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Autore: Colpa delle stelle    14/03/2015    3 recensioni
Hanno vinto i giochi. Sono entrate nei cuori dei capitolini. Sono diventate famose. E sono sopravvissute. Ma quella era solo una delle tante battaglie.
La vita le ha messe di fronte a nuove prove e l'edizione della memoria le reclama, trascinandole in un nuovo vortice di pericolo e di sangue.
Chi dice che l'amore regali solo gioie? E che gli insegnamenti ricevuti da bambini siano davvero giusti?
Per quanto ferma nei suoi ideali, Lucinda arriverà a mettere in dubbio tutto quello in cui credeva e sarà difficile recuperare la certezza nelle sue scelte.
Incredibilmente alle sue aspettative invece, Camille è sopravvissuta ed è tornata nel Distretto 11, ma l'ultima cosa che le riserva il destino è proprio la pace che lei tanto desidera.
E Felicity, che aveva promesso di essere forte, sempre, capirà che davanti a certi tipi di dolore sarà complicato ritrovare il coraggio di alzarsi in piedi senza spezzarsi.
Gli Hunger Games ricominciano. Per cosa vale la pena combattere davvero?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The power of the elements'
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The power of the elements - Il sacrificio del fuoco



 

• La busta della discordia •

 

È umano volere ciò di cui abbiamo necessità,
ed è umano desiderare ciò che non ci è necessario
ma che è per noi desiderabile.
Il male consiste nel desiderare con uguale intensità
ciò che è indispensabile e ciò che è desiderabile,
soffrendo per non essere perfetti
come se si soffrisse per la mancanza di pane.
Fernando Pessoa
, Il libro dell'inquietudine, 1982

 

Al ritorno il Distretto 4 sembrava ancora più bello e diverso rispetto a quello che avevano salutato due settimane prima. Non era cambiato niente al di fuori, ma le persone li guardavano, se possibile, con occhi diversi. Era successo dopo gli Hunger Games ed era successo ancora una volta dopo il Tour della Vittoria. Riprendere di nuovo le stesse abitudini quotidiane non fu difficile, al contrario si mostrò tremendamente rassicurante. Al confronto, Diagon City era troppo caotica, troppo rumorosa, troppo finta. Il Distretto 4 invece era casa loro e niente poteva cambiarlo, nemmeno la vittoria.
- Hai più sentito Camille? -
Joey era contento di essere tornato, ma non felice. Non lo era nemmeno Lucinda, ma per una delle poche nella sua vita aveva messo da parte il suo egoismo per preoccuparsi delle altre persone, come avrebbe fatto qualunque amica.
- No. - Le impronte di Joey sulla sabbia erano enormi, ma le onde riuscivano comunque a cancellarle con una facilità disarmante. Peccato non poter fare lo stesso con il dolore. - Al suo Distretto c'è Jason – commentò, disgustato. - Si sarà dimenticata presto di me. -
Lucinda diede un calcio ad un sasso, talmente forte che rotolò più e più volte prima di fermarsi. - Non vi capisco! - esclamò, alzando le braccia al cielo. - Siete fatti per stare insieme! -
Joey fece un sorriso rassegnato. - Destinati a stare insieme, ma per sempre separati. -
- No, se non lo volete voi! -
Joey finalmente si fermò e si voltò verso il mare. - È difficile capire cosa voglio. -
- L'amore non è difficile. - protestò Lucinda, lasciandosi cadere sulla sabbia.
L'inverno al Distretto 4 era mite, nessuno di loro aveva mai visto la neve e per nessuno di loro era strano camminare a piedi nudi sulla sabbia, in pieno Dicembre. Non era un po' di freddo a spaventarli.
- Ne sei sicura? - domandò comunque Joey, avvicinandosi e sedendosi a sua volta.
Lucinda lo guardò e poi scoppiò a ridere. - Com'è che siamo arrivati a parlare proprio di questo? - chiese, senza rispondergli.
Joey non sorrise. Le mise una mano in testa e le scompigliò i capelli, come avrebbe fatto con un cagnolino. - Dimmelo tu. - affermò, alzandosi subito dopo per scappare dalla sua vendetta.
- Cercavo di aiutarti, Joey! - protestò infatti Lucinda, iniziando a rincorrerlo. Lo raggiunse prima del previsto e gli saltò addosso, ricacciandolo nella sabbia, per poi raddrizzare la schiena e spostarsi un ciuffo di capelli dal viso. - Ci vediamo in palestra. - aggiunse con un sorrisetto, iniziando a camminare senza nemmeno aspettarlo.
Joey tossì un po' di sabbia, ma riuscì comunque a ritrovare l'equilibrio. - Voglio la rivincita! - le urlò dietro, continuando a tossire, mentre Lucinda non si voltò nemmeno e gli fece un cenno con la mano.
Ritornare alle proprie abitudini poteva anche essere divertente, dopo tutto.

 

 

Per altri invece, sembrava solo un'enorme tortura destinata a non trovare una fine.
Al suo rientro al Distretto 11, Camille non aveva trovato Jason ad aspettarla alla stazione ed era l'unica cosa che in realtà voleva, vederlo per accertarsi che stesse bene e che fosse vivo. Poi però Omar le aveva detto che lui e la sua famiglia si erano trasferiti al Distretto 2. Secondo i genitori, avevano rimandato quel momento per troppo tempo e avevano approfittato di una promozione del padre per fare i bagagli e abbandonare quel paesaggio desolato. Jason non le aveva detto addio, non le aveva nemmeno lasciato un biglietto, ma Camille non era arrabbiata. Sapeva che era vivo e quello al momento le bastava.


