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Autore: Mikirise    14/03/2015    3 recensioni
Un miracolo è qualcosa di semplice. Così semplice che nemmeno ce ne rendiamo conto. Può essere un tuo amico che si riprende dopo essere stato mollato. Può essere una tua amica che ti porta alla Fiera delle Arti Moderne, quando sei giù perché sei stato mollato. Può essere il sedersi davanti a un quadro che pensavi non ti piacesse.
I pianeti si allineano col sole e hai il tuo miracolo, per cui devi lottare lottare e continuare a lottare, per poterlo mantenere nel tempo e nello spazio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calipso, Jason Grace, Leo Valdez, Leo/Calipso, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le peripezie'
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Note:
Dio mi odia. O mi ama. Devo ancora decidere. Nella Sua volontà mi ha rotto rotto il computer. E io ringrazio il cielo, sempre lui, e la mia intelligenza che mi ha fatto fare la doppia copia di TUTTI i miei lavori. Altrimenti mi sarei sentita così depressa da abbandonare tutto. Tutto.
Parlando di cose carine: voi. Dolcissimi. State ancora leggendo? Siete fantastici.
Questo è l'unico capitolo della prima parte. Allineamento dei pianeti perfetto direi. Dalla prossima settimana, il tempo della storia sarà più irregolare (fino ad adesso ho parlato di un solo giorno) e voglio dirvi una cosa: i tacos sono buonissimi.
Bene, sì, i risultati di scrivere le note dell'autore sul cellulare…
Buona lettura :D






III





“È il suo sguardo. Ha gli occhi nerissimi, con quella punta di luce che farebbe diventare matto chiunque. Ha lo sguardo di chi ha un segreto, ma vorrebbe prima conoscere il tuo segreto. Io mi fido, tu ti fidi. I capelli legati, chiari, ordinati. Li vedi? Sembra un modo per esprimere la sua indipendenza. Le labbra leggermente arricciate. La mano alzata elegantemente. La testa leggermente inclinata. Sembra star ascoltando. Come se qualcuno le stesse parlando. Dovresti essere tu, che le racconti la tua storia e lei sembra felice di conoscerti, di scoprirti piano piano e, attraverso la conoscenza, possederti completamente. Vista così potrebbe essere una giornalista. O forse è semplicemente una donna alla ricerca della realtà. Lo vedi? Ogni pennellata ha una direzione. Il pittore ha fatto convivere la pittura accademica con quella emotiva. Il tocco leggero di sottofondo, dovrebbe creare la realtà, la noiosissima realtà prevedibile, superficiale, noiosa. Poi ti avvicini alla sua figura e… eccolo. Colore violento, contrastante, forte che ti dimostra l'interiorità di lei. Perché come tu hai un segreto e sei qualcuno, lei non è solo uno specchio. Lei anche è qualcuno. Lo sapevi che, più in là, lo stesso artista ha messo in mezzo uno specchio? Un bellissimo specchio che specchia persone. Io ci sono passata davanti e non ci ho visto niente. Sono passata davanti a questo quadro e l'ho capito perché ha messo uno specchio in mezzo a una mostra di quadri: a volte le persone sono più vuote degli specchi. E uno specchio, per specchiare necessita qualcosa davanti a lui. Se sei uno specchio specchi. Se non sei niente sei uno specchio. Eppure questa donna… è viva. Come può una donna bidimensionale essere così viva? È la luce? La vedi la luce, vero? Si vedono chiaramente solo le sue labbra rosse, perché è di profilo e davanti a una finestra. Il suo corpo è linea e colore complementare, in contrasto con la Natura che è pienezza. Una donna a cui non interessa far parte del mondo. Una donna che non fa parte del mondo. Deve essere eccitante. Non far parte di niente, no? Vivere solo. Senza pensare.”

“Ma lei sta pensando.” Leo la guardava rapito, mentre lei guardava rapita il quadro. Sentiva il bisogno di partecipare a quella conversazione. Gli sembrava qualcosa di altamente maleducato perché...

Quella era un'esperienza molto vicina a fare l'amore. L'estasi sul viso di lei era impagabile e lui dovette mordersi le labbra carnose, per ricordarsi dove si trovava e cosa stavano guardando. Troppi ormoni nell'aria, si disse. Dev'essere questo, si disse.

