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Autore: Ganymede    13/12/2008    14 recensioni
Topher "Toffoletta" Dukes scopre un nuovo mondo, quando, giunto dalla lontana Boston, mette piede nella californiana, griffatissima, prestigiosissima e misteriosissima Wefanie High School. A far rimpiangere al povero occhialuto protagonista le sedute di psicoterapia con la dottoressa Dingles, contribuiranno Nikki Hortense, un'estrosa cheerleader esperta di arti marziali, tre genietti delle scienze, una stravagante appassionata di teatro e lui... Ashley Betterton, bello e impossibile. Ben presto Topher si renderà conto di essere solo una pedina nella scacchiera di un'umbratile organizzazione segreta... Misteri, gelosie, insidie, pericoli, piani malefici ed intrighi di corte: a metà strada fra commedia e tragedia, tra realtà e paradosso, tra epica e love story hollywoodiana, c'è "Mocassini Club"!
Genere: Commedia, Romantico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Capitolo Dieci

Diario di una Preside

S

TANZA 026, EDIFICIO B – Venerdì mattina, ore 09.00 (- 14 ore alla mezzanotte)

Ecco cosa significa il senso di colpa: passare la notte in bianco. Non sono riuscito a chiudere occhio per quasi tutta la notte e proprio nel momento in cui mi stavo abbandonato ad un sonno agitato e violento, il suono della sveglia mi ha bruscamente spintonato dritto nella realtà. Quindi mi sono imposto di rialzarmi dal letto, con un dolore lancinante alla testa. Non so se per i troppi drink di ieri in mensa con Nikki e gli altri ragazzi à la page, o se per il pensiero dei baci di Ashley, o se per il sonno mancato, o per il senso di colpa, o per tutte quante queste ipotesi.

“Sei proprio sicuro di voler saltare la colazione?” mi chiede Rowland, un po’ titubante, sul ciglio della porta, mezz’ora dopo il mio splendido risveglio da principessa Disney (con gli uccellini e i topolini che mi aiutano a lavarmi, a vestirmi e a farmi la manicure).

“Non ho molta fame, davvero, grazie” rispondo frettolosamente, senza trovare il coraggio di guardarlo. La verità è che mi sento ancora un macigno di proporzioni gigantesche sullo stomaco. Non riesco ancora a credere di aver sbottato a quel modo ieri. E’ come se per un attimo un essere demoniaco mi avesse posseduto.

Accidenti, non mi riconosco più. Mi chiedo dove sia finita la mia proverbiale pacatezza.
D’accordo, Gunther, Rowland e Anonymous saranno stati anche un po’ invadenti a farmi tutte quelle domande, ieri, ma forse ho esagerato a reagire a quel modo.

“Come preferisci”

Apro la bocca per dire qualcosa, ma vedo subito i miei compagni di stanza uscire e richiudersi la porta alle spalle. Mi sento improvvisamente solo, abbandonato e incredibilmente cattivo.

Oltre che indicibilmente stupido, così impalato nel bel mezzo della stanza, con in mano il mocassino orfano che ho appena ripescato dalla sua scatola. Siamo soli tutti e due. Lui senza la scarpa destra e io senza tre delle persone a cui tengo di più.

Che scenetta patetica.

Trova la Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.

M.C.

Kallistoi kai aristoi

P.S. Chi va per primo segna il cammino, coloro che seguono lo percorrono

Ecco, come se non avessi già abbastanza problemi: adesso ho anche tra le mani una specie di enigma alla Codice da Vinci e non ho assolutamente idea di come fare a risolverlo. E’ ho tempo fino a mezzanotte!

Sarà meglio che mi concentri, altrimenti rischierei seriamente di autoflagellarmi in stile monaco albino dell’Opus Dei (fisico da urlo) per il modo a dir poco disumano con cui ho trattato Anonymous e gli altri. Potranno mai perdonarmi?

Okay…

Non ci pensare…

Non ci pensare…

Sopprimi il senso di colpa…

Pensa al biglietto…

Pensa al “M.C.”

(Sopprimi le immagini di nudo di Silas che si autoflagella)

Penso al biglietto…

Pensa alla Vefania Pulcherrima

Pensa a “M.C.”…

Ma che diavolo sarà mai la Vefania Pulcherrima?

Ha un suono vagamente scientifico. Sembra quasi quello di una pianta

Vorrei fare delle ricerche… ma come?!

Accidenti!

Ma che scherzo è mai questo?!

Ashley e Nikki sono coinvolti. E’ evidente.

I mocassini… i bigliettini marchiati ‘M.C.’…il proverbio quasi sicuramente cinese nel post scriptum… tutto sembra portare a quei due.

Sembra quasi si tratti di un’organizzazione criminale. Ho la sensazione di dover superare una prova iniziatica… spero solo che non sia una setta satanica e io la vittima da immolare.

Ora sì che mi spavento da solo. Sono ancora più indeciso se rimanere qui ad auto-frustarmi per le mie colpe, o uscire da questa stanza per indagare su quella che è probabilmente una confraternita con il gusto del macabro…

Okay, adesso devo piantarla con i vaniloqui. Non posso continuare a sentirmi in colpa per Gunther, Rowland e Anonymous.

Chiarirò con loro.

Parleremo e sistemeremo tutto. Devo pensare positivo.

E sicuramente ‘M.C.’, qualunque cosa sia, non è una setta satanica. Non riesco proprio ad immaginarmeli, Nikki e ad Ashley, che organizzano una messa nera. Una festa super-glamour tutti in nero sì, ma una messa nera proprio no.

Certo che sto davvero morendo di curiosità!

Cielo… curiosità, senso di colpa, ansia, sonno… quante emozioni premono dentro di me! Mi sento scoppiare.

Okay…una cosa per volta. Guther, Rowland e Anonymous ora sono in mensa per la colazione, il che significa che torneranno tra almeno tre ore abbondanti (secondo le esigenze metaboliche di Anonymous), quindi ci vuole ancora un po’ di tempo prima che noi quattro possiamo parlare del piccolo diverbio di ieri sera.

Non mi resta che indagare su ‘M.C.’, quindi…

Lampadina che si accende: il computer di Anonymous!
Insomma, non credo gli dispiacerà troppo se lo uso per fare qualche ricerca.

Mi affretto a prendere il computer portatile, prima che il senso di colpa mi induca a rimetterlo a posto sulla sua scrivania.

Premo il tasto di accensione, quasi tremando, in preda all’ansia.

M.C…Vefania Pulcherrima… tutti questi misteri mi affascinano e mi inquietano al contempo…e forse stanno per essere svelati…

Inserire password di accesso:_

Nooo! Anonymous, come puoi farmi questo?!

Eppure dovevo immaginarlo… Anonymous ci tiene alla sua privacy, la sua però.

Inserire password di accesso:********_

Proviamo con la sua data di nascita. A volte le cose più banali sono anche le meno scontate (ho come l’impressione che questa frase non abbia senso).

Password errata! 2 tentativi rimanenti di 3_

Okay, sarà meglio che mi fermi qui. Non vorrei far esplodere il computer e mettermi nei guai, almeno non più di quanto già lo sia.

Richiudo il PC, scoraggiato e sbuffante.

E adesso come faccio con le mie ricerche alla Robert Langdon?

Be’, forse mi sento più vicino a Miss Marple.

Oh, Miss Marple… Oh, Jessica Fletcher, io vi invoco! Aiutatemi a svelare questi misteri… Sharlock, se ci sei, batti un colpo!

D’accordo, fine seduta spiritica.

Penso che dovrò cavarmela da solo.

Come posso fare? Come posso fare? Come posso fare?!

Lampadina che si accende: il giornale!

Potrei intrufolarmi nella redazione dell’Highlights e usare il mio computer personale per fare qualche indagine in rete.

Questo presuppone che esca dalla mia stanza. Proprio quello che non volevo fare.

Avrò un aspetto orribile, insonne come sono.

Okay…i miei prossimi obbiettivi della giornata:

Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè doppia o, in alternativa, un areosol di caffeina;

Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e scoprire cos’è il M.C.;

Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza;

Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’.

Ora devo solo aprire la porta, uscire dalla stanza, vagare per il corridoio finchè qualche buon essere umano caritatevole non mi inietti caffeina nelle vene e poi correre in redazione a fare le mie ricerche. E devo anche darmi una mossa. Sono già le nove e ho solo mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni.

Nikki, tanto per la cronaca, non si è fatta sentire. Ho provato a chiamarla centinaia di volte e non risponde. Come se non fossi già abbastanza sicuro del fatto che lei è coinvolta in tutta questa storia.

Forse teme che cerchi di estorcerle informazioni.

Trova la Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.

Sbaglio o sto perdendo tempo?

In pochi secondi mi fiondo più veloce della luce fuori in corridoio, scendo per la scalinata interminabile a dieci gradini alla volta, e solo quando mi ritrovo con i piedi nell’erba umida di rugiada mi rendo conto che ho ancora i pantaloni del pigiama e le pantofole.

Corsa disperata in camera. Piccola indecisione sulla camicia. Di filato fuori dalla stanza e di nuovo nella frescura mattutina dei giardini della scuola.

Mi aggiro con passo felpato sull’erba, finchè mi intrufolo , mimetizzato tra la folla, nell’Edificio principale della scuola. Ecco il corridoio del secondo piano… Sono pronto a raggiungere la redazione del giornale, pronto ad accedere al mio computer, pronto per arrivare insieme a Google…alla Conoscenza!

CORRIDOIO DEL SECONDO PIANO, EDIFICIO A – Venerdì mattina, ore 09.20 (- 14 ore e 80 minuti alla mezzanotte)

Hey,ma quello è…

Ashley!

Che esce dalla toilette à la page dei maschi…

Oddio, è adesso che faccio?

Dovrei chiamarlo?

Insomma, non sono neanche più sicuro di che cosa siamo.

Quello che è successo ieri significa che stiamo insieme?

E poi non riesco a smettere di sorridere come un’idiota.

Ma come faccio a non sorridere senza pensare a quello che è successo con Ashley?

La mia mente torna nell’acqua ribollente della iacuzzi, con Ashley a pochi centimentri da me… cinque centimetri… quattro… tre… due… uno… pronti al lancio del missile Topher!
“Ashley?” borbotto timidamente, mentre Ashley – che evidentemente non mi ha visto – volta l’angolo.

“Ashley!” oso alzare un po’ la voce (temo che fosse impossibile sentirmi prima).

“Topher!” esclama lui, sorpreso, bloccandosi di colpo.

“Ciao”

“Ciao” risponde lui, illuminandosi e venendomi incontro.

“Dove…vai?” domando, senza osare guardarlo in faccia, ma accontentandomi di fissare le sue scarpe: dei mocassini. Come pensavo.
“Non ci crederai, ma vado a lezione” risponde lui, in tono divertito.

Sorrido debolmente, gli occhi rivolti sempre ai suoi mocassini.

“Non mi degni neanche di uno sguardo?” soggiunge lui, dolcemente.

Mi esibisco in una risatina nervosa e alzo la testa. Sento degli scricchiolii all’altezza del collo. Stare con Ashley mi intimidisce così tanto da rendermi aggraziato ed elastico come una spranga di ferro.

E pensare che ieri ero così rilassato con lui… nella iacuzzi… una vola rotto il ghiaccio.

“Volevo chiederti… cosa… cos’è questa storia della Vefania Pulcherrima” esordisco, guardandolo dritto solo per pochi secondi.

Mi accorgo con la coda degli occhi che continua a sorridere.

Vefa…cosa? Suona come qualcosa di biologico, è una ricerca?… Vorrei aiutarti, Toph, ma non è che sia proprio quel che si dice, un tipo studioso”

Rimango in silenzio, poi, mi faccio coraggio e alzo di nuovo lo sguardo. Gli occhi al caramello di Ashley non mentono: sa perfettamente di cosa sto parlando. Ma è evidente che non vuole o non può dirmi niente.

“Sei proprio sicuro che non sai nulla di questa Vefania Pulcherrima? Né della sigla ‘M.C.’?”
“Davvero Topher, non capisco proprio di cosa tu stia parlando”

Okay, Nikki ed Ashley hanno proprio voglia di vedermi sudare in questa assurda caccia al tesoro.

E allora non mi resta altro che giocare.
“Sei sicuro di stare bene, Toph?” si interessa subito lui, approfittandone anche per cambiare argomento “mi sembri un po’ sconvolto” aggiunge, aggrottando la fronte.

“No,sto bene,davvero, è solo che non ho dormito granchè e vorrei tanto un caffè ristretto”
“Be’, guarda caso…” e tira fuori un sacchetto Starbuck’s che, a giudicare dal profumo, contiene sicuramente un cappuccino e un danese.

“O se preferisci, posso chiedere a Baptiste di prepararti un Bloody Mary. Ricordi il mio maggiordomo? Alto, grosso, tipo gorilla?”

D’accordo, Ashley, non vuoi riverlarmi il segreto della Vefania Pulcherrima.

Ma sei così gentile a preoccuparti per me, che non posso non perdonarti.

“Grazie, il cappuccino e il danese sono perfetti, non devi scomodare il tuo maggiordomo” ringrazio, sentendomi di nuovo tremare le ginocchia. Stare con Ashley è come rimanere a perennemente a testa in giù. Guance arrossate e sangue al cervello.

“Ora vado” dice Ashley, continuando a sorridermi.

No, ti prego… non te ne andare…

Adoro quando mi sfiora i fianchi: sembra che una forza invisibile mi leghi intorno alla vita e poi mi tiri verso di lui…

“Ma non prima di averti salutato…”
No…

Le sue labbra sulle mie sono ben più eccitanti e meno soporifere di qualsiasi danese o cappuccino Starbuck’s. Rispondo al bacio timidamente, fino a poi posare la mano sulla sua guancia così liscia. Sto per affondare le dita frai suoi capelli dorati, quando lui si allontana delicatamente, mi sfiora ancora con le labbra e mi sorride, per poi voltarsi e dirigersi a passo sicuro lungo il corridoio.

Io,invece, avverto una leggera insensibilità…vediamo… in tutto il corpo?

Lo guardo sparire dietro l’angolo e mi sembra di dimenticare ogni cosa…

Ashley sembra lasciare dietro di sé una scia luminosa. Solo ora, vedendolo, brillante come un raggio di sole, mi rendo conto che è iniziato un nuovo giorno.

E per quanto problematico, finchè esiste potrà sempre essere il giorno più perfetto e incredibile della mia vita…

Si capisce che sono letteralmente in brodo di giuggiole?

“Sbaglio o quello che ti ha baciato non era una ragazza?”

Mi volto così di scatto, che per poco non mi decapitavo.

E lui da dove sbuca?

“Ciao” mi affretto a dire, colto alla sprovvista.

E’ Bennett Brown. Il ragazzo accanito fumatore della Saletta Pantaloon. Nonché il pianista dell’orchestra della scuola. Nonché amico di Ophelia Minch.

“Be’, no, in effetti non era una ragazza” rispondo, sentendomi arrossire.

Bennett mi guarda con aria diavolesca.

“Ah, non preoccuparti… non ti giudico. Se piace a te…”

Ecco,appunto. Mi piace.

“E’ solo che fa sempre un certo effetto vedere due ragazzi che si baciano”
Non so se dovrei offendermi oppure no. Bennett non sembra voler essere offensivo, perciò…credo non mi offenderò.

“Non voglio offenderti, davvero… era solo per parlare” chiarisce subito lui, come se avesse immediatamente interpretato i miei pensieri.

“Non sono offeso, non preoccuparti”

“Allora, che fai?”

Inesorabile arriva il suono della campanella d’inizio delle lezioni.

Dovrò rinunciare alle mie ricerche mattutine,allora…

Questo significa dovrò rimandare le mie ricerche… a… questo pomeriggio. Possibile che le lezioni debbano durare così tanto?

“Volevo andare in redazione per qualche ricerca, ma… ormai è troppo tardi” commento, rassegnato “ho già saltato troppe ore del professor Clyde”
“Ah, be’, allora andiamo insieme”
“Perché, segui i miei stessi corsi?”
“Sì,certo”

Ehm… strano. O Bennett Brown possiede il singolare dono di rendersi invisibile, o Topher Dukes possiede il singolare dono di essere talmente rimbambito dal non vederlo.

“Oh,sì, certamente… che stupido. Per un attimo mi ero quasi dimenticato che sei del mio stesso anno. Ti facevo di un anno più grande”
Bennett sorride accondiscendente.

Dio, secondo me ha capito perfettamente che non mi sono mai accorto di lui, durante le lezioni.

“Allora andiamo,no? Ci aspetta un’altra entusiasmante lezione di algebra! Certo…non entusiasmante come un focoso bacio…”

“Dai, ci stai ancora pensando?!” sbotto, con voce troppo acuta, non sapendo se ridere o cacciare la testa nel maglione dall’imbarazzo.

“Ma… state insieme? Voglio dire…funziona così anche per voi?”

“Cosa?”

“Dico, è il tuo ragazzo, Ashley?”
“Credo di sì”

Spero di sì.

AULA DI STORIA MODERNA, EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.15 (- 7 ore e 85 minuti alla mezzanotte)

D’accordo, oggi non mi sono svegliato con il sorriso sulle labbra (ammesso che qualcuno, escluse le principesse Disney, possano svegliarsi sorridendo), ma non mi aspettavo che questa giornata dovesse essere schifosa.

Anzi, così schifosa.

Il cappuccino e il ricordo sfavillante di Ashley hanno mantenuto il loro potere ridestante per gran parte delle lezioni. Sono riuscito a cavarmela incolume nell’ora di Letteratura, riuscendo comunque a prendere appunti, ho retto alla complicatissima lezione di Matematica di Clyde, sono sopravvissuto agli esercizi di Chimica tra un colpo di sonno e l’altro, e ho guadagnato una bella A + durante l’interrogazione di Biologia, interrotta per pochi minuti da un momentaneo mio appisolamento (il professore ha pensato che fossi incredibilmente concentrato). Fin qui può andare… se non fosse che ho dormito per tutta la pausa pranzo, nell’Aula di Biologia! Avevo intenzione di riuscire finalmente a sgattaiolare nella redazione dell’Highlights e cercare di cavare qualcosa sulla Vefania Pulcherrima, durante la pausa pranzo!

E invece no, ho fatto sogni tranquilli con la testa arenata a pagina 49 del libro di Biologia, tanto che sarei ancora in grado di dire perfettamente cosa c’è scritto, visto che le parole mi si sono praticamente impresse sulla guancia.

Tra l’ora di Storia dell’Arte e quella di Storia Moderna, almeno, ho avuto cinque minuti per setacciare il suddetto libro di Biologia e controllare… Niente Vefania Pulcherrima. Non è riportata nessuna pianta con quel nome, né tanto meno animale. Ho persino controllato il capitolo dedicato ai protozoi, così ,tanto per scrupolo, ma niente, nada, rien, nichts, niets, τίποτα. Sono riuscito solo ad ampliare notevolmente il mio bagaglio culturale su tutta una serie di animaletti monocellulari e brulicanti e a scoprire in quante lingue so dire la parola ‘niente’. Ora, fiero delle mie conoscenze microbiologiche e più consapevole del mio poliglottismo, continuo a non sapere un tubo della Vefania Pulcherrima, del M.C. e del mistero del mocassino orbo.

Naturalmente Nikki si è fatta notare per la sua assenza nelle ore di Letteratura e di Matematica. Ora che ci penso doveva avermi accennato ieri di una certa parta partita di pallanuoto, perciò suppongo che starà provando i suoi passi da cheer-leader in palestra. Ancora non riesco a spiegarmi la presenza di cheer-leader per la pallanuoto…

D’accordo, sto perdendo davvero troppo tempo. Le lezioni finalmente sono terminate…

Manca poco meno di otto ore alla mezzanotte e non so che pesci prendere. Sento che sto per lasciarmi prendere da un ex-cursus ittiologico… No, devo resistere… devo smetterla di usare modi di dire, mi portano inevitabilmente a parlare d’altro. Cosa devo fare?

Do un’occhiata al mio magico taccuino.

Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè con doppia caffeina (fatto, grazie ad Ashley… ho gli occhi a cuoricino solo a pensare a quanto è premuroso. E non siamo ancora neanche ufficialmente insieme… cosa dovrò aspettarmi in futuro? Basta castelli in aria, Topher… E basta con i modi dire. Sai che sei facile alla digressione…)

Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e scoprire cos’è il M.C.

Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza

Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’. (Okay, questa non era proprio una priorità, ma, sapete com’è, l’ortografia è importante! Come pretendo di mettere ordine nella mia vita se non sono neanche sicuro di scrivere correttamente i miei appunti? Ho controllato, comunque: ‘obbiettivi’ con due ‘b’ è accettabile quanto ‘obiettivi’ con una sola misera ‘b’).

Quindi mancano gli O(b)biettivi numero 2 e 3. Okay. Allora, devo correre in redazione! Verso l’infinito e oltreeeeeeeeee…

REDAZIONE DELL’HIGHLIGHTS, EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.20 (- 7 ore e 80 minuti alla mezzanotte)

Okay, mettiamo in chiaro una cosa, mio bel computerino.

Ho bisogno di fare delle ricerche.

So che sei soggetti a sbalzi di corrente, riavii spontanei, improvvisi e inspiegabili disguidi tecnici e tutta una serie di rumorini strani e sinistri. Perciò se io mi comporto bene con te, tu ti comporti bene con me.

Quindi… vuoi aiutarmi?
Sei fermamente convinto di voler essere al mio fianco, quando finalmente oggi scoprirò i misteri che hanno sempre ottenebrato la coscienza dell’uomo fin dalla notte dei tempi? (dire ‘i misteri che ottenebrano la mente di un ragazzino americano gay fin dalle nove di questa mattina’ non suona molto solenne. Ci vuole più pathos, no? Ophelia Minch docet).

Allora… facciamo quattro salti nella rete.

E questo cos’è? WorldWideWefanie.net… il sito ufficiale della scuola. Molto pattriottico impostarlo come hompage. Pensare che non avevo idea che la scuola avesse un sito web. Riflettendoci meglio, però, avrei dovuto immaginarlo. Il fondo cassa della scuola farebbe invidia ad una banca svizzera! Pagare un milione di dollari per un sito ultra tecnologico ed interattivo mi sembra il minimo.

Hey,aspetta un attimo…

Wefanie.

Vefania.

Wefanie.

Vefania.

Wefanie.

Vefania.

Wefania.

Vefanie.

Okay,ora mi sto imbrogliando.

Wefanie… Vefania

Le due parole sembrano avere una certa affinità linguistica.

Stessa radice indo-europea?

Oserei dire che ‘Vefania’ sia la versione latinizzata di ‘Wefanie’.

Quindi la Vefania Pulcherrima, qualunque cosa sia, ha a che fare con la scuola.

D’accordo.

Forse mi conviene proprio dare un’occhiata a questo sito… potrei trovare qualcosa, perché no?

Wefanie e Vefania… avanti, è così evidente! Come ho fatto a non pensarci prima?!
No, ho un disperato bisogno di dormire… mai più trascorrere una notte in bianco come questa. Rimango inebetito per tutta la giornata, accidenti!
Allora… non deconcentriamoci. Ho già fin poca concentrazione a disposizione oggi, perciò credo che sfruttare ogni minuto quel briciolo di materia grigia che mi è rimasto sia la cosa più opportuna da fare.

Allora, vediamo un po’ cosa c’è un questo sito…

Homepage… Iscrizioni… Belle Arti… Preside… Amministrazione… Alunni celebri… Okay, niente che penso possa servire. C’è una sezione dedicata agli studenti. Vediamo un po’…

Sondaggio:
Vota la tua cheer-leader preferita!

  1. Nicole ‘Nikki’ Hortense.

16 anni, cheer-leader capo, ama praticare il kung-fu, vestire Chanel e prendere il sole a Capri. Il suo idolo? Chantal Betterton, la leggendaria cheer-leader ora richiestissima top-model. Ha sfilato per Chanel e Prada.

b. Angelica Vaughan.

16 anni, vice cheer-leader capo, figlia dell’attuale Segretario di Difesa degli Stati Uniti, ama organizzare feste e ricevimenti. Adora il cioccolato 100% fondente, solo quello svizzero. Anche lei ha sfilato per Chanel e Prada.

  1. Mia Mahoney.

16 anni, ama mangiare giapponese, Ipnotic Poison di Dior e sciare a Saint Moriz. Ha sfilato per Valentino e Versace.

  1. Gloria Garofalo.

16 anni, ama il pilates, le danze caraibiche e ha sfilato anche lei per Valentino e Versace.

  1. Patricia Fulton

15 anni, ama il tennis, il wind-serf ed è imparentata con la famiglia Hilton.

  1. Edith Endicott

16 anni, ha esordito a soli 6 anni prestando il suo volto per una nota marca di cereali poveri di grassi, ama i cocktail alla frutta e ha un debole per gli sportivi.

Sondaggio molto interessante,che merita una riflessione più profonda, onde evitare una votazione affrettata.

Ah, guarda, c’è la possibilità anche di votare il tuo giocatore di pallanuoto preferito.

Sì, lo farò al più presto.

Vediamo, cos’altro c’è… La Posta del Cuore, WefanieTube, Glitterati (sembrerebbe una rubrica di moda, sponsorizzata dall’omonimo centro commerciale), Guestbook, Blog degli studenti… con tanto di pop up:
“Creare un tuo blog è facile! Potrai condividere i tuoi pensieri, la tua musica, le tue foto… naturalmente solo con chi vuoi tu. Ti basta solo un nickname, una password personale ed una password d’accesso per i visistatori. Cosa aspetti? Fai sentire la tua voce! I blog più cliccati:
«.¸¸.¤°´¯`*Diario di una Reginetta” di Nikki Hortense e $ Betterton is Better $” di Ashley Betterton…”

Sono proprio curioso di sapere cosa scrivono Nikki ed Ashley sui loro blog

Anche se, il pop up parla di password d’accesso per i visitatori…

Ahahahahahaha…

Magari posso riuscire a scoprire la password del blog di Ashley!

Ho bisogno di sapere il più possibile di lui!

Magari ha scritto di me...

Non mi intendo molto di questo genere di cose, ma per me blog significa solo una cosa: foto! Foto, foto e ancora foto del mio amato Ashley da poter scaricare, stampare, osannare, venerare, riempirci intere pareti in stile maniaco sessuale…

Un sogno che diventà realtà!

Solo che prima dovrei trovare la password giusta…

Inserire password di accesso visitatori: *****_


“Caaa…rta… di… cre…di…t-“

“Christopher Dukes, mi fa piacere che tu sia così solerte col tuo lavoro. Bravo, Dukes, non ti si potrebbe certo definire un infingardo”.

Solerte è qualcuno che si impegna nel suo lavoro. Infingardo l’esatto contrario.

Meschino chi sorprende alle spalle. Invadente chi spia il lavoro altrui.

Questi ultimi due aggettivi guarda caso rispecchiano benissimi la persona che mi sta dietro le spalle: Barnabas Babcock.

“Ciao, Barnabas. Scusami, ma devo fare delle ricerche importanti, se non ti dispiace”

“Oh, mi dolgo eccome…ehm… Topher” risponde prontamente lui, ponendo un accento alquanto sgradevole sul mio nome, senza contare che io ho usato il verbo ‘dispiacere’ non ‘dolere’ “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questo tuo impellente screening, ma è d’uopo che tu faccia da interino per il curatore della rubrica sportiva”
Non preoccupatevi: vi traduco quello che ha detto:

“Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua impellente ricerca, ma occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della rubrica sportiv…”
Cosa?

Rubrica sportiva…

Io?

Sostituto del curatore delle rubrica sportiva…?

Devo aver tradotto male.

Riproviamo: “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua impellente ricerca, ma occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della rubrica sportiv…”

Non è possibile!

Alzo lo sguardo dalla mia tastiera, ma ora preferirei non averlo fatto. Barnabas Babcock sembra pervaso da un’aura di terminologia aulica frammista a malvagità.

I suoi occhi ocra sembrano voler schizzare dall’orbite, dal sommo piacere di vedermi annaspare.

“Rubrica sportiva hai detto?”
“Proprio così, Dukes. Oggi c’è l’agone di polo d’acqua della stagione, Dukes. Wefanie White Whales versus Orchard Orcas. Mi aspetto di vederti in prima fila, Dukes, pronto a glossare su ogni azione dell’emulazione - perdona l’omoteleuto. Voglio il pezzo sulla mia scrivania entro stasera”

La terribile traduzione è: “Poprio così,Dukes. Oggi c’è la partita di pallanuoto della stagione, Dukes. Wefanie White Whales contro Orchard Orcas. Mi aspetto di vederti in prima fila, Dukes, pronto a prendere appunti su ogni azione della partita – scusa la rima [NdT. Nella traduzione la rima non è resa]. Voglio l’articolo sulla mia scrivania entro stasera”

Perché deve ripetere sempre “Dukes”,accidenti?!

No,no,no, non posso accettare qualcosa del genere.

“Ehm… Barnabas, ma io… non ho idea di come si svolga una partita di pallanuoto,davvero e non ho idea di come si scriva un articolo sportivo. Cos’è successo a Trixie?”

“Si è fatta male giocando ad hockey. Sempre detto io che non è uno sport adatto alle donne”

Okay, penso che ignorerò questo commento maschilista.

Che essere immondo!

“Ad ogni modo io sono solo l’assistente di Ophelia… lo sport non è il mio campo.”

Barnabas mi rivolge un sorriso cattivo: “Sei l’assistente per la rubrica di teatro,no? Be’, mettiamo il caso che in teatro venga messa in scena una commedia su una partita di pallanuoto. Diresti forse ad Ophelia che non puoi occupartene, eh Dukes? In questo caso si lamenterebbe certo con me e probabilmente sarei costretto a mettere in discussione il tuo posto in redazione. Posto che può essere utile, se non fondamentale, per coltivare ambizioni giornalistiche, dopo la scuola. Perciò, Dukes, immagina la piscina come un palcoscenico e i giocatori gli attori. Lo spettacolo deve continuare, perciò… ti consiglio di farti trovare in prima fila, pronto per buttar giù il tuo articolo. Chiaro,Dukes?”

