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Autore: Elwing Lamath    14/03/2015    1 recensioni
Una terribile tempesta incombe su Camelot. Keeran, uno stregone oscuro, vuole qualcosa da Emrys, l'unico che potrebbe garantirgli un potere sconfinato. Sarà ancora una volta compito di Merlin ed Arthur cercare di salvare il regno dalla catastrofe. Non dovranno però fronteggiare solo una pericolosa e potentissima magia, ma anche una rivelazione che rischierà di minare il loro legame.
[3° Classificata al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]
[Vincitrice del premio "Two sides of the same coin" per la miglior storia d'amore al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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[3° Classificata al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]

 

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Autore: Elwing_L (aka Elwing Lamath)

Titolo: La Tempesta

Coppia: Merlin/Arthur

Pacchetto scelto: Merlin (rogo, bacio, libro - drammatico - what if, lemon, slash - 1) Sai che cosa mi piace di lui? Non si aspetta mai una lode, tutto quello che fa lo fa per il gusto di farlo, 2) Una metà non può veramente odiare ciò che la rende completa, 3)Sei una domanda che non è ancora stata mai posta - extra: nella storia è presente almeno un incantesimo)

Rating: Arancione

Genere: Romantico, Drammatico, Fantasy

 

NOTE DELL'AUTRICE: Buon sabato a tutti! Eccomi qui col terzo e penultimo capitolo. Come potete vedere dal bellissimo banner qua sopra (grazie ancora Hiromi, perché è davvero perfetto e sei stata un giudice adorabile), il contest a cui partecipavo si è concluso e la mia storia si è guadagnata un terzo posto di cui sono molto soddisfatta.

Ma ciancio alle bande come si suol dire (o forse non era proprio così XD...), vi lascio rapidamente alla lettura del capitolo, ringraziando ancora una volta tutti coloro che hanno aggiunto e continuano ad aggiungere questa storia alle preferite/ricordate/seguite, coloro che la leggono silenziosamente e coloro che vorranno dedicare un po' del loro tempo a recensirla. Siete tutti voi a fare la felicità di un'autrice!

Un bacio, al prossimo capitolo!

Elwing...

 

La Tempesta

 

Capitolo III


Arthur si era svegliato all’improvviso, come se strattonato da una fune, che lo aveva riportato immediatamente al mondo reale. Fuori dalla grotta il cielo era ancora scuro, ma le bufera era sparita e l’oscurità della notte iniziava a cedere terreno ad una timida aurora.

Si sciolse delicatamente dall’abbraccio di Merlin, che emise un breve mugolio di protesta, ancora avvolto dal sonno, facendo attenzione a coprirlo bene con il mantello. Si rivestì velocemente, recuperò la spada, e come attratto verso l’esterno da una sensazione inspiegabile, uscì dal loro riparo per controllare la zona circostante.

La foresta pareva incantata sotto il pallido blu della notte morente. Gli alberi carichi sotto il peso della neve, con le punte protese al cielo, il silenzio più totale, ovattato da quel candore ghiacciato. Mosse i primi passi affondando nella neve fresca e immacolata, nemmeno le impronte di animali si vedevano nel sottobosco imbiancato. Avanzò tra gli alberi, il fiato che condensava in grandi nuvole e il rumore sordo della neve che sembrava scricchiolare sotto i suoi piedi. Si perse nella bellezza di quel paesaggio, quasi dimentico di quell’inquietudine che lo aveva spinto inizialmente ad uscire dalla grotta.

“Cosa ci fai qui tutto solo?” disse una voce alle sue spalle.

Quando si voltò di scatto, Keeran lo fissava con un sorriso predatore e beffardo, la schiena appoggiata al tronco di un abete, le gambe accavallate. Arthur sguainò immediatamente la spada.

Lo stregone sembrò non farci caso, e continuò a parlare con noncuranza: “Sai Arthur, in realtà non pensavo di trovarvi qui. Non subito almeno… A proposito, nessun rancore per quel mio piccolo scherzetto nelle tue stanze, vero? Ero proprio curioso di vedere come avresti reagito. E devo ammettere che hai reagito veramente bene, nemmeno Merlin immagino osasse sperarlo… Povero, ingenuo, Merlin. Che spreco per un potere così grande.”

