Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: SagaFrirry    13/03/2015    1 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

VI

 

CROLLO

 

Ares giunse al tempio di Atena senza troppe cerimonie. Salì fino alla tredicesima, senza scorta alcuna. Aveva deciso di non portare con sé Phobos e Deimos, per non spaventare i mortali presenti. I cavalieri d’oro, non sentendosi per nulla sicuri all’idea di Ares che scorazzava allegramente per il santuario, raggiunsero la dimora del gran sacerdote. Il Dio della guerra, seguendo Atena, camminò in silenzio ed affiancò il trono. Incrociò per qualche istante lo sguardo di Saga, che lo salutò con un cenno rispettoso del capo. Le due divinità passarono oltre e raggiunsero la dimora di Atena.

“Come fai a restare lì seduto?” domandò Aiolos.

“E che altro dovrei fare?” rispose Saga.

“Controllare che il Dio della guerra non faccia casino! Quell’uomo non è..”.

“Non è un uomo, è un Dio. Ed è meglio che vi abituate all’idea che Atena discuta con i suoi alleati, anche se li abbiamo sempre considerati nemici”.

“Non resterò qui”.

“E che pensi di fare? A noi mortali non è concesso entrare nelle sue stanze. Io posso varcare solo la prima porta e discutere con lei in una saletta apposita”.

“Vorrà dire che sorveglierò l’esterno”.

Molti dei cavalieri erano d’accordo con il Sagittario, mentre altri lo seguirono per noia. Si radunarono accanto alla statua della Dea, all’esterno della sacra dimora di Atena. Erano pronti ad intervenire, in caso di emergenza. Saga, rimasto solo, scosse la testa: non capiva il ragionamento dei suoi colleghi. Si rilassò, concedendosi un sorso di vino. Alzandosi, stanco di stare seduto, gemette per le botte di Phobos e Deimos. Probabilmente portava segni di quegli scontri anche sul viso, ma nessuno degli altri cavalieri pareva farci caso. Evidentemente perché quasi nessuno lo guardava negli occhi. O forse perché tutti pensavano che si fosse semplicemente scontrato con il gemello Kanon. All’esterno della tredicesima, poteva vedere tutte le case. Alzò lo sguardo, verso il cielo. Era una piacevole serata, e già le prime stelle iniziavano ad apparire. Il sacerdote salutò educatamente venere lucifera, appena accesa nel tramonto. Poi sobbalzò. Qualcosa non andava!

“Meglio che rientri ed avvisi gli altri” si disse, ma quasi subito una voce nella sua testa lo fermò.

“Lascia fare a me!” sbottava quella voce, convinta.

Saga gemette, reggendosi la testa. Cercò di mettere a tacere quella voce e quella personalità, scoraggiato perché sperava che le medicine fossero utili. Poi ricordò le parole di Eris. Lascialo fluire..non combatterlo..

“Va bene..” si rassegnò Saga “Staremo a vedere cosa credi di fare”.

Arles prese il controllo della situazione. Si sentiva forte e sicuro. C’erano degli intrusi, molti intrusi. Ma le case erano deserte, dato che i cavalieri d’oro erano tutti riuniti fuori dalla casa di Atena. Con un ghigno, il sacerdote si concentrò. I nemici, che erano sempre più numerosi e formavano un esercito, si ritrovarono contro un altro esercito, creato da Arles. Sfruttando la sua capacità di creare illusioni, aveva fatto comparire un esercito numeroso come quello nemico. Si stupì, per qualche istante, di se stesso. I due eserciti iniziarono a scontrarsi e Arles sorrise soddisfatto.

 

“Non agitarti, Atena. Non sono qui per litigare” parlò Ares, seduto comodamente nelle stanze della Dea e sorseggiando il vino migliore del tempio.

“Non sono agitata!” protestò la Dea, rigirandosi sulla sedia.

“E così..” riprese lui, interrompendo il silenzio imbarazzante “..tu vivi qui. Posto carino, si vede Atene, una schiera di uomini al tuo servizio..”.

“Grazie, fratello. Anche se non so quanto sia tuo desiderio farmi un complimento”.

“Siamo alleati, anche se la cosa non ci piace. Perciò sforziamoci di fare i simpatici. E ora facciamo quello che tutti si aspettano: parliamo di guerra e strategia”.

“Ottimo. Non chiedo di meglio..”.

Iniziarono a parlare fra loro, studiando il nemico ed eventuali punti deboli. D’un tratto Ares rizzò la testa, percependo qualcosa.

“Che succede?” domandò Atena.

“Non senti niente?”.

Il Dio uscì dalla dimora della Dea. I cavalieri d’oro lo fissarono con aria interrogativa. Ares li ignorò ed allungò lo sguardo verso il grande tempio. Dall’alto, capì che qualcuno stava attaccando il luogo sacro. Però..

“Presto, interveniamo!” scattò Ioria, subito trattenuto dal fratello maggiore, che aveva percepito qualcosa.

