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Autore: kymyit    10/03/2015    0 recensioni
Quando non c'erano i bambini prescelti, c'erano dei digimon reietti dal mondo. E questo perché erano Virus. Perché prima esistevano solo digimon Dati. E quando gli Anti-Virus si spinsero oltre, nacque un Virus diverso fatto di dolore. E da lui altri piccoli Virus ottennero un poco di conforto e affetto paterno. Ma se per Piemon, Pinocchimon, Devimon e L.Devimon si profilasse la possibilità di vendicarsi contro gli angeli, cosa accadrebbe? E cosa ha sofferto Etemon prima di diventare il "Grande" Etemon che tutti conosciamo? E Mugendramon e Metalseadramon? Perché il drago nero desidera morire e come inizia la sua storia col drago d'acqua? E Vamdemon come si è unito ai Dark Masters? Per riconoscenza o per desiderio di vendetta verso suo fratello?
Rat arancio perché di solito sono sanguinolenta e malvagia U_U
[Mugendramon x Metalseadramon][LadyDevimon x Piemon x Vamdemon]
Genere: Azione, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Piemon/Piedmon
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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Note: Questa parte sta uscendo più lunga del previsto, perciò la parte quattro si divide almeno in tre parti. Poi possono diventare anche due, dipende da quante parole mi verranno. In realtà volevo scrivere ancora di più qui, ma era davvero troppo lunga, poi mi avreste lapidato ^^''
Vi lascio alla lettura, sperando che ci sia ancora qualcuno che segue questa serie, i miei tempi sono spaventosamente lunghi, perdonatemi!!
Il capitolo di Twins' War (per la cronaca) è in stesura, spero di riuscire a finirlo presto, l'ispirazione sta facendo di nuovo le bizze, quindi non so quanto ci vorrà, nonostante le idee ci siano (sapete come funziona quella stronza, no?).

