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Autore: Lady Diamond    10/03/2015    2 recensioni
E se i nostri personaggi preferiti fossero dei semplici(o quasi normali) liceali dell'esclusivo Beyblade high school in California? All'interno di questa scuola vi è una lotta fra i ragazzi,campioni di pallacanestro a livello nazionale,e le ragazze,campionesse nazionali di cheearliding.
Il motivo di questa faida? semplice rivalità, ma non solo scolastica,perchè... . Fra amori,litigi,impegni extrascolastici e scuola riusciranno i nostri eroi a sapellire l'asse di guerra? o arriveranno all'esame di stato a pezzi? Cosa succederà se i protagonisti saranno messi davanti al loro passato e alle loro reali emozioni? E cosa succederà quando Queen distruggerà ogni singolo rapporto umano solo per il desiderio di vendetta?
Estratto dal primo capitolo:
La storia di quei nomi era nata durante il terzo anno,quando le ragazze divennero cheerleader. Per questo motivo molti ragazzi cercavano di avvicinarsi al gruppo,ma venivano continuamente snobbati, così , i neo campioni nazionali,a causa dei continui rifiuti delle ragazze,affibbiarono quel nome al gruppo femminile,che per ripicca denominarono quella squadra Scimmie,paragonando il loro livello intellettivo pari a quello dell’animale in considerazione"
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Mariam, Mister X, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Silent Tears '
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Oscurità, nient'altro riuscivano a vedere i loro occhi, e quell'ambiente così tetro e buio non calmava gli animi delle tre ragazze prigioniere.
Erano sole.
Intorno a loro c'era solo acqua dalla dubbia provenienza che bagnava il pavimento freddo, mentre le pareti erano di fredda ed umida roccia.
Nessuna era in grado di stabilire da quanto tempo fossero rinchiuse in quella cella. Erano passate ore, o forse giorni, oppure settimane.
Più il tempo passava e più perdevano le speranze, anche perchè l'ennesimo piano di fuga era inesorabilmente fallito, e la sensazione di vuoto e paura diventava sempre più forte.
Le ferite superficiali bruciavano come non mai, soprattutto quelle ancora aperte, mentre i vestiti leggeri non le aiutava a non provare freddo in quell'ambiente.
Credevano che sarebbero morte in poco tempo, erano stanche di vivere in quel modo, in quella vita che aveva perso ogni speranza.
I loro pensieri erano rivolti costantemente ai loro effetti, e piangevano silenziosamente stringendosi in forti abbracci.
Erano solo loro tre, e nessuna sapeva come salvarsi.
Un forte suono rimbombò per tutto l'edificio, seguito da un silenzio assordante, mentre un sottile raggio di luce penetrava appena.
Ci fu un'altra esplosione, che però venne seguita da alcune voci che sembravano irreali, e poi di nuovo il buoi.
"Siamo qui! Ci sentite?" domandò una voce che proveniva da una crepa.
Stava succedendo qualcosa, ma le tre cantanti osservavano la scena ammutolite, mentre la paura invadeva nuovamente i loro animi dilaniati dalle sofferenze imposte.
Era la fine, o almeno era quello che credevano.
 
