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Autore: Arwen297    09/03/2015    3 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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2^Capitolo: Figlio della “piccola Borghesia”

Un rombo proveniente dal motore di una Ducati rossa risuonò nel piazzale dove l’aspettava il suo gruppo di amici, chi non lo conosceva invece si limitò a girarsi a guardarlo, tutta questa curiosità provocata dal gioiellino che ruggiva sotto la sella, quasi fosse una belva infuriata. Dopo averla messa sul cavalletto il motociclista scese elegantemente da essa levandosi poi il casco e passarsi le dita tra i capelli color del grano, prima di infilarsi i suoi ray-ban dalla montatura sottile e argentata e dalle lenti color graffite, sulle quali si rifletteva ciò che lo circondava, posati sul capo come se fossero un cerchietto. Adorava sentirsi gli occhi puntati addosso mentre attraversava la piazza illuminata dai lampioni, tenendo il casco nero e rosso sotto il braccio sinistro. Il suo gruppo era quasi al completo, mancavano lui e Makoto.

Sera Ruka-chan” lo salutò Hotaru, la più piccola del gruppo che aveva appena compiuto diciannove anni, dai capelli neri come la pece e gli occhi viola che risaltavano ancora di più la sua carnagione chiara. Indossava dei pantaloncini di jeans e un top nero. Il biondo fece schioccare la lingua “Sera gente” rispose prima di sedersi sulla scalinata di un palazzo che dava sulla piazza, con la schiena contro il corrimano.

Com’è andata oggi?” gli chiese Setsuna, capelli neri dai riflessi verdi lunghissimi, occhi amaranto fisico mozza fiato foderato quella sera da dei jeans attillati e una camicia altrettanto aderente. Ai piedi delle decolté con un tacco di dodici centimetri.

Solita rottura di palle Sets, mamma sempre a dire che dovrei stare in casa, o iniziare a lavorare seriamente, piuttosto che uscire così tanto,stare fuori anche per due giorni e perdere il mio tempo nelle corse automobilistiche. Ma sai qual’è la verità? Sopportatela tu Usagi dalla mattina alla sera.” Sbottò lui. Provocando una risata nell’amica. “Che programmi ci sono per la serata?”

Non saprei dobbiamo aspettare Makoto, sempre che decida di venire” rispose la ragazza.

Ma in questo gruppo mandare sms per chiedere equivale ad un optional?” chiese lui, roteando gli occhi e tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il suo palmare di ultima generazione per scrivere un messaggio all’amica “A parte questo i programmi quali sono?”

Rei ha portato qualche bottiglia, e quindi stiamo qui” rispose la bruna.

Non so se sia una buona idea, c’è il Boss in giro stasera, e sai quanto io e lui andiamo d’accordo” rispose.

Ruka, non vedo quale problema ci sia, se non ti provoca per qualcosa perché mai dovrebbero succedere dei disguidi”

Perché tu credi veramente che non faccia niente per provocarmi se mi vede nella piazza?” rispose mentre si toglieva gli occhiali dai capelli per infilarli sul colletto della tuta da motociclista in pelle nera che gli fasciava perfettamente il busto. “Povera illusa”

Raga mi ha appena scritto Mako, ha detto che non può venire stasera perché è in buona compagnia per tutta la notte” la voce di Rei si alzò sopra il gruppo mentre la ragazza rimetteva a posto il cellulare. I suoi occhi neri come la brace rovente che fissavano i suoi amici, i capelli corvini che le arrivavano poco sotto i reni fluenti intorno al capo, indossava un top rosso che lasciava fin troppo poco all’immaginazione e una gonna bianca che arrivava a metà coscia.

Sicuramente sarà con quel Furuhata” mormorò lui maliziosamente. “Comunque sia, Rei ste bottiglie?” disse all’amica. Il piazzale man mano andava riempiendosi di compagnie di ragazzi che, anno più anno meno avevano la loro stessa età, si conoscevano quasi tutti di vista. Poco lontano da loro c’era il gruppo di quelle che se la tiravano, tra le quali c’era anche l’ex fidanzata del Boss, Ami gli pareva si chiamasse, impossibile non notarla in quanto in quel gruppo era un autentico pesce fuor d’acqua. Il biondo portò la bottiglia di birra alla bocca sorseggiando il liquido fresco che scendeva nella sua gola andando a rinfrescare le sue corde vocali.

