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Autore: oOokikkaoOo    13/12/2008    4 recensioni
Stava morendo e dovevo solo rassegnarmi. stava morendo ed ero impotente stava morendo e con lei moriva anche una parte di me
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con una nuova storia che ho inventato oggi pomeriggio! Spero vi piaccia è un po' tanto triste ma avevo bisogno di scrivere, e alla fine rileggendola mi è sembrata anche bellina quindi ho deciso di metterla su Efp per vedere cosa ne pensate. Ciau baciotti ^^


" Dedicata a mia zia Annnalisa e a sua figlia Giulia
che è il mio amore, la mia vita e parte di me
lo è e lo sarà per sempre
grazie di esistere e di superare le difficoltà
che la vita pone davanti a noi"


[ non è una storia vera non vi preoccupate, ma è verosimile]

      
                                                                         CI SARA' UN NUOVO ANGELO IN PARADISO



stava morendo e dovevo solo rassegnarmi.

stava morendo ed io ero impotente.

Stava morendo e con lei moriva anche una parte di me

Mi sentivo inutile, mentre la guardavo morire, era tra le mie braccia, gli occhi socchusi, le labbra semi aperte, dalle quali usciva un debole respiro che si infrangeva nell'aria fumante dal freddo, le accarezzai i capelli con una mano spostando i suoi bellissimi riccioli color rame e scoprendole il viso, con la punta del dito disegnai il profilo del suo volto cercando di non toccare le molteplici ferite che sfregiavano quel viso da angelo, le presi una mano e le sue piccole dita si strinsero al contatto.

Quelle piccole manine che mi avevano stretto al momento della sua nascita, le ricordo ancora bene: pulite, minuscole e raggrinzite, lei non urlava e mi guardava con  suoi bellissimi occhioni cerulei e l'aria spaventata, mi ricordo che le sorrisi e lei ricambiò interessata, da quel momento capì che niente e nessuno avrebbe potuto dividermi da lei. ma non sapevo, non potevo prevedere che un giorno questo sarebbe successo...

La guardai, avrei tanto voluto che i suoi occhi si riaprissero per guardarmi con la stessa vivacità di sempre, era una bimba allegra, come tutte le bambine della sua età, una bambina che non stava mai ferma, con molti pregi e difetti, come tutti, era la mia vita, l'unica ragione per cui esistevo, l'unica che con un sorriso mi dava la forza di continuare anche se avevo voglia di mollare tutto, ed era terribile, ora, vedere quel corpicino inerme tra le mie braccia, immobile quasi come il debole battito del suo cuore, avrei voluto urlare, piangere e gridare ma sapevo che non sarebbe servito a nulla.

La strinsi forte al petto per tenerla calda, il sangue delle nostre ferite si mescolò, mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa per avvolgerla e tenerla al caldo ma non c'era nulla, istintivamente mi tolsi il cappotto e lo appoggiai su di lei, era gennaio e faceva freddo ma non mi importava niente di niente, l'unico mio pensiero era quello di salvarla.

La presa della sua mano si affievoliva secondo dopo secondo, e sapevo di non poter fare nulla contro il tempo, le baciai la fronte e lei emise un grosso respiro
-"Non ti lascerò mai!"- dissi, nella mente, come in un film, tutti i momenti felici passati con lei: le giornate al parco, tutte le sue domande, era una bimba molto curiosa ed era anche una brava insegnante, fu lei che per la prima volta mi fece vedere il mondo con occhi diversi, con occhi di meraviglia anche difronte alle piccole cose, le piaceva la nebbia e cercava di prendere in mano la pioggia, amava correre sui prati e rotolarsi in mezzo ai fiori, avevo ancora molte cose da imparare da lei e molte cose da insegnarle, come un film, ormai giunto ai titoli di coda, dove l'unico destino dello schermo è  quello di rimanere nero, vuoto senza fine, ma ora erano pensieri futili, dovevo impegnarmi a tenerla viva anche se sembrava impossibile.