 
24 ore prima...
Erano trascorse tre settimane da quella maledetta sera, ma nessun membro di quel gruppo ara intenzionato ad arrendersi.
Eppure, nonostante tutti si sforzassero di far forza ad uno o all'altro amico, più passava il tempo e più avevano paura.
Da quando le tre cantanti erano state rapite era diventata abitudine riunirsi per cercare indizi, ma ogni volta che sembravano essere vicini alla verità, essa sembrava dissolversi come una nuvola spazzata via dal vento.
"Adesso basta" esclamò Takao sbattendo una mano sulla scrivania ed scattando in posizione eretta.
Quante cose aveva da dire alla sua Hilary, ma soprattutto gli mancava.
Si sentiva colpevole perchè quella sera l'aveva lasciata sola.
Si sentiva colpevole, ma anche inutile.
Non aveva nessuna idea su chi fossero i rapitori e dove avessero portato la sua ragazza.
Tutto il gruppo rivolse uno sguardo comprensivo al moro, soprattutto Yuri e Ozuma, che erano ugualmente preoccupati.
I due giovani atleti passavano le notti insonni, e senza proferire parola lavorando insieme, e le loro ricerche sembravano averli portati ad una conclusione.
Si scambiarono uno sguardo complice, ed il ragazzo di Mariam prese parola.
"Ricordi quella sera in Messico? Io e Yuri crediamo che quei tipi che ci attaccarono abbiano rapito le nostre ragazze".
Ci fu un attimo di silenzio interrotto solo dai respiri, mentre nelle menti dei liceali si accavallavano mille domande.
"Ma noi non li abbiamo visto in faccia" disse Yuri con un tono freddo e distaccato, nonostante provasse una sgradevole sensazione a cui non sapeva dare un nome.
"Ma quelle spie si" mugugnò Takao tristemente.
Avevano una pista da seguire, ma non avevano i mezzi.
"Dobbiamo trovarle" asserì Yuri con un tono imperativo.
Non aveva la benché minima idea da dove iniziare, ma avrebbe cercato fino alla perdita di tutte le sue forze.
Voleva solo trovare Julia e abbracciarla, ma soprattutto sperava che fosse viva.
Tutto io gruppo guardò i tre ragazzi con un'espressione interrogativa, ma erano tutti disposti ad aiutare le loro amiche.
 
 
Intanto, in quella tetra cella le tre cantanti stavano elaborando un piano.
"Avete mai sentito parlare della sindrome di Stoccolma?" domandò Hilary con un timbro basso e scrutando le sue amiche che la guardavano con un'espressione incerta.
"Si Hilary, ma cosa centra?" a parlare era stata Mariam.
Non riusciva a capire dove volesse andare a parare la sua amica.
Da quel che sapeva lei quel disturbo consisteva in uno stadio di regressione che comportava l'identificazione con il proprio aguzzino, suscitando sentimenti "affettuosi".
Però, forse aveva avuto una buona idea.
"Vuoi fingere una sorta di legame affettivo con qualcuno?" domandò nuovamente la corvina.
La castana sorrise furbamente, ed annuì.
"Se magari mi spiegate mi fareste un favore" disse Julia con un tono esasperato.
"È semplice: hai presente il carceriere, quello giovane e carino? Potremmo fingere una sorta d'innammoramento per lui, e mentre una fingerà di flirtare con lui le altre due lo metteranno a tappeto. Ho notato che porta con se diverse chiavi e quindi … liberarci" concluse Hilary con un tono soddisfatto.
Le tre ragazze si scambiarono uno sguardo complice, ed insieme stabilirono i dettagli.
Ben presto il ragazzo giunse in quella lurida stanza, e Julia iniziò a fare la svenevole con l'aguzzino che sembrava apprezzare quelle attenzioni.
Ma non appena fu dentro la stanza venne colto alla sprovvista dalle due ragazze che lo atterrarono con poche mosse.
Si presero per mano dando inizio alla loro corsa verso la libertà.
Iniziavano a sentire la speranza rinascere più forte che mai.
Non avevano intenzione di arrendersi, corsero fino ad un bivio e più si avvicinavano all'uscita e più sentivano la temperatura salire.
Un uomo alto circa un metro e novanta seguito da altri due sbucò dal nulla, sul suo viso era dipinto un ghigno malvagio e per nulla rassicurante.
Il trio istintivamente indietreggiò, per poi riprendere a correre.
Avevano paura ma non avevano intenzione di arrendersi.
"Dove credete di andare signorine" asserì una figura spuntata dal nulla.
"Via" dissero le tre all'unisono.
Ma purtroppo la loro fuga era finita poiché erano state accerchiate, per poi essere rispedite in quel tugurio.
"Perchè? Perchè tutto questo?" disse Mariam con astio mentre si teneva il  braccio su cui era atterrata.
"Avete rovinato un lavoro su cui lavoravamo da mesi, ed ora morirete qui dentro" asserì l'uomo chiudendo a chiave la cella, per poi sparite pochi istanti dopo.
 