Haruka aveva appena terminato la bottiglia quando nell’aria si senti il suono familiare di un motore truccato che si avvicinava alla piazza, rumore che tutti temevano, ma non lui. Era la BMW x-6 di quello che da tutti era chiamato il Boss ma che all’anagrafe risultava portare il nome di Takeshi. Capelli neri, occhi color rame, fisico da palestrato con qualche tatuaggio che faceva bella mostra sui bicipiti scolpiti così come i pettorali. Il classico bullo del quartiere che si era conquistato la fama non sul rispetto ma sulla paura che soprattutto incuteva tra i più piccoli, quasi fosse un dittatore. Paura che però non toccava Haruka, i due erano eterni rivali soprattutto in quanto a successo con il genere femminile, principale campo di competizione tra loro, e l’unico in cui il palestrato non regnasse incontrastato in quanto a popolarità.

Haruka notò come Amy aveva lasciato il suo gruppo di amiche per raggiungere una zona della piazza poco in vista e piuttosto scura, quasi avesse paura dell'essere che stava per fare il suo ingresso trionfale. Quasi fosse consapevole che quella sera lui fosse li per lei. Le sue amiche intanto ignare di tutto continuavano a raccontarsi pettegolezzi e prese dall’euforia dell’alcol avevano iniziato a fare le oche con i ragazzi presenti.

Strano…non trovi?” disse Haruka. Continuando ad osservare la scena con interesse.

Non ti seguo Ruka” gli rispose Setsuna osservandola con fare interrogativo e un sopraciglio alzato.

Ami, la ex del Boss ho come la sensazione che sia terrorizzata da Takeshi, chissà come mai” rispose lui.

Non fare cazzate nel tentativo di scoprirlo che se tua madre ti vede arrivare a casa con un occhio nero poi inizia nuovamente a rompere le scatole per un mese sulle compagnie che frequenti” la rimproverò Rei “Tanto cosa cavolo ti frega?” Si in effetti a lui non fregava, ma il semplice fatto di provocare il suo rivale di sempre gli faceva salire una sorta di adrenalina. La stessa adrenalina che sentiva quando correva ad altissima velocità sulla sua moto o sull’automobile decapottabile. Tuttavia scelse di non dare troppo peso a quella situazione limitandosi ad osservarne l’evolversi degli eventi. Pronto però ad intervenire se il “Boss” avesse esagerato nei confronti della sua ex.

AMI TANTO LO SO CHE SEI QUI, ESCI FUORI VOLEVO SOLO SCAMBIARE QUATTRO PAROLINE CON TE” urlò Takeshi sfoderando il suo sorriso beffardo, facendo zittire tutti i presenti comprese le amiche della sua ex ragazza. A quelle parole Ami si fece coraggio e avanzò di qualche passo per entrare nella zona illuminata dalla piazza.

Che stupida ragazza. Fu il pensiero di Haruka alla visione di quel gesto, mentre il palestrato iniziò a camminare a passo deciso verso la ragazza dai capelli blu, che lo guardava senza tradire la paura che in realtà l’attanagliava, ma mantenendo al contrario un atteggiamento molto freddo.

Quando il ragazzo le fu davanti appoggio le mani sulle spalle di lei “Senti perché non ci fai un pensierino e torniamo insieme? Sai so che tieni molto alla tua famiglia…trai tu le tue conclusioni bocconcino” le disse con un tono non sufficientemente basso per non far arrivare quella velata minaccia alle orecchie di Haruka che fece l’atto di alzarsi.

No!” gli sussurrò Setsuna bloccandolo con un braccio che fece scattare davanti al petto del biondo e che lo costrinse a sedersi.

Takeshi…io…io non ti amo più…è inutile …stare ancora insieme” rispose Amy mormorando mentre teneva lo sguardo volto verso il terreno, incapace di guardarlo negli occhi.

