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Autore: Shiren    13/12/2008    1 recensioni
Fa ancora male. Ancora male ricordare che lei era la sua migliore amica. La sua migliore amica dalla prima superiore. Da tre anni ormai. E ora non più. Ora lui si sente solo. Tabby gli riempiva le giornate, con il suo sorriso, con i suoi colori. Ora la sua vita è in bianco e nero e si sente perso. Perché l’ha persa. Per un bacio. Un bacio sincero. Un bacio d’amore. Amore represso, nascosto, celato, per troppo tempo. E Fabri a dirle che era ubriaco. Ma non era vero e Tabby lo sapeva. Lei non voleva Paolo. Lei da Paolo voleva solo un’amicizia. Bella, grande, forte…ma pur sempre un’amicizia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giornata di sole. Sole caldo, luminoso, accecante. Ma non basta, no, non per lei che nel cuore, nella mente non c’è altro che pioggia e nuvole e lampi e tuoni che scandiscono i momenti peggiori del suo dolore. Lei che, sdraiata sul letto, ad occhi chiusi ascolta con le cuffie nelle orecchie, alcune canzoni che non conosce. E le ascolta per ore e ore, per non pensare a ciò che prova, al dolore che la divora, come una tigre fa con la sua preda. Si sente stupida. Stupida per l’occasione che ha sprecato, stupida per averlo voluto al momento sbagliato. E si sente cattiva. Per avergli fatto del male, per averlo illuso, forse, e poi vanificato le sue illusioni.
Il telefono squilla, ma lei si accorge solo della vibrazione a contatto con la sua mano.
Sul display legge un nome che pensava di non vedere più comparire sul piccolo schermo di quel cellulare.
Paolo.
Si toglie, quasi aggressivamente, le cuffie dalle orecchie e si affretta a rispondere, con la paura che sia tutto un sogno, che si è immaginata tutto, o che possa mettere giù prima di riuscire a rispondere.
“…Pronto?” risponde titubante.
“Ciao Tabby, sono Paolo”
“Si lo so”
“Pensavo che avessi cancellato il mio numero”
“Ehm…veramente pensavo fossi tu ad averlo fatto…”
Paolo sospira. “No” dice poi. Il silenzio di quei pochi istanti di riflessione è carico di attesa, perplessità, domande.
“Ho bisogno di parlarti. Possiamo trovarci in quel posto stasera? Per le 21.00 più o meno?” sospira di nuovo “So che non è un bel momento per te Tabby…mi dispiace…ma davvero, ti devo parlare. Spero tu mi dica di si”
“Si, certo…sii puntuale. Ciao Paolo” e riaggancia.
Non sa che pensare. E c’è solo una persona con cui potrebbe parlare, sicura che le avrebbe dato l’appoggio che cerca. Prende la borsa, infila il cellulare e il portafoglio e corre fuori. Corre per due isolati senza mai fermarsi, quasi trattenendo il fiato, con il cuore che batte a mille, ma non solo per la corsa.
Infine si ferma davanti ad una casa con le pareti color crema e suona al campanello.
“Chi è?” risponde una voce fintamente meccanica, alterata dal microfono.
“Sono Tabby, dovrei vedere Fabrizio, è in casa?”
“Certo entra pure” esclama la voce divertita e allegra del padre di Fabri. Il signor Giovanni l’adora. Le è sempre piaciuta quella ragazza un po’ eccentrica, sempre solare con quei capelli di quel colore così intenso e indissolubilmente grande amica di suo figlio.
“Buongiorno signor Giovanni” lo saluta Tabby ricambiando il bacio sulla guancia dell’uomo che conosce fin da bambina.
“Fabri è di sopra. È in pieno momento ‘musica a palla’ quindi entra pure senza problemi, quando ti vede si spera che abbassi” sospira l’uomo con fare rassegnato.
Tabby sale di corsa le scala e spalanca la porta della stanza, dirigendosi a spegnere lo stero. Fabri, in piedi in mezzo alla stanza, la osserva perplesso. “Ciao…”
“Paolo mi ha chiamata” annuncia lei senza trattenere un sorriso.
“Come? E perché?” Tabby assume un cipiglio scocciato a quella domanda.
“Cioè volevo dire…come mai? Che ti ha detto?” si corregge cercando di usare un tono più tranquillo.
“Ha detto che vuole vedermi stasera…in quel posto…deve parlarmi, ha detto”
“E’ una buona notizia…no?”
Lei lo guarda inclinando la testa, come se si chiedesse se ci è o ci fa.
“Certo che è una buona notizia scemo! È una notizia grandiosa!!”
Lo abbraccia contenta, anche se non sa che Fabri una piccola bugia gliel’ha detta. Non sa che lui sapeva già tutto. Non sa che lui sa già il motivo di quella telefonata. E Fabri non intende dirglielo. Perché sarebbe inutile.
  
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