Ozuma era nella stanza di Mariam, non sapeva neanche lui il perchè aveva desiderato andare lì, eppure aveva raggiunto quella casa inconsciamente.
Quella camera gli ricordava tutto di lei e tutti i momenti passati con la sua ragazza.
Prese posto sul letto e strinse a sé un pupazzo della cantante alla ricerca del suo profumo.
Non voleva crollare, voleva essere forte per lei, desiderava che quella realtà fosse solo un brutto sogno.
Sperava che fosse viva, ma aveva paura di sbagliarsi anche perchè non aveva nessuna notizia delle sue amiche.
I suoi pensieri erano rivolti anche ad Hilary e Julia con cui aveva condiviso molti bei momenti, aiutandolo anche quando aveva creato quel casino con Mariam.
Era irreale non andare alle prove, non sentire le voci delle ragazze che scherzavano per poi coinvolgere anche lui.
"Cosa ci fai qui?" domandò Jessie con gli occhi lucidi tenendo per mano Eveline, che stava ancora versando tristi lacrime.
"Non lo so neanche io, cercavo la presenza di tua sorella qui" ammise il ragazzo riducendo gli occhi a due fessure.
Ammettere quella verità lo aveva fatto sentire debole, e parlarne aveva reso quell'assenza reale.
"Anch'io vengo spesso qui, e voglio trovarla. Voglio partecipare alle ricerche" disse il ragazzino con una voce decisa e prendendo posto accanto all'amico.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso gli mancava sua sorella ed il desiderio di essere d'aiuto era fortissimo.
In fondo lei era la sua confidente e anche la sua migliore amica, e senza lei sentiva un immenso vuoto nel cuore.
"Gliel'hai detto tu?" domandò Ozuma rivolgendosi ad Eveline con un tono duro.
La bionda cercò di trattenere le lacrime, e mugugnò diverse frasi sconclusionate.
"È la mia migliore amica"
I due studenti si presero per  mano alla ricerca di un conforto.
 Erano lì, insieme, uniti dagli stessi pensieri.
"Noi due non parliamo da un po', ma lei ha bisogno di noi, ed io ho bisogno di un'amica".
"Anch'io" rispose Eveline abbracciando il ragazzo.
Il batterista fissò Jessie per alcuni istanti e cercando di trattenere le emozioni disse:
"Parteciperai alle ricerche, ma non devi farti male".
"Mi manca" dissero i tre all'unisono e stringendosi in un abbraccio piansero tutte le loro emozioni.
Era la prima volta che Ozuma piangeva, ed era stato orribile, ma almeno non era solo.
 