Buona lettura!
Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate ^_-




Parte IV: I fuochi della ribellione - Invito






Gabriemon avanzò silenziosamente nella sala.
Mikerumon lo attendeva per il rapporto e, purtroppo, sapeva che non sarebbe stato piacevole per nessuno dei due.
-Ti sei ripulito?- gli domandò, infatti, quello, senza neppure guardarlo in faccia.
Annuì.
Metatromon gli aveva quasi strappato le fasciature di dosso (quelle sudice fasciature fattegli da uno schifoso Virus), quando l’aveva riaccompagnato sul monte Mugen. Poteva ancora percepire il disgusto che trapelava dai gesti dell'Angelo che Non Sente nel tenerlo fra le braccia.
Certo non poteva pretendere che volasse con le sue inesistenti forze, visto com'era conciato. Fortuna che ancora godeva di un minimo di autorità fra i suoi parigrado, perché con un'occhiata aveva fatto intuire all'altro di essere ancora capace di cambiarsi da solo. “Mammina”, avrebbe aggiunto, se avesse potuto parlare. Non che facesse differenza, tanto, che lui avesse o meno la voce, quei due non l'avrebbero ascoltato. La sua autorità si limitava alla cosa dei vestiti, a quanto pareva.
Ripulitosi dallo sporco e dal sangue, si era fatto medicare da un servitore e aveva indossato degli abiti nuovi. Quelli vecchi ordinò che fossero bruciati, perché, come diceva Mikerumon, il male andava purificato col fuoco.
A volte Gabriemon si chiedeva se non sarebbe stato il caso di dar fuoco anche a lui, ma poi distoglieva la mente da quel pensiero sacrilego: Mikerumon era la spada della Dea, i suoi occhi il Suo giudizio, come poteva solo pensare cose simili?
-Gabriemon.- l'aveva richiamato Metatromon, intimandolo con lo sguardo a rispondere e bene. -Non rovinare tutto il lavoro fatto finora.-
Era ancora notte fonda, la luce lunare si rifletteva tenuemente sul marmo della sala, dando l’impressione di una landa innevata, sovrannaturale, suggestiva, eppure sempre così desolata. Neppure la luce delle stelle riusciva a scaldare la sensazione di gelo che si provava nel varcare quella soglia. Da tempo il rumore dei passi che risuonavano fra quelle mura erano diventati estranei, quasi ostili alle sue orecchie.
L’Angelo che Non Parla sfiorò il libro che Metatromon aveva fatto levitare accanto a lui e le parole che pensava, si vergarono su quelle pagine.
“Sì, naturalmente.”
-Bene.- rispose l’Angelo che Non Vede, accomodandosi sul suo scranno. Niente che appartenesse ad un Virus era ammesso alla sua vista. Le volte in cui aveva fatto rapporto prima della prassi di pulizia e purificazione si era sorbito lunghe ramanzine su come il germe del male si diffondesse sfruttando i minimi spiragli nelle difese dei giusti.
Forse era vero, forse…
-Sono lieto che tu stia bene, Gabriemon.- la voce di Mikerumon suonava pacata alle sue orecchie, eppure così distaccata.
-Anche se non sei stato tu ad occuparti di MadLeomon, giusto?-
“No, infatti.” ammise “Ma almeno un grosso problema è stato risolto.”
Se avesse potuto vedere gli occhi di Mikerumon, Gabriemon era certo che si fossero appena assottigliati.
-Il problema è che ti sei fatto catturare e poi salvare da un Virus. Due indegne creature hanno insozzato la nostra sacra immagine e questo è tutto quello che sai dire?!-
“Che direi.” pensò l’angelo dai capelli rossi, senza sfiorare il libro. Abbassò lo sguardo, pronto a sorbirsi il solito supplizio, la solita manfrina.
Ormai gli entrava da un orecchio e gli usciva da un altro.
Un tempo rispettava Mikerumon, ma poi… poi qualcosa era cambiato, la sintonia che c’era fra lui e gli altri due Angeli era stata cancellata, anche quella lavata nel sangue. Alzò gli occhi al cielo, tristemente, nel pensare a quella persona, per poi tornare a concentrarsi sulla discussione.
“Non ho scusanti per ciò che è successo.” concesse, premurandosi di assicurare: “Non accadrà più.”
Mikerumon parve soppesare quelle parole, poi concesse il suo benestare, perché c’era qualcos’altro che gli premeva.
-C’è un’altra cosa… - disse, infatti, -Quando abbiamo purificato Overdell da quella feccia, c’era un clown che affermava di conoscere me e Metatromon.-
-Facendo delle ricerche nel suo ramo evolutivo e analizzando il suo sangue,- continuò l’Angelo che Non Sente -ho appurato che si tratta di uno dei superstiti della Selva Nera di Layer. E anche il Virus che ti ha catturato.-
-Perciò ci sono diversi di quegli esseri reietti che credevamo di aver purificato e che, invece, ancora respirano e insudiciano questo mondo!- riprese l’Angelo che Non Vede, alterandosi ad ogni parola. Gabriemon immaginò immediatamente dove volessero andare a parare.
-Dobbiamo sapere dove si nascondono e cancellarli dalla faccia di Digiworld!-