E’ incredibile come Barnabas utilizzi subito un registro verbale molto più semplice, quando si tratta di fare l’infame.

Perché è infame, questo non potete negarlo.

Mi ha praticamente minacciato di cacciarmi dalla redazione dell’Highlights compromettendo il mio futuro di giornalista…tutto per Trixie, che ha avuto la brillante idea di giocare ad hockey e per giunta di farsi male!

No, okay, mi dispiace per lei, provvederò a mandarle un biglietto di auguri di pronta guarigione e un bouquet di amarilli, ma accidenti, prima di infortunarsi avrebbe potuto aspettare! Giusto il tempo di scoprire il mistero della Vefania Pulcherrima e del M.C…

“Anzi, Dukes, ti consiglio di apprestarti il prima possibile in piscina” riprende ancora più acido il mio detestato caporedattore “I giocatori sono in posa per il servizio fotografico. Voglio che intervisti alcuni di loro prima della partita”

PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì pomeriggio, ore 17.30 (- 6 ore e 70 minuti alla mezzanotte)

Perché nelle piscine dev’essere tutto sempre così umido, caldo e chirurgicamente asettico? Mi sembra di respirare chili di acqua e cloro bollente e tutta questa umidità non fa bene alla salute,ecco. Io dalle piscine voglio stare il più lontano possibile. E poi temo che il blocchetto appunti che mi sono procurato sarà del tutto inutile, visto che la carta è già tutta umidiccia, visto anche che non so un ‘h’ di pallanuto e che Barnabas – alias Lucifero,Belzebù,Mefistofele,Satana,Miranda Prestley – mi ha praticamente costretto a scrivere una dettagliatissima cronaca della partita, e in più anche ad intervistare i giocatori, che sicuramente sfoggeranno un’intelligenza da anemone di mare. Non ho potuto neanche fare ricerche sul pallanuoto dal mio computer. Barnabas mi ha praticamente catapultato fuori dalla redazione…

Okay, Topher, calmati… Non importa se non conosci le regole del pallanuoto. Ho il sospetto che nessuno al mondo realmente le conosca. Neanche Trixie, che cura la rubrica sportiva… Sì, mi ha confessato che lo fa solo per avere un motivo per sbavare dietro ai giocatori di pallanuoto ogni venerdì pomeriggio.

Eccoli lì, a bordo vasca, tutti indaffarati per il loro servizio fotografico. Un paio di fotografi in occhiali fumé e con svolazzanti foulard scattano foto all’impazzata.

Mi avvicino, ancora restio e fortemente in imbarazzo.

I giocatori della squadra di pallanuoto: dieci bei magnifici bronzi di Riace, pettorali scolpiti dall’acqua e dal cloro, pronti per farsi fotografare. Non so fino a che punto la massa muscolare sia proporzionale alla loro massa cerebrale, ma indubbiamente sono un gran spettacolo (Trixie, ovunque tu sia, avevi ragione sui giocatori di pallanuoto, anche se non mi sarei espresso in toni così accesi come hai fatto tu. Guarisci presto!).

Dicevo?... Ecco. Un altro motivo per odiare Barnabas Babcock e lo sport in genere: Herman Northangle.

Avevo completamente rimosso che fosse il capitano della squadra di pallanuoto. Ecco anche lui, possente come un tritone e terrificante come un mostro marino. Direi che paragonarlo a Scilla in preda a dolori mestruali renda l’idea di quanto sia terrificante ai miei occhi. Anche Cariddi in piena crisi bulimica può andar bene come immagine… Che colti riferimenti omerici!

Okay, Omero a parte, Herman mi scorge fra la folla di ragazzine sovreccitate e subito i suoi occhi felini si assottigliano, assassini.

“Ma guarda chi c’è” sottolinea con voce strisciante “che fine ha fatto Tilly?” domanda lui, tra uno scatto e l’altro.

“Trixie.Fatta male.Hockey” sillabo io, telegrafico.

E’ inutile: mi odia.

Trovo difficile parlare con chi mi odia e non si sforza di nasconderlo. Cerco di non pensarci…mi limito ad ammirare il set.

Il set fotografico che hanno allestito è classicheggiante-rinascimentale, con scenari marini e suntuosi carri trainati da giganteschi delfini in marmo di Carrara. I giocatori della Wefanie White Whales sono davvero poco vestiti (il che non guasta), se escludiamo i minuscoli costumi da bagno collezionati appositamente da Dolce&Gabbana. Devo ammettere che Herman fa davvero la sua figura, nelle vesti di un abbronzato e magnifico dio marino.

“Questo pesce puzza” commenta, inasprito. Un fotografo gli ha appena piazzato fra le braccia una gigantesca conchiglia straripante di pesce, aragoste, stelle marine e un trionfo di frutti di mare, a mo’ di grande cornucopia marittima.

In più il coo-fotografo ha appena sguinzagliato sul set uno stuolo di super-modelle vestite da ninfe Oceanine, che si dispongono con sguardi languidi intorno agli statuari giocatori di pallanuoto. Per quanto sono anoressiche sembrano più uno stormo di arpie ossute e ben truccate.

“Ecco, tu, un po’ più da questa parte… Sposta il braccio, così. Sì, sì, perfetto. Vi voglio più dritti, ragazzi, cosa sono queste spalle curve? Su,avanti! Vi voglio imponenti! … Siete dei del mare, diamine! Delle star! Dei divi! Avete la vittoria in pugno. L’acqua è il vostro elemento! Su,avanti, fateci vedere! Sciogliersi, sciogliersi! Vi voglio belli, vigorosi, statuari… siete in un quadro rinascimentale!” vaneggiano i due fotografi, sballottando giocatori e modelle per tutto il set, come se fossero manichini (o meglio, sballottolano le modelle anche solo soffiandoci sopra, mentre per spostare di qualche millimetro un giocatore di pallanuoto, penso si arrenderebbe anche un montacarichi).

“Così, perfetto…” commenta il secondo fotografo, con aria estatica.

Herman rivolge sguardi infuocati agli obbiettivi, mentre il vento artificiale gli scompiglia i capelli scuri e fa svolazzare gli abiti fluttuanti delle ninfe. I due fotografi sono riusciti nel loro intento: un vero e proprio quadro rinascimentale. Il trionfo di una giovane e splendente divinità delle acque. Herman Northangle al centro, circondato dalla sua corte di ninfe e tritoni.

E sembra godersela un mondo, pavoneggiandosi e scherzando perfino con le modelle.

Improvvisamente le gigantesche carpe che fanno parte della scenografia marina sembrano chiamarmi e invitarmi a servirmi di loro per schiaffargliele dritte in faccia.

…Non so proprio a cosa siano dovuti questi scatti di violenza.

E’ solo che Herman non smette di guardarmi. Mi provoca! Mi detesta!

Se avessi avuto più testosterone nel sangue, gli avrei mollato un pugno.

Peccato che non ho ne ho anche un briciolo dello spirito da rissa di mia madre…
Bene, il servizio fotografico sembra terminato. Le modelle sono ancora riunite attorno ad Herman e ridono di gusto, probabilmente per una sua brillante battuta. Ma andiamo… avranno almeno dieci anni più di lui e ridono come delle pre-adolescenti!

Sarà meglio che mi sbrighi.

Poi finalmente potrò limitarmi a descrivere (per quanto possa riuscirci) quello che succede in acqua.

Ora però mi aspetta l’incontro ravvicinato con Herman Northangle. Guardalo come mi fissa… ma si può sapere cosa diavolo gli ho fatto?!
Non devo badarci. Non devo badarci.

Sono qui per un’intervista alla squadra di pallanuoto.

E un’intervista alla squadra di pallanuoto farò.

“Ehm…allora” comincio, timidamente.

Nessuno sembra darmi retta. Sono del tutto invisibile fra giganteschi bestioni marini e ninfe alte tre metri e mezzo.

“Scusate…”

Mi schiarisco la voce e un paio di giocatori, dall’altitudine a cui si trovano, riescono a notarmi.

“S-siete pronti per l’intervista?” balbetto, facendomi piccolo piccolo.

Okay, Topher.

E’ come in un tuffo.

Posizione.

Respirazione…

E giù in acqua…

In apnea.

“Iniziamo con… Herman Northangle” esordisco, ingarbugliandomi nel dire il suo nome.

“Comincia pure, carino. Se vuoi chiedermi il numero di telefono, mi dispiace, non è così facile averlo”

Qualche top model ridacchia, finchè la risata non si trasforma in un conato di vomito (quando impareranno che il cibo non deve necessariamente entrare e uscire dalla stessa cavità?).

No,penso che farò a meno del tuo numero di telefono, comunque,Herman.
Accenno ad una risatina fasulla. Bello,bravo e anche simpatico… dolce come panna acida.

“Allora… Herman… se dovessi paragonarti ad un animale marino…”

Cosa?

Controllo bene il mio taccuino. Possibile che sia davvero questa la domanda che devo porgli?

Okay, Barnabas mi avrà fatto anche un favore a suggerirmi le domande per l’intervista. Ma questa mi sembra abbastanza idiota per cominciare. Non credo di voler veder scritto il mio nome sotto un’intervista del genere. E per di più sul primo numero dell’anno.

“Se dovessi paragonarti ad un animale marino, quale sarebbe?” mi arrendo, ancora incredulo. Credo che Barnabas l’abbia fatto un tantino a posta. Ma forse, solo un tatino! Ma vorrei tanto sapere perché tutta questa gente mi detesta così tanto!

Herman sorride, divertito.

“Una medusa: bella e letale”

Forse dimentichi anche viscida e urticante.

Okay, la prima domanda idiota è fatta.

Ora me ne restano…vediamo. Un’altra centinaia??

Non credo di poter reggere.

“Cosa ne pensi della squadra avversaria?”

Okay, questa non sembra tanto stupida.

“Gli Orchard Orcas. Octavian ha messo su una bella squadra, ma li stracceremo” - lancia un’occhiata piuttosto eloquente a i suoi avversari, dal lato opposto della vasca -“Naturalmente poi ci sarà… un’amichevole, si spera”

Vuole davvero che scriva queste cose? Vuole davvero apparire ai lettori così presuntuoso, oltre che un depravato sesso-dipendente?

Ma probabilmente i lettori lo sapranno già, visto che si sarà portato a letto anche loro.
“Bene” commento. No,invece, non è affatto bene. Ogni secondo che passa sento accrescere fra noi due un muro di odio quasi tangibile.

“Posso fare a te una domanda?” chiede lui, ancora sorridendo in maniera odiosa (ha un sorriso così diverso da quello di Ashley!) “Non hai niente di meglio da fare che stressarci con le tue domande?”

Sì, dovrei fare la pace con i miei compagni di stanza…

E indagare su un misterioso mistero riguardo un misterioso mocassino, il misterioso nome scientifico latino di una misteriosa pianta o di un misterioso animale e una sigla alquanto misteriosa…

Ah,già, avrei anche l’urgenza di affogarti con le mie stesse mani nella tua bella piscina, se solo i tuoi bicipiti non fossero grandi quanto la mia testa…

Ecco cos’avrei di meglio da fare.

“Ehm… è il mio compito. Sono un giornalista”
“Ah,certo, signor giornalista… Intendevo dire, non hai altre ricerche da fare?”

Avete anche voi la strana sensazione che Herman sappia qualcosa del mistero del mocassino, della Vefania Pulcherrima e del M.C.?

“Be…sì, avrei altre ricerche da fare, se proprio vuoi saperlo. Ma… come vedi sono bloccato qui. Certo, se tu potessi dirmi qualcosa…”
Dubito seriamente che Herman Northangle vorrà aiutarmi nella ricerca. A questo punto sono certo sia coinvolto anche lui in tutta questa storia. Ora che ci penso ieri aveva dei mocassini blu in mensa. Indizio piuttosto evidente.

“Non so di cosa tu stia parlando, Tobias”

“Mi chiamo Topher”

“Topher, Tobias, Topaz, non mi interessa. C’è un’intervista da fare,no? Vuoi che mi faccia delle domande e mi dia delle risposte tutto da solo? Avanti, non vorrei farti perdere tempo prezioso…”

Barnabas Babcock ed Herman Northangle si sono appena guadagnati il titolo onorario di esseri più infami della Wefanie High School e sono in fila per il concorso a livello internazionale. Sembrano tutti e due seriamente intenzionati a farmi perdere tempo e ad svelare il mistero della trimurti Mocassino-VefaniaPulcherrima-M.C. prima di mezzanotte.

La questione è…a quale scopo?

Accidenti… La faccenda era già abbastanza complicata, senza che qualcuno si mettesse in testa di mettermi i bastoni fra le ruote.

Insomma… che male ho fatto per meritarmi cotanta ostilità?

Herman Northangle continua a guardarmi con aria di sfida. Il suo sguardo sarebbe perfetto accompagnato dalla Nona di Beethoven. Renderebbe meglio l’alone di glaciale cattiveria da cui è circondato.

No, Topher, non darti per vinto.

Riuscirò scoprire i misteri che mi circondano…

Ci riuscirò comunque, anche a costo di chiudere a chiave Barnabas Babcock e Herman Northangle negli spogliatoi per poi darmela a gambe e continuare con le mie indagini. Chissà cosa farebbero Barnabas ed Herman, soli, chiusi a chiave in uno spogliatoio. Lotta all’ultimo sangue o sesso animale?

La loro natura malvagia mi lascia qualche dubbio al riguardo, ma dubito che Herman – per quanto satiriaco -, così come chiunque altro essere umano, possa trovare sessualmente attraente Barnabas, anche in cattività.

Sorvolando su queste – davvero – intriganti fantasie su quelli che si sono appena autoproclamati i miei Nemici Numero Uno e Due alla Wefanie, credo proprio di trovarmi in un bel guaio.

Barnabas ha un lessico forbito e un guardaroba color ocra dalla sua parte, Herman un fisico statuario e sei corpulenti giocatori di pallanuoto dalla sua. Potrebbero farmi fuori in un istante.

Se solo sapessi…perché…

Perché cercano così ostinatamente di ostacolarmi…

Di tenermi lontano dal segreto millenario della Vefania Pulcherrima e del M.C…

Finalmente l’intervista è terminata e mi sono liberato dei giocatori di pallanuoto e dei due fotografi, che insistevano tanto per scattarmi qualche foto con una ridicola coda di pesce, in stile sirenetta di Copenaghen. Naturalmente sono riuscito a scappare, mentre quei due cercavano di tirar fuori la coda di pesce in opali più appropriata al colore dei miei occhi.

Sono riuscito a malapena a trovarmi un posto in tribuna, visto che l’intera area riservata al pubblico è stracolma. Tutti gli studenti della Wefanie pressati come una confezione gigante di sardine, tanto per rimanere in tema ittiologico. E’ incredibile come quanta gente ci sia a frequentare la Wefanie e come quasi metà della popolazione mondiale abbia deciso di assistere alla partita Wefanie White Whales versus Orchard Orcas. In primissima fila, su un palchetto riservato, il Preside, circondato dalla sua corte di professori, il coach (intento a mangiarsi unghie di mani e piedi dal nervosismo) e vari personaggi del jet set.

Ho setacciato in lungo e in largo tutta la sala, in cerca di qualche amico. Di Gunther, Rowland e Anonymous nessuna traccia. Ora che ci penso non credo siano molto interessati allo sport, come me d’altronde. Ashley non si vede, e se ci fosse sarebbe comunque ricoperto da una valanga di ragazzine adoranti. Ophelia? Sarà sicuramente in teatro con Bennett, magari per le prove del suo concerto. Deve aver accennato anche qualcosa riguardo un musical o uno spettacolo, stamattina, quando l’ho incontrato in corridoio. Forse parlava dello spettacolo di fine anno…

Insomma, sono completamente solo. E vorrei essere ovunque tranne che qui.

Come sempre la Wefanie non bada a spese. Striscioni, bandiere, stendardi giganteschi, che recano tutti lo stemma della squadra. Ogni tifoso che si rispetti brandisce uno dei gadget, che vanno dagli enormi peluche a forma di balena bianca, agli anti-stress e alle grandi manone di gommapiuma per il tifo. Digitando il numero in sovraimpressione sullo schermo gigante è possibile persino scaricare wallpaper,giochi a tema, non che la suoneria polifonica dell’inno della squadra, per il proprio cellulare.

“Una tartina al caviale?” mi offre uno dei camerieri che potrei aver visto all’Harlequin.

Naturalmente. Nelle normali partite, nelle tribune, al massimo gira qualche venditore di noccioline o di hot dog. Qui caviale e bocconcini d’aragosta.

“No,grazie”

Non ho bisogno di vomitare.

Ci riesco benissimo senza, in questo momento.

Intanto una voce amplificata urla e motteggia gli sponsor della partita.

“A nome del preside Canfield e della scuola, ringraziamo Domenico Dolce e Stefano Gabbana per aver realizzato una nuova linea beachwear per la nostra squadra! Costumi, cuffie, accappatoi, tute, zaini… creati appositamente per i White Whales! Ricordiamo inoltre che la partita Wefanie White Whales vs Orchard Orcas è sponsorizzata da Petrossian, il miglior caviale beluga dal lontano 1920…”

Ah, ma allora è una mania, quella del caviale! Ma che gusto ci trovano,dico? Questa gente ha un solo unico interesse: spendere il più possibile. E’ evidente che non hanno mai sentito parlare di beneficenza, se sperperano metà dei fondi della scuola per uova di pesce putrescenti.

Sono praticamente spiaccicato fra due ragazzine in sovvraccarico di emozioni, che non fanno altro che citare i nomi dei vari giocatori, cercando con difficoltà di scegliere il più bello.

Intanto continuo a guardare fra la folla, nella speranza, non così accesa, di trovare qualche volto noto. Ah, eccola lì Nikki, la signorina Scompaio-Nel-Nulla. E’ da quando ho ricevuto il mio unico mocassino che non si fa sentire… E’ lì, a bordo piscina insieme alle altre cheer-leader: le sue due ancelle Mia e Gloria, Angelica, il suo braccio destro Patricia e infine Edith.

Indossano tutte e sei succinti completini blu e bianchi, immagino anche questi confezionati su misura da Dolce&Gabbana. Nikki sembra su di giri, non fa altro che ridacchiare con Mia e Gloria (portano tutte e tre dei tacchi vertiginosi e – totale stravolgimento delle leggi fisiche – riescono a mantenersi in equilibrio sul pavimento bagnato). Nikki si volta per un attimo verso la folla. Cerco di catturare la sua attenzione sventolando una grossa balena bianca di peluche, ma non deve avermi visto. Dopotutto la platea scoppia di balene bianche di peluche.

“Vi comunichiamo che l’attesissima partita della stagione autunnale di pallanuoto Wefanie White Whales vs Orchard Orcas sta per cominciare. Ecco il capitano della squadra di casa, Herman Northangle, portiere, seguito subito dopo dai centrovasca attaccanti Jude Essex e Irvin Walpole, ancora i centrovasca difensori Misha Minkowski e Paul Peck, esterno Aleksandr Ustinov, ala Simon Selkirk…”

Ala,esterno,centrovasca,centroboa? Oh mio Dio, ma che lingua è? In questo caso nessuna mania di poliglottismo o complicate ricerche su radici linguistiche indo-europee possono salvarmi.

Okay, forza a coraggio. Male che vada cercherò di trascrivere parola per parola ogni singolo commento del cronista per poi rielaborarlo. Ce la posso fare. Ce la devo fare, dannazione!

“Prova davvero decisiva questa per i Wefanie White Whales! E’ arrivato il grande giorno della tanto attesa finale del Torneo Nazionale di Pallanuoto Giovanile! Wefanie contro Orchard, due grandi scuole, un solo grande vincitore! Ricordo a tutti voi, infatti che la squadra che stringerà la coppa del Torneo sarà automaticamente iscritta al Torneo Internazionale di Pallanuoto Giovanile e giocherà tra pochi mesi contro la squadra nazionale degli Emirati Arabi Uniti, i temibili Deira Dugongs… FORZA BALENE BIANCHE! Ma prima dell’inizio della partita, facciamo il nostro calorosissimo benvenuto alle splendinde… magnifiche… elegantissime… aggraziatissime… sublimi… eccelse… cheer-leader!”

Improvvisamente l’intera sala piomba nel buio, illuminata appena dai giganteschi gadget in gommapiuma fluorescente a forma di balena, che brillano verdognoli nell’oscurità. Gli spettatori – tutti tranne me – vanno in visibilio. L’intero ambiente rimbomba di applausi, risate, urla, fischi e anche…singhiozzi?
“HERMAN, TI AMO!” ha appena gridato straziata una ragazzina qualche posto dietro di me. Poverina. Ma non l’ha ancora capito che…?
Improvvisamente il chiacchiericcio eccitato si trasforma in un unico, sonoro “OOOOOOOH…”. Un verso davvero poco intelligente con cui l’intera scuola manifesta tutto il suo stupore, non appena un riflettore proietta sulle pareti un’enorme balena di luce bianca che chissà per quale straordinario e ultratecnologico effetto ottico sembra nuotare maestosa e fluttuante nella sala buia, per poi sparire ,tra altri ‘OOOOH…’ estatici, nelle profondità della piscina a centro sala.

Ricade ancora una volta il buio più nero, poi il riflettore punta direttamente su quella che è senza ombra di dubbio Nikki. Splendente alla luce, con il suo abitino da marinaretta blu e bianco, sfoggia un sorriso ammaliante rivolto a tutto il publico, immerso nel buio.

“Ecco a voi… l’incantevole, divina, raggiante, pluri-reginetta, capo-cheerleder… Nicooooooole ‘Nikki’ Hooooorteeeeense!”

Un boato assordante rimbomba nella sala. Sembra quasi che nessuno degli spettatori abbia mai visto una ragazza carina in vita loro.

In effetti, però, Nikki è davvero carina. Anzi è bellissima, mentre saluta la folla in modo regale e lancia baci volanti. I capelli dorati raccolti in un alto chignon brillano di glitter.

Subito dopo Nikki viene accerchiata dalle sue colleghe cheer-leader, che le sfarfallano intorno non appena parte la musica.

“E’ il nuovo singolo di Madonna!” grida eccitata la ragazza seduta accanto a me, rivolta alla sua amica “Go Whales! L’ha scritta in onore della squadra…”

“Datemi una W! Datemi una E! Datemi una F! Datemi una A! Datemi una N! Datemi una I…”

L’intera tribuna motteggia insieme alle cheer-leader.

Hanno seriamente intenzione di fare lo spelling di “Wefanie White Whales”?

Ma è troooppo lungo!

“…Datemi una E! Datemi una W! Datemi una H! Datemi una I! Datemi una T! Datemi una H! Datemi una E! Datemi una W!...”

Ecco, lo sapevo…troppo lungo: hanno aggiunta una ‘h’ superflua in “White”.

“Datemi una H! Datemi una A! Datemi una L! Datemi una S!”

E ora hanno saltato la ‘e’…

“WEFANIE WHITE WHALES!”

No, per come l’avete detto voi dovrebbe essere “Wefanie Whithe Whals”.

I riflettori puntano immediatamente contro un gigantesco stendardo su cui è rappresentato lo stemma della squadra: un enorme beluga (un mammifero marino bianco simile ad un delfino) sotto due grandi “W” sovrapposte. Sotto lo stemma, in un cartiglio, il motto della squadra: Festina lente!

“Affrettati lentamente”.

Ecco,sì, infatti, affrettatevi. Non vorrei che la partita andasse per le lunghe. Non so ancora un accidenti sulla Vefania e su M.C.

So di essere ripetitivo, ma che ci posso fare?

Intanto le cheer-leader rivelano una sorpersa. Improvvisamente si sono ficcate in testa delle cuffie argentee e in uno svolazzo di seta le loro succinte divise si sono accasciate sul pavimento umido del bordo vasca, sostituite da altrettanto succinti costumi interi blu notte.

Il pubblico ora è in completa estasi, mentre Nikki si tuffa in acqua con un guizzo, subito seguita da Angelica e dalle altre ragazze. Sotto i nostri occhi prende vita un magnifico spettacolo di nuoto sincronizzato. Corpi sinuosi scivolano nell’acqua, illuminata solo in parte dai riflettori. Piedi, mani, volti sorridenti e dall’aria un po’ stupida per via dei tappanaso si alternano in perfetta sincronia, sopra e sotto la superficie. Le ragazze si esibiscono in movimenti larghi ed eleganti, ora roteando in mulinelli di acqua scura, ora facendo sorgere isole, fiori e foreste di lunghe gambe abbronzate.

Per un attimo mi dimentico di tutto, tanto lo spettacolo è inaspettato e affascinante.

Infine mi unisco anch’io al caloroso applauso che ne consegue. Il cronista della sembra quasi sull’orlo delle lacrime. Di gioia.

“Sarà una grande partita, me lo sento! UNA GRANDE PARTITA!” annuncia, tra un singhiozzo e l’altro.

Le luci si accendono, le cheer-leader-sirenette escono leggiadre nell’acqua, mentre fanno il loro ingresso i maestosi White Whales.

La folla continua ad ululare slogan e a incitare alla vittoria. E’ incredibile come sia sentito qui lo spirito sportivo.

Continuo a sentirmi terribilmente fuori luogo, adesso.

Forse avrei preferito uno spettacolo di nuoto sincronizzato non-stop, piuttosto che una partita di pallanuoto.

I vari giocatori si dispongono nell’enorme vasca. Gli Wefanie White Whales, con le loro cuffie bianche, dal lato sinistro della piscina e gli Orchard Orcas, con le loro cuffie blu, dal lato destro.

La tensione è palpabile (frase di circostanza, almeno per me).

“Ci siamo, si comincia al fischio d’inizio”
Il coach accosta il suo fischietto d’argento alle labbra tremanti di ansia.

Ha inizio la partita.

Evviva! (Ironicamente, s’intende)

Nel giro di cinque secondi la palla è volata talmente veloce da un punto all’altro della piscina che per ora ho distinto solo una rapida scia gialla.

“Gli Orchard Orcas partono come fulmini: Zettle in attacco schiva abilmente gli avversari… la palla passa a Ustinov… poi a Essex, che attacca la rete… Siii…andiamo! RETE! Primo punto per i Wefanie White Whales!”

Il chiasso è talmente forte che a stento riesco ad ascoltare i miei pensieri.

Non che mi serva poi a molto.

La partita è iniziata da cinque minuti e non ho capito praticamente nulla.

Tutto ciò che ho visto sono quattordici ragazzi eccezionalmente ben messi che non fanno altro che sguazzare su e giù per un’immensa depressione rettangolare piena d’acqua disinfettata.

“La palla va ancora a Zettle, che passa a Partridge degli Orcas… SI! Northangle para! ECCEZIONALE! Herman è ricorso ad un triplo tuffo aereo carpiato per parare l’attacco di Partridge. Che campione! Che campione!”

Tic tac, tic tac.

Il tempo vola.

Il mio bloc notes continua ad essere candido.

La mia sopportazione comincia ad incrinarsi.

Sono anni che continuano a lanciarsi quella maledetta palla!
La voce improvvisamente allarmata del cronista cattura la mia attenzione:

“Cosa succede? Time-out! Herman Northangle, capitano dei White Whales chiede un time-out

Ancora PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì pomeriggio, ore 18.45 (- 5 ore e 55 minuti alla mezzanotte)

Non pensavo che i time-out potessero durare così tanto.

E la scoperta non mi ha fatto molto piacere, visto che la partita è ferma da un’ora. Pare che il povero Herman sia stato colpito da un crampo improvviso durante il suo tuffo aereo carpiato acrobatico.

Sono ormai sessanta preziosissimi minuti che è in lenta agonia, steso a poca distanza dal bordovasca, con un’intera equipe medica pronta ad accudirlo e ad accontentarlo in ogni suo capriccio.

Non riesco a credere che nessuno voglia sostituirlo. Ci sono almeno tre giocatori in panchina…cosa aspettano?

Evidentemente Herman Northangle vuole avere sempre in mano le redini della situazione. Lasciare le sorti della partita a qualcun altro? Eresia!

Egocentrico, vanesio…

Okay, non c’è bisogno di dilungarsi in lunghe filippiche contro Herman Northangle.

Il fatto è che sta figendo!

E’ evidente.

L’hanno tirato fuori dall’acqua in preda a lancinanti dolori, ma poi, mentre veniva adagiato sulla barella, non ho potuto fare a meno di notarlo: sorrideva! Mi ha visto fra la folla e mi ha sorriso!
Non ha nessun crampo! E’ un espediente subdolo e meschino per dilungare la partita e per impedirmi quindi di sciogliere il mistero del M.C.!

Okay, forse potrei essermi sbagliato. Potrei aver avuto abbaglio, un’allucinazione da cloro, un miraggio, un’illusione ottica… ma insomma, quello sembrava davvero un sorriso! Era troppo malvagio e soddisfatto per poter essere una smorfia di dolore. D’accordo, spesso sono un po’ troppo paranoico, ma con Herman Northangle sembra non esserci limite alla malvagità.

L’Herman Northangle Fan Club – perché esiste un Herman Northangle Fan Club – è tutto riunito intorno al bel capitano agonizzante, intonando nenie e strappandosi i capelli dalla disperazione.

Intanto ne approfitto per sgranchirmi un po’ le gambe e fare due passi sul bordo piscina, con la scusa di valutare lo stato di salute di Herman per il mio articolo.

Se solo potessi scappare di qui…

Barnabas Babcock è seduto accanto al Preside, sul palchetto riservato, e continua a guardarmi truce. Controlla ogni mia mossa, perciò addio speranze di evasione.