Takao era nella sua camera da letto messa completamente a soqquadro.
Si sentiva frustrato ed in quel momento non sapeva cosa fare, se non distruggere tutto.
Voleva dire tante cose ad Hilary, ad esempio che avrebbero studiato insieme alla Brown, dirle che l'amava davvero, ma lei non c'era.
In tutto quel casino aveva cercato di dare un senso a quei giorni, e aveva realizzato un suo sogno.
Sentiva di doverlo fare per la sua ragazza con cui aveva avuto una piccola discussione sul futuro proprio il giorno del rapimento.
Improvvisamente vide un piccolo aereo di carta volare davanti ai suoi occhi, si affacciò sul balcone e vide una figura appollaiata su un albero.
Era sicuro che fosse la stessa ragazza che li aveva salvati in Messico.
La bionda gli fece un cenno con una mano, e con una voce tranquilla disse:
"Leggi il biglietto".
Poco dopo scese giù per poi sparire nel nulla.
Takao era rimasto fermo con una mano alzata, incapace di fare qualsiasi cosa. Dopo pochi istanti si riscosse da quell'atmosfera irreale e si precipitò sul figlio.
Lesse velocemente il contenuto, e poco dopo prese il cellulare, scorse le varie chat su whatsapp per poi trovare il gruppo che cercava: quello per le ricerche creato pochi giorni dopo l'annuncio del rapimento.
-Ho un indirizzo che potrebbe portarci alle nostre amiche!-
-Davvero? Come diavolo hai fatto?- scrisse Yuri digitando il messaggio con un'espressione scettica dipinta sul viso.
Non era sicuro delle parole di Takao, eppure avrebbe fatto di tutto pur di risolvere quella situazione.
-Che stai blaterando Takao?- chiesero e Rei Mao simultaneamente.
Erano entrambi curiosi di scoprire cosa stesse succedendo, ma anche ansiosi di riavere le tre cheerleader con loro.
-Dacci questo indirizzo Kinomiya, si entra in azione, subito. - scrisse il rosso russo ormai stanco di quelle discussioni.
Aveva voglia di entrare in azione e riempire di botte i rapitori.
Avevano toccato una persona a lui cara e non aveva alcuna intenzione di fargliela passare liscia.
-Takao, l'indirizzo. Ora!- scrisse Ozuma mentre stava deviando il tragitto verso la villetta dell'amico.
- Venite a casa mia, ci organizziamo e riporteremo le ragazze qua-.
"Sicura che verranno?" domandò Crystal in un sussurro.
"Sicurissima, e poi abbiamo bisogno del loro aiuto.
Non sappiamo in che condizioni sono" rispose Queen muovendosi furtivamente all'interno di un corridoio.
Erano mesi che seguiva le tre ragazze nell'ombra, precisamente da quando finalmente le era stata affibbiato la sua partner.
Aveva dovuto continuare a recitare la parte della strega per proteggere quel trio, e doveva salvarle.
Sapeva che spiegare qual era la verità sarebbe stato difficile, ma in fondo ne valeva la pena.
Anche perchè quelle ragazze erano sue amiche.
"Siamo arrivate" asserì la spia bionda con freddezza ed estraendo una piccola bomba che scaraventò lontano.
Dovevano attirare l'attenzione su qualcos'altro così da poter raggiungere la cella delle tre ragazze.
"Ottimo diversivo" disse la corvina iniziando a correre verso la destinazione.
"Dovere" rispose l'altra sorridendo soddisfatta.
Salvare le sue amiche le sembrava essere la cosa più giusta da fare, soprattutto per  suo fratello.
Giunsero davanti ad un finto muro che poco dopo riuscirono a crepare.
"Ragazze siete qui?" gridarono le due ragazze.
 
Tutti quei suoni, quelle voci sembravano essere frutto della loro immaginazione.
Qualcuno era venuto a salvarle, gridarono disperate.
"Siamo qui".
Ci fu un altro rumore seguito da secondi di silenzio, finché non videro la luce. Non erano sole, forse erano salve davvero.
"Veloci" disse Crystal con un tono che non ammetteva repliche e tendendo un braccio verso le ragazze.
Le due spie si assicurarono che il trio stesse e in pochi istanti iniziarono la loro folle e disperata corsa verso la libertà.
Si udirono spari alle loro spalle, ed un proiettile ferì di striscio Queen che gemette per il dolore, ma cercando di non dar peso a quel dolore finse di star bene.
Si udirono altri spari, e poi di nuovo il silenzio.
Alle loro spalle stava succedendo qualcosa, ma nessuna delle cinque era intenzionata a guardare cosa stesse succedendo.
"Hilary, dove sei?" urlò Takao buttando k.o un uomo, l'ultimo di quel gruppo.
Takao era lì, il suo Takao era lì.
Istintivamente chiamò il nome del ragazzo, e ben presto il gruppo si ritrovò, ed insieme uscirono da quella prigione, ritornando verso la libertà, mentre all'interno dell'edificio divampava un incendio.
 
