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Autore: SagaFrirry    12/03/2015    1 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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IV

 

L’ALLEANZA

 

“Ho vinto!” rise Kanon, gettando l’ultima carta.

“Che palle!” storse il naso Deathmask.

Il cavaliere del cancro decise di lasciar perdere. Si alzò di scatto, stiracchiandosi.

“Dove vai?” lo richiamò Kanon “Mi annoio. Torna a giocare!”.

“Gioca a solitario!” sibilò il cancro, accendendosi una sigaretta.

“Andate a fare qualche cosa di utile, ogni tanto!” gridò loro Shaina, appena rientrata dall’allenamento.

Deathmask la osservò e le sorrise, trovandola incantevole con la pelle imperlata di sudore ed i capelli leggermente in disordine. La donna scosse la testa, stanca di vedere il suo uomo bighellonare per buona parte della giornata.

“Vado a farmi una doccia” si limitò a dire lei.

“Vuoi una mano?” si propose Deathmask.

“Cretino! Vai ad allenarti!”.

Il cancro ne guardò il fondoschiena, finché non svanì alla vista.

“Forse ha ragione, gambero” suggerì Kanon “Male non ci farà. O ti pesa troppo il culo?”.

“Il mio culo pesa meno del tuo, vecchio!”.

“Questo è tutto da dimostrare!”.

Ridendo, i due uomini iniziarono a correre lungo le scale del tempio. Era un ottimo allenamento, specie considerando il notevole peso delle armature.

“Non ho più l’età per fare queste cose!” borbottò Kanon “Dove sono le nuove reclute? Non sarebbe ora che apparisse qualche piccolo saint?”.

“Sei sempre che ti lagni! Riproduciti, così ci sono nuove reclute” gli rispose Deathmask “Oppure vai in pensione. O, ancora meglio, torna da Poseidone”.

“Stai scherzando, vero?”.

Kanon e Deathmask continuarono a correre. Cominciarono a cantare filastrocche in stile militare, prendendosi in giro. Arrivati alla prima casa, il cavaliere dei gemelli scattò lateralmente. Si nascose dietro ad un colonna.

“Mi hai portato sfiga, granchio maledetto!” sibilò, mentre Deathmask lo fissava con aria interrogativa.

Alle porte del tempio, Poseidone sorrideva, con  accanto il suo generale Sorrento. Mur, a conoscenza dell’arrivo del Dio, si apprestava a guidarlo fino alla sala del gran sacerdote.

“Cagasotto!” ridacchiò Deathmask “Ti nascondi da Poseidone?”.

“Chiudi la tua fottuta bocca!” lo additò Kanon “Io e Poseidone abbiamo ancora dei conti in sospeso e non so come possa reagire..”.

“Ti ricordo che ora siamo alleati” continuò il cancro.

Nel frattempo, Poseidone stava iniziando a salire lungo le ripide scale in pietra, passando davanti al cavaliere del Cancro e la colonna dietro a cui si nascondeva Kanon.  Deathmask si inchinò leggermente, senza troppa convinzione.

“Buongiorno, cavaliere della quarta casa” salutò il Dio “E ciao, Kanon”.

Il saint dei Gemelli sobbalzò, cercando di nascondersi ancora di più.

“Dai, è andato via” lo rassicurò Deathmask, dopo qualche istante “Vigliacco, è passato oltre!”.

“Smettila di sfottere, surimi ambulante!”.

Kanon uscì dal suo nascondiglio e guardò in su. Poseidone ed Atena alleati? Che idea assurda!

 

“E che cosa pensi di fare?” domandò la Dea della bellezza Aphrodite, stesa bocconi fra cuscini di velluto.

Sollevò l’elegante piedino nudo verso l’alto, sorreggendosi il viso con una mano.

“Che dovrei fare?” le rispose Ares, steso anche lui a pancia all’aria, sorseggiando vino.

“Beh, non è una cosa da poco quel che mi hai detto” continuò lei, allungando la mano libera verso il petto nudo dell’amante.

“E perché? Ne ho tanti di figli. Uno in più, non mi cambia la vita”.

“Ma come? Non dovresti ragionare in questo modo”.

Ares ruotò gli occhi al cielo. Quella femmina parlava sempre così tanto! Ed era sempre così pettegola!

“Io non ragiono” le rispose, bevendo ancora.