Forse non ci siamo capiti, sai benissimo che ho i mezzi per far passare un brutto quarto d’ora alla tua famiglia, sai bene che i miei genitori fanno tutto ciò che desidero, basta pronunciare qualche parola nel modo giusto al momento giusto” continuò lui “Hai capito?” Non ottenendo risposta la scosse sempre dalle spalle, gesto a cui Haruka non poté rimanere impassibile. Ignorando le proteste delle sue amiche si alzò in piedi e scendendo i gradini della scalinata si diresse verso il ragazzo.

Ehi amico, non ti sembra di esagerare?” sbottò con tono arrogante, se c’era una cosa che non poteva sopportare erano quei ragazzi che si ostinavano a infastidire le ex anche quando la storia è visibilmente arrivata alla frutta.

Ten’o non hai ancora imparato a tenere il tuo brutto muso al di fuori degli affari altrui?” rispose Takeshi visibilmente infuriato per l’interruzione appena subita da quel piccolo insolente. “Vuoi per caso che ti rinfreschi la memoria?”

Mi sembra che la signorina abbia chiaramente esposto la sua posizione non vedo perché devi ancora nuocerle in questo modo” rispose l’altro andando sotto di muso al primo. Per tutta risposta il palestrato gli diede uno spintone.

Rimango del parere che sei un’enorme ficca naso, e sai cosa si fa ai ficcanaso? Gli si fa un caricatone di botte” detto questo mosse all’improvviso il pugno per infliggere al ragazzo che aveva davanti un destro che avrebbe fatto rabbrividire chiunque per la sua forza, e soprattutto velocità. Velocità che però non funzionò con Haruka, che come ogni volta che si presentava l’occasione riusciva chiaramente a prevedere da dove arrivava il colpo grazie all’aria e al suo spostamento causato dai movimenti dell’avversario. E anche in quell’occasione il vento non la tradì, incredibile quasi spaventosa l’affinità che sentiva di avere con quel elemento, così incontrollabile, volubile e devastante. Impossibile da imprigionare dove lui non voleva, proprio come il biondo. Di risposta Ten’o colpì in pieno muso l’avversario provocandogli la frattura del setto nasale, rivoli di sangue iniziarono ben presto a scorrere sul viso del “Boss”.

Sei un figlio di Puttana Ten’o hai capito? Non finisce qui!” disse Takeshi mentre cercava di arginare la perdita di sangue ormai copiosa che gli aveva macchiato la sua maglia bianca che gli foderava gli addominali mettendoli in evidenza.

Non vedo l’ora Takeshi…non vedo l’ora!!!” rispose in tono di sfida il motociclista voltandogli le spalle mentre l’altro si avvicinava alla sua BMW bianca. Tornò dove si era seduto prima vicino a Setsuna che lo guardava sbalordita.

Ruka ti ha dato di volta al cervello?” esplose la bruna dagli occhi di ametista. La risposta era sicuramente positiva, compiere un gesto così nei confronti del “capo” era da fuori di testa.

Ti sembra normale che debba trattare una ragazza in quel modo? Sembrava uno straccio!Sai benissimo che queste cose non le tollero, specialmente da un bastardo come lui” sbottò lui con gli occhi verde smeraldo furenti.

Ruka…” era Rei che dopo un istante gli indico con lo sguardo Amy che si era avvicinata silenziosamente al loro gruppo, che fosse timida quella ragazza non vi era alcun dubbio. Ma aveva anche la nomina di essere molto studiosa e seria, si sapeva che aveva iniziato Medicina all’Università e – stando ad alcuni pettegolezzi – aveva una media eccellente.

Ehm… volevo ringraziarti…per quello che hai fatto” mormorò lei con i suoi grandi occhi blu puntanti nelle iridi verdi dell’altro.

Figurati non devi” rispose lui, con gli occhi che gli cadevano proprio in quel momento sull’orologio che portava al polso. Erano quasi le quattro del mattino, erano passate due ore e neanche se ne era accorto.