“Lei pensa.” La ragazza girò velocemente la testa verso di lui, per poi tornare a guardare il quadro. Sembrava pensierosa, ma sul suo sguardo c'era un leggero divertimento. Stava cercando il suo tesoro, dentro quel quadro. E lui l'aveva aiutata. “Lei pensa. Certo che pensa. L'ombra sui suoi occhi che ti guardano. Il leggero verde scuro che si confonde con la parete. T'invidia mentre ti guarda. Perché tu le stai raccontando di far parte di questo moto continuo del mondo, e lei non ti capisce, non ne fa parte. E non le dirai come farne parte perché rimarrai qui a guardarla per pochi secondi. Poi te ne andrai.”

“Tu sei qui da più di qualche secondo…”

“Perché io sono come lei.” Alzò la mano aperta, come se volesse raggiungere gli occhi di quella ragazza. “E a me lei compatisce. Perché soffriamo della stessa malattia.”

“Sei malata?”

“Più di te. Ma non come lei. No. Lei è un'artista. Una filosofa. Una che ha vissuto per davvero.”

“Tu non hai mai vissuto?”

La ragazza rise, portandosi una mano sulla bocca. Lui semplicemente la guardava.

Se il primo sguardo che avesse visto sul suo viso fosse stata una smorfia, una risatina, un noioso sorriso, non si sarebbe mai fermato a guardarla. Sarebbe passato avanti. Lei era un po' quelle cheerleader che gli davano il tormento a scuola perché non era popolare. Era un po' la ragazza snob che lo metteva nei guai ai suoi sedici anni. E non snob come lo era Chione, con quel briciolo di dolcezza. No, riusciva a fiutare la cattiveria che la sua voce poteva gettare sulle altre persone.

Se l'avesse incontrata durante i suoi anni di scuola, probabilmente, lei lo avrebbe scansato, lui l'avrebbe odiata. O si sarebbero messi insieme per poi lasciarsi e rimettersi insieme, come Annabeth e Percy.

Ma l'aveva incontrata nel suo momento di massima debolezza. L'estasi. L'estasi davanti a un quadro. L'estasi davanti a qualcosa di bello. E quel suo sguardo in estasi, lo aveva posato su di lui. E chissà che faccia aveva lui. Sicuramente da idiota. D'altro canto, secondo Jason, Leo non aveva altra faccia se non quella da idiota.

“Ma tu chi sei?”

“La tua versione di Ragazzo in Blu*?”

“Una specie di Principe Azzurro, allora?”

“Non mi piacciono i cavalli, preferisco i draghi.”

La ragazza posò di nuovo lo sguardo sul quadro e questa volta non ci fu estasi nel suo viso, ma solo malinconia.

“Ti somiglia.”

“Dici?”

“Anche tu sembri avere un segreto, che dirai solo quando qualcun altro ti dirà il suo segreto. O forse sei solo una spia russa che ci sta spiando per rubare informazioni Top secret sull'America. La mia ex-ragazza aveva origine russe e io studio Ingegneria... In quel caso, io non so niente della bomba atomica.”

Lei alzò un sopracciglio e scosse la testa. “Ti piace questo quadro?”

Leo sorrise da un lato della bocca. “Guardarlo è stato come farmi innamorare. Non come Hazel Grace che si è innamorata piano piano e poi tutta insieme*. Innamorarsi come s'innamora un vecchio disperato. Tutto insieme, sì, e violentemente, come cadere a terra e farsi male al mento.”

Per un po' nessuno dei due disse niente. Lei parlava del quadro. Lui parlava di lei. Lui non ne era pienamente consapevole. Lei sorrise.

“Mi chiamo Calypso” disse lei. “E forse tu non sei un'idiota.”

E il Sistema Solare era tutta una linea. Chi lo avrebbe mai detto?

Nessuna storia d'amore sarebbe mai dovuta iniziare con la parola idiota sulle labbra di una ragazza. Ma non importava.

Il nome di Chione era già un ricordo, insieme alle maratone del Dottor Who.
 
  
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