CINQUEMILA
MINI MANI
By Parochan
Il freddo
arrivò come
un’improvvisa ondata e colse tutti alla sprovvista.
L’estate,
che era stata calda e
afosa, si ritirò del tutto, lasciando posto
all’autunno, con le sue giornate
grigie, le sue piogge e i suoi colori.
Anche la
scuola ne risentì,
registrando un alto numero di assenze, tra alunni assenti per malattia
e per
alunni che si fingevano malati.
Roxas quella
mattina, dopo aver
passato molto tempo davanti all’armadio per scegliere cosa
indossare, optò per
una felpa sul verde oliva e col bordo del cappuccio di pelo e sotto vi
abbinò
un paio di pantaloni jeans stinti.
Aveva
finalmente indossato il
giubbotto -sempre dietro ardua scelta- e imbracciato lo zaino, che Sora
gli
balzò sulla schiena, facendogli perdere
l’equilibrio e rovinare a terra.
-Ciao,
fratello!- gli urlò
nell’orecchio, stordendolo.
Infastidito,
il biondo si
rialzò e dopo essersi scrollato di dosso il moro, si
avviò verso la porta,
accompagnato dagli sghignazzi del fratello che si era messo in testa di
seguirlo.
Una volta
fuori Roxas si fermò
e si voltò a guardare il gemello.
-Ma si
può sapere che ti
prende?- gli chiese, alzando un sopracciglio e assumendo
un’espressione
infastidita.
-Io…
volevo stare un po’ con
te. Sai, ultimamente stai sempre solo e mi rattrista vederti
così solo…-
piagnucolò Sora, con una faccia che forse Kairi avrebbe
potuto definire
«kawaii», facendo come sempre un uso inutile e
fastidioso della lingua
giapponese, tipico di qualunque ragazza della sua età
leggesse in modo eccessivo
manga e compagnia brutta.
Il gemello
biondo squadrò
l’altro.
-No, Sora. Tu
fai la strada con
Riku, Kairi e Naminè, no? Vai da loro, io sto bene anche da
solo.- detto questo
si avviò verso la strada di scuola, lasciando il moro
indietro, che lo guardava
allontanarsi. Dopo che Roxas si allontanò un po’,
il ragazzino prese aria e con
quanto più fiato aveva in gola urlò.
-
A DIRE IL VERO HO PROMESSO A NAMINÉ CHE AVRESTI FATTO LA
STRADA INSIEME A NOI!-
Roxas si
bloccò seduta stante.
Si voltò lentamente con una faccia che non prometteva nulla
di buono e fissò
Sora nei suoi grandi occhi azzurri.
-Tu cosa…?-
-Ehm…-
Il biondo
sospirò. Era mai possibile che suo
fratello non si
facesse mai gli affari suoi?
Mentre il
castano si torceva le
mani nell’attesa della risposta del fratello, Roxas faceva i
suoi calcoli.
Se fosse
andato con Sora e i
suoi amici, Kairi gli avrebbe fatto pesare come sempre l’aver
mollato Nami, ma
se rifiutava, rischiava di imbattersi in Axel e la cosa non gli piacque
per
niente. Non solo, ma per un quarto d’ora avrebbe finalmente
parlato con persone
veramente intelligenti –magari escludendo il gemello- ma pur
sempre migliori di
quelle con cui aveva avuto a che fare nei primi giorni scolastici.
Quindi si
stampò in faccia il
migliore dei suoi sorrisi e raggiunse il fratello che, stanco
dell’attesa di
era già avviato per la sua strada.
Roxas
seguì Sora fino alla
piazza centrale, dove di fronte ad una graziosa caffetteria sedevano
Riku e
Naminè, accomodatisi su delle panchine.
Entrambi
facevano gli affari
loro: Riku sfogliava le pagine di un libro che sembrava anche piuttosto
pesante
sia di lettura che di peso, con finta aria disinteressata, mentre
Naminè era
china sul suo blocco da disegno a spirale, disegnando con tanta
concentrazione
da non accorgersi dei nuovi arrivati, al contrario di Riku che, dopo
aver
gettato una rapida occhiata al di sopra delle pagine, chiuse il libro
con un
tonfo sordo, facendo sobbalzare l’esile ragazzina seduta
accanto a lui.