Ragazzi sono le quattro già io credo che sarebbe il caso di tornare a casa” disse Hotaru “Inizia anche a fare freddo, tanto a quanto ho capito stanotte di discoteche non se ne parla..”

Si ha ragione Hotaru” rispose Rei convinta, la temperatura si era abbassata notevolmente nonostante fossero in estate.

Be se le cose stanno così allora io vi lascio” rispose lui infilandosi il casco in testa per poi attraversare la piazza diretto alla sua moto, non aveva voglia di tornare a casa, ma d’altronde da solo cosa poteva fare? Andare in giro per la città fino alla zona costiera dove abitavano gli esponenti più influenti sul panorama cittadino, ma per fare cosa? Solo invidiarli per il fatto che potevano stare dalla mattina alla sera senza fare niente perché circondati da una moltitudine di servitori. Senza aggiungere che le ragazze più fighe della città facevano parte di quell’elite che tanto odiava per l’ozio in cui aveva la fortuna di vivere. Avrebbe voluto lui stesso la fortuna di avere una vita simile.

I suoi pensieri furono interrotti dal rombo della Ducati sotto di lui appena diede gas alla moto, saluto il suo gruppo di amici e si immise nelle strade principali diretto verso casa, le luci dei locali ancora aperti si riflettevano sulla visiera del casco creando dei giochi di luce e riflessi.



Una ventina di minuti più tardi era dentro al garage del palazzo dove abitava con la sua famiglia, situazione che sarebbe durata ancora per poco in quanto finalmente aveva trovato un piccolo appartamento di settanta metri quadri di cui stava pagando i lavori di ristrutturazione con i soldi guadagnati nelle corse a livello nazionale che lo tenevano occupato per tutto l’inverno, e che non piacevano a sua madre, la quale sosteneva che non rappresentavano un ingresso duraturo di denaro. Non vedeva l’ora che quegli ultimi giorni di lavori passassero in fretta in modo da trasferirsi, anche perché sua sorella stava attraversando quell’età in cui si è più sciocche che intelligenti ed era una noia mortale doversela sopportare dato che condividevano la stessa camera. Si diresse verso la porta che dava accesso diretto al portone del palazzo, il quale aveva l’ingresso in marmo con un tappeto blu che univa il portone all’ascensore, i muri color panna.

Loro abitavano all’ultimo piano e nonostante non fossero vicini al mare godevano ugualmente di una buona vista nel loro piccolo appartamento in cui vivevano da ormai tre anni. Aveva lo stretto necessario: due camere, un piccolo salotto che faceva anche da ingresso, una cucina e un piccolo bagno. Niente di speciale. Erano pure in affitto, affitto che pagavano con lo stipendio di sua madre e quando era necessario con i proventi che lui stesso portava a casa con le corse. Girò lentamente le chiavi nella serratura nel tentativo di far meno rumore possibile, ben conscio che appena avrebbe fatto il suo ingresso in camera sua sorella si sarebbe svegliata tutto ad un tratto pcome quasi tutte le sere che rientrava a quell’ora. Poggiò il casco sul divano e dentro ad esso mise le chiavi della moto e di casa, poi si tolse il giubbotto e lo mise vicino al casco per poi andare in camera sua. Era stanco morto.

Appena giunse in camera sua e della sorella accese la piccola lampada sul suo comodino, la stanza era abbastanza grande, su una parete faceva bella mostra una libreria sotto la quale vi era un’ampia scrivania che si allungava in una penisola sotto la finestra. Sulla parete opposta vi era un armadio a ponte sotto il quale vi era il letto di sua sorella, mentre alla fine di questo; posto perpendicolarmente al ponte con la fine a circa una trentina di centimetri dalla porta vi era il suo. Si sedette sul suo letto dopo aver chiuso la porta per non svegliare la madre che dormiva nella camera di fronte.

La mamma quando saprà l’orario si arrabbierà moltissimo” una voce di ragazzina si alzò da sotto il lenzuolo. Usagi aveva gli occhi azzurri e dei capelli lunghissimi biondi, che in quel momento erano liberi di incorniciare il suo esile corpo mentre si sedeva a gambe incrociate sul suo letto, indossava un pigiama rosa con dei coniglietti bianchi.

