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Autore: Hoshi_Rin    13/03/2015    0 recensioni
Prima dell'incidente. Prima della distruzione del mondo. Prima dell'annullamento di infinite vite umane.
Memorie di Trina.
NB: Sono tutti ricordi mescolati. Non c'è un ordine cronologico. Scrivo quello che mi viene in mente.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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C.A.T.T.I.V.O. - pt2

 
 
Sangue e putrefazione. Questo era lo scenario davanti ai suoi occhi ormai impassibili a tanta devastazione umana.
Una catasta di corpi nudi - bambini, donne, uomini e anziani - si rifletteva sullo schermo davanti a Trina.
La C.A.T.T.I.V.O. le aveva spiegato cos'era successo: le eruzioni solari, la diffusione del virus di nome Eruzione, il cervello che lentamente cedeva le proprie capacità cognitive alla più disumana follia... In poco tempo il mondo era crollato nella distruzione più totale, come se Dio si fosse dimenticato di loro, di tutto ciò che, come dicevano quelli che credevano in Lui, Egli stesso aveva creato. E la C.A.T.T.I.V.O. voleva rimediare, voleva creare un nuovo mondo e per fare ciò aveva bisogno di ragazzi dotati di uno sviluppo mentale superiore al comune; ragazzi che col passare del tempo, delle generazioni, avevano acquisito una resistenza al virus: gli Immuni.
Le avevano detto che probabilmente lei era Immune, per questo non era ancora morta come invece era successo ai suoi familiari. Trina aveva ascolato impassibile, così come ora guardava quelle immagini crude e violente senza battere ciglio.
«Ti manderemo in un posto tranquillo e ti studieremo.» disse all'improvviso la donna che le sedeva davanti, dall'altra parte del tavolo, all'interno di quella stanza fredda e spoglia. Trina le lanciò un'occhiata confusa, e la donna fissò a sua volta un uomo dallo sguardo indecifrabile che stava appoggiato alla parete. La ragazza si chiese se fossero capaci di parlare telepaticamente - o con una semplice occhiata silenziosa - perché la donna annuì, il volto tirato in un'espressione di calma glaciale, così fredda come i suoi occhi apatici. Si sistemò qualche ciuffo ribelle nella coda stretta e si schiarì la voce. «Tu andrai nel Labirinto insieme ad altri ragazzi e insieme ci aiuterete a trovare una cura. Affinché ciò sia possibile, estrarremo dalla tua testa ogni ricordo, ogni cosa che possa ostacolare il progetto, compresa questa chiacchierata.»
Trina passò lo sguardo su entrambi. Finalmente avvertì la paura e un moto di ribrezzo verso quelle persone. Rimuoverle i ricordi? Che cosa disumana! Non sapeva nemmeno se fosse lontanamente possibile una cosa del genere, ma la sola idea la fece rabbrividire. Come si permettevano di resettare la sua memoria, la sua vita? E come avrebbero fatto per eseguire quell'operazione? Il solo pensiero le fece venire la nausea. Voleva gridare, mettere in chiaro che la vita non era un gioco, che lei non era un giocattolo nella mani di mostri che cercavano di creare una nuova vita sacrificandone altre senza nemmeno avere una minima certezza di successo. Aprì la bocca, ma non fece in tempo a ribattere che delle persone in camice bianco fecero il loro ingresso nella stanza. Una teneva una siringa in mano, mentre l'altra trasportava una barella. La cosa che più la intimorì fu la sigla incisa su quei camici: C.A.T.T.I.V.O. Una frase in proposito le rimbombava in testa da quando era stata portata in quella struttura: C.A.T.T.I.V.O. è buono. No. C.A.T.T.I.V.O. non era affatto buono. Non poteva prendersi la vita di altri ragazzi e dichiararsi buono.
La ragazza cominciò ad agitarsi e porre domande a raffica. «Che cosa volete farmi? Cos'è il Labirinto? In cosa consiste la cura?» Nessuno le rispose. L'uomo alla parete e la donna seduta al tavolo la fissavano senza vederla veramente, come se fosse invisibile, come se non gliene importasse niente di lei o della semplice persona che avrebbero condotto ad una probabile morte. «Non sarò il vostro topo da laboratorio senza prima sapere a cosa vado incontro. Rispondete, diamine, non ho cinque anni!»

«Lo scoprirai tu stessa.» rispose la donna dopo un attimo di esitazione.
«Ma che cosa vuol dire che...» Trina non aveva sentito l'ago penetrarle la pelle. Solo quando sentì le gambe cedere guardò in direzione delle persone che erano entrate. Quella che prima aveva la siringa stretta in mano ora guardava il braccio di Trina. La ragazza seguì il suo sguardo e vide l'ago conficcato nella carne. Non riusciva a dire né a pensare a niente. Stava boccheggiando in cerca di aria mentre dava un'occhiata a tutti i presenti nella stanza, quando cadde in un improvviso sonno profondo.
   
 
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