“Lascia stare Merlin.” Ringhiò Arthur puntandogli la spada contro. “Non è con lui che hai un conto in sospeso. È con me che devi vedertela. Lascialo fuori da questa storia. Hai fatto del male alla mia gente, sono io quello contro cui ti devi battere.”

Keeran rise sguaiatamente, facendo ribollire il sangue nelle vene del principe. “Allora non hai capito proprio niente! Sei davvero l’arrogante bietolone di cui si parla!” Gli rivolse un sorriso tagliente, provocatorio. “Ma va bene, come desideri, principe. Se vuoi un duello, non sarò io a negartelo… dopotutto, è parecchio tempo che non mi alleno un po’ con la spada. Sarà divertente tagliarti la gola.” E con queste parole, fece brillare d’oro le sue iridi, ed una grande spada dai bagliori argentati si materializzò nella sua mano.

Si fronteggiarono prima con lo sguardo, immobili in posizione di guardia. Tutti i muscoli in tensione, pronti a scattare al minimo movimento dell’avversario. Era una sensazione che Arthur conosceva molto bene, l’attesa palpitante prima del balzo, la sensazione di forza del ferro in mano, l’adrenalina che gli attraversava il corpo. Il fiato gelido che condensava nell’aria pura e il sangue caldo che gli pulsava nelle vene, la mente svuotata e contemporaneamente concentrata solo sull’avversario.

Fu Arthur a scattare per primo in un attacco fulmineo, con colpi potenti, decisi, che volevano porre velocemente fine al combattimento, che miravano ad andare subito a segno. Ma Keeran non si fece impressionare: schivò rapido e senza sforzo i fendenti del cavaliere, senza mai bloccare il ferro, volteggiandogli leggero attorno, senza mai scomporsi, in una danza che invece sembrava deciso a gustarsi fino all’ultimo passo.

Duellarono rapidi tra gli alberi, nella neve, senza darsi la minima tregua, senza che nessuno dei due riuscisse a prevalere sull’altro. Quando il combattimento si fece ancora più incalzante, fu evidente quanto i loro stili fossero diversi: Keeran era fulmineo, sempre composto, leggero e tremendamente efficace, Arthur potente, aggressivo in ogni mossa, forte ed elegante.

Il principe bloccò un fendente calato dall’alto, incrociando le spade, rimasero immobili, senza che nessuno dei due volesse mollare la presa.

In quel momento, Arthur percepì un movimento ai margini del suo campo visivo, riconoscendo subito dopo la figura di Merlin che li fissava con gli occhi sgranati dalla paura.

“No!” gridò il giovane mago, cercando di alzare il braccio per lanciare un incantesimo contro Keeran. Ma non fece in tempo a richiamare a sé la magia, che Keeran, con gli occhi brillanti d’oro, lo aveva già scaraventato contro un tronco, tenendolo sospeso a mezz’aria, mentre mani invisibili sembravano serrarsi sempre più strette attorno alla sua gola, soffocandolo.

“Merlin!” Urlò Arthur terrorizzato. Fu sufficiente quel momento di distrazione del cavaliere, che lo stregone biondo liberò fulmineo il ferro dalla sua presa, ferendolo al braccio e puntandogli la lama alla gola.

Erano entrambi completamente alla mercé di Keeran. Arthur e Merlin si guardarono da quella distanza, convinti che quello sarebbe stato l’ultimo sguardo che si sarebbero scambiati in vita.

Keeran sospirò, anche se si lasciò andare in un ghigno divertito: “Vedi Merlin, alla fine questo è tutta colpa tua. Colpa del fatto che ti ostini a non fare quello che ti si dice, della tua testardaggine…” Il mago cercò di divincolarsi alla disperata ricerca d’aria. “Ma sai, mi sono sempre piaciute le sfide… Tu sei una domanda che non è ancora stata mai posta, Emrys. Solo il cielo sa quanto questo tuo enigma mi ecciti… E poi, potrei sempre prendermi il premio di consolazione.” Questa volta posò il suo ghigno su Arthur. “Lady Morgana.” Il cavaliere sgranò gli occhi. “Ancora non conosce i suoi poteri, ma che splendido bocconcino sarebbe… Inoltre, ho guardato dentro al suo cuore, e l’ho trovato ben più facile da corrompere di quello del nostro Emrys… Vedremo…” gli fece l’occhiolino, sbeffeggiandolo.