Se nessuno glielo dice non vedo come potrà venirlo a sapere Usagi” rispose lui esasperato facendo roteare gli occhi, prima di togliersi i pantaloni per sostituirli con i pantaloncini del pigiama.

Si ma non è giusto che puoi rimanere fino a quest’ora e io alle undici massimo devo essere a casa” si lamentò lei stropicciandosi gli occhi assonnati prima di emettere un sonoro sbadiglio.

Ti dimentichi un particolare sorellina, tu hai un età compresa tra i dodici e i quattordici anni, mentre io ne ho ventuno, per come la vedo io hai fin troppa libertà per i miei gusti in proporzione all’età” sbottò il biondo prima di mettersi sotto le lenzuola e spegnere la luce.

Haru…” sentì la voce della sorella nel buio.

Dimmi”

Ti voglio bene”

Anche io buona notte” bofonchiò già preso dal sonno incombente.

Haru…” ma cosa aveva fatto di male per meritarsi una scassa palle così al posto di una sorella?

Che vuoi…”

Ti manca anche a te papà?” chiese la ragazzina.

Si Usa-chan manca anche a me” solo lui poteva sapere quanto sentisse la mancanza di una figura paterna, che capisse il suo amore per i motori e per la velocità. Era proprio il padre ad avergli trasmesso quella passione che a distanza di tre anni  gli dava ancora la forza di andare avanti senza entrare in brutti giri come quello della droga. Anzi, proprio grazie all’adrenalina delle corse entrava in contatto con il vento. Ragione in più per non mollare. Sua sorella aveva sofferto molto per la perdita, e si era attaccata quasi morbosamente alla sua figura che era ciò che conosceva di più simile a suo padre, in fondo era troppo piccola per sopportare una perdita di tale portata, ma anche troppo grande per non ricordarsi della presenza dell'uomo nella loro vita. All’epoca aveva solamente quasi dieci anni. Chiuse gli occhi nel buio della stanza, e ripensò a quel giorno.

Inizio Flash Back

Era ormai qualche mese che la sua famiglia era piombata in un tunnel buio, infinito e tremendamente doloroso. Non sapeva neanche lui da cosa traeva la forza necessaria a non lasciarsi andare, a non fare cazzate quando la sua famiglia era ridotta allo sfascio. Forse la consapevolezza che il dolore di sua madre non sarebbe riuscito a sopportare un’altra perdita.

Il loro calvario era iniziato circa sei mesi prima quando a suo padre fu diagnosticato un tumore ai polmoni già degenerato in metastasi che si erano sparse in tutto il corpo. Haruka non vedeva l’ora che tutta quella sofferenza finisse, vedere ogni pomeriggio suo padre con il volto sofferente, sollevato dai dolori provocati dalla massa tumorale grazie ad elevate dosi di morfina lo distruggeva. Non avrebbe più retto molto alla visione di quella vita che si spegneva, alla sofferenza di sua madre, al visino triste e serio di sua sorella che era solamente una bambina costretta ad affrontare qualcosa di troppo grande per lei. E che molto probabilmente per il resto della sua vita avrebbe risentito della mancanza della figura paterna, alla quale era tanto attaccata così come a ciascun membro della sua famiglia.

Ma sicuramente non si sarebbe immaginato che sarebbe finita così presto.

Troppo presto.

Ma la domanda che si chiedeva sovente era perché? A quale pro dio gli infliggeva un dolore simile, con quale scopo? Sempre che un Dio ci fosse, perché non era possibile - in base a ciò che aveva sentito dire di lui – che fosse così crudele da infliggere loro una prova di simile portata.

 

E tu ti arrabbierai 
si ti arrabbierai, 
e ti chiederai se esiste davvero Dio, 
ma son sicuro che, tu poi capirai, 
quanto poteva essere, 
speciale lui, lui, lui...”