Erano libere finalmente.
Il trio iniziò a scrutare l'ambiente bagnato dalla pioggia con un'espressione assorta.
"Hilary" mugugnò Takao abbracciando la sua fidanzata con uno slancio.
La castana piangeva, sfogando tutte le sue frustrazioni fra le braccia dello studente.
Erano di nuovo insieme e tutto il mondo sembrava essersi fermato.
Jessie corse verso sua sorella stringendola a sé.
Non avrebbe permesso mai più a nessuno di portargliela via.
 Non si dissero nulla, rimasero stretti per molto tempo, mentre Ozuma faceva scorrere il suo sguardo fra sua sorella e la fidanzata.
"Da quanto fai questo?" domandò lui affiancando la bionda con un tono preoccupato.
"Prima missione, ma mi alleno da anni" rispose la bionda stringendo la mano della sua partner, che appariva stanca e provata.
Le piaceva quel lavoro, e non aveva intenzione di rinunciare dopo tutto quello che aveva passato.
Queen cadde a terra priva di sensi a causa delle ferite, e poco dopo venne portata in ospedale.
 
Era passata una settimana dalla loro liberazione e ritornare alla libertà era stato difficile.
Julia ed Hilary si muovevano sempre insieme fra i corridoio scolastici, mentre Mariam aveva deciso di far compagnia a Queen, che era ancora ricoverata.
Ancora non erano venute a conoscenza del perchè Queen fosse stata presente in quelle missioni, e lentamente si stavano abituando a non considerarla come una nemica.
All'inizio non avevano prestato molta attenzione alla corvina durante quella notte, e solo pochi giorni dopo avevano realizzato di essere state salvate da colei che consideravano ancora una nemica.
Julia si separò da Hilary -che era stata raggiunta da Takao- per recarsi in biblioteca.
Avvertiva una strana presenza alle spalle, e temeva che qualcuno volesse farle del male.
Entrò velocemente nella biblioteca scolastica, e cercò di sparire fra i vari scaffali, quando avvertì qualcuno toccarle una spalla.
Istintivamente si voltò, e senza prestare attenzione all'inseguitore, riuscì a piegare un braccio del ragazzo dietro la schiena.
"Fernandez" sibilò Yuri atono.
La cantante spagnola divenne subito paonazza per l'imbarazzo, anche perchè non era la prima volta che reagiva in quel modo.
"Yuri…" rispose lei con una voce più rilassata ma tenendo ancora bloccato il braccio del rosso.
"Non credi che dovresti lasciarmi libero? O forse queste sono le tue nuove manie perverse?" disse il rosso con una voce sarcastica, nonostante quella situazione lo divertisse.
La spagnola lasciò il fidanzato, e velocemente si parò davanti al moscovita.
Quel ragazzo gli era davvero mancato e ancora non riusciva a credere di essere lì con lui.
Si strinse al russo inalando il profumo del giovane, che iniziò ad accarezzarle i capelli.
"Sei diversa" asserì lui.
Voleva parlare con la sua ragazza, ma non voleva chiedere nulla, anche perchè voleva farla parlare e aspettare che fosse lei a dirgli qualcosa.
"In che senso?" domandò la cantante.
"Il tuo sorriso, è diverso. Spento direi" rispose il moscovita con un'espressione seria sul viso.
Era meravigliata da quello che gli stava dicendo il suo ragazzo, e così esplose in un pianto carico di emozioni.
Lui non disse nulla, ascoltò e basta senza interrompere il discorso della sua Julia, e senza rendersene conto disse:
"Ho avuto paura".
La castana fissò Yuri con un'espressione incredula.
Non riusciva a credere che il suo freddo ed asociale fidanzato le avesse detto qualcosa di carino, o almeno secondo gli standard del giovane quella era stata una frase dolce, e questo Julia lo sapeva bene.
"Ti amo" sussurrò la cheerleader posando le sue labbra su quelle del russo.
Quel sentimento batteva in lei da molto tempo, ed aveva deciso di dichiarare i suoi sentimenti.
"Idem" mormorò il rosso rispondendo al bacio.
In quel momento nulla aveva più importanza: c'erano solo loro.
 