“L’avevo capito”.

Il Dio della guerra sorrise, guardando la Dea. L’amava alla follia, e spesso commetteva irripetibili leggerezze pur di vederla. Questo perché lei era sposata e il marito non apprezzava molto le scappatelle della moglie.

“Ed io quando potrò vedere questo nuovo arrivato in famiglia?” continuò lei, fissandosi le unghie smaltate.

“Perché?”.

“Mi piacciono i bambini”.

“Ma non è bambino. È un uomo già da un pezzo”.

“Ah, meglio. Mi piacciono anche gli uomini. Più dei bambini”.

Aphrodite sorrise e Ares non le rispose. Si limitò a fissarla, senza commentare. Del resto, non poteva certo sgridarla. Non era sua moglie, solo la sua amante.

“Dimmi la verità..” riprese la Dea “..è carino come te?”.

“Certo che no. Io sono molto meglio”.

“Lo dici perché è vero o solo perché ne sei convinto?”.

“Non lo so, donna. Io non guardo le bellezze maschili”.

“Allora lo verificherò di persona”.

“Era al matrimonio di Hades”.

“Al matrimonio di Hades ero impegnata a fare altro. Di molto più piacevole. Nuda e sudata. Con te. Non te lo ricordi?”.

“Me lo ricordo” ghignò, soddisfatto, il Dio.

“Mi dai un bacio, Ares?”.

“Solo un bacio?”.

 

“Non fate caso allo sguardo spaventato dei miei cavalieri” parlò Atena, rivolta a Poseidone “Non sono ancora molto convinti di questa alleanza”.

“Li posso capire”.

Poseidone, dopo un elegante baciamano alla nipote, si apprestò a seguire la padrona di casa. Saga osservò il Dio in silenzio, mentre questi attraversava la tredicesima casa.

“Tranquillo, sacerdote” commentò Poseidone, non gradendo quello sguardo “Non farò del male alla tua preziosa Dea. Siamo alleati, ora, e Zeus non me lo permetterebbe mai”.

“E da quando chinate la testa dinnanzi a Zeus?” ribatté Saga.

“Da quando la guerra ci costringe a restare uniti”.

“Saga! Smettila!” ordinò Atena “Quello sguardo non è appropriato. Sei al cospetto di un Dio, perciò comportati di conseguenza”.

“Non è necessario, mia cara” sorrise Poseidone “Conosco bene il fratello di quest’uomo. Se è testardo, orgoglioso e potente anche solo la metà del suo gemello, posso capire il perché di quello sguardo fiero. Anche se è solo un semplice mortale”.

Saga non ribatté, capendo che era meglio evitare. Atena porse il braccio a Poseidone, invitandolo a seguirla nei suoi appartamenti, dove avrebbero potuto parlare liberamente.

“Non preoccuparti, Saga” continuò la Dea “Non corro alcun pericolo”.

Quando Atena lasciò la tredicesima, raggiungendo la sua casa, il gran sacerdote tornò a prendere posto sul trono. Nel silenzio, cercò di captare eventuali segnali d’allarme. Davanti a sé, molti cavalieri d’oro si erano radunati, un pochino allarmati dalla presenza di Poseidone.

“Io non so come hai fatto a non spaccargli la faccia” furono le parole del cavaliere dei Pesci “Con che titolo può trattare noi mortali in questo modo?”.

“È un Dio..” tentò di calmarlo Saga.

“E allora? È insopportabile”.

“Dobbiamo abituarci. Con questa alleanza, molte divinità appariranno qui al tempio”.

“Mi ha fatto domande assurde” confessò Mur.

“Per esempio? Quel vecchio mi sa di maniaco..” si incuriosì Milo.

“Non in quel senso! Non mi ha chiesto niente di perverso però..era curioso! Mi ha fatto domande sulle armature, sulle case, sui cavalieri..”.

“Vorrà più informazioni sui suoi alleati. Normale” rassicurò Shaka.

“Sì ma io non ho risposto a tutto. Se un giorno non saremo più alleati, è meglio tenerci degli assi nella manica”.

“Hai fatto bene, Mur” annuì Shura.

“E poi faceva domande sul cavallo” riprese l’Ariete.

“Cavallo? Quale cavallo?” alzò un sopracciglio Aiolos.