 

Quel giorno a prendere lui e sua sorella all’uscita non si era recata la madre come sua abitudine ma li aveva raggiunti la nonna materna con un volto triste, sofferente. Un volto che diceva tutto.

Nonna…papà come sta?” chiese il ragazzino biondo, con il cuore in gola mentre la sorellina si ascoltava in silenzio dietro di loro.

Da oggi bambini miei…avete uno splendido angelo che vi ama e vi protegge da lassù”

Il dolore che gli provocarono quelle parole era indescrivibile, sentì le lacrime salire copiose ai suoi occhi, come poteva essere successo proprio a loro? Cosa avevano fatto di male per meritarsi un dolore così forte, cosa aveva fatto di male Usagi per perdere una figura così importante quando ancora era così piccola, poco più di una bambina. 

Lui che era sempre stato un punto di riferimento. Con la sua risata, con i suoi modi forse un po’ duri ma sempre con la battuta pronta. Lui con il quale aveva condiviso gioie e dolori del Moto Mondiale, e della Formula 1. Lui che era l’unico che lo capisse veramente, uno dei pochi che lo accettava per quello che era.

Ma soprattutto la figura sulla quale poteva contare sempre, qualsiasi scelta avesse fatto nella vita. Una figura che era scomparsa per sempre.

Dolore. Rabbia. E di nuovo disperazione.


E poi capirai che  se, 
se l'è portato via è perché, 
c'era un vuoto nel cielo 
e serviva la stella, 
la stella più bella, 
quella che brilla 
solo per te per mamma tua, 
e potete sentirla solo voi, 
dentro voi,”

 

Fine Flash Back.

 

Haruka si asciugò velocemente le lacrime che sentiva scendergli sulla pelle, non voleva ammetterlo, e non lo avrebbe mai ammesso con nessuno ma a distanza di tre anni soffriva ancora per la perdita di quell’uomo favoloso che era suo padre. Anche se era certa che lui era sempre con loro, in qualche stella come diceva il filosofo greco Platone. E a lui piaceva in un certo senso pensarla così. Sospirò mentre si sentiva divenire le palpebre pesanti. Tremendamente pesanti. Segno che Morfeo aveva deciso di sollevarlo da quei tristi e dolorosi pensieri.

 

Il mattino dopo fu svegliato da un peso improvviso che gli piombò addosso, seguito da una risata soave che conosceva fin troppo bene, così come gli era ormai familiare il profumo alla vaniglia che permeava l’aria quando sua sorella era negli immediati dintorni.

Usagi…” bofonchiò con la voce impastata di sonno, il viso nascosto nel cuscino, negando alla sorella qualsiasi idea riguardo la possibilità di alzarsi.

Haru la mamma dice che è ora di alzarsi” le disse la sorella spingendolo di peso verso il muro per poi sdraiarsi accanto a lui allegramente.

Mpf…che ora è?”

Sono le undici…” rispose la ragazzina. Provocando il disappunto nell’altro che tuttavia però si decise ad alzarsi imitato un secondo dopo dalla sorella che sparì attraverso la porta diretta in cucina. Si stiracchiò rumorosamente prima di stropicciarsi gli occhi e dirigersi in bagno per una doccia con l’unico tentativo di svegliarsi.  Il bagno era sui toni del rosa, le piastrelle del pavimento bianche con venature di questo colore, circa a settanta centimetri dal terreno vi era un bordo con decorazioni floreali verdoline e rosa pallido mentre da questo bordo fino al muro del soffitto le piastrelle erano del medesimo colore delle striature del pavimento. I mobili erano bianchi e il marmo intorno al lavandino rosa.

 

Mezz’ora più tardi si diresse in cucina per fare colazione con i corti capelli biondi umidi e spettinati, trovò sua madre dietro ai fornelli già intenta a preparare il pranzo, e la colazione sul tavolo: cappuccino e pane tostato con la marmellata. Dal televisore giungeva ben distinta la voce della giornalista che conduceva proprio in quel momento il telegiornale.

Oggi che hai intenzione di fare?” la voce della madre richiamò la sua attenzione.

Non saprei credo che dormirò oppure metterò un po’ a posto la macchina” rispose lui.

