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Autore: A_Typing_Heart    13/03/2015    2 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Quando Hibari riaprì la porta della casetta alle porte della cittadina di mare dove si erano fermati il cielo era plumbeo e l'aria gelida. S'intrufolò dentro l'atrio, al caldo. Sarebbe stata ancora un'abitazione accogliente se non fosse stato per i teloni di plastica che ricoprivano tutti i mobili e le pareti spoglie. Attraversò il corridoio dopo essersi tolto gli stivali con difficoltà e si affrettò a raggiungere la cucina, dove appoggiò la busta della sua spesa. Tra quello che aveva comprato per l'immediato bisogno e la benzina era praticamente rimasto senza un soldo e rimpiangeva moltissimo i suoi fondi d'emergenza nel cassetto del comodino, in quella situazione sarebbero stati davvero utili.
-Mukuro?-
Non ricevette nessuna risposta, ma non era sorpreso. Accennò un sorriso mentre prendeva un sacchettino ancora caldo dalla busta e uscì dalla cucina tornando al corridoio. Il pavimento era gelato anche se indossava i calzini e lo percorse in fretta, raggiungendo la porta in fondo. Senza bussare abbassò la maniglia. 
La camera da letto era spettrale come tutto il resto della casa, con i teli appoggiati su qualsiasi cosa. Uno di essi era accartocciato a terra e tra le coperte grigio perla giaceva una figura familiare. Sorrise nel vederlo e gli si avvicinò.
Aveva insistito nel volerlo accompagnare mentre andava a recuperare le cose che gli servivano, ma alla fine il piccolo dettaglio di essere l'uomo più ricercato del paese resuscitato dalla morte aveva prevalso su tutti i capricci di Mukuro, che aveva accettato di restare da solo in quella casa e dormire un po'. Hibari era stato via diverse ore ma lui stava ancora dormendo, così profondamente da non sentirlo rientrare.
Hibari allungò la mano spostandogli un lungo ciuffo di capelli dal viso e si chinò a baciarlo sulla fronte. Quel gesto gli fece venire uno strano solletico dalle parti dello stomaco: anche se era stato baciato a tradimento da Mukuro più volte in tutte le parti del viso, non aveva mai preso l'iniziativa personalmente. Mukuro aprì gli occhi e lo guardò con aria assonnata e si stiracchiò prima di sorridere.
-Ciao, Kyoya.- gli disse poi. -Che ore sono?-
-Più o meno è mezzogiorno.-
-Mezzogiorno?- ripetè lui, strofinandosi gli occhi. -Perchè non mi hai svegliato prima, è tardi...-
-Sono appena tornato... e ho una sorpresa per te.-
-Davvero?-
Mukuro occhieggiò il sacchetto con l'aria di un ragazzino che fa finta di niente davanti a un grosso regalo di natale e che appena lasciato solo lo scuote e tasta sopraffatto dalla curiosità. Hibari dondolò il sacchetto.
-Chiudi gli occhi, vediamo se lo indovini dall'odore.-
Nonostante l'occhiata sospettosa Mukuro emise un versetto divertito e chiuse obbedientemente gli occhi sporgendosi sul bordo del letto. Non appena il sacchetto venne aperto l'odore si espanse talmente che anche Hibari lo sentì subito, un irresistibile odore di crema al cioccolato dentro una brioche ancora calda. Mukuro fece un sorriso e lo guardò con un'aria vagamente triste che lo stupì.
-Che c'è?- gli chiese allora.
-Cioccolato.- disse lui, indovinando la fonte del profumo. -Ma non avresti dovuto, Kyoya... il cioccolato costa tanto e al momento non possiamo permetterci di sprecare i soldi.-
-Oggi dobbiamo festeggiare, no? È il nostro primo giorno di convivenza domestica.- tagliò corto Hibari, non voleva discussioni. -Ho preso un po' di caffè in super offerta, vieni a farlo tu... su, in piedi.-
Rialzandosi tirò una pacchetta a Mukuro, a stento si rese conto di aver colpito qualcosa sotto la voluminosa trapunta. Richiuse il sacchetto mentre Mukuro strisciava fuori dal letto con l'aria di uno che ci sarebbe rimasto volentieri un giorno o due. Non lo sorprendeva, dopo un mese passato nella bocca dell'inferno, una vita che trascorreva nelle abitazioni più diroccate che la città gli offrisse e qualche mese di latitanza durante i quali chissà dove era stato.