“Quello nero con cui è arrivato Saga?” capì Aphrodite, che sapeva un po’ tutto di tutti.

“Sì, quello. Mi ha fatto domande assurde su dove venisse, di chi fosse, perché fosse lì. Gli ho risposto che non ne avevo idea”.

“Che voleva sapere?” si incuriosì Saga “Che ha detto a riguardo?”.

“Si è messo a vaneggiare dicendo che è un cavallo di Ares ed io ho risposto che non ha senso che sia qui il cavallo di Ares!”.

“Povero vecchio. Sarà rincoglionito” scosse la testa Milo.

“L’ho pensato pure io. E questi ci dovrebbero aiutare..”.

“Ma anche se fosse il cavallo di Ares..” ipotizzò Saga “..a lui che frega? Non siamo tutti alleati?”.

“Sì ma Ares è un Dio poco raccomandabile” gli rispose Aiolos “Anche se alleato, non è proprio un tipo con cui avere molto a che fare. È il Dio della guerra spietata, sanguinaria e di conquista. Dove passa, lascia dietro di sé una scia di morti e sofferenza”.

“Segue il suo ruolo. Non ci si aspetta da Ares un abbraccio” ribatté Saga.

“Come non ce lo si aspetta da Arles, ma questa è un’altra storia”.

“Non stuzzicarmi, Sagitter”.

“Non sei in grado di tenerlo a bada, adesso? Grazie alle medicine di Shun..”.

“Certo. Ma metti che oggi non abbia voglia di tenerlo a bada..sono piuttosto nervoso”.

“Lo immagino. Dovresti trovarti un hobby”.

“E tu dovresti farti gli affari tuoi. È per impicciarti degli affari degli altri che sei morto, la notte degli inganni. In caso contrario tu..”.

“Non continuare. Non voglio sapere quel che ti passa in quello strano cervello”.

Saga non rispose. Il suo sguardo non cambiò e nemmeno la sua espressione.

“Non abbiate timore alcuno” si fece sentire, per la prima volta, Sorrento “Il mio signore non ha intenzioni cattive, anche se è un gran impiccione. Non cerca punti deboli per sconfiggervi, ma per rafforzarvi. Non è saggio lottare a fianco di chi è debole”.

“Noi non siamo deboli!” si indispettì Ioria.

“Non ti offendere, Leone! Non volevo farti arrabbiare..” riprese Sorrento.

“Avremmo potuto sconfiggere tutti voi marini in pochi minuti. Se solo Mur avesse lasciato che..”.

“Ancora con questa storia?” sbuffò Mur “Ti ho già spiegato perché, quella volta, ho ordinato a tutti di non intervenire in soccorso”.

“Speravi che Seiya e gli altri morissero?” ipotizzò Aphrodite.

“Ma no! Lo avevo spiegato. Certe cose, devono seguire il loro corso. Non era la nostra battaglia”.

“E se non fosse nemmeno questa la nostra battaglia? Come facciamo a saperlo?” ringhiò il Leone.

 

“Ma di che parli?”.

Mur era sconcertato. Che discorsi faceva Ioria? E perché nessuno lo capiva? Lui voleva solo il meglio per il santuario e questi lo accusavano di cose assurde!

“Ragazzi, non litigate!” cercò di calmarli Shaka, senza risultati.

“I cavalieri di bronzo dovevano affrontare un dato percorso e quella battaglia spettava a loro, così come a noi spettava il compito di abbattere il muro del pianto” tentò di farsi capire l’Ariete “Ci sono cose che non possiamo cambiare. Così come non possiamo cambiare chi siamo, certe battaglie non le possiamo evitare”.

“Le persone cambiano” dissentì il cavaliere della Vergine.

“Se lo dici tu..però noi siamo nati cavalieri”.

“Non è vero. Siamo nati lemuriani, indiani, italiani, greci, finlandesi, brasiliani e via dicendo”.

“Ma avevamo un cosmo! Dentro di noi, c’era qualcosa di diverso, che ha seguito il suo corso e ci ha resi ciò che siamo. Io sono nato per essere cavaliere, Atena è nata per guidarci..c’è chi nasce Dio e chi uomo, ma per tutti c’è una strada da seguire”.

“Ma che stai farneticando?!” interruppe Kanon “Son da due case fa che ti sento dire cose senza senso, Ariete!”.

