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Autore: SagaFrirry    13/03/2015    1 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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V

 

FRATELLI

 

“Inaudito” si lagnava Atena.

“Che cosa?” chiese Aiolos, seguendo con lo sguardo la sua Dea, che camminava su e giù lungo il tappeto rosso della tredicesima dimora.

“Il trono” rispose lei, con tono infastidito “Come vedi, è vuoto”.

“Capita. Anche Saga ha una vita privata. Per questo sono qui. La aiuto e la assisto io, mia Dea”.

“Non è questo il punto!” sospirò Atena “Il punto è che io non lo pago per bighellonare non so dove e non so con chi”.

“Rilassatevi”.

Anche Aiolos riteneva del tutto poco ortodosse le varie ore in cui il gran sacerdote non era presente. Però cercava di capirlo. Era un essere umano! Atena non era dello stesso avviso e si vedeva. Furiosa, non riusciva a stare calma e cercava l’appoggio del sagittario, che però non capiva il motivo di tanto nervosismo. Il cavaliere si trovava lì perché al tempio si attendevano visite e la Dea ci teneva a fare bella figura.

“Mia signora..” parlò una delle guardie, entrando nella stanza ed inchinandosi “..è arrivato”.

 

“Ancora non hai imparato a governare quel povero cavallo?” rise Deimos.

“Mi odia quel cavallo” ribatté Saga “E poi è fin da piccolo che ho problemi con gli equini. Quel coso del Sagittario è..”.

“Non la voglio sentire le storia della tua vita!”.

Saga fece una boccaccia al cavallo, che tentò di mangiargli i capelli. Deimos rise ancora, divertito.

“Piantala di ridere!” minacciò Saga, non risultando molto convincente.

“Sono mesi che ci provi, e ancora non ci sei riuscito” lo derise ancora il Dio.

“Si vede che non sono portato per l’equitazione”.

“Su questo non c’è dubbio. Però è imbarazzante. Ares ha un esercito a cavallo”.

“Atena no”.

Deimos non disse altro. Storse il naso, poco convinto.

“Se con il cavallo non va, allora è meglio che lo fai esercitare con altro” si unì Phobos.

“Guarda che adesso è il turno tuo!” protestò Deimos “Sono stufo di fare da babysitter!”.

“Non se ne parla! Io ho già fatto le mie ore da balia”.

“Scusate..” borbottò Saga, sarcastico, sentendosi di troppo.

Durante gli allenamenti con i gemelli, non riusciva mai a risultare loro pari. Erano delle divinità sadiche e potenti ed era evidente che lo vedessero solo come un bambino inesperto.

“Ho paura di romperlo” ammise Deimos “Poi chi lo sente papà?”.

“A papà non credo importi. Piuttosto..so che doveva parlare con zia Eris”.

Saga, sentendosi ignorato, cercò di allontanarsi dai due, per trovare altro da fare. Phobos, senza degnarlo di uno sguardo, lo afferrò per i capelli e lo riportò al punto di partenza.

“Noto dei miglioramenti in te” commentò.

“Dici? Io mi sento sempre uguale” replicò Saga, toccandosi la testa dolorante.

“Questo perché non sei esperto di certe cose”.

“Quali cose?”.

“Riesci a controllare molto meglio le tue personalità”.

“Non è vero. Poi lo sai che prendo delle medicine”.

“Cosa che non dovresti fare”.

“Cosa che continuerò a fare. Mi chiedo cosa ci faccia qui. Non fate che picchiarmi ed insultarmi! Almeno al grande tempio conto qualcosa..”.

“Conti talmente tanto, che nessuno di loro ha notato i cambiamenti in te”.

“Quelli non li notano mai. Quando cambiavo colore di capelli, nessuno se ne accorgeva. Così come non si sono accorti che per anni ho governato il santuario al posto di Shion”.

“O non sono molto svegli, o non gliene frega nulla. E per me sei qui per questo”.

“Neppure a voi frega di me!”.

“Vero. Devi prima dimostrare di essere un vero guerriero”.

“Come sarebbe a dire?! Sono un guerriero da tutta una vita! Ho l’armatura da quando sono bambino! Che altro dovrei fare?”.

“Lo deve stabilire Ares. Ti prenderà in considerazione solo se ti riterrà all’altezza”.

“Ma..sono il gran sacerdote! Che altro vuole?! Che diventi un Dio? Spiacente, sono mortale!”.

“Lo sappiamo. I figli delle divinità hanno lo spiacevole inconveniente di nascere, a volte, mortali”.

“Resta ancora da stabilire SE io son figlio di suddetta divinità..”.

“Vuoi un test del DNA?”.

“Lui ha detto che dovevo venire qui, perché aveva delle cose da dirmi. Diceva di potermi aiutare con la personalità capricciosa, ma fin ora perdo solo tempo qui a farmi pestare da voi due”.

“Ti parlerà quando ti riterrà all’altezza, te l’ho detto”.

“Ed avverrà mai?”.

“Dipende da te. Secondo me, non ci metti abbastanza impegno. Da mesi ormai fai la spola dal santuario di Atena a qui”.