Quando sono entrato nella redazione dell’Highlights non mi è sembrato di leggere nulla sul contratto che prevedesse la schiavitù eterna e la perdita del libero arbitrio.

Ora che ci penso non ho firmato alcun contratto.

E forse è anche meglio. Probabilmente avrei venduto anche l’anima a quel demonio di Barnabas.

Mentre il pubblico si strugge per l’infortunio di Herman Northangle, sgattaiolo con non chalance lungo il bordovasca, cercando di raggiungere le cheer-leader, dal lato opposto della sala. Nikki è appena uscita dalle grinfie della sua hair-stylist personale che ha riportato i suoi capelli perfettamente asciutti e lucenti, come prima dello spettacolo di nuoto sincronizzato.

“Nikki…” sussurro piano, cercando di non dare troppo nell’occhio.
“Okay, Angelica, non hai un filo di cellulite…ce l’hai detto centomila volte, non c’è bisogno di vantarsi tanto!” sbuffa stizzita lei “Il pavone che si vanta della sua ruota, non si accorge che le sue belle penne cadono una ad una...”

“Sono Topher!”
Nikki si volta di scatto, con sguardo cospiratore.

“Fatina, non dovresti essere qui!” sbotta all’improvviso.

Grazie, questo lo so anch’io. Un momento… ma lei…

“Perché non dovrei essere qui?”
Ah-ah.

Ti sei tradita, Nikki.

“Be, ecco… perché sono sicura avrai altro di meglio da fare…”

E’ la seconda persona a dirmelo, oggi. Che abbiano tutti ragione?

“Altro di meglio da fare? Tipo?”
“Tipo… non, so, nessuna ricerca scolastica?”
Le lancio uno sguardo dubbioso.

“Ma non sei tu che mi dici sempre di chiudere i libri e limarmi le unghie? Mi hai detto chiaro e tondo che in questa scuola basta la tua carta di credito per farmi promuovere… come mai questo improvviso interesse per il mio rendimento scolastico?”

Nikki adesso è alle strette. E’ chiaramente in difficoltà.

E un po’ ci godo. Insomma… lei e Ashley vogliono tenermi all’oscuro delle loro trame, in qualche modo devo pur farli sentire in colpa!

“Scusa, Fatina, non capisco come mai tu sia qui… Be’, sì, posso capire che tu voglia vedermi in tutto il mio fulgido splendore, ma davvero, non c’è bisogno…”
“Ce n’è eccome, visto che devo scrivere un articolo sulla partita…” borbotto, imbronciato.

Le mie parole necessitano di qualche minuto per fare breccia su Nikki.

La ragazza si morde le labbra carnose e rivolge uno sguardo assassino a Barnabas Babcock. Fossi in lui scapperei a gambe levate, prima di diventare vittima del repertorio di kung-fu di Nikki.

“Non preoccuparti, Fatina!” sibila lei, senza smettere di guardare in cagnesco Barnabas “Ti aiuterò io a farti fuggire da qui”

“E come? Le porte sono praticamente sprangate, Barnabas probabilmente mi ha installato un micro-chip sulla nuca per controllare ogni mia mossa e Herman sembra seriamente intenzionato a far durare la partita un intero semestre”
Lo sguardo ardente di Nikki saetta da Barnabas ad Herman, da Herman a Barnabas, per poi posarsi benigno su di me. “Tu non preoccuparti. Goditi la partita”

Ehm… Okay

“Ehm…Okay”
La voce del cronista ritorna finalmente ad echeggiare per la sala: “Le condizioni fisiche di Herman Northangle sembrano essersi stabilizzate, per fortuna…”

Insomma, è solo un crampo!

E neanche un vero crampo!

“… La partita riprenderà tra cinque minuti.”

Finalmente, era ora.

Nel frattempo mi accorgo che Nikki è sparita. Ci metto un po’ a ritrovarla con lo sguardo: sta parlando all’orecchio di Jude Essex, il centrovasca attaccante dei White Whales. Mentre Nikki gli sussurra qualcosa, vedo allargarsi sempre di più il sorriso sfavillante di Essex.

“Be’, un primo tentativo l’ho fatto…” mi informa poco dopo Nikki, trionfante.

“Cioè?”
“Be, ho detto ad Essex che se si dà da fare con quella palla esco a cena con lui”

Nikki si volta verso Essex, indirizzandogli un bacio volante tutt’altro che casto. Essex per poco non cade in acqua dall’emozione.

“Grazie Nikki” sussurro.

“Di niente Fatina…non ho fatto granchè: Essex è un ottimo attaccante. Ha solo bisogno di una…spintarella,ecco” risponde lei, lanciandomi un’occhiata d’intesa “una spintarella che non sia di Herman Northangle…”

Cerco di ignorare quest’ultimo commento a chiaro sfondo sessuale.

“Non dovevi promettere a Essex di uscire con lui, se non volevi, davvero”

“Oh,andiamo, Essex non è così male. Poi perché costringerti ad assistere ad una lunga partita di pallanuoto per la quale non hai alcun interesse? E’ uno spreco di tempo, no?”

Faccio a Nikki un ampio sorriso.

Barnabas e Herman fanno di tutto per impersonare le streghe cattive della fiaba, ma per ogni strega c’è sempre una fata buona come Nikki.

Spero solo che Essex sia abbastanza su di giri da vincere la partita in meno di cinque minuti. Ma voi ci avete capito qualcosa delle regole del pallanuoto? Perché io sinceramente sono ancora in alto mare. Il concetto di “tempo” sembra essere così vago in questo sport…eppure devo aver letto da qualche parte che una partita dura solo mezz’ora..

Ho il presentimento che il mio articolo dovrà scriversi da solo…O meglio, se lo scriva Barnabas Babcock!

Intanto il fischio del coach rimette i giocatori in campo. Anche Herman ,pronto a proseguire, malgrado il suo crampo. Che eroe. Naturalmente vuole vincere la partita decisiva, ma è talmente sicuro di riuscirci che si prende anche il lusso di fare in modo che duri il più possibile. Cosa io abbia fatto di male per meritarmi tutto ciò, non mi è ancora dato di sapere. Scoprirlo sarà l’O(b)biettivo numero 5 della giornata.

Almeno la piccola ‘spinta’ di Nikki ha ottenuto il successo sperato: Essex parte come un siluro, ma gli Orchard Orcas non sembrano arrendersi. Gli avversari segnano ben due punti e l’ira di Herman è alle stelle. Attorno a lui l’acqua sembra essersi fatta più scura e agitata, come se stesse facendo ribollire di rabbia l’intera piscina. Il suo sguardo è così infuriato che non mi sorprenderei di vederlo circondato da trombe d’acqua e fulmini.

“Un altro punto per gli Orchard Orcas” esala abbattuto il cronista, di nuovo sull’orlo delle lacrime.

Immancabilmente, Herman chiede il secondo time-out

Non è possibile! Lo fa proprio a posta!

Dalla tribuna riesco a vedere Nikki inviperita, a debita distanza da Herman, nel tentativo di trattenersi dal prenderlo a colpi di pon-pon.

La partita si sta mettendo male per la Wefanie e chiaramente ha deciso di prolungarla ancora di più, il tutto a mio svantaggio.

Non posso credere che mi odi così tanto da compromettere l’esito del match decisivo della stagione. Perché vuole a tutti costi tenermi fuori dal M.C.?

Ancora PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.15 (- 4 ore e 85 minuti alla mezzanotte)

Il time-out più lungo di tutti i tempi continua… Comincio a meditare accurati e sadici piani omicidi.

Ancora PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.59 (- 4 ore e 41 minuti alla mezzanotte)

La partita è ricominciata, ma sfortunatamente due dei professori più anziani della Wefanie sono deceduti nell’attesa.

Mancano solo quattro ore e pochi minuti alla mezzanotte e io sono ancora a zero.

Devo fare qualcosa. Comincio a sentirmi male.

DEVO USCIRE DA QUESTA DANNATA PISCINA!!!
Ormai non so più cos’altro togliermi di dosso: fa un caldo pazzesco!

Le due ragazzine sedute accanto a me continuano a seguire ipnotizzate la partita, emettendo ogni tanto un rantolo e sbavando. Unici sintomi di vita, sebbene pressoché unicamente vegetativa.

Ma come fanno?

No, non posso più reggere altrimenti.

Adesso io esco di qui e… l’articolo…

“Ehm… ciao” tento io, poco convinto.

La ragazzina seduta accanto a me non stacca gli occhi dalla vasca, inebetita.

“Scusa?” cerco poco convinto di attrarre la sua attenzione.

“Ciao, sono Herman Northangle e ti amo da impazzire” ritento.

E’ l’unico modo perché si accorga di me.

Ed è anche ben riuscito…

Al solo udire il nome “Herman Northangle” e la frase “ti amo da impazzire”, la ragazzina si volta verso di me, in stato di estasi, per poi lanciarmi un’occhiataccia terrificante non appena si accorge che non sono il suo idolo.

“Ehm…scusa” cinguetto, intimidito dal suo sguardo (e dalla sua stazza) da bisonte imbufalito “Visto che sei così attenta a seguire la partita…”

“Infatti, starei cercando di seguire la partita, se non ti dispiace” mugugna, arcigna.

“Ti rubo solo un attimo… Avrei un impegno davvero urgente e volevo pregarti di farmi un grande favore.. Ora, so che non ci conosciamo, però ti sarei veramente grato se mi aiutassi. Scriveresti un articolo sulla partita?”
La ragazza assottiglia così tanto gli occhi, che ormai vedo soltanto due palpebre gonfie violacee.

“NOOOOOOOOOOOOOO”

“D’accordo…sì,scusa…” esalo, terrorizzato a morte.

E adesso che faccio?

Vado in infermeria da Trixie, la rapisco e la porto di forza qui per scrivere l’articolo che lei dovrebbe scrivere?

No, troppo crudele.

Comincio ad elaborare un’idea molto molto pericolosa.

No,andiamo, non avrei mai il coraggio di fare qualcosa di così rischioso.

Tic tac, tic tac.

Il tempo passà però.

Accidenti… cosa faccio adesso?

Sto sudando freddo, malgrado il caldo…

Scelta ardua: moralità o curiosità?

Infrangere le regole della scuola per scoprire il mistero o conservare intatta la mia condotta e rinunciare per sempre al segreto di M.C. e della Vefania Pulcherrima?

“Gli Orchard Orcas chiedono un time-out!” annuncia mefistofelico il cronista, ormai allo stremo delle forze “e io vado a prendermi un caffè…”

Accidenti, adesso anche gli avversari chiedono dei time-out! Perché ho la sgradevole sensazione che siano stati pagati per farlo? Accidenti! Herman Northangle non demorde! E’ arrivato persino a corrompere i suoi avversari!

Allora non ho proprio altra scelta…

C’è una sola cosa da fare…

Mi sono nascosto dietro un pilastro, in posa da perfetta spia. Con un brivido di adrenalina vedo il cronista della partita – uno studente dell’ultimo anno dai folti capelli ricci e scuri – trascinarsi inerme verso la macchinetta del caffè, infondo al corridoio.

Ora digita sulla tastiera il numero della cialda.

La porta della sua cabina è a pochi metri da dove mi trovo.

Devo riuscire ad intrufolarmici senza che il cronista se ne accorga.

“Espresso… Cappuccino… Ristretto… Caffelatte… Mousse al caffè…”

Il ragazzo sembra essere indeciso sul tipo di caffè da selezionare.

Benissimo, sfrutterò la sua indecisione a mio vantaggio.

Uno… due… tre…

Mi fiondo con scatto felino verso la porta, la spalanco…sono dentro.

Temo di aver chiuso troppo forte la porta e di aver fatto decisamente troppo rumore chiudendola a chiave dall’interno.

Sento il cuore battere a mille nel petto.

“Hey… ma che diavolo” impreca il cronista, la voce attutita.

Ho un tuffo al cuore. Mi ha scoperto!

No… okay, va tutto bene.

Per un attimo avevo tenuto il peggio.

Evidentemente la macchinetta deve aver sbagliato con il resto.

Sento il ragazzo percuoterla con non troppa gentilezza.

“Dannata macchina!”
La postazione del cronista è un’ampia stanza sopraelevata, che sia affaccia con una grande vetrata sulla piscina. Un impianto acustico ultratecnologico pieno di pulsanti, leve e display ronza davanti a me. Il microfono è proprio lì…pronto per essere afferrato.

Avvicino lentamente il microfono alla bocca.

“Oh,avanti! Dammi il mio resto! Quelli erano cinque dollari, dannazione!” sento imprecare.

Tutta la scuola udirà quello che sto per dire…

Mi sento tremare con un budino alla crema toffee di grandezza umana.

Attenzione” comincio, pentendomi immediatamente.

La mia voce rimbomba metallica per tutta la gigantesca sala.

Attezione. La partita Wefanie White Whales vs Orchard Orcas è annullata. “ annuncio, tremando paurosamente. Non sono io a parlare. Non credo alle mie orecchie. “Attenzione. La partita Wefanie White Whales è annullata pe questioni di sicurezza. E’ ASSOLUTAMENTE VITALE che la piscina sia evaquata! Nell’acqua è stata aggiunta una quantità eccessiva di cloro. Non sappiamo ancora chi sia il responsabile, ma faremo il possibile per scoprirlo. Inalazioni o il minimo contatto con dosi eccessive di cloro può portare a danni irreparabili: impotenza sessuale, balenite cronica, calvizie precoce e pelle secca! Ripeto: è assolutamente vitale che tutti i giocatori escano dall’acqua e che la piscina sia evaquata sedutastante!

“CHE COSA?!” sento protestare incredulo, il cronista, dal corridoio.

Inizio già a sentire gli effetti che le mie parole hanno provocato: dai vetri vedo i giocatori di entrambe le squadre arrampicarsi disperatamente sul bordo della vasca, uscendo a gattoni dall’acqua.

Il pubblico è totalmente in preda al panico.

“INDIETRO! STO PER SFONDARE LA PORTA!” annuncia minacciosa una terribile voce, che non può essere quella del cronista.

Non ho neanche il tempo di riflettere, né tanto meno di farmela addosso.

La porta di legno della stanza si stacca dai cardini e si schianta sul pavimento con una nuvola di schegge.

“Non posso crederci, DUKES!”

E’ il professor Prescott, che irrompe immediatamente nella cabina, con sguardo assassino. Dietro di lui, incredulo, balbetta il preside Canfield.

“Professore…ecco… io”
L’ho combinata davvero grossa.

Non posso crederci di averlo fatto…

Non posso crederci di essere stato così… STUPIDO!

UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 20.57 (- 3 ore e 43 minuti alla mezzanotte)

“Dukes, spero che tu abbia compreso che quello che hai fatto è gravissimo” ribadisce con cipiglio severo il preside Canfield, dall’altra parte della sua scrivania, dopo una ramanzina interminabile e meritata.

Non riesco a credere di trovarmi ancora una volta nell’ufficio del Preside.

E’ la cosa più grave è che questa volta me lo merito davvero.

Non ho neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.

Non ho mai provato così tanta vergogna e rammarico in tutta la mia vita, eccetto quando…

“Ho parlato con entrambi i tuoi genitori e sono d’accordo con me che meriti una punizione. Credo che aiutare il coach e la squadra durante gli allenamenti per la prossima partita sia il modo più giusto per farti capire la gravità della tua azione”

Continuo a fissare timidamente il tappeto persiano, annuendo con la testa.

Ben mi sta.

“Topher” aggiunge il Preside, raddolcito “Ho letto la tua scheda e ho anche parlato con i tuoi insegnanti, anche quelli di Boston. Non riesco a capire il motivo del tuo comportamento. Insomma, sei sempre stato uno studente modello… Perché hai cercato di sabotare la partita?”
Ehm…

Perché ho tempo fino a mezzanotte per svelare un mistero irrisolvibile?

Perché odio la pallanuoto e ogni tipo di sport in genere?

Perché…

Perché?

Voglio dire, è davvero così importante scoprire cos’è la Vefania Pulcherrima? Insomma, guardatemi, sono nell’ufficio del Preside! E’ ho sabotato la partita! Possibile che non mi sia reso conto di ciò che facevo?
“Io non…”

Improvvisamente la porta dell’ufficio si spalanca. Per un attimo ho temuto che fosse ancora il professor Prescott, che il Preside è stato costretto letteralmente a cacciare, dato che non finiva più di urlare e proporre l’istantanea espulsione.

Dicevo… la porta dell’ufficio si spalanca, ma è solo la segretaria del Preside. Sembra piuttosto agitata.

“Mi scusi, signor Preside, mi dispiace interromperla… ma dovrebbe tornare immediatamente nelle piscine. Pare sia scoppiata una rissa fra i nostri giocatori e quelli della Orchard”
Spero solo che Herman Northangle si becchi un pugno dritto sul suo bel naso greco.

Almeno questa rissa mi ha permesso di non rispondere alla domanda compromettente del Preside.

“Puoi andare, signor Dukes” mi congeda distrattamente il Preside, affannato “Come vedi in questa scuola non si può stare mai un attimo tranquilli…”
Il preside Canfield e la sua segretaria spariscono oltre la porta dell’ufficio e sento il rumore dei tacchi della donna farsi sempre più flebili mentre si allontanano.

E adesso che faccio?

Mancano solo poche ore alla mezzanotte.

E sono finito in Presidenza (non riesco a crederci!).

Per fortuna la punizione che mi spetta non è poi così pesante. Poteva andarmi peggio, in fondo. Penso che le quotazioni in borsa dell’azienda di mio padre abbia inciso parecchio sulla bontà del Preside.

Non mi spiegherei altrimenti questo atteggiamento di favore.

D’ora in poi, però, devo stare attento.

Non posso più permettermi di comportarmi in modo così avventato e stupido.

Qualunque sia il fine.

Ora, però, forse dovrei dedicarmi alle ricerche che tanto desideravo fare durante tutta la giornata. Sì, mi sono beccato una bella punizione, ma se riesco a scoprire il segreto della Vefania Pulcherrima, almeno tutto questo parapiglia sarà valso a qualcosa.

Approfitto dell’assenza del Preside e della sua segretaria per rimanere ancora un po’ nel suo ufficio. Accidenti, però, questo sì che è lusso. Il resto della scuola al confronto sembra un tugurio. Due lati dell’enorme sala sono coperti da gigantesche librerie in mogano, stracolme di libri, senza contare la massiccia scrivania riccamente intagliata e la gigantesca finestra a vetrata con motivi floreali verdi,rossi e blu. Una sinuosa lampada in stile liberty illumina la collezione di stilografiche Montblanc e un ricercato cofanetto di sigari cubani.

Un alto pendolo, nell’angolo più buio della stanza, rintocca per nove volte.

Accidenti, sarà meglio che non perda altro tempo.

Ecco subito alla mia postazione di ricerca.

Sprofondo nell’enorme poltrona di pelle e comincio subito ad armeggiare con la tastiera del computer del Preside.

Ve…fa…nia Pul…cherrima” digito il più velocemente possibile, per poi premere con decisione il tasto ‘Invio’.

Risultati della ricerca: 0

Mi sento sprofondare ancora di più nella poltrona, tanta è la delusione.

Come possibile che neanche Google possa aiutarmi?

Vorrà dire che riproverò sul sito ufficiale della Wefanie.

Mmm… no… non sembra ci sia niente che possa tornarmi utile.

Poi lo vedo.

E’ proprio sotto la tastiera, dimenticato lì da chissà quanto tempo.

E’ l’opuscolo della Wefanie, il volantino che stringevo il mio primo giorno di scuola.

Il computer trilla e ho un sussulto.

E’ solo un pop-up pornografico, riminescenze delle quotidiane visite del Preside ai siti per adulti. Mi affretto a chiudere ogni pop-up e torno a concentrarmi sull’opuscolo.

Non avevo mai fatto caso allo stemma della scuola. E ora eccolo qui, stampato sulla prima pagina del depliant: una farfalla color porpora su sfondo verde scuro.

Vefania Pulcherrima

Che sia…?

Alla luce giallastra della lampada, unica luce nel buio della stanza, le ali della farfalla disegnata sembrano muoversi in segno di scherno.

Sì, la Vefania Pulcherrima potrebbe davvero essere una… farfalla!

Allora non mi sbagliavo quando ho azzardato che fosse un nome biologico.

Tremando dall’eccitazione, apro l’opuscolo e scorro in fretta ogni rigo in cerca di informazioni utili.

Se solo la piantassi di fremere, riuscirei a leggere un po’ meglio.

La Wefanie High School , fondata nel 1898, è da sempre apprezzata in tutta la costa occidentale per la qualità dei suoi programmi di studio e per le innumerevoli attività scolastiche che hanno sempre tenuto alto l'onore della scuola e dei suoi alunni...

bla bla bla…

…è un nostro grande vanto avere nel corpo docenti il prof. Ernest Edgetts, che ha…

Neanche qui… Ma che vuoi che me ne importi del professor Edgetts?

…questa sistemazione offerta dalla scuola ha lo scopo di agevolare gli studenti in difficoltà e permettere loro di seguire con regolarità il programma didattico...

No.

Corsi di studio…

No.

Attività sportive…

Nooo!

Cenni storici

No…

No, aspetta un attimo. Aspetta, aspetta,aspetta, aspetta. Mi sembra di aver letto…

La parola “lepidotterologia”.

Sì! Benissimo.
La Wefanie High School vanta un fondatore di fama internazionale: il famoso biologo ed entomologo Wanislaw Wefanie, famoso soprattutto per i suoi studi di lepidotterologia

La lepidotterologia è la branca dell’entomologia che si occupa delle farfalle!
Tutto torna!

Wanislaw Wefanie nasce nel 1846 a Göteborg, in Svezia, da Wasili e Wanda Wefanie…

Okay, penso che conoscere l’infanzia del fondatore del mio liceo non sia così fondamentale ai fini della mia ricerca…
Al termine della sua straordinaria carriera di ricercatore, Wanislaw Wefanie si è stabilito con la moglie Wieslava e la figlia Wanessa (ancora neonata) in California, dove ha condotto i suoi primi studi su un affascinante e rarissimo esemplare di farfalla, la Vefania Pulcherrima, che lui stesso ha scoperto e battezzato. Oramai avanti con gli anni, nel 1898 fonda la Wefanie High School, che dirigerà lui stesso fino al 1916, quando il suo posto alla presidenza della scuola verrà assunto da Wanessa Wefanie. La figlia del grande entomologo non condivideva gli stessi interessi naturalistici del padre, ma riusci anch’ella a dare grande prestigio alla scuola, facendone un vero gioiello del sistema educativo americano…

E così la Vefania Pulcherrima è davvero una farfalla e deve il nome al fondatore della scuola, che l’ha scoperta.

Benissimo.

Informazione davvero molto interessante.

Il problema adesso è, dove posso trovare un esemplare di Vefania Pulcherrima in meno di tre ore?

Un affascinante e rarissimo esemplare di farfalla, la Vefania Pulcherrima.

Fantastico. Questo opuscolo è davvero molto incoraggiante.

Provo a fare qualche ricerca su Wanislaw Wefanie su internet, ma i risultati sono tutti piuttosto deludenti. Possibile che la gente sia così poco interessata agli studi lepidotterologici di un esimio entomologo?
Lancio un’occhiata alle librerie starcolme del preside Canfield.

Possibile che in questo mare di libri ce ne sia anche qualcuno sul fondatore della scuola? Dove magari poterne sapere di più sulla Vefania?

Dopotutto questo ufficio, prima del preside Canfield, dov’essere stato quello di Wanislaw Wefanie in persona!
Poco fiducioso, ma con ancora un barlume di speranza, mi alzo dalla comoda poltrona del Preside e faccio capolino in corridoio. L’intero edificio principale della scuola sembra deserto. Probabilmente sono tutti ancora in piscina, a rassicurare la folla che il cloro contenuto nell’acqua della piscina è assolutametne innoquo e a sedare la rissa fra i White Whales e gli Orchard Orcas.

Il che significa che ancora un po’ di tempo per le mie ricerche.

Speriamo solo che basti!

UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 21.45 (- 2 ore e 55 minuti alla mezzanotte)

Accidenti, sono esausto.

Esausto.

Sfido chiunque a sfilare dagli scaffali almeno un centinaio di volumi, a sfogliarli tutti, a cercare in ogni angolo di un gigantesco ufficio in cerca di prove, indizi, informazioni, vecchie bollette, scontrini o biglietti del cinema di un preside morto poco meno di cento anni fa.

Tutti i libri che ho trovato su Wanislaw Wefanie si sono rivelati utili come un bikini in Siberia. E il paragone alquanto scarso rende un’idea di quanto sia stanco, stressato, spossato e frustrato da questa mia vana ricerca.

Fortunatamente il preside Canfield ha provveduto a dividere la sua gigantesca biblioteca personale per ordine alfabetico, il che mi ha risparmiato un bel po’ di lavoro.

Ad ogni modo, alla lettera “W”, non ho trovato altro che libri sul wind-serf, sul whiskey, Willy Wonka e solo un paio di volumi sul povero dimenticato Wanislaw.

Peccato che i due volumi si sono rivelati profondi e ricchi di informazioni quasi quanto una favola illustrata di Beatrix Potter. Oltre a questi ho trovato un bel numero di giornaletti pornografici nascosti negli angoli più bui della libreria, e non c’è voluto molto prima che avvampassi dall’imbarazzo. Non ci tenevo particolarmente a sapere della passione del perside Canfield per la frusta e per il sado-maso.

Ora sarà meglio che ridia un’altra controllata.

Magari mi è sfuggito qualche libro utile.

Ah,eccone un altro su Wanislaw Wefanie. Siamo a quota tre.

Wanislaw Wefanie e il sesso: tutto ciò che non avreste voluto sapere sul fondatore della Wefanie High School di Oceanside”.

Rimango interdetto difronte al titolo stampato in caratteri dorati.

Chi mai può aver scritto un libro del genere, e chi mai può averlo comprato?

Dopo aver fissato per ben cinque minuti e con aria disgustata la copertina in pelle, mi costringo a rimetterlo a posto, ma… Ops.

Il libro sembra aver urtato contro qualcosa, nascosto in un angolo buio dello scaffale.

Cosa sarà mai?

Fin’ora ho trovato soltanto libri osè, non vorrei trovarmi davanti a veri articoli da sexy-shop.

Un po’ titubante, caccio la mano, ad occhi serrati, e tiro fuori l’oggetto misterioso.

Pfiu

Per fortuna è un altro libro. Cosa sarà questa volta? Il Kamasutra Sadomaso? O la guida fotografiche del quartiere a luci rosse di Amsterdam?

Apro lentamente gli occhi, arrossendo già al pensiero di ciò che possa trovarvi.

A guardare sembrebbe un’agenda, o un diario…

La copertina è di un rosa acceso, con sopra appiccicati adesivi dorati a forma di stella, alquanto infantili. Al centro una grafia tondeggiante e immatura ha scarabocchiato “Diaro Segreto di Wanessa Wefanie”.

Wanessa Wefanie…

E’ la figlia di Wanislaw. Che ci fa qui il suo diario?

Improvvisamente provo una strana sensazione di inebriamento. Il pensiero di stringere fra le mani i ricordi di una persona vissuta così tanto tempo fa mi fa ribollire di curiosità.

Prima… cosa sappiamo di Wanessa Wefanie?

Oltre al fatto che senza alcuna ragione il suo nome inizia per “W” e non per “V” e che era la figlia del primo Preside e fondatore della Wefanie, ben poco. Subito dopo suo padre, Wanessa ha intrapreso anch’essa la carriera scolastica, diventando a sua volta Preside della scuola nel lontano 1916.

Be’ non è molto, ma è qualcosa. Forse questo diario potrà aiutarmi ad arricchire le informazioni a mia disposizione e a chiarire il mistero del luogo in cui è custodita la Vefania Pulcherrima, oltre che il mistero di chiamarsi “Wanessa” anziché “Vanessa”, come tutte le persone normali.

Ancora UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 22.00 (- 2 ore alla mezzanotte)

Per fortuna il preside Canfield non è ancora tornato. La rissa in piscina deve aver dato un bel po’ di fastidi. Oppure – ad essere fortunato – il Preside è già tornato a casa, tralasciando di passare dal suo ufficio.

Tutta la scuola è immersa in un silenzio inquietante. Be’, mi sembra anche ovvio visto che siamo oltre il coprifuoco e normalmente l’Edicio A a quest’ora è chiuso.

Le partite di pallanuoto sconvolgono così tanto il naturale corso della vita scolastica?

Comunque sia, forse il diario segreto di Wanessa Wefanie comincia a rivelarsi utile.

Ho pensato di tralasciare le pagine dedicate all’infanzia e all’adolescenza per arrivare al succo della vicenda: il momento in cui la trentacinquenne Wanessa diventa Preside della Wefanie High School di Oceanside:

Bla bla bla…

l’idea di avere degli animali impagliati per tutta la scuola mi atterrisce. Ho provveduto subito a dare loro un’adeguata sistemazione: il più lontano possibile da me. Papi mi ha impedito di buttarli fuori dalla scuola: è così affezionato alla sua collezione di animali imbalsamati. Per quale perversa e malsana idea ha voluto sparpagliarli per tutta la scuola? Diamine, è un istituto, non uno zoo degli orrori…”

E così il vecchio Wanislaw aveva una collezione di animali imbalsamati, a quanto pare sparsi per tutta la scuola. Piuttosto macabro.

Chissà se fra orsi e teste d’alce, rimaneva un po’ di spazio anche per una collezione di farfalle.

“…Comunque, anche se mi ha impedito di incenerirli, non ha mai detto che non posso nasconderli dove più mi aggrada. Così li ha fatti rinchiudere in un luogo di massima segretezza. Un luogo in cui non potrei mai metterci piede, neanche per errore… morirei se mi trovassi faccia faccia ancora una volta davanti ad un orso imbalsamato! Tremo soltanto all’idea.Ho pensato di chiamare questo luogo segreto ‘Serraglio’, esprime appieno la natura inquietante del suo contenuto. Tutti quegli animali che dovrebbero essere decomposti…Schifo!”

