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Autore: SagaFrirry    11/03/2015    2 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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II

 

INCONTRI

 

Zeus zittì tutti in sala, alzandosi. Nel tavolo centrale stava seduto Hades, vestito elegante, con accanto la moglie Persefone e un’altra donna in abito da sposa. Il volto di lei era coperto dal velo bianco. Tutte le divinità olimpiche si erano radunate per quell’evento inaspettato, assieme ai loro cavalieri, giudici e generali. Zeus aveva riportato il silenzio fra la baldoria, scusandosi.

“Innanzi tutto..” iniziò a parlare, con voce grave “..volevo fare i complimenti al mio caro fratello maggiore Hades. Sono davvero stupito di questa sua decisione e sono felice che Persefone sia entusiasta quanto noi all’idea di questo secondo matrimonio. Evidentemente ha visto negli occhi di mio fratello quella luce che..”.

“So che non è di questo che vuoi parlare!” sorrise Hades.

“In effetti, è vero. Approfitto di questo evento per spiegare a tutti quanti quel che sta succedendo. Vedo tante facce spaventate qui, fra i mortali. Segno che, evidentemente, non tutte le divinità sono state sincere con voi. Siamo in guerra, anche se non sembra”.

“In guerra?” ripeté più di qualcuno.

“Però state tranquilli. Non siamo in guerra fra noi. E questo è davvero incredibile”.

Molti dei mortali si guardarono attorno, cercando di capire quale divinità mancasse.  Zeus, nel frattempo, continuò a parlare senza badarci. Ma al tavolo di Atena i mortali furono distratti.

“Dov’è il tuo gran sacerdote?” domandò Artemide, sfiorando la sorella Atena con le mani.

Atena placò subito i cavalieri che la accompagnavano, che si erano allarmati.

“Non è una nemica!” spiegò la Dea della saggezza “E non so dove sia il mio sacerdote. Perché me lo chiedi, sorella?”.

“Perché devo parlargli. Temo che qualcosa non vada in me”.

“E come può aiutarti il mio sacerdote?”.

“Voi sapete chi è Eleonore, immagino..” continuò Artemide.

“Vagamente” ammise Atena.

“Eleonore era la mia sacerdotessa. Non la ricordi? Siamo venute al tempio insieme..”.

“Giusto! È vero! Ti chiedo scusa. È lei l’Eleonore che..?”.

“Che ha sposato Saga. Sì. Ma fra di voi vi parlate?! Non è questo, comunque, il problema. Il problema è che io più guardo la seconda sposa di Hades e più mi ricorda Eleonore. E non credo che questo abbia senso, però la mia mente non si toglie questo pensiero dalla testa”.

“Sorella, è normale rivedere il volto di persone che abbiamo perso ed a cui eravamo affezionati”.

“Lo so. Per questo volevo parlare con Saga. Così ci rassicuriamo a vicenda..”.

“Non so dove sia” ammise Atena “Però, se può farti sentire meglio, potresti parlare con me. Sono tua sorella, lasciamo da parte le ostilità”.

“Non credo tu possa farci qualcosa, scusa”.

“Però vorrei sapere di più su questa Eleonore. Saga non parla”.

Artemide fissò la sorella, stupita. Era perplessa, perché i suoi angeli e le sue sacerdotesse non avevano segreti per lei. Inoltre, non capiva come nessuno dei presenti si fosse posto delle domande, visto che Saga aveva trascorso molto tempo al tempio della luna.

“Non credo ci sia molto da dire” borbottò la Dea Artemide “SI sono incontrati, si sono piaciuti, si sono completati e sposati. Poi lei è morta”.

“Ma come è morta?” incalzò Aphrodite, che amava le storie strappalacrime.

“È stata uccisa”.

“E da chi?”.

“Da Diana. O meglio..dai suoi cavalieri”.

“Diana? Intendi il nome che i romani hanno dato a te, Artemide?” si chiese Camus.