Fissai la mia mano per la prima volta dopo quel terribile fatto era piena di sangue, non sapevo se mio o suo, e non mi importava, non volevo che mia figlia morisse, nn volevo che morisse su quella strada tra le mie braccia! Ma non sempre siamo noi a scegliere il destino, emise un rantolo che mi fece tornare la speranza
-" Non ti preoccupare, la mamma è qui, è qui per salvarti"- sussurrai al suo orecchio, parole, parole inutili, parole false, parole che servivano più a me che a lei, dovevo rincuorarmi sul fatto che l'avrei salvata, che avrebbe vissuto ancora per molto, ma era solo un'illusone, un'illusione creata da me stessa per me, che persona egoista che ero, le stavo promettendo la salvezza quando era chiaro che non ci sarebbe stata, e lei lo sapeva, lo sapeva meglio di me, era troppo intelligente per non capire che stava morendo, posai la sua mano sullla mia guancia e lei la mosse come per accarezzarmi, per farmi capire che non dovevo aver paura, che ovunque fosse andata sarebbe stata in un posto felice, ma non mi faceva stare meglio e sapere che sarebbe stata lontana da me era un incubo che diveniva realtà.

Avevo più volte pensato alla morte, ma non per lei, lei doveva salvarsi, invece ero lì sull'asfalto e mi maledivo per non essere io quella in fin di vita, lo avrei preferito, dovevo esserci io in quelle condizioni, non quella bambina che non aveva nanche avuto la possibilità di vedere il mondo, dovevo esserci io, ma questo non cambiava le cose.

Ero certa di molte cose fino a quel pomeriggio, ero certa di essere felice, ero certa di avere una bellissima bimba che un giorno sarebbe diventata una donna adulta e responsabile, ero certa che la mia vita fosse cambiata, dopo un passato pieno di dolori la mia vita era finalmente cambiata, ma ora i dubbi mi assalivano e le mie certezze erano crollate, era come avessi costruito un castello di carte senza pensare all'esistenza del vento.

La strinsi più forte attenta a non farle male, non volevo che me la portassero via, ma ci aveva già pensato quello sconosciuto, ero arrabbiata con lui, aveva ucciso mia figlia, era un assassino, se solo avessi avuto i riflessi più pronti avrei protetto lei, ma non ne ho avuto tempo, lui andava troppo veloce e lo schianto fu enorme, guardai la mia macchina, era accartocciata ed era tanto che almeno io ero ancora viva.

O almeno lo ero, ma solo fisicamente, psicologicamente ero morta, non riuscivo a pensare, nè a provare sentimenti, non riuscivo a parlare, l'unica cosa che facevo era sperare che lei si salvasse, perchè se fosse morta sarei morta con lei, non avrebbe avuto più senso vivere senza di lei, senza colei che mi amava e che amavo alla follia, senza la persona che era parte di me e della quale io ero parte, avevamo un legame speciale, madre e figlia, che ci può essere di più unito? Madre e figlia necessitano l'una dell'altra fin dall'inizio.
E io avevo un assoluto bisogno di lei, avevo bisogno di stringerla e di coccolarla.
-" Mamma"- sussurrò tra le labbra, la guardai teneramente, gli occhi chiusi e le labbra erano ancora semi aperte, le feci cenno di non parlare per non farle sprecare energia, chiuse gli occhi e il suo corpo perse vita.

Fu così che morì mia figlia, eravamo sole su quell strada, senza nessun soccorso, senza nessun aiuto, nell'indifferenza dei passanti e di colui che aveva provocato l'incidente, era morta per colpa di uno scellerato che aveva bevuto troppo, o almeno questo fu quello che mi disse la polizia, mia figlia era morta e la sua fine non valeva niente per nessuno.
    

          Mia figlia era morta dicendo la sua prima ed ultima parola.
  
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