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Autore: Chevrefeuille    13/03/2015    5 recensioni
'Siamo cambiati, Draco.
Non siamo più quegli eroi pronti insieme ad affrontare ogni impresa, siamo come due foglie attaccate ad un ramo in attesa.'
'Mi manchi.'
'Non mi interessa.'
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Pansy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Storia partecipante al contest Stagioni indetto da ame tsuki sul forum
 
COME LE VIOLE IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA
“Ti ho dato i giorni migliori dei miei anni peggiori,
contraddizioni e vizi a ognuno il suo”



Londra non era famosa per il suo clima temperato, questo lo sapevano tutti. Marzo non aveva mai regalato un clima dolce, c'era sempre quella strana aria contraddittoria, in cui l'inverno non lasciava il passo alla primavera che però bussava forte alle porte di un marzo ancora più piovoso del solito, quasi a volersi imporre con violenza, quasi a dire 'io ci sono, lasciatemi entrare' e l'inverno gelido non la lasciava entrare, la teneva sulla soglia della sua porta, in attesa; le lasciava qualche piccolo spiraglio, ogni tanto, qualche germoglio sugli alberi freddi tentava di dare colore e calore agli alberi spogli ed ai prati coperti di brina. 
 
Nella sua casa a Kensighton Road, però, Pansy Parkinson, amava affacciarsi ogni giorno alla finestra per guardare come la forza della rinascita volesse imporsi sull'anzianità del tempo. 
Aveva abbandonato qualsiasi cosa la riguardasse ai tempi della scuola: aveva lunghi capelli bruni legati spesso in una treccia scomposta ma ordinata, aveva un carattere mite e temperato ed aveva abbandonato del tutto il desiderio di lottare contro l'umanità con risposte taglienti e scostanti. Non sapeva bene se tutto ciò era avvenuto perché con la fine della guerra le era rimasto in mano poco e niente o perché in lei era prevalso il desiderio di tornare come quando era bambina, ma di certo era sicura che tutto quello che per tanti anni l'aveva contraddistinta non era altro che desiderio di farsi accettare da gente troppo poco simile a lei ma che al contempo si aspettava da lei un certo rigore comportamentale.
Rigore.
Una parola che non le era mai piaciuta, le riportava alla mente quando era bambina e doveva fingere di essere algida e insensibile per farsi posto nell'alta società purosangue inglese.
Guardava fuori dalla finestra ed amava guardare come tutto potesse risorgere dopo l'inverno, quando invece tutto sembrava essere morto. 
Pensava anche un po' alla sua vita, a quello che era diventata e a quanto tutto fosse cambiato così velocemente.
 O forse no, niente era cambiato ed aveva semplicemente vissuto nell'illusione di una realtà diversa.
 L'unica cosa che le apparteneva ancora, da sempre, era quel ghigno che le si formava sulle labbra, che in quel momento stava usando per mascherare la malinconia con cui guardava al passato e la nostalgia di un qualcosa che non avrebbe mai vissuto. 
 
Tutto le mancava di quei giorni in cui credeva di essere spensierata, in cui viveva ogni attimo come se fosse l'ultimo, in cui la paura faceva da sfondo ad una vita che non le aveva mai dato quanto desiderasse ed allo stesso tempo le stava dando tutto. 
Tutto quello che desiderava era stare con lui, ma questo lo aveva capito troppo tardi, quando tutto ormai era finito, quando tutte le occasioni che aveva erano state sprecate facendo capricci inutili.
Era ingorda, avida di baci, di respiri, di momenti. Faceva tesoro anche del più piccolo dei gesti e lo riponeva all'interno del suo cuore.
Ricordava perfettamente tutto di quegli anni ad Hogwarts, delle passeggiate, del profumo di viola, dei baci rubati sbattuti in faccia ad un destino infame. Pansy combatteva, diceva 'guardami, maledetto, vieni a prendermi, se ce la fai'; spavalda combatteva contro l'inesorabile scorrere del tempo che maligno si insinuava nel suo corpo come il più subdolo dei veleni. 
Consumata
Era uscita consumata da quel tempo.
 