Lo stregone spostò ancora lo sguardo dal principe al suo servitore, con un sorriso compiaciuto. “Come vedete però, io alla fine vinco. Sempre.” E con un’altra risata sguaiata si dissolse nel nulla, lasciandoli liberi di cadere in ginocchio nella neve, senza fiato.

Nessuno dei due seppe come aveva fatto a percorrere i metri che li separavano. Si incontrarono a metà strada, incespicando, e si strinsero in un abbraccio che non aveva bisogno di parole. Che non sarebbe riuscito a trovarne, in ogni caso.

*****

Ritornarono a Camelot di volata, e trovarono che la tempesta si era avvicinata maggiormente. La popolazione ormai stava fuggendo disperata, addossandosi sempre più alla capitale.

Morgana era pressoché sempre chiusa nelle sue stanze, vittima di visioni di Keeran e di un sonno pieno di incubi. Guinevere non la lasciava mai, dormiva nel suo letto e la stringeva dolcemente a sé quando la ragazza gridava disperata e cercava di graffiarsi il volto nel sonno.

Uther si trovava invece sempre più sull’orlo della paranoia, ordinando di continuo nuove perlustrazioni del regno alla ricerca dello stregone, dalle quali facevano ritorno di volta in volta sempre meno uomini. Arthur stesso guidò i suoi cavalieri in più di una missione durante quei giorni, e stranamente per i suoi compagni d’arme, Merlin non lo affiancò mai come era invece solito fare in qualsiasi sortita.

Nemmeno Gaius lo aveva quasi più visto da quando aveva fatto ritorno col Secretum di Cerridwen tra le mani. Infatti, il giovane mago, di comune accordo con il principe, aveva trascorso quei giorni immerso nello studio dell’antico libro, cercando di apprenderne i segreti e di acquisirne la potente magia. Si era praticamente rinchiuso nella grande caverna del drago, nelle viscere del castello, e non ne usciva se non a notte fonda, quando Arthur, l’unico ad aver accesso alla grotta, andava a tirarlo fuori quasi a forza, costringendolo a riposarsi almeno per qualche ora.

Lo sgridava tutte le sere, ma in modo totalmente diverso dal suo solito. Arthur aveva un tono seriamente preoccupato mentre lo rimproverava perché si stancava troppo, mentre lo conduceva fino agli appartamenti reali mezzo addormentato. Chiudeva a chiave la porta e lo faceva stendere sul grande letto a baldacchino. Gli toglieva gli stivali, come se i loro ruoli si fossero improvvisamente invertiti, mettendolo sotto le coperte, prima di infilarsi lui stesso sotto le lenzuola, stringendosi addosso a un Merlin troppo consumato dalla magia.

Il moro sorrideva stancamente senza replicare, lasciandosi accudire e scivolando in un sonno profondo, godendosi solamente il calore del corpo di Arthur e la sua mano gentile affondata tra i capelli.

Il principe non aveva mai insistito nel chiedergli come procedesse lo studio del Secretum, forse semplicemente perché Merlin era troppo sfinito ogni volta che andava a tirarlo letteralmente fuori dalla sua caverna.

La terza notte, abbracciati in silenzio nel letto di Arthur, prima che il sonno potesse prendere il sopravvento, Merlin sussurrò: “Credo di aver fatto progressi. Vuoi vedere?”

Arthur annuì. “Se mi prometti che non mi incendierai il letto o qualcosa del genere…”

Il mago gli tirò una leggera gomitata: “Asino! Se te lo dico, è perché so di poterlo controllare.”

Il biondo sorrise contro l’incavo del suo collo: “Perdonatemi, vossignoria… forza allora, voglio vederti.”