Avanti, non tutti gli orsi sono spaventosi. Guarda il mio orsetto Popo! E’ carinissimo, coccolosissimo e, men che meno è mai stato dotato di vita. Ma forse è proprio questo l’elemento che lo rende così rassicurante. Io non stringerei mai una cosa morta nel mio lettuccio. Oh mio Dio, ma questi discorsi sono davvero macabri e inquietanti! D’accordo, Wanessa non ha tutti i torti sugli animali impagliati. Penso proprio che lotterò contro questo genere di pratiche, anche se non credo ci sia ancora tanta gente che si diverta a giocare agli antichi egizi con le specie animali protette.

“ Il vecchio Wanislaw non brilla certo di sensibilità e mi indispettisce al quanto che i miei traumi infantili siano presi così in scarsa considerazione da parte sua.”

Benvenuta nel club, Wanessa. L’insensibilità sembra essere la prerogativa di ogni padre. E dico sembra. Possibile che se un ragazzo o una ragazza voglia un padre sensibile, può trovarlo solo in un padre gay o in Babbo Natale?

“Ma almeno ora qui la Preside sono io e posso permettermi di fare qualsiasi cosa voglia, solo schioccando le dita”.

Queste sì che sono manie di potere. La presidenza di una scuola non è esattamente la stessa cosa di ‘assolutismo monarchico’.

Oh,cielo, basta perdere tempo! Devo scoprire dov’è questo dannatissimo nascondiglio! Il…Serraglio. Dove può essere,accidenti, dove può essere?

Wanessa Wefanie era terrorizzata dagli animali impagliati, e questo l’ho capito fin troppo bene, visto che non fa altro che parlarne (in ogni pagina del suo diario c’è almeno un riferimento all’orso imbalsamato che le è precipitato addosso da piccola. Attribuisce a questo ‘trauma infantile’ ogni cosa della sua vita che non va per il verso giusto, dagl’insuccessi con il suo romanzo, che giudica monotematico visto che non fa che parlare di animali impagliati, agli insuccessi sessuali ottenuti con suo marito, visto che ha crisi di nervi ogni volta che il povero consorte pronuncia anche solo le parole “posizione del missionario”, che alla povera Wanessa ricordano troppo l’orso impagliato che le si è letteralmente steso addosso). Quindi, cosa stavo pensando? Ah,sì, al fatto che Wanessa ci teneva ad avere il più lontano possibile da sè ogni essere vivente un tempo animato e poi non più.

Un posto lontano dal suo ufficio, quindi…

un posto lontano dalla presidenza…

…all’interno della scuola.

Be’, la piscina è lontana dalla scuola, come pure l’Edificio B…ma non sembrano luoghi molto probabili dove nascondere un Serraglio, anche perché penso di aver letto da qualche parte che sono stati costruiti dopo la morte di Wanessa.

Un luogo in cui non potrei mai metterci piede, neanche per errore… morirei se mi trovassi faccia faccia ancora una volta davanti ad un orso imbalsamato!

Un posto in cui Wanessa non potrebbe mai mettere piede, neanche per errore…

Cosa può essere, cavoli??

Ci sono tanti posti in cui non metterei piede neanche per errore…

Per esempio non metterei mai piede in una rassegna cinematografica horror, o in un sexy-shop sado-maso o in una sala da ballo per anziani, ma non mi sembra che ci siano luoghi del genere, alla Wefanie.

Riflettiamo…

Dove può trovarsi il Serraglio…

Dove Wanessa Wefanie non avrebbe mai potuto metter piede, neanche per sbaglio?

La risposta, così semplice e così chiara, mi salta alla mente, brillante.

Ma come ho fatto a non pensarci prima?

toilette à la page dei maschi – Venerdì sera, ore 22.45 (- 1 ora e 55 minuti alla mezzanotte)

Come ho fatto a non pensarci prima?

E’ chiaro che – salvo crisi di identità sessuale – Wanessa Wefanie non sarebbe mai entrata nel bagno dei maschi!
La toilette dei signori è il posto più adatto per nascondere l’ingresso del Serraglio.

Pensandoci fa tanto Camera dei Segreti, ma al posto di un gigantesco e micidiale serpentone, mi aspetta una visita guidata non poi così gradevole in una stanza piena zeppa di animali impagliati, probabilmente sommersa dalla polvere e resa ormai inabitabile. Ma che schifo.

Io, nei panni di Wanessa, avrei trasgredito le leggi di paparino e avrei bruciato tutto.

Intanto il pavimento di marmo grigio bluastro della toilette luccica asettico alla luce dei faretti sul soffitto, mentre vago senza una meta, guardandomi intorno.

E adesso che faccio?

Dove sarà mai il Serraglio?

Dovrei parlare in Serpentese?
Mi accascio su una delle poltroncine blu di Prussia, stremato.

E ora?

Forse dovrei controllare tutti i cubicoli dei bagni. O spostare una boccetta di profumo dall’armadio della parete destra per aprire un passaggio segreto?

“Signorino, mi dispiace, ma la toilette è fuori servizio”

La donna delle pulizie appare improvvisamente e in modo alquanto spettrale. Per poco non scivolavo lungo tutto il pavimento cerato per poi finire dritto nella iacuzzi, per quanto mi ha spaventato a morte.

“Oh, mi dispiace” borbotto, quando in realtà dovrebbe essere lei a dispiacersi per aver attentato alla mia vita “ma… io…davvero…”

Io davvero un bel niente…fuori di qui” sbotta lei, acida, i suoi occhi a mandorla ridotti a fessure.

Ho sempre avuto una certa simpatia per il personale di servizio della scuola, vittima di una massiccia deportazione dalle Filippine, e mi dispiaceva anche che fossero così sottopagati. Poverini, non fanno altro che pulire per rendere questa scuola visibile dallo spazio (per la sua brillantezza)… eppure, non so perché, questa… - controllo sul cartellino appuntato al suo petto – questa…Martirio scuscita in me una certa antipatia.

“Non hai sentito? Fuori!”

Oh, benissimo. Le donne delle pulizie sono due. Si è aggiunta anche…(leggo dal cartellino) Corazòn.

Devo dire che sembrano entrambe alquanto minacciose con quelle aspirapolveri ultra-fantascentifiche che le fanno sembrare in maniera piuttosto inquietante a delle Ghost Busters del Sol Levante. Guardo con una certa apprensione i lunghi tubi aspiratori, due giganteschi gorghi oscuri pronti ad aspirarmi come una palla di polvere depositata sotto il letto.

“Okay… rilassiamoci” cerco di mediare, chiamando a raccolta la mia diplomazia.

Sono in due.

E sono armate.

Hanno una pronuncia perfetta (non confondono la “r” con la “l”). Brutto segno.

Probabilmente, come ogni orientale che si rispetti, conoscono anche le mosse micidiali del kung-fu.

“Hai cinque secondi per sparire” sibila serpentina Martirio, avvicinando pericolosamente il beccuccio dell’aspirapolvere.

“Okay… okay… diamoci una calmata. Per favore, vi chiedo di posare a terra quegli aspirapolvere, o qualcuno potrebbe farsi male” tento, cercando di mantenere i nervi saldi.

“Ma quale calmata… dobbiamo pulire fino a fondo questa scuola del…” imprecazioni fitte in lingua straniera, senza sottotitoli “e dovremmo stare calme? Vorrei vedere te a lucidare ogni singola tazza del gabinetto di questa dannata scuola: e sono centocinquanta. Centocinquanta tazze del gabinetto da pulire,disinfettare,lucidare e cospargere di Chanel n°5! Ogni giorno!”
D’accordo… sono riuscito a farle parlare.

Forse riesco a farmele amiche.

“So che per voi dev’essere difficile” rispondo, cauto, sfoderando l’espressione più comprensiva e tenera che mi riesce “Mi dispiace davvero tanto che vi paghino così poco, nonostante voi facciate così tanto! Ma credetemi…”

Penso di aver fatto colpo. Le loro espressioni crucciate cominciano ad assumere una forma vagamente umana.

“Ma credetemi… io faccio il possibile per facilitarvi il lavoro. Alzo sempre la tavoletta e cerco sempre di colpire il bersaglio… non imbratto di carta igienica umidiccia il pavimento, nè disegno oscenità sui muri…”
Le due giovani donne cominciano ad abbassare lentamente le loro armi di distruzione di massa, e ora si lanciano sguardi alquanto imbarazzati.

“Perciò vi prego… Ho una missione da compiere” incalzo, guardando con una certa ansia l’orologio. Sono quasi le undici… Basterà un’ora per trovare il Serraglio?

“Una missione?” ripete rabbonita Corazòn, lanciando un’occhiata curiosa a Martirio.

toilette à la page dei maschi – Venerdì sera, ore 23.05 (- 55 minuti alla mezzanotte)

“D’accordo… Martirio. Tu controlla bene l’armadietto dei profumi. Guarda in ogni angolo, sposta ogni boccetta di profumo, ogni asciugamano, ogni set da barba…potrebbe essere la molla per aprire un passaggio segreto o qualcosa del genere”
“Ma… Topher… io pulisco ogni dannato giorno questo bagno! Me ne sarei di certo accorta se spostando un flacone di shampoo si aprisse un passaggio segreto!”

Lancio uno sguardo deciso a Martirio, che restituisce l’occhiata mordendosi le labbra, anche lei in preda all’ansia.

“Martirio… questa è una missione importante. Dobbiamo farcela. Non possiamo trascurare nessun dettaglio. Questa toilette dev’essere controllata da cima a fondo e ho bisogno di tutto l’aiuto che riuscite a darmi”

“D’accordo,capo” risponde per lei Corazòn, che sembra avermi preso molto sul serio.

Fa una certa impressione sentirsi chiamare “capo”. Non sono ancora del tutto sicuro che mi piaccia.

“Che cosa devo fare?” incalza Corazòn.

“Mentre Chang Martirio controlla gli armadi, tu tasta ogni ogni parete in cerca di qualche mattonella che sembra possa staccarsi facilmente… Magari è quello l’ingresso segreto”

“E tu che farai?” squittiscono in coro le due, in tono melodrammatico.

“Io guarderò i cubicoli dei gabinetti… e se nessuno di noi trova niente…”

Chang Martirio e Corazòn sono il ritratto della paura.

“Saremo costretti a perlustrare i fondali della iacuzzi…”

Chang Martirio caccia un lungo sospiro…

“Ma siamo sicuri che il Serraglio esista davvero?” chiede Corazòn.

“Io pensavo fosse una leggenda” aggiunge Martirio, dietro le sue spalle “Insomma, se ne parla da generazioni, ma nessuno l’ha mai scoperto”

“Temo proprio che non sia solo una leggenda” rispondo, serio.

Le due filippine degluttiscono, e assumono un’espressione grave.

Le ricerche hanno inizio.

Sorrido debolmente alle mie due nuove amiche, cercando di infondere in loro un po’ di fiducia (che non ho) e mi dirigo con passo tremulo verso i cubicoli.

Ogni porta è contrassegnata con il nome di un famoso giocatore di pallanuoto della Wefanie, impresso su una targhetta scintillante.

Non so quale gratificazione possa esserci nel vedere il proprio nome infisso davanti ad un gabinetto.

Mi fermo con un certo rancore davanti alla targhetta contrassegnata dal nome “Herman Northangle” e apro la porta, con non troppa delicattezza.

Ovviamente mi ritrovo soltanto davanti ad una candida e sfavillante tazza del w.c.

Non che mi aspettassi altro.

Poi però mi accorgo di un foro, nella parete sinistra del piccolo stanzino.

Un foro nel bel mezzo della parete, così maledettamente simile al buco di una serratura da non lasciare dubbi: è questo l’ingresso segreto del Serraglio.

Vai! Al primo colpo!

“Chang Martirio! Corazòn! Fermatevi! Ho trovato l’entrata!”

Le grida di giubilo delle due inservienti si spengono scoraggiate quando si trovano davanti al problema della chiave.

“E adesso… come l’apriamo la serratura?” mugugna immusonita Corazòn.

Vuoi vedere che…

La chiave è quella infilata nel lucchetto (lasciato naturalmente aperto dalla sbadataggine di Wanessa) del suo diario segreto?

Sentendomi davvero molto stupido per essermi preoccupato per tutto il pomeriggio di risolvere un mistero così idiota, tiro fuori la chiavetta argentata e l’avvicino con mano oscillante nella toppa.

Un sonoro click, e la serratura scatta.

Un batuffolino di polvere cade giù dal buco.

“Ragazze…”

Il mio tono di voce è alquanto spaventanto.

“Correte a prendere le vostre aspirapolveri”

“Le abbiamo già” risponde inquieta Martirio, stringendo con apprensione il beccuccio della sua.

“Posizionatevi davanti alla porta” impartisco, sentendo la mia voce tremare.

Ci siamo.

Martirio e Corazòn si dispongono esitanti davanti alla porta, mentre mi accingo a spalancarla, pronto a scappare.

Uno…

“Uno…”

Due…
“Due…”

“TRE!”

La porta si apre improvvisamente e una valanga di polvere grigia esplode rischiando di travolgerci.

WOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!

Le aspirapolveri però sono più veloci.

Davanti ai nostri occhi increduli, chili e chili di polvere vengono aspirati in un lampo, preservandoci da morte certa.

“ACCIDENTI!” urla Martirio, cercando di sovrastare il rumore assordante delle aspirapolvere “UNA SPOLVERATINA OGNI TANTO,NO?”

“COME ABBIAMO FATTO A NON ACCORGERCI PRIMA DI QUELLA SERRATURA,Martirio?” grida di rimando la collega.

“AH, NON CHIEDERI DELLE TUE MANCANZE, Corazòn” ribatte lei, seccata “QUESTO GABINETTO LO PULISCI SEMPRE TU!”

Le aspirapolveri continuano ad aspirare per mezz’oretta buona tonnellate di povlere e mi sembra anche di aver intravisto un gigantesco orso impagliato. Prima che potessi accertarmene però, è sparito nel beccuccio dell’aspirapolvere brandita da Corazòn.

E’ incredibile quanto la tecnolgia casalinga si sia evoluta: queste aspirapolveri hanno la forza di attrazione di un buco nero!

Intanto la fuoriuscita della polvere sembra dimuire a poco a poco, e io ho dato il cambio a Corazòn, che mi ha passato di mano la sua aspirapolvere.

“Dovremmo esserci quasi!” tossicchio per l’eccesso di polvere.

“Speriamo” commenta esausta Martirio, scostandosi con una mano i capelli dalla fronte. Per poco ha rischiando di perdere il controllo dell’aspirapolvere, che – se non fosse intervenuta in suo aiuto Corazòn – l’avrebbe risucchiata in un attimo.

“Eeeeeeeee…finito!” esclamo, asciugandomi il sudore della fronte.

Che faticaccia.

L’aspirapolvere di Martirio inghiotte con un ultimo sgradevole risucchio l’ultimo batuffolo di polvere.

Frementi di curiosità, e trascinandosi dietro i loro fidi strumenti anti-polvere, le due donne delle pulizie entrano nel Serraglio, stanche, ma inebriate dal piacere della scoperta.

Topher Dukes, Martirio e Corazòn: gli intrepidi esploratori che hanno portato alla luce il millenario segreto del Serraglio…

Mi sento un po’ come il primo uomo ad entrare nella tomba di Tutankhamon, o nel camerino di Nicole Kidman…

Ci ritroviamo in una stanza di dimensioni gigantesche, un interminabile corridoio illuminato appena da finestre quasi del tutto oscurate dalla polvere. Mi avvicino prudente, spiando attraverso le fessure da cui proviene la luce. Sembrano affacciarsi su un’area del parco della scuola che non credo di aver mai visto.

Il Serraglio ha un’aspetto a dir poco lugubre. Immerso nella penombra, con nuvolette di polvere che fluttuano ectoplasmatiche al minimo spostamento d’aria. L’odore è tremendo e non faccio altro che tossire.

L’ingresso è quasi del tutto sgombro: probabilmente Martirio e Corazòn hanno aspirato anche un bel po’ di animali impagliati, ma dopo qualche passo, siamo costretti tutti e tre ad abbassare le spalle, intimoriti dagli artigli sguainati di un gigantesco orso delle caverne. Il suo sguardo di vitrea minaccia e i suoi denti affilatissimi e digrignati giustificano tutte le paure di Wanessa Wefanie.

“Questo posto mette i brividi” commenta Corazòn, abbracciandosi stretta al tubo dell’aspirapolvere, in un vano tentativo di conforto.

Passiamo con cautela davanti ad un dodo, un pellicano e una tartaruga gigante delle Galapagos impagliati, poi davanti ad un’armadio pieno zeppo di serpenti (qui Martirio è scappata a gambe levate, per poi tornare indietro da noi non appena ha realizzato che sarebbe dovuta passare da sola davanti al terribile orso delle caverne), una lunga serie di scaffali pieni di pesci, meduse, stelle marine e esseri di dubbia natura galleggianti in un disgustosi liquidi gelatinosi.

Schiviamo maldestramente un pinguino reale, zigzaghiamo tra uno stormo di fenicotteri rosa e ci insinuiamo tra uno scaffale pieno di ricci di terra e un grosso tricheco.

“Ah… dimenticavo…cosa stiamo cercando?” chiede Corazòn, fissando con apprensione una pantera dall’aria estremamente viva.

“ECCOLE!” grido, dimentico dell’inquietudine di trovarsi nel più inquietante dei luoghi, a metà fra il castello de La Bella e la Bestia e l’interno di una piramide egizia.

Un unico, solitario raggio di sole fende la polvere e illumina un’enorme teca di vetro, che occupa l’intera parete finale del lungo corridoio.

“Farfalle?”

Non mi prendo la briga di rispondere.

Sono troppo impaziente di trovare quella che cerco…

Vefania Rubea…no…

Iphiclides Podalirius… no…

Papilio Glaucus

Accidenti, dov’è?!

Mi fa un po’ ribrezzo, ma cerco di toglier via un po’ di polvere dal vetro, nel tentativo di leggere meglio i nomi sulle etichette, poste sotto ogni esemplare.

Apatura iris

VEFAN…No, è Vefania Pulchra e basta.

Stibochiona Nicea

“Guarda questa, Corazòn” sento sussurrare Martirio, concitata “Questa sembra proprio la fantasia scozzese di Burberry, non trovi?”

Heliconius Sara

“Già, è incredibile” commenta Corazòn, stupefatta “Cosa c’è scritto…We, no Ve…”

Catonepheles Orites

Vefa…” balbetta Martirio, rimuovendo uno spesso strato di polvere dal vetro.

Calinaga Buddha… Buddha?

Vefania Pulcherrima, credo” conclude Martirio.

Limenitis populi

Vefania Pulcherrima hai detto?!” sbotto all’improvviso, voltandomi di scatto prima verso l’epressione ebete di Martirio e poi verso la farfalla indicata dal suo dito.

E’ grande una decina di centimetri, con una magnifica apertura. Le ali sono color sabbia chiaro e presentano delle curiose striature rosse, nere e bianche, stranamente incrociate fra loro… come nella fantasia Burberry.

Sotto lo splendido lepidottero, un’etichetta esclama, fiera: “Vefania Pulcherrima”.

Fremendo dall’emozione e dal sollievo, cerco di aprire l’anta scorrevole della teca, ma l’impresa è più difficile del previsto. Ci vuole tutto l’aiuto di Martirio e di Corazòn per riuscire a muoverla. L’anta scorre lentamente, emettendo uno stridio fastidioso. Tossiamo forte quando dalla teca si sprigiona una densa nube di polvere, ma finalmente riusciamo ad aprire l’anta quanto basta per prendere la tanto agoniata Vefania Pulcherrima. E’ senz’altro più bello ammirarla attraverso il vetro che tenerla in mano, Sembra così fragile e… friabile.

Martirio e Corazòn mi guardano come se portassi nelle mani un tesoro inestimabile.

“Non ci hai ancora detto a cosa ci serve”
“Non lo so neanch’io” ammetto, sentendomi improvvisamente un po’ stupido “Credo sia una prova di iniziazione…per entrare in un club. Conoscete il M.C.?”
Le due si scambiano un’occhiata perplessa.

“No, non credo di averne mai sentito parlare…Tu, Corazòn?”

La donna scuote con vigore la testa.

Faccio spallucce e, non avendo altre idee, continuo a guardare le mie due compagnie di esplorazioni.

Una volta trovata la Vefania mi sarei aspettato che sarebbe successo qualcosa.

Magari Nikki e Ashley che spuntano fuori dall’orso delle caverne impagliato, gridando “SORPRESA! Benvenuto nel M.C…”qualunque cosa sia il M.C.

Maniaci Compulsivi? Modaioli Collegiali? Monaci Cantonesi?

E invece niente… Nessuna sorpresa. E adesso che faccio?

Gli occhi delle mie due amiche sono privi di qualsiasi espressione, o tanto meno di qualsiasi idea geniale. Ora che ci penso potrei anche confonderle con uno degli animali impagliati, se solo non respirassero.

Improvvisamente Martirio sembra riattivarsi dal suo stato di stend-by mentale.

“Hey, un momento! Guardate…” strepita lei, indicando compulsivamente il posto vuoto lasciato dalla Vefania Pulcherrima “C’è qualcos’altro scritto su quell’etichetta…”

Io e Corazòn ci avviciniamo alla teca così in fretta da frantumarci il cranio a vicenda. Sotto la definizione di “Vefania Pulcherrima”, sembra esserci scritto qualcos’altro, in una grafia piuttosto minuta.

“Ahi!... C’è scritto… Se stai leggendo questo biglietto…”

Se stai leggendo questo biglietto, vuol dire che sei arrivato alla fine della tua prova oppure che sei un animale impagliato dotato di intelligenza sorprendente e miracolosamente sopravvissuto all’imbalsamazione. La prima delle due ipotesi è quella più probabile, perciò se stai leggendo questo biglietto ne deduco che hai superato la prova e hai trovato la Vefania Pulcherrima.

Congratulazioni!

Ti manca solo un ultimo passo per entrare nel gruppo… Trovarci. Il tempo scorre in fretta, e noi ti aspettiamo dove solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di entrare. Non dimenticare di portare la Vefania Pulcherrima come prova.

M.C.
Kallistoi kai aristoi

P.S. Nel folto della giungla possono essere celate splendide orchidee, sotto un tetto di paglia un futuro monarca.



“Martirio… Corazòn…” balbetto, al culmine dell’emozione, afferrando le loro mani sudaticce e tremanti “Non finirò mai di ringraziarvi per il vostro preziosissimo aiuto”

“Oh,be’…” esala Martirio, colta di sorpresa.

Sono lacrime quelle che vedo scendere dai loro occhi?

“Senza di voi non ce l’avrei mai fatta”

“Oh,bè…” balbetta Corazòn. Evidentemente non riescono a dire altro.

Dopo pochi secondi me le ritrovo avvinghiate, mentre piangono come disperate.

“Noi…s-siamo f-fiere di averti… a-accompagnato in questa mis-sione…c-così importanteeeeeeeee!” singhiozza Martirio, con Corazòn che le fa eco, mentre – senza alcun freno – si soffia il naso sulla mia giacca.

“Chiederò al Preside di farvi dare un aumento. Siete le donne delle pulizie più eroiche che abbia mai conosciuto” balbetto, guardando con apprensione l’orologio “Ora devo scappa…”

Prima ancora di terminare la frase, eccomi lì che corro come un dannato per tutto il corridoio degli orrori. Spicco un balzo per evitare un gigantesco armadillo, schizzo oltre una coppia di gnu e scivolo sotto le zampe di un elefante indiano (non posso crederci che ce ne sia uno impagliato, in una scuola). Corro a velocità supersonica, all’ombra di una gigantesca orca assassina appesa al soffitto. Oltrepasso il più velocemente possibile l’orso delle caverne, per poi ritrovarmi finalmente nella rinfrancante pulizia e luminosità della toilette dei ragazzi à la page.

La Vefania è ancora perfettamente intatta malgrado la fuga rocambolesca.

Sono distrutto.

Sono un fascio di nervi.

Sono mentalmente instabile.

Ma non ho tempo di riposarmi su uno degli invitanti divani blu scuro della toilette o di volare a Boston per una seduta psichiatrica con la professoressa Dingles.

Più in fretta che posso mi lascio alle spalle il luccicore marmoreo della stanza, per tuffarmi a rotta di collo per il corridoio del secondo piano.

Davanti alla porta dell’ UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 23.56 (- 4 minuti alla mezzanotte)

Sono riuscito a frenare giusto in tempo… c’è mancato poco che non mi schiantassi contro la porta intarsiata dell’Ufficio del Preside. Questi pavimenti cerati saranno anche utili per sfrecciare a velocità spericolata per i corridoi, ma non sono molto pratici con le frenate brusche.

Mi sento ribollire come una pentola a pressione.

Cerco disperatamente di ravviarmi un po’ i capelli, di spazzare via qualche residuo di polvere dai vestiti, che cerco di stirare per quanto mi è possibile con le mani grondanti di sudore.

Eccomi qui. Alla fine dei giochi.

O forse all’inizio?
Non posso crederci… Farò parte anch’io del Club. Perché sicuramente si tratta di un Club.

Manca pochissimo alla mezzanotte. Si può sapere cosa diavolo aspetto?

Oh, accidenti… devo assolutamente superare la mia fobia delle porte sul vuoto.

Ma poi…sono davvero così sicuro che gli autori del biglietto siano proprio nell’Ufficio del Preside?

Io penso di sì. Dopotutto il mio ragionamento è perfettamente logico. Nessuna falla.

“Dove solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di entrare”

Questo è l’Ufficio del Preside: è lui che comanda qui. Chi trasgredisce… Be’, se ne hai combinata una grossa finisci dritto nell’Ufficio del Preside ed io, Anonymous, Gunther e Rowland ne sappiamo qualcosa…

No, pensare al Club degli Sacchi non mi fa sentire meglio…

Dicevo… dev’essere per forza questo il posto giusto.

Poi, ricordo benissimo di aver visto Nikki ed Ashley vagare per il parco in piena notte con Herman, Mia e Gloria un po’ di tempo fa… e tutti insieme sono entrati nell’Edificio Principale. Ho passato quasi un’intera nottata a cercare di capire per quale motivo una delle finestre fosse illuminata a quell’ora…

Sì, qualcunque tipo di incontri notturni avvengano nella scuola, qualunque tipo di organizzazione sia M.C., è qui che parte tutto. Nell’ufficio del Preside.

E il preside Canfield? Complice? Corrotto? All’oscuro di tutto?

Oh, cielo, ma a cosa serve fare tutte queste congetture? Mi basta aprire la porta ed ogni mia domanda troverà una risposta.

Lo so. Non sono mai stato così sicuro come stanotte.

Accosto l’orecchio alla porta massiccia.

Silenzio di tomba.

Brutto segno.

E se fosse uno scherzo balordo?

D’accordo, adesso apro, ho perso fin troppo tempo prezioso.

Piego lentamente la pesante maniglia d’ottone.

La porta si schiude appena e un fiotto di luce dorata mi investe, accecante.

“SORPRESA!”



Ciao ragazazzeeeeee/i T_____T

Non sapete quanto mi dispiace di essere mancato così tanto e di non aver potuto aggiornare prima, ma - a costo di sembrarvi ripetitivo - il tempo non mi aiuta per niente! E infatti oggi non posso neanche ringraziarvi e rispondervi personalmente, perchè purtroppo , ripeto, il tempo è tiranno. Mi addolora molto, ma sappiate che vi ringrazio tantissimo, sento di voler bene a ciascuno di voi e non potrò mai celebrarvi abbastanza per il supporto che mi date! Vi mando un enorme abbraccio asfissiante, anche alle/ai nuove/i recensioniste/i, alle/ai lettrici/lettori silenziose/i e ai miei corregionali >____<

Grazie grazie grazie e grazie grazie - e ancora scusate se non posso rispondervi persona per persona - a Namida,Black Lolita,Selene_Malfoy,Karrina (Ops...Ashely è biondo :p), DJKIKA,HW,suzaku,athenachan,Haru28,AoI,animablu,jashder,emerald_01,babyjenks e ragazzasilenziosa...

Al prossimo capitolo, che Dio ce la scampi. Un capitolo, come intuirete, à la page.

Le curiosità prive di interesse

x Qualcuno mi ha chiesto com'è nato il personaggio di Ophelia Minch. E' nata da sola, durante una lezione di letteratura inglese. E' letteralmente uscita da sola dalla mia penna. Mi è successo lo stesso anche per la Meringue di Venus as a boy.

x Non so con precisione quanti capitoli conterà Mocassini Club. Una cosa è certa: sarà MOLTO più lungo di Venus as a boy. Molto. Ce n'è da raccontare.


x Una mia amica di infanzia aveva un orsetto giallo di nome Popo. "Popo" è anche il nome generico che io e i miei amici diamo ad una serie di pupazzi morbidosi. E' usanza chiamare il proprio pupazzo con la sillaba finale del nome del/lla ragazzo/a che ci piace ripetuto due volte. Io ho un maialino rosa che un tempo avevo chiamato Nana (quando ero innamorato di una certa Simona...sì, ero persino capace di innamorarmi di una ragazza), ma ormai è un bel po' che è stato ribattezzato Fior di Prosciutto. Me l'ha regalato la mia migliore amica.


x In in crociera ho avuto modo di assaggiare il caviale e di provare la iacuzzi. Il caviale fa schifo, la iacuzzi è una favola.


x I quattro capitoli che precedono "Titani alla toilette" hanno per titolo parole straniere, appartenenti alle quattro lingue che studio/ho studiato: "A' la page" è francese, "Harlequin" inglese, "Pathos" è greco, "Vefania pulcherrima" è latino. Vi assicuro che è stata una scelta del tutto casuale...strano però.