-Kyoya, mi hai appena palpato il sedere...-
-No, non l'ho fatto...-
-Certo che l'hai fatto, l'hai fatto un momento fa.- ribadì Mukuro, scrutando con aria inspiegabilmente truce il pacchetto di caffè prima di aprirlo. -Di là, nella camera.-
-Dovresti smetterla di reinterpretare i fatti come ti pare...- borbottò Hibari sedendosi al tavolo voltandogli le spalle. -Non c'è nessun giudice e nessuna giuria qui, non serve la tua indole forense.-
-Sei tu che dovresti smettere di negare l'evidenza, come ieri sera quando...-
Mukuro sobbalzò facendo uno strano verso acuto, seguito dal fracasso della macchina del caffè che rovinava sopra un barattolo di ceramica per biscotti ormai vuoto. Hibari scoppiò a ridere davanti a quella reazione spropositata, neanche avesse allungato la mano sotto la gonna di una scolaretta.
-Ecco, questo è palpare il sedere, vostro onore.-
-De... deficiente, mi hai fatto cadere tutto...- balbettò Mukuro con una voce ancora un po' stridula che si schiarì con un colpetto di tosse. -E tieni le mani a posto...-
-Oh?- fece l'altro, voltandosi a guardarlo. -Mi hai appena detto di tenere le mani a posto? E io che credevo che non desiderassi altro che questo da dieci anni e più.-
-Sai com'è, sono appena evaso da un carcere di massima sicurezza, ho dormito sì e no sette ore negli ultimi quattro giorni, mi trovo senza risorse in un rifugio improvvisato, non vedo i miei amici da un mese e non so se stiano bene o meno e a quanto ne so le squadre speciali potrebbero piombare qui prima che io possa mangiare quella meravigliosa brioche al cioccolato.- ribattè Mukuro, fissando distrattamente la caffettiera con aria seccata. -Non credo che mi si drizzerebbe, ora come ora.-
Hibari non avrebbe mai detto di poter trovare divertente un'uscita del genere, considerando poi che Mukuro l'aveva detto con la massima serietà, ma uno scoppio di risa sopraggiunse così violentemente che gli fece uscire dal naso l'acqua che stava bevendo. In parte tossendo e in parte ridendo, abbandonò il bicchiere e si premette le mani sulla faccia nel tentativo di soffocare entrambi i problemi mentre Mukuro si girava a guardarlo ancora più seccato di prima.
-Non ridere, idiota, almeno io non soffro di eiaculazione precoce come qualcun altro!-
Hibari scosse la testa, incapace di proferire alcun suono coerente e battè più volte la fronte sul piano del tavolo. Le costole cominciavano a fargli male ma non riusciva a smettere. Sorprendente come un corpo umano trovasse le vie più inspiegabili per rilasciare un eccesso di tensione accumulata.
-Tu... tu non hai senso.- sentenziò Mukuro, tornando a fissare la caffettiera. -Ti fanno ridere le parolacce a caso e i riferimenti porno come a un ragazzino di dodici anni.-
Mukuro continuò a brontolare nel suo angolo e quando il caffè fu pronto Hibari aveva appena recuperato il dono della parola e si stava sventolando con il portafoglio, aveva un gran caldo. Concentrò nuovamente la sua attenzione su Mukuro che per motivi che non capiva sembrava arrabbiato. Avevo lo stesso modo di fare brusco, l'ostinato silenzio e la sguardo sfuggente che aveva avuto il giorno in cui era andato a notificargli la questione del permesso di residenza.
-Mukuro, che cosa c'è che non va?-
-Niente.-
-Beh, dicono che quando una donna dice che non ha niente ha tutti i problemi del mondo, mi sa che vale lo stesso anche per te.- osservò Hibari, versandosi bustine di zucchero raccattate al bar dentro il caffè. -Ce l'hai con me perchè ho riso?-
Mukuro non rispose e non lo guardò. Sollevò la tazza per bere fissando forse qualche piega della felpa che Hibari indossava, presa dagli abiti rimasti in qualche cassetto del vecchio abitante di quella casa.
