di vino e osservò i commensali, realizzando che forse era la prima volta che partecipava a un vero e proprio banchetto. A Terrani, ogni volta che tornava da una battaglia non rimaneva nella piazza della città a festeggiare con gli altri; preferiva tornare il più presto possibile dalla sua famiglia.
La vista gli si appannò e le facce attorno a lui si fecero sfocate. Posò il bicchiere e si guardò confusamente intorno. Il lago pareva vorticare come sul punto d’esser risucchiato dal terreno. Gli alberi tremavano con ferocia, e alcuni furono sul punto di crollare al suolo. Poi qualcosa gli risuonò nella testa. Qualcosa di freddo e tagliente, come la lama di un pugnale, che cercava di entrargli nel cervello.
Rio si portò la mano alla testa. Quel debole suonò si trasformò in un sussurro, ma lui non riuscì a capirne il significato. Il dolore alla testa si fece più forte e per un attimo fu certo di svenire.
<< Dov’è finita Denebola? >>
Lentamente, Rio si voltò alla propria sinistra e scoprì che il posto della novizia era vuoto. Si alzò su gambe tremanti, sotto lo sguardo stupito di Tinhos e Mailo.
<< Che cosa ti prende, per gli dei? >>esclamò Mailo.
<< Nulla >>Rio scosse la testa per snebbiarsi la mente.
Risalì la strada che portava al palazzo reale e si diresse verso l’unico luogo che conosceva: la sala dove Sorhio li aveva accolti. Il sussurro nella sua testa aumentò d’intensità, facendogli lacrimare gli occhi. << Basta >>mormorò il soldato, << basta, ti prego… >>
Tra le lacrime vide un’ombra oltre la porta aperta. Barcollando, la seguì fino in giardino. A pochi passi da lui scorse Denebola, in piedi sotto un’enorme quercia; Deri vorticava sospeso sulle sue mani.
<< È la prima volta che fa così >>mormorò la ragazza quando Rio la raggiunse.
Il capitano si appoggiò pesantemente al tronco della quercia, sul quale la luce verdastra del cristallo mandava riflessi sinistri.
<< Non ti senti bene? >>chiese Denebola, scrutandolo attentamente. Rio scosse la testa.
<< Sento qualcosa nella mia testa >>rispose, incerto. << Un sussurro. Ma non capisco che cosa dice. Parla una strana lingua >>Nel dirlo, il sussurro s’indebolì. Dopo pochi secondi fu scomparso del tutto.
<< Un sussurro? >>ripeté Denebola, le sopracciglia inarcate.<< Da quanto lo stai sentendo? >>                                                                                         
<< Da qualche minuto >>Rio le raccontò quello che gli era successo. Denebola parve piuttosto stupita.
<< Forse >>disse dopo qualche istante di silenzio, << potrebbe essere stato Deri… però non sono sicura che possa mettersi in contatto con altre persone al di fuori di me >>
Entrambi guardarono il cristallo verde che continuava a vorticare.
<< Secondo te ha individuato il suo gemello? >>mormorò Rio.
<< No >>Denebola scosse la testa. << Me lo avrebbe detto, e invece ora non sta facendo altro che girare. Non l’aveva mai fatto prima… Ti confesso che mi fa un po’ paura >>Aggiunse, le mani leggermente tremanti.<< Potrebbe voler dire parecchie cose, ma non capisco cosa >>
<< Dillo a Sorhio >>suggerì Rio. << Potrebbe chiederlo a Fabius: sono in contatto, no? >>
<< Non penso che Fabius sappia che i cristalli possono comportarsi in questo modo >>ribatté Denebola.<< Anche quando ero piccola ignorava i suoi poteri, e non sarà cambiato molto da allora >>
Rio sospirò e si passò una mano sul volto. Con un sussulto si accorse che aveva gli occhi ancora umidi. Se li asciugò in fretta senza farsi vedere da Denebola.
<< Ecco >>disse la novizia. Deri cessò di ruotare e le ricadde sui palmi aperti. La sua luce si affievolì.
Passò qualche minuto di silenzio. Rio guardava davanti a sé, mentre Denebola continuava a studiare il cristallo in tutte le sue angolazioni, come se cercasse qualche graffio.
<< Torniamo al banchetto >>disse alla fine Rio. << Si saranno accorti che manchiamo >>
Mentre riprendevano posto, Rio avvertì di nuovo un lieve sussurro all’estremo angolo della sua testa. Poi silenzio.
 
Il cielo era trapuntato di stelle e la luna brillava alta sopra il palazzo reale. Da fuori si sentivano le lontane voci degli elfi che rientravano in casa al termine del banchetto. Nessuno dei compagni riusciva a parlare; tutti desideravano soltanto dormire e cercare di dimenticare, anche per poche ore, la loro missione.
Rio non parlava quasi con nessuno. Ripensava alla voce che aveva sentito nella sua testa; a malapena udì Tinhos informarli con imbarazzo e una leggera irritazione che avrebbe alloggiato in un’altra parte del palazzo.
La notte scivolò lenta e silenziosa sulla città di Aquos. Molte leggende la definivano uno dei luoghi più belli di Valdmurt. Come di giorno, Aquos era splendida anche di notte. Gli elfi avevano l’abitudine di lasciare un lume acceso sul davanzale della finestra rivolta verso l’entrata della città; chi in quel momento avesse visto la città dall’alto avrebbe pensato che si trattasse di un pezzo di cielo staccatosi dalla volta celeste.
Ma nessuno dei compagni lo vide. Scivolarono tutti in un sonno tranquillo, dimenticando tutto quello che avevano passato e quello che avrebbero ancora dovuto affrontare. Anche Denebola si rilassò e, dopo tanto tempo, dalla partenza dalla Torre di Aldebaran, si tolse il cristallo verde e lo posò sul comodino accanto a sé.
 