“Ma che succede?” domandò Mur “Cos’è quell’esercito che difende il tempio?”.

“Non esiste quell’esercito” si stupì Kanon “Si tratta di un’illusione”.

“Un’ illusione?!” esclamò Ares.

“Sì, mio fratello probabilmente ha fatto questo e..”.

Non terminò la frase. Sopra le loro teste, percepiva molti nemici.

“Mettete al sicuro Atena!” gridò Aiolos, preparandosi a combattere.

 

Arles continuò a respingere l’esercito di terra, mentre gli altri gold si occupavano dei nemici che attaccavano dall’alto. Mai era stato in grado di creare così tante illusioni in una volta, però non aveva previsto dei colpi aerei. Sentì un boato e guardò in su: le colonne della tredicesima oscillavano. Allarmato, il sacerdote cercò di reagire ma non riusciva a muoversi. Non si era accorto che, attaccando con le illusioni, aveva consumato moltissima energia.  Barcollò, e lo stesso fecero le colonne. Si preparò a sentire la dura pietra cadergli addosso ma non fu così. Chiuse gli occhi, sentendo le gambe cedergli. Era stato uno stupido! Si stava rimproverando, probabilmente ad alta voce, quando percepì una mano che gli chiudeva la bocca. Era tutto buio, parte della tredicesima casa era crollata e si era alzato un gran polverone. Disteso, percepiva una presenza che, accucciata, lo proteggeva. O tentava di aggredirlo?

“Stai zitto! Non fare fatica per niente” si sentì dire.

“Ares?” si stupì Arles.

Il Dio sanguinava leggermente, perché per proteggere il sacerdote gli erano finite addosso delle macerie del tempio. Era scuro in volto, probabilmente in collera. Arles tentò di reagire, ma gli girava la testa e poi perse i sensi. Ares lo tenne fra le braccia, aspettando il silenzio.

“Cosa è successo?” lo cercò Atena, non vedendo nulla per colpa della polvere.

Lei gridò, quando vide che sul trono del sacerdote era crollato parte del soffitto.

“Avete respinto i nemici?” domandò Ares, senza alzarsi.

“Sì” rispose la Dea “Va tutto bene. Povera tredicesima casa!”.

“Vi manderò qualcuno ad aiutarvi a ricostruirla. Sarà più bella di prima” rassicurò Ares.

Ancora con l’espressione di rimprovero sul viso, si alzò. Con in braccio il gran sacerdote, raggiunse la Dea, seguita dai suoi cavalieri d’oro. Atena si spaventò, vedendo il sangue sul viso di Ares.

“State bene?” domandò.

“Ha solo esagerato” rispose il Dio “Ed io ho solo qualche graffio”.

“Da solo ha creato l’illusione di un intero esercito? Non pensavo riuscisse ad arrivare a tanto”.

“È in gamba. Non lo sottovalutare”.

Ares poi alzò lo sguardo verso i cavalieri d’oro.

“Tu sei Kanon” parlò ancora il Dio “Dovresti tenere più sottocchio tuo fratello”.

“Ma che vuoi?” ringhiò Kanon, avvicinandosi ad Ares per riprendersi il gemello.

Il Dio gli lanciò un’ultima occhiata, prima di passare lo svenuto a Kanon. Il cavaliere dei gemelli si riprese Arles con sospetto. Non si fidava del Dio della guerra, nemmeno un po’!

“Portalo nelle mie stanze” propose Aphrodite “Finché la tredicesima casa non verrà sistemata”.

“Sei gentile” annuì Kanon “Ma tu dove starai?”.

“Io sto bene. Posso dormire sul divano. Tuo fratello ha bisogno di riposare in un vero letto. Non ti preoccupare”.

 

“Come ti senti?”.

Saga, riaprendo gli occhi, vide al suo capezzale uno dei gemelli di Ares. Era Phobos o Deimos? Lo guardò ancora. Aveva l’orecchino a destra, quindi era Phobos.

“Cosa ci fai qui?” domandò, invece di rispondere.

“Padre Arles mi ha mandato a controllarti. Hai dormito per giorni. Come stai?”.

“Mi gira un po’ la testa”.

“Sei un coglione!”.

“Intanto io da solo ho sconfitto un intero esercito”.

“E Ares è molto colpito da questo, però sei stato comunque un coglione”.

“Non avevo previsto un attacco dall’alto. Se non ci fosse stato quell’attacco, me la sarei cavata benissimo. Mi sarei stancato, sarei andato a dormire e nessuno si sarebbe manco accorto di niente. Sai  quante volte ho combattuto e poi sono tornato al lavoro, senza che nessuno capisse?”.

“Non comprendo. Non hai amici che si preoccupano del tuo stato mentale e fisico?”.

“Ho lasciato fluire, come mi ha suggerito la Dea Eris. E sono riuscito a controllare Arles, che ha annientato i nemici con il potere delle illusioni”.

“Sei tu che dici che non sei migliorato..”.

“Hai detto agli altri che io e Ares..?”.