°




Piemon guardò con disappunto l’interno devastato dell’albero cavo nel quale, era sicuro, Pinocchimon si era nascosto. Camminò silenziosamente fra i frammenti di legno, chiazze di sangue rappreso e piume, facendo scorrere la mano lungo la striscia scavata dalle lame rotanti di una motosega. Raccolse le piume e le esaminò attentamente, per un attimo il suo sguardo si fece vacuo, mentre apriva i cassetti della memoria per rammentare qualsiasi dettaglio potesse essergli utile per venire a capo del mistero. Chi c’era lì dentro assieme a suoi fratello e agli angeli?
Come si erano consumati gli scontri?
Decise di esporre le sue perplessità ai due fratelli diavoli che l’avevano accompagnato fin lì.
-Perché così conciato sei inutile.- gli aveva detto Lady Devimon.
Che cara ragazza...
Ormai l’aveva inquadrata e, nonostante avesse un carattere discutibilissimo, poteva non trovarla adorabile, per non dire splendida?
-Non sono le piume di Mikerumon.- disse, distogliendo la mente dal dolce ricordo di quella pedata alla schiena che gli aveva fatto vedere tutte le stelle della galassia. Non poteva dimenticare quelle piume, non avrebbe mai voluto farlo perché voleva averle fra le mani e strapparle a mazzi con tutta la rabbia e il sadismo che albergavano nel suo cuore.
-Sono di Metatromon.- concordò Devimon. -C’erano due angeli qui.- disse mostrandogli due differenti piume. Quelle di Metatromon lunghe e quasi affilate, le altre delicate, come tondeggianti, e più piccole.
-Nessuno di loro porta armi così pesanti e grezze.- disse Lady Devimon, osservando anche lei la strisciata lasciata dalla motosega di MadLeomon.
-E fuori ci sono molte tracce pesanti, non ci sono angeli così.-
-Sembra quasi...- Devimon si fece pensieroso -Il segno che lascerebbe una motosega...-
-A cosa stai pensando?- gli domandò la sorella.
-Ho sentito che in questa zona c’è un pazzo che si diverte a squartare chiunque gli capiti a tiro con uno di quegli affari.-
-Stai parlando del berserkr?- chiese la diavolessa.
-Proprio lui. Potrebbe essere stato qui, spiegherebbe le impronte pesanti e le tracce di lotta. Però... non se n’è mai andato, a quanto pare.-  rispose Devimon, constatando che all’esterno non ci fossero tracce che si allontanavano dall’albero. Il diavolo camminò su e giù con fare pensieroso.
-Ho un’idea approssimativa di quello che è successo. Il nano malefico era qui, è arrivato MadLeomon, il nano malefico uccide MadLeomon, arrivano gli angeli e il nano… - lasciò intendere cosa pensava fosse accaduto con un silenzio rispettoso. Normalmente non si sarebbe preoccupato di addolcire la pillola a qualcuno, ma se c’era qualcosa che lo accomunava a quell’eccentrico digimon clown, quella era la famiglia.
Piemon gli lanciò un’occhiata in tralice.
-Come investigatore non farai molta strada. E per favore, non chiamare mio fratello nano, è molto sensibile al riguardo.- disse per poi raccogliere uno dei legacci rossi che appartenevano al burattino.
-Secondo me, uno degli angeli era qui con lui dall’inizio. Poi è arrivato MadLeomon e hanno combattuto, Pinocchimon l'ha ucciso, poi, per ultimo è arrivato Metatromon. Sembra che qui ci siano state almeno due persone per diverso tempo, ci sono tracce di cibo… ma c’è qualcosa che non mi torna… -
-Ovvero?- domandò Lady Devimon.
-Non ci sono altri segni di lotta, perciò Metatromon ha sorpreso Pinocchimon, a questo punto poteva ucciderlo e purificare tutto. O purificare tutto direttamente. Perché non l'ha fatto?-
I due diavoli ci pensarono un po’ su, poi entrambi giunsero alla medesima conclusione del clown.
-Perché noi sapessimo cos’è accaduto qua dentro.- disse Devimon.
-Suona come un invito.- aggiunse LadyDevimon, Piemon annuì. Sul suo viso era dipinto il sollievo, ma anche una certa apprensione. Pinocchimon era vivo, molto probabilmente.
E stava sicuramente dando di matto.
Bisognava proprio andare a recuperarlo e in grande stile, sembrava proprio un segno del destino.
-E' finito il tempo di giocare a nascondino, eh, Mikerumon?- disse, con un sorriso che prometteva tutto il male del mondo.