Merlin allora sibilò alcune brevi parole in una lingua a lui totalmente sconosciuta, profonda e melodiosa, e la fiamma che ardeva nel grande camino iniziò a danzare, lasciando il focolare e muovendosi avanti nella stanza, sfiorando il pavimento e i tappeti senza bruciare nulla. La condusse fino sul letto, e lì la fece crescere in vigore e altezza.

“Toccalo.” Il mago invitò Arthur.

“Cosa? Sei matto!?” esclamò quello.

“Fidati.”

Allora il cavaliere, se pur titubante, allungò una mano verso il fuoco, fino ad immergerla nelle fiamme, senza che il loro calore lo bruciasse minimante. Fu una sensazione piacevole in effetti. Si lasciò andare in un sospiro meravigliato. Al quale Merlin sorrise, senza però distogliere gli occhi dorati dal fuoco. Con un’altra cantilena misteriosa, fece apparire da sotto le fiamme una grande bolla d’acqua in movimento, che si richiuse come una sfera sopra il fuoco, senza però soffocarlo. Le increspature azzurre e bianche dell’acqua danzarono all’unisono con quelle aranciate e rosse delle lingue di fuoco. Poi, con una luce di un oro più intenso sulle iridi, Merlin fece sì che la sfera si richiudesse sulle fiamme, e tutto quell’incanto sparì nel nulla, facendo ritornare la stanza al suo consueto aspetto.

“Straordinario.” Fu tutto quello che Arthur fu in grado di dire.

Il sorriso di Merlin fece un suono meraviglioso per le orecchie del principe, che lo abbracciò ancora più stretto, depositandogli un bacio su una tempia. “Ricordami di non farti mai arrabbiare sul serio.” Scherzò.

“Niente più gogna allora.”

“Oh, tranquillo Merlin. D’ora in poi avrò delle punizioni estremamente più interessanti da proporti.” Replicò in tono lascivo. Muovendosi poi invitante contro di lui, scendendo a mordere e baciare ogni centimetro di collo scoperto.

Merlin emise un gemito di piacere. “Non credo di avere molte energie per questo.” si lamentò con la voce impastata, senza troppa convinzione, mentre Arthur si spalmava sopra di lui.

Arthur gli rivolse un sorriso furbo: “Non ti preoccupare, penso a tutto io.” Soffiò sulle sue labbra, prima di scomparire con la testa sotto le coperte.

*****

Il quarto giorno al tramonto, Merlin finalmente ricomparve sulla porta degli alloggi di Gaius, con un’espressione indecifrabile che spaventò il vecchio medico, e l’antico tomo nero stretto spasmodicamente al petto.

“Figliolo! Che succede?” gli domandò preoccupato Gaius andandogli incontro.

Lo accompagnò al loro modesto tavolo di legno, lo fece accomodare su una sedia e gli si sedette davanti.

“Merlin, parlami, mi stai spaventando.”

Il giovane si riscosse improvvisamente, come se prima non fosse stato del tutto cosciente: “Ho trovato, Gaius. So come sconfiggere Keeran.”

Il medico si accigliò: “Perché ho come la sensazione che comunque non ne verrà nulla di buono?”

“Si chiama Gil Galad. È l’ultimo incantesimo creato da Cerridwen, il più potente di tutti. Lei era l’unica in grado di compierlo. Fu formulato con uno scopo preciso: imbrigliare qualsiasi elemento e prosciugare il signore che domina quel potere, in modo che nessuno potesse mai abusare dell’immenso potere del cosmo senza il consenso della Signora della Natura” spiegò Merlin.

“Cerridwen creò quindi un incantesimo di protezione.” Commentò Gaius.

“In parole semplici, sì. Ma il Gil Galad funziona secondo le leggi dell’antica religione: ogni magia deve avvenire con uno scambio. Per assorbire l’energia delle tempeste di Keeran, dovrò donare qualcosa.” Si fermò trattenendo il respiro. Lo sguardo preoccupato del suo protettore lo spinse a proseguire, “Il corpo di colui che userà l’incantesimo diventerà dimora e prigione degli elementi. Si fonderà con essi, insieme ed in ogni parte di esso, per poterli poi liberare, ritornando ad essere semplice fibra vibrante del mondo… Il Gil Galad richiederà la mia vita.” Concluse infine.