-Non stavo ridendo di te, Mukuro... era una risata nervosa, tutto qua...-
L'argomentazione tuttavia non sembrava convincere Mukuro, in preda a un preoccupante sbalzo lunatico.
-Quando sei stato arrestato non c'è stato verso nemmeno per me di farlo funzionare, succede.- disse lui in tono leggero, stringendo le spalle. -Quando si è preoccupati non va, pazienza.-
-Mi rende molto felice sapere che subliminalmente ho influenza sul tuo pene, Kyoya.-
-Oh, Mukuro...- sospirò Hibari, appellandosi a tutta la pazienza possibile. -Senti... lo so che le mie scelte hanno reso la tua vita un inferno e mi dispiace... a quest'ora potevamo essere più liberi e più felici, o forse no, e non lo sapremo mai... ma ora siamo insieme ad affrontare i problemi... non farla più difficile di quanto già non sia stata...-
-Oh, dev'essere stato davvero difficile per te.- ribattè lui, guardandolo fisso. -Dover tornare ogni sera nel tuo bell'appartamento, dormire sicuro che il giorno dopo avresti avuto ancora la tua scrivania e la tua uniforme, insieme ad amici le cui vite non dipendono da te... così difficile che è avanzato anche il tempo di trovarti un fidanzato...-
-Adesso finiscila, Mukuro! Se sono finito tra le braccia di un altro è soltanto colpa tua! Io ho fatto degli errori ma tu ne hai fatti altrettanti!- sbottò Hibari, alzandosi dalla sedia. -Sparire all'improvviso senza dirmi niente e mettermi davanti al fatto compiuto! Nascondermi quello che facevi, mentire! E poi, scappare via mentre io potevo morire in quello stramaledetto fiume!-
Mukuro distolse lo sguardo e lo puntò sul pavimento, passando il dito sul bordo della tazza.
-Se vuoi saperlo, è stato quello a spingermi a farlo.- proseguì Kyoya, risedendosi. -Quell'episodio... sei... scappato via di fronte a me come se fossi solo un nemico, non mi hai... rivolto nemmeno una parola... sono caduto e tu sei semplicemente... andato via.-
-Quell'elicottero... non era una via di fuga prevista.- disse lui con un filo di voce. -Non era uno dei miei a pilotare, non avrei potuto dirgli di fermarsi... e poi... ho visto il tuo collega. L'ho visto arrivare e buttarsi.-
-Mi sono sentito abbandonato... mi sono sentito come se la tua guerra fosse andata oltre le tue promesse, come se fosse più importante di me... e io non ce la facevo più da solo.-
Mukuro aveva l'aria più depressa che Hibari gli avesse mai visto, mentre fissava questa volta il caffè senza dire una parola.
-Lo sbaglio che hai fatto tu, Mukuro, è stato di sparire quella notte e metterti in testa di fare una cosa sconsiderata come una rivoluzione... avresti dovuto dirmi che cosa sentivi... che cosa volevi... e forse avremmo potuto trovare una soluzione insieme.-
-Non mi avresti ascoltato, Kyoya, e tu lo sai... tu non vuoi sentire niente che non ti piaccia, sei sempre stato così... era l'unico modo per cambiarti... e io non lo rimpiango, non rimpiango niente di quello che ho fatto.- asserì Mukuro, fissandolo ormai privo di ogni traccia di tristezza. -Anche se io sono tremendamente geloso di te, anche se odio il fatto che tu sia stato di qualcun altro, se tutto quello che ho sofferto ti ha reso quello che sei adesso, io non posso rimpiangere niente... tu non mi hai mai parlato in questo modo prima... non hai mai parlato di sentirti solo, di avere bisogno di qualcuno... di sentire il bisogno che io ti parli e ti sia vicino.-
Hibari si sorprese di scoprire che aveva perfettamente ragione. Negli ultimi tempi era cambiato, ma forse perchè lui si era visto cambiare giorno dopo giorno, problema dopo problema, non si era accorto che fosse qualcosa di così vistoso. Ma era vero, lui era stato un testardo che faceva le cose da solo e se aveva bisogno di aiuto per raggiungere i suoi standard di efficienza sul lavoro preferiva comandare dei subordinati. Era sempre stato silenzioso, riservato, serio. Nelle ultime settimane aveva sentito la terribile mancanza dei rari momenti passati con le conoscenze di una vita, non aveva passato nemmeno una pausa da solo, che ci fosse Saeki, Tachibana o chiunque altro lui non restava mai privo di compagnia umana e persino a casa non gli mancava la compagnia dei suoi animaletti nella stanza. Mentre prima l'unica cosa che riusciva a fare con Mukuro era tentare di imporgli il suo volere o litigare, ora riusciva almeno a dirgli che cosa sentiva, cose che solo a pensarle avrebbero fatto irritare e imbarazzare l'uomo che era solo pochi mesi prima. Hibari prese un profondo respiro prima di sorridere.