°



-Pennuti bastardi!!- urlò Pinocchimon agitandosi dietro le sbarre -Non avete il coraggio di combattere?! Cagasotto! Cagasotto!-
“Oh, ti prego, tanto non ci faranno uscire da qui, smetti di fare figure pietose.”
-Smettila tu.-
“Se non stai zitto ci faranno fuori. In questo momento sono la tua sola compagnia, vuoi litigare prima di morire?”
-Chiudi il becco.-
“Lalalalalalà! Posso parlare finché voglio e tu non puoi far nulla per impedirmelo!”
Pinocchimon si sarebbe volentieri sparato pur di mettere a tacere quell’idiota nella sua testa! Diamine, non era incazzato neppure un pochino?!
Aveva quei maledetti pennuti davanti e non poteva far nulla per strappargli le piume una ad una! Aveva provato a lanciargli contro i suoi fili invisibili, ma, ovviamente, la cella in cui era stato rinchiuso era a prova di magia, a prova di attacco e, peggio di ogni altra cosa, a prova di Virus. La rabbia gli aveva impedito di pensarci troppo, ma il suo corpo iniziava a risentire della permanenza in quella prigione. Strinse le sbarre con forza e serrò i denti fino a sentirli scricchiolare.
-Fa' silenzio.- ordinò Metatromon, seccato dalle sue urla.
La luce sacra emanata dalle pareti e dalle sbarre illuminò a giorno la cella, investendo in pieno il burattino che urlò in preda al dolore lancinante. L'angelo si fece avanti per accomodarsi su una sedia di fronte alla cella, col suo libro sacro posato su un piccolo tavolo dalle lunghe gambe metalliche.
-Ora, tu mi dirai dove si nasconde tuo fratello e i digimon che avete fatto fuggire da Overdell.- ordinò.
Pinocchimon si sollevò a fatica da terra.
-Eh, chissà...- ciondolò menefreghista. -Forse se ti ficchi due dita in culo te lo posso pure dire.-
La stanza s'illuminò nuovamente e il burattino soffrì le pene dell'inferno per interminabili secondi, mentre l'angelo scriveva con fare certosino, senza degnarlo di uno sguardo.
-Come avete fatto a fuggire al rogo di Layer?-
La risposta volgare morì in bocca a Pinocchimon. Le immagini del terribile incendio gli sconvolsero la mente, precipitandolo in un mosaico di ricordi confusi, dolorosi, angoscianti, terrificanti.
-La... Lay...er... - biascicò con gli occhi sbarrati, persi nel vuoto.

-Piano, mangia piano, Mashroomon!- la voce di sua madre che rideva cristallina.
-Più su quella gamba, più su!- e quella di suo padre. Poteva ancora ricordare il profumo dell'arrosto di quel giorno in cui aveva riso tanto mentre papà BlueMeramon cercava di insegnare a lui e Piemon, allora un BlueMeramon anche lui, dei passi di danza. Fu esilarante vedere suo fratello cadere di fondo schiena e di riflesso incendiare mezzo prato. Poi l'incendio assunse i toni scarlatti della morte e le risa di giubilo divennero grida di disperazione.
-Mamma! Papà! Fratellone, dobbiamo cercarli!-
BlueMeramon non lo guardava, ma era sicuro che le sue spalle tremassero. Sentiva le sue guance di fuoco sfrigolare mentre piangeva in silenzio.

“Non farti schiacciare da questo qui!” gli urlò la sua piaga personale. Ma Pinocchimon ancora non reagiva, perciò, il suo coinquilino di cervello decise di prendere in mano la situazione.
-Non ho ancora visto quelle dita.- sogghignò mostrando il medio a Metatromon.
L'angelo lo degnò d'uno sguardo e...
Non si scompose, ovvio. Le parole dei Virus gli entravano da un orecchio e uscivano dall'altro. Ciò non voleva dire che non andassero punite.
La cella brillò d'una luce sacra così pura ed intensa, che un digimon un po' meno coriaceo sarebbe andato al creatore all'istante.
Pinocchimon urlò ancora di dolore, contorcendosi mentre l'energia sacra aggrediva i suoi dati Virus, distruggendoli. Si sentì letteralmente fare a pezzi.