-Sora, che
sorpresa! Come mai
tanto in orario?- ironizzò l’albino, non avendo
ancora focalizzato che Sora non
era solo. Quando se ne accorse un sorriso si distese sulla sua faccia.
– Oh,
ecco qual’era la causa dell’arrivo in perfetto
orario dell’impiastro… Ciao
Roxas.-
In quel
momento «l’impiastro»
Sora prese e senza dire una parola entrò nella caffetteria,
dalla quale uscì
pochi attimi dopo in compagnia di Kairi.
Ad un tratto
Roxas sentì una
presenza vicino a lui e quasi sobbalzò quando
scoprì che Naminè lo aveva
affiancato, attirando gli sguardi furenti della ragazza di suo fratello.
-Ciao Rox.-
disse con la sua
solita aria dolce, scrutando negli occhi del biondo con i suoi occhi
color
zaffiro e sorridendo timidamente.
Roxas
sentì una morsa
attanagliargli lo stomaco. Improvvisamente tutti i sensi di colpa che
aveva
tentato di reprimere fino ad allora tornarono a galla come
l’olio sull’acqua,
facendolo arrossire e balbettare qualche frase di saluto.
Si sentiva
impacciato, come se
all’improvviso le cinghie dello zaino reggessero una
tonnellata di piombo.
Riuscì
a sciogliere gran parte
della tensione quando Sora si mise a fare lo stupido per la strada,
ricevendo
su di sé le occhiate di rimprovero di Riku e le risatine di
Kairi.
Naminè
d’altro canto camminava
di fianco a lui, in uno stato d’animo che pareva al settimo
cielo.
Una volta
fatta uscire la
famiglia, il più era fatto. Quantomeno la lotta per la
spazzola si era
conclusa. E non solo. Se avessero camminato di buona lena, sarebbero
arrivati a
scuola in anticipo, giusto il tempo di organizzare qualche scherzo
idiota a
scapito dei professori insieme a Demyx.
Senza contare
che quel giorno
Xemnas voleva reclutare novellini del primo anno per «la
giusta causa», cioè
spodestare il preside, dal momento che aveva notato dei nuovi arrivi
molto
interessanti.
Ma purtroppo
quella mattina
sembrava che anche Thèrése avesse voglia di
fargli fare tardi.
Sospirò,
mentre guidava la
tribù Uley verso la sua dose di cultura quotidiana.
Sentiva
dietro di sé Jérèmy
parlottare concitato con Claire riguardo al compito svolto
l’anno precedente
che non avevano fatto in tempo a riportare prima delle vacanze estive.
A quanto pare
era convinto di
aver preso un bel
voto. Axel si
ricordava molto bene di quanto aveva studiato il minore della famiglia
per quel
compito, anche perché avevano
fatto
insieme mezzanotte per ripassare.
Lo capiva
benissimo che gli
importasse di essere andato bene sopra ogni cosa, sebbene non servisse
più per
il voto i pagella.
Il ricordo di
ciò che gli aveva
detto poco prima Thèrése riaffiorò,
prima che lui lo scacciasse come una
fastidiosa mosca.
Erano quasi a
metà strada quando si sentì
chiamare da lontano. Si voltò e riconobbe la chioma color
nocciola di Demyx
aggirarsi tra la gente che sciamava per andare chi a scuola chi a
lavoro,
cercando di farsi strada per raggiungerlo.
Quando
riuscì finalmente a
raggiungere il rosso aveva tutti i vestiti stropicciati addosso ed il
gel dei
capelli era schiacciato.
-Oh, no!
Guarda Akuchan! Mi si
è rovinato tutto…- piagnucolò il
castano cercando di risistemarsi l’acconciatura,
ottenendo scarsi risultati.
Axel lo
fissò divertito, mentre
la famiglia andava avanti e lo lasciava indietro insieme
all’amico. Poi si
sfilò lo zaino e da una tasca tirò fuori una
confezione di gel extraforte.