“No. Diana ed io non siamo la stessa persona. Siamo due entità distinte ma, con l’avvento della religione romana,  ha preso il mio posto e le mie mansioni. Siamo in guerra contro i romani e per questo siamo alleati”.

“Quindi Diana ha ucciso Eleonore. E perché?” riprese Atena.

“Non c’è un perché. Quella notte era luna piena e ci stavamo preparando a fare festa. Come ad ogni luna piena, Eleonore era bionda e bellissima e..”.

“È bionda solo nella luna piena?” si stupì Camus.

“Mutava colore ed aspetto seguendo i cicli della luna. Uno dei motivi per cui Saga era tanto attratto da lei. Ma non conta parlarne adesso. Stavamo per fare festa, e per più ragioni. Lei, la mia somma sacerdotessa Eleonore, aveva appena scoperto di essere incinta. Per festeggiare, Saga era in paese, assieme a molte mie guerriere, per fare spese. Volevano fare una sorpresa ad Eleonore, comprandole qualcosa di speciale per il lieto evento. Però, mentre erano via, Diana ha attaccato il tempio con i suoi sottoposti. Abbiamo combattuto, ovviamente, ma eravamo in poche e siamo state tutte ferite gravemente. Alcune delle mie guerriere hanno perso la vita, ed anch’io ho rischiato di non risvegliarmi. Eleonore ha perso il bambino ed è morta qualche giorno dopo. Volete altri dettagli o la vostra curiosità morbosa per stasera è soddisfatta?”.

Artemide non amava parlare di quel che era successo, probabilmente perché si sentiva in colpa per quanto accaduto.

“Non posso credere che nessuno di voi abbia notato niente” riprese la Dea “Ma non me ne stupisco più di tanto. Nemmeno notavate quando cambiava personalità..”.

“Parli di Saga?” furono le parole di Kanon.

“Certo. Lui al mio tempio sorrideva. Ah, pareva un angelo quando lo faceva! Ma ora non lo fa mai”.

“Mio fratello non è tipo molto sorridente” scosse la testa Kanon “Non lo è mai stato, se non in punto di morte. I ghigni malvagi di Arles sono discorsi a parte”.

“Non sono qui per parlare delle due facce di tuo fratello..”.

“Esatto. Anche perché Arles non esiste più”.

 

Thanatos ed Hypnos, assieme ad i tre giudici di Hades, si erano un po’ allontananti dalla festa. Vestiti in modo piuttosto pomposo, ridevano raccontandosi accadimenti passati e si stupirono nel vedere, accanto al fiume Lete, una figura che non era alle dipendenze di Hades.

“Cosa fai qui, tu? Il fiume Lete non è raccomandato a chi non è ancora morto” spiegò Thanatos.

“Come se non lo sapessi!” sbottò Saga, lanciando un sasso nell’acqua e facendolo rimbalzare.

“Ah, sei tu!” lo riconobbe Radamante “Che complotti? Tu e la tua Dea piagnucolosa..”.

“Siamo alleati adesso, no? Quindi non sto complottando niente. Semplicemente mi rompo le palle ai matrimoni”.

“A chi lo dici” annuì Aiaco.

“Bene! allora, se la pensate come me, non rompetemi i coglioni!”.

“Il mio era solo un avvertimento” storse il naso Thanatos “Fai quello che ti pare”.

“Siete proprio carini vestiti da sera” sfotté Saga.

“Ti ci affogo nel Lete, coso!” minacciò Hypnos.

“Ma io ricordo che voialtri eravate tutti morti..” riprese il sacerdote di Atena.

“Ricordo la stessa cosa di voi gold” rispose Minos “Ma siamo tornati. Questi sono i nostri veri corpi mitologici, visto che ad Hades servivamo e ancora non c’era fra i mortali chi ci accoglieva”.