-Questo è merito tuo, lo confesso... ma avrei voluto che ci fosse un modo che non ti facesse essere frustato a morte e rinchiuso con un pazzo sadico come Byakuran... è un individuo terribile...-
-Oh, beh, che vuoi che ti dica.- fece Mukuro in tono leggero andando finalmente all'attacco del dolce al cioccolato. -È un bravo ragazzo, se non fosse per i repentini scatti d'ira, la spiccata sadicità, un allarmante tic all'indice destro quando impugna una pistola, una libidine infinita e una notevole perversione nello sfogarla.-
-Ma che... che diavolo, Mukuro, che cosa ti ha fatto?-
-Pf, che vuoi che sia, chi è che non si trova invischiato con uno psicopatico o due nella vita? Hai mica trovato un giornale? Voglio leggere cosa dicono della mia super evasione, e poi voglio incorniciarlo per i nostri bambini.-
-I nostri cosa?-
-Glielo leggerai per metterli a dormire, sarà divertente.-
-No, niente giornale... ma c'è pur sempre la radio per ascoltarlo dal telegiornale.-
-Radiogiornale, Kyoya, radiogiornale... se è per radio è radiogiornale, se è in tv è telegiornale, facile, no?-
-Lo so anch'io questo!- ribattè lui piccato.
Mukuro fagocitò quasi mezza brioche in un solo boccone e si appropriò della radiolina di Hibari. L'accese e prese a passare di stazione in stazione alla ricerca di un'edizione del radiogiornale. Si fermò quando scaturì il jingle che lo precedeva e posò l'apparecchio sul tavolo. Sembrava tornato di buon umore, si sfregava le mani come se non riuscisse a trattenere l'emozione. Subito dopo la sigla musicale dalla radio scaturì una voce maschile molto diversa dalla dolce voce della presentatrice del telegiornale che Hibari era abituato a sentire.
-Quest'oggi è giovedì nove gennaio e la nazione ricorderà a lungo questo giorno.- annunciò con aria grave l'uomo. -Quest'oggi il paese piange la prematura scomparsa del generale dell'Haido Sawada Iemitsu.-
Mukuro fissò la radio come avesse preso a rivolgersi a lui insultandolo e Hibari la guardò, sebbene non potesse mostrargli fotografie o altre prove di quello che affermava. Subito dopo i due si scambiarono un'occhiata perplessa. Mukuro era bianco come la parete alle sue spalle, non sembrava avere la forza di dire qualcosa, qualsiasi pensiero gli stesse saettando nel cervello.
-L'angosciante scoperta è stata fatta dal figlio ventiduenne Sawada Tsunayoshi, che ha autorizzato l'apertura dell'ufficio...-
A Hibari risultava che Tsuna avesse ventitrè anni compiuti e ne era piuttosto sicuro dato che gli ultimi festeggiamenti si erano tenuti in casa sua in una notte che non avrebbe dimenticato mai più, ma non diede voce a quel pensiero. Fissava Mukuro, le cui mani tremavano talmente che la tazza sbattacchiava anche se non cercava di sollevarla. Al tempo stesso pensò a Tsuna, che spettacolo angosciante a cui assistere. Poteva anche non andare d'accordo con lui, ma trovarlo morto... poi, secondariamente, si chiese che cosa ci facesse al palazzo di giustizia, mentre l'uomo continuava a snocciolare notizie.