-Ecco, questo
ti dovrebbe
bastare, ma non si sa mai.- disse con un sorriso ironico.
Alla vista di
ciò che Axel
aveva in mano, gli occhi di Demyx s’illuminarono e con un
gridolino di gioia
quasi lo strappò dalle mani dell’amico, per poi
mettersi una noce di quella
sostanza appiccicosa in mano e tentare di rifarsi la sua acconciatura
truzza
senza l’aiuto di uno specchio.
All’ennesimo
tentativo fallito
il rosso se ne mise a sua volta un po’ sul palmo della mano
sinistra e dopo
esserselo distribuito su entrambe le mani aiutò
l’amico a risistemarsi, passando
le mani nei capelli oramai unticci di gel di Demyx con destrezza, fino
a
riuscire a farli stare ritti in testa, lasciando che qualche ciuffo gli
ricadesse sul viso.
-Ecco fatto,
pezzo d’idiota.-
disse Axel, con un sorriso comprensivo. L’altro emise un
urletto ancora peggio
di quello precedente e gli saltò al collo stampandogli un
bel bacio sulla
guancia.
-Ti voglio
bene Akuchan!-
cinguettò.
-Chiamami
un’altra volta
Akuchan e ti strappo i capelli uno ad uno.- minacciò il
rosso. Si guardò
intorno, notando con dispiacere che la tribù aveva
abbandonato il proprio capo
mentre questi «soccorreva» un amico. Ad un tratto,
mentre si girava in
direzione della via di scuola, trascinato da Demyx intravide un ciuffo
biondo.
Si
voltò nuovamente e lo vide:
Roxas si era bloccato a cinquecento metri da lui, pallido in viso. Lo
vide
riscuotersi da quello che sembrava uno stato di trance quando una
ragazzina
bionda al suo fianco gli chiese se c’era qualcosa che non
andava. Lui si scusò,
poi riprese a camminare al fianco della biondina prendendola per mano.
Axel si
sentì attorcigliare lo
stomaco. Brutta, brutta cosa. E dire che aveva pure un credito presso
quel
primino.
Avrebbe
potuto, se avesse
voluto, prendersi quel bacio in ogni momento, perfino ora che lui
camminava mano
nella mano con quella ragazzina. Ma il solo pensiero lo fece sentire un
schifo.
Perché mai avrebbe dovuto comportarsi in quel modo?
Quando al
loro primo incontro
aveva affermato di essere bisex, aveva mentito spudoratamente.
In quel
momento pensava a Roxanne,
la Sua Roxanne, dai capelli biondo cenere e gli occhi cerulei.
In quel
momento aveva
desiderato che lui fosse lei.
E in quel
momento Roxas gli
stava passando accanto, senza considerarlo minimamente, mentre
chiacchierava
insieme alla sua «amica». Lo superò e
scomparve, seguito da altri tre
personaggi, tra i quali una felice coppietta formata da un moro e una
rossa e
un albino che leggeva un libro mentre camminava.
E va
bene… voleva la guerra? E che
guerra sia, pensò.
All’ennesima
sollecitazione di Demyx
lui gli prestò attenzione e si avviò verso scuola
con lui cingendogli le spalle
con un braccio, dal quale il castano si liberò pochi istanti
dopo, dicendogli
di non farlo mai più, dal momento che lui stava con Xaldin.
Axel
borbottò una scusa,
prontamente ignorata da Demyx, il quale si mise a cantare a
squarciagola per la
strada.
-
Cause everytime we touch, I get this feeling and
everytime we kiss I swear I can fly...Can't you feel my heart beat
fast, I want
this to last, need you by my side.-
il rosso si tappò le orecchie con un gesto di
stizza.
- Demyx! Vuoi
chiudere quella
boccaccia?!-
-
Cause
everytime we touch, I feel this static, and
everytime we kiss, I reach for the sky…Can't you hear my
heart beat so I can't
let you go, want you in my life…-
-Almeno mi
faresti la cortesia
di cambiare canzone? Questa qui è fin troppo melensa!- gli
urlò, attirando a
sua volta l’attenzione dei passanti, forse anche di
più di quanta ne avesse
attirata il truzzetto.