“E Hades non aveva perso il corpo mitologico? Ricordavo questo..”.

“No. Non si può distruggere il corpo di un Dio”.

“Quindi noialtri cavalieri d’oro siamo morti al muro per pianto per dar la possibilità ad Atena ed i bronzetti di uccidere Hades..per niente?!”.

“Esatto”.

“Bello..”.

Saga lanciò un altro sasso.

“Bevici su” sorrise Radamante, porgendo una bottiglia al cavaliere.

“Non bevo in servizio” si giustificò Saga, rifiutando l’alcol, che fu passato agli altri generali.

“Sei noioso, sacerdote”.

Saga non rispose. Ignorò il gruppetto, continuando a lanciare sassi nel Lete.

 

“Vado io a cercarlo” si propose Aphrodite, alzandosi dal grande tavolo di Atena.

Non fidandosi molto delle creature che vivevano in quel luogo, il cavaliere dei pesci materializzò una delle sue rose fra le dita.

“Che bella rosa” si sentì dire.

Girandosi, vide una donna, che si avvicinò ed allungò una mano verso il fiore. Subito il cavaliere indietreggiò, impedendo alla sconosciuta di entrare in contatto con il veleno.

“Non è saggio toccare le mie rose” spiegò “Sono intrise di veleno mortale”.

“Io vivo circondata dalla morte. Non mi interessa”.

La donna, ignorando l’avvertimento di Aphrodite, sfiorò la rosa e sorrise. Ne gradì il profumo e non riportò alcuna conseguenza. Il cavaliere la fissò, piuttosto stupito.

“Ma voi..siete Persefone, la prima moglie di Hades!” la riconobbe, finalmente.

“Sì, esatto. E voi siete il cavaliere chiamato Aphrodite”.

“Non è il mio vero nome, ma adoro questo soprannome”.

“Capisco..dove state andando? La festa vi annoia?”.

“Sto cercando un amico. E voi che fate qui? Con quest’aria triste..dicono che siate d’accordo con il secondo matrimonio di Hades, ma il vostro viso dice tutt’altro”.

“Spero comprendiate. Anche se Hades mi ha rapita, aveva sempre delle attenzioni per me. Ora, invece, le cose cambiano. Finché si trattava di Pandora, non avevo nulla di cui preoccuparmi. Ma con questa donna è diverso”.

“Si è innamorato per davvero?”.

“Non lo so. Cambiando argomento..che amico state cercando?”.

“Saga”.

“Mi è sembrato di scorgerlo assieme ai giudici”.

Aphrodite, allarmato, accelerò il passo. Persefone, annoiata, lo seguì.

“Saga! Eccoti!” lo chiamò il cavaliere dei pesci, raggiungendolo “C’è Artemide che ti cerca”.

“Artemide? E per quale motivo?” rispose il sacerdote, senza capire.

“Ha le visioni e vuole che la aiuti a darsi una calmata”.

“Le visioni? Ma che ci posso fare io?”.

“Dice che vede nella sposa di Hades la sua vecchia somma sacerdotessa”.

“Eleonore?”.

“Esatto”.

“Ma è Eleonore” dissero, in coro, Persefone e Minos.

“Che..?”.

Aphrodite rimase un pochino in silenzio, sconcertato. Lo stavano prendendo in giro?

“Dal giorno in cui l’ho giudicata..” spiegò Minos “..subito Hades ha mostrato interesse per lei. E poi è risultata un’ottima cosa, visto che ora siamo tutti alleati”.

“Quindi lei è..” riprese Aphrodite.

“..la ex moglie del tuo sacerdote, sì” ammise Minos, con naturalezza.

“Del resto..” si intromise Thanatos “..è finché morte non vi separi. E lei è morta. Quindi non c’è alcun problema. Inoltre le anime, quando giungono qui, dimenticano quel che è successo loro in vita, perciò non sa nulla del precedente matrimonio. Ricorda di essere stata a servizio di Artemide, perché Hades lo ha voluto, ma nient’altro”.

