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Autore: Shainareth    09/03/2015    3 recensioni
Quanto a me, osservai Nathaniel con cipiglio parecchio corrucciato e la linea della bocca all’ingiù. In realtà, un po’ ce l’avevo con lui. Sua sorella Ambra aveva vessato il mio amico per tutto il giorno, a scuola, e Nathaniel non aveva mosso dito per rimetterla al suo posto.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolcetta, Kentin, Nathaniel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BISCOTTI ALLO ZENZERO




L’espressione con cui mi accolse Nathaniel al mio arrivo fu di pura sorpresa. E perplessità.
   Ci eravamo dati appuntamento dopo le lezioni perché aveva deciso di farmi vedere la biblioteca della scuola, e benché mi piacessero i libri, al momento avevo ben altro per la testa.
   «Ehm... Ciao...» farfugliò, spostando lo sguardo da me a Kentin.
   Quest’ultimo tirò su col naso e bofonchiò un saluto di risposta. Quanto a me, osservai Nathaniel con cipiglio parecchio corrucciato e la linea della bocca all’ingiù. In realtà, un po’ ce l’avevo con lui. Sua sorella Ambra aveva vessato il mio amico per tutto il giorno, a scuola, e Nathaniel non aveva mosso dito per rimetterla al suo posto.
   «Vi siete incrociati per caso?» mi domandò il giovane delegato, abbozzando un sorriso.
   «Io e Ken torniamo spesso a casa insieme», risposi con voce ferma, facendo cenno con il capo in direzione del mio amico. Anche se nascosti in parte dalle spesse lenti degli occhiali, i suoi occhi erano lucidi e arrossati, e sul suo viso non c’era alcuna traccia della consueta allegria che tanto amavo.
   Nathaniel finalmente comprese il motivo della presenza di Ken e rilassò i tratti del volto. «Vi va di prendere qualcosa insieme?» domandò con tono gentile. «C’è un bar, qui vicino, che fa dell’ottimo caffè.»
   Mi trattenni a stento dallo storcere il naso: odiavo il caffè. Lui però non poteva saperlo, perciò mi limitai ad accettare il suo invito, incitando anche Ken a seguirci. Di certo non lo avrei lasciato solo, quel pomeriggio; non prima di averlo visto di nuovo sorridere. Nathaniel ci guidò verso un bar non troppo distante dalla scuola e ci accomodammo ad uno dei tavolini presenti all’interno del locale.
   «Per me un caffè allo zenzero, grazie», ordinò il delegato, non appena la cameriera si avvicinò per prendere le nostre ordinazioni.
   «Vorrei del tè alla vaniglia con biscotti al cioccolato», dissi invece io, inducendo Nathaniel a guardarmi con stupore e Ken ad alzare di scatto la testa, la bocca socchiusa come se fosse sul punto di aggiungere qualcosa.
   Lo fece un istante dopo. «Tanti biscotti al cioccolato», esclamò, facendoci scoppiare a ridere per l’entusiasmo che ci mise. «E un gelato, grazie. Al cioccolato, ovviamente.»
   Sorridendo intenerita, la cameriera ci assicurò che ci avrebbe serviti al più presto. Mentre lei si allontanava, Nathaniel prese ad osservare con un certo interesse Kentin che pareva finalmente aver smesso il muso lungo. «E così vi conoscete da molto?» si permise di domandarci, dopo qualche attimo.
   «Dalle medie», risposi io.
   «Oh, sì», prese parola Ken, occhieggiando nella mia direzione con un sorrisetto contento. «Siamo diventati subito amici, vero?»
   Lo eravamo diventati per forza di cose, perché anche nella vecchia scuola non tutti i nostri compagni erano sensibili al punto da andare oltre le apparenze. Ken, comunque, non era stato l’unica vittima di quel branco di caproni, e siccome ci eravamo ritrovati sulla stessa barca, abbandonati quasi a noi stessi, avevamo finito con il dover contare l’uno sull’altra per sopravvivere alla scuola e alla solitudine. La sola persona che pareva simpatizzare con noi era stata Laeti, una ragazza fin troppo estroversa e vivace, che però continuava ad affermare con troppa insistenza che entrambi avremmo dovuto curare meglio il nostro look per essere accettati dagli altri. L’avevo trovata un’idea stupida. Probabilmente anche Kentin lo aveva pensato, perché né io né lui cambiammo di una virgola e Laeti si era dovuta rassegnare, al riguardo. Ad essere onesta, ho sempre pensato che in realtà quei due non fossero troppo in sintonia, anzi. Anch’io non amavo alcuni lati del carattere di Laeti e poiché lo stesso Ken aveva degli atteggiamenti a volte un po’ snervanti, non potevo certo credere di essere l’unica, fra noi, a non avere difetti: non era da escludere, quindi, che ci sopportassimo a vicenda e basta. Col tempo, comunque, avevo scoperto che io e Kentin eravamo più simili di quanto avessi creduto all’inizio, e quel nostro rapporto di mutuo soccorso si era presto trasformato in una tenera e sincera amicizia.