-E va bene, e va bene… I
can see it in your eyes, No
more tears, no alibis, I'm still in love with you, There's so much I
gotta
show, I will never let you go, But still I know for sure, Come take me
by the
hand, This summer never ends.- ricominciò
a cantare Demyx,
ma si vide costretto a cambiare canzone quando il rosso gli dette
un’occhiata
eloquente. -
I'll be your dream I'll be
your wish I'll be your fantasy I'll be your hope I'll be your love
Be
everything that you
need. I love you more with every breath. Truly, madly,
deeply, do…-
Axel
rinunciò a sentire delle
canzoni meno romantiche uscire dalla bocca di Demyx, fingendo di
lasicarlo
indietro, ottenendo l’effetto di far cucire la bocca al
morettino, che lo seguì
in silenzio, arrivando al punto di prendere la mano di Axel nella sua,
pur di
non perderlo.
-E Xaldin
cosa dirà?- ironizzò
il rosso.
-Tu
fregatene, tanto è il mio
ragazzo, mica il tuo…- borbottò l’altro.
Peccato che
fin da quando l’ho visto il primo
giorno, lui abbia un avolgia matta di pestarmi, si disse il
rosso.
Arrivarono
così a scuola, mentre
tutti si voltavano alla vista dei due ragazzi mano nella mano.
Ok, forse il
suo miglior
truzzo-amico aveva esagerato un po’ con quella faccenda del
prendersi per mano…
Un bacio.
Sulla guancia. Roxas
continuava a rivedere quella scena come al
rallentatore nel suo videoproiettore mentale, mentre chiacchierava con
Nami.
Certo, forse
si era sentito in
imbarazzo, impacciato e stupido
quando l’aveva presa per mano suscitando
il suo stupore, ma adesso si sentiva tranquillizzato dalla sua presenza.
//
Roxas
aprì gli occhi
lentamente, avvertendo un leggero fastidio alle orecchie da fargli
sentire
ovattato perfino il proprio respiro, lento e regolare.
Era steso su
qualcosa di
morbido –un letto- e l’unico elemento riconoscibile
della stanza era una
sveglia digitale, i cui numeri color rosso fuoco segnavano le sette in
punto,
giusto in tempo per prepararsi per la scuola e fare la cartella.
Tentò
di riordinare le idee e
il proprio senso dell’orientamento, in quella stanza
monocromatica, talmente
bianca che sembrava di galleggiare nel vuoto. Anche il letto era tutto
bianco,
a parte il piumone color cremisi.
Con un
sospiro si arrischiò ad
alzarsi, o almeno provarci, dal momento che venne trattenuto da
qualcosa
incrociato sul suo petto nudo e provocandogli un leggero senso di
soffocamento.
Ad
un’analisi più accurata
Roxas notò che ad arrestarlo erano due braccia bianche come
il latte
intrecciate sul suo torace e solo allora percepì la presenza
silenziosa che
stava alle sue spalle.
Tutto taceva.
L’unico suono
udibile era quello del respiro della persona sconosciuta alle sue
spalle,
leggermente più veloce del suo.
Con una mossa
un po’ azzardata
il biondino si rigirò, facendo anche scoperta di essere nudo
-nudo-, senza uno straccio di vestito
addosso.
Ma la cosa
che lo fece più
avvampare fu vedere chi riposava alle sue spalle.
Capelli rosso
fuoco erano
sparpagliati sul cuscino, nascondendo a tratti il viso dormiente sotto
i ciuffi
ribelli, mentre alcuni ricadevano sul suo petto nudo.
A…Axel?!
Cosa diavolo
ci faceva lui lì e
soprattutto cosa ci faceva Roxas
nudo in un letto insieme a lui?
La testa del
più piccolo si
riempì di immagini, fotogrammi magari mai accaduti, ma forse
sì che lo fecero
allontanare seduta stante dall’altro, liberandosi delle sue
braccia.