 
Mariam era nella sua stanza a studiare, o almeno ci provava.
Sul suo letto regnava il caos assoluto: libri a destra in disordine, fogli sparsi ovunque, quaderni aperti, altri chiusi, il tutto mentre cercava di organizzare un programma per recuperare le tre settimane di assenza a scuola.
Mancava meno di un mese alla fine della scuola, e non aveva alcuna intenzione che una brutta esperienza intaccasse la sua carriera scolastica.
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza, e senza sapere chi fosse gli disse di entrare.
"Ciao" sussurrò Ozuma con un tono dolce.
Non riusciva a credere che quella fosse la sua ragazza, anche perchè era abituato a vederla vestita diversamente.
In quel momento aveva i capelli raccolti in una treccia disordinata, una semplice maglietta bianca e pantaloncini di jeans e senza trucco, ma la trovava comunque bellissima.
"Ti ho portato i compiti" continuò il giovane prendendo posto accanto alla cantante.
"Grazie" sussurrò la corvina dando un leggero bacio al fidanzato.
"Novità su Queen?" domandò Ozuma con un tono tranquillo.
Aveva tante cose cose da raccontare alla sua ragazza, ma voleva aspettare che lei dicesse qualcosa.
"Si, è uscita oggi dall'ospedale e mi ha raccontato la verità su tutto.
Quel caso in Messico era stato ritardato per mesi, ma alla fine è toccato a noi perchè eravamo là, anche se eravamo già stati scelti. Queen e tua sorella ci stavano seguendo da qualche giorno per vedere cosa sarebbe successo, e dopo tutto quello che è successo quei tipi sono scappati e ci hanno riconosciute".
Era stato frustrante scoprire la verità in quel modo, anche perchè suo nonno non aveva esitato a mentirle ancora una volta e a mettere a rischio la sua vita.
"Noi siamo i migliori" rispose Ozuma con un tono scherzoso.
"Ovviamente" rispose lei facendo una smorfia infastidita.
Lui non aveva intenzione di fare altre domande, anche perchè sapeva che se voleva sapere qualcosa dalla sua ragazza doveva aspettare che lei parlasse di sua volontà.
La corvina si distese sul letto e fece cenno al suo ragazzo di imitarla.
Voleva dire molte cose al suo fidanzato, ma non riusciva a trovare le parole.
Prese un lungo respiro e cambiò posizione distendendosi su un fianco, e lui fece lo stesso ponendo un braccio sulla schiena di Mariam.
Entrambi si persero nei loro sguardi e la cantante nascose il viso nell'incavo del collo di Ozuma.
"È stato orribile. Tralasciando le ferite, posso dire che pensare di non uscire più da quel posto, di non poter vedere  le persone a cui tengo.
È stata la cosa peggiore della mia vita".
Solo qualche goccia salata scese dagli occhi smeraldini della cantante, e lui la strinse a sé.
Era strano vedere la sua ragazza in quello stato.
Lei che appariva sempre fredda, distaccata e sicura di sé stava fra le sue braccia in assoluto silenzio.
In quel momento gli sembrava una cucciola, la sua cucciola, tanto bisognosa d'affetto. L'amava davvero tanto e non avrebbe permesso più a nessuno di portargliela via.
"Ti amo, Mariam" disse lui dolcemente.
La ragazza si scostò leggermente, e con occhi luccicanti ed una voce flebile disse:
"Anche io".
E si baciarono, per poi raggiungere un mondo che apparteneva soltanto a loro due.
Quella mattina nella grande casa di Mariam sembrava essersi scatenato il pandemonio.
La giovane e Jessie correvano come trottole da una parte all'altra della casa per aiutare i genitori che dovevano finalmente sposarsi.
Erano entrambi felici di quell'avvenimento così importante per loro e che finalmente li avrebbe resi nuovamente una famiglia unita, nonostante quella fosse solo una formalità dal momento che la coppia di adulti viveva in quella casa da alcuni mesi.
"Ciao sorellona" disse il ragazzino dai capelli verdi, entrando senza bussare nella camera della sorella.
"Si bussa" rispose lei con un tono acido ma sorridendo.
"E così finalmente i vecchietti si sposano" disse il piccolo di famiglia con un tono allegro.
Anche lui aveva sofferto per l'assenza del padre, ma quell'assenza l'aveva fatto crescere velocemente, e gli aveva permesso di legare molto con sua sorella.
In passato, quando era molto piccolo, alcuni bambini lo avevano preso in giro perchè non aveva un padre, e diverse volte aveva fatto a botte con i compagni di classe, ma quando tornava a casa spesso si ritrovava a piangere sulle spalle di sua sorella.
Lei si era sempre mostrata forte e non aveva mai pianto nonostante volesse farlo, eppure, facendosi forza interveniva pochi giorni dopo contro i bulli del fratello.
Gli era grato per tutto quello che aveva fatto per lei, e non sapeva come dirglielo.
"Hai parlato con papà?"  domandò Mariam con un tono serio che fece ridere Jessie.
Il ragazzino finse una posizione impettita, e con un tono solenne disse :
"Ovvio".
La corvina fissò quindicenne, e pochi secondi dopo gli scaraventò un cuscino sulla faccia, ed insieme iniziarono a ridere.
"Ma quanto sei scemo, Jess? Ora muoviti e aiutami ad allacciare questo odioso vestito".
"Che però ti fa sembrare quasi carina" ribattè lui con un tono scherzoso.
Il ragazzo dai capelli verdi alzò la zip del vestito blu, e chiese:
"La sorpresa è confermata?".
"Ovviamente" rispose Mariam indossando le scarpe per poi sorridere soddisfatta al fratello.
Sapeva di aver fatto un piccolo regalo ai suoi genitori ed era felice di condividere quel momento con suo fratello, anche se erano stati aiutati da Julia, anch'essa invitata all'evento.
 