Erano passati cinque anni dalla fine della II Guerra Magica e lei aveva perso tutto quello per cui aveva lottato.
Draco. Lei aveva perso quello.
Dopo il loro addio, fatto di uno sguardo, il giorno della dipartita di Voldemort, di loro non v'era stato più niente.
Aveva provato a costruirsi una vita, a convincersi di essere felice, aveva deciso che vivere in bilico tra il mondo babbano ed il mondo magico l'avrebbe aiutata a ristabilire un equilibrio interiore che pian piano era andato sgretolandosi, così come tutti i suoi sogni. Passava da un letto ad un altro, perché s’era convinta che l’amore fosse quello: volubile fisicità e nient’altro.
Si era specializzata in Magisprudenza1, adesso lavorava al Wizengamot come membro tirocinante, qualcosa le faceva credere che tutto stesse andando per il verso giusto.

Era il 21 di marzo, il primo giorno di primavera. 
Era in ritardo, doveva correre verso il ministero della magia ma, accidenti, c'era un traffico terribile nella metropolitana e lei non amava usare la smaterializzazione.


'Scu..scusate il ritardo, c'era.. Beh, ecco, mi scusi, mi sono svegliata tardi. Ma tanto l'udienza non è ancora iniziata quindi...'
'Signorina Parkinson, si sieda e stia zitta, cerchi di imparare qualcosa.'
'Certo.. Certo.'
'Oggi abbiamo un'udienza importante, voglio che si cimenti lei nella difesa del nostro assistito. È un caso difficile, voglio che lei lo sappia, parliamo di ultime udienze per un mangiamorte accusato dei crimini più efferati - Che non ha commesso -  Ho pensato che lei fosse più indicata di me, perché anni addietro scagionata dalle stesse accuse. Sicuramente lo conoscerà e saprà meglio di me dove battere per poter ottenere la libertà vigilata dell'imputato.'
'Oh davvero? Bene, bellissimo. Chi è?'
'Draco Lucius Malfoy. Lo conosce?'
'Oh avvocato Finnegan, non posso. No guardi io..è che non me la sento, non posso. No. Non lo faccio'
'Signorina Parkinson, non lasci che le questioni personali compromettano il suo lavoro. Si comporti da persona adulta e faccia quello che le ho chiesto.'
'Si beh.. Io.. Senz'altro avvocato, senz'altro..'
 
La mente di Pansy voló veloce a quelli che erano stati gli ultimi attimi con Draco. 
Una mano sul braccio, un tocco leggero, parole sussurrate al vento per paura di dimostrarsi troppo fragili, un bacio sulla tempia e niente più. Lui che passa dall'altro lato, senza più voltarsi. Lei che lo guardava allontanarsi. Poi il buio, le lacrime, l'abbandono, il coraggio di guardare avanti.
Poteva farlo? Poteva difendere un uomo che lei stessa voleva accusare per essere stato così codardo con l’amore degli altri?
‘Lo odio’, era l’unica cosa che riusciva a recepire la sua mente.
Si decise che d’altronde era il suo lavoro, l’avrebbe dovuto fare per forza.
Così, mesta, si avviò verso l’ultimo scherzo che le aveva posto il destino: difendere Draco Malfoy.
 
L'aula del tribunale era gremita di gente, si sentiva forte l'odore misto dei profumi delle streghe e del dopo barba dei maghi, un chiacchiericcio di sottofondo annunciò l'arrivo dell'imputato.
Non ebbe subito il coraggio di voltarsi: aveva paura che fosse cambiato, che non fosse lo stesso, che tutto quello che lei aveva mantenuto come ineluttabile ed ineliminabile ricordo non esisteva più.

Draco Lucius Malfoy.’
La voce del presidente del tribunale le suggerì di diversi voltare.
 
Bello. Fu il primo pensiero che attanagliò la mente di Pansy. Più bello di prima eppure bello come sempre. Non era cambiato, lei si.
 
'Per il Dottor Draco Lucius Malfoy, parla la difesa, l'Avvocato Pansy Parkinson.'
Un gesto, uno scatto, Draco si voltò a guardare la giovane donna che si avvicinava a lui, con un mucchio di carte in mano e lo sguardo fiero che mostrava sicurezza e spavalderia, ma lui solo sapeva che celava una grande insicurezza.
In realtà aveva il viso imporporato e le mani tremanti.
 