“Non ho spiegato il nostro rapporto di parentela. Sono affari tuoi, no?”.

“Ti ringrazio..”.

Saga, messo a sedere sul letto, si scosse e cercò di alzarsi.

“Dove vai?!” tentò di fermarlo Phobos, con scarso successo.

“Ho un lavoro, io!” ribatté il sacerdote, lasciando la camera.

Raggiunse a fatica il crepidòma del suo tempio e guardò in su. La tredicesima era quasi del tutto ricostruita, con sua somma soddisfazione. Entrò e si stupì nel vedere Ares, in piedi al centro della stanza, che osservava il soffitto.

“È venuto bene” commentò il Dio, senza degnare di uno sguardo Saga.

“Grazie per averlo sistemato. Ora il mio trono non ha più il soffitto su di esso..” rispose il sacerdote.

“Sei stato molto avventato”.

“Lo so, non mi serve la predica”.

“L’avventatezza è una caratteristica di famiglia”.

“Lo terrò a mente..”.

Saga camminò lentamente e raggiunse il trono, sedendosi e sospirando. Osservò pure lui il soffitto, ora decorato ed affrescato.

“Lo trovo un po’ troppo pomposo” commentò Ares “Ma se a te piace..”.

“È un po’ eccessivo anche per me. Vedrò poi le mie stanze personali. I nemici sono stati tutti respinti? E chi erano?”.

“Tutti respinti e facevano parte dell’esercito  di Giove, anche se non so dirti esattamente sotto quale dei suoi figli”.

“Capisco..”.

“Ma ti sei almeno minimamente preoccupato delle conseguenze del tuo gesto?” riprese Ares, dopo un momento di silenzio.

“Perché? Tu pensi mai alle conseguenze di quel che fai?”.

“Non spesso. Però, quel che intendo, è che sei il gran sacerdote. Hai un compito”.

“Se sei preoccupato per la mia successione, ti informo che colui che deve prendere il mio posto, in caso di mia dipartita, è già stato informato”.

“Pessimista!”.

“Dicesi previdente. Comunque, spero che anche voialtri vi facciate delle domande in proposito”.

“A che proposito?”.

“Discendenza. Successione. Se dovesse morire Zeus, chi ne prenderebbe il posto?”.

“Morire Zeus? Tu stai delirando!”.

“Siamo in guerra, potrebbe succedere. Ed in quel caso che accadrebbe? I figli si scannerebbero per stabilire il migliore? Si sgretolerebbe la famiglia? Oppure si sa già chi può prenderne il posto? Io, nel mio piccolo, ho sistemato la faccenda, evitando così che si crei inutile casino al tempio quando non necessario”.

“Ma così lasci intendere che non sei necessario, che sei sacrificabile”.

“Non è così?”.

“Arles..”.

“Sono Saga”.

Ares fece per avvicinarsi, quando entrò Atena. Con un largo sorriso, la Dea parve rassicurata nel vedere il suo sacerdote.

“Come ti senti, Saga? Ti piace la tredicesima, come è stata sistemata?” domandò.

“Ho un po’ di mal di testa, ma passerà” rispose lui “Ora smettetela di preoccuparvi per me ed occupatevi della guerra”.

“Non fare lo scorbutico”.

“Non sono scorbutico!”.

“Hai ringraziato il divino Ares? Ti ha salvato lui, altrimenti saresti morto schiacciato”.

“Come uno scarafaggio scemo, lo so. Grazie, divino Ares”.

“Di niente. Ma vedi di non rifarlo” sbottò il Dio della guerra “Non ho certo tempo da perdere!”.

“Non ne dubito”.

 

“Mie care, credete che ci tocchi intervenire?” parlava Hades, rivolto alle sue due consorti.

“Nella guerra? Immagino di sì” rispose Persefone.

“Ma qui nessuno è venuto a darci fastidio. Che ce ne facciamo dell’Olimpo noialtri?”.

“Sì ma si tratta comunque della vostra famiglia” si aggiunse Eleonore.

“Siete voi due la mia famiglia” sorrise Hades, accarezzando il viso della sua fresca sposa.

“Fiera di sentire questo, ma non siamo solo noi. Poi, dovreste pensare al futuro” continuò lei.

“A che futuro? Sto nell’oltretomba a governare su di esso e basta. Non ho grandi prospettive”.

“Intendo al futuro della famiglia”.

“Continuo a non seguirti, Eleonore”.

“Parlo di famiglia che cresce”.

“Una terza moglie? Per ora non ci penso..”.

“Non intendevo questo..”.

Persefone guardò Eleonore e sorrise, senza nascondere lo stupore. Hades, invece, continuò a non capire. Le due donne scossero la testa, divertite.

“Che mi nascondete, voi due?” borbottò il Dio.

“Diventerai papà, Hades” spiegò Persefone.

“Sarebbe la prima volta..” si stupì lui.

“C’è sempre una prima volta” sorrise Eleonore.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: SagaFrirry