Nuova pagina 2

Capitolo Dieci

Diario di una Preside

S

TANZA 026, EDIFICIO B – Venerdì mattina, ore 09.00 (- 14 ore alla mezzanotte)

Ecco cosa significa il senso di colpa: passare la notte in bianco. Non sono riuscito a chiudere occhio per quasi tutta la notte e proprio nel momento in cui mi stavo abbandonato ad un sonno agitato e violento, il suono della sveglia mi ha bruscamente spintonato dritto nella realtà. Quindi mi sono imposto di rialzarmi dal letto, con un dolore lancinante alla testa. Non so se per i troppi drink di ieri in mensa con Nikki e gli altri ragazzi à la page, o se per il pensiero dei baci di Ashley, o se per il sonno mancato, o per il senso di colpa, o per tutte quante queste ipotesi.

“Sei proprio sicuro di voler saltare la colazione?” mi chiede Rowland, un po’ titubante, sul ciglio della porta, mezz’ora dopo il mio splendido risveglio da principessa Disney (con gli uccellini e i topolini che mi aiutano a lavarmi, a vestirmi e a farmi la manicure).

“Non ho molta fame, davvero, grazie” rispondo frettolosamente, senza trovare il coraggio di guardarlo. La verità è che mi sento ancora un macigno di proporzioni gigantesche sullo stomaco. Non riesco ancora a credere di aver sbottato a quel modo ieri. E’ come se per un attimo un essere demoniaco mi avesse posseduto.

Accidenti, non mi riconosco più. Mi chiedo dove sia finita la mia proverbiale pacatezza.
D’accordo, Gunther, Rowland e Anonymous saranno stati anche un po’ invadenti a farmi tutte quelle domande, ieri, ma forse ho esagerato a reagire a quel modo.

“Come preferisci”

Apro la bocca per dire qualcosa, ma vedo subito i miei compagni di stanza uscire e richiudersi la porta alle spalle. Mi sento improvvisamente solo, abbandonato e incredibilmente cattivo.

Oltre che indicibilmente stupido, così impalato nel bel mezzo della stanza, con in mano il mocassino orfano che ho appena ripescato dalla sua scatola. Siamo soli tutti e due. Lui senza la scarpa destra e io senza tre delle persone a cui tengo di più.

Che scenetta patetica.

Trova la Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.

M.C.

Kallistoi kai aristoi

P.S. Chi va per primo segna il cammino, coloro che seguono lo percorrono

Ecco, come se non avessi già abbastanza problemi: adesso ho anche tra le mani una specie di enigma alla Codice da Vinci e non ho assolutamente idea di come fare a risolverlo. E’ ho tempo fino a mezzanotte!

Sarà meglio che mi concentri, altrimenti rischierei seriamente di autoflagellarmi in stile monaco albino dell’Opus Dei (fisico da urlo) per il modo a dir poco disumano con cui ho trattato Anonymous e gli altri. Potranno mai perdonarmi?

Okay…

Non ci pensare…

Non ci pensare…

Sopprimi il senso di colpa…

Pensa al biglietto…

Pensa al “M.C.”

(Sopprimi le immagini di nudo di Silas che si autoflagella)

Penso al biglietto…

Pensa alla Vefania Pulcherrima

Pensa a “M.C.”…

Ma che diavolo sarà mai la Vefania Pulcherrima?

Ha un suono vagamente scientifico. Sembra quasi quello di una pianta

Vorrei fare delle ricerche… ma come?!

Accidenti!

Ma che scherzo è mai questo?!

Ashley e Nikki sono coinvolti. E’ evidente.

I mocassini… i bigliettini marchiati ‘M.C.’…il proverbio quasi sicuramente cinese nel post scriptum… tutto sembra portare a quei due.

Sembra quasi si tratti di un’organizzazione criminale. Ho la sensazione di dover superare una prova iniziatica… spero solo che non sia una setta satanica e io la vittima da immolare.

Ora sì che mi spavento da solo. Sono ancora più indeciso se rimanere qui ad auto-frustarmi per le mie colpe, o uscire da questa stanza per indagare su quella che è probabilmente una confraternita con il gusto del macabro…

Okay, adesso devo piantarla con i vaniloqui. Non posso continuare a sentirmi in colpa per Gunther, Rowland e Anonymous.

Chiarirò con loro.

Parleremo e sistemeremo tutto. Devo pensare positivo.

E sicuramente ‘M.C.’, qualunque cosa sia, non è una setta satanica. Non riesco proprio ad immaginarmeli, Nikki e ad Ashley, che organizzano una messa nera. Una festa super-glamour tutti in nero sì, ma una messa nera proprio no.

Certo che sto davvero morendo di curiosità!

Cielo… curiosità, senso di colpa, ansia, sonno… quante emozioni premono dentro di me! Mi sento scoppiare.

Okay…una cosa per volta. Guther, Rowland e Anonymous ora sono in mensa per la colazione, il che significa che torneranno tra almeno tre ore abbondanti (secondo le esigenze metaboliche di Anonymous), quindi ci vuole ancora un po’ di tempo prima che noi quattro possiamo parlare del piccolo diverbio di ieri sera.

Non mi resta che indagare su ‘M.C.’, quindi…

Lampadina che si accende: il computer di Anonymous!
Insomma, non credo gli dispiacerà troppo se lo uso per fare qualche ricerca.

Mi affretto a prendere il computer portatile, prima che il senso di colpa mi induca a rimetterlo a posto sulla sua scrivania.

Premo il tasto di accensione, quasi tremando, in preda all’ansia.

M.C…Vefania Pulcherrima… tutti questi misteri mi affascinano e mi inquietano al contempo…e forse stanno per essere svelati…

Inserire password di accesso:_

Nooo! Anonymous, come puoi farmi questo?!

Eppure dovevo immaginarlo… Anonymous ci tiene alla sua privacy, la sua però.

Inserire password di accesso:********_

Proviamo con la sua data di nascita. A volte le cose più banali sono anche le meno scontate (ho come l’impressione che questa frase non abbia senso).

Password errata! 2 tentativi rimanenti di 3_

Okay, sarà meglio che mi fermi qui. Non vorrei far esplodere il computer e mettermi nei guai, almeno non più di quanto già lo sia.

Richiudo il PC, scoraggiato e sbuffante.

E adesso come faccio con le mie ricerche alla Robert Langdon?

Be’, forse mi sento più vicino a Miss Marple.

Oh, Miss Marple… Oh, Jessica Fletcher, io vi invoco! Aiutatemi a svelare questi misteri… Sharlock, se ci sei, batti un colpo!

D’accordo, fine seduta spiritica.

Penso che dovrò cavarmela da solo.

Come posso fare? Come posso fare? Come posso fare?!

Lampadina che si accende: il giornale!

Potrei intrufolarmi nella redazione dell’Highlights e usare il mio computer personale per fare qualche indagine in rete.

Questo presuppone che esca dalla mia stanza. Proprio quello che non volevo fare.

Avrò un aspetto orribile, insonne come sono.

Okay…i miei prossimi obbiettivi della giornata:

Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè doppia o, in alternativa, un areosol di caffeina;

Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e scoprire cos’è il M.C.;

Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza;

Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’.

Ora devo solo aprire la porta, uscire dalla stanza, vagare per il corridoio finchè qualche buon essere umano caritatevole non mi inietti caffeina nelle vene e poi correre in redazione a fare le mie ricerche. E devo anche darmi una mossa. Sono già le nove e ho solo mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni.

Nikki, tanto per la cronaca, non si è fatta sentire. Ho provato a chiamarla centinaia di volte e non risponde. Come se non fossi già abbastanza sicuro del fatto che lei è coinvolta in tutta questa storia.

Forse teme che cerchi di estorcerle informazioni.

Trova la Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.

Sbaglio o sto perdendo tempo?

In pochi secondi mi fiondo più veloce della luce fuori in corridoio, scendo per la scalinata interminabile a dieci gradini alla volta, e solo quando mi ritrovo con i piedi nell’erba umida di rugiada mi rendo conto che ho ancora i pantaloni del pigiama e le pantofole.

Corsa disperata in camera. Piccola indecisione sulla camicia. Di filato fuori dalla stanza e di nuovo nella frescura mattutina dei giardini della scuola.

Mi aggiro con passo felpato sull’erba, finchè mi intrufolo , mimetizzato tra la folla, nell’Edificio principale della scuola. Ecco il corridoio del secondo piano… Sono pronto a raggiungere la redazione del giornale, pronto ad accedere al mio computer, pronto per arrivare insieme a Google…alla Conoscenza!

CORRIDOIO DEL SECONDO PIANO, EDIFICIO A – Venerdì mattina, ore 09.20 (- 14 ore e 80 minuti alla mezzanotte)

Hey,ma quello è…

Ashley!

Che esce dalla toilette à la page dei maschi…

Oddio, è adesso che faccio?

Dovrei chiamarlo?

Insomma, non sono neanche più sicuro di che cosa siamo.

Quello che è successo ieri significa che stiamo insieme?

E poi non riesco a smettere di sorridere come un’idiota.

Ma come faccio a non sorridere senza pensare a quello che è successo con Ashley?

La mia mente torna nell’acqua ribollente della iacuzzi, con Ashley a pochi centimentri da me… cinque centimetri… quattro… tre… due… uno… pronti al lancio del missile Topher!
“Ashley?” borbotto timidamente, mentre Ashley – che evidentemente non mi ha visto – volta l’angolo.

“Ashley!” oso alzare un po’ la voce (temo che fosse impossibile sentirmi prima).

“Topher!” esclama lui, sorpreso, bloccandosi di colpo.

“Ciao”

“Ciao” risponde lui, illuminandosi e venendomi incontro.

“Dove…vai?” domando, senza osare guardarlo in faccia, ma accontentandomi di fissare le sue scarpe: dei mocassini. Come pensavo.
“Non ci crederai, ma vado a lezione” risponde lui, in tono divertito.

Sorrido debolmente, gli occhi rivolti sempre ai suoi mocassini.

“Non mi degni neanche di uno sguardo?” soggiunge lui, dolcemente.

Mi esibisco in una risatina nervosa e alzo la testa. Sento degli scricchiolii all’altezza del collo. Stare con Ashley mi intimidisce così tanto da rendermi aggraziato ed elastico come una spranga di ferro.

E pensare che ieri ero così rilassato con lui… nella iacuzzi… una vola rotto il ghiaccio.

“Volevo chiederti… cosa… cos’è questa storia della Vefania Pulcherrima” esordisco, guardandolo dritto solo per pochi secondi.

Mi accorgo con la coda degli occhi che continua a sorridere.

Vefa…cosa? Suona come qualcosa di biologico, è una ricerca?… Vorrei aiutarti, Toph, ma non è che sia proprio quel che si dice, un tipo studioso”

Rimango in silenzio, poi, mi faccio coraggio e alzo di nuovo lo sguardo. Gli occhi al caramello di Ashley non mentono: sa perfettamente di cosa sto parlando. Ma è evidente che non vuole o non può dirmi niente.

“Sei proprio sicuro che non sai nulla di questa Vefania Pulcherrima? Né della sigla ‘M.C.’?”
“Davvero Topher, non capisco proprio di cosa tu stia parlando”

Okay, Nikki ed Ashley hanno proprio voglia di vedermi sudare in questa assurda caccia al tesoro.

E allora non mi resta altro che giocare.
“Sei sicuro di stare bene, Toph?” si interessa subito lui, approfittandone anche per cambiare argomento “mi sembri un po’ sconvolto” aggiunge, aggrottando la fronte.

“No,sto bene,davvero, è solo che non ho dormito granchè e vorrei tanto un caffè ristretto”
“Be’, guarda caso…” e tira fuori un sacchetto Starbuck’s che, a giudicare dal profumo, contiene sicuramente un cappuccino e un danese.

“O se preferisci, posso chiedere a Baptiste di prepararti un Bloody Mary. Ricordi il mio maggiordomo? Alto, grosso, tipo gorilla?”

D’accordo, Ashley, non vuoi riverlarmi il segreto della Vefania Pulcherrima.

Ma sei così gentile a preoccuparti per me, che non posso non perdonarti.

“Grazie, il cappuccino e il danese sono perfetti, non devi scomodare il tuo maggiordomo” ringrazio, sentendomi di nuovo tremare le ginocchia. Stare con Ashley è come rimanere a perennemente a testa in giù. Guance arrossate e sangue al cervello.

“Ora vado” dice Ashley, continuando a sorridermi.

No, ti prego… non te ne andare…

Adoro quando mi sfiora i fianchi: sembra che una forza invisibile mi leghi intorno alla vita e poi mi tiri verso di lui…

“Ma non prima di averti salutato…”
No…

Le sue labbra sulle mie sono ben più eccitanti e meno soporifere di qualsiasi danese o cappuccino Starbuck’s. Rispondo al bacio timidamente, fino a poi posare la mano sulla sua guancia così liscia. Sto per affondare le dita frai suoi capelli dorati, quando lui si allontana delicatamente, mi sfiora ancora con le labbra e mi sorride, per poi voltarsi e dirigersi a passo sicuro lungo il corridoio.

Io,invece, avverto una leggera insensibilità…vediamo… in tutto il corpo?

Lo guardo sparire dietro l’angolo e mi sembra di dimenticare ogni cosa…

Ashley sembra lasciare dietro di sé una scia luminosa. Solo ora, vedendolo, brillante come un raggio di sole, mi rendo conto che è iniziato un nuovo giorno.

E per quanto problematico, finchè esiste potrà sempre essere il giorno più perfetto e incredibile della mia vita…

Si capisce che sono letteralmente in brodo di giuggiole?

“Sbaglio o quello che ti ha baciato non era una ragazza?”

Mi volto così di scatto, che per poco non mi decapitavo.

E lui da dove sbuca?

“Ciao” mi affretto a dire, colto alla sprovvista.

E’ Bennett Brown. Il ragazzo accanito fumatore della Saletta Pantaloon. Nonché il pianista dell’orchestra della scuola. Nonché amico di Ophelia Minch.

“Be’, no, in effetti non era una ragazza” rispondo, sentendomi arrossire.

Bennett mi guarda con aria diavolesca.

“Ah, non preoccuparti… non ti giudico. Se piace a te…”

Ecco,appunto. Mi piace.

“E’ solo che fa sempre un certo effetto vedere due ragazzi che si baciano”
Non so se dovrei offendermi oppure no. Bennett non sembra voler essere offensivo, perciò…credo non mi offenderò.

“Non voglio offenderti, davvero… era solo per parlare” chiarisce subito lui, come se avesse immediatamente interpretato i miei pensieri.

“Non sono offeso, non preoccuparti”

“Allora, che fai?”

Inesorabile arriva il suono della campanella d’inizio delle lezioni.

Dovrò rinunciare alle mie ricerche mattutine,allora…

Questo significa dovrò rimandare le mie ricerche… a… questo pomeriggio. Possibile che le lezioni debbano durare così tanto?

“Volevo andare in redazione per qualche ricerca, ma… ormai è troppo tardi” commento, rassegnato “ho già saltato troppe ore del professor Clyde”
“Ah, be’, allora andiamo insieme”
“Perché, segui i miei stessi corsi?”
“Sì,certo”

Ehm… strano. O Bennett Brown possiede il singolare dono di rendersi invisibile, o Topher Dukes possiede il singolare dono di essere talmente rimbambito dal non vederlo.

“Oh,sì, certamente… che stupido. Per un attimo mi ero quasi dimenticato che sei del mio stesso anno. Ti facevo di un anno più grande”
Bennett sorride accondiscendente.

Dio, secondo me ha capito perfettamente che non mi sono mai accorto di lui, durante le lezioni.

“Allora andiamo,no? Ci aspetta un’altra entusiasmante lezione di algebra! Certo…non entusiasmante come un focoso bacio…”

“Dai, ci stai ancora pensando?!” sbotto, con voce troppo acuta, non sapendo se ridere o cacciare la testa nel maglione dall’imbarazzo.

“Ma… state insieme? Voglio dire…funziona così anche per voi?”

“Cosa?”

“Dico, è il tuo ragazzo, Ashley?”
“Credo di sì”

Spero di sì.

AULA DI STORIA MODERNA, EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.15 (- 7 ore e 85 minuti alla mezzanotte)

D’accordo, oggi non mi sono svegliato con il sorriso sulle labbra (ammesso che qualcuno, escluse le principesse Disney, possano svegliarsi sorridendo), ma non mi aspettavo che questa giornata dovesse essere schifosa.

Anzi, così schifosa.

Il cappuccino e il ricordo sfavillante di Ashley hanno mantenuto il loro potere ridestante per gran parte delle lezioni. Sono riuscito a cavarmela incolume nell’ora di Letteratura, riuscendo comunque a prendere appunti, ho retto alla complicatissima lezione di Matematica di Clyde, sono sopravvissuto agli esercizi di Chimica tra un colpo di sonno e l’altro, e ho guadagnato una bella A + durante l’interrogazione di Biologia, interrotta per pochi minuti da un momentaneo mio appisolamento (il professore ha pensato che fossi incredibilmente concentrato). Fin qui può andare… se non fosse che ho dormito per tutta la pausa pranzo, nell’Aula di Biologia! Avevo intenzione di riuscire finalmente a sgattaiolare nella redazione dell’Highlights e cercare di cavare qualcosa sulla Vefania Pulcherrima, durante la pausa pranzo!

E invece no, ho fatto sogni tranquilli con la testa arenata a pagina 49 del libro di Biologia, tanto che sarei ancora in grado di dire perfettamente cosa c’è scritto, visto che le parole mi si sono praticamente impresse sulla guancia.

Tra l’ora di Storia dell’Arte e quella di Storia Moderna, almeno, ho avuto cinque minuti per setacciare il suddetto libro di Biologia e controllare… Niente Vefania Pulcherrima. Non è riportata nessuna pianta con quel nome, né tanto meno animale. Ho persino controllato il capitolo dedicato ai protozoi, così ,tanto per scrupolo, ma niente, nada, rien, nichts, niets, τίποτα. Sono riuscito solo ad ampliare notevolmente il mio bagaglio culturale su tutta una serie di animaletti monocellulari e brulicanti e a scoprire in quante lingue so dire la parola ‘niente’. Ora, fiero delle mie conoscenze microbiologiche e più consapevole del mio poliglottismo, continuo a non sapere un tubo della Vefania Pulcherrima, del M.C. e del mistero del mocassino orbo.

Naturalmente Nikki si è fatta notare per la sua assenza nelle ore di Letteratura e di Matematica. Ora che ci penso doveva avermi accennato ieri di una certa parta partita di pallanuoto, perciò suppongo che starà provando i suoi passi da cheer-leader in palestra. Ancora non riesco a spiegarmi la presenza di cheer-leader per la pallanuoto…

D’accordo, sto perdendo davvero troppo tempo. Le lezioni finalmente sono terminate…

Manca poco meno di otto ore alla mezzanotte e non so che pesci prendere. Sento che sto per lasciarmi prendere da un ex-cursus ittiologico… No, devo resistere… devo smetterla di usare modi di dire, mi portano inevitabilmente a parlare d’altro. Cosa devo fare?

Do un’occhiata al mio magico taccuino.

Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè con doppia caffeina (fatto, grazie ad Ashley… ho gli occhi a cuoricino solo a pensare a quanto è premuroso. E non siamo ancora neanche ufficialmente insieme… cosa dovrò aspettarmi in futuro? Basta castelli in aria, Topher… E basta con i modi dire. Sai che sei facile alla digressione…)

Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e scoprire cos’è il M.C.

Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza

Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’. (Okay, questa non era proprio una priorità, ma, sapete com’è, l’ortografia è importante! Come pretendo di mettere ordine nella mia vita se non sono neanche sicuro di scrivere correttamente i miei appunti? Ho controllato, comunque: ‘obbiettivi’ con due ‘b’ è accettabile quanto ‘obiettivi’ con una sola misera ‘b’).

Quindi mancano gli O(b)biettivi numero 2 e 3. Okay. Allora, devo correre in redazione! Verso l’infinito e oltreeeeeeeeee…

REDAZIONE DELL’HIGHLIGHTS, EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.20 (- 7 ore e 80 minuti alla mezzanotte)

Okay, mettiamo in chiaro una cosa, mio bel computerino.

Ho bisogno di fare delle ricerche.

So che sei soggetti a sbalzi di corrente, riavii spontanei, improvvisi e inspiegabili disguidi tecnici e tutta una serie di rumorini strani e sinistri. Perciò se io mi comporto bene con te, tu ti comporti bene con me.

Quindi… vuoi aiutarmi?
Sei fermamente convinto di voler essere al mio fianco, quando finalmente oggi scoprirò i misteri che hanno sempre ottenebrato la coscienza dell’uomo fin dalla notte dei tempi? (dire ‘i misteri che ottenebrano la mente di un ragazzino americano gay fin dalle nove di questa mattina’ non suona molto solenne. Ci vuole più pathos, no? Ophelia Minch docet).

Allora… facciamo quattro salti nella rete.

E questo cos’è? WorldWideWefanie.net… il sito ufficiale della scuola. Molto pattriottico impostarlo come hompage. Pensare che non avevo idea che la scuola avesse un sito web. Riflettendoci meglio, però, avrei dovuto immaginarlo. Il fondo cassa della scuola farebbe invidia ad una banca svizzera! Pagare un milione di dollari per un sito ultra tecnologico ed interattivo mi sembra il minimo.

Hey,aspetta un attimo…

Wefanie.

Vefania.

Wefanie.

Vefania.

Wefanie.

Vefania.

Wefania.

Vefanie.

Okay,ora mi sto imbrogliando.

Wefanie… Vefania

Le due parole sembrano avere una certa affinità linguistica.

Stessa radice indo-europea?

Oserei dire che ‘Vefania’ sia la versione latinizzata di ‘Wefanie’.

Quindi la Vefania Pulcherrima, qualunque cosa sia, ha a che fare con la scuola.

D’accordo.

Forse mi conviene proprio dare un’occhiata a questo sito… potrei trovare qualcosa, perché no?

Wefanie e Vefania… avanti, è così evidente! Come ho fatto a non pensarci prima?!
No, ho un disperato bisogno di dormire… mai più trascorrere una notte in bianco come questa. Rimango inebetito per tutta la giornata, accidenti!
Allora… non deconcentriamoci. Ho già fin poca concentrazione a disposizione oggi, perciò credo che sfruttare ogni minuto quel briciolo di materia grigia che mi è rimasto sia la cosa più opportuna da fare.

Allora, vediamo un po’ cosa c’è un questo sito…

Homepage… Iscrizioni… Belle Arti… Preside… Amministrazione… Alunni celebri… Okay, niente che penso possa servire. C’è una sezione dedicata agli studenti. Vediamo un po’…

Sondaggio:
Vota la tua cheer-leader preferita!

  1. Nicole ‘Nikki’ Hortense.

16 anni, cheer-leader capo, ama praticare il kung-fu, vestire Chanel e prendere il sole a Capri. Il suo idolo? Chantal Betterton, la leggendaria cheer-leader ora richiestissima top-model. Ha sfilato per Chanel e Prada.

b. Angelica Vaughan.

16 anni, vice cheer-leader capo, figlia dell’attuale Segretario di Difesa degli Stati Uniti, ama organizzare feste e ricevimenti. Adora il cioccolato 100% fondente, solo quello svizzero. Anche lei ha sfilato per Chanel e Prada.

  1. Mia Mahoney.

16 anni, ama mangiare giapponese, Ipnotic Poison di Dior e sciare a Saint Moriz. Ha sfilato per Valentino e Versace.

  1. Gloria Garofalo.

16 anni, ama il pilates, le danze caraibiche e ha sfilato anche lei per Valentino e Versace.

  1. Patricia Fulton

15 anni, ama il tennis, il wind-serf ed è imparentata con la famiglia Hilton.

  1. Edith Endicott

16 anni, ha esordito a soli 6 anni prestando il suo volto per una nota marca di cereali poveri di grassi, ama i cocktail alla frutta e ha un debole per gli sportivi.

Sondaggio molto interessante,che merita una riflessione più profonda, onde evitare una votazione affrettata.

Ah, guarda, c’è la possibilità anche di votare il tuo giocatore di pallanuoto preferito.

Sì, lo farò al più presto.

Vediamo, cos’altro c’è… La Posta del Cuore, WefanieTube, Glitterati (sembrerebbe una rubrica di moda, sponsorizzata dall’omonimo centro commerciale), Guestbook, Blog degli studenti… con tanto di pop up:
“Creare un tuo blog è facile! Potrai condividere i tuoi pensieri, la tua musica, le tue foto… naturalmente solo con chi vuoi tu. Ti basta solo un nickname, una password personale ed una password d’accesso per i visistatori. Cosa aspetti? Fai sentire la tua voce! I blog più cliccati:
«.¸¸.¤°´¯`*Diario di una Reginetta” di Nikki Hortense e $ Betterton is Better $” di Ashley Betterton…”

Sono proprio curioso di sapere cosa scrivono Nikki ed Ashley sui loro blog

Anche se, il pop up parla di password d’accesso per i visitatori…

Ahahahahahaha…

Magari posso riuscire a scoprire la password del blog di Ashley!

Ho bisogno di sapere il più possibile di lui!

Magari ha scritto di me...

Non mi intendo molto di questo genere di cose, ma per me blog significa solo una cosa: foto! Foto, foto e ancora foto del mio amato Ashley da poter scaricare, stampare, osannare, venerare, riempirci intere pareti in stile maniaco sessuale…

Un sogno che diventà realtà!

Solo che prima dovrei trovare la password giusta…

Inserire password di accesso visitatori: *****_


“Caaa…rta… di… cre…di…t-“

“Christopher Dukes, mi fa piacere che tu sia così solerte col tuo lavoro. Bravo, Dukes, non ti si potrebbe certo definire un infingardo”.

Solerte è qualcuno che si impegna nel suo lavoro. Infingardo l’esatto contrario.

Meschino chi sorprende alle spalle. Invadente chi spia il lavoro altrui.

Questi ultimi due aggettivi guarda caso rispecchiano benissimi la persona che mi sta dietro le spalle: Barnabas Babcock.

“Ciao, Barnabas. Scusami, ma devo fare delle ricerche importanti, se non ti dispiace”

“Oh, mi dolgo eccome…ehm… Topher” risponde prontamente lui, ponendo un accento alquanto sgradevole sul mio nome, senza contare che io ho usato il verbo ‘dispiacere’ non ‘dolere’ “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questo tuo impellente screening, ma è d’uopo che tu faccia da interino per il curatore della rubrica sportiva”
Non preoccupatevi: vi traduco quello che ha detto:

“Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua impellente ricerca, ma occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della rubrica sportiv…”
Cosa?

Rubrica sportiva…

Io?

Sostituto del curatore delle rubrica sportiva…?

Devo aver tradotto male.

Riproviamo: “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua impellente ricerca, ma occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della rubrica sportiv…”

Non è possibile!

Alzo lo sguardo dalla mia tastiera, ma ora preferirei non averlo fatto. Barnabas Babcock sembra pervaso da un’aura di terminologia aulica frammista a malvagità.

I suoi occhi ocra sembrano voler schizzare dall’orbite, dal sommo piacere di vedermi annaspare.

“Rubrica sportiva hai detto?”
“Proprio così, Dukes. Oggi c’è l’agone di polo d’acqua della stagione, Dukes. Wefanie White Whales versus Orchard Orcas. Mi aspetto di vederti in prima fila, Dukes, pronto a glossare su ogni azione dell’emulazione - perdona l’omoteleuto. Voglio il pezzo sulla mia scrivania entro stasera”

La terribile traduzione è: “Poprio così,Dukes. Oggi c’è la partita di pallanuoto della stagione, Dukes. Wefanie White Whales contro Orchard Orcas. Mi aspetto di vederti in prima fila, Dukes, pronto a prendere appunti su ogni azione della partita – scusa la rima [NdT. Nella traduzione la rima non è resa]. Voglio l’articolo sulla mia scrivania entro stasera”

Perché deve ripetere sempre “Dukes”,accidenti?!

No,no,no, non posso accettare qualcosa del genere.

“Ehm… Barnabas, ma io… non ho idea di come si svolga una partita di pallanuoto,davvero e non ho idea di come si scriva un articolo sportivo. Cos’è successo a Trixie?”

“Si è fatta male giocando ad hockey. Sempre detto io che non è uno sport adatto alle donne”

Okay, penso che ignorerò questo commento maschilista.

Che essere immondo!

“Ad ogni modo io sono solo l’assistente di Ophelia… lo sport non è il mio campo.”

Barnabas mi rivolge un sorriso cattivo: “Sei l’assistente per la rubrica di teatro,no? Be’, mettiamo il caso che in teatro venga messa in scena una commedia su una partita di pallanuoto. Diresti forse ad Ophelia che non puoi occupartene, eh Dukes? In questo caso si lamenterebbe certo con me e probabilmente sarei costretto a mettere in discussione il tuo posto in redazione. Posto che può essere utile, se non fondamentale, per coltivare ambizioni giornalistiche, dopo la scuola. Perciò, Dukes, immagina la piscina come un palcoscenico e i giocatori gli attori. Lo spettacolo deve continuare, perciò… ti consiglio di farti trovare in prima fila, pronto per buttar giù il tuo articolo. Chiaro,Dukes?”

E’ incredibile come Barnabas utilizzi subito un registro verbale molto più semplice, quando si tratta di fare l’infame.

Perché è infame, questo non potete negarlo.

Mi ha praticamente minacciato di cacciarmi dalla redazione dell’Highlights compromettendo il mio futuro di giornalista…tutto per Trixie, che ha avuto la brillante idea di giocare ad hockey e per giunta di farsi male!