Un silenzio pesante cadde sulla stanza.

“Non devi farlo per forza, Merlin.” gli disse infine Gaius con voce rotta.

“Invece sì. Tanti innocenti moriranno altrimenti, solo io posso salvarli. È il mio destino, Gaius. Lo è sempre stato: aiutare Arthur a portare pace e prosperità a questa terra. Ed ora potrò morire con la certezza che quando salirà al trono non sarà più avvelenato dall’odio verso la magia… Lo faccio per lui, per tutti voi.”

Una lacrima si stava già facendo strada sulla guancia di Gaius, i suoi occhi lucidi di pianto, guardava Merlin con tutta la triste dolcezza con cui solo un padre potrebbe guardare suo figlio: “Mio caro, generoso ragazzo. Mio coraggioso, coraggioso uomo.” Dovette stringere le labbra prima di riuscire a proseguire. “Lo devi dire almeno ad Arthur.”

“No. Assolutamente no. Nessuno oltre a me e te lo dovrà sapere.” Replicò Merlin allarmato.

“Glielo devi dire, perché alzare altri muri tra voi? Il tuo segreto è al sicuro anche con lui, lo hai visto ormai.”

“Non si tratta di questo, Gaius… Io… Io non riuscirei a guardarlo negli occhi e dargli un simile dispiacere. Cercherebbe di impedirmelo in tutti i modi, e io non posso permettere che si faccia ammazzare al posto mio. Sai quanto possa essere testardo… E allora io davvero, non ce la farei.”

“So quanto tenete l’uno all’altro. Credi che non lo abbia visto?” gli disse con un sorriso triste ma tenero: “Pensi che sia troppo vecchio per accorgermi di certe cose? Io l’ho sempre saputo, anche prima che ve ne accorgeste voi stessi. Basta osservare come vi guardate quando pensate che nessuno vi veda… per questo ti consiglio di dirglielo.”

Anche le guance di Merlin ormai erano bagnate dalle lacrime che prima erano riuscite a rimanere intrappolate in quelle lunghe ciglia scure. “Non posso.”

*****

Arthur bussò un paio di volte prima di sentire dei passi leggeri avvicinarsi. Fu Gwen ad aprire la porta degli alloggi della sua signora.

“Sono passato per vedere come sta Morgana, posso entrare?” chiese.

“Ma certo.” Gli sorrise la ragazza, anche se la preoccupazione trasparì chiaramente dal suo sguardo. “Si è svegliata da poco.” Aprì la porta, facendolo entrare e conducendolo nella stanza da letto della nobildonna. “Sta peggiorando in realtà. Ho paura per lei, Arthur.” Gli disse a bassa voce mentre camminava al suo fianco.

“L’abbiamo tutti.” Rispose brevemente lui, ricambiando il suo sguardo d’apprensione. “Ti ringrazio per quello che stai facendo per lei.”

“Non mi dovete ringraziare. Tengo molto a lei, non mi muoverei dal suo fianco per nessuna ragione.” Rispose sincera Guinevere.

Morgana era seduta nel letto, la schiena appoggiata a un mucchio di morbidi cuscini color crema, i capelli color dell’ebano sciolti e appena disordinati sulle spalle, gli occhi belli cerchiati e tremanti per la tensione.

“Arthur!” esclamò con un tono tanto fragile da spezzare il cuore. Gli sorrise, vacua e disperata, come un naufrago che ha appena scorto un fazzoletto di terra.

Il cavaliere le si avvicinò, sedendosi al suo fianco sul letto e stringendo le mani gelide di lei tra le sue. Si sforzò di sorriderle: “Hey, sono qui.”

Morgana si guardò intorno per un attimo, come spaesata, quando vide la sua ancella sgranò gli occhi: “Gwen!” la chiamò “è lui? È davvero Arthur?” chiese con voce tremante.

La ragazza bruna si avvicinò, accarezzandole teneramente i capelli: “Sì, è lui. Stai tranquilla, va tutto bene.”

Anche Arthur ora cercò gli occhi di Gwen, chiedendo spiegazioni.