 

A Felicity invece non sarebbe mai bastato. Sapeva che Alexander era vivo e vegeto nel suo Distretto, lo aveva visto lei stessa scendere dal treno e camminare solo sul marciapiede della stazione, ma il fatto che non l'avesse nemmeno salutata l'aveva fatta infuriare. Ed era arrabbiata tutt'ora.
- Cosa mi insegni oggi? -
Mozely le si sedette di fianco, appoggiandosi in grembo il sacchetto del pranzo. Era arrivata portandosi con sé un forte profumo di pane appena sfornato, che le strinse la bocca dello stomaco e le inumidì gli occhi.
- Niente. - chiarì subito Felicity, passandosi bruscamente la mano sul viso per cancellare le lacrime.
- Stai bene? - si accertò Mozely, senza lasciarsi minimamente intimidire dallo sguardo burbero di Felicity.
- Non sto per niente bene. - sbuffò la ragazza, allargando le braccia e lasciandosi cadere di schiena sull'erba. Il cielo quel giorno era brutto, coperto da nuvole scure che promettevano neve, e l'aria era talmente fredda che congelava i loro respiri in nuvolette bianche.
- Mal d'amore? - indagò Mozely, ignorando ancora la nuova occhiataccia che ricevette in risposta. - Voi ragazze siete strane – commentò subito dopo, pensierosa. - Vi innamorate, condannandovi allo stesso tempo. -
Felicity sollevò un sopracciglio. - Noi ragazze? - ripeté.
- Sono ancora una bambina, lo so benissimo. - spiegò Mozely, appoggiandosi sui gomiti. - Ma ho giurato che non mi sarei mai innamorata e così sarà. -
- Anche io avevo giurato, quando mia zia se n'era andata – ricordò Felicity, con voce grave. - Ma ci sono caduta lo stesso. Me ne vergogno. -
Mozely roteò gli occhi al cielo e scosse la testa. - Non devi, perché sono certa che sarà lui a pentirsene. - affermò, sorridendo.
- Che ne sai tu di ragazzi. - sussurrò Felicity, sospirando.
Ridursi a parlare di amore con una bambina di dieci anni le sembrava ancora peggio di come dovesse apparire in realtà.
- Ho due fratelli, ne so abbastanza! - protestò Mozely incrociando le braccia.
- Alexander non lo capisco nemmeno io. -
- È così che si chiama? - indagò Mozely, curiosa. - Alexander? -
Felicity si raddrizzò all'istante, imbarazzata. - Non eri venuta per imparare qualcosa, tu? - domandò, cambiando prontamente discorso. Si sarebbe distratta, avrebbe pensato ad altro. E forse se ne sarebbe dimenticata, una volta per tutte.

 

 

All'ora stabilita, ogni televisione di ogni casa di ogni Distretto si illuminò e tutti erano a conoscenza del motivo. Potevano vedere la piazza più grande di Diagon City gremita di persone, potevano vedere il balcone del Palazzo di Giustizia protetto dai Pacificatori e potevano vedere il grande portone che si apriva e ne lasciava uscire il presidente, nella sua consueta giacca bianca e con il suo inquietante sorriso. Un bambino lo tallonava ogni secondo: aveva una busta in mano, con il numero “60” inciso a lettere oro sulla sommità della carta.
Sessant'anni dopo i primi Hunger Games, Panem si apprestava a festeggiare la sesta edizione della memoria. Le regole erano chiare a tutti e i Distretti da anni le festeggiavano: l'unico anno di pace e di tranquillità, l'unico anno in cui solo i maghi e le streghe si davano battaglia nell'arena.
- La sesta edizione della memoria è un importante traguardo per tutti noi. - affermò il presidente Snow, avvicinandosi a passi lenti verso la ringhiera del balcone. Le telecamere non lo perdevano di vista e seguivano passo per passo ogni suo movimento. Gli occhi dell'intero paese erano puntati su di lui, ma sembrava non sentirne il peso. Aprì la busta con tranquillità e con una calma quasi snervante.
- Un mago e una strega di ogni Distretto verranno sorteggiati per prendere parte ad un nuovo torneo. Dodici prove e un solo vincitore. Ormai dovreste saperlo bene. - continuò il presidente, regalando una sola breve occhiata al cartoncino che aveva estratto dalla busta.
Le regole erano le stesse, ad ogni edizione della memoria, ma Snow amava riservare sempre una sorpresa e l'attenzione ora era puntata su quel cartoncino che teneva in mano. Cosa avrebbe atteso gli speciali tributi di quell'anno?
- Non ci saranno Invincibili quest'anno. - annunciò il presidente, implacabile. - Io reintroduco la regola del singolo vincitore. Una coppia di tributi verrà eliminata ad ogni prova, fino ad arrivare al duello finale. Sarete voi a decidere se i tributi si meriteranno di tornare a casa, sarete voi a decidere la loro sorte. - concluse il presidente, godendosi il successivo applauso.
Stracciò il cartoncino e lasciò che il vento si portasse via ogni singolo pezzo di carta.
- Che vinca il migliore – augurò. - E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore. -

   
 
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