No, okay, mi dispiace per lei, provvederò a mandarle un biglietto di auguri di pronta guarigione e un bouquet di amarilli, ma accidenti, prima di infortunarsi avrebbe potuto aspettare! Giusto il tempo di scoprire il mistero della Vefania Pulcherrima e del M.C…

“Anzi, Dukes, ti consiglio di apprestarti il prima possibile in piscina” riprende ancora più acido il mio detestato caporedattore “I giocatori sono in posa per il servizio fotografico. Voglio che intervisti alcuni di loro prima della partita”

PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì pomeriggio, ore 17.30 (- 6 ore e 70 minuti alla mezzanotte)

Perché nelle piscine dev’essere tutto sempre così umido, caldo e chirurgicamente asettico? Mi sembra di respirare chili di acqua e cloro bollente e tutta questa umidità non fa bene alla salute,ecco. Io dalle piscine voglio stare il più lontano possibile. E poi temo che il blocchetto appunti che mi sono procurato sarà del tutto inutile, visto che la carta è già tutta umidiccia, visto anche che non so un ‘h’ di pallanuto e che Barnabas – alias Lucifero,Belzebù,Mefistofele,Satana,Miranda Prestley – mi ha praticamente costretto a scrivere una dettagliatissima cronaca della partita, e in più anche ad intervistare i giocatori, che sicuramente sfoggeranno un’intelligenza da anemone di mare. Non ho potuto neanche fare ricerche sul pallanuoto dal mio computer. Barnabas mi ha praticamente catapultato fuori dalla redazione…

Okay, Topher, calmati… Non importa se non conosci le regole del pallanuoto. Ho il sospetto che nessuno al mondo realmente le conosca. Neanche Trixie, che cura la rubrica sportiva… Sì, mi ha confessato che lo fa solo per avere un motivo per sbavare dietro ai giocatori di pallanuoto ogni venerdì pomeriggio.

Eccoli lì, a bordo vasca, tutti indaffarati per il loro servizio fotografico. Un paio di fotografi in occhiali fumé e con svolazzanti foulard scattano foto all’impazzata.

Mi avvicino, ancora restio e fortemente in imbarazzo.

I giocatori della squadra di pallanuoto: dieci bei magnifici bronzi di Riace, pettorali scolpiti dall’acqua e dal cloro, pronti per farsi fotografare. Non so fino a che punto la massa muscolare sia proporzionale alla loro massa cerebrale, ma indubbiamente sono un gran spettacolo (Trixie, ovunque tu sia, avevi ragione sui giocatori di pallanuoto, anche se non mi sarei espresso in toni così accesi come hai fatto tu. Guarisci presto!).

Dicevo?... Ecco. Un altro motivo per odiare Barnabas Babcock e lo sport in genere: Herman Northangle.

Avevo completamente rimosso che fosse il capitano della squadra di pallanuoto. Ecco anche lui, possente come un tritone e terrificante come un mostro marino. Direi che paragonarlo a Scilla in preda a dolori mestruali renda l’idea di quanto sia terrificante ai miei occhi. Anche Cariddi in piena crisi bulimica può andar bene come immagine… Che colti riferimenti omerici!

Okay, Omero a parte, Herman mi scorge fra la folla di ragazzine sovreccitate e subito i suoi occhi felini si assottigliano, assassini.

“Ma guarda chi c’è” sottolinea con voce strisciante “che fine ha fatto Tilly?” domanda lui, tra uno scatto e l’altro.

“Trixie.Fatta male.Hockey” sillabo io, telegrafico.

E’ inutile: mi odia.

Trovo difficile parlare con chi mi odia e non si sforza di nasconderlo. Cerco di non pensarci…mi limito ad ammirare il set.

Il set fotografico che hanno allestito è classicheggiante-rinascimentale, con scenari marini e suntuosi carri trainati da giganteschi delfini in marmo di Carrara. I giocatori della Wefanie White Whales sono davvero poco vestiti (il che non guasta), se escludiamo i minuscoli costumi da bagno collezionati appositamente da Dolce&Gabbana. Devo ammettere che Herman fa davvero la sua figura, nelle vesti di un abbronzato e magnifico dio marino.

“Questo pesce puzza” commenta, inasprito. Un fotografo gli ha appena piazzato fra le braccia una gigantesca conchiglia straripante di pesce, aragoste, stelle marine e un trionfo di frutti di mare, a mo’ di grande cornucopia marittima.

In più il coo-fotografo ha appena sguinzagliato sul set uno stuolo di super-modelle vestite da ninfe Oceanine, che si dispongono con sguardi languidi intorno agli statuari giocatori di pallanuoto. Per quanto sono anoressiche sembrano più uno stormo di arpie ossute e ben truccate.

“Ecco, tu, un po’ più da questa parte… Sposta il braccio, così. Sì, sì, perfetto. Vi voglio più dritti, ragazzi, cosa sono queste spalle curve? Su,avanti! Vi voglio imponenti! … Siete dei del mare, diamine! Delle star! Dei divi! Avete la vittoria in pugno. L’acqua è il vostro elemento! Su,avanti, fateci vedere! Sciogliersi, sciogliersi! Vi voglio belli, vigorosi, statuari… siete in un quadro rinascimentale!” vaneggiano i due fotografi, sballottando giocatori e modelle per tutto il set, come se fossero manichini (o meglio, sballottolano le modelle anche solo soffiandoci sopra, mentre per spostare di qualche millimetro un giocatore di pallanuoto, penso si arrenderebbe anche un montacarichi).

“Così, perfetto…” commenta il secondo fotografo, con aria estatica.

Herman rivolge sguardi infuocati agli obbiettivi, mentre il vento artificiale gli scompiglia i capelli scuri e fa svolazzare gli abiti fluttuanti delle ninfe. I due fotografi sono riusciti nel loro intento: un vero e proprio quadro rinascimentale. Il trionfo di una giovane e splendente divinità delle acque. Herman Northangle al centro, circondato dalla sua corte di ninfe e tritoni.

E sembra godersela un mondo, pavoneggiandosi e scherzando perfino con le modelle.

Improvvisamente le gigantesche carpe che fanno parte della scenografia marina sembrano chiamarmi e invitarmi a servirmi di loro per schiaffargliele dritte in faccia.

…Non so proprio a cosa siano dovuti questi scatti di violenza.

E’ solo che Herman non smette di guardarmi. Mi provoca! Mi detesta!

Se avessi avuto più testosterone nel sangue, gli avrei mollato un pugno.

Peccato che non ho ne ho anche un briciolo dello spirito da rissa di mia madre…
Bene, il servizio fotografico sembra terminato. Le modelle sono ancora riunite attorno ad Herman e ridono di gusto, probabilmente per una sua brillante battuta. Ma andiamo… avranno almeno dieci anni più di lui e ridono come delle pre-adolescenti!

Sarà meglio che mi sbrighi.

Poi finalmente potrò limitarmi a descrivere (per quanto possa riuscirci) quello che succede in acqua.

Ora però mi aspetta l’incontro ravvicinato con Herman Northangle. Guardalo come mi fissa… ma si può sapere cosa diavolo gli ho fatto?!
Non devo badarci. Non devo badarci.

Sono qui per un’intervista alla squadra di pallanuoto.

E un’intervista alla squadra di pallanuoto farò.

“Ehm…allora” comincio, timidamente.

Nessuno sembra darmi retta. Sono del tutto invisibile fra giganteschi bestioni marini e ninfe alte tre metri e mezzo.

“Scusate…”

Mi schiarisco la voce e un paio di giocatori, dall’altitudine a cui si trovano, riescono a notarmi.

“S-siete pronti per l’intervista?” balbetto, facendomi piccolo piccolo.

Okay, Topher.

E’ come in un tuffo.

Posizione.

Respirazione…

E giù in acqua…

In apnea.

“Iniziamo con… Herman Northangle” esordisco, ingarbugliandomi nel dire il suo nome.

“Comincia pure, carino. Se vuoi chiedermi il numero di telefono, mi dispiace, non è così facile averlo”

Qualche top model ridacchia, finchè la risata non si trasforma in un conato di vomito (quando impareranno che il cibo non deve necessariamente entrare e uscire dalla stessa cavità?).

No,penso che farò a meno del tuo numero di telefono, comunque,Herman.
Accenno ad una risatina fasulla. Bello,bravo e anche simpatico… dolce come panna acida.

“Allora… Herman… se dovessi paragonarti ad un animale marino…”

Cosa?

Controllo bene il mio taccuino. Possibile che sia davvero questa la domanda che devo porgli?

Okay, Barnabas mi avrà fatto anche un favore a suggerirmi le domande per l’intervista. Ma questa mi sembra abbastanza idiota per cominciare. Non credo di voler veder scritto il mio nome sotto un’intervista del genere. E per di più sul primo numero dell’anno.

“Se dovessi paragonarti ad un animale marino, quale sarebbe?” mi arrendo, ancora incredulo. Credo che Barnabas l’abbia fatto un tantino a posta. Ma forse, solo un tatino! Ma vorrei tanto sapere perché tutta questa gente mi detesta così tanto!

Herman sorride, divertito.

“Una medusa: bella e letale”

Forse dimentichi anche viscida e urticante.

Okay, la prima domanda idiota è fatta.

Ora me ne restano…vediamo. Un’altra centinaia??

Non credo di poter reggere.

“Cosa ne pensi della squadra avversaria?”

Okay, questa non sembra tanto stupida.

“Gli Orchard Orcas. Octavian ha messo su una bella squadra, ma li stracceremo” - lancia un’occhiata piuttosto eloquente a i suoi avversari, dal lato opposto della vasca -“Naturalmente poi ci sarà… un’amichevole, si spera”

Vuole davvero che scriva queste cose? Vuole davvero apparire ai lettori così presuntuoso, oltre che un depravato sesso-dipendente?

Ma probabilmente i lettori lo sapranno già, visto che si sarà portato a letto anche loro.
“Bene” commento. No,invece, non è affatto bene. Ogni secondo che passa sento accrescere fra noi due un muro di odio quasi tangibile.

“Posso fare a te una domanda?” chiede lui, ancora sorridendo in maniera odiosa (ha un sorriso così diverso da quello di Ashley!) “Non hai niente di meglio da fare che stressarci con le tue domande?”

Sì, dovrei fare la pace con i miei compagni di stanza…

E indagare su un misterioso mistero riguardo un misterioso mocassino, il misterioso nome scientifico latino di una misteriosa pianta o di un misterioso animale e una sigla alquanto misteriosa…

Ah,già, avrei anche l’urgenza di affogarti con le mie stesse mani nella tua bella piscina, se solo i tuoi bicipiti non fossero grandi quanto la mia testa…

Ecco cos’avrei di meglio da fare.

“Ehm… è il mio compito. Sono un giornalista”
“Ah,certo, signor giornalista… Intendevo dire, non hai altre ricerche da fare?”

Avete anche voi la strana sensazione che Herman sappia qualcosa del mistero del mocassino, della Vefania Pulcherrima e del M.C.?

“Be…sì, avrei altre ricerche da fare, se proprio vuoi saperlo. Ma… come vedi sono bloccato qui. Certo, se tu potessi dirmi qualcosa…”
Dubito seriamente che Herman Northangle vorrà aiutarmi nella ricerca. A questo punto sono certo sia coinvolto anche lui in tutta questa storia. Ora che ci penso ieri aveva dei mocassini blu in mensa. Indizio piuttosto evidente.

“Non so di cosa tu stia parlando, Tobias”

“Mi chiamo Topher”

“Topher, Tobias, Topaz, non mi interessa. C’è un’intervista da fare,no? Vuoi che mi faccia delle domande e mi dia delle risposte tutto da solo? Avanti, non vorrei farti perdere tempo prezioso…”

Barnabas Babcock ed Herman Northangle si sono appena guadagnati il titolo onorario di esseri più infami della Wefanie High School e sono in fila per il concorso a livello internazionale. Sembrano tutti e due seriamente intenzionati a farmi perdere tempo e ad svelare il mistero della trimurti Mocassino-VefaniaPulcherrima-M.C. prima di mezzanotte.

La questione è…a quale scopo?

Accidenti… La faccenda era già abbastanza complicata, senza che qualcuno si mettesse in testa di mettermi i bastoni fra le ruote.

Insomma… che male ho fatto per meritarmi cotanta ostilità?

Herman Northangle continua a guardarmi con aria di sfida. Il suo sguardo sarebbe perfetto accompagnato dalla Nona di Beethoven. Renderebbe meglio l’alone di glaciale cattiveria da cui è circondato.

No, Topher, non darti per vinto.

Riuscirò scoprire i misteri che mi circondano…

Ci riuscirò comunque, anche a costo di chiudere a chiave Barnabas Babcock e Herman Northangle negli spogliatoi per poi darmela a gambe e continuare con le mie indagini. Chissà cosa farebbero Barnabas ed Herman, soli, chiusi a chiave in uno spogliatoio. Lotta all’ultimo sangue o sesso animale?

La loro natura malvagia mi lascia qualche dubbio al riguardo, ma dubito che Herman – per quanto satiriaco -, così come chiunque altro essere umano, possa trovare sessualmente attraente Barnabas, anche in cattività.

Sorvolando su queste – davvero – intriganti fantasie su quelli che si sono appena autoproclamati i miei Nemici Numero Uno e Due alla Wefanie, credo proprio di trovarmi in un bel guaio.

Barnabas ha un lessico forbito e un guardaroba color ocra dalla sua parte, Herman un fisico statuario e sei corpulenti giocatori di pallanuoto dalla sua. Potrebbero farmi fuori in un istante.

Se solo sapessi…perché…

Perché cercano così ostinatamente di ostacolarmi…

Di tenermi lontano dal segreto millenario della Vefania Pulcherrima e del M.C…

Finalmente l’intervista è terminata e mi sono liberato dei giocatori di pallanuoto e dei due fotografi, che insistevano tanto per scattarmi qualche foto con una ridicola coda di pesce, in stile sirenetta di Copenaghen. Naturalmente sono riuscito a scappare, mentre quei due cercavano di tirar fuori la coda di pesce in opali più appropriata al colore dei miei occhi.

Sono riuscito a malapena a trovarmi un posto in tribuna, visto che l’intera area riservata al pubblico è stracolma. Tutti gli studenti della Wefanie pressati come una confezione gigante di sardine, tanto per rimanere in tema ittiologico. E’ incredibile come quanta gente ci sia a frequentare la Wefanie e come quasi metà della popolazione mondiale abbia deciso di assistere alla partita Wefanie White Whales versus Orchard Orcas. In primissima fila, su un palchetto riservato, il Preside, circondato dalla sua corte di professori, il coach (intento a mangiarsi unghie di mani e piedi dal nervosismo) e vari personaggi del jet set.

Ho setacciato in lungo e in largo tutta la sala, in cerca di qualche amico. Di Gunther, Rowland e Anonymous nessuna traccia. Ora che ci penso non credo siano molto interessati allo sport, come me d’altronde. Ashley non si vede, e se ci fosse sarebbe comunque ricoperto da una valanga di ragazzine adoranti. Ophelia? Sarà sicuramente in teatro con Bennett, magari per le prove del suo concerto. Deve aver accennato anche qualcosa riguardo un musical o uno spettacolo, stamattina, quando l’ho incontrato in corridoio. Forse parlava dello spettacolo di fine anno…

Insomma, sono completamente solo. E vorrei essere ovunque tranne che qui.

Come sempre la Wefanie non bada a spese. Striscioni, bandiere, stendardi giganteschi, che recano tutti lo stemma della squadra. Ogni tifoso che si rispetti brandisce uno dei gadget, che vanno dagli enormi peluche a forma di balena bianca, agli anti-stress e alle grandi manone di gommapiuma per il tifo. Digitando il numero in sovraimpressione sullo schermo gigante è possibile persino scaricare wallpaper,giochi a tema, non che la suoneria polifonica dell’inno della squadra, per il proprio cellulare.

“Una tartina al caviale?” mi offre uno dei camerieri che potrei aver visto all’Harlequin.

Naturalmente. Nelle normali partite, nelle tribune, al massimo gira qualche venditore di noccioline o di hot dog. Qui caviale e bocconcini d’aragosta.

“No,grazie”

Non ho bisogno di vomitare.

Ci riesco benissimo senza, in questo momento.

Intanto una voce amplificata urla e motteggia gli sponsor della partita.

“A nome del preside Canfield e della scuola, ringraziamo Domenico Dolce e Stefano Gabbana per aver realizzato una nuova linea beachwear per la nostra squadra! Costumi, cuffie, accappatoi, tute, zaini… creati appositamente per i White Whales! Ricordiamo inoltre che la partita Wefanie White Whales vs Orchard Orcas è sponsorizzata da Petrossian, il miglior caviale beluga dal lontano 1920…”

Ah, ma allora è una mania, quella del caviale! Ma che gusto ci trovano,dico? Questa gente ha un solo unico interesse: spendere il più possibile. E’ evidente che non hanno mai sentito parlare di beneficenza, se sperperano metà dei fondi della scuola per uova di pesce putrescenti.

Sono praticamente spiaccicato fra due ragazzine in sovvraccarico di emozioni, che non fanno altro che citare i nomi dei vari giocatori, cercando con difficoltà di scegliere il più bello.

Intanto continuo a guardare fra la folla, nella speranza, non così accesa, di trovare qualche volto noto. Ah, eccola lì Nikki, la signorina Scompaio-Nel-Nulla. E’ da quando ho ricevuto il mio unico mocassino che non si fa sentire… E’ lì, a bordo piscina insieme alle altre cheer-leader: le sue due ancelle Mia e Gloria, Angelica, il suo braccio destro Patricia e infine Edith.

Indossano tutte e sei succinti completini blu e bianchi, immagino anche questi confezionati su misura da Dolce&Gabbana. Nikki sembra su di giri, non fa altro che ridacchiare con Mia e Gloria (portano tutte e tre dei tacchi vertiginosi e – totale stravolgimento delle leggi fisiche – riescono a mantenersi in equilibrio sul pavimento bagnato). Nikki si volta per un attimo verso la folla. Cerco di catturare la sua attenzione sventolando una grossa balena bianca di peluche, ma non deve avermi visto. Dopotutto la platea scoppia di balene bianche di peluche.

“Vi comunichiamo che l’attesissima partita della stagione autunnale di pallanuoto Wefanie White Whales vs Orchard Orcas sta per cominciare. Ecco il capitano della squadra di casa, Herman Northangle, portiere, seguito subito dopo dai centrovasca attaccanti Jude Essex e Irvin Walpole, ancora i centrovasca difensori Misha Minkowski e Paul Peck, esterno Aleksandr Ustinov, ala Simon Selkirk…”

Ala,esterno,centrovasca,centroboa? Oh mio Dio, ma che lingua è? In questo caso nessuna mania di poliglottismo o complicate ricerche su radici linguistiche indo-europee possono salvarmi.

Okay, forza a coraggio. Male che vada cercherò di trascrivere parola per parola ogni singolo commento del cronista per poi rielaborarlo. Ce la posso fare. Ce la devo fare, dannazione!

“Prova davvero decisiva questa per i Wefanie White Whales! E’ arrivato il grande giorno della tanto attesa finale del Torneo Nazionale di Pallanuoto Giovanile! Wefanie contro Orchard, due grandi scuole, un solo grande vincitore! Ricordo a tutti voi, infatti che la squadra che stringerà la coppa del Torneo sarà automaticamente iscritta al Torneo Internazionale di Pallanuoto Giovanile e giocherà tra pochi mesi contro la squadra nazionale degli Emirati Arabi Uniti, i temibili Deira Dugongs… FORZA BALENE BIANCHE! Ma prima dell’inizio della partita, facciamo il nostro calorosissimo benvenuto alle splendinde… magnifiche… elegantissime… aggraziatissime… sublimi… eccelse… cheer-leader!”

Improvvisamente l’intera sala piomba nel buio, illuminata appena dai giganteschi gadget in gommapiuma fluorescente a forma di balena, che brillano verdognoli nell’oscurità. Gli spettatori – tutti tranne me – vanno in visibilio. L’intero ambiente rimbomba di applausi, risate, urla, fischi e anche…singhiozzi?
“HERMAN, TI AMO!” ha appena gridato straziata una ragazzina qualche posto dietro di me. Poverina. Ma non l’ha ancora capito che…?
Improvvisamente il chiacchiericcio eccitato si trasforma in un unico, sonoro “OOOOOOOH…”. Un verso davvero poco intelligente con cui l’intera scuola manifesta tutto il suo stupore, non appena un riflettore proietta sulle pareti un’enorme balena di luce bianca che chissà per quale straordinario e ultratecnologico effetto ottico sembra nuotare maestosa e fluttuante nella sala buia, per poi sparire ,tra altri ‘OOOOH…’ estatici, nelle profondità della piscina a centro sala.

Ricade ancora una volta il buio più nero, poi il riflettore punta direttamente su quella che è senza ombra di dubbio Nikki. Splendente alla luce, con il suo abitino da marinaretta blu e bianco, sfoggia un sorriso ammaliante rivolto a tutto il publico, immerso nel buio.

“Ecco a voi… l’incantevole, divina, raggiante, pluri-reginetta, capo-cheerleder… Nicooooooole ‘Nikki’ Hooooorteeeeense!”

Un boato assordante rimbomba nella sala. Sembra quasi che nessuno degli spettatori abbia mai visto una ragazza carina in vita loro.

In effetti, però, Nikki è davvero carina. Anzi è bellissima, mentre saluta la folla in modo regale e lancia baci volanti. I capelli dorati raccolti in un alto chignon brillano di glitter.

Subito dopo Nikki viene accerchiata dalle sue colleghe cheer-leader, che le sfarfallano intorno non appena parte la musica.

“E’ il nuovo singolo di Madonna!” grida eccitata la ragazza seduta accanto a me, rivolta alla sua amica “Go Whales! L’ha scritta in onore della squadra…”

“Datemi una W! Datemi una E! Datemi una F! Datemi una A! Datemi una N! Datemi una I…”

L’intera tribuna motteggia insieme alle cheer-leader.

Hanno seriamente intenzione di fare lo spelling di “Wefanie White Whales”?

Ma è troooppo lungo!

“…Datemi una E! Datemi una W! Datemi una H! Datemi una I! Datemi una T! Datemi una H! Datemi una E! Datemi una W!...”

Ecco, lo sapevo…troppo lungo: hanno aggiunta una ‘h’ superflua in “White”.

“Datemi una H! Datemi una A! Datemi una L! Datemi una S!”

E ora hanno saltato la ‘e’…

“WEFANIE WHITE WHALES!”

No, per come l’avete detto voi dovrebbe essere “Wefanie Whithe Whals”.

I riflettori puntano immediatamente contro un gigantesco stendardo su cui è rappresentato lo stemma della squadra: un enorme beluga (un mammifero marino bianco simile ad un delfino) sotto due grandi “W” sovrapposte. Sotto lo stemma, in un cartiglio, il motto della squadra: Festina lente!

“Affrettati lentamente”.

Ecco,sì, infatti, affrettatevi. Non vorrei che la partita andasse per le lunghe. Non so ancora un accidenti sulla Vefania e su M.C.

So di essere ripetitivo, ma che ci posso fare?

Intanto le cheer-leader rivelano una sorpersa. Improvvisamente si sono ficcate in testa delle cuffie argentee e in uno svolazzo di seta le loro succinte divise si sono accasciate sul pavimento umido del bordo vasca, sostituite da altrettanto succinti costumi interi blu notte.

Il pubblico ora è in completa estasi, mentre Nikki si tuffa in acqua con un guizzo, subito seguita da Angelica e dalle altre ragazze. Sotto i nostri occhi prende vita un magnifico spettacolo di nuoto sincronizzato. Corpi sinuosi scivolano nell’acqua, illuminata solo in parte dai riflettori. Piedi, mani, volti sorridenti e dall’aria un po’ stupida per via dei tappanaso si alternano in perfetta sincronia, sopra e sotto la superficie. Le ragazze si esibiscono in movimenti larghi ed eleganti, ora roteando in mulinelli di acqua scura, ora facendo sorgere isole, fiori e foreste di lunghe gambe abbronzate.

Per un attimo mi dimentico di tutto, tanto lo spettacolo è inaspettato e affascinante.

Infine mi unisco anch’io al caloroso applauso che ne consegue. Il cronista della sembra quasi sull’orlo delle lacrime. Di gioia.

“Sarà una grande partita, me lo sento! UNA GRANDE PARTITA!” annuncia, tra un singhiozzo e l’altro.

Le luci si accendono, le cheer-leader-sirenette escono leggiadre nell’acqua, mentre fanno il loro ingresso i maestosi White Whales.

La folla continua ad ululare slogan e a incitare alla vittoria. E’ incredibile come sia sentito qui lo spirito sportivo.

Continuo a sentirmi terribilmente fuori luogo, adesso.

Forse avrei preferito uno spettacolo di nuoto sincronizzato non-stop, piuttosto che una partita di pallanuoto.

I vari giocatori si dispongono nell’enorme vasca. Gli Wefanie White Whales, con le loro cuffie bianche, dal lato sinistro della piscina e gli Orchard Orcas, con le loro cuffie blu, dal lato destro.

La tensione è palpabile (frase di circostanza, almeno per me).

“Ci siamo, si comincia al fischio d’inizio”
Il coach accosta il suo fischietto d’argento alle labbra tremanti di ansia.

Ha inizio la partita.

Evviva! (Ironicamente, s’intende)

Nel giro di cinque secondi la palla è volata talmente veloce da un punto all’altro della piscina che per ora ho distinto solo una rapida scia gialla.

“Gli Orchard Orcas partono come fulmini: Zettle in attacco schiva abilmente gli avversari… la palla passa a Ustinov… poi a Essex, che attacca la rete… Siii…andiamo! RETE! Primo punto per i Wefanie White Whales!”

Il chiasso è talmente forte che a stento riesco ad ascoltare i miei pensieri.

Non che mi serva poi a molto.

La partita è iniziata da cinque minuti e non ho capito praticamente nulla.

Tutto ciò che ho visto sono quattordici ragazzi eccezionalmente ben messi che non fanno altro che sguazzare su e giù per un’immensa depressione rettangolare piena d’acqua disinfettata.

“La palla va ancora a Zettle, che passa a Partridge degli Orcas… SI! Northangle para! ECCEZIONALE! Herman è ricorso ad un triplo tuffo aereo carpiato per parare l’attacco di Partridge. Che campione! Che campione!”

Tic tac, tic tac.

Il tempo vola.

Il mio bloc notes continua ad essere candido.

La mia sopportazione comincia ad incrinarsi.

Sono anni che continuano a lanciarsi quella maledetta palla!
La voce improvvisamente allarmata del cronista cattura la mia attenzione:

“Cosa succede? Time-out! Herman Northangle, capitano dei White Whales chiede un time-out

Ancora PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì pomeriggio, ore 18.45 (- 5 ore e 55 minuti alla mezzanotte)

Non pensavo che i time-out potessero durare così tanto.

E la scoperta non mi ha fatto molto piacere, visto che la partita è ferma da un’ora. Pare che il povero Herman sia stato colpito da un crampo improvviso durante il suo tuffo aereo carpiato acrobatico.

Sono ormai sessanta preziosissimi minuti che è in lenta agonia, steso a poca distanza dal bordovasca, con un’intera equipe medica pronta ad accudirlo e ad accontentarlo in ogni suo capriccio.

Non riesco a credere che nessuno voglia sostituirlo. Ci sono almeno tre giocatori in panchina…cosa aspettano?

Evidentemente Herman Northangle vuole avere sempre in mano le redini della situazione. Lasciare le sorti della partita a qualcun altro? Eresia!

Egocentrico, vanesio…

Okay, non c’è bisogno di dilungarsi in lunghe filippiche contro Herman Northangle.

Il fatto è che sta figendo!

E’ evidente.

L’hanno tirato fuori dall’acqua in preda a lancinanti dolori, ma poi, mentre veniva adagiato sulla barella, non ho potuto fare a meno di notarlo: sorrideva! Mi ha visto fra la folla e mi ha sorriso!
Non ha nessun crampo! E’ un espediente subdolo e meschino per dilungare la partita e per impedirmi quindi di sciogliere il mistero del M.C.!

Okay, forse potrei essermi sbagliato. Potrei aver avuto abbaglio, un’allucinazione da cloro, un miraggio, un’illusione ottica… ma insomma, quello sembrava davvero un sorriso! Era troppo malvagio e soddisfatto per poter essere una smorfia di dolore. D’accordo, spesso sono un po’ troppo paranoico, ma con Herman Northangle sembra non esserci limite alla malvagità.

L’Herman Northangle Fan Club – perché esiste un Herman Northangle Fan Club – è tutto riunito intorno al bel capitano agonizzante, intonando nenie e strappandosi i capelli dalla disperazione.

Intanto ne approfitto per sgranchirmi un po’ le gambe e fare due passi sul bordo piscina, con la scusa di valutare lo stato di salute di Herman per il mio articolo.

Se solo potessi scappare di qui…

Barnabas Babcock è seduto accanto al Preside, sul palchetto riservato, e continua a guardarmi truce. Controlla ogni mia mossa, perciò addio speranze di evasione.

Quando sono entrato nella redazione dell’Highlights non mi è sembrato di leggere nulla sul contratto che prevedesse la schiavitù eterna e la perdita del libero arbitrio.

Ora che ci penso non ho firmato alcun contratto.

E forse è anche meglio. Probabilmente avrei venduto anche l’anima a quel demonio di Barnabas.

Mentre il pubblico si strugge per l’infortunio di Herman Northangle, sgattaiolo con non chalance lungo il bordovasca, cercando di raggiungere le cheer-leader, dal lato opposto della sala. Nikki è appena uscita dalle grinfie della sua hair-stylist personale che ha riportato i suoi capelli perfettamente asciutti e lucenti, come prima dello spettacolo di nuoto sincronizzato.

“Nikki…” sussurro piano, cercando di non dare troppo nell’occhio.
“Okay, Angelica, non hai un filo di cellulite…ce l’hai detto centomila volte, non c’è bisogno di vantarsi tanto!” sbuffa stizzita lei “Il pavone che si vanta della sua ruota, non si accorge che le sue belle penne cadono una ad una...”