Il sole era alto sulla Torre di Aldebaran. I raggi illuminavano le mura bianche e penetravano attraverso le finestre nelle stanze dove i novizi si allenavano. Nei corridoi non c’era quasi nessuno e nell’aria aleggiava una sensazione di paura.
Nella stanza più alta della Torre risiedeva il vecchio Fabius. Osservava con malcelata malinconia il paesaggio sottostante; gli alberi del sentiero che ogni giorno percorreva erano spogli e i rari uccelli che ci vi erano appollaiati sopra durante la notte adesso spiccavano il volo con uno stridulo cinguettio. Il lontano lago era straripato e, ritirandosi, aveva lasciato una terra melmosa che impediva il passaggio. Ogni tanto soffiava un debole venticello, come messaggero di calamità ben peggiori.
Da quando Denebola era partita Fabius sembrava essere invecchiato di più. Non passava giorno che non pensasse a quale sorte dovesse aspettarsi per Valdmurt.
Il vecchio Saggio prese a passeggiare avanti e indietro, le mani dietro la schiena, gettando continue occhiate alla finestra aperta ma non osando avvicinarcisi, come temendo di vedervi un paesaggio diverso. Al terzo giro della stanza, Fabius si fermò, stanco di aspettare, e corse alla sua scrivania dove era poggiata una sfera di raro Cristallo Marino. Aprì il palmo della mano destra e pronunciò una formula in elfico. La sfera brillò per un istante, poi, da essa, venne la voce di Sorhio.
<< Fabius? Cosa succede? >>
<< Ti chiedo di perdonarmi, sire >>disse Fabius, la mano aperta posata sulla sfera, << ma le mie preoccupazioni si fanno ogni giorno più gravi. Le difese delle tue terre sono più potenti di una sfera di Cristallo Marino, perciò devo disturbarti per sapere come stanno i compagni >>
<< Bene, stanno ancora riposando >>La voce di Sorhio prese un tono più pratico e informale. << Dubito tu mi abbia chiamato solo per sapere come stanno i prescelti, però >>
<< Infatti >>ribatté Fabius. << Il motivo è molto semplice. Da una settimana a questa parte qui alla Torre di Aldebaran le cose stanno andando diversamente. Mi diresti che il cambiamento del tempo è normale, a novembre, ma non avevamo ancora avuto dei disastri, per quanto siano stati minimi. Inoltre, alcuni nostri novizi sono riusciti a vedere oltre i loro occhi. Sai cosa significa? >>
<< Sì >>rispose lentamente il re, << ma questo è un bene, no? >>
<< Affatto, se non si trattasse del luogo che hanno visto >>Fabius sospirò. << Hanno visto gli High Fire, i vulcani di Valdmurt, e coloro che li abitano. Hanno scoperto che alcuni seguaci di Tenugh si trovano lì >>
<< Insieme a Tenugh? >>domandò Sorhio.
<< Così hanno dedotto quei ragazzi ascoltando le conversazioni dei suoi seguaci >>
<< Non pensi possano essersi sbagliati? Gli High Fire sono davvero distanti dalla Torre >>
<< La visione è avvenuta circa una settimana fa, in coincidenza con l’inizio del mutamento del tempo >>
<< Allora pensi possa essere una conseguenza della loro visione? >>
<< Può darsi, ma ancora non mi è chiaro come potrebbe esserlo. Non si tratta di un normale mutamento dovuto a chissà quale altro cambiamento di tempo. È la paura ad aver fatto iniziare l’inverno prima del tempo. Tra non molto qui ci sarà la neve. Una neve con fiocchi nati dalla paura >>
<< Quale paura? >>sbottò Sorhio. << Cosa temete, lì, alla Torre di Aldebaran? >>
<< Non passo il mio tempo a osservare solo gli spostamenti dei prescelti >>rispose Fabius, più severo. << Tengo sotto controllo anche le altre città, e posso assicurarti che qui a nord la situazione è cambiata, e molto. Due paesi sono stati incendiati e c’è stato un attentato tra la città di Moja e Tun. Molti dicono siano stati dei mostri a provocare tutto questo >>
<< Mostri? >>ripeté Sorhio, la voce appena incrinata. << Ma Tenugh non rischierebbe di mostrare i suoi seguaci prima di avere il cristallo rosso >>
<< Temo di sì, invece >>replicò amaramente il Saggio. << Direi che questo non è altro che un assaggio dei suoi attuali poteri. Presto potrebbe colpire anche la Torre >>
Sorhio rimase in silenzio per qualche secondo. Fabius poté quasi percepirne l’esitazione.
<< Cosa faranno i prescelti quando avranno trovato l’altro cristallo? >>chiese infine il re.
<< Li farai mettere in contatto con me. Penserò io a dir loro come muoversi. Se Tenugh si trova veramente sugli High Fire, allora gli siete pericolosamente vicini. Per il momento, fa’ riposare i ragazzi. Sono sicuro che non avranno bisogno di cercare il cristallo >>
<< Sei sicuro? >>ripeté Sorhio.
Ma Fabius aveva già ritirato la mano, e il lieve bagliore che avvolgeva la sfera scomparve. Il Saggio andò a sedersi su una poltrona vicino il camino spento e allungò il collo verso la finestra. I raggi del sole disegnavano un arco di luce sul pavimento. I rami degli alberi più alti si muovevano delicatamente al vento, e Fabius sapeva che quella breve quiete si sarebbe presto trasformata in tempesta.
   
 
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