La cerimonia era stata lunga, ma per nulla noiosa e i due fratelli avevano svolto i rispettivi ruoli di damigella e testimone, provando nei loro cuori molta gioia quando i loro genitori avevano pronunciato le loro promesse ed il "Si" che li aveva nuovamente uniti.
 
La nuova famiglia entrò all'interno del locale scelto per il ricevimento, dove vennero accolti da un caloroso applauso.
Ai quattro sembrava di vivere una fiaba, tutto era perfetto, e durante una piccola pausa Mariam fece cenno al fratello di seguirla, lasciando i genitori attoniti.
Dopo diversi minuti entrambi si cambiarono, e nella sala scese il buio destando la curiosità degli invitati.
"Innanzitutto un grazie a Julia Fernandez per la canzone, che doveva essere un duetto con Ozuma, ma questa è una piccola sorpresa per i nostri genitori" disse Mariam al buio.
 
Una dolce musica iniziò ad udirsi nella stanza, mentre una luce illuminò i due giovani al centro della sala.
 
M: Ya no engañemos a este corazón
Tu y yo sabemos, sobre la pasión
No hay nadie mas, mas, mas
con quien quiero estar, solo tu
Me pones a temblar
Acercate a mi; te quiero sentir
Voy a explotar, si tu me besas asi

 
Il ragazzino iniziò ad avvicinarsi alla sorella mentre cantava.
Era davvero felice di poter cantare con lei per la prima volta, soprattutto a quell'evento.
 