'Prego, signorina Parkinson, proceda con l'esame incrociato delle parti'
Il rumore secco del martello di legno sulla cattedra. 
Era iniziato tutto. Era ripreso tutto da dove era finito.
 
'Certo, vostro onore.
Dunque, Signor Malfoy..'
'Obiezione! C'è conflitto di interessi, la signorina Parkinson non può prendere le difese dell'imputato.'
 La voce di Anthony Goldstein tuonò forte dall'altro lato dell'aula.
'Ebbene, avvocato -incalzò Pansy- mi dica perché sussiste conflitto di interessi. Non sono di certo sua moglie, nè la sua concubina. Siamo semplicemente due ex compagni di casa che non si rivedono dai tempi della scuola e che non andavano nemmeno tanto d'accordo. E se anche fosse, non è affar suo chi, il Signor Malfoy, sceglie per essere difeso in giudizio. Ha per caso paura delle mie arringhe, Goldstein? Mi teme così tanto da non volermi come difesa della controparte?'
'Obiezione respinta. Proceda, Signorina Parkinson'
'La ringrazio vostro onore.'
 
L'udienza fu lunga e faticosa, Pansy non aveva assolutamente idea, in realtà, di come si difendesse un mangiamorte, non aveva che un ricordo poco nitido delle udienze che avevano visto partecipi i suoi genitori in qualità di imputati e che li avevano visti sbattuti ad Azkaban. 
Riuscì a cavarsela, in qualche modo, parlando a braccio e facendo appello a quanti ricordi avesse di quel periodo, al dolore che ella stessa aveva provato pensando che avesse potuto provarlo anche lui. 
Non sapeva nemmeno lei come, ma era riuscita a convincere il giudice di primo grado dell'innocenza di Malfoy.
 
Finita l'udienza uscì di corsa da quell'aula di tribunale diventata troppo asfissiante per i suoi gusti. 
I tacchi si piegavano sotto le sue gambe sottili per lo sforzo che stava facendo nel correre su un pavimento così liscio. 
Iniziò a respirare di nuovo quando fu fuori dal ministero, all'aria aperta, dove una troppo affollata Charing Cross si affannava a svolgere i suoi affari.
Hyde Park. Doveva andare lì. Aveva deciso che un po' di svago non le avrebbe fatto male, che aveva bisogno di respirare. 
 
'Pansy! Pansy, fermati!'
Una voce maschile. Quella voce. L'aveva riconosciuta benissimo. Non voleva girarsi, non doveva farlo. 
Una mano le tratteneva la spalla. Quella mano. Quell'uomo.
'Malfoy. Che piacere.'
Calmati, Pansy, calmati. 
'Volevo ringraziarti, sei stata molto abile.'
'Ho fatto solo il mio lavoro. Ora, se vuoi scusarmi, avrei delle commissioni da portare a termine.'
 
E così si era allontanata, senza voltarsi indietro, come tanti anni prima era già successo. Solo a ruoli invertiti.
Ed eccolo, un ghigno prepotente fece irruzione sul suo viso.
 
Davvero, doveva svolgere delle commissioni, tant'è che aprendo la borsa per prendere il portafogli, aveva notato che c'era qualcosa in più: una lettera con una Viola.
 
'Domani 15.30 Madama Rosmerta.
Ti aspetto.
DLM'
 
Maledetto. Gliel'aveva fatta di nuovo. 
Che cosa voleva? 
Il giorno dopo arrivò troppo presto per i suoi gusti, chiaramente non aveva chiuso occhio quella notte. 
 
Quel pomeriggio faceva caldo, troppo caldo. 
O forse era l'agitazione.
Era agitata, aveva le mani fredde e sudate, il viso rosso e il cuore che le batteva all'impazzata. Non aveva mai creduto davvero, sebbene lo avesse sperato, che lei e Draco si sarebbero rivisti dopo l'addio di tanti anni prima.  
Vacillò davanti la porta di ingresso: non vedeva Draco e non sapeva se effettivamente aveva voglia di vederlo. E se fosse cambiato? A lei piaceva ricordare Draco come un'idea. Esattamente. Lei ha sempre amato l'idea che aveva di Draco, non Draco stesso. Lo amava perché lui non aveva scelto lei ma lei aveva scelto lui, lo amava perché tra tanti altri, lui non le aveva mai dato certezze, mai un qualcosa che le avesse fatto pensare che lui avrebbe ceduto alle sue avances.
 Vedi a volte, il masochismo femminile.
Sorrise e si decise ad abbassare la maniglia. 
Non vide Draco dentro - probabilmente sono io in anticipo, si disse guardando il suo orologio - così si accomodò ed ordinò una burrobirra - ottima.
 