Una volta
ripreso fiato e fatta
mente locale il biondino allungò una mano e
liberò il volto di Axel dalle
ciocche di capelli che vi ricadevano, liberandogli il viso.
Roxas
sorrise, quando notò che
il rosso non si era struccato né gli occhi né le
guancie, sebbene quelle «lacrime
al contrario» che al loro primo incontro gli erano parse
tatuate, ora si
rendeva conto che era solo trucco, dal momento che dormendo si era
stropicciato.
Con le mani
tremanti, Roxas si
abbassò e prese il volto di Axel tra le proprie mani e lo
baciò lievemente,
sperando di non svegliarlo, per non disturbarlo.
Piano piano
ci prese gusto e lo
baciò sempre meno cautamente, non preoccupandosi che il
rosso si potesse
svegliare. Ad un certo punto però sentì che il
più grande rispondeva al bacio e
spalancò gli occhi, che li aveva istintivamente chiusi,
trovandosi gli iridi
verdi di Axel puntate nei suoi azzurri.
Sentì
che le braccia del rosso
lo cingevano, portandolo lentamente sotto di lui, mentre tutto
diventava oblio.
Ogni azione che faceva diventava sempre più lontana dal filo
della propria
coscienza. Cosa stava facendo? E Axel? Non capiva più nulla,
tutto era sfocato.
Poi, piano
piano quella realtà
svanì, lasciando posto ad una voce femminile che lo
chiamava, risoluta.
- Roxas? Mi
senti? Ehi, ma ti
vuoi svegliare?! – sbottò la ragazza.
Roxas
aprì prima un occhio, poi
un altro e infine li richiuse entrambi, strizzandoli.
…Da
quando in qua Axel poteva
cambiare il proprio timbro vocale? Oppure aveva qualche strano potere
che lo
faceva diventare da maschio a femmina e viceversa? O magari era
qualcosa tipo
Ranma! Magari se avesse avuto una bottiglietta di acqua calda
dietro… No, non
poteva essere possibile.
Riaprì
gli occhi e si trovò
davanti una ragazza dai capelli color fiamma e gli occhi verde pallido
che lo
fissava con insistenza, con la faccia contorta in
un’espressione d’impazienza
che storpiava la naturale carnosità delle labbra perfette
che aveva. Non c’era
che dire, proprio un bambolina. I capelli che in un primo momento aveva
scambiato per quelli di Axel le incorniciavano solo ai bordi il viso
ovale,
mentre la fronte era resa più ampia dai capelli tirati
indietro e fissati da un
cerchietto semi invisibile. Gli occhi, poi erano più chiari
di quelli
smeraldini del rosso e le labbra Axel le aveva sottili, seppure rosse
come
quelle della ragazza.
-ROXAS!-
esclamò, pur mantenendo un tono di voce tale da
non attirare l’attenzione dei compagni e del professore.
-Ci sono, sto
bene.- mugolò
Roxas, in un vano tentativo di non far sentire la propria voce
assonnata.
-Bene…-
la rossa si guardò
intorno e poi tornò a concentrare la propria attenzione
verso Roxas, in
particolare verso il suo astuccio, puntando al bianchetto che gli
requisì.
–Sai… la scusa ufficiale è che ti
chiedevo in prestito il bianchetto.- mormorò imbarazzata-
quella non ufficiale è che te la stavi dormendo alla
grande.- completò
ridacchiando prima di tornare al suo posto due file dopo la sua.
Per tutta
risposta Roxas fece
cadere la testa sul banco, ricominciando di nuovo a dormire, stavolta
facendo
sogni meno disturbati.
All’intervallo
fu nuovamente
svegliato da delle voci, che sembravano ignorarlo, parlando per i fatti
loro,
talvolta soffermandosi per brevi istanti su di lui.
Quando
aprì gli occhi si
ritrovò circondato da studenti più grandi, tra
cui vide un rosso ed una rossa,
uno di fianco all’altra. Riconobbe subito la ragazza del
bianchetto –il quale
era graziosamente poggiato davanti
a
lui- e di fianco a lei c’era Uley. Il suo cuore perse un
battito, mentre lo
osservava chiacchierare normalmente con le persone lì
riunite.