“Solo perché una cosa tu non la capisci..” rispose, pacato, Saga “..non vuol dire che non abbia un senso. Forse sei solo tu troppo stupido per capirlo”.

“Fingo di non aver sentito” si stizzì Kanon.

“Fingi pure, non mi interessa”.

“Non so cosa tu abbia oggi, Saga, ma mi stai facendo salire la voglia di pestarti”.

“Tanto sono più forte io”.

“Come ti permetti?!”.

“Il gran sacerdote sono io..”.

“Ne abbiamo già parlato!”.

“Sì. Ma non serve parlarne. La verità la sanno tutti”.

Kanon scattò in avanti, stringendo i pugni. Saga non cambiò espressione. Seduto sul trono, si reggeva la testa con la mano e pareva annoiato. Il gemello era pronto a colpirlo e stava per raggiungerlo, ma Shun si mise in mezzo. A braccia spalancate, chiuse gli occhi temendo il peggio.

“Levati, finocchio!” ordinò Kanon.

“No! Calmati, per favore!” supplicò Shun “La violenza non è necessaria. Sai meglio di me che tuo fratello Saga ha dei problemi ed in questo momento non credo sia del tutto se stesso”.

“Lo so che mio fratello è pazzo, ma lo voglio picchiare lo stesso!”.

“Rilassati. Io e lui dobbiamo lavorare ancora a lungo prima di trovare una soluzione, specie dopo la faccenda di Eleonore. Tu devi cercare di capire che..”.

“Non è necessario, Shun” lo calmò Saga “Non ho bisogno di certo che tu mi difenda! Specie da Kanon..”.

“Ma io..”.

“Togliti dai piedi!” quasi gridò Kanon “Sparisci! Sono faccende fra me e mio fratello!”.

“Sono il suo medico. È mio compito informarti che al momento non è in sé, e me ne prendo la colpa. Evidentemente, devo rivedere il trattamento”.

“Vedrai che, dopo una scazzottata, passa tutto. Vero, Saga?”.

“Ma non ti vergogni?!” insistette Shun “Tu lo dovresti aiutare, invece di stuzzicare il lato che stiamo cercando in ogni modo di eliminare!”.

“Se in dieci anni non sei riuscito a far fuori Arles, non ci riuscirai mai!”.

“Far fuori?” si intromise Saga, con tono stupito.

“Certo. È questo lo scopo. Lui ti da le medicine, ed Arles non rompe i coglioni. Di che ti stupisci? Sei più rimbambito di quanto sembra. Sei il gemello scemo..”.

“Ma io non..”.

Saga non sapeva cosa dire. Era stufo, però di perdere tempo  con quei discorsi. Eliminare Arles? Non era sicuro di volerlo veramente. Fra lo stupore generale, si alzò. Lasciando il suo posto, mostrando che poco gli importava di Atena e della sua incolumità, ignorò i presenti e si incamminò verso la porta.

“Dove vai, adesso?” domandò Kanon “Ti sei offeso? Io sono qui! Dove vai?!”.

“Ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Non aspettarmi in piedi, mammina” rispose Saga, senza voltarsi e sbattendo la porta dietro di sé.

 

“Smettila di fare la donnina frignona e alzati!” sbraitò l’uomo “Sei un guerriero!”.

“Va bene, non serve gridare!” ribatté un altro uomo, steso a terra.

Di tutta risposta, ricevette un altro poderoso cazzotto in mezzo al petto.

“La prossima volta, ti giochi le palle” minacciò il primo.

Molti stavano in terra, feriti o sfiniti. Scuotendo il capo, il generale li derideva.

“E tu che hai da guardare?” sbottò poi, notando una figura “Ah, sei tu. Bentornato”.

“Sono solo in visita” rispose Saga, calmo “Tu sei Phobos? O sei Deimos? Non vi distinguo”.

“Imparerai le differenze, vedrai. Comunque io sono Phobos” ghignò l’uomo “Sei qui per parlare con padre Ares?”.

“Sono qui per far tacere una vocina che avete acceso voialtri”.

“Sei arrivato fino a qui con il cavallo?”.

“No. Io..non so cavalcare”.

“E perché vi chiamano cavalieri?!”.

“Non lo so. Ma non so cavalcare”.

“Imparerai anche questo. Vieni con me, vedrai che troverai questo luogo piuttosto dilettevole”.

   
 
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