-Un attacco di cuore è la spiegazione più plausibile della morte, ma il capitano Byakuran, da tempo a capo della polizia penitenziaria del carcere di massima sicurezza, afferma che non ci sono segni visibili di ferite o di avvelenamento e che l'autopsia darà finalmente una risposta al tragico evento... il nostro inviato Tsukishima Kaname lo ha intervistato questa mattina, ascoltiamolo.-
Mukuro poteva anche fingere di essere uscito incolume, psicologicamente parlando, dal Sekko, ma in quel momento non poteva essere più ovvio che mentiva. Le prime parole pronunciate da Byakuran lo fecero sussultare tanto che la tazza si rovesciò spargendo quello che restava del caffè sul tavolo. Incapace di tenere le mani ferme, le nascose sotto le braccia stringendosele al torace. Abbassò la testa stringendosi più che poteva in se stesso. Hibari non credeva fosse possibile vedere un uomo tanto alto diventare una specie di pallina umana abbarbicata sulla sedia, la testa china e nascosta fra le ginocchia. Una reazione tanto spropositata a una voce sentita per radio lo allarmò notevolmente. Se reagiva così a sentirne solo la voce, che reazione avrebbe avuto a trovarselo di fronte di persona? Che cosa poteva avergli fatto per ridurre un uomo forte come Mukuro in quello stato di terrore, in poco più di un mese?
-Purtroppo perdere il padre poco dopo la madre è un grande dolore per Tsunayoshi.- stava dicendo Byakuran alla radio. -Credo che il generale sia stato egoista a lasciarsi andare senza pensare al figlio che non aveva altro che lui, i genitori non dovrebbero mai abbandonare i propri figli, non importa quanto cresciuti siano.-
-Capitano, che cosa succederà ora? Chi prenderà le redini?-
-Onestamente non ne ho idea.- disse con tono rassegnato. -Era desiderio di Iemitsu Sawada che suo figlio adottivo Basil prendesse il suo posto perchè convinto che Tsunayoshi non desiderasse quel ruolo... ma ora è tutto diverso... viveva qui con lui, ha cambiato idea? E il consiglio riterrà opportuno assegnare il grado di generale a dei giovani che non hanno mai fatto una carriera militare? Non so rispondere a queste domande... purtroppo il generale ci ha lasciato in una brutta situazione.-
Mentre Byakuran rifiutava altre domande e si sottraeva all'inviato del radiogiornale, Mukuro alzò la testa di scatto e fissò con odio la radiolina, che aveva ripreso il tono distaccato del conduttore. Hibari continuava a guardarlo preoccupato, senza sapere cosa dire. Aveva troppe cose in testa: la morte del generale, la morte di Nana Sawada, le questioni di successione della carica, gli effetti sul regime, il fatto che non si parlava della loro evasione e l'inspiegabile comportamento altalenante di Mukuro. Cominciava a temere che la permanenza al carcere lo avesse irrimediabilmente turbato.
-Dobbiamo tornare a Namimori.-
-Cosa?-
-Dobbiamo tornare a Namimori!- ripetè Mukuro battendo il pugno sul tavolo. -Credi sia un caso? Byakuran lascia il carcere per un'emergenza e il padre di Tsunayoshi muore quella notte! Lui lo ha ucciso, quell'uomo è instabile! Basta una parola storta e il cervello gli si spegne, sarebbe capace di uccidere chiunque!-
-Mukuro... è un uomo terribile, però non pensi di stare esa...?-
-ESAGERANDO?!- gridò Mukuro, mandando all'aria la tazza e facendola frantumare per terra. -MI CHIEDI SE STO ESAGERANDO?! SEI STATO TU IL SUO GIOCATTOLO, O PIUTTOSTO IO?!-
Hibari avrebbe voluto ribattergli che non poteva saperlo se non glielo voleva dire, che non poteva capire se quando gli faceva una domanda su cosa aveva passato in carcere lui glissava con una risposta evasiva, e per qualche istante la rabbia fu dolorosa da trattenere. Alla fine lasciò andare un respiro e tutta la tempesta dentro di lui svanì, lasciando solo il suo assordante, straziante silenzio come risposta. Era così frustrante dover sempre cedere per attenuare almeno un po' il suo senso di colpa per i suoi sbagli, vedere Mukuro così arrabbiato e doversi comportare come se avesse colpa anche di questo. Si morse con forza il labbro, gli stava venendo da piangere e questo lo faceva adirare anche di più. Gli sembrava di essere tornato ai servizi interni, dove non poteva rispondere e questo lo faceva infuriare, la rabbia gli faceva venire da piangere dal nervoso e ciò lo faceva innervosire di più, in un circolo vizioso detestabile. Lui era fatto per sfogare quello che sentiva, in un modo o nell'altro, anche se Hibari sapeva quale modo preferiva e non era piangere come una ragazzina.