A poca
distanza da lui c’era –e
lì si meravigliò- la ragazza
dell’autobus, che conduceva una conversazione a
parte con una persona del cerchio, facilmente riconoscibile come il
professor
Vexen. Ma cosa ci faceva uno come lui in un gruppo come quello? Si
domandò
quando a maggior ragione riconobbe il ragazzo che quella mattina aveva
visto
insieme ad Axel in braccio ad un metallaro.
Accanto
ancora c’erano un
strano tipo (o era una tipa?) dai capelli rosa ed una ragazza bionda
con due
strani codini che gli ricordarono particolarmente Pikachu, affiancata
da un
tipo tutto ossigenato, il classico tipo figo
pieno di piercing e con una barbetta ossigenata anch’essa.
Si
stiracchiò, attirando
involontariamente l’attenzione di tutti.
-Ehi, buon
giorno
principino!-esclamò la rossa, con un sorrisetto malizioso
contraendo le labbra
carnose, in un’espressione simile a quella di quando lo aveva
svegliato –Lo sai
che è l’intevallo? Hai dormito per due ore di
fila, dovresti ringraziare Hayner
che ha fatto finta che tu fossi sveglio recitando la tua parte!-
esclamò.
Hayner…
Hayner… Roxas
scavò nella memoria, riconoscendo in quel nome il
proprio compagno di banco.
Poi la voce
di Axel incrinò il
filo dei suoi pensieri.
-E dai,
Claire! Lascialo in
pace!- replicò, scompigliandole i capelli- e poi sai quante
volte ci saremo
addormentati noi- aggiunse con falsa modestia, alludendo a tutto il
gruppo
riunito intorno al banco.
-Appunto per
questo non gli
conviene imboccare la vostra stessa strada.- s’intromise la
voce eterea della
ragazza dell’autobus.
-Oh, dai Thèrése!- gemette
Axel, poco prima del suono della
campanella.
-Beh noi
torniamo in classe-
disse il tizio coi capelli rosa, alludendo a chissà cosa con
un occhiolino ed
allontanandosi con La Pikachu e sollevando un polverone di finti colpi
di tosse
e “ci si vede dopo allora”, lasciando in classe
solo Claire, lui ed il
professor Vexen, con il quale avevano l’ora successiva nel
laboratorio di
chimica. Roxas prese i libri e si avviò vero la stanza,
quando sulla porta
l’uomo lo bloccò.
-Roxas Hayes,
vedi di non
addormentarti nella mia ora.- lo freddò il professore, con
uno sguardo
minaccioso.
Il freddo
accademico,
così veniva chiamato e ne capiva il motivo. Con
un cenno di assenso entrò nel laboratorio, nel quale vi
erano già sistemati
altri alunni di un’altra classe, mentre alla lavagna una
scritta a caratteri
cubitali diceva che in quell’ora una classe
dell’ultimo anno avrebbe affiancato
una del primo.
Roxas si
sedette e se ne pentì,
quando sentì la voce calda di Axel venire da molto vicino.
Si votò e vide il
rosso accanto a lui.
-Facciamo
coppia nell’ora di
chimica?- gli domandò il più grande.
Sentendosi
interpellato, il
biondino arrossì leggermente e annuì timidamente,
mentre l’altro si sistemava
al suo fianco.
In quel
momento il professor
Vexen entrò e tutti gli studenti si alzarono in segno di
rispetto.
Tutti meno
Axel, che se ne
stava in prima fila accanto al biondino, guardandolo con insofferenza.
Appena
l’uomo se ne accorse storse
la bocca in una smorfia di superiorità, mentre
dall’ultima fila si sentiva la
voce di Demyx parlottare a bassa voce, come per spezzare quella cortina
di
ghiaccio formatasi nell’aria dagli studenti che assistevano
chi più chi meno
sconcertati alla scena partasi davanti ai loro occhi.
-Buongiorno,
Uley.- lo riprese
il professore.