“Questo è ingiusto!” protestò il cavaliere dei pesci, ma Saga non sembrava darci troppo peso.

“E poi..” insistette Aphrodite “..tu eri a conoscenza del casino  contro gli olimpici con nome romano? Sapevi che c’è una guerra imminente!”.

“C’è sempre una guerra imminente!” rispose Saga “Ogni sacerdote sapeva la verità prima che Zeus la spiegasse a tutti. Ma dovevamo attendere il momento opportuno, senza allarmare tutti prima del tempo”.

“Ma..perché? Credevo fossimo amici, e invece mi hai nascosto un sacco di cose”.

“Non sono mai stato molto eloquente”.

Saga cercava di cambiare argomento, ma far demordere Aphrodite era molto difficile. Innervosendosi, il sacerdote si morse un labbro per non perdere il controllo. Nonostante questo, i suoi occhi iniziarono a mutare di colore. Fortunatamente, si udì un latrato ed un grosso lupo interruppe la conversazione, fiondandosi in mezzo al gruppo. Saga, d’istinto, bloccò l’animale prima che questi si gettasse nel fiume. La bestia, ben più grossa del normale, ringhiò e provò a ribellarsi. Il sacerdote non mollò la presa ed attese che il padrone lo raggiungesse. Un uomo dallo sguardo celato da un pesante elmo, correva trafelato per raggiungere il lupo e tirò un sospiro di sollievo quando vide che non era successo nulla di irreparabile.

“Vi ringrazio” parlò, calmando l’animale con la mano “Mi è sfuggito”.

Alzò lo sguardo, incrociando quello di Saga, ancora velato di rosso, e non disse nulla.

“A quanto pare..” sorrise Hypnos “..il matrimonio annoia pure i cani!”.

“Lui è un lupo. Ed è di mio padre. Se dovesse succedergli qualcosa, sarei nei guai” spiegò l’uomo accanto alla bestia, che ringhiò rivolto ad Hypnos e gli altri.

“Forse è meglio se rientriamo tutti” propose Persefone.

“Avete ragione, signora” annuì Aiaco.

Lentamente, tutti tornarono alla festa, anche se controvoglia. Kanon, a braccia incrociate, attendeva il fratello con aria di rimprovero.

“Che cosa c’è?” sbottò Saga, infastidito da quello sguardo.

“Mi preoccupo per te” rispose il gemello.

“Non dovresti. Ho tutto sotto controllo”.

“Sei sicuro?”.

“Certo..”.

“Hai gli occhi rossi”.

“Sta tranquillo. Lo sai perché Shun è ancora al tempio? Non certo perché combatte, cosa che non vuole più fare da anni, ma bensì perché ha studiato medicina. E mi aiuta a mantenere la situazione gestibile”.

“In che senso?”.

“Non serve che tu sappia tutto..”.

“Non so niente, infatti. Sono il tuo gemello, e non ti conosco affatto”.

“Le cose sono cambiate rispetto a quando eravamo piccoli. La medicina è progredita ed ora esiste il modo di tenere a bada i miei problemi”.

“Intendi dire che Shun ti fa da psichiatra?”.

“Fratello, senza determinate medicine, mi sarei già sparato in testa da tempo. Ora, se non ti dispiace, vorrei andare a mangiarmi una fetta di torta nuziale”.

“È per questo che sei così?”.

“Smettila, Kanon!”.

“È per colpa delle medicine che sei così? Pare che non ti importi nulla, anche se la tua defunta moglie sta mettendo la lingua in bocca al re degli inferi. Dovresti almeno dire che..”.

“Smettila, Kanon..”.

Sistemandosi la cravatta, il sacerdote rientrò in sala. Ad attenderlo, c’era una grossa fetta di torta con la panna ed un bicchiere di champagne.

   
 
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