Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Rowena    13/12/2008    5 recensioni
Severus Piton odiava le riunioni dell'Ordine della Fenice. Ninfadora Tonks era di pessimo umore per via di Lupin e della sua più che pericolosa missione. E quando questi due personaggi s'incrociarono, quella sera... Beh, nessuno avrebbe scommesso che sarebbero finiti a un pub a bere insieme e a dividere una porzione di patatine fritte, no?
Genere: Commedia, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Whiskey irlandese e patatine fritte a parte'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Questa storia è un regalo di natale per la mia polla preferita. Auguri, Ranessa!



Sono i momenti degli occhi tristi,
degli addii e del passato che ricordo
Sono le separazioni e le indecisioni
nelle strade deserte a tornare in mente
È la nebbia più fitta
I giorni più foschi
E le scopate più facili
A maggior ragione, c'è motivo
per ridere o piangere
Quando si è più giovani e la vita
non è affatto troppo dura
[Drowse, Queen]

Severus Piton odiava le riunioni dell’Ordine della Fenice.
Ringraziava Merlino che si potesse di nuovo usare in tranquillità quella vecchia topaia che una volta era stata la suntuosa magione dei Black, certo, perché una nuova visita alla Tana avrebbe potuto stroncarlo. La cucina della signora Weasley era troppo pesante, la casa era troppo piccola per contenere tante persone rumorose, e c’erano troppi diavoli dai capelli rossi e dal volto coperto di lentiggini in giro a ficcare il naso.
Forse quello era l’unico motivo per cui si era lamentato della prematura dipartita di Black, e ai suoi occhi uno era già eccessivo; alleato, compagno di disavventure, o in qualunque altro modo l’avesse chiamato Silente, nessuno sarebbe riuscito a convincerlo che una simile perdita avrebbe danneggiato l’azione dell’Ordine. Era esageratamente cinico? Scrollò le spalle, indifferente come al solito quando si trattava del vecchio nemico: c’erano state troppe ruggini tra loro per sentirne la mancanza, perciò non si sentiva assolutamente in colpa.
Dunque Grimmauld Place era di nuovo agibile, come Potter aveva dimostrato, rendendo così il regno del caos marcato Grifondoro solo un disordinato ricordo, e nonostante questo Severus Piton continuava a odiare le riunioni dell’Ordine della Fenice.
Non sapeva cos’era peggio, lo sguardo di Moody sempre fisso su di lui, nella speranza di coglierlo in un qualche atteggiamento che facesse supporre il suo doppiogioco per conto di Voldemort, o se il resto della compagnia, un guazzabuglio di personaggi stravaganti che mai e poi mai, se fosse dipeso di lui, sarebbe stato scelto per un compito tanto delicato e importante. Silente aveva uno strano senso dell’umorismo, questo lo sapeva già da parecchio tempo, ma fino a quel punto…
Le dieci meno un quarto. La pendola a muro in fondo allo studio segnò l’ora con alcuni tonfi grevi, ricordando al suo proprietario che non poteva perdere un minuto di più. Pur controvoglia, il mago si allontanò dalla sua amata scuola quel tanto che serviva per potersi Smaterializzare senza problemi e si presentò a Grimmauld Place. Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno l’avesse visto e subito alzò una mano, il palmo rivolto al cielo, per confermare la prima sgradevole sensazione della serata.
Acqua, tanta pioggia scatenatasi per salutare il suo arrivo. Dannazione, nemmeno in Scozia pioveva e a Londra, invece, si stava scatenando il diluvio universale?
Si affrettò sul marciapiede, diretto all’odiata porta, quando qualcosa lo incuriosì a tal punto da convincerlo a fermarsi sotto il temporale.
Una ragazzina, uno scricciolo bagnato immobile ed estraneo al mondo che lo circondava.
«Ti prenderai un malanno» commentò senza neanche salutare.
Ottenne solo una risposta telegrafica e aspra, molto indegna per una personcina così affabile e solare.
«Non sono affari tuoi».
La pioggia cadeva fitta e sottile, piccoli spilli gelidi che irritavano il mago.
«Arriverai in ritardo e Moody perderà quindici minuti del mio prezioso tempo per farti la predica» continuò tuttavia, riuscendo a mettere su uno dei suoi soliti sorrisetti maligni.
La ragazza non si mosse, alzando le spalle, come se non le importasse. «Non sono comunque affari tuoi».
Capelli spenti e grigi, come senza vita. Anche lo sguardo non era più lo stesso, tutto in lei sembrava smorzato, come se non avesse più voglia d’impicciarsi dei fatti altrui, di lanciare frecciatine piccanti, di curiosare su ogni cosa catalogata come top secret… Di essere Ninfadora Tonks, in parole povere. E la cosa era inquietante: l’aveva avuta come allieva per sette lunghi anni, e la ragazza si era impegnata parecchio per rendergli la vita difficile, determinata a non piegare mai la testa.
