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Autore: Canneella    12/03/2015    7 recensioni
Daniele frequenta il Liceo Classico da quattro anni e gli fa schifo.
A dire la verità, a fargli schifo è un po' tutto.
Nulla lo interessa, tutto ció che lo circonda lo annoia, e lui è spento come un diciottenne non dovrebbe essere.
Alessandra invece ha due anni di meno ed è entusiasta ogni cosa, da un fiorellino sull'asfalto al sorriso di un anziano, disegna tutte le cose belle che vede ed è felice, sempre, anche se non succede niente.
Si vedono ogni giorno ma non si salutano, lei gli sorride soltanto con quel fare gentile e lui ricambia, le dedica l'unico lampo di colore di una giornata grigia, e lei non lo sa.
(Storia in revisione, ma si può leggere tranquillamente)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Daniele

Mentre finiamo le pizze siamo i soliti, chiacchieriamo e ridacchiamo per stupidaggini, ma io non riesco a smettere di guardarla.
Ha i capelli in disordine, non li ha asciugati in piscina, si sono asciugati al vento. 
È di una bellezza quasi eterea, se sapessi disegnare bene come lei ora lo farei.
O le farei una foto, se solo potessi dirle "in questo momento mi piaci tantissimo, quindi ti faccio una foto".
Peró non posso, non posso fare niente, a parte prendere i cartoni delle pizze ormai vuoti e andare a buttarli in cucina mentre sento di sfuggita lei che continua a parlare (di cosa? Non lo so) dal salotto.
Parla proprio tanto, ma riesce anche a capire quando bisogna star zitti e lo apprezzo moltissimo.
Se ora non mi stesse raccontando la storia dei suoi pesci rossi probabilmente ci sarebbe un teso e imbarazzato silenzio.
Ho bisogno di toccarla, mi serve un contatto, non riesco a starle lontano, è come se fosse una calamita.
Le sfioro una mano con la mia e lei la stringe e smette di parlare.
Ho lo sguardo fisso sul pavimento di camera mia, non riesco a sostenere il suo.
Chiude gli occhi per un paio di secondi, e quando li riapre sono fissi nei miei.
Ci separa solo qualche centimetro, ma io non riesco a muovermi.
Ho paura, sento l'ansia che mi divora, sono immobile e così è lei, e la cosa diventa pesante, carica.
Il panico inizia a farsi strada nel mio cervello, non capisco più nulla, riesco a contarle le lentiggini chiare che ha sul naso e sulle guance, che se non ci fai proprio attenzione non le noti.
Mi stringe la mano più forte.
Non so come, quel contatto è la scarica elettrica definitiva, mi avvicino quel poco che basta e appoggio le labbra sulle sue.
Stiamo immobili per una frazione di secondo, poi la bacio, la bacio sul serio, la bacio come fanno nei film, e quando allontano le labbra dalle sue non ho il coraggio di guardarla.
E se ho sbagliato?
E se non le piaccio?
E se ora se ne va e non la vedo mai più?
"Ti ha dato fastidio?" Chiedo con un filo di voce, mangiandomi anche le parole.
"Guardami", dice.
Alzo lo sguardo e lei è di nuovo vicinissima, con un mezzo sorriso sulle labbra.
Mi prende la testa tra le mani e mi bacia, e mi sento esplodere, vorrei tanto non aver bisogno di respirare adesso, se già non capivo un cazzo prima ora è pure peggio.
Continua a stringere la mia mano e quando ci allontaniamo restiamo una decina di secondi immobili, questo probabilmente è il momento in cui le dovrei dire "sei bellissima" o cose del genere ma non ho il coraggio ora, anche se lo penso, Cristo, bellissima è riduttivo.
Le accarezzo i capelli e lei inizia a ridere, dal nulla.
"Cosa c'è da ridere?"
"Niente, mi è venuta in mente una parola buffa."
"ADESSO? E che parola è?"
"Cotoletta. Ma non lo so perchè mi sia venuta in mente, a volte mi succede qualunque cosa io stia facendo, peró insomma senti come suona strano. Cotoletta, cotoletta cotoletta cotoletta."
Inizio a ridere anche io, e non per "cotoletta", ma  perchè lei è l'unica persona dell'universo capace di ridere per la parola "cotoletta" in QUESTO momento e che ha pure il coraggio di spiegarmelo.
Ci sdraiamo sul letto e torno a baciarla, sulle labbra, sul collo, all'altezza della clavicola, i vestiti che abbiamo addosso nel giro di qualche minuto sono già per terra.
Sento le sue mani piccine che mi accarezzano la schiena, e mi fa impazzire, tutto di lei adesso mi fa impazzire.
Sono carezze leggere, come se avesse paura.
Le lascio tanti piccoli baci sul collo, mentre la mia mano scorre sul suo seno.
Ha un seno piccolo, ma mi piace, perchè tutto di lei è piccolo e perfettamente in armonia col resto.
Ci siamo solo noi, noi e il ticchettio della pioggia sul vetro, e io non potrei stare meglio di così.