“E con questo?”.

“Forse dovresti impegnarti su una delle due cose. Se sei felice come gran sacerdote, non ha senso che tu sia qui. Se invece non lo sei, perché cazzo ci torni sempre, in quel dannato posto?”.

“Non te lo so dire. Sinceramente, non so da quale delle due parti stia meglio, o peggio”.

“Questo non è possibile. Sei un adulto..”.

“Lo so ma..sarà crisi di mezza età”.

 

“È bello rivederti, sorella” salutò Apollo, inchinandosi leggermente davanti ad Atena.

“Anche per me è bello rivederti. Ed averti accanto non come nemico, ma come alleato” sorrise lei.

“Chiedo perdono per aver cercato di ucciderti molte volte”.

“Tutto perdonato. Ora siamo alleati”.

“Eh già. Anche se io come nemico ho quel tale Febo che non mi infastidisce per niente..”.

“Nemmeno a me Minerva ha mai dato problemi. Però ci hanno spodestati, rubandoci il posto sul monte Olimpo. È tempo di riprenderci ciò che è nostro”.

“E che abbiamo perso da duemila anni. Sai perché io combatto? Perché hanno osato toccare mia sorella Artemide! L’hanno ferita e questo non glielo perdonerò mai!”.

“Io invece combatto per impedire che innocenti vengano coinvolti”.

“Sei sempre così legata agli umani! Sei una delle poche divinità che al suo servizio ha dei mortali e non semidei o divinità minori”.

“I miei cavalieri sanno tener testa a molti semidei, divinità ed affini. Non hanno nulla da invidiare ai servitori di altri Dèi”.

“Fa tenerezza l’affetto che dimostri nei loro confronti..”.

“Io sono fiera di loro e sono pronta a scendere in battaglia al loro fianco, ora che vesto i miei panni divini, nel mio vero corpo”.

“Come tutti noi. Questo è stato un risveglio non programmato, perciò siamo tutti nei corpi divini. Peccato. Gli involucri mortali sono comodi”.

“Ma sono deboli”.

“Hai ragione, Dea della saggezza e della guerra di difesa. State già elaborando una strategia?”.

“Di difesa, certo”.

“E di attacco?”.

“Quello spetta ad Ares, se ha voglia di lavorare..”.

Apollo annuì. Sedette sul trono del gran sacerdote, con aria pensierosa.

“Dov’è il tuo sacerdote?” domandò ad Atena.

“Non ne ho idea” ammise lei.

“Immagino voglia evitarmi”.

“Evitarti?”.

“Sì. L’ultima volta che l’ho visto è stato al capezzale di Eleonore. Mia sorella Artemide era ferita in modo grave e così ho usato molti dei miei poteri e delle mie capacità per curare lei, mettendo in secondo piano la sua sacerdotessa. Lei me lo ha fatto pesare, una volta guarita. Probabilmente bastava un pizzico di impegno in più da parte mia ma, con questa mia decisione, Eleonore è morta ed ora è la seconda sposa di Hades. Questo ha creato una forte alleanza, perciò quanto successo è positivo. Ovviamente, non mi aspetto che un mortale come Saga possa capire il punto di vista divino, ben più alto di quello umano”.

“Perciò non ti devi stupire se ora ti odia. Ma non credo ti odi. Ultimamente è sempre più strano. A questo proposito, dato che tu sei anche Dio della medicina, vorrei che gli dessi un’occhiata”.

“È malato?”.

“Credo che sia pazzo”.

Apollo rise. Solo una come Atena poteva avere un pazzo come gran sacerdote!

 

Il cavaliere dei Pesci se ne stava quasi sempre per conto suo, pur stando perennemente attento a cogliere ogni voce del santuario. Per questo, Deathmask del Cancro lo chiamava simpaticamente “portinaia”. Quel giorno, però, era più distratto del solito.

“A che pensi?”.

Aphrodite sobbalzò e si voltò di colpo. Era seduto tranquillamente su quel che restava di una colonna ed il suo interlocutore gli dava le spalle. Ruotando e sollevando leggermente la testa, il cavaliere dei pesci capì che a parlare era stato Shura.

“Ciao, Shurino” sorrise Aphrodite.

“Non chiamarmi così!”.

“Non ti arrabbiare”.

“Ti ho fatto una domanda..”.

Il cavaliere dei Pesci sbadigliò, annoiato. Fissava il vuoto, giocherellando con una delle sue rose. Da dove stava seduto, poteva scorgere molte delle  case del tempio.

“Non sto pensando a niente..” mentì.

“Ti conosco, pesciolino. Non puoi raccontarmi una balla!”.

Il Capricorno alzò un sopracciglio, cercando di farsi dire la verità. 

“Sto pensando ad una donna” ammise Aphrodite, annusando la sua rosa.

“Ah sì? E perché?”.

“Che domanda è?! Tu perché pensi ad una donna?!”.

“Beh ma..io pensavo che tu fossi..”.

“Fossi che cosa?!”.

“Pensavo..ti piacessero gli uomini!”.