   «Piuttosto», lo interruppi gentilmente, ritenendo molto più urgente un’altra questione, «volevo approfittare di questo momento di tranquillità per chiederti quando hai intenzione di parlare a tua sorella.»
   Seduto al mio fianco, Ken s’irrigidì. Nathaniel, invece, inalberò un’espressione leggermente accigliata. «Al più presto, davvero», rispose. «Fatico ancora a credere a quel che mi hai detto oggi», ammise, lanciando uno sguardo preoccupato al mio amico.
   «È tutto vero», ribattei con voce lievemente stizzita, le braccia incrociate al petto e la fronte aggrottata. Perché mai avrei dovuto raccontargli balle riguardo a sua sorella? Ambra era un’arpia che non aveva perso tempo a maltrattare sia me che Kentin. Il massimo che si erano permessi di farci, alle medie, era di prenderci in giro, per lo più alle spalle, e lasciarci soli; nella nuova scuola, invece, sembrava che dovessimo realmente iniziare a pensare di essere vittime di bullismo da parte di una viziatissima figlia di papà. Per me il problema era relativo, mi arrabbiavo e rispondevo a tono; ma per Kentin, che aveva un carattere più sensibile del mio, era più difficile reagire e finiva per starci male per davvero. Mi rendevo conto che, agli occhi di Nathaniel, non doveva essere bello vedere un uomo che si faceva difendere da una donna, ma di certo non avrei lasciato Ken in difficoltà solo per salvare le apparenze. Piuttosto, mi sarei rivolta direttamente alla preside per denunciare la riprovevole condotta di Ambra e delle sue amiche. Prima di farlo, comunque, avevo preferito parlarne con Nathaniel perché mi sembrava un ragazzo a posto, responsabile e ligio al proprio dovere; soprattutto, era il fratello di Ambra.
   La cameriera tornò con le nostre ordinazioni e quando si allontanò di nuovo, allungai il piattino con i miei biscotti verso Nathaniel, concedendogli finalmente un sorriso. «Prendi pure, se vuoi.»
   Kentin arrestò il movimento del braccio a metà, lasciando a mezz’aria il cucchiaino di gelato che stava per portarsi alla bocca e guardandomi come se stessi commettendo un crimine: stavo dividendo i miei biscotti con qualcun altro. Di solito lo facevo con lui, ma non avevo mai creduto che dovesse rimanere un’esclusiva. Sarebbe stato maleducato, in quel momento.
   «Ah, grazie...» prese a balbettare Nathaniel, sorridendomi di rimando, sia pure con meno convinzione. «In realtà, non amo i dolci.»
   Fu come se avesse appena bestemmiato il sacro dio del cioccolato, e io e Ken lo fissammo allibiti. Era quindi per quello che aveva preso il caffè allo zenzero. Senza zucchero, per di più. Con Kentin condividevo gli stessi gusti in fatto di cucina, compresa la troppa sensibilità al cibo piccante o eccessivamente speziato.
   Il povero Nathaniel sollevò le sopracciglia chiare in un’espressione di smarrimento. «Ho detto qualcosa di male?» volle sapere, giustamente.
   «No, no», mi affrettai a rassicurarlo, spingendo di nuovo il piatto con i biscotti verso me e Kentin. «È solo che non ho mai conosciuto nessuno che non amasse i dolci. È una sciocchezza, a ben pensarci, scusa.»
   «Chissà come sono i biscotti allo zenzero...» osservò inaspettatamente Ken con fare pensieroso, mentre prendeva un altro cucchiaino di gelato. «Magari quelli ti piacciono», ponderò, rivolgendosi a Nathaniel.
   Questi sorrise, divertito da quell’idea. «Mah, può darsi», rispose, benché non mi paresse del tutto convinto.
   Forse quell’incontro non era cominciato nel migliore dei modi, vista anche la presenza inaspettata di Kentin. Eppure, con grande sorpresa, si rivelò un pomeriggio piacevole, forse preludio di una nuova amicizia.












In effetti, per carattere, forse Kentin e Nathaniel sono simili: entrambi gentili (quando Kentin non è punto sul vivo e a Nathaniel non nomini Castiel), premurosi e rispettosi. Per lo meno, questo è il mio punto di vista, è ovvio.
Oh, una piccola parentesi: nelle mie shot eviterò di usare il nome del mio personaggio perché... boh, mi sembra meno fastidioso. E poi volendo, in questo modo, ognuno potrà pensare che chi narra in prima persona sia la propria Dolcetta.
Fisime mie, perdonatemi.
Grazie per la lettura, alla prossima!
Shainareth





  
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