“Sono Topher!”
Nikki si volta di scatto, con sguardo cospiratore.

“Fatina, non dovresti essere qui!” sbotta all’improvviso.

Grazie, questo lo so anch’io. Un momento… ma lei…

“Perché non dovrei essere qui?”
Ah-ah.

Ti sei tradita, Nikki.

“Be, ecco… perché sono sicura avrai altro di meglio da fare…”

E’ la seconda persona a dirmelo, oggi. Che abbiano tutti ragione?

“Altro di meglio da fare? Tipo?”
“Tipo… non, so, nessuna ricerca scolastica?”
Le lancio uno sguardo dubbioso.

“Ma non sei tu che mi dici sempre di chiudere i libri e limarmi le unghie? Mi hai detto chiaro e tondo che in questa scuola basta la tua carta di credito per farmi promuovere… come mai questo improvviso interesse per il mio rendimento scolastico?”

Nikki adesso è alle strette. E’ chiaramente in difficoltà.

E un po’ ci godo. Insomma… lei e Ashley vogliono tenermi all’oscuro delle loro trame, in qualche modo devo pur farli sentire in colpa!

“Scusa, Fatina, non capisco come mai tu sia qui… Be’, sì, posso capire che tu voglia vedermi in tutto il mio fulgido splendore, ma davvero, non c’è bisogno…”
“Ce n’è eccome, visto che devo scrivere un articolo sulla partita…” borbotto, imbronciato.

Le mie parole necessitano di qualche minuto per fare breccia su Nikki.

La ragazza si morde le labbra carnose e rivolge uno sguardo assassino a Barnabas Babcock. Fossi in lui scapperei a gambe levate, prima di diventare vittima del repertorio di kung-fu di Nikki.

“Non preoccuparti, Fatina!” sibila lei, senza smettere di guardare in cagnesco Barnabas “Ti aiuterò io a farti fuggire da qui”

“E come? Le porte sono praticamente sprangate, Barnabas probabilmente mi ha installato un micro-chip sulla nuca per controllare ogni mia mossa e Herman sembra seriamente intenzionato a far durare la partita un intero semestre”
Lo sguardo ardente di Nikki saetta da Barnabas ad Herman, da Herman a Barnabas, per poi posarsi benigno su di me. “Tu non preoccuparti. Goditi la partita”

Ehm… Okay

“Ehm…Okay”
La voce del cronista ritorna finalmente ad echeggiare per la sala: “Le condizioni fisiche di Herman Northangle sembrano essersi stabilizzate, per fortuna…”

Insomma, è solo un crampo!

E neanche un vero crampo!

“… La partita riprenderà tra cinque minuti.”

Finalmente, era ora.

Nel frattempo mi accorgo che Nikki è sparita. Ci metto un po’ a ritrovarla con lo sguardo: sta parlando all’orecchio di Jude Essex, il centrovasca attaccante dei White Whales. Mentre Nikki gli sussurra qualcosa, vedo allargarsi sempre di più il sorriso sfavillante di Essex.

“Be’, un primo tentativo l’ho fatto…” mi informa poco dopo Nikki, trionfante.

“Cioè?”
“Be, ho detto ad Essex che se si dà da fare con quella palla esco a cena con lui”

Nikki si volta verso Essex, indirizzandogli un bacio volante tutt’altro che casto. Essex per poco non cade in acqua dall’emozione.

“Grazie Nikki” sussurro.

“Di niente Fatina…non ho fatto granchè: Essex è un ottimo attaccante. Ha solo bisogno di una…spintarella,ecco” risponde lei, lanciandomi un’occhiata d’intesa “una spintarella che non sia di Herman Northangle…”

Cerco di ignorare quest’ultimo commento a chiaro sfondo sessuale.

“Non dovevi promettere a Essex di uscire con lui, se non volevi, davvero”

“Oh,andiamo, Essex non è così male. Poi perché costringerti ad assistere ad una lunga partita di pallanuoto per la quale non hai alcun interesse? E’ uno spreco di tempo, no?”

Faccio a Nikki un ampio sorriso.

Barnabas e Herman fanno di tutto per impersonare le streghe cattive della fiaba, ma per ogni strega c’è sempre una fata buona come Nikki.

Spero solo che Essex sia abbastanza su di giri da vincere la partita in meno di cinque minuti. Ma voi ci avete capito qualcosa delle regole del pallanuoto? Perché io sinceramente sono ancora in alto mare. Il concetto di “tempo” sembra essere così vago in questo sport…eppure devo aver letto da qualche parte che una partita dura solo mezz’ora..

Ho il presentimento che il mio articolo dovrà scriversi da solo…O meglio, se lo scriva Barnabas Babcock!

Intanto il fischio del coach rimette i giocatori in campo. Anche Herman ,pronto a proseguire, malgrado il suo crampo. Che eroe. Naturalmente vuole vincere la partita decisiva, ma è talmente sicuro di riuscirci che si prende anche il lusso di fare in modo che duri il più possibile. Cosa io abbia fatto di male per meritarmi tutto ciò, non mi è ancora dato di sapere. Scoprirlo sarà l’O(b)biettivo numero 5 della giornata.

Almeno la piccola ‘spinta’ di Nikki ha ottenuto il successo sperato: Essex parte come un siluro, ma gli Orchard Orcas non sembrano arrendersi. Gli avversari segnano ben due punti e l’ira di Herman è alle stelle. Attorno a lui l’acqua sembra essersi fatta più scura e agitata, come se stesse facendo ribollire di rabbia l’intera piscina. Il suo sguardo è così infuriato che non mi sorprenderei di vederlo circondato da trombe d’acqua e fulmini.

“Un altro punto per gli Orchard Orcas” esala abbattuto il cronista, di nuovo sull’orlo delle lacrime.

Immancabilmente, Herman chiede il secondo time-out

Non è possibile! Lo fa proprio a posta!

Dalla tribuna riesco a vedere Nikki inviperita, a debita distanza da Herman, nel tentativo di trattenersi dal prenderlo a colpi di pon-pon.

La partita si sta mettendo male per la Wefanie e chiaramente ha deciso di prolungarla ancora di più, il tutto a mio svantaggio.

Non posso credere che mi odi così tanto da compromettere l’esito del match decisivo della stagione. Perché vuole a tutti costi tenermi fuori dal M.C.?

Ancora PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.15 (- 4 ore e 85 minuti alla mezzanotte)

Il time-out più lungo di tutti i tempi continua… Comincio a meditare accurati e sadici piani omicidi.

Ancora PISCINA, EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.59 (- 4 ore e 41 minuti alla mezzanotte)

La partita è ricominciata, ma sfortunatamente due dei professori più anziani della Wefanie sono deceduti nell’attesa.

Mancano solo quattro ore e pochi minuti alla mezzanotte e io sono ancora a zero.

Devo fare qualcosa. Comincio a sentirmi male.

DEVO USCIRE DA QUESTA DANNATA PISCINA!!!
Ormai non so più cos’altro togliermi di dosso: fa un caldo pazzesco!

Le due ragazzine sedute accanto a me continuano a seguire ipnotizzate la partita, emettendo ogni tanto un rantolo e sbavando. Unici sintomi di vita, sebbene pressoché unicamente vegetativa.

Ma come fanno?

No, non posso più reggere altrimenti.

Adesso io esco di qui e… l’articolo…

“Ehm… ciao” tento io, poco convinto.

La ragazzina seduta accanto a me non stacca gli occhi dalla vasca, inebetita.

“Scusa?” cerco poco convinto di attrarre la sua attenzione.

“Ciao, sono Herman Northangle e ti amo da impazzire” ritento.

E’ l’unico modo perché si accorga di me.

Ed è anche ben riuscito…

Al solo udire il nome “Herman Northangle” e la frase “ti amo da impazzire”, la ragazzina si volta verso di me, in stato di estasi, per poi lanciarmi un’occhiataccia terrificante non appena si accorge che non sono il suo idolo.

“Ehm…scusa” cinguetto, intimidito dal suo sguardo (e dalla sua stazza) da bisonte imbufalito “Visto che sei così attenta a seguire la partita…”

“Infatti, starei cercando di seguire la partita, se non ti dispiace” mugugna, arcigna.

“Ti rubo solo un attimo… Avrei un impegno davvero urgente e volevo pregarti di farmi un grande favore.. Ora, so che non ci conosciamo, però ti sarei veramente grato se mi aiutassi. Scriveresti un articolo sulla partita?”
La ragazza assottiglia così tanto gli occhi, che ormai vedo soltanto due palpebre gonfie violacee.

“NOOOOOOOOOOOOOO”

“D’accordo…sì,scusa…” esalo, terrorizzato a morte.

E adesso che faccio?

Vado in infermeria da Trixie, la rapisco e la porto di forza qui per scrivere l’articolo che lei dovrebbe scrivere?

No, troppo crudele.

Comincio ad elaborare un’idea molto molto pericolosa.

No,andiamo, non avrei mai il coraggio di fare qualcosa di così rischioso.

Tic tac, tic tac.

Il tempo passà però.

Accidenti… cosa faccio adesso?

Sto sudando freddo, malgrado il caldo…

Scelta ardua: moralità o curiosità?

Infrangere le regole della scuola per scoprire il mistero o conservare intatta la mia condotta e rinunciare per sempre al segreto di M.C. e della Vefania Pulcherrima?

“Gli Orchard Orcas chiedono un time-out!” annuncia mefistofelico il cronista, ormai allo stremo delle forze “e io vado a prendermi un caffè…”

Accidenti, adesso anche gli avversari chiedono dei time-out! Perché ho la sgradevole sensazione che siano stati pagati per farlo? Accidenti! Herman Northangle non demorde! E’ arrivato persino a corrompere i suoi avversari!

Allora non ho proprio altra scelta…

C’è una sola cosa da fare…

Mi sono nascosto dietro un pilastro, in posa da perfetta spia. Con un brivido di adrenalina vedo il cronista della partita – uno studente dell’ultimo anno dai folti capelli ricci e scuri – trascinarsi inerme verso la macchinetta del caffè, infondo al corridoio.

Ora digita sulla tastiera il numero della cialda.

La porta della sua cabina è a pochi metri da dove mi trovo.

Devo riuscire ad intrufolarmici senza che il cronista se ne accorga.

“Espresso… Cappuccino… Ristretto… Caffelatte… Mousse al caffè…”

Il ragazzo sembra essere indeciso sul tipo di caffè da selezionare.

Benissimo, sfrutterò la sua indecisione a mio vantaggio.

Uno… due… tre…

Mi fiondo con scatto felino verso la porta, la spalanco…sono dentro.

Temo di aver chiuso troppo forte la porta e di aver fatto decisamente troppo rumore chiudendola a chiave dall’interno.

Sento il cuore battere a mille nel petto.

“Hey… ma che diavolo” impreca il cronista, la voce attutita.

Ho un tuffo al cuore. Mi ha scoperto!

No… okay, va tutto bene.

Per un attimo avevo tenuto il peggio.

Evidentemente la macchinetta deve aver sbagliato con il resto.

Sento il ragazzo percuoterla con non troppa gentilezza.

“Dannata macchina!”
La postazione del cronista è un’ampia stanza sopraelevata, che sia affaccia con una grande vetrata sulla piscina. Un impianto acustico ultratecnologico pieno di pulsanti, leve e display ronza davanti a me. Il microfono è proprio lì…pronto per essere afferrato.

Avvicino lentamente il microfono alla bocca.

“Oh,avanti! Dammi il mio resto! Quelli erano cinque dollari, dannazione!” sento imprecare.

Tutta la scuola udirà quello che sto per dire…

Mi sento tremare con un budino alla crema toffee di grandezza umana.

Attenzione” comincio, pentendomi immediatamente.

La mia voce rimbomba metallica per tutta la gigantesca sala.

Attezione. La partita Wefanie White Whales vs Orchard Orcas è annullata. “ annuncio, tremando paurosamente. Non sono io a parlare. Non credo alle mie orecchie. “Attenzione. La partita Wefanie White Whales è annullata pe questioni di sicurezza. E’ ASSOLUTAMENTE VITALE che la piscina sia evaquata! Nell’acqua è stata aggiunta una quantità eccessiva di cloro. Non sappiamo ancora chi sia il responsabile, ma faremo il possibile per scoprirlo. Inalazioni o il minimo contatto con dosi eccessive di cloro può portare a danni irreparabili: impotenza sessuale, balenite cronica, calvizie precoce e pelle secca! Ripeto: è assolutamente vitale che tutti i giocatori escano dall’acqua e che la piscina sia evaquata sedutastante!

“CHE COSA?!” sento protestare incredulo, il cronista, dal corridoio.

Inizio già a sentire gli effetti che le mie parole hanno provocato: dai vetri vedo i giocatori di entrambe le squadre arrampicarsi disperatamente sul bordo della vasca, uscendo a gattoni dall’acqua.

Il pubblico è totalmente in preda al panico.

“INDIETRO! STO PER SFONDARE LA PORTA!” annuncia minacciosa una terribile voce, che non può essere quella del cronista.

Non ho neanche il tempo di riflettere, né tanto meno di farmela addosso.

La porta di legno della stanza si stacca dai cardini e si schianta sul pavimento con una nuvola di schegge.

“Non posso crederci, DUKES!”

E’ il professor Prescott, che irrompe immediatamente nella cabina, con sguardo assassino. Dietro di lui, incredulo, balbetta il preside Canfield.

“Professore…ecco… io”
L’ho combinata davvero grossa.

Non posso crederci di averlo fatto…

Non posso crederci di essere stato così… STUPIDO!

UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 20.57 (- 3 ore e 43 minuti alla mezzanotte)

“Dukes, spero che tu abbia compreso che quello che hai fatto è gravissimo” ribadisce con cipiglio severo il preside Canfield, dall’altra parte della sua scrivania, dopo una ramanzina interminabile e meritata.

Non riesco a credere di trovarmi ancora una volta nell’ufficio del Preside.

E’ la cosa più grave è che questa volta me lo merito davvero.

Non ho neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.

Non ho mai provato così tanta vergogna e rammarico in tutta la mia vita, eccetto quando…

“Ho parlato con entrambi i tuoi genitori e sono d’accordo con me che meriti una punizione. Credo che aiutare il coach e la squadra durante gli allenamenti per la prossima partita sia il modo più giusto per farti capire la gravità della tua azione”

Continuo a fissare timidamente il tappeto persiano, annuendo con la testa.

Ben mi sta.

“Topher” aggiunge il Preside, raddolcito “Ho letto la tua scheda e ho anche parlato con i tuoi insegnanti, anche quelli di Boston. Non riesco a capire il motivo del tuo comportamento. Insomma, sei sempre stato uno studente modello… Perché hai cercato di sabotare la partita?”
Ehm…

Perché ho tempo fino a mezzanotte per svelare un mistero irrisolvibile?

Perché odio la pallanuoto e ogni tipo di sport in genere?

Perché…

Perché?

Voglio dire, è davvero così importante scoprire cos’è la Vefania Pulcherrima? Insomma, guardatemi, sono nell’ufficio del Preside! E’ ho sabotato la partita! Possibile che non mi sia reso conto di ciò che facevo?
“Io non…”

Improvvisamente la porta dell’ufficio si spalanca. Per un attimo ho temuto che fosse ancora il professor Prescott, che il Preside è stato costretto letteralmente a cacciare, dato che non finiva più di urlare e proporre l’istantanea espulsione.

Dicevo… la porta dell’ufficio si spalanca, ma è solo la segretaria del Preside. Sembra piuttosto agitata.

“Mi scusi, signor Preside, mi dispiace interromperla… ma dovrebbe tornare immediatamente nelle piscine. Pare sia scoppiata una rissa fra i nostri giocatori e quelli della Orchard”
Spero solo che Herman Northangle si becchi un pugno dritto sul suo bel naso greco.

Almeno questa rissa mi ha permesso di non rispondere alla domanda compromettente del Preside.

“Puoi andare, signor Dukes” mi congeda distrattamente il Preside, affannato “Come vedi in questa scuola non si può stare mai un attimo tranquilli…”
Il preside Canfield e la sua segretaria spariscono oltre la porta dell’ufficio e sento il rumore dei tacchi della donna farsi sempre più flebili mentre si allontanano.

E adesso che faccio?

Mancano solo poche ore alla mezzanotte.

E sono finito in Presidenza (non riesco a crederci!).

Per fortuna la punizione che mi spetta non è poi così pesante. Poteva andarmi peggio, in fondo. Penso che le quotazioni in borsa dell’azienda di mio padre abbia inciso parecchio sulla bontà del Preside.

Non mi spiegherei altrimenti questo atteggiamento di favore.

D’ora in poi, però, devo stare attento.

Non posso più permettermi di comportarmi in modo così avventato e stupido.

Qualunque sia il fine.

Ora, però, forse dovrei dedicarmi alle ricerche che tanto desideravo fare durante tutta la giornata. Sì, mi sono beccato una bella punizione, ma se riesco a scoprire il segreto della Vefania Pulcherrima, almeno tutto questo parapiglia sarà valso a qualcosa.

Approfitto dell’assenza del Preside e della sua segretaria per rimanere ancora un po’ nel suo ufficio. Accidenti, però, questo sì che è lusso. Il resto della scuola al confronto sembra un tugurio. Due lati dell’enorme sala sono coperti da gigantesche librerie in mogano, stracolme di libri, senza contare la massiccia scrivania riccamente intagliata e la gigantesca finestra a vetrata con motivi floreali verdi,rossi e blu. Una sinuosa lampada in stile liberty illumina la collezione di stilografiche Montblanc e un ricercato cofanetto di sigari cubani.

Un alto pendolo, nell’angolo più buio della stanza, rintocca per nove volte.

Accidenti, sarà meglio che non perda altro tempo.

Ecco subito alla mia postazione di ricerca.

Sprofondo nell’enorme poltrona di pelle e comincio subito ad armeggiare con la tastiera del computer del Preside.

Ve…fa…nia Pul…cherrima” digito il più velocemente possibile, per poi premere con decisione il tasto ‘Invio’.

Risultati della ricerca: 0

Mi sento sprofondare ancora di più nella poltrona, tanta è la delusione.

Come possibile che neanche Google possa aiutarmi?

Vorrà dire che riproverò sul sito ufficiale della Wefanie.

Mmm… no… non sembra ci sia niente che possa tornarmi utile.

Poi lo vedo.

E’ proprio sotto la tastiera, dimenticato lì da chissà quanto tempo.

E’ l’opuscolo della Wefanie, il volantino che stringevo il mio primo giorno di scuola.

Il computer trilla e ho un sussulto.

E’ solo un pop-up pornografico, riminescenze delle quotidiane visite del Preside ai siti per adulti. Mi affretto a chiudere ogni pop-up e torno a concentrarmi sull’opuscolo.

Non avevo mai fatto caso allo stemma della scuola. E ora eccolo qui, stampato sulla prima pagina del depliant: una farfalla color porpora su sfondo verde scuro.

Vefania Pulcherrima

Che sia…?

Alla luce giallastra della lampada, unica luce nel buio della stanza, le ali della farfalla disegnata sembrano muoversi in segno di scherno.

Sì, la Vefania Pulcherrima potrebbe davvero essere una… farfalla!

Allora non mi sbagliavo quando ho azzardato che fosse un nome biologico.

Tremando dall’eccitazione, apro l’opuscolo e scorro in fretta ogni rigo in cerca di informazioni utili.

Se solo la piantassi di fremere, riuscirei a leggere un po’ meglio.

La Wefanie High School , fondata nel 1898, è da sempre apprezzata in tutta la costa occidentale per la qualità dei suoi programmi di studio e per le innumerevoli attività scolastiche che hanno sempre tenuto alto l'onore della scuola e dei suoi alunni...

bla bla bla…

…è un nostro grande vanto avere nel corpo docenti il prof. Ernest Edgetts, che ha…

Neanche qui… Ma che vuoi che me ne importi del professor Edgetts?

…questa sistemazione offerta dalla scuola ha lo scopo di agevolare gli studenti in difficoltà e permettere loro di seguire con regolarità il programma didattico...

No.

Corsi di studio…

No.

Attività sportive…

Nooo!

Cenni storici

No…

No, aspetta un attimo. Aspetta, aspetta,aspetta, aspetta. Mi sembra di aver letto…

La parola “lepidotterologia”.

Sì! Benissimo.
La Wefanie High School vanta un fondatore di fama internazionale: il famoso biologo ed entomologo Wanislaw Wefanie, famoso soprattutto per i suoi studi di lepidotterologia

La lepidotterologia è la branca dell’entomologia che si occupa delle farfalle!
Tutto torna!

Wanislaw Wefanie nasce nel 1846 a Göteborg, in Svezia, da Wasili e Wanda Wefanie…

Okay, penso che conoscere l’infanzia del fondatore del mio liceo non sia così fondamentale ai fini della mia ricerca…
Al termine della sua straordinaria carriera di ricercatore, Wanislaw Wefanie si è stabilito con la moglie Wieslava e la figlia Wanessa (ancora neonata) in California, dove ha condotto i suoi primi studi su un affascinante e rarissimo esemplare di farfalla, la Vefania Pulcherrima, che lui stesso ha scoperto e battezzato. Oramai avanti con gli anni, nel 1898 fonda la Wefanie High School, che dirigerà lui stesso fino al 1916, quando il suo posto alla presidenza della scuola verrà assunto da Wanessa Wefanie. La figlia del grande entomologo non condivideva gli stessi interessi naturalistici del padre, ma riusci anch’ella a dare grande prestigio alla scuola, facendone un vero gioiello del sistema educativo americano…

E così la Vefania Pulcherrima è davvero una farfalla e deve il nome al fondatore della scuola, che l’ha scoperta.

Benissimo.

Informazione davvero molto interessante.

Il problema adesso è, dove posso trovare un esemplare di Vefania Pulcherrima in meno di tre ore?

Un affascinante e rarissimo esemplare di farfalla, la Vefania Pulcherrima.

Fantastico. Questo opuscolo è davvero molto incoraggiante.

Provo a fare qualche ricerca su Wanislaw Wefanie su internet, ma i risultati sono tutti piuttosto deludenti. Possibile che la gente sia così poco interessata agli studi lepidotterologici di un esimio entomologo?
Lancio un’occhiata alle librerie starcolme del preside Canfield.

Possibile che in questo mare di libri ce ne sia anche qualcuno sul fondatore della scuola? Dove magari poterne sapere di più sulla Vefania?

Dopotutto questo ufficio, prima del preside Canfield, dov’essere stato quello di Wanislaw Wefanie in persona!
Poco fiducioso, ma con ancora un barlume di speranza, mi alzo dalla comoda poltrona del Preside e faccio capolino in corridoio. L’intero edificio principale della scuola sembra deserto. Probabilmente sono tutti ancora in piscina, a rassicurare la folla che il cloro contenuto nell’acqua della piscina è assolutametne innoquo e a sedare la rissa fra i White Whales e gli Orchard Orcas.

Il che significa che ancora un po’ di tempo per le mie ricerche.

Speriamo solo che basti!

UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 21.45 (- 2 ore e 55 minuti alla mezzanotte)

Accidenti, sono esausto.

Esausto.

Sfido chiunque a sfilare dagli scaffali almeno un centinaio di volumi, a sfogliarli tutti, a cercare in ogni angolo di un gigantesco ufficio in cerca di prove, indizi, informazioni, vecchie bollette, scontrini o biglietti del cinema di un preside morto poco meno di cento anni fa.

Tutti i libri che ho trovato su Wanislaw Wefanie si sono rivelati utili come un bikini in Siberia. E il paragone alquanto scarso rende un’idea di quanto sia stanco, stressato, spossato e frustrato da questa mia vana ricerca.

Fortunatamente il preside Canfield ha provveduto a dividere la sua gigantesca biblioteca personale per ordine alfabetico, il che mi ha risparmiato un bel po’ di lavoro.

Ad ogni modo, alla lettera “W”, non ho trovato altro che libri sul wind-serf, sul whiskey, Willy Wonka e solo un paio di volumi sul povero dimenticato Wanislaw.

Peccato che i due volumi si sono rivelati profondi e ricchi di informazioni quasi quanto una favola illustrata di Beatrix Potter. Oltre a questi ho trovato un bel numero di giornaletti pornografici nascosti negli angoli più bui della libreria, e non c’è voluto molto prima che avvampassi dall’imbarazzo. Non ci tenevo particolarmente a sapere della passione del perside Canfield per la frusta e per il sado-maso.

Ora sarà meglio che ridia un’altra controllata.

Magari mi è sfuggito qualche libro utile.

Ah,eccone un altro su Wanislaw Wefanie. Siamo a quota tre.

Wanislaw Wefanie e il sesso: tutto ciò che non avreste voluto sapere sul fondatore della Wefanie High School di Oceanside”.

Rimango interdetto difronte al titolo stampato in caratteri dorati.

Chi mai può aver scritto un libro del genere, e chi mai può averlo comprato?

Dopo aver fissato per ben cinque minuti e con aria disgustata la copertina in pelle, mi costringo a rimetterlo a posto, ma… Ops.

Il libro sembra aver urtato contro qualcosa, nascosto in un angolo buio dello scaffale.

Cosa sarà mai?

Fin’ora ho trovato soltanto libri osè, non vorrei trovarmi davanti a veri articoli da sexy-shop.

Un po’ titubante, caccio la mano, ad occhi serrati, e tiro fuori l’oggetto misterioso.

Pfiu

Per fortuna è un altro libro. Cosa sarà questa volta? Il Kamasutra Sadomaso? O la guida fotografiche del quartiere a luci rosse di Amsterdam?

Apro lentamente gli occhi, arrossendo già al pensiero di ciò che possa trovarvi.

A guardare sembrebbe un’agenda, o un diario…

La copertina è di un rosa acceso, con sopra appiccicati adesivi dorati a forma di stella, alquanto infantili. Al centro una grafia tondeggiante e immatura ha scarabocchiato “Diaro Segreto di Wanessa Wefanie”.

Wanessa Wefanie…

E’ la figlia di Wanislaw. Che ci fa qui il suo diario?

Improvvisamente provo una strana sensazione di inebriamento. Il pensiero di stringere fra le mani i ricordi di una persona vissuta così tanto tempo fa mi fa ribollire di curiosità.

Prima… cosa sappiamo di Wanessa Wefanie?

Oltre al fatto che senza alcuna ragione il suo nome inizia per “W” e non per “V” e che era la figlia del primo Preside e fondatore della Wefanie, ben poco. Subito dopo suo padre, Wanessa ha intrapreso anch’essa la carriera scolastica, diventando a sua volta Preside della scuola nel lontano 1916.

Be’ non è molto, ma è qualcosa. Forse questo diario potrà aiutarmi ad arricchire le informazioni a mia disposizione e a chiarire il mistero del luogo in cui è custodita la Vefania Pulcherrima, oltre che il mistero di chiamarsi “Wanessa” anziché “Vanessa”, come tutte le persone normali.

Ancora UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 22.00 (- 2 ore alla mezzanotte)

Per fortuna il preside Canfield non è ancora tornato. La rissa in piscina deve aver dato un bel po’ di fastidi. Oppure – ad essere fortunato – il Preside è già tornato a casa, tralasciando di passare dal suo ufficio.

Tutta la scuola è immersa in un silenzio inquietante. Be’, mi sembra anche ovvio visto che siamo oltre il coprifuoco e normalmente l’Edicio A a quest’ora è chiuso.

Le partite di pallanuoto sconvolgono così tanto il naturale corso della vita scolastica?

Comunque sia, forse il diario segreto di Wanessa Wefanie comincia a rivelarsi utile.

Ho pensato di tralasciare le pagine dedicate all’infanzia e all’adolescenza per arrivare al succo della vicenda: il momento in cui la trentacinquenne Wanessa diventa Preside della Wefanie High School di Oceanside:

Bla bla bla…

l’idea di avere degli animali impagliati per tutta la scuola mi atterrisce. Ho provveduto subito a dare loro un’adeguata sistemazione: il più lontano possibile da me. Papi mi ha impedito di buttarli fuori dalla scuola: è così affezionato alla sua collezione di animali imbalsamati. Per quale perversa e malsana idea ha voluto sparpagliarli per tutta la scuola? Diamine, è un istituto, non uno zoo degli orrori…”

E così il vecchio Wanislaw aveva una collezione di animali imbalsamati, a quanto pare sparsi per tutta la scuola. Piuttosto macabro.

Chissà se fra orsi e teste d’alce, rimaneva un po’ di spazio anche per una collezione di farfalle.

“…Comunque, anche se mi ha impedito di incenerirli, non ha mai detto che non posso nasconderli dove più mi aggrada. Così li ha fatti rinchiudere in un luogo di massima segretezza. Un luogo in cui non potrei mai metterci piede, neanche per errore… morirei se mi trovassi faccia faccia ancora una volta davanti ad un orso imbalsamato! Tremo soltanto all’idea.Ho pensato di chiamare questo luogo segreto ‘Serraglio’, esprime appieno la natura inquietante del suo contenuto. Tutti quegli animali che dovrebbero essere decomposti…Schifo!”

Avanti, non tutti gli orsi sono spaventosi. Guarda il mio orsetto Popo! E’ carinissimo, coccolosissimo e, men che meno è mai stato dotato di vita. Ma forse è proprio questo l’elemento che lo rende così rassicurante. Io non stringerei mai una cosa morta nel mio lettuccio. Oh mio Dio, ma questi discorsi sono davvero macabri e inquietanti! D’accordo, Wanessa non ha tutti i torti sugli animali impagliati. Penso proprio che lotterò contro questo genere di pratiche, anche se non credo ci sia ancora tanta gente che si diverta a giocare agli antichi egizi con le specie animali protette.

“ Il vecchio Wanislaw non brilla certo di sensibilità e mi indispettisce al quanto che i miei traumi infantili siano presi così in scarsa considerazione da parte sua.”