°


Nel frattempo che Metatromon torturava Pinocchimon, Piemon, Devimon e LadyDevimon avevano discusso a lungo su come comportarsi con l'eloquente invito degli Angeli.
E non si erano trovati d'accordo.
Devimon era dell'idea che fosse meglio aspettare e cercare di avere degli alleati, almeno più informazioni  e  possibilmente un piano non suicida.
LadyDevimon era contraria all'attesa, per lei l'idea di mettere fine a tutto era una prospettiva troppo golosa per attendere. Se non fosse stato per il fratello, sarebbe andata di volata a prendere a calci in culo Mikerumon e compagnia bella di persona. E i due compagni erano dell'idea che fosse capacissima almeno di provarci.
Piemon voleva assolutamente uccidere Mikerumon, lo mise in chiaro più di una volta. L'Angelo che Non Vede era suo.
Ci mise un bel po' a rassicurare Devimon circa il suo piano d'assalto al monte Mugen, un piano che aveva in mente da tanto di quel tempo da aver scordato di contarlo.
Un piano certosino, che, il diavolo, dovette ammettere fosse eccezionale nella sua semplicità.
-Ma se anche riuscissimo ad entrare nel Tempio della Dea, siamo in TRE, quattro se tuo fratello è ancora vivo. Loro sono un esercito!-
Piemon non vide il problema.
-Ma anche noi possiamo avere un esercito, o sbaglio?-
-Tu vorresti?- Devimon intuì la trovata del clown e per un attimo ebbe un brivido. Cos'era, eccitazione?
-Tu sei pazzo.- tagliò corto.
-Allora, ce la fai?- gli domandò.
-Certo che ci riesco.- rispose orgoglioso, il diavolo. -Ma non so quanto passerà prima che se ne accorgano, perciò dovremo trovare anche il modo di bloccare loro l'ingresso al Tempio per tutto il tempo necessario.-
-Nel momento in cui si accorgeranno dell'attacco,- intervenne LadyDevimon -inizierà il conto alla rovescia.-
-Non voglio partecipare a una missione suicida.- le fece eco il fratello. -Salviamo il nanerottolo come prima priorità.-
-Ovvio.- asserì Piemon.
-Se la situazione sarà critica, fuggiremo.-
-D'accordo.- risposero gli altri due.
-Bene, allora,- un sospiro -che i Supremi ci proteggano... -
Nonostante quella risposta, Devimon sapeva che né sua sorella, né Piemon, avevano intenzione di fuggire a quella battaglia. Se per ossessione od orgoglio non lo sapeva. Sapeva solo che, qualunque cosa fosse accaduta sul monte Mugen, lui avrebbe dovuto farsi trovare pronto.
E che quei due gli avrebbero fatto venire i capelli dritti (non bianchi, a quello ci aveva già pensato Madre Natura).



°



Quella notte non soffiava un alito di vento e delle tre lune di Digiworld ne brillava una soltanto. Piena e pallida era sorta oltre l'orizzonte per vegliare sui digimon Dati e AntiVirus, per stanare i Virus e riportare il Mondo Digitale alla sua originale purezza. Una luna propizia che sapeva di pace, troppo lontana per macchiarsi del sangue innocente, troppo bianca per incutere timore nelle vedette che scrutavano cielo, terra e mare. Troppo per lasciare intendere loro la fine ormai prossima.
D'un tratto, un alto grido ferino si levò nella notte e gli Angemon si voltarono verso la grande foresta di File sottostante il Tempio per scorgere, con orrore, orde scure di digimon Virus risalire rapide i fianchi ripidi del monte Mugen. Dall'altro lato, orde di digimon solcavano i mari e ancora, persino l'aria era battuta dalle robuste ali di centinaia di Devimon, Evilmon, LadyDevimon...
Orde di reietti all'assalto.
Gli angeli di vedetta diedero subito l'allarme e presto anche le truppe all'interno del Tempio si mossero, rapide ed efficaci, per respingere quell'attacco.
 
E mentre il grosso delle truppe lasciava incustodito l'edificio sacro, tre figure angeliche s'intrufolavano da un'entrata secondaria alla chetichella.
-Mi sta già venendo l'orticaria.- commentò la prima.
-Fa' meno il razzista, clown, o ci scoprono.- commentò la seconda.
-Ragazze, non litigate.- le beccò la terza -Abbiamo meno di dieci minuti per trovare il nanerottolo, non sprecateli facendovi ammazzare.- sogghignò mostrando poi un artiglio che di angelico non aveva nulla.
-Dolcezza...- iniziò il primo “angelo” con un sogghigno -Quando saremo fuori di qui spero vorrai celebrare adeguatamente la nostra vittoria.-
-Cerca di portare il culo fuori di qui e se ne riparlerà.- rispose per le rime lei.
-Sto per vomitare...- fece l'altro “angelo” -Basta fare i piccioncini, cerchiamo il nano da giardino psicotico.-