“A volte fatica a distinguere la realtà dalle sue allucinazioni. Dice che io sono l’unica che è in grado di riconoscere come reale. Per cui mi chiede spesso se quello che vede stia veramente accadendo.” Disse Gwen.

“Ma è terribile.” Sussurrò il principe, ritornando poi ad osservare la sorellastra. “Non temere. Presto tutto questo avrà fine. Tu devi solo resistere.”

“Non hai idea, Arthur. Tu non hai idea.” Biascicò Morgana.

In realtà, anche se non poteva dirglielo, un’idea il cavaliere ce l’aveva. Dopo il loro ultimo incontro con Keeran e la minaccia che aveva fatto su Morgana, Merlin gli aveva raccontato quanto sapeva sulla ragazza. Gli aveva detto che anche lei aveva il dono della magia, anche se non aveva ancora imparato a dominarlo, e che presto avrebbe iniziato a manifestarsi non solamente come sogno o visione premonitrice.

“Raccontami. Dimmi cosa sogni.”

“No, non mi crederesti…”

“Da piccoli non avevamo problemi a raccontarci le cose. Morgana, ti prego. Non chiuderti nel tuo mondo, parla con me.” La supplicò Arthur.

La ragazza prese un profondo respiro: “Ho visto lui. Sento la sua voce che mi sussurra all’orecchio. Ho sognato la tempesta e la distruzione di Camelot. La sua magia mi è apparsa in tutta la sua forza, come se potessi percepirla sotto la mia stessa pelle… Sogno di essere in balia della tempesta, e poi lui, Keeran, arriva per salvarmi. Vuole portarmi via con lui e mi sorride beffardo… A quel punto, in genere mi sveglio urlando.”

Arthur rabbrividì a sentire quelle parole, perché sapeva esattamente cosa lo stregone volesse ottenere attaccando la sua mente in quel modo.

Le strinse ancor di più le mani tra le sue, cercando di trasmetterle maggior sicurezza. “Ascoltami bene, Morgana.” Le disse dolce ma deciso. “Qualsiasi cosa ti dica Keeran in quei sogni, tu non ascoltarlo. Non ti vuole salvare. Per nessuna ragione dovrai mai seguirlo. Mi hai capito bene?”

La ragazza annuì, guardandolo confusa.

Arthur continuò: “In qualsiasi momento tu temi di essere da sola, abbandonata in quei sogni, pensa che non è così. Tu sei amata, Morgana. Tutti noi ti amiamo, e non sarai mai sola. Ricordati che quando ti sveglierai avrai sempre Gwen al tuo fianco, e me a un solo corridoio di distanza.” Morgana si fece sfuggire una risata sincera. “Tu devi solo resistere. Non mollare, intesi?”

“Intesi.” Rispose lei con un grande sorriso, prima di avvolgere le braccia intorno al collo del principe, stringendolo in un abbraccio che venne subito ricambiato.

Ad un tratto, Arthur sentì Morgana irrigidirsi nella sua stretta. Un istante dopo, la donna lanciò un grido terrorizzato, iniziò a tremare incontrollabilmente, il suo sguardo distante.

“Morgana! Morgana che succede?” gridò il cavaliere.

“È qui! È arrivata!” urlò lei in preda al panico, continuando a dimenarsi, ignorando Arthur e Gwen che cercavano disperatamente di calmarla.

Un altro urlo terrorizzato, e gli occhi della ragazza brillarono d’oro per un attimo, sfuggendo al suo controllo. Il vetro della finestra esplose in mille frantumi alle spalle di Arthur, il quale sobbalzò, mentre Morgana ritornava cosciente e realizzava quello che era appena accaduto.

“Sono… sono… stata io?!” balbettò sconvolta.

Il principe le prese il volto tra le mani: “Va tutto bene, stai calma. Non ti agitare… Ora dimmi: cosa sta arrivando?”

“La tempesta, Arthur.” Disse con voce spezzata. “La tempesta è qui.”

Si affacciò alla finestra, incurante dei vetri sparsi a terra, e la vide. Scura, livida, terrificante mentre avanzava sulla città a velocità innaturale.