La luce debole dell'alba mi è sempre piaciuta, ma mai così tanto.
Lei è accanto a me, dorme e io mi sono svegliato tre minuti fa, e quasi non ci credevo quando l'ho vista.
Ha ancora le guance rosse, rosse come le aveva stanotte, e il sorriso sulle labbra, come lo aveva stanotte.
Le sue piccole lentiggini sono dodici.
Le accarezzo una guancia, sperando che non si svegli, poi la mia mano scende sul suo collo liscio, sulla clavicola, si ferma sul piccolo neo che ha sopra il seno. 
È proprio bello, e le sta bene.
Ha pochi nei sul corpo in generale, ne ha uno qui, uno all'altezza dei fianchi, uno sul collo e forse qualcuno sulle cosce.
Torno ad accarezzarla, lievemente come ha fatto lei questa notte, e mi fermo all'altezza dell'ombelico perchè non voglio che si svegli.
Voglio stare così ancora per un po'.
"È questo quello che cercavi?"
Non lo so.
Non avrei mai pensato una cosa del genere, ho sempre passato il tempo ad autocommiserarmi sulla mia vita insoddisfacente senza concentrarmi sulle cose belle, che sono arrivate tutte insieme a lei.
Avrei potuto trovare il coraggio di parlarle pure prima, avrei perso meno tempo a essere triste o scazzato, ma in fondo sono contento che sia andata così perché - siamo onesti - sarebbe potuta andare meglio?
Mai, mai mi sarei aspettato di svegliarmi una mattina ed averla accanto a me, eppure lei c'è, c'è e sorride mentre dorme e chissà a che sta pensando.
Probabilmente alla cotoletta come ieri sera, ma sorvolando su quello, probabilmente pensa a qualcosa di bello.
Come sempre.
Tra tutte le cose che amo di lei, l'unica che vorrei avere io (perchè le altre sono sue caratteristiche e starebbero male a chiunque altro) è la capacità di trovare il lato bello delle cose.
Non l'ho mai vista triste per qualcosa.
L'ho vista mettersi margherite tra i capelli in giornate orrende, l'ho vista parlare con le vecchiette, l'ho vista esplodere di gioia per una foglia particolarmente rossa caduta da un albero, l'ho vista ridere sotto la pioggia, mangiare una mela per strada, regalare la sua granita a un barbone, e dovrebbe essere pieno, pieno di persone come lei.
Ma forse è meglio così.
È meglio che l'unica persona del genere stia dormendo accanto a me adesso, perchè una piccola punta di egoismo ce l'ho anche io.
Nel silenzio sento la musica bassa che è ancora di là, non l'abbiamo mai spenta, è rimasta lì tutta la notte.

Apre gli occhi lentamente (l'ho svegliata? O era già sveglia?) e la stringo a me, sento il suo corpicino dare calore al mio.
"È questo quello che cercavi?"
Sì, è esattamente questo.



-

Salve a tutti!
Come avrete visto, ho barrato la casella "completa" e ora vi spiego perchè.
In una storia d'amore penso che la parte migliore sia quella precedente alla storia in sè, trovo affascinante il modo in cui due persone possano avvicinarsi addirittura più di quanto trovi affascinante chi sta insieme.
Daniele e Alessandra mi piacciono così.
Se avessi continuato a scrivere la loro storia (come fanno tutti su efp) sarebbe diventato noioso e banale, e non mi va di scrivere Beautiful o una roba del genere.
Immaginateveli voi o lasciateli così.
Non scriveró l'epilogo in cui sono passati quindici anni e loro sono sposati e vivono alle Bahamas con due figli eccetera, odio mettere una fine alle cose.
Piuttosto le lascio incomplete, ma scrivere "fine" mi rende triste.
Spero che non ce l'avrete con me perchè non ho continuato, ma non sarei stata capace di farlo bene e preferisco che si chiuda così, con loro felici, perchè è così che dovrebbero essere sempre le cose.
Grazie a chi ha seguito e recensito la storia, mi avete dato un piacere immenso.
Grazie davvero.
- Cannella
  
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