J: Tenemos el tiempo y volemos de este lugar
Juntemos los cuerpos, asi para despega.
 

Insieme, tenendosi per mano, raggiunsero il piccolo palco ed iniziarono ad intonare il ritornello della canzone in perfetta sincronia.
Speravano con tutto il loro cuore che quel piccolo regalo piacesse ai loro genitori, che guardavano la scena commossi.
 
Ins: Y a hora dame, dame, dame tu amor
dame, dame, dame
dame, dame, dame tu amor
dame, dame
si tu me besas asi
si tu me besas...
si tu me besas asi.

 
 
Hilary e Takao stavano passeggiando sotto le stelle, mentre all'interno si stava svolgendo il matrimonio.
Si sentivano bene e nessuno dei due si accingeva a rompere il silenzio proferendo parola.
"Sai Hils" disse Takao con un tono insolitamente serio.
Stava per dirgli una cosa importante, e sapeva che avrebbe reso felice la ragazza.
Ma nonostante questo aveva paura che la sua ragazza avesse cambiato idea.
Iniziò a torturarsi le dita, e velocemente disse:
"Sono entrato alla Brown".
La castana si mise le mani davanti alla bocca.
Aspettava quella notizia da molto tempo e le sembrava di poter toccare il cielo con un dito.
Abbracciò il suo ragazzo con uno slancio, ed entrambi caddero rovinosamente a terra, ma entrambi iniziarono a ridere allegramente, incuranti degli sguardi curiosi.
"Sei una pazza, ma non sai quanta paura ho avuto per te" disse il moro con una voce emozionata e stringendo il corpo della castana.
"Ma ora sono qui anche grazie a te" sussurò Hilary sulle labbra del fidanzato.
Erano di nuovo insieme, e non c'era nulla di più perfetto.
Quell'esperienza negativa aveva unito tutte le coppie e rafforzato i loro sentimenti.
A volte si erano sentiti persi, ma nessuno si era mai arreso per l'amore e l'amicizia che legava il gruppo di studenti più scatenato del Beyblade High School, ed ora tutti avrebbero affrontato l'ultima prova di quell'anno...insieme.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio autrice:
Ed eccoci qua, al penultimo capitolo di questa fanfiction rimasta sospesa per troppo tempo.
Non riesco a credere di essere arrivata a questo punto e che questa FF creata quattro anni fa stia per finire... mi sento un po triste ad essere sincera.
Tanto per iniziare a specificare alcune cose:
La canzone cantata da Mariam e Jessie si intitola Dame tu amor (Inna), brano che io adoro.
Crystal dice "questa è la prima missione".
Si effettivamente per lei e Queen è la prima missione, in Messico sono solo intervenute e si, loro sono le due spie del Messico u.u
Ho una mente diabolica, me ne rendo conto è.é
Ho massacrato 'sti poveri ragazzi dal primo al trentaquattresimo capitolo, ma tutto aveva uno scopo xD .
A dire il vero la parte del matrimonio doveva essere scritta nel capitolo precedente, ma unendolo a questo avrei creato solo confusione e procurato a voi lettori un capitolo lungo, troppo lungo, da leggere.
Dedico questo capitolo al mio ragazzo che mi ha ricordato della sindrome di Stoccolma - anche se i dettagli me li sono ricordata da sola- e ringrazio Henya per le sue recensioni e le belle parole su facebook.
Grazie a tutti i lettori silenziosi (Se volete dirmi qualcosa potete farlo tranquillamente, non vi mangio), chi ha messo la storia tra le preferite/ seguite/ ricordate.
Un bacio e ci si vede entro domenica - salvo imprevisti-.
Ciau !
   
 
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