Benvenuta nel club, Wanessa. L’insensibilità sembra essere la prerogativa di ogni padre. E dico sembra. Possibile che se un ragazzo o una ragazza voglia un padre sensibile, può trovarlo solo in un padre gay o in Babbo Natale?

“Ma almeno ora qui la Preside sono io e posso permettermi di fare qualsiasi cosa voglia, solo schioccando le dita”.

Queste sì che sono manie di potere. La presidenza di una scuola non è esattamente la stessa cosa di ‘assolutismo monarchico’.

Oh,cielo, basta perdere tempo! Devo scoprire dov’è questo dannatissimo nascondiglio! Il…Serraglio. Dove può essere,accidenti, dove può essere?

Wanessa Wefanie era terrorizzata dagli animali impagliati, e questo l’ho capito fin troppo bene, visto che non fa altro che parlarne (in ogni pagina del suo diario c’è almeno un riferimento all’orso imbalsamato che le è precipitato addosso da piccola. Attribuisce a questo ‘trauma infantile’ ogni cosa della sua vita che non va per il verso giusto, dagl’insuccessi con il suo romanzo, che giudica monotematico visto che non fa che parlare di animali impagliati, agli insuccessi sessuali ottenuti con suo marito, visto che ha crisi di nervi ogni volta che il povero consorte pronuncia anche solo le parole “posizione del missionario”, che alla povera Wanessa ricordano troppo l’orso impagliato che le si è letteralmente steso addosso). Quindi, cosa stavo pensando? Ah,sì, al fatto che Wanessa ci teneva ad avere il più lontano possibile da sè ogni essere vivente un tempo animato e poi non più.

Un posto lontano dal suo ufficio, quindi…

un posto lontano dalla presidenza…

…all’interno della scuola.

Be’, la piscina è lontana dalla scuola, come pure l’Edificio B…ma non sembrano luoghi molto probabili dove nascondere un Serraglio, anche perché penso di aver letto da qualche parte che sono stati costruiti dopo la morte di Wanessa.

Un luogo in cui non potrei mai metterci piede, neanche per errore… morirei se mi trovassi faccia faccia ancora una volta davanti ad un orso imbalsamato!

Un posto in cui Wanessa non potrebbe mai mettere piede, neanche per errore…

Cosa può essere, cavoli??

Ci sono tanti posti in cui non metterei piede neanche per errore…

Per esempio non metterei mai piede in una rassegna cinematografica horror, o in un sexy-shop sado-maso o in una sala da ballo per anziani, ma non mi sembra che ci siano luoghi del genere, alla Wefanie.

Riflettiamo…

Dove può trovarsi il Serraglio…

Dove Wanessa Wefanie non avrebbe mai potuto metter piede, neanche per sbaglio?

La risposta, così semplice e così chiara, mi salta alla mente, brillante.

Ma come ho fatto a non pensarci prima?

toilette à la page dei maschi – Venerdì sera, ore 22.45 (- 1 ora e 55 minuti alla mezzanotte)

Come ho fatto a non pensarci prima?

E’ chiaro che – salvo crisi di identità sessuale – Wanessa Wefanie non sarebbe mai entrata nel bagno dei maschi!
La toilette dei signori è il posto più adatto per nascondere l’ingresso del Serraglio.

Pensandoci fa tanto Camera dei Segreti, ma al posto di un gigantesco e micidiale serpentone, mi aspetta una visita guidata non poi così gradevole in una stanza piena zeppa di animali impagliati, probabilmente sommersa dalla polvere e resa ormai inabitabile. Ma che schifo.

Io, nei panni di Wanessa, avrei trasgredito le leggi di paparino e avrei bruciato tutto.

Intanto il pavimento di marmo grigio bluastro della toilette luccica asettico alla luce dei faretti sul soffitto, mentre vago senza una meta, guardandomi intorno.

E adesso che faccio?

Dove sarà mai il Serraglio?

Dovrei parlare in Serpentese?
Mi accascio su una delle poltroncine blu di Prussia, stremato.

E ora?

Forse dovrei controllare tutti i cubicoli dei bagni. O spostare una boccetta di profumo dall’armadio della parete destra per aprire un passaggio segreto?

“Signorino, mi dispiace, ma la toilette è fuori servizio”

La donna delle pulizie appare improvvisamente e in modo alquanto spettrale. Per poco non scivolavo lungo tutto il pavimento cerato per poi finire dritto nella iacuzzi, per quanto mi ha spaventato a morte.

“Oh, mi dispiace” borbotto, quando in realtà dovrebbe essere lei a dispiacersi per aver attentato alla mia vita “ma… io…davvero…”

Io davvero un bel niente…fuori di qui” sbotta lei, acida, i suoi occhi a mandorla ridotti a fessure.

Ho sempre avuto una certa simpatia per il personale di servizio della scuola, vittima di una massiccia deportazione dalle Filippine, e mi dispiaceva anche che fossero così sottopagati. Poverini, non fanno altro che pulire per rendere questa scuola visibile dallo spazio (per la sua brillantezza)… eppure, non so perché, questa… - controllo sul cartellino appuntato al suo petto – questa…Martirio suscita in me una certa antipatia.

“Non hai sentito? Fuori!”

Oh, benissimo. Le donne delle pulizie sono due. Si è aggiunta anche…(leggo dal cartellino) Corazòn.

Devo dire che sembrano entrambe alquanto minacciose con quelle aspirapolveri ultra-fantascentifiche che le fanno sembrare in maniera piuttosto inquietante a delle Ghost Busters del Sol Levante. Guardo con una certa apprensione i lunghi tubi aspiratori, due giganteschi gorghi oscuri pronti ad aspirarmi come una palla di polvere depositata sotto il letto.

“Okay… rilassiamoci” cerco di mediare, chiamando a raccolta la mia diplomazia.

Sono in due.

E sono armate.

Hanno una pronuncia perfetta (non confondono la “r” con la “l”). Brutto segno.

Probabilmente, come ogni orientale che si rispetti, conoscono anche le mosse micidiali del kung-fu.

“Hai cinque secondi per sparire” sibila serpentina Martirio, avvicinando pericolosamente il beccuccio dell’aspirapolvere.

“Okay… okay… diamoci una calmata. Per favore, vi chiedo di posare a terra quegli aspirapolvere, o qualcuno potrebbe farsi male” tento, cercando di mantenere i nervi saldi.

“Ma quale calmata… dobbiamo pulire fino a fondo questa scuola del…” imprecazioni fitte in lingua straniera, senza sottotitoli “e dovremmo stare calme? Vorrei vedere te a lucidare ogni singola tazza del gabinetto di questa dannata scuola: e sono centocinquanta. Centocinquanta tazze del gabinetto da pulire,disinfettare,lucidare e cospargere di Chanel n°5! Ogni giorno!”
D’accordo… sono riuscito a farle parlare.

Forse riesco a farmele amiche.

“So che per voi dev’essere difficile” rispondo, cauto, sfoderando l’espressione più comprensiva e tenera che mi riesce “Mi dispiace davvero tanto che vi paghino così poco, nonostante voi facciate così tanto! Ma credetemi…”

Penso di aver fatto colpo. Le loro espressioni crucciate cominciano ad assumere una forma vagamente umana.

“Ma credetemi… io faccio il possibile per facilitarvi il lavoro. Alzo sempre la tavoletta e cerco sempre di colpire il bersaglio… non imbratto di carta igienica umidiccia il pavimento, nè disegno oscenità sui muri…”
Le due giovani donne cominciano ad abbassare lentamente le loro armi di distruzione di massa, e ora si lanciano sguardi alquanto imbarazzati.

“Perciò vi prego… Ho una missione da compiere” incalzo, guardando con una certa ansia l’orologio. Sono quasi le undici… Basterà un’ora per trovare il Serraglio?

“Una missione?” ripete rabbonita Corazòn, lanciando un’occhiata curiosa a Martirio.

toilette à la page dei maschi – Venerdì sera, ore 23.05 (- 55 minuti alla mezzanotte)

“D’accordo… Martirio. Tu controlla bene l’armadietto dei profumi. Guarda in ogni angolo, sposta ogni boccetta di profumo, ogni asciugamano, ogni set da barba…potrebbe essere la molla per aprire un passaggio segreto o qualcosa del genere”
“Ma… Topher… io pulisco ogni dannato giorno questo bagno! Me ne sarei di certo accorta se spostando un flacone di shampoo si aprisse un passaggio segreto!”

Lancio uno sguardo deciso a Martirio, che restituisce l’occhiata mordendosi le labbra, anche lei in preda all’ansia.

“Martirio… questa è una missione importante. Dobbiamo farcela. Non possiamo trascurare nessun dettaglio. Questa toilette dev’essere controllata da cima a fondo e ho bisogno di tutto l’aiuto che riuscite a darmi”

“D’accordo,capo” risponde per lei Corazòn, che sembra avermi preso molto sul serio.

Fa una certa impressione sentirsi chiamare “capo”. Non sono ancora del tutto sicuro che mi piaccia.

“Che cosa devo fare?” incalza Corazòn.

“Mentre Chang Martirio controlla gli armadi, tu tasta ogni ogni parete in cerca di qualche mattonella che sembra possa staccarsi facilmente… Magari è quello l’ingresso segreto”

“E tu che farai?” squittiscono in coro le due, in tono melodrammatico.

“Io guarderò i cubicoli dei gabinetti… e se nessuno di noi trova niente…”

Chang Martirio e Corazòn sono il ritratto della paura.

“Saremo costretti a perlustrare i fondali della iacuzzi…”

Chang Martirio caccia un lungo sospiro…

“Ma siamo sicuri che il Serraglio esista davvero?” chiede Corazòn.

“Io pensavo fosse una leggenda” aggiunge Martirio, dietro le sue spalle “Insomma, se ne parla da generazioni, ma nessuno l’ha mai scoperto”

“Temo proprio che non sia solo una leggenda” rispondo, serio.

Le due filippine degluttiscono, e assumono un’espressione grave.

Le ricerche hanno inizio.

Sorrido debolmente alle mie due nuove amiche, cercando di infondere in loro un po’ di fiducia (che non ho) e mi dirigo con passo tremulo verso i cubicoli.

Ogni porta è contrassegnata con il nome di un famoso giocatore di pallanuoto della Wefanie, impresso su una targhetta scintillante.

Non so quale gratificazione possa esserci nel vedere il proprio nome infisso davanti ad un gabinetto.

Mi fermo con un certo rancore davanti alla targhetta contrassegnata dal nome “Herman Northangle” e apro la porta, con non troppa delicattezza.

Ovviamente mi ritrovo soltanto davanti ad una candida e sfavillante tazza del w.c.

Non che mi aspettassi altro.

Poi però mi accorgo di un foro, nella parete sinistra del piccolo stanzino.

Un foro nel bel mezzo della parete, così maledettamente simile al buco di una serratura da non lasciare dubbi: è questo l’ingresso segreto del Serraglio.

Vai! Al primo colpo!

“Chang Martirio! Corazòn! Fermatevi! Ho trovato l’entrata!”

Le grida di giubilo delle due inservienti si spengono scoraggiate quando si trovano davanti al problema della chiave.

“E adesso… come l’apriamo la serratura?” mugugna immusonita Corazòn.

Vuoi vedere che…

La chiave è quella infilata nel lucchetto (lasciato naturalmente aperto dalla sbadataggine di Wanessa) del suo diario segreto?

Sentendomi davvero molto stupido per essermi preoccupato per tutto il pomeriggio di risolvere un mistero così idiota, tiro fuori la chiavetta argentata e l’avvicino con mano oscillante nella toppa.

Un sonoro click, e la serratura scatta.

Un batuffolino di polvere cade giù dal buco.

“Ragazze…”

Il mio tono di voce è alquanto spaventanto.

“Correte a prendere le vostre aspirapolveri”

“Le abbiamo già” risponde inquieta Martirio, stringendo con apprensione il beccuccio della sua.

“Posizionatevi davanti alla porta” impartisco, sentendo la mia voce tremare.

Ci siamo.

Martirio e Corazòn si dispongono esitanti davanti alla porta, mentre mi accingo a spalancarla, pronto a scappare.

Uno…

“Uno…”

Due…
“Due…”

“TRE!”

La porta si apre improvvisamente e una valanga di polvere grigia esplode rischiando di travolgerci.

WOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!

Le aspirapolveri però sono più veloci.

Davanti ai nostri occhi increduli, chili e chili di polvere vengono aspirati in un lampo, preservandoci da morte certa.

“ACCIDENTI!” urla Martirio, cercando di sovrastare il rumore assordante delle aspirapolvere “UNA SPOLVERATINA OGNI TANTO,NO?”

“COME ABBIAMO FATTO A NON ACCORGERCI PRIMA DI QUELLA SERRATURA,Martirio?” grida di rimando la collega.

“AH, NON CHIEDERI DELLE TUE MANCANZE, Corazòn” ribatte lei, seccata “QUESTO GABINETTO LO PULISCI SEMPRE TU!”

Le aspirapolveri continuano ad aspirare per mezz’oretta buona tonnellate di polvere e mi sembra anche di aver intravisto un gigantesco orso impagliato. Prima che potessi accertarmene però, è sparito nel beccuccio dell’aspirapolvere brandita da Corazòn.

E’ incredibile quanto la tecnolgia casalinga si sia evoluta: queste aspirapolveri hanno la forza di attrazione di un buco nero!

Intanto la fuoriuscita della polvere sembra dimuire a poco a poco, e io ho dato il cambio a Corazòn, che mi ha passato di mano la sua aspirapolvere.

“Dovremmo esserci quasi!” tossicchio per l’eccesso di polvere.

“Speriamo” commenta esausta Martirio, scostandosi con una mano i capelli dalla fronte. Per poco ha rischiando di perdere il controllo dell’aspirapolvere, che – se non fosse intervenuta in suo aiuto Corazòn – l’avrebbe risucchiata in un attimo.

“Eeeeeeeee…finito!” esclamo, asciugandomi il sudore della fronte.

Che faticaccia.

L’aspirapolvere di Martirio inghiotte con un ultimo sgradevole risucchio l’ultimo batuffolo di polvere.

Frementi di curiosità, e trascinandosi dietro i loro fidi strumenti anti-polvere, le due donne delle pulizie entrano nel Serraglio, stanche, ma inebriate dal piacere della scoperta.

Topher Dukes, Martirio e Corazòn: gli intrepidi esploratori che hanno portato alla luce il millenario segreto del Serraglio…

Mi sento un po’ come il primo uomo ad entrare nella tomba di Tutankhamon, o nel camerino di Nicole Kidman…

Ci ritroviamo in una stanza di dimensioni gigantesche, un interminabile corridoio illuminato appena da finestre quasi del tutto oscurate dalla polvere. Mi avvicino prudente, spiando attraverso le fessure da cui proviene la luce. Sembrano affacciarsi su un’area del parco della scuola che non credo di aver mai visto.

Il Serraglio ha un’aspetto a dir poco lugubre. Immerso nella penombra, con nuvolette di polvere che fluttuano ectoplasmatiche al minimo spostamento d’aria. L’odore è tremendo e non faccio altro che tossire.

L’ingresso è quasi del tutto sgombro: probabilmente Martirio e Corazòn hanno aspirato anche un bel po’ di animali impagliati, ma dopo qualche passo, siamo costretti tutti e tre ad abbassare le spalle, intimoriti dagli artigli sguainati di un gigantesco orso delle caverne. Il suo sguardo di vitrea minaccia e i suoi denti affilatissimi e digrignati giustificano tutte le paure di Wanessa Wefanie.

“Questo posto mette i brividi” commenta Corazòn, abbracciandosi stretta al tubo dell’aspirapolvere, in un vano tentativo di conforto.

Passiamo con cautela davanti ad un dodo, un pellicano e una tartaruga gigante delle Galapagos impagliati, poi davanti ad un’armadio pieno zeppo di serpenti (qui Martirio è scappata a gambe levate, per poi tornare indietro da noi non appena ha realizzato che sarebbe dovuta passare da sola davanti al terribile orso delle caverne), una lunga serie di scaffali pieni di pesci, meduse, stelle marine e esseri di dubbia natura galleggianti in un disgustosi liquidi gelatinosi.

Schiviamo maldestramente un pinguino reale, zigzaghiamo tra uno stormo di fenicotteri rosa e ci insinuiamo tra uno scaffale pieno di ricci di terra e un grosso tricheco.

“Ah… dimenticavo…cosa stiamo cercando?” chiede Corazòn, fissando con apprensione una pantera dall’aria estremamente viva.

“ECCOLE!” grido, dimentico dell’inquietudine di trovarsi nel più inquietante dei luoghi, a metà fra il castello de La Bella e la Bestia e l’interno di una piramide egizia.

Un unico, solitario raggio di sole fende la polvere e illumina un’enorme teca di vetro, che occupa l’intera parete finale del lungo corridoio.

“Farfalle?”

Non mi prendo la briga di rispondere.

Sono troppo impaziente di trovare quella che cerco…

Vefania Rubea…no…

Iphiclides Podalirius… no…

Papilio Glaucus

Accidenti, dov’è?!

Mi fa un po’ ribrezzo, ma cerco di toglier via un po’ di polvere dal vetro, nel tentativo di leggere meglio i nomi sulle etichette, poste sotto ogni esemplare.

Apatura iris

VEFAN…No, è Vefania Pulchra e basta.

Stibochiona Nicea

“Guarda questa, Corazòn” sento sussurrare Martirio, concitata “Questa sembra proprio la fantasia scozzese di Burberry, non trovi?”

Heliconius Sara

“Già, è incredibile” commenta Corazòn, stupefatta “Cosa c’è scritto…We, no Ve…”

Catonepheles Orites

Vefa…” balbetta Martirio, rimuovendo uno spesso strato di polvere dal vetro.

Calinaga Buddha… Buddha?

Vefania Pulcherrima, credo” conclude Martirio.

Limenitis populi

Vefania Pulcherrima hai detto?!” sbotto all’improvviso, voltandomi di scatto prima verso l’epressione ebete di Martirio e poi verso la farfalla indicata dal suo dito.

E’ grande una decina di centimetri, con una magnifica apertura. Le ali sono color sabbia chiaro e presentano delle curiose striature rosse, nere e bianche, stranamente incrociate fra loro… come nella fantasia Burberry.

Sotto lo splendido lepidottero, un’etichetta esclama, fiera: “Vefania Pulcherrima”.

Fremendo dall’emozione e dal sollievo, cerco di aprire l’anta scorrevole della teca, ma l’impresa è più difficile del previsto. Ci vuole tutto l’aiuto di Martirio e di Corazòn per riuscire a muoverla. L’anta scorre lentamente, emettendo uno stridio fastidioso. Tossiamo forte quando dalla teca si sprigiona una densa nube di polvere, ma finalmente riusciamo ad aprire l’anta quanto basta per prendere la tanto agoniata Vefania Pulcherrima. E’ senz’altro più bello ammirarla attraverso il vetro che tenerla in mano, Sembra così fragile e… friabile.

Martirio e Corazòn mi guardano come se portassi nelle mani un tesoro inestimabile.

“Non ci hai ancora detto a cosa ci serve”
“Non lo so neanch’io” ammetto, sentendomi improvvisamente un po’ stupido “Credo sia una prova di iniziazione…per entrare in un club. Conoscete il M.C.?”
Le due si scambiano un’occhiata perplessa.

“No, non credo di averne mai sentito parlare…Tu, Corazòn?”

La donna scuote con vigore la testa.

Faccio spallucce e, non avendo altre idee, continuo a guardare le mie due compagnie di esplorazioni.

Una volta trovata la Vefania mi sarei aspettato che sarebbe successo qualcosa.

Magari Nikki e Ashley che spuntano fuori dall’orso delle caverne impagliato, gridando “SORPRESA! Benvenuto nel M.C…”qualunque cosa sia il M.C.

Maniaci Compulsivi? Modaioli Collegiali? Monaci Cantonesi?

E invece niente… Nessuna sorpresa. E adesso che faccio?

Gli occhi delle mie due amiche sono privi di qualsiasi espressione, o tanto meno di qualsiasi idea geniale. Ora che ci penso potrei anche confonderle con uno degli animali impagliati, se solo non respirassero.

Improvvisamente Martirio sembra riattivarsi dal suo stato di stend-by mentale.

“Hey, un momento! Guardate…” strepita lei, indicando compulsivamente il posto vuoto lasciato dalla Vefania Pulcherrima “C’è qualcos’altro scritto su quell’etichetta…”

Io e Corazòn ci avviciniamo alla teca così in fretta da frantumarci il cranio a vicenda. Sotto la definizione di “Vefania Pulcherrima”, sembra esserci scritto qualcos’altro, in una grafia piuttosto minuta.

“Ahi!... C’è scritto… Se stai leggendo questo biglietto…”

Se stai leggendo questo biglietto, vuol dire che sei arrivato alla fine della tua prova oppure che sei un animale impagliato dotato di intelligenza sorprendente e miracolosamente sopravvissuto all’imbalsamazione. La prima delle due ipotesi è quella più probabile, perciò se stai leggendo questo biglietto ne deduco che hai superato la prova e hai trovato la Vefania Pulcherrima.

Congratulazioni!

Ti manca solo un ultimo passo per entrare nel gruppo… Trovarci. Il tempo scorre in fretta, e noi ti aspettiamo dove solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di entrare. Non dimenticare di portare la Vefania Pulcherrima come prova.

M.C.
Kallistoi kai aristoi

P.S. Nel folto della giungla possono essere celate splendide orchidee, sotto un tetto di paglia un futuro monarca.



“Martirio… Corazòn…” balbetto, al culmine dell’emozione, afferrando le loro mani sudaticce e tremanti “Non finirò mai di ringraziarvi per il vostro preziosissimo aiuto”

“Oh,be’…” esala Martirio, colta di sorpresa.

Sono lacrime quelle che vedo scendere dai loro occhi?

“Senza di voi non ce l’avrei mai fatta”

“Oh,bè…” balbetta Corazòn. Evidentemente non riescono a dire altro.

Dopo pochi secondi me le ritrovo avvinghiate, mentre piangono come disperate.

“Noi…s-siamo f-fiere di averti… a-accompagnato in questa mis-sione…c-così importanteeeeeeeee!” singhiozza Martirio, con Corazòn che le fa eco, mentre – senza alcun freno – si soffia il naso sulla mia giacca.

“Chiederò al Preside di farvi dare un aumento. Siete le donne delle pulizie più eroiche che abbia mai conosciuto” balbetto, guardando con apprensione l’orologio “Ora devo scappa…”

Prima ancora di terminare la frase, eccomi lì che corro come un dannato per tutto il corridoio degli orrori. Spicco un balzo per evitare un gigantesco armadillo, schizzo oltre una coppia di gnu e scivolo sotto le zampe di un elefante indiano (non posso crederci che ce ne sia uno impagliato, in una scuola). Corro a velocità supersonica, all’ombra di una gigantesca orca assassina appesa al soffitto. Oltrepasso il più velocemente possibile l’orso delle caverne, per poi ritrovarmi finalmente nella rinfrancante pulizia e luminosità della toilette dei ragazzi à la page.

La Vefania è ancora perfettamente intatta malgrado la fuga rocambolesca.

Sono distrutto.

Sono un fascio di nervi.

Sono mentalmente instabile.

Ma non ho tempo di riposarmi su uno degli invitanti divani blu scuro della toilette o di volare a Boston per una seduta psichiatrica con la professoressa Dingles.

Più in fretta che posso mi lascio alle spalle il luccicore marmoreo della stanza, per tuffarmi a rotta di collo per il corridoio del secondo piano.

Davanti alla porta dell’ UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 23.56 (- 4 minuti alla mezzanotte)

Sono riuscito a frenare giusto in tempo… c’è mancato poco che non mi schiantassi contro la porta intarsiata dell’Ufficio del Preside. Questi pavimenti cerati saranno anche utili per sfrecciare a velocità spericolata per i corridoi, ma non sono molto pratici con le frenate brusche.

Mi sento ribollire come una pentola a pressione.

Cerco disperatamente di ravviarmi un po’ i capelli, di spazzare via qualche residuo di polvere dai vestiti, che cerco di stirare per quanto mi è possibile con le mani grondanti di sudore.

Eccomi qui. Alla fine dei giochi.

O forse all’inizio?
Non posso crederci… Farò parte anch’io del Club. Perché sicuramente si tratta di un Club.

Manca pochissimo alla mezzanotte. Si può sapere cosa diavolo aspetto?

Oh, accidenti… devo assolutamente superare la mia fobia delle porte sul vuoto.

Ma poi…sono davvero così sicuro che gli autori del biglietto siano proprio nell’Ufficio del Preside?

Io penso di sì. Dopotutto il mio ragionamento è perfettamente logico. Nessuna falla.

“Dove solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di entrare”

Questo è l’Ufficio del Preside: è lui che comanda qui. Chi trasgredisce… Be’, se ne hai combinata una grossa finisci dritto nell’Ufficio del Preside ed io, Anonymous, Gunther e Rowland ne sappiamo qualcosa…

No, pensare al Club degli Sacchi non mi fa sentire meglio…

Dicevo… dev’essere per forza questo il posto giusto.

Poi, ricordo benissimo di aver visto Nikki ed Ashley vagare per il parco in piena notte con Herman, Mia e Gloria un po’ di tempo fa… e tutti insieme sono entrati nell’Edificio Principale. Ho passato quasi un’intera nottata a cercare di capire per quale motivo una delle finestre fosse illuminata a quell’ora…

Sì, qualcunque tipo di incontri notturni avvengano nella scuola, qualunque tipo di organizzazione sia M.C., è qui che parte tutto. Nell’ufficio del Preside.

E il preside Canfield? Complice? Corrotto? All’oscuro di tutto?

Oh, cielo, ma a cosa serve fare tutte queste congetture? Mi basta aprire la porta ed ogni mia domanda troverà una risposta.

Lo so. Non sono mai stato così sicuro come stanotte.

Accosto l’orecchio alla porta massiccia.

Silenzio di tomba.

Brutto segno.

E se fosse uno scherzo balordo?

D’accordo, adesso apro, ho perso fin troppo tempo prezioso.

Piego lentamente la pesante maniglia d’ottone.

La porta si schiude appena e un fiotto di luce dorata mi investe, accecante.

“SORPRESA!”

 

Correzioni
Inizialmente questo capitolo è stato pubblicato con nomi diversi per le due donne delle pulizie, Martirio e Corazòn, ovvero "Bao Chang" e "Hui Li". Ho realizzato solo a posteriori che nelle Filippine, nazione di provenienza delle due donne, non si parla cinese e quindi non avrebbe avuto senso dare loro nomi cinesi. Nelle Filippine la lingua ufficiale è l'inglese, accompagnato dallo spagnolo. A seguito dalla colonizzazione attuata dalla Spagna nel XVI secolo, dai conquistatori i filippini non hanno solo adottato la loro lingua, ma anche lo stesso ardore religioso, tipico di un regno rigidamente cattolico come quello spagnolo. Ho optato, quindi, per questi due personaggi, nomi spagnoli e, in più, dal significato strettamente religioso: "Martirio", un ovvio riferimento ai martiri cristiani, e Corazòn, "cuore", allusione al Sacro Cuore di Gesù.



Ciao ragazazzeeeeee/i T_____T

Non sapete quanto mi dispiace di essere mancato così tanto e di non aver potuto aggiornare prima, ma - a costo di sembrarvi ripetitivo - il tempo non mi aiuta per niente! E infatti oggi non posso neanche ringraziarvi e rispondervi personalmente, perchè purtroppo , ripeto, il tempo è tiranno. Mi addolora molto, ma sappiate che vi ringrazio tantissimo, sento di voler bene a ciascuno di voi e non potrò mai celebrarvi abbastanza per il supporto che mi date! Vi mando un enorme abbraccio asfissiante, anche alle/ai nuove/i recensioniste/i, alle/ai lettrici/lettori silenziose/i e ai miei corregionali >____<

Grazie grazie grazie e grazie grazie - e ancora scusate se non posso rispondervi persona per persona - a Namida,Black Lolita,Selene_Malfoy,Karrina (Ops...Ashely è biondo :p), DJKIKA,HW,suzaku,athenachan,Haru28,AoI,animablu,jashder,emerald_01,babyjenks e ragazzasilenziosa...

Al prossimo capitolo, che Dio ce la scampi. Un capitolo, come intuirete, à la page.

Le curiosità prive di interesse

x Qualcuno mi ha chiesto com'è nato il personaggio di Ophelia Minch. E' nata da sola, durante una lezione di letteratura inglese. E' letteralmente uscita da sola dalla mia penna. Mi è successo lo stesso anche per la Meringue di Venus as a boy.

x Non so con precisione quanti capitoli conterà Mocassini Club. Una cosa è certa: sarà MOLTO più lungo di Venus as a boy. Molto. Ce n'è da raccontare.


x Una mia amica di infanzia aveva un orsetto giallo di nome Popo. "Popo" è anche il nome generico che io e i miei amici diamo ad una serie di pupazzi morbidosi. E' usanza chiamare il proprio pupazzo con la sillaba finale del nome del/lla ragazzo/a che ci piace ripetuto due volte. Io ho un maialino rosa che un tempo avevo chiamato Nana (quando ero innamorato di una certa Simona...sì, ero persino capace di innamorarmi di una ragazza), ma ormai è un bel po' che è stato ribattezzato Fior di Prosciutto. Me l'ha regalato la mia migliore amica.


x In in crociera ho avuto modo di assaggiare il caviale e di provare la iacuzzi. Il caviale fa schifo, la iacuzzi è una favola.


x I quattro capitoli che precedono "Titani alla toilette" hanno per titolo parole straniere, appartenenti alle quattro lingue che studio/ho studiato: "A' la page" è francese, "Harlequin" inglese, "Pathos" è greco, "Vefania pulcherrima" è latino. Vi assicuro che è stata una scelta del tutto casuale...strano però.

   
 
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