-Che hai da piangere?- gli chiese Mukuro con un tono aggressivo che non gli riconosceva.
Hibari lo fissò nonostante il pianto imminente e difatti una lacrima scivolò giù sul viso.
-Piango perchè avrei voglia di sfracellarti la testa contro il muro!- sbottò Hibari. -Mi stai urlando contro come se fosse colpa mia, come se gli avessi chiesto io di farti... qualsiasi cosa ti abbia fatto!-
-Tu non hai idea, come...-
-Certo che non ce l'ho!- l'interruppe lui. -Non ce l'ho, no! Ti ho chiesto di dirmelo e tu non hai voluto, se ti fa soffrire parlarne mi sta bene, ma non pretendere che io possa capire se nemmeno me ne parli!-
Il pianto di Hibari si era estinto ora che aveva espresso quello che sentiva, ma la faccia con cui Mukuro lo stava fissando non gli piaceva. Si asciugò un occhio ancora umido cercando con lo sguardo qualcosa da fare per sottrarsi a quella situazione imbarazzante, ma prima che potesse muovere un passo verso i resti della tazza rotta si ritrovò avvolto in un abbraccio. Un momento di piacevole tenerezza, che però durò un po' troppo.
-Mukuro, basta...-
-Non volevo farti piangere...-
-Non piango per te, babbeo, è che mi innervosisco.-
-Sei tanto tenero quando piangi, sei carino...-
-Mollami, deficiente.-
-Ho fatto un buon lavoro con te, ora sei davvero umano.-
-... Hai intenzione di tenermi incatenato a te tutta la vita mentre ti autocelebri?- sospirò rassegnato Hibari, chiedendosi quando si sarebbe esaurita la voglia di dolcezza di Mukuro.
-Voglio andare a Namimori, torniamo a Namimori?-
-No, è pericoloso, non sappiamo che cosa succederà dopo la morte del generale... dobbiamo avere pazienza e aspettare... se Byakuran è squilibrato come dici, forse non gli hanno ancora detto della tua fuga per paura di essere presi a cannonate.-
-Kyoya, non parlare mai a Byakuran di cannoni.-
Hibari si voltò a fatica verso di lui per guardarlo in faccia, corrucciato.
-Perchè?-
-Non so perchè, ma non gli fa un bell'effetto, meglio evitare.- fece lui accorato. -Ho ancora in testa l'eco delle sberle che mi ha dato.-
-Perchè non hai mai preso quelle che avrei voluto darti io qualche volta, se no non avresti nemmeno più la testa adesso.-
-Lui ha dei problemi, Kyoya, dico sul serio... è sua madre che l'ha fatto diventare disturbato, era mezza matta anche lei, nemmeno il tuo caratteraccio di merda è paragonabile al suo. Nemmeno quando tu sei inviperito e lui è tranquillo ci vai vicino.-
-Cioè, tu non conosci mia madre e conosci la sua?-
-Sei tu che non mi hai mai voluto portare a casa tua...- fece Mukuro, incrociando le braccia. -Beh, lui parla tanto, anche. Cerca di sapere tutto quello che può su di me, e vuole che sappia praticamente tutto di lui, è stato notti intere con me nella stanza bianca a parlarmi di sua madre drogata e della sua infanzia da schifo.-
-... Senti, Mukuro.- fece Hibari. -Io ti riporto a Namimori, ma tu prima devi raccontarmi tutto quanto... e intendo dire tutto, non propinarmi solo i momenti di relax in cui parlavate con il tè e il vassoio dei biscotti.-
-Va bene.- accettò lui con inquietante serietà. -Se è quello che vuoi, saprai chi è davvero Byakuran.-
   
 
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