“Svelte. Raccogliete le vostre cose.” Esclamò. “Gwen, aiuta Morgana a vestirsi, poi scendete entrambe nella sala del consiglio. Non c’è tempo da perdere.” Ordinò mentre correva verso l’uscita.

“Dove vai?” gli gridò dietro Morgana.

“A radunare tutti. Dobbiamo far sì che la gente si ripari nella cittadella. Nessuno deve rimanere allo scoperto con questa tempesta.” Disse prima di scomparire oltre la porta.

*****

Quando ebbe dato gli ordini, e tutti furono al riparo del grande castello sotto il controllo vigile dei cavalieri, Arthur non era ancora riuscito a trovare Merlin.

Lo vide quasi per caso, mentre stava per uscire nel cortile da una porticina secondaria, quando già i primi fulmini iniziavano a scaricarsi implacabili a terra e la pioggia a bagnare il selciato.

In due falcate gli fu addosso, tirandolo indietro con un brusco strattone, richiudendo la porta di legno, e schiacciandolo contro.

“Cosa diavolo stai facendo?” gli urlò contro nonostante i loro volto fossero a un soffio l’uno dall’altro.

Il mago lo guardò sorpreso, in evidente difficoltà: “Niente.” Fu il meglio che riuscì a dire.

“Ah sì? ‘Niente’?... Vuoi farmi credere che io ti ho cercato in lungo e in largo per tutto questo tempo e tu te ne stavi semplicemente qui a goderti la brezza?” lo fulminò con lo sguardo. “Fammi il favore, prendi qualcun altro per scemo, Merlin.”

Il moro boccheggiò: “Io… non…”

Arthur mollò la presa, rendendo il contatto più gentile, meno aggressivo: “Avanti, ti conosco abbastanza bene, cosa stavi per fare?” Merlin esitò ancora. “Mi avevi promesso più niente segreti, ti ricordi?”

Merlin infine cedette a quei suoi occhi color del cielo. “Ho trovato il modo per uccidere Keeran. Ma devo andare io, da solo.”

“Non con la tempesta! Verresti fulminato prima di fare due passi!” gli ruggì contro Arthur. “No, non te lo posso permettere… e poi…ho bisogno di te qui ora, al mio fianco.” Aggiunse guardandolo dritto negli occhi, con un tono più morbido.

Merlin si perse per qualche istante a contemplarlo, cercando di imprimere ogni sfumatura del suo volto nella memoria. “Va bene” annuì infine.

*****

La tempesta si scatenò sopra le loro teste con immane violenza. Nessuno, nemmeno il più valoroso cavaliere osò fiatare sopra l’ululato del vento ed il rombo assordante dei tuoni. Le sale del castello avvolte in un’oscurità malsana, illuminate a tratti solo dalle folgori dei lampi, che facevano sobbalzare anche i più audaci.

Le mura della cittadella avrebbero resistito, se non fosse stato per i fulmini che colpirono diversi edifici dai tetti in legno, appiccando così un fuoco che avvampò velocemente, nonostante la pioggia scrosciante. Ma dopotutto, quello non era un temporale come qualsiasi altro.

Camelot iniziò a bruciare rapidamente, e quando la gente se ne accorse, per molti era ormai troppo tardi. Arthur, in testa ai cavalieri, guidò tutti coloro che riuscì a trovare fuori dalle mura della città, mettendoli in salvo nel folto della foresta a nord.

Quando la tempesta iniziò a placarsi, tra gli alberi era ben visibile in lontananza il fumo del rogo della capitale.

Per due giorni rimasero nella foresta, dove allestirono un campo di fortuna con le cose che erano riusciti a salvare dall’incendio. La tempesta sembrava essersi placata, ed il cielo non aveva più scaricato la sua ira su quella terra.

Il terzo giorno, qualcosa mutò, ed il cielo tornò ad essere ostile. Cupe tra le chiome degli alberi, nuvole scure spiavano i superstiti, minacciandoli di scaricare di nuovo la sua furia. Merlin, sapeva esattamente cosa significasse quella nuova tempesta che incombeva su di loro.

 

  
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