Forse deteneva ancora il record di calderoni fusi e distrutti – Piton non aveva aggiornato le ultime stime sui disastri di Paciock – e di certo la sua strafottenza poteva competere con quella di Potter. Insomma, si trattava di un mix esplosivo, difficile da tenere a bada e per di più maledettamente irritante.
In sette anni non era mai riuscito a ottenere una versione così quieta, taciturna e monocromatica di Tonks, mentre Lupin, il caro, dolce e tenero Lupin, aveva compiuto l’impresa in meno di sei mesi. Il potere dell’amore!
Era la forma dell’amore che meglio conosceva: illusorio, ingannatore, ricco di false speranze costruite su un castello di nuvole… Un amore che non perdonava, pronto a tradire, ad abbandonare.
Avrebbe dovuto essere comprensivo e tacere, almeno in una simile occasione, eppure la voglia di stuzzicarla era troppo forte. La sua presenza lì era strana, istigava a darle fastidio come solo lui poteva: l’aveva vista timorosa di entrare, forse speranzosa di veder apparire Lupin sul lato opposto della via, così, senza preavviso, una sorpresa più che gradita.
Povera illusa: da quel che ne sapeva il mago, la missione dell’ex-collega tra i Mannari sarebbe durata almeno fino a Natale, sempre che non l’avessero scoperto prima.
Sembrava ancora più piccola e indifesa, sotto la pioggia a fissare il vuoto, incurante del freddo. «Come preferisci», sbottò alla fine sapendo che Moody avrebbe preteso di redarguire anche lui, magari accompagnando la predica con un fitto interrogatorio per scoprire se il suo ritardo aveva a che fare con le attività dei Mangiamorte. «Se vuoi rimanere qui fa’ pure; io mi sono già bagnato abbastanza per i miei gusti».
Salì i gradini con passo lesto e aprì la porta, ormai già convinto che quella sciocca di Tonks sarebbe rimasta là fuori per tutta la notte, quando una voce sottile lo raggiunse. «Guai a te se provi a chiudermi la porta in faccia!»
Educata e civile come al solito, su questo Tonks non si smentiva mai. Trattenendosi dal fare altri commenti, Severus impugnò la propria bacchetta e ne fece uscire uno sbuffo d’aria calda per asciugarsi i capelli e i vestiti.
Osservò la ragazza mentre cercava di fare altrettanto, invano; i suoi poteri dovevano essere davvero andati alle ortiche, se perfino un incantesimo da primo anno non le riusciva.
«Mi aiuteresti?» sbottò nervosa, evidentemente imbarazzata dalla sua incapacità. Lupin e la sua lunga assenza l’avevano scombussolata a fondo, ben più di quanto lasciassero trasparire i suoi capelli color topo, il Patronus mutato e quella sua aria smunta.
«Perché dovrei?» disse maligno, finendo di asciugarsi le ultime ciocche dei suoi lunghi capelli neri; la strega stava già per rispondere, ma lui la colse a tradimento puntandole addosso la bacchetta e formulando nella propria mente l’incantesimo per potenziare il getto d’aria.
«Ma… Accidenti, ora mi resterà un ciuffo da pappagallo!» sbraitò lei chiudendo la bocca.
Era davvero buffa. Piton ripose la bacchetta e la osservò con attenzione, ma alla fine allargò le braccia. «E dove sarebbe la differenza rispetto al solito?»
Gratuitamente acido e maligno, senza neanche motivi seri: non vi era nessuno a guardarli, nessuno davanti a cui umiliarla, ma la sua aria malinconia lo spingeva ad andare sempre oltre. Tonks sembrò di nuovo sul punto di dire qualcosa, ma poi lasciò perdere, come se avesse inteso che non ne valesse la pena. «Sei veramente odioso» si limitò a commentare, appendendo il suo cappotto e la sciarpa a righe all’appendiabiti.
«Me lo dicono così spesso che ormai non ci faccio più caso» ribatté amabilmente lui lasciandole strada lungo il corridoio. In realtà, voleva vederla inciampare per l’ennesima volta sul portaombrelli, magari per capire come fosse possibile che a ogni riunione si dimenticasse di quell’orrore.
«Ma bene, volete anche i pasticcini e il the o possiamo cominciare la riunione? Stiamo aspettando solo voi due!»
Moody si era affacciato dall’altro lato del corridoio e aveva gridato ai due appena arrivati con tanta veemenza che il ritratto della signora Black si era svegliato e aveva cominciato con il suo solito spettacolo. Tonks saltò subito su, sentendo nell’aria una nuova ramanzina proprio come le aveva profetizzato il mago, e Severus la seguì dopo aver zittito la vecchia tela isterica con un colpo di bacchetta. Irritante, proprio come il figlio recentemente deceduto; chissà, forse era una caratteristica di famiglia.




Eccoci qua... Questo è il primo di cinque capitoli di una storiella che mi è venuta in mente così, su due piedi, e ha preso forma da sola, molto più rapidamente di quanto avrei mai creduto. Adoro Tonks, e la sola idea di vederla battibeccare con Piton mi fa morire dal ridere. Ditemi come vi sembra!
   
 
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rowena