“Se mi piacessero gli uomini..” ghignò Aphrodite “..ti avrei stuprato da tempo, Shurino bello!”.

“Non è un’informazione che ci tenevo a ricevere!”.

“Hai un bel culo, volevo farti un complimento!”.

“Grazie..”.

Shura, sarcastico, si allontanò leggermente.  Aphrodite lo osservò con la coda nell’occhio.

“E chi sarebbe questa donna?” parlò, di nuovo, Shura.

“Non importa”.

“Ma come? Non è una cosa di tutti i giorni sentire te che parli di femmine..”.

“Sì, hai ragione. Ma non ha importanza. Lei non è disponibile”.

“Dove l’hai conosciuta?”.

“Al matrimonio di Hades”.

“Ah. Ti avevo visto parlare con Persefone e poi..aspetta! Non sarà mica Persefone?!”.

Il cavaliere dei Pesci finse indifferenza. Continuava a fissare la sua rosa.

“Non è Persefone, vero?” incalzò Shura.

“Ma che ti importa?!”.

“Scordatela! È la sposa di Hades!”.

“Lo so bene! Di fatti sono qua, non da lei. Io non sono quel genere di uomo che se ne sta lì ad aspettare, se vuole qualcosa. Mi ha colpito piacevolmente, ma so che non posso pretendere nulla da lei”.

“L’ira e la gelosia di Hades ti spazzerebbe via”.

“La smetti? Capretta, lo so bene. Non sono uno sprovveduto. E nemmeno un ragazzino”.

Shura sospirò, scuotendo la testa. Porse una sigaretta al collega, che però la rifiutò. “Ingiallisce i denti” fu la giustificazione.

 

Eris, Dea della discordia, osservava divertita i suoi nipoti che si massacravano per fare allenamento. Li trovava adorabili. Si avvicinò, incuriosita dall’ultimo arrivato.

“Ciao, zia Eris” salutò Deimos.

“È lui quello nuovo?” domandò lei, indicando Saga.

“Sì” rise Phobos “Quello con lo sguardo smarrito da principessina depressa”.

Eris si unì alla risata del nipote e Saga non ribatté.

“Ma siete sicuri che sia della famiglia?” continuò la Discordia, mostrandosi perplessa.

Phobos annuì e Deimos alzò le spalle.

“Ah, ma anche tu hai un doppio volto!” parve capire lei, avvicinandosi al cavaliere.

“Ho una personalità poco gestibile” si giustificò Saga.

“No. Sono due ruoli diversi. Una volta che comprendi quali sono, è tutto più semplice”.

“Ruoli? Sono un essere umano, non una divinità. Il mio ruolo è fare il gran sacerdote. E basta”.

“Siete due persone molto diverse, tu e l’altro tuo volto. Dovete trovare un equilibrio”.

“Nessun equilibrio!”.

“Vuoi sopprimerlo?”.

“No. Cioè...non so”.

“Phobos! Deimos!” tuonò Ares, richiamando a sé i gemelli.

Saga, rimasto solo con Eris, non sapeva molto bene come comportarsi. Decise di sedersi, togliendosi le fasce con cui si era protetto le nocche ed i polsi per l’allenamento.

“Non ti spaventare” parlò Eris “Hai ancora molte cose da imparare”.

“Non mi sono spaventato”.

“Mi mostri il tuo altro lato?”.

“Non posso. Non spunta a comando!”.

“Ah, è quello il problema! Tranquillo, posso spiegarti come gestire la cosa. Pure io ho due volti, anche se mostro quasi sempre il lato malvagio. Io sono Eris, la discordia, che provoca liti e miseria al suo passaggio. Ma sono anche Eris, la buona, che stimola l’emulazione fra gli uomini”.

“Cioè?”.

“Un giorno capirai. La verità è che, probabilmente, tu e l’altro tuo lato avete delle capacità diverse e dei gusti differenti. Dico bene? Per questo che c’è conflittualità. Ognuno  ha il diritto di esprimersi. Cosa sa fare Arles meglio di te? E viceversa?”.

“Arles? Beh..lui è più risoluto e sadico. Come capacità, credo sia più abile di me nell’uso delle illusioni tipiche del cavaliere dei gemelli. Mentre io controllo meglio l’esplosione delle galassie”.

“Visto? Ma c’è qualcosa che sa fare solo Arles o solo Saga? Per capire meglio i ruoli che potreste avere..”.

“Non lo so! Ma come lo capisco?!”.

“Ti do un consiglio: non combatterlo! Non sopprimerlo! Lascia che fluisca, quando sente il desiderio di emergere. Se non lo combatti, imparerete a controllarvi a vicenda e diventerete di certo più forti. Senza il controllo, la forza non conta”.

“Me lo hanno già detto..”.

“Ed hanno fatto bene. Ora torna a casa, la tua Dea sarà in pensiero. Fatti una bella doccia e, per favore, cerca di non raderti. Un filo di barba non ti starebbe male”.

“No, grazie. Sembro un deficiente con la barba e questa faccia!”.

   
 
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