°


Pinocchimon era sicuro che sarebbe morto.
O forse lo era davvero, galleggiava nella luce senza provare dolore...
Forse esisteva il paradiso anche per i Virus, quindi. Che cazzate che sparavano gli angeli, avrebbe voluto tornare indietro e raccontarglielo per vedere che faccia facevano. Ma forse avrebbe dovuto fotografare tutta quella pace per avere una prova. Come fotografare, però, una grande sensazione senza nome immersa in tutto quel bianco? Come imprimerla se a stento riusciva a comprenderla?
A pensarci bene, i suoi ingranaggi giravano tutti, quindi non era morto, allora cosa...
Un mormorio indistinto attirò la sua attenzione e due sagome confuse apparvero nella luce. Diventavano pian piano più definite, ma ancora non riusciva a metterle a fuoco, nonostante le avesse comunque identificate come angeliche per via delle ali. Erano agitate e una delle due lo era ancora di più e si ostinava a frapporsi fra lui e l'altra ombra. Gli giunse una sola parola alle orecchie.
Rafiemon.
La figura con le braccia spalancate s'agitò, parve indicarlo, poi si scagliò verso l'altra.
Pinocchimon iniziò a vedere meglio e, solo quando il corpo dell'angelo che gli aveva fatto da scudo cadde a terra con un tonfo sordo, capì cos'era successo.
La luce intorno a lui non faceva più male e Metatromon osservava irritato ora lui, ora l'angelo a terra: Gabriemon.
-Mikerumon non aveva poi tutti i torti a volerti condannare a morte.- disse -La nostra Dea è stata fin troppo clemente con te, traditore.-
-Che sta succedendo qui?!- sbraitò il burattino, alzandosi in piedi, totalmente rinvigorito.
-Taci, nessuno ti ha interpellato.- rispose Metatromon, per poi rivolgersi nuovamente a Gabriemon -La tua idea che i Virus possano convivere con gli altri digimon è assolutamente assurda, fuori luogo e sacrilega. Sono esseri immondi e malvagi.-
-Ehi!- sbottò Pinocchimon -Grazie tante, quattrocchi! Ma ti sei visto?-
Metatromon lo fulminò con lo sguardo e fu lì lì per colpirlo con un qualche attacco, quando Gabriemon gli fu nuovamente addosso e gli urlò contro, telepaticamente lasciandolo di stucco ad ogni parola.
Da quanto Gabriemon non faceva sentire la sua voce?
“Ma lo vuoi capire, o no, che quello che fa la Dea è ingiusto?! Perché, se i Virus sono impuri li assorbe?!”
-Per cancellare la loro essenza dal mondo!-
“Non è vero! Tu non lo vuoi capire! Ti sta bene stare dalla parte del più forte, sei solo un opportunista vigliacco!” sbottò telepaticamente l'Angelo che Non Parla. “Credevo che fosse vero, che fosse giusto, ma allora... ALLORA PERCHÉ PROVO TANTO DOLORE PER DEGLI ESSERI IMMONDI E SENZ'ANIMA?!”
Stava piangendo, roba da pazzi! Pinocchimon avrebbe voluto dei popcorn.
-Quel maledetto Virus deve averti fatto qualcosa mentre eri suo prigioniero, non c'è altra soluzione, credevo che quello che è successo con Rafiemon fosse solo la conseguenza di un atto di ingenua follia. Oppure... anche tu sei un impuro!- gli occhi di Metatromon si spalancarono nel comprendere quella verità orripilante.
Gabriemon sbuffò.
“No, sono puro come te e Mikerumon, altrimenti non sarei qui.” rispose lui. “Ma non ti permetterò più di fare del male a digimon innocenti. Dovremmo servire la Giustizia, noi Angeli, non essere la Giustizia!”
-BLASFEMIA!-
Metatromon gli sferrò un potente pugno che lo scagliò contro la parete.
Gabriemon tossì e sputò sangue, il labbro inferiore era spaccato, ma non sembrò curarsene. Alzò un braccio verso Pinocchimon, ancora nella sua cella, e le sbarre scomparvero dissolvendosi nella luce.
“Vaffanculo, Metatromon.” comunicò l'Angelo che Non Parla al suo parigrado.




Fine Parte IV- I




   
 
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