-Anche a te,
Vexen.- rispose
l’altro con finta aria disinteressata, mentre si
portò una mano ai capelli
rosso fuoco come per risistemarseli.
Spazio
dell’autrice:
Pensavate
forse che fossi una
depravata che non manda avanti i capitoli?!
Tutti:
Sì. u__ù
Ah, bene. ==
Comunque non
sono per niente
felice, davvero. Soprattutto per colpa di questo capitolo, che
–lasciatemelo
dire- fa schifo.
La Beta
è scomparsa, quindi il
capitolo non è betato. Ma non mi dispiace più che
altro per il capitolo, quanto
per il fatto che non la senta più .___. Mi sta parecchio
simpatica.
Ricordo come
mi divertivo a
leggere i commenti che inseriva talvolta insieme alle
correzioni… *lo sguardo
si fa vacuo e la Paro si perde nei ricordi dei “vecchi
tempi”*
Titus: Ma
questa è tutta
andata! <___<
Zitto tu, che
se si traduce il
tuo nome dal Latino viene fuori Tito! Tito, Titoooooo!
Comunque
ultimamente ho avuto
modo di fare incontri del trezo tipo con l’akudemy e devo
dire che non è così
male. Diciamo che ho imparato a “sopportarlo”
grazie a due cosplayer americane,
quali KellyJane e tealpirate (credo si scriva così).
Quest’ultima sul suo
canale di You Tube ha una serie di episodi in cosplay chiamato
“Demyx Time”.
Seriamente, ve lo consiglio, sebbene sia interamente in
inglese…
Stop!
Recensioni Time!
♪
I love my sitar, I play the Sitar wherever I go,
ooooh!♪ [Demyx’s
Time © Tealpirate]
@
Il_Trio_Infernale: Hummm… il Trio che recensisce il Trio
che risponde alla recensione del Trio? Uau. Comunque ho da obiettare
vostro
onore. Axel in mezzo ai bambini è dolce, ci sta molto bene.
E poi tu ce lo
vedresti con un padre e una madre ordinari o con un tutore al posto dei
genitori? No!
Soprattutto
è importante specificare una cosa: questa fic,
come già sa la Beta, è ispirata ai libri di
Daniel Pennac e se si leggono si
potrà notare la tribù
Malaussène, Julie
dal seno prorompente, Thèrése la veggente,
Jèremy che incendia la scuola e
Benjamin Malaussène a capo di questo bordello. Io
ho preso questi
personaggi, li ho mischiati, li aggiunti a Kingdom Hearts ed
è veuta questa
schifezza. Daniel Pennac verrà dalla Francia per
picchiarmi…
@Xemnas89:
Grazie mille! Spero che il chap ti sia piaciuto
(sempre nei limiti del possibile ==)
@
falcediluna: Ti quoto in pieno :Q____________________
@CrAzYtEn: E
qui mi sbizzarrisco. MWAHAHAHAHAHA! Allora,
visto che ce l’ho fatta a postarlo? Vabbè, come
sempre tu l’hai già letto… Ma
che ci posso fare? La CrAzYtEn chiede/ordina di pubblicare e LaParo le
invia il
capitolo via msn, salvo poi sclerare insieme sull’Akuroku,
vero? Comunque cara
stai tranquilla, sto già dannando per trovarti il regalino
di Natale :3 Anche
se ci sto pensando un po’ tardi… diciamo che
confido nella posta. (Scherzo,
dovrei andare al negozio che ho in mente, solo che è un
po’ fuori mano…)
Allora a che
punto sei con Breaking Dawn? Spero che tu
l’abbia finito, così quando ti connetti a
messenger ti posso malleare le
suddette “palle” in santa pace senza il rimorso di
interromperti dalla lettura,
anche se l’ho fatto per una buona causa –tu sai
cosa- :D
Anyway
io tifo RenesmeeXJacob °_°/
@Sashy: Sei
stata la prima
recensire il secondo capitolo, complimentoni! :D
Ti ringrazio
per i complimenti, ma il primo capitolo non
sarebbe stato leggibile, se
Alla
prossima! :D