Passata mezz'ora abbondante, Draco fece il suo ingresso trionfale nella sala di Madama Rosmerta, ordinando una burrobirra e scoccando un occhiolino alla cameriera.
- non cambierà mai, pensò Pansy.
 
'Ciao'
'Perché?'
'Perché cosa, Pansy?'
'Perché mi hai chiamata qui. Perché hai la cravatta che ti ho regalato per i tuoi 17 anni - prego, comunque. Perchè mi hai infilato la lettera in borsa. Perché hai quella faccia soddisfatta. Che vuoi?'
Non riuscì ad essere cordiale con lui, non dopo tutto quello che lui le aveva fatto. Non dopo quello che lei era stata costretta a subire.
'Dunque, una cosa per volta:  Ho la cravatta che mi hai regalato per i miei 17 anni perché la trovo molto elegante e molto bella, esattamente come tutti i regali che non hai mai smesso di farmi in tutti questi anni - ti ringrazio, ho molto apprezzato. Ti ho infilato la lettera in borsa perché quando ti ho vista ho pensato che avrei voluto rivedere la mia vecchia amica, dopotutto non ci vediamo da tanti anni e mi stava a cuore sapere il tuo stato di salute e soprattutto sapevo di non avere il tempo materiale per dirtelo a voce perché sapevo saresti corsa via.  Ah, ho la faccia soddisfatta perché tu sei qui, non avevo dubbi saresti venuta.'
Lui continuò a parlare, ma la giovane strega non riuscì più a concentrarsi su quello che diceva: la sua testa aveva recepito solo il 'ho apprezzato', 'vecchia amica' e 'non avevo dubbi che saresti venuta'. 
Borioso, ecco cosa era. Un maledetto borioso sfacciato. Pieno di se a dei livelli imbarazzanti.
'Malfoy, vedo che tu non sei cambiato affatto. È sempre una gioia confrontarsi col tuo ego smisurato'. 
Si limitò a dire
'Noto con piacere infinito che nemmeno la cara vecchia Parkinson è cambiata: pungente al punto giusto ed acida come un bicchiere di succo di zucca avariato.'
'Fai anche una damigiana, di succo di zucca avariato. Mi sembra riduttivo confrontarmi ad un solo bicchiere.'
 
Continuarono a battibeccare per almeno due ore, perché era questo il modo che aveva loro di dimostrare affetto. Loro non dicevano 'mi manchi' o 'sono felice di vederti', non seriamente, almeno. Trovavano pericolosa l'esposizione dei loro sentimenti al pubblico ludibrio e quindi si dicevano tutto quello che volevano dirsi senza dire assolutamente niente di sensato. Si odiavano per volersi bene. 
Serpeverde, strana razza - avevano sempre detto tutti gli altri. 
'Che vita di merda Pan.'
'Pan?'
'Pansy, di grazia, come dovrei chiamarti?'
 
Dejavu. Erano passati 5 anni da quelle stesse battute eppure in quel preciso istante il tempo sembró non essere passato, per lei.
 
'Pansy va benissimo, senza diminutivi del cazzo. Lo sai, mi danno noia.'
'Pansy, allora. Spero che tu non abbia da ridire sulla tua vita di merda.'
'Nulla. Fa schifo, è vero.' 
 
Borioso. Di nuovo. 
 
'Perché la viola?'
'Scusami?'
'Perché hai messo una viola sulla busta da lettera. Mi sarei aspettata qualcos'altro.'
'Perché non ho dimenticato che hai il nome di una viola, perché non ho dimenticato il tuo profumo quando entravi nella mia camera ed il tuo sorriso ogni volta mi entrava nel cuore2. Non ho dimenticato quei giorni passati a chiederci tutto cos'era, vederci ogni sera2. Non ho dimenticato niente, di tutto questo.'
 