Invece di perdere tempo in queste sciocchezze, potresti dare una mano a tua sorella con i compiti delle vacanze? Io inizio il turno alle quindici, e finirò alle venti ragion per cui non posso seguirla io” disse la donna provocando una reazione a dir poco scocciata nel biondo che si dondolava sulla sedia mentre assaporava la dolcezza della marmellata sopra al pane abbrustolito al punto giusto.  “Se proprio devo” si limitò a rispondere.

Che bello, che bello passeremo il pomeriggio insieme Haru” esclamò la ragazzina con due buffi codini in cima ai quali vi erano due odango tenuti a posto da due nastri rosa.

A quanto pare si, testolina buffa” sbuffò lui. Scocciato. “Per pranzo cosa stai cucinando?” chiese poi alla madre.

Pasta al pomodoro e un’insalata di quelle con olive, mozzarella e altre cose” rispose la donna.

Al telegiornale intanto erano passati alle notizie riguardo alla mondanità e agli spettacoli cittadini. Unica parte del telegiornale che interessava a Usagi, che come sua abitudine alzò in modo spropositato il volume del televisore.

Veniamo ora ai prossimi appuntamenti concertistici sul panorama musicale di Kyoto” diceva la giornalista “Che come evento importante per questa settimana vede il concerto del prossimo Giovedì sera della violinista Michiru Kaioh figlia dei due ampiamente conosciuti musicisti”.

Haruka prestò più interesse del voluto alle immagini dei concerti passati della violinista di cui la sorella era una fan sfegatata, e che apparteneva per sua fortuna all'elite benestante e politica della cittadina. Doveva ammettere che quella ragazzina non era niente male, capiva la sorella, che la considerava un idol sia per la sua musica eccellente che per il suo aspetto che per la piccola Tenou era un esempio da seguire. E come dare tutti i torti alla sorella? Era semplicemente perfetta. E soprattutto Bellissima.

Mamma possiamo andare a vedere il concerto?” chiese la biondina.

Usa sai benissimo che da quando papà non c’è più non possiamo permetterci di spendere cifre simili per andare a vedere un concerto, tanto vedrai che lo trasmetteranno alla televisione sulle reti cittadine piccola” intervenne il motociclista con una stretta al cuore per via dell’espressione triste che si dipinse in pochi istanti sul volto della sorella. Le corse erano finite e per via dei lavori di ristrutturazione di casa sua aveva risparmiato pochissimo, e prima di Ottobre la nuova stagione di gare non sarebbe ricominciata, ragion per cui avrebbero dovuto campare solamente con lo stipendio della madre, che per quanto promiscuo riusciva a far fronte alle cose più importanti. Certamente non a concerti e a scemate varie. Lui nel periodo invernale era auto sufficiente e non andava a chiedere niente a casa per i suoi sfizi ripagati dallo stipendio ottimo che portava a casa alla fine di ogni gara a cui partecipava. D’estate la cosa era totalmente diversa, specialmente quell’anno in cui aveva finito i risparmi dell’inverno per mettersi a posto casa. Guardò sua madre, e nei suoi occhi lesse la tristezza che ogni risposta negativa ai desideri della famiglia le comportava. Lui non riusciva più a reggere il dolore di sua madre. Ma non poteva farne neanche una colpa a sua sorella per quelle richieste forse un po’ più mature di una ragazzina della sua età che in teoria dovrebbe interessarsi alla musica pop, rock e metal e non alla musica classica, per quanto si potesse definire tale la musica suonata dalla Kaioh.

Uscì dalla stanza diretto alla loro camera con una morsa al cuore impossibile da ignorare.

Note dell'autrice: Ringrazio chi ha recensito il primo capitolo, e tutti quelli che lo hanno letto senza farlo. Voglio offrirvi qualche delucidazione in merito alla scelta del titolo: sebbene il termine "piccola borghesia" sia una definizione tipica del marxismo e del regime economico totalitarista,  l'ho scelto poiché il mestiere della madre di HaruKa rientra  in quelli dei piccoli borghesi.


   
 
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