Fu così che Draco Malfoy decise che per una volta era giusto abbandonarsi alla debolezza dell'essere, all'insostenibile leggerezza dell'amore.
 
'Avevo 6 anni quando ti ho detto che il mio nome significa viola del pensiero.'
'Lo so.'
'Non lo sai, tu non sai niente. Non hai mai saputo niente di me. Mi usavi come la tua puttana personale, mi prendevi e mi lasciavi come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se i miei sentimenti non avessero valore, come se fosse giusto lasciare una persona ad aspettare un tuo gesto, una tua parola.'
'Lo sento ancora, quel profumo. Il profumo di viola. Il profumo delle viole il primo giorno di primavera. Perché tu sei così, tu sei come le tre di un pomeriggio di primavera. Sei stupenda. Io sono come le sette di un pomeriggio d'inverno. Tremendo3.'
'Smettila, Malfoy, non ti credo.'
 
È davvero non gli credeva, davvero non aveva fiducia in quello che lui volesse dirle. 
 
'Siamo cambiati, Draco. 
Non siamo più quegli eroi pronti insieme ad affrontare ogni impresa, siamo come due foglie attaccate ad un ramo in attesa.'2
'Mi manchi.'
'Non mi interessa.'
 
Era cambiata Pansy. Era cresciuta. Era riuscita a scansare Draco. Era fiera di se stessa, aveva vinto.
 
'Ora scusami, ma devo andare.'

Così, esattamente come aveva fatto il suo ingresso trionfante nell'aula di tribunale, Pansy uscì dalla bottega di Madama Rosmerta. 
Senza più una parola, senza niente che potesse far capire a Draco se lei stesse scherzando o meno.
Quella era la loro fine.
Non si videro più, non ci fu più un solo secondo per loro. Niente più baci, nè carezze, nè abbracci.
Erano durati il tempo delle lucciole, come le viole il primo giorno di primavera.
Così Draco la vide andar via, con fare sicuro e movenze discrete.
Pansy era andata via, per sempre, lasciando in lui solo il ricordo del profumo di viole che avrebbe per sempre accompagnato la sua vita.
Fu così che decise che ogni anno della sua vita, da quel giorno, il primo giorno di primavera avrebbe raccolto le viole e le avrebbe messe in un vaso, per ricordare quanto di bello avrebbe potuto avere nella sua esistenza se solo fosse stato più coraggioso e meno stupido.
Questa è la fine di due amanti che non hanno saputo vivere il loro tempo.
Come il primo giorno di primavera: ci sono i fiori con il loro profumo ma non c'è la temperatura adatta a farli crescere sereni.
Così Draco e Pansy, c'era l'amore, ma a volte l'amore non basta.




 
 
 
 
 
 
 
 
1 Non so se il termine esiste davvero, ma l’ho letto da qualche parte e mi era piaciuto particolarmente
2 Un omaggio personale a Francesco Guccini, Farewell
3 Altro omaggio personale, questa volta a Susanna Casciani


Autrice: Grazie innanzitutto per aver letto la mia storia, che sicuramente non è né delle più belle, né delle più felici. Non credo si evinca dalla storia, ma Draco è comunque sposato con Asteria Greengrass ed ha comunque Scorpius, questo secondo me avvalora la reazione che ha Pansy nel rivederlo così disinvolto nei suoi confronti. Non sappiamo molto di Pansy dalla Rowling, quindi io scrivo di lei perché è uno dei miei personaggi preferiti, però qulche volta le rendo la vita un po' difficile e la trascino in un amore malato e disperato, spero che questo non turbi nessuno. Beh, credo di aver detto tutto, non voglio tediarvi più di tanto con note inutili, volevo solo invitarvi, se vi va, a lasciare una recensione per aiutarmi a capire se e dove sbaglio. Per me sarebbe importante
Un abbraccio,
Chevrefeuille

NB: la canzone citata all'inizio della storia è Magnifico- Fedez Mi sembrava adatta alla storia.
